Ho scritto qualcosa nella discussione sull'Europa.
Quello che scorgo è una sorta di fatalismo rinunciatario che non è solo effetto ma anche causa, perchè come vediamo dappertutto la crisi economica porta crisi sociale e politica, riempita non certo solo da movimenti democratici.
Per cui, riassumo alcune idee:
1) la crisi è causata dall'aver lasciato il mercato libero di fare il suo corso, cioè, libero di far concentrare sempre maggiori ricchezze nelle mani di un numero sempre minore di persone
2) per cui, pensare di "fallire" per poi ricominciare come se nulla fosse è pura illusione demagogica: più le cose "peggiorano" per la maggioranza della gente, più "migliorano" per poche persone che diventano sempre più potenti e sempre più difficili da contrastare
3) se questo fenomeno (incredibilmente rivoluzionario) non viene fermato, avremo una concentrazione massima di potere nelle mani di pochissimi, e una marea sterminata di gente "povera" a cui non resterà altro da fare che ribellarsi o morire: volete arrivare al massacro mondiale? Io no
4) la crisi causa speculazione, che ora (solo ora) attacca il debito pubblico: dimentichiamoci di risolvere la crisi parlando di debito (sia cioè con l'idea del "paghiamo tutto e subito" di Monti sia con l'idea del "non paghiamolo affatto") perchè se anche si risolvesse il problema del debito, la speculazione attaccherebbe da un'altra parte: prima di questa abbiamo avuto la bolla speculativa della new economy, quella del grano, e quella immobiliare
5) il problema quindi non è di per sè il capitalismo, ma l'idea liberista, che rischia di uccidere il capitalismo. Occorre trovare, prima di perdersi in discorsi sui massimi sistemi, belli ma utopistici, il modo per eliminare il "male" liberista e sostituirlo con qualcosa che, per me, deve fondarsi sul capitalismo "sociale" magari rimodernato
6) ora quello che serve, dunque, è più Stato e meno mercato, cioè, occorre che lo Stato detti delle regole per disinnescare il processo speculativo, disarmarlo, e riprendere così libertà d'azione politica
7) possibili idee: governo (realisticamente) europeo, ovviamente democraticamente eletto e senza interferenze dei governi nazionali, che abbia il pieno diritto di agire in ogni materia economica, fiscale e monetaria, con una BCE che funzioni da banca nazionale, in modo da riportare non solo la moneta sotto sovranità popolare, ma anche tutte le politiche che "contano"; possibilità di emettere eurobond e possibilità per la BCE di comprarli sul mercato primario; possibilità quindi per l'Europa di usare le politiche monetarie-fiscali eccetera per far ripartire la crescita, creando debito pubblico (protetto così dalla speculazione) per creare lavoro, sviluppo e consumo

altre idee: eliminazione dei giochi sui salari. La Germania crea problemi tenendo bassi i salari (non è proprio vero che i tedeschi si sono così tanto arricchiti con l'Euro, ALCUNI tedeschi, ma in realtà il fenomeno di concentrazione delle ricchezze lavora anche a livello nazionale, e se è vero che i salari tedeschi sono più alti della media europea, è anche vero che sono cresciuti pochissimo, molto meno del naturale, perchè i tedeschi hanno imposto salari bassi per, tra le altre cose, tenere alta l'esportazione e relativamente basse le importazioni, dissanguando i paesi del sud Europa). Occorre quindi legare la crescita dei salari alla crescita del PIL, obbligando chi cresce tanto ad aumentarli
9) altre idee: occorre parlare pure di "pianificazione" economica. Se parlo di piani quinquennali mi prendete per matto: ma quello che penso è che un sistema capitalistico garantisce maggiore "ricchezza e felicità" solo se la politica ne indica limiti, obiettivi, piani di sviluppo eccetera. Occorre quindi che il governo europeo fissi chiaramente che tipo di sviluppo deve prendere l'Europa da qui a 5, 10 o 20 anni. Ed è chiaro che saranno i cittadini a decidere: ci sarà chi propone (tanto per fare un esempio) "lo sviluppo ecosostenibile" o chi invece parlerà di "nucleare pulito" o robe simili. Ma per dare potere ai cittadini di scegliere le politiche europee occorre anche che le autorità europee abbiano tutto il potere necessario per metterle in pratica: votare per un Parlamento Europeo che conta pochissimo non serve a nulla.