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 Oggetto del messaggio: L'Autonomia Siciliana
MessaggioInviato: 16/07/2012, 09:58 
I dodici comandamenti del manifesto autonomista
Pubblicato il Friday, 13 July @ 12:14:52 CDT di admin


A tutti coloro che hanno sinora votato o militato nei partiti politici tradizionali, vedendo sistematicamente mortificate le loro istanze per il bene della Sicilia.
A tutti coloro che credono nella Costituzione della Repubblica italiana, compresa quella parte di essa mai attuata che è lo Statuto della Regione Siciliana,
A tutti coloro che pensano che i “mercati” siano fatti per l’uomo e non l’uomo per i “mercati”, e che pensano che i lavoratori, gli imprenditori, i cittadini tutti siano soprattutto i destinatari dei frutti del lavoro e non solo oggetto o fattore della produzione ridotto a merce,
A tutti coloro che ancora sognano per la nostra Terra un futuro normale, in cui ogni persona possa realizzare se stessa, costruire la propria vita, senza sentire più mortificanti litanie sul sottosviluppo, la colonizzazione, la disoccupazione, l’emigrazione, il degrado, la corruzione, il malaffare, in una parola il lento annientamento di una delle terre più belle e ricche che ci siano al mondo,
A tutti coloro che vogliono tornare ad essere orgogliosi di essere e dirsi Siciliani, in Italia, in Europa e nel Mondo.

Ci sono momenti storici in cui non si può restare a guardare gli “altri” che fanno politica. Gli “altri” siamo noi. Mai, come adesso, i Siciliani hanno l’opportunità e anche il potere di prendere di nuovo in mano il loro destino. Ma, per fare questo, dobbiamo uscire dalla visione di “cortile” che ci ammorba: sei di destra? di sinistra? mi devo alleare con quello? ma c’è anche quell’altro e allora non ci sto! e chi “c’è dietro”? Basta! Sono tutte divisioni ipocrite. L’unica discriminante sulla quale bisognerebbe confrontarsi è quella della difesa della Sicilia e dei suoi interessi vitali.

Da un lato c’è chi intende perpetuare, dietro le contese politiche di maniera, l’eterno colonialismo che affoga la Sicilia, e con esso il feudalesimo dei grandi e piccoli potenti, con le loro immonde clientele. Dall’altro c’è chi ha finalmente capito che quell’epoca è finita e non resta altro che una vera e propria rivoluzione di popolo, in cui i Siciliani si riprendono il loro paese, e cominciano ad essere “autonomi dentro”, prima ancora che esserlo solo da un punto di vista formale, dipendendo poi in tutto e per tutto da fuori.

Non è solo una questione identitaria, anche se l’identità del Popolo Siciliano, la sua storia, i suoi peculiari interessi, giustificano di per sé questa presa di coscienza e questa ripresa in mano della propria storia dopo tanto sonno o semiveglia. Non è però solo questo; è anche una questione di semplice sopravvivenza. La Sicilia non ce la fa più, schiacciata da duecento anni circa di subalternità politica alla Penisola, da centocinquant’anni di colonialismo interno, e ora soggetta pure allo strozzinaggio dei poteri forti della globalizzazione e di un’Europa che, se non rifondata dalla base, ci appare fallita e senza più alcun futuro.

Non è il tempo delle mediazioni, del politichese. Qui, se continuiamo ad essere troppo “educati”, ci tolgono il pane, ci tolgono tutto, il presente come il futuro. E in più il sistema politico “ufficiale” è a un passo dal collasso. Basta uno strattone e viene giù tutto.

Ma saremo capaci di raccogliere questa eredità con una classe dirigente completamente rinnovata? Secondo me sì, ma dobbiamo anche con intelligenza mutuare una parte, la meno peggiore, di quella attuale. Il settarismo purista e la pura testimonianza non servono nei momenti rivoluzionari quale quello che stiamo vivendo. Noi oggi POSSIAMO incidere e DOBBIAMO incidere.

E per questo che mi risolvo ad uscire dal mio isolamento di studioso e a rivolgere un appello che, se adeguatamente raccolto, può stroncare sul nascere tanto i desideri di continuare come se nulla fosse il ménage attuale, quanto quelli di progettare una vera e propria “restaurazione” dei partiti italiani in Sicilia, proprio gli stessi che ci hanno condotto al collasso e alla disperazione. Dobbiamo scardinare questo progetto e lo possiamo fare soltanto unendo le forze, creando un grande blocco sociale e politico che sia unito su poche cose importanti e che decida democraticamente sulle altre.

Ebbene sì, alla fine ci vuole una macchina politica. Chiamatela “partito”, chiamatela “movimento”, chiamatela come vi pare, ma ci vuole. Se non si costituirà, magari per ora come “costituente”, ma meglio sarebbe ancora se saprà poi organizzarsi in maniera democratica ma unitaria, allora non ci sarà alcuno spazio per la riscossa e saremo sconfitti ad uno ad uno, nella nostra debolezza e nella nostra solitudine.

Per questo lancio un appello, che è anche una sfida, a tutte le formazioni politiche non subalterne agli interessi dei partiti nazionali, a tutti i circoli, a tutti i movimenti, ma soprattutto ai Siciliani. Se siete d’accordo su un programma, perché andate divisi? Ambizioni? Personalismi? La Sicilia vi giudicherà per questo. Timore di contare poco nella nuova formazione? Conterà chi avrà più consenso. Si chiama democrazia! Chi si tirerà fuori resterà isolato, e non conterà nulla.

Qual è dunque il programma minimo che questa forza politica dovrebbe proporre ai Siciliani? Provo a mettere alcuni punti essenziali, tralasciandone altri, in cui credo, ma che potrebbero creare divisioni.

Credo che il discrimine, tra chi vorrebbe dirsi di nuovo orgoglioso di essere Siciliano e tagliare completamente i ponti con decenni di pratiche impresentabili e chi è servo dentro, dovrebbe essere almeno il seguente:

Applicazione integrale e radicale dello Statuto della Regione Siciliana:
Completa autonomia finanziaria e tributaria della Regione che potrà creare un proprio ordinamento tributario e una propria fiscalità di vantaggio e si vedrà attribuire la totalità delle entrate pubbliche maturate nel territorio della Regione, acque territoriali incluse, salve le poche transazioni tra Sicilia e Italia espressamente previste dallo Statuto,
Passaggio totale di funzioni dallo Stato alla Regione, con la sola eccezione degli esteri e della difesa e costituzione dell’amministrazione statale nell’isola, per le sole materie soggette a legislazione esclusiva statale, in Ministero della Repubblica posto alle dipendenze del Presidente della Regione,
Integrazione dei Trattati europei con un protocollo in cui siano garantiti i diritti costituzionali della Sicilia;

Moneta complementare regionale, emessa da Banca Centrale Regionale pubblica, la quale svolga nell’Isola anche le funzioni di Banca Centrale e come tale partecipi all’emissione di euro; richiesta di ridefinire le condizioni di partecipazione dell’Italia all’Euro (superamento delle logiche neo-liberiste del pareggio di bilancio e creazione di trasferimenti fiscali intracomunitari perequativi) come condizione per restare nell’Unione Monetaria;

Fissazione di diritti minimi del contribuente, fra i quali una aliquota massima di reddito oltre la quale non è possibile tassare, un reddito minimo intassabile, revisione dei criteri di riscossione per renderli più sopportabili, impignorabilità della casa di prima abitazione che non sia di lusso, aliquota massima da porre anche su IVA e accise petrolifere;

Pubblica amministrazione: cura dimagrante con l’abolizione di tutti gli enti e commissioni pubbliche inutili e di tutti i livelli intermedi di sottogoverno parassitari; ridefinizione razionale degli organici ma anche riqualificazione delle risorse pubbliche con adeguamento dei livelli retributivi generali a soglie dignitose e premi di produttività basati su criteri oggettivi; superamento progressivo del dramma del precariato con inquadramento di tutti gli esuberi in un ruolo unico e, se necessario, accordo finanziario a termine con lo Stato per rientrare, a tappe forzate, nell’arco di un decennio da tutti gli esuberi: chi sarà regolarizzato, chi accompagnato alla pensione, chi sostenuto da interventi assistenziali, differenziando le posizioni ma senza alcuna “macelleria sociale”;

Politica industriale a sostegno del settore agricolo, della pesca e dell’agro-alimentare: controlli sulla qualità dei prodotti importati, realizzazione di infrastrutture e favore per la formazione di consorzi di settore che aumentino il potere contrattuale delle imprese, favore per la filiera corta e per le esportazioni di beni qualitativamente eccellenti; revisione delle politiche comunitarie improntate alla globalizzazione;

Energia da fonti rinnovabili diffusa nella produzione e nella distribuzione; controllo pubblico regionale sulle grandi fonti di energia e sulla trasmissione; politiche selettive di esportazione di energia finalizzate al mantenimento di un basso costo di approvvigionamento locale e di redditi e tributi per la comunità siciliana nel suo complesso;

Proprietà pubblica inalienabile sui beni indisponibili (con eventuale gestione lucrativa privata sotto controllo pubblico) e mantenimento di centralità del ruolo pubblico nei campi dell’istruzione, della sanità, della previdenza e dei servizi a rete (raccolta e smaltimento rifiuti, acqua, energia, …);

Difesa del credito e del risparmio siciliano con una presenza attiva della Regione e incentivo alle banche che mantengono in Sicilia i loro centri decisionali e le loro sedi legali;

Difesa “militare” del patrimonio ecologico, naturale, ambientale e culturale della Sicilia da ogni tipo di svendita o speculazione;

Investimento privilegiato delle risorse pubbliche in cultura, istruzione, ricerca e infrastrutture produttive, in particolare per il trasporto interno all’isola ed esterno/internazionale;

Politica culturale identitaria a difesa della Sicilianità: costituzione di un servizio pubblico di informazione siciliano e introduzione OBBLIGATORIA della storia, lingua e cultura siciliana nelle scuole, con riconoscimento del Siciliano quale lingua regionale tutelata ai sensi della Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie;

Requisiti minimi di onorabilità e preparazione fissati per i candidati a tutte le consultazioni.

Questo il programma di massima. Chiunque lo voglia realizzare, senza compromessi e nella misura in cui avrà il sostegno dei Siciliani, sarà considerato amico dei siciliani stessi. Da alcuni contatti avuti in questi giorni il sostegno e l’entusiasmo sono diffusi e generali. Altri contatti seguiranno nei prossimi giorni.

Se non si dovesse raggiungere la massa critica, pazienza. Lasceremo che la politica siciliana vada verso il proprio destino. Potremo dire di averci provato. Ma se – come sembra – la scelta venisse raccolta da più parti, senza veti e senza condizioni, allora organizzeremo una grande Assemblea dei Siciliani, possibilmente in un luogo simbolicamente importante, per lanciare in grande stile la costituente per un nuovo soggetto politico Siciliano che potrà cambiare il destino della nostra Terra.

È il nostro momento, il momento di un nuovo Vespro. Forse, alla fine di tutto ciò, consegneremo a noi e ai nostri figli una Sicilia libera, ricca e finalmente rispettata nel mondo.
W la Sicilia!

Massimo Costa


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MessaggioInviato: 16/07/2012, 18:00 
La pessima gestione dell' autonomia concessa alla Sicilia, la stà portando al fallimento. Mi spiace veramente ma purtroppo è così.



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MessaggioInviato: 16/07/2012, 19:05 
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greenwarrior ha scritto:

La pessima gestione dell' autonomia concessa alla Sicilia, la stà portando al fallimento. Mi spiace veramente ma purtroppo è così.

E' stato proprio questo il problema,tu pensi che se fosse stata attuata, non avremmo pesato neanche un grammo sul bilancio Italiano anzi avremmo portato dei benefici. [8] [8]


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MessaggioInviato: 16/07/2012, 19:35 
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bleffort ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

La pessima gestione dell' autonomia concessa alla Sicilia, la stà portando al fallimento. Mi spiace veramente ma purtroppo è così.

E' stato proprio questo il problema,tu pensi che se fosse stata attuata, non avremmo pesato neanche un grammo sul bilancio Italiano anzi avremmo portato dei benefici. [8] [8]


Se fosse stata gestita bene, sarebbe stato un esempio per tutto il paese e forse avrebbe agevolato le istanze di autonomia di altre regioni.



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MessaggioInviato: 17/07/2012, 10:00 
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greenwarrior ha scritto:

La pessima gestione dell' autonomia concessa alla Sicilia, la stà portando al fallimento. Mi spiace veramente ma purtroppo è così.


Sicilia vicina al default
http://www.wallstreetitalia.com/article ... fault.aspx



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 17/07/2012, 17:58 
Ed ho paura ad immaginare chi pagherà il default della Sicilia....[8D]



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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Ed ho paura ad immaginare chi pagherà il default della Sicilia.... [8D]

??????chi green.....
Tu pensi che sia il Nord?- [8]


Ultima modifica di bleffort il 17/07/2012, 18:43, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 17/07/2012, 18:54 
Cita:
bleffort ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Ed ho paura ad immaginare chi pagherà il default della Sicilia.... [8D]

??????chi green.....
Tu pensi che sia il Nord?- [8]


Tutto il resto d' Italia, come è sempre stato d' altronde. [B)]
Avete in mano uno strumento incredibile come l' autonomia e non sai quanto vi invidio, stà a voi renderla efficace. Anche l' Europa vi ha bloccato i fondi.


Ultima modifica di greenwarrior il 17/07/2012, 18:59, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 17/07/2012, 19:11 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Cita:
bleffort ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Ed ho paura ad immaginare chi pagherà il default della Sicilia.... [8D]

??????chi green.....
Tu pensi che sia il Nord?- [8]


Tutto il resto d' Italia, come è sempre stato d' altronde. [B)]
Avete in mano uno strumento incredibile come l' autonomia e non sai quanto vi invidio, stà a voi renderla efficace,

In merito al Default,questo è poco ma sicuro,nel momento in cui siamo,non vi è via d'uscita.

Il guaio è che lo strumento l'hanno reso inefficace sopratutto con l'accondiscendenza dei politici eletti in Sicilia!!!. [:(!]
Però stò constatando una nuova presa di coscienza,le sacche di ignoranza nel riguardo,man mano che passa il tempo si assottigliano e la propaganda stà assumendo vigore anche da parte di molti Mass-Media e dell'Intellighenzia Siciliana.


Ultima modifica di bleffort il 17/07/2012, 19:15, modificato 1 volta in totale.

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Questo da speranza, speriamo e te lo dico con il cuore.



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A pensare che la mafia gestisce 7 miliardi di euro ...! [8)]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

A pensare che la mafia gestisce 7 miliardi di euro ...! [8)]

Vuol dire che "Lei" ha ancora chi gli copre le spalle. [;)]


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Eh ... già ...[8)]



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L'attacco di Minosse
Pubblicato il Tuesday, 17 July @ 11:56:09 CDT di admin


Nel rispondere all’appello del Prof. Costa apparso sulle pagine di SiciliaInformazioni.com è forse necessario chiedersi se sia prudente in questi giorni parlare di “Sicilia” nei termini proposti dal docente (ed amico) dell'Università di Palermo.
Ogni volta che la parola “Sicilia” è pronunciata in quei termini lì, non si fa altro che scagliare una picconata più o meno efficace all’edificio statale italiano. Ma così facendo, stiamo forse portando in pasto i pezzi man mano disgregati (inclusa quindi quelli della nostra isola) nelle fauci di un Minotauro ancora più temibile nascosto tra i labirintici corridoi burocratici della Comunità Europea?

E’ importante chiarire bene questo punto perché altrimenti appariremmo ingenui nel far finta di non aver visto come i signori di Bruxelles abbiano a suo tempo soffiato sul fuoco regionalista, da Barcellona a Pontida, in vista dei loro fini di omogenizzazione continentale. Poco importa se oggi, in piena crisi economica globale, quei mantici sembrano essersi zittiti. La funzione di scalzamento dal basso è una leva che potrebbe tornare utile a lor signori più avanti.

E’ veramente questo il giusto momento politico e soprattutto storico per l’appello di Massimo?

Se il 22 ottobre 1805 la Spagna o la Francia avessero proposto all’Inghilterra la partecipazione ad un grandioso progetto di unificazione europea volto a scongiurare i rischi di ulteriori futuri conflitti non sarebbe difficile immaginare quale sarebbe stata la risposta di Londra.

Il giorno prima la flotta iberica, posta sotto il comando dell’ammiraglio palermitano Federico Carlo Gravina, era stata sconfitta insieme a quella francese da Lord Nelson nella battaglia di Trafalgar (i due ammiragli morirono per le ferite riportate, a dimostrazione del valore di entrambi).

Quella sconfitta segnò la definitiva e totale sottomissione del Mediterraneo agli interessi atlantici: di lì a poco anche la sua conformazione politica sarebbe stata ridisegnata per asservire quegli interessi prima con la vittoria sulla Russia nella Guerra di Crimea e poi con la conseguente unificazione italiana.

Perché mai la Corona Britannica avrebbe dovuto prendere accordi con gli sconfitti, autolimitando la propria capacità di controllo su quello che era oramai a tutti gli effetti un lago inglese?

Questa ipotetica situazione si è stranamente ribaltata nella realtà all’indomani del crollo del duopolio orwelliano USA-URSS che per tre quarti di secolo aveva bloccato in una morsa ferrea quella fascia strategica che va dall’Asia centrale al Mediterraneo.

Invece di proseguire il suo viaggio unilaterale verso la conquista finale dell’intero globo, ecco che l’asse atlantico si precipita a forzare le tappe dell’unione europea a colpi di mani pulite e di quant’altro avrebbe portato alle stragi di Palermo con l’obiettivo dichiarato di scongiurare ulteriori futuri conflitti in Europa (vale la pena qui ricordare come l’Inghilterra, dietro una titubanza di facciata, abbia sposato appieno il progetto UE e detenga oggi tramite la sua banca centrale il 15% circa delle azioni della BCE, una quota inferiore solo a quella tedesca).

Perché tanta fretta? A guardar bene, quello che è successo dopo il varo della moneta unica, dalla rinascita della Russia di Putin alla sostanziale sconfitta occidentale in Iraq ed in Afghanistan, suggerisce che la storia non ha ancora raggiunto il suo apocalittico punto di arrivo: la richiesta di un armistizio da parte di chi apparentemente tiene il coltello dalla parte del manico appare dunque perlomeno singolare.

Come appare singolare che tra le nazioni che in Europa stanno subendo gli attacchi più duri da parte della finanza speculativa anglosassone ci siano proprio quelle con le più profonde radici mediterranee, dalla Grecia, alla Spagna alla stessa Italia. Ed alla Sicilia, negli ultimi giorni accerchiata nel tentativo di pilotarne l’insolvenza, quasi fosse già una nazione a se stante.

Sotto questa luce ora possiamo meglio focalizzare una delle funzioni principali di questa Unione Europea: quella di continuare a tenere il Mediterraneo, le cui energie si stanno ora tornando a liberare, sotto il controllo atlantico. Ebbene: se al di là dei meri propositi, la Sicilia di cui parla Massimo Costa è proiettata a sfuggire alle maglie di questa rete, allora non esiste momento migliore per pronunciarne il nome.

Se la Sicilia progettata in quei dodici punti potrà essere il filo d’Arianna che libererà il mondo mediterraneo dai sacrifici dis-umani imposti ai suoi popoli da un nuovo Minosse e se quella Sicilia collaborerà realmente a dare il colpo di grazia non solo all’Italia per come è stata unita sino ad ora, ma anche a questa Europa già di per sé in via di dissoluzione, allora questo è il momento per gli argonauti di agire. Tutti insieme e senza guardarsi indietro.

Abate Vella


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L’ora di spezzare le catene
Pubblicato il Wednesday, 18 July @ 06:06:05 CDT di admin


L’incredibile sortita del prof Monti, detto super Mario, chiamato al capezzale della politica incoerente, incapace e assolutista divenuta nel tempo peggio della monarchia sabauda, e zavorra per il popolo, dimostra come i giochi di potere che lo hanno portato a Palazzo Chigi, abbiano come unico scopo quello di garantire la sopravvivenza della casta politicante che da oltre sessanta anni sta dissanguando l’Italia.

Monti longas manu di Casini, suo principale sponsor, sbanda paurosamente impattando contro i più elementari principi Costituzionali, intervendo, con una nota ufficiale, a sollecitare le dimissioni del Presidente della Regione Siciliana.

Sarà anche un fine economista, sarà anche ammirato e coccolato da certe lobbies internazionali, anche se alla fine dopo otto mesi di governo dei “tecnici”, si fa per dire, voluto da Giorgio Napolitano e messo su con una sorta di golpe in bianco digerito in fretta da senatori e deputati preoccupati di dover tornare a casa …, ha soltanto impoverito gli italiani e distrutto un’economia, ma dimostra di non sapere nulla di Costituzione e diritti costituzionali e regionali.

La sortita di Monti, che tutti qui in Sicilia ritengono suggerita da Casini, orfano della poderosa macchina elettorale che rispondeva al nome di Totò Cuffaro, l’attivismo di certa casta politica regionale al soldo di Roma, che in questi ultimi tempi si è accentuato, dà la netta sensazione che il risveglio del movimento autonomista siciliano fa paura.

Si torna al 1945. Solo che allora l’EVIS combattè con le armi, oggi è improponibile una rivoluzione cruenta. Oggi, dopo che i siciliani finalmente di sono svegliati ed accorti di essere stati merce di scambio per combine politiche, perennemente ostaggio di capi feudali che per decenni hanno vissuto grazie all’assenza dello stato ed ora, finalmente, si scopre, grazie anche alla commistione tra stato e mafia, la rivoluzione, nel nome dell’EVIS, va fatta democraticamente.

Sul foglio di Ferrara, il giornalista Pietrangelo Buttafuoco il 17 luglio afferma che : “ la cosa più urgente sarebbe quella di sospendere la democrazia in Sicilia. Ci vorrebbe una dittatura tecnica. Oggi, dopo venti anni dalla stagione delle stragi, pur con Totò Riina e Binnu Provenzano in carcere, la Sicilia è solo la fogna del potere. E se la Sicilia è così, evidentemente, Riina e Provenzano erano solo una parte del problema e non “il” problema. Il vero guaio siamo noi siciliani”.

E’ vero, il vero problema sono i siciliani, abulici, poco propensi al sociale, e opportunisti.

Ma lo sono diventati spinti dalla necessità di sopravvivere in un sistema “marcio” importato e foraggiato dall’Italia sin dallo sbarco degli americani in Sicilia.

Ma forse, grazie a Monti Casini, ora più che mai i siciliani hanno compreso che è giunta l’ora di spezzare le catene.

E’ giunta l’ora di dimostrare al mondo che la Sicilia, culla della letteratura e delle arti, operosa e onesta, esiste e nello spirito del Vespro e dell’Evis, saprà far rinascere l’orgoglio di un popolo.

L'Altra Sicilia - Antudo


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