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Astronave
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MessaggioInviato: 18/06/2011, 13:06 
Ieri ho scritto a Graham Hancock per chiedergli chiarimenti. Mi ha risposto questa mattina. Dice che in effetti sull'argomento c'è un po' di confusione (this is a confusing issue) e mi rimanda a questa discussione nel suo forum, nella quale ha esposto il suo preciso punto di vista (You can see a full discussion, and my exact view, here:).

http://www.grahamhancock.com/phorum/rea ... ply_301961

In Fingerprints I supported the Vyse forgery theory. Later when I got into the relieving chambers myself and saw that some quarry marks disappear far back into the gaps between the blocks I felt that I must be wrong to support the forgery theory -- because no one could have got a brush into those gaps to carry out the forgery. Therefore the quarry marks must be genuine and must have been put on the blocks before they were put into place in the chamber. Accordingly I retracted the position I had taken in Fingerprints.
It's possible I threw the baby out with the bathwater with that retraction. Unlike the unforgeable quarry marks positioned between the blocks, the Khufu cartouche is in plain view and could easily have been forged by Vyse.
I do not insist it was, I just accept that it could have been, and that some interesting doubts have been raised over its authenticity. I await further evidence one way or the other.


Il suo ufficiale "statement point" è dunque che i marchi di cava che si trovano nelle camere sopra quella del re nella grande piramide non possono essere falsi perché proseguono anche dietro i massi e nessuno può aver infilato un pennello in quelle fessure dopo che i massi sono stati posizionati. Ma alcuni, e tra questi anche il più famoso che contiene il nome di Khufu, si trovano in posizioni più "aperte" e per questo avrebbero potuto essere falsificati. Hancock precisa che avrebbero potuto, non che sono stati e che aspetta prove dell'una o dell'altra ipotesi.

Quindi Khufu o non Khufu, nella grande piramide ci sono marchi di cava scritti con uno stile riconducibile ad un' epoca storica ben conosciuta e documentata. Niente a che fare col 10500 a.C. o con costruttori alieni.


Ultima modifica di Bastion il 21/06/2012, 10:21, modificato 1 volta in totale.


_________________
Vorrei proporre alla benevola considerazione del lettore una teoria che potrà sembrare paradossale e sovversiva. La teoria è questa: che sarebbe opportuno non prestare fede a una proposizione fino a quando non vi sia un fondato motivo per presupporla vera. (Bertrand Russell)
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MessaggioInviato: 19/06/2011, 01:34 
Cita:
Trystero ha scritto:

Cita:
manucaos ha scritto:

Ma i marchi di cava sono presenti anche sui blocchi esterni della G.P. ? so che alcuni li hanno trovati sui blocchi ancora nelle cave ma su quelli all'esterno della piramide non ho mai sentito niente


I marchi di cava non si trovano solo nelle basse e scomode camere di compensazione sopra la camera del re. Uno è stato trovato nel 1944, dietro uno dei grandi massi che si trovano all'esterno, per la precisione nel quarto livello, lato est, settantunesima pietra partendo dal lato nord. E' documentato in un libro che tratta principalmente dei "graffiti" lasciati nei secoli dai visitatori della grande piramide:

Georges Goyon, Les Inscriptions et Graffiti des Voyageurs sur la Grande Pyramide (1944)

L'autore ne fornisce anche una riproduzione:

Immagine:
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5,07 KB

Un altro autore che cita diversi marchi visibili sulle pietre è L.V.Grinsell nella sua Archaeological Autobiography:

I made a detailed study of the builder's inscriptions in hieroglyphs on the exposed backing stones of the Giza and other pyramids, from which the casing had been removed in the middle ages to build some of the mosques of Old Cairo. The best time to see these inscriptions (all painted in red ochre which has faded with the passage of time) is in the very early morning. When staying at the Mena House Hotel I would go out at first light before breakfast with sunglasses and search the west face of each pyramid (then of course in shade) when these inscriptions can be clearly seen. They include phrases such as `this side up' (important as sedimentary rock has to be used in a building the same way up as the position it occupied in its original stratum). Other inscriptions indicate the height of the masonry (in Egyptian cubits of around 20.61 inches) above the base-line at a given date. A typical example, on the pyramid of Queen Neit, a wife of Pepy II at South Saqqara, reads `Second month of winter, day 14 . . . work on the building, on the west side'. I found that the west side of each pyramid was where these inscriptions are the best preserved. The winds (Khamseens) from the Western Desert every spring bring sand which accumulates on this side of each pyramid and helps to preserve these inscriptions; but at intervals of every few years (or longer) this accumulation of sand is removed from the west face of each pyramid as part of the pyramid maintenance programme of the Service of Antiquities: and then is the time for studying these inscriptions.

Entrambi gli autori e le loro testimonianze sui marchi sono citati da Martin Stower in questa pagina web:
http://tinyurl.com/externalquarrymarks

Altre dettagliate pagine di Martin Stower sull'argomento:
http://tinyurl.com/forgingthepharaohsname
In alto a sinistra si trova un indice con tutti i capitoli dello studio di Martin Stower sui quarry marks, purtroppo ora consultabile solo nell'Internet Archive perché il sito di Stower non c'è più (o non l'ho trovato se si è trasferito).




La questione dei marchi di cava esterni è nota .

Il fatto è che gli Arabi hanno scaravellato tutta Giza centinaia di anni fa , ( intorno al 1400 D.C ) e da allora è successo di tutto .( Gli Arabi le usavano come lattrine e discariche )

Chiunque avrebbe potuto fare quelle iscrizioni , anche perchè quella citata da Goyon non era occultata dal masso antistante , ma a cielo aperto in uno spazio sufficiente per permettere un artefatto.( per intenderci , il masso antistante c'è , ma a una distanza di circa 10 cm )

Cito il mio amico Mario Pincherle che ha potuto scalare Cheope diverse volte prima del divieto , e che conosceva a memoria ogni pietra e iscrizione.

Conversazioni che facevo con lui e Peter Tompkins all'inizio degli anni 80,
nella sua casa di Via Fornetto ad Ancona.

Anche qui bisognerebbe avere delle foto utili.

Ma la questione è molto, molto più complessa di come sembra.

La cosa è poco nota , ma abbiamo molte testimonianze su Cheope prima che gli Arabi la massacrassero .

Da Il codice di Giza di Lawton/Herald , pag 471 , Appendice 1 , ed it.

Lo scrittore Arabo Masoudi , circa 900 D.C. , ci dice :

" Le piramidi sono costruzioni immense e altissime , straordinarie e meravigliose , la loro superficie e tutta ricoperta di iscrizioni , compilata nella scrittura di antichi popoli e regni che oggi non esistono più . Che razza di scrittura sia mai e che cosa significhino questi segni non ci è dato conoscere "

Anche Erodoto parla di iscrizioni che ricoprivano tutto il porticato che conduceva a Cheope , sebbene su iscrizioni riguardo alla piramide non dica niente.



zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 19/06/2011, 01:52, modificato 1 volta in totale.


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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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MessaggioInviato: 25/06/2011, 09:41 
GRAFFITI SEGRETI SCOPERTI NELLA PIRAMIDE DI CHEOPE



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Il nuovo numero della rivista New Scientist ha riportato che il piccolo robot, che ha recentemente esplorato, grazie allo Djedi Project di Zahi Hawass, gli enigmatici "condotti di aerazione" della Camera nella Regina, nella Grande Piramide di Giza, ha scoperto la presenza di "graffiti" o "segni" sul retro della Porta di Gantenbrink (così chiamata dopo la sua scoperta da parte del robottino Upuaut, progettato dall'ingegnere tedesco Rudolf Gantenbrink nel 1993). Immagini prese dal nuovo robot hanno anche rivelato che le maniglie metalliche non avrebbero alcun ruolo particolare:

Ecco cosa scrive New Scientist:
Un robot progettato dall'ingegnere Rob Richardson dell'Università di Leeds, Regno Unito, guidato dal Team Djedi (il mago che Cheope consultò quando progettò la sua tomba), ha strisciato nel tunnel portando una microcamera snodabile in grado di vedere intorno agli angoli. Le immagini, inviate dalla telecamera, della parte posteriore della porta, visibili per la prima volta, hanno rivelato geroglifici realizzati in vernice rossa. «Se questi geroglifici saranno decifrati potrebbero aiutare gli egittologi a capire perché questi misteriosi pozzi sono stati costruiti», ha affermato Richardson.
«Numeri e graffiti dipinti in rosso sono molto comuni a Giza», spiega Peter Der Manuelian, un egittologo presso la Harvard University e direttore degli Archivi di Giza al Museum of Fine Arts di Boston. «Sono spesso identificatori di gruppi di muratori o marchi che denotano numeri, date o anche nomi». Poichè la telecamera può vedere dietro gli angoli, il retro della porta in pietra è stata osservata per la prima volta, sono state messe alla prova le "teorie tecnologiche" di Chris Dunn sui perni metallici. Il telecamera-designer Shaun Whitehead della Scoutek, con sede a Melton Mowbray, nel Regno Unito, ha affermato «Le nostre foto della parte posteriore di queste maniglie indicano che terminano in piccoli anelli molto ben fatti, e ciò indica che esse erano più probabilmente oggetti ornamentali, piuttosto che i collegamenti elettrici».

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Da parte sua, Zahi Hawass ha continuato a parlare della possibilità di una camera nascosta nella piramide, basata sul mito del Gran Sacerdote "Djedi". «La Camera del Re potrebbe essere stata una sala fasulla, dal momento che la cosa più importante nella mente degli antichi Egizi era quella di nascondere la camera sepolcrale. Abbiamo una storia che narra l'incontro tra il mago Djedi e Cheope, e quest'ultimo che era alla ricerca delle sale nascoste del dio Thoth. Sulla base di tale leggenda, forse c'è qualcosa di nascosto nella piramide», ha concluso Hawass.

[align=right]Fonte: http://ilblogdiadrianoforgione.myblog.i ... heope.html[/align]


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MessaggioInviato: 02/07/2011, 09:36 
RETTILI RAFFIGURATI NEL TEMPIO DI DENDERA



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Da qua si può scegliere la risoluzione che si desidera della foto. La maggiore è di 9 mb: http://www.flickr.com/photos/wallacefsk ... otostream/


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MessaggioInviato: 20/07/2011, 08:38 
IL SIMBOLISMO DELLA PIRAMIDE



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[align=right]Fonte: Tratto dalla rivista elettronica "Runa Bianca" n. 1[/align]


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MessaggioInviato: 20/07/2011, 09:03 
CUSTODI DELL'IMMORTALITA'



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[align=right]Fonte: Tratto dalla rivista elettronica "Runa Bianca" n. 1[/align]


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MessaggioInviato: 24/08/2011, 08:25 
I DIPINTI DELLA "GROTTA DELLE BESTIE" NEL SAHARA, POTREBBE SVELARE INDIZI SULL'ALBA DELL'EGITTO



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Gli archeologi stanno studiando i disegni rupestri preistorici scoperti in una remota caverna, nel 2002, con figure danzanti e strane bestie senza testa, che propongono nuovi indizi circa la nascita della civiltà egizia.
Esploratori dilettanti sono imbattuto nel grotta, che comprende 5.000 immagini dipinte o incise nella pietra, nel vasto deserto vicino al confine sud-ovest dell’Egitto con la Libia e il Sudan.
Rudolph Kuper, un archeologo tedesco, ha detto che il dettaglio dei dipinti nella “Grotta delle Bestie” indica una datazione del sito di almeno 8.000 anni fa, probabilmente ad opera di cacciatori-raccoglitori, i cui discendenti possono essere stati tra i primi coloni della Valle del Nilo, allora paludosa e inospitale.
La grotta si trova a 10 km dalla “Grotta dei nuotatori” romanzata nel film il “Paziente inglese”, ma con un numero molto maggiore di immagini, e meglio conservate.
Attraverso lo studio della grotta in pietra arenaria e altri siti nelle vicinanze, gli archeologi stanno cercando di costruire una linea temporale per confrontare la cultura e le tecnologie dei popoli che abitavano la zona.
“E’ la grotta più sorprendente… in Nord Africa e in Egitto”, ha detto Karin Kindermann, membro di un team a guida tedesca che ha recentemente fatto un viaggio sul sito, 900 km a sud-ovest del Cairo.
“Prendi un pezzo del puzzle e vedi dove potrebbe adattarsi. Questo è un pezzo importante”, ha detto.
Il Sahara orientale, una regione della dimensione dell’Europa occidentale che si estende tra Egitto, Libia, Sudan e Ciad, è il più grande deserto arido e caldo del mondo. Le precipitazioni medie nel centro del deserto sono di meno di 2 millimetri l’anno.
La regione era una volta molto meno arida.
Verso l’8500 a.C., la piovosità stagionale fece la sua comparsa nella regione, creando una savana e attraendo gruppi di cacciatori-raccoglitori. Intorno al 5300 a.C., le piogge si fermarono e gli insediamenti umani ritornarono sull’altopiano. Nel 3500 a.C., gli insediamenti erano scomparsi del tutto.

Movimento verso la valle del Nilo
“Dopo 3-4000 anni di ambiente e vita da savana nel Sahara, il deserto tornò e la gente fu costretta a spostarsi ad est verso la valle del Nilo, contribuendo alla fondazione della civiltà egiziana, e verso sud sino all’Africa sub-sahariana”, ha detto Kuper, un esperto presso l’Istituto tedesco Heinrich Barth.
L’esodo di massa corrisponde con la nascita della vita sedentaria lungo il Nilo che poi sboccia nella civiltà faraonica, che ha dominato la regione per migliaia di anni e la cui arte, architettura e il governo hanno contribuito a formare la cultura occidentale.
“E’ stato un movimento, credo, passo-passo, perché il deserto non ha fretta. Le piogge si ritirano, per poi tornare, e così via. Ma passo dopo passo la regione diventava più secca, e la gente si muoveva verso la Valle del Nilo o verso il sud “, ha detto Kuper.
Kuper e il suo team stanno registrando le prove geologiche, botaniche e archeologiche attorno alla grotta, inclusi gli strumenti in pietra e ceramica, e le confrontano con altri siti della regione orientale del Sahara, per aggiungere nuovi pezzi di un puzzle preistorico.
“Sembra che i dipinti della Grotta delle Bestie siano precedenti all’introduzione di animali domestici. Ciò significa che essi sono precedenti al 6000 a.C.”, ha detto Kuper, che ha condotto il suo primo viaggio sul campo alla grotta nel mese di aprile 2009. “Questo è ciò che riusciamo a dire”.
L’opera d’arte visibile copre una superficie di 18 metri di larghezza e 6 metri di altezza. Nel mese di ottobre, la squadra di Kuper ha rilevato e fotografato la grotta con il laser per acquisire immagini ad alta definizione, tridimensionali.
Un test di scavo di un paio di settimane fa, durante la terza visita della squadra alla grotta di arenaria, ha scoperto ancora più disegni che si estendono verso il basso, sino a 80 cm sotto la sabbia, ha detto Kindermann.
“Ora abbiamo sempre più prove di quanto fosse ricca la cultura preistorica nel Sahara orientale”, ha detto Kuper.

[align=right]Fonte: http://simonebarcelli.org/2010/08/i-dip ... ellegitto/[/align]


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MessaggioInviato: 10/03/2012, 22:40 
Cita:
Sénakht-en-Rê, la “riscoperta” di un faraone

Nel corso degli scavi condotti a nord del tempio di Amon-Ra, nel complesso templare di Karnak, un team franco-egiziano dell’IFAO (Institut Français d’Archéologie Orientale) diretto da Christophe Thiers ha scoperto una porta in pietra calcarea importantissima per la comprensione dell’enigmatica 17° dinastia (1634-1543 a.C.).

È la dinastia che lanciò la campagna militare conclusasi con la cacciata della tribù degli “Hyksos” dall’Egitto.

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Sulla porta è inciso il nome di un re finora menzionato solo in tre documenti scritti uno o due secoli dopo il suo regno. Il suo nome è “Sénakht-en-Rê”. E dato che il suo nome non era mai stato trovato su nessun monumento, gli archeologi lo avevano sempre considerato un re immaginario.

La recente scoperta sembra invece suggerire che il re fosse in effetti esistito.

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Oltre al cartiglio, la porta reca incise iscrizioni geroglifiche secondo cui il re fece costruire la porta con blocchi di pietra calcarea trasportati da Tora (odierna Helwan, a sud del Cairo), che all’epoca era sotto il controllo Hyksos.

Fonte



_________________
"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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MessaggioInviato: 19/06/2012, 11:38 
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MessaggioInviato: 21/06/2012, 09:17 
SAPERE PERDUTO: LA SINDROME DI TOTH

Fonte: http://www.edicolaweb.net/am_0202a.htm

Uscendo dalla strada principale di Mallawi, un piccolo paese dell’Alto Egitto, ad otto chilometri e mezzo s’incontra il villaggio di El-Ashmunein, l’antichissimo centro sacro di Khmunu, la capitale del XV Nomo egizio, l’Hermopolis dei Greci. Si è già nel deserto e la sabbia avviluppa i pochi resti dei monumenti sopravvissuti come una coltre spessa dominata dai contrafforti rocciosi dello Gebel. Un tempo l’acqua incanalata dal vicino Nilo teneva a bada l’aridità e boschetti di alberi di tamerici e palme ombreggiavano questo importante centro dedicato al dio-luna Toth, il Guaritore, lo Scriba degli Dei, l’inventore della scrittura, della matematica e del calendario, il più Saggio tra le divinità egizie creatrici.
Toth aveva fama di guaritore poiché aveva curato gli dei Horo e Seth dopo il loro combattimento nel quale si erano letteralmente fatti a pezzi. I Testi delle Piramidi raccontano che la contesa avvenne proprio ad Hermopoli, dove l’Egitto fu spartito tra le due divinità sotto il giudizio di Toth. Per questo motivo la città divenne un importante centro culturale e religioso del dio-luna dal volto di ibis o di scimmia, raffigurato anche in una delle quattro coppie dell’Ogdoade. Il nome della città Khmunu significava, infatti, la città degli Otto, il luogo dove il sole, si diceva, era sorto per la prima volta e dove il creato aveva preso avvio.
Quale scriba degli dei Toth segnava il nome di ogni nuovo faraone sulle foglie di un albero sacro che cresceva dentro vasche circolari in mattoni nella "pianura delle tamerici". Mura spesse quindici metri delimitavano il tempio all’interno del quale c’erano due grandi statue del dio Toth sotto forma di babbuino, un animale la cui espressione umana ricorda lo stato primordiale dell’uomo agli albori della sua evoluzione, prima in altre parole che una scintilla divina lo trasformasse.
Toth era ritenuto così importante che il faraone Amenofi III fece incidere su queste statue il suo cartiglio reale quasi a porre l’accento che il dio gli apparteneva di diritto conferendo al sovrano gli stessi attributi divini di saggezza e sapienza infiniti.
Stranamente, più degli altri dei, Toth fu blandito ed eletto protettore dell’umanità sofferente, continuando insomma ad esercitare una sottile influenza anche quando l’importanza delle altre divinità egizie furono eclissate dall’Ellenismo e poi dal Cristianesimo.
In epoca copta la figura di Toth fu trasformata in un temibile mago, ed infine nell’"Ermete Trimegisto" della tradizione esoterica alessandrina.

La casa della vita
Ad El-Ashmunein del tempio di Toth oggi non resta nulla. Le sue pietre furono utilizzate per far calce ed i monumenti abbattuti e dispersi. Restano quindi poche rovine spazzate dal vento e arroventate dal sole. Da qualche parte sotto la sabbia potrebbe nascondersi però la stanza segreta che un tempo conteneva la celebre biblioteca del santuario.
La tradizione egizia sosteneva, infatti, che il dio dal volto d’ibis, inventore dei geroglifici, aveva compilato un libro contenente la base di ogni sapere: il mitico e potente "Libro di Toth". È evidente che questo libro andava custodito gelosamente.
Il papiro di Toth, come tutti i papiri egizi importanti, era conservato nella biblioteca segreta del tempio di Hermopolis, ovvero nella "Casa della Vita " (in egizio "Per-ankh").
Ogni tempio, da Karnak a Luxor ad Abydo, possedeva una simile biblioteca di libri sacri. Nel Tempio di Edfu, nell’Alto Egitto, costruito tra il 237 e il 57 a.C. in onore del dio Horus, si può ancora visitare una di queste "Sale dei Libri". In una nicchia-biblioteca sono ancora visibili i geroglifici che indicano i nomi di 37 libri sacri oggi perduti. Erano opere che servivano a respingere le forze del male, i demoni, i rettili ed i leoni, e lo si capisce dagli stessi titoli, quali "Conduzione del Tempio", il "Libro del Malocchio" e quello del "Ritorno periodico del Sole". C’era anche una specie di atlante geografico per conoscere ogni luogo della Terra. Insomma, tutta la conoscenza di Toth era distillata in quel documento che nel 200 d.C. l’imperatore Settimio Severo ordinò di racchiudere nella tomba di Alessandro Magno. Fu una decisione strana che si potrebbe spiegare con la capacità di questo papiro di combinare guai: cosa di cui esiste un’abbondante documentazione.
Il "Papiro Westcar", un manoscritto redatto tra la XVI o XVII dinastia, trovato da Miss Westcar, l’inglese che lo portò dall’Egitto, racconta della ricerca condotta da Cheope per trovare "qualcosa" appartenuto al tempio di Toth ed del suo duplice aspetto che, come recita una enigmatica formula del papiro Westcar (la 733), lo definisce come un "serpente notturno che attacca la notte".
Toth, in effetti, era figlio di Aner, nome che in egizio significa pietra, e come tale definito come una entità "malvagia", "venuta dalla divinità" caduta sulla Terra. Quale significato nascondono mai queste parole?
Perché, ad un certo punto della storia egiziana, Toth è citato come colui che possiede i segreti della "Tavola di Smeraldo"? Il misterioso libro era inciso sulla pietra?
Di certo la pericolosità del Libro di Toth era nota nell’antichità, tant’è vero che in un papiro tradotto a Parigi nel 1868, si narra di una congiura di corte terminata con la distruzione di quello stesso Libro che era servito ad ispirarla.
Con l’aiuto delle sue formule magiche alcuni cortigiani cospirarono contro il faraone il quale, scampato miracolosamente al pericolo, dette ordine di giustiziare i ribelli e di bruciare ogni copia di quell’esecrato testo per evitare che altri tentassero di usarne la magia.
La stele di Metternich ricorda invece come fu lo stesso Toth a distruggere il suo papiro ritenendolo pericoloso.

La storia di Setne
Un’altra citazione del Libro di Toth è riportata in un papiro rinvenuto nel 1864 a Deir el Medina, in Egitto, durante uno scavo archeologico. Nella tomba di un monaco copto vi erano dei manoscritti di epoca egizia conservati in un cofano di legno.
Probabilmente i confratelli del morto, ritenendo quei papiri pericolosi per la fede, li avevano sepolti con il loro proprietario, l’unico capace di leggerne il contenuto.
Il papiro, conservato oggi nel Museo del Cairo, racconta la storia di un altro papiro in cui si narra la storia di Setne, figlio del faraone Ramsete II, collezionista di testi antichi, il quale per entrare in possesso del Libro di Toth lo rubò da una tomba di Menfi attirando su di sé una terribile maledizione.
"Setne - diceva il manoscritto - trovò una pietra che subito alzò, e che nascondeva l’entrata della tomba. La tomba splendeva della luce che usciva dal libro e là stava il mago Naneferptah con sua moglie Ihuret e suo figlio, perché il loro Doppio era con lui grazie al potere del libro di Toth. (...) Il libro di cui ti parlo é in mezzo alle acque di Copto, dentro uno scrigno di ferro; lo scrigno di ferro é dentro uno scrigno di rame e lo scrigno di rame é dentro uno scrigno di legno (...) Ma tutto intorno agli scrigni per dodicimila cubiti vi sono serpenti, scorpioni e rettili d’ogni specie, compreso un serpente di eternità arrotolato intorno agli scrigni."
Setne prese in mano quel libro e vi lesse un incantesimo per "...incantare il Cielo, la Terra, l’Oltretomba, i monti e i mari, e seppi tutto quello che dicevano gli uccelli del cielo e i pesci del mare e le bestie delle montagne".
Purtroppo una maledizione terribile colpì tutta la famiglia dell’incauto stregone. Si cercò di rimediare rimettendo nella tomba il libro ma Setne, tredici suoi fratelli e molti altri parenti morirono uccisi dagli spiriti. Sopravvisse Merenptah che ereditò il regno.

La ricerca continua
Il culto di Toth si diffuse in tutto il Mediterraneo, specie nella vicina Cartagine fenicia. Qui, nel tempio sulla collina di Byrsa, dov’è oggi il Museo del Bardo, fu costruito un tempio al dio lunare Eshmoun, equivalente di Toth, a sua volta protettore della cultura e dell’intelletto.
Il tempio sorgeva poco distante dal porto, costruito, a detta di qualcuno, rispecchiando le proporzioni della mitica Atlantide, protetta, come il tempio egizio di Hermopolis, da una cinta muraria più interna rispetto a quella che circondava Cartagine. Anche qui, nelle cripte segrete del tempio, erano depositati migliaia di rotoli sacri scritti dalla stessa mano di Thoth che aveva insegnato agli uomini a "...calcolare il tempo, gli anni ed i segreti della magia".
I fondatori di Cartagine fecero copie dei papiri di Thoth, più tardi diventato Ermete Trimegisto, il "tre volte grande ", in quanto col tempo il suo culto si diffuse nelle più importanti città del Mediterraneo.
La biblioteca di Eshmoun a Cartagine era paragonabile a quella di Alessandria, di Pergamo, di Siracusa, di Atene, città che con i loro traffici marittimi diffusero in tutto il mondo antico culto e cultura di questa divinità.
La speranza di trovare il Libro di Toth, o una delle sue copie, viaggia ancora nel tempo. Promettendo insegnamenti, iniziazioni, apocalissi, come tutti i libri misteriosi continua a suggestionare gli uomini in ogni tempo.
L’importanza di questo testo doveva essere davvero grande, tanto che i Berberi pretendevano da Roma i Libri Punici, già contenuti nel tempio di Baal Ammone a Cartagine (Libro di Toth compreso), in cambio dell’aiuto per sconfiggere la potenza africana.
C’è poi chi si domanda perché Cleopatra richiedesse insistentemente a Pergamo alcuni misteriosi papiri per sostituirli a quelli perduti nell’incendio della Biblioteca di Alessandria.
Ci si arrovella ancora, infine, per capire che cos’era il libro di Juba II, sovrano della Mauritania nonché geografo e naturalista citato più volte da Plinio il Vecchio, nel quale erano scritte occulte rivelazioni tratte da quel misterioso quanto antichissimo testo contenente le conoscenze geografiche del mondo antico, inclusa la posizione di Atlantide.


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MessaggioInviato: 09/07/2012, 09:41 
EGITTO: LA BUFALA DEL RAZZO

Fonte: http://archeologia.eclisseforum.it/2012 ... -del-razzo


La rivista Hera n.16 del aprile 2001 riporta un articolo con la testimonianza di un certo Michele D’Alessandro che afferma di aver fotografato su una parete di una tomba egizia la raffigurazione di un razzo. Riporto di seguito alcuni stralci dell’articolo.

Cita:
Le barche dei milioni di anni

«Nella testimonianza di un archeologo italiano il racconto di un incredibile documento inciso tra i muri di un tempio minerario nubiano. Si tratta di una delle mitologiche “barche degli Dei” oppure un incisione ispirata da qualcos’altro?

Abbiamo deciso di pubblicare quest’articolo in quanto, sebbene l’argomento sia controverso, il bassorilievo al centro del tema esiste realmente. Ne fece menzione già Alberto Fenoglio nel 1980 nel suo “I Misteri dell’Antico Egitto” (MEB)

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ma mai sino ad ora era stato fotografato e presentato su una rivista specializzata. Si tratta di un’esclusiva assoluta. Al di là delle opinioni del noto egittologo, presentate attraverso l’autore dell’articolo, che possono essere condivise o meno, l’anomalia che esso rappresenta richiede una spiegazione. Lasciamo a ciascuno di voi la propria idea assicurando, quale redazione, di approfondire direttamente e personalmente la questione appena possibile.»



Prendiamo poi l’Introduzione di Michele D’Arcangelo:

Cita:
«Sull’Egitto antico, dal Periodo Protodinastico al Periodo Greco Romano, sono state scritte tante cose, più o meno credibili. Naturalmente ciò non significa che in quasi duecento anni, dalla conquista di Napoleone dell’Egitto ai giorni nostri, non siano stati compiuti notevoli progressi nell’interpretazione delle tradizioni, del linguaggio e della storia di questo popolo che ha preceduto la cultura ellenica e latina di almeno tremila anni. Resta comunque una gran quantità di interrogativi tra i quali, come spesso qualcuno si chiede: la preistoria egizia, come quella del resto dell’umanità, fu aiutata da gente proveniente da altri pianeti? é un’ipotesi fantascientifica ma possibile. Seguiamo il racconto fattoci da un noto archeologo/egittologo italiano che chiameremo con un nome fittizio, per la sua volontà di mantenere l’anonimato, il quale due anni fa durante un viaggio esplorativo nelle miniere aurifere del Kush (Nubia), l’attuale Sudan, trovò qualcosa che gli fece trarre alcune interessanti conclusioni. Ecco dunque l’affascinante narrazione dei fatti.»



Ma chi è questo Michele D’Arcangelo? Sulla rivista viene descritto come:

Cita:
«Giornalista, scrittore, egittologo, autore di libri di grande successo come gli ultimi due volumi in versi: “Il Paradiso è all’Ombra delle Spade” (italiano-arabo) edito da Swam, e “Te Canto Palestina” (Spagnolo-arabo), edito da Mondatori, venduti in oltre 4 milioni di copie.»


Michele D’Arcangelo descrive un suo viaggio in Egitto del 1997, precisamente nei pressi di un antica miniere d’oro della Nubia per visitare un tempio sotterraneo, il giorno prima della visita il suo accompagnatore gli disse:

Cita:
«Mister la miniera che visiteremo domani è stata abbandonata già in periodo Saitico e riaperta da un gruppo di archeologi americani solo due anni fa. Dopo la scoperta che hanno fatto, sono arrivati sul posto alcuni alti ufficiali dell’Air Force che si sono immediatamente premurati di consigliare al nostro Governo di non fare visitare quel sito da nessun turista, anzi, di tenerlo ben sigillato e sotto controllo…l’opinione pubblica non doveva sapere…»


D’Arcangelo descrive poi in questo modo il giorno della sua visita al misterioso tempio:

Cita:
«Dopo una trentina di metri raggiungemmo una grotta. Le pareti dell’ipogeo erano dipinte con scene mitologiche e figure di Per-‘aow (faraoni) della XII dinastia.»

«Poco dopo sbucammo in un pianerottolo ingombro di oggetti che avrebbero fatto la gioia di qualunque museo, invece erano li e chissà per quanti decenni ancora ci sarebbero rimasti.»

«Il corridoio finiva in uno stanzone con molte camere ai lati: le dimore dei sacerdoti del Tempio sotterraneo. Un’arcata separava quella cavità da un’ampia sala colonnata con nel mezzo le statue in trono, scolpite nel granito nero, Wsir (Osiride), Aset (Iside) e Hor (Horus).»

«… puntò la sua torcia verso un architrave quadrangolare che sovrastava una falsa porta, Ciò che vidi mi lasciò allibito. Un rilievo a incavo, dove i contorni delle figure erano scavati nella superficie non asportata, rappresentava, stilizzato, un lungo cilindro puntiforme con alettoni alla base; il disegno perfetto di un vero e proprio missile, attorno al quale c’erano alcuni uomini che non vestivano all’egiziana.

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Era quanto di più sorprendente mi fosse capitato di vedere nella mia carriera di archeologo. La realtà superava ogni più fervida fantasia e migliaia d’anni di buio storico sulle origini della civiltà, si schiarivano d’incanto…Bastava quel rilievo per dimostrare inconfutabilmente che l’uomo non si era evoluto da solo ma che qualcuno lo aveva preso per mano e gli aveva insegnato ciò che non poteva sapere.»


Molte persone ritengono credibile quell’immagine, non ultimo Mauro Biglino che ne riporta una riproduzione nel suo libro "Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia":

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Basterebbe già la rappresentazione in “forma moderna” degli omini alla base del razzo a destare più di un sospetto di contraffazione, ovviamente per le persone che “vogliono credere” a queste cose non ce prova che possa dimostrare il contrario, chi invece ha un minimo di spirito critico potrà apprezzare la prova incontrovertibile riportata in seguito che la foto col razzo è un falso.
Tempo fa partecipai insieme ad alcuni amici del forum EgiTToPhiLìa alla soluzione del presunto mistero del razzo. Un utente esperto scoprì che l’immagine contraffatta fu presa dal Cultural Atlas of Ancient Egypt, di cui abbiamo una traduzione italiana del ed. 1980, Egitto – Atlante del mondo antico della De Agostini. Essa riproduce una parte della tomba ubicata a Saqqara del sovrintendente dei sacerdoti puri e ispettore dei cantori Nefer risalente alla V dinastia.
Ecco l’immagine originale:

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al confronto con la bufala:

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Sarebbero state scoperte nuove piramidi con Google Earth

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Usa – (Express-news.it) I siti sono stati documentati e scoperti dal satellite dall’archeologa e ricercatrice Angela Micol di Maiden, Carolina del Nord. Angela ha condotto ricerche archeologiche da satellite per oltre dieci anni, alla ricerca di antichi siti visibili dallo spazio con Google Earth. Angela è un’alunna dell’UNC Charlotte e ha studiato archeologia fin dall’infanzia. Google Earth ha permesso di documentare numerosi possibili siti archeologici, tra cui una potenziale città sottomarina al largo della costa della penisola dello Yucatan (del quale riferiremo in un prossimo articolo), che ha suscitato l’interesse di scienziati, ricercatori e archeologi.

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Angela è anche un membro del consiglio dell’Istituto APEX, fondata da archeologo William Donato, che sta sperimentando ricerca archeologica sottomarina nelle Bahamas. Angela è stata assistita da Don J. Long, ricercatore APEX compagno e collega.

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Uno dei siti mostra una struttura a quattro lati, tronca, di forma piramidale ed è di circa 140 metri di larghezza. Questo sito contiene tre tumuli più piccoli in una formazione molto chiara, simile a l’allineamento diagonale delle piramidi di Giza.

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Il secondo sito contiene quattro possibili tumuli con una più grande, di forma triangolare. I due tumuli più grandi in questo sito sono di circa 250 metri di larghezza, con due tumuli più piccoli di circa 100 metri di larghezza.

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I tumuli allineati sono stati trovati a 12 miglia ad ovest della città di Abu Sidhum, in Egitto, lungo il fiume Nilo.

Le coordinate precise sono state inviate agli egittologi ed ai ricercatori per ulteriori indagini. Angela ha dichiarato: “Le immagini parlano da sole. E ‘molto evidente quello che i siti possono contenere, ma la ricerca sul campo è necessaria per verificare che siano, di fatto, delle piramidi e delle prove dovrebbero essere raccolte per determinare le loro origini.

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La mia impressione è che c’è molto di più in questi siti e con l’uso di immagini a raggi infrarossi, possiamo vedere l’estensione dei complessi proposti in modo più dettagliato. “Questo è solo uno dei tanti siti che Angela ha individuato che potrebbero contenere antiche rovine.
Molte delle aree documentate rimarranno segrete fino a quando i siti potranno essere protetti. Angela e l’Istituto APEX stanno raccogliendo fondi per un documentario che comprenderà molti dei siti non ancora scoperti che sono state individuati utilizzando Google Earth.

http://www.express-news.it/scienza/mist ... gle-earth/


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MessaggioInviato: 14/08/2012, 22:44 
Sarà la solita frustrante storia come a visoko...magari prima di crepare sapremo la verità.



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...the earth is an enclosed plane, centered at the North Pole and bounded along its outward edge by a wall of ice, with the sun, moon, planets, and stars only a few hundred miles above the surface of the earth.
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PIANA DI GIZA SOTTERRANEA

Un enorme sistema di caverne, tunnel e camere si nasconde sotto le Piramidi di Giza, secondo un esploratore britannico che sostiene di aver trovato l’inferno perduto dei faraoni.
Popolato da pipistrelli e ragni velenosi, il complesso sotterraneo è stato trovato nella roccia calcarea sotto le piramidi di Giza.
“Laggiù c’è un mondo in cui l’archeologia non è ancora arrivata, così come un delicato ecosistema che include colonie di pipistrelli e una specie di ragno che abbiamo identificato come ‘timida vedova bianca’”, ha detto l’esploratore britannico Andrew Collins.
Collins, che fornirà maggiori dettagli e le sue conclusioni nel libro “Beneath the Pyramids” che sarà pubblicato nel mese di settembre, ha rintracciato l’ingresso al misterioso mondo sotterraneo, dopo la lettura delle memorie dimenticate di un diplomatico ed esploratore del 19 ° secolo.

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“Nelle sue memorie, il console generale britannico Henry Salt racconta come ha esaminato un sistema sotterraneo di ‘catacombe’ a Giza nel 1817, ha detto Collins.
Il documento registra due esplorazioni alle grotte con uno sviluppo di qualche centinaio di metri, sviluppate in quattro grandi sale che lasciavano accedere ad ulteriori passaggi sotterranei.
Con l’aiuto dell’eittologo inglese Nigel Skinner-Simpson, Collins ha ricostruito l’esplorazione effettuata sulla piana di Giza, localizzando l’ingresso alle catacombe andate perdute nei pressi di una tomba apparentemente non catastata ad Ovest della Grande Piramide.
Infatti, la tomba è caratterizzata da una fessura nella roccia, che ha portato in una grande grotta naturale.

Prosegue qui: http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9632


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MessaggioInviato: 16/09/2012, 19:26 
Cita:
barionu ha scritto:

Cita:
Trystero ha scritto:

Cita:
manucaos ha scritto:

Ma i marchi di cava sono presenti anche sui blocchi esterni della G.P. ? so che alcuni li hanno trovati sui blocchi ancora nelle cave ma su quelli all'esterno della piramide non ho mai sentito niente


I marchi di cava non si trovano solo nelle basse e scomode camere di compensazione sopra la camera del re. Uno è stato trovato nel 1944, dietro uno dei grandi massi che si trovano all'esterno, per la precisione nel quarto livello, lato est, settantunesima pietra partendo dal lato nord. E' documentato in un libro che tratta principalmente dei "graffiti" lasciati nei secoli dai visitatori della grande piramide:

Georges Goyon, Les Inscriptions et Graffiti des Voyageurs sur la Grande Pyramide (1944)

L'autore ne fornisce anche una riproduzione:

Immagine:
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5,07 KB

Un altro autore che cita diversi marchi visibili sulle pietre è L.V.Grinsell nella sua Archaeological Autobiography:

I made a detailed study of the builder's inscriptions in hieroglyphs on the exposed backing stones of the Giza and other pyramids, from which the casing had been removed in the middle ages to build some of the mosques of Old Cairo. The best time to see these inscriptions (all painted in red ochre which has faded with the passage of time) is in the very early morning. When staying at the Mena House Hotel I would go out at first light before breakfast with sunglasses and search the west face of each pyramid (then of course in shade) when these inscriptions can be clearly seen. They include phrases such as `this side up' (important as sedimentary rock has to be used in a building the same way up as the position it occupied in its original stratum). Other inscriptions indicate the height of the masonry (in Egyptian cubits of around 20.61 inches) above the base-line at a given date. A typical example, on the pyramid of Queen Neit, a wife of Pepy II at South Saqqara, reads `Second month of winter, day 14 . . . work on the building, on the west side'. I found that the west side of each pyramid was where these inscriptions are the best preserved. The winds (Khamseens) from the Western Desert every spring bring sand which accumulates on this side of each pyramid and helps to preserve these inscriptions; but at intervals of every few years (or longer) this accumulation of sand is removed from the west face of each pyramid as part of the pyramid maintenance programme of the Service of Antiquities: and then is the time for studying these inscriptions.

Entrambi gli autori e le loro testimonianze sui marchi sono citati da Martin Stower in questa pagina web:
http://tinyurl.com/externalquarrymarks

Altre dettagliate pagine di Martin Stower sull'argomento:
http://tinyurl.com/forgingthepharaohsname
In alto a sinistra si trova un indice con tutti i capitoli dello studio di Martin Stower sui quarry marks, purtroppo ora consultabile solo nell'Internet Archive perché il sito di Stower non c'è più (o non l'ho trovato se si è trasferito).




La questione dei marchi di cava esterni è nota .

Il fatto è che gli Arabi hanno scaravellato tutta Giza centinaia di anni fa , ( intorno al 1400 D.C ) e da allora è successo di tutto .( Gli Arabi le usavano come lattrine e discariche )

Chiunque avrebbe potuto fare quelle iscrizioni , anche perchè quella citata da Goyon non era occultata dal masso antistante , ma a cielo aperto in uno spazio sufficiente per permettere un artefatto.( per intenderci , il masso antistante c'è , ma a una distanza di circa 10 cm )

Cito il mio amico Mario Pincherle che ha potuto scalare Cheope diverse volte prima del divieto , e che conosceva a memoria ogni pietra e iscrizione.

Conversazioni che facevo con lui e Peter Tompkins all'inizio degli anni 80,
nella sua casa di Via Fornetto ad Ancona.

Anche qui bisognerebbe avere delle foto utili.

Ma la questione è molto, molto più complessa di come sembra.

La cosa è poco nota , ma abbiamo molte testimonianze su Cheope prima che gli Arabi la massacrassero .

Da Il codice di Giza di Lawton/Herald , pag 471 , Appendice 1 , ed it.

Lo scrittore Arabo Masoudi , circa 900 D.C. , ci dice :

" Le piramidi sono costruzioni immense e altissime , straordinarie e meravigliose , la loro superficie e tutta ricoperta di iscrizioni , compilata nella scrittura di antichi popoli e regni che oggi non esistono più . Che razza di scrittura sia mai e che cosa significhino questi segni non ci è dato conoscere "

Anche Erodoto parla di iscrizioni che ricoprivano tutto il porticato che conduceva a Cheope , sebbene su iscrizioni riguardo alla piramide non dica niente.



zio ot [;)]




cip di lettura


zio ot [;)]



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