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Grigio
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MessaggioInviato: 29/10/2012, 20:17 
Il sottosegretario si finge invalido per un vitalizio da 7500 euro

Alberto Sarra è l'attuale sottosegretario alla presidenza della regione Calabria. Ciò che lo distingue dai suoi colleghi è il fatto che percepisce un vitalizio di circa 7500 euro mensili, oltre le sue normali entrate da sottosegretario, perché è stato riconosciuto invalido al 100% in seguito ad uno choc emorragico. Del vitalizio gli sono stati concessi anche gli arretrati, 225.000 euro.

Ma chi è Alberto Sarra? Nato e cresciuto a Reggio Calabria, avvocato, 46 anni, da sempre amico e collega del governatore Giuseppe Scopelliti e già in passato consigliere e assessore provinciale di Reggio, criticato da alcuni giornali locali per avere accettato la difesa di personaggi in odore di 'ndrangheta, Alberto Sarra fu colpito nei primi giorni del 2010, quando stava scadendo il suo mandato di consigliere regionale, da uno choc emorragico. Dopo il difficile intervento chirurgico, non fa in tempo per elezioni di marzo, ma tornato subito in forma viene nominato da Scopelliti "sottosegretario regionale alla presidenza", carica politica dal nome già abbastanza vuoto e ancora più insensata nei fatti

Molti particolari della sua storia li porta a galla proprio oggi Gian Antonio Stella sul Corriere: "L'archivio dell' Ansa trabocca di notizie su di lui: 156 dispacci. Lui che incontra i presidenti delle Comunità montane. Lui che presiede conferenze dei servizi sulle frane. Lui che inaugura nuove strade. Lui che si occupa dei consorzi industriali. Lui che riceve l'ambasciatrice cubana in Italia. Lui che cerca di risolvere il nodo dei forestali. Insomma, instancabile. Si sa com'è: governare una Regione è una faticaccia. Come dice Roberto Formigoni, «per fare politica, ci vuole un fisico bestiale»."

Continua Stella: "Contemporaneamente, mentre gli amici si congratulavano per il suo attivismo, il dinamico sottosegretario avviava le pratiche per farsi riconoscere invalido al lavoro. Finché il 13 giugno scorso, mentre lui era impantanato nelle trattative sulla forestazione, una commissione di cui faceva parte il suo cardiologo di fiducia Enzo Amodeo, dichiarava che «considerata la patologia - aneurismi dei grossi vasi arteriosi del collo e del tronco complicati da dissezioni della aorta torico-addominale - si ritiene l'avvocato Alberto Sarra permanentemente inabile a proficuo lavoro». La settimana dopo, record mondiale di velocità burocratica, l'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale riconosceva al sottosegretario l'«inabilità totale e permanente dal lavoro». Poche settimane d'attesa e il Bollettino Ufficiale, come ha raccontato Antonio Ricchio sul Corriere della Calabria , pubblicava la Determinazione 439 che concedeva a Sarra un assegno mensile di 7.490,33 euro «al lordo delle ritenute di legge, a titolo di vitalizio, con decorrenza dal 7 gennaio 2010». Per capirci: gli riconosceva gli arretrati per un totale di 30 mesi pari (stando a quei numeri) a circa 225 mila euro. Cioè quanto un normale disabile totale e permanente, uno che non solo non è in grado di ricevere l'ambasciatore bielorusso ma magari neppure di portarsi il cibo alla bocca, prende in 24 anni e mezzo. "

Inutile ogni paragone con la realtà che circonda il sottosegretario invalido: un disabile senza cariche politiche percepisce circa 700 euro al mese, quando va bene, e la Calabria, regione del Sarra, è ultima regione italiana per assistenza sociale. Sempre il Corriere della sera, qualche tempo fa citava il caso di una ragazza padovana colpita da un'insufficienza mentale medio-grave in paraparesi spastica i cui genitori percepivano una pensione mensile lorda di circa 270 euro e un'indennità di accompagnamento di 490 euro.

Fate voi i conti, ma così, facendo un rapido calcolo, si tratta di un decimo di ciò che percepisce il nostro "sottosegretario regionale alla presidenza". L'invalido dalla pensione d'oro e il conto in banca a diversi zeri.

http://www.nocensura.com/2012/10/il-sot ... .html#more


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MessaggioInviato: 30/10/2012, 11:59 
..ancora uno dei tanti da mantenere,tanto x non farci mancare nulla...[;)]


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MessaggioInviato: 30/10/2012, 12:18 
Cita:
nemesis-gt ha scritto:

Il sottosegretario si finge invalido per un vitalizio da 7500 euro

...Alberto Sarra fu colpito nei primi giorni del 2010, quando stava scadendo il suo mandato di consigliere regionale, da uno choc emorragico.


non rimane che sperare che la prossima volta arrivino tardi per soccorrerlo, 'sto figlio di...



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MessaggioInviato: 30/10/2012, 12:46 
UN ALTRO "PURO" O UN ALTRO .... PURE! [:246]






Scandalo Idv, il partito dice basta a Di Pietro

Anche l'europarlamentare Uggias indagato per peculato in Sardegna. Donadi: "È il momento di fare il congresso"



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Roma Ci voleva Report, dopo anni di inchieste del Giornale, Libero e Panorama (tutte ricalcate fedelmente dall'inviata della Gabanelli), per far esplodere l'Idv in mano a Di Pietro, che non osa fare con Report quel che faceva con noi: denunciare la macchina del fango e annunciare querela.

Decine di immobili acquistati dal 2002 in poi, donazioni usate per comprare case, ristrutturazioni coi fondi del partito, ambiguità tra partito Idv e associazione famigliare Idv, che per anni ha gestito la tesoreria e approvato i bilanci. Tutte cose già note ai lettori del Giornale, ma serviva Report per mettere in crisi l'Idv, che col programma di RaiTre ha la pistola scarica, non potendolo accusare di faziosità berlusconiana. Di Pietro, dopo balbettamenti e contraddizioni («Mia moglie non è mia moglie») sulla cassa Idv, dice che «arte alla mano dimostriamo la nostra correttezza e trasparenza». ««Fino a ieri sera non sapevo di essere, addirittura, proprietario di una cinquantina di case». La liquidità si spiega, dice Di Pietro, con i «diversi milioni di euro» incassati dalle querele vinte. Tutto verrà pubblicato in Rete a breve.

Il day after, però, è anche il capogruppo Donadi che chiede «un congresso straordinario e un profondo rinnovamento Idv», una decisa marcia indietro «altrimenti la macchina rischia di incepparsi». Uno tsunami, che si alimenta anche del flop in Sicilia, dove l'Idv è spazzata via dall'ex amico Grillo: 15% il M5S contro un misero 3,5% per l'Idv, che non entra neppure nel Parlamento regionale. In compenso, se si sgonfiano i voti, lievitano le inchieste che riguardano i dipietristi eletti nei consigli regionali. Un quadro nerissimo.

L'Idv può vantare l'unico europarlamentare indagato per peculato, per vicende relative al suo mandato al consiglio regionale della Sardegna fino al 2009. Parliamo di Giommaria Uggias, eletto a Strasburgo con l'Idv. Secondo i magistrati il dipietrista non ha giustificato la spesa di 32.500 euro prelevati dai fondi regionali. Uggias, tra l'altro, è anche il legale di Antonello Zappadu, il paparazzo che fotografò Berlusconi a Villa Certosa in Sardegna. Poi c'è la grana Nanni, l'ex consigliere regionale (ora provinciale) indagato per peculato dalla Procura di Bologna. Poi c'è Vincenzo Maruccio, l'avvocato dello stesso Di Pietro, da lui messo in Regione Lazio come capogruppo. Anche Maruccio è accusato di peculato (Procura di Roma), per un ammanco di 780mila euro. Un vortice di denaro che supererebbe, secondo gli inquirenti, la cifra di 780mila euro, attraverso un complicato giro di anticipi fatti da «amici d'infanzia» calabresi. Il problema di Maruccio, a quanto filtra, sarebbe la difficoltà di reperire le fatture per molte delle spese fatte. Un problema serio in sede penale.E poi, nel bordello dell'Idv, c'è quella che il direttore del Secolo XIX La Rocca ha chiamato la «banda dei valori», il gruppo dirigente dell'Idv in Regione Liguria. La dipietrista Marylin Fusco, indagata nell'inchiesta sui lavori per il porto di Ospedaletti, ha dovuto dimettersi da vicepresidente della Regione Liguria. Ed è subito stata nominata capogruppo in Consiglio regionale. Anche se è coinvolta in una vicenda imbarazzante. Un appalto della Regione, ambito da un costruttore che trova come intermediario certo Renato Paladini, fratello del deputato Idv Giovanni Paladini, che è capo assoluto dell'Idv in Liguria. Ma anche il marito della Fusco. Tutti al loro posto. La banda dei valori.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/a ... 51134.html



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MessaggioInviato: 30/10/2012, 18:11 
PETROLIO IN MARE:
LE “BALLE” DI VENDOLA


Vendola, Introna e Losappio.

di Gianni Lannes

Esistono due Vendola: Nichi & Nicola; l'uno non sa quello che fa l'altro e non ne risponde. «Il nostro petrolio è il mare blu, è il sole di Puglia, sono le coste del Mediterraneo. Non è più accettabile che la modernità offuschi la bellezza. Rimettiamo la bellezza al centro del modello di sviluppo, promuovendo la nostra idea di bellezza». Così il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola. Vendola ha voluto chiarire la contrarietà della Puglia alla trivellazione del mare alla ricerca di giacimenti petroliferi. «Se qualcuno pensa che l'Adriatico possa essere un campo aperto noi diciamo no. Non abbiamo bisogno di trivelle”, ha detto, spiegando che va preservato il rapporto terra-mare che appartiene ai pugliesi e che alla base del successo turistico, frutto del talento ma anche all’incrocio di diverse tematiche». Forse il governatore Nichi Vendola non sa quello che fa il presidente Nicola Vendola. Demagogia allo stato brado: purtroppo la realtà è un’altra.

Doppiogioco vendoliano - C’è un equivoco di fondo alimentato ad arte dal governatore Nichi. E’ pur vero che esiste una normativa a maglie larghe che concede un grande potere allo Stato in materia ambientale, una facoltà che si esprime soprattutto nel rafforzare i vincoli relativi alla ricerca di idrocarburi escludendo ogni peso politico locale. La recente ratifica del decreto 83/2012 poi legge 134 datata 7 agosto 2012, che mostra la volontà del governo di sfruttare i mari italiani per scopi energetici a favore di multinazionali straniere, non riconosce alcun peso alle mobilitazioni popolari. Una normativa che introduce elementi peggiorativi rispetto al Decreto legislativo 128/2010 che limita ogni intervento di ricerca a 12 miglia dalle coste protette, ridotte a 5 miglia lì dove non viene riconosciuto alcun elemento di pregio naturalistico.

Le istanze di permesso di ricerca e i permessi di ricerca di idrocarburi liquidi o gassosi presentati al Ministero dello Sviluppo economico hanno incontrato anche il parere favorevole della Regione Puglia. Prendiamo in esame la multinazionale Northern Petroleum che ha nuovamente inoltrato a metà marzo gli atti al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del "Progetto Definitivo e dello Studio di Impatto Ambientale comprensivo della Valutazione di Incidenza e la Sintesi non Tecnica" relativi al progetto criminale di "PROSPEZIONE GEOFISICA 3D ADRIATICO MERIDIONALE, NELL'AMBITO DEL PERMESSO DI RICERCA F.R39NP, F.R40.NP" con riferimento al tratto di mare tra Polignano a Mare ed Otranto, nonostante una sentenza sospensiva del TAR depositata il 23 giugno 2011 che annulla il decreto del Ministero dell'Ambiente. Il progetto, elencato nell'Allegato II - "Progetti di competenza Statale" del D.Lgs. 152/2006 al punto 7 - "Prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare", consiste in una prospezione geofisica 3D su una superfice di circa 860 chilometri quadrati). Ebbene, nonostante le dichiarazioni pubbliche di dissenso, il primo permesso di ricerca è stato accordato con il beneplacito del governo Vendola (21 giugno 2007, aree F39- F40) a riprova dell’interesse verso gli effetti economici sul territorio del settore idrocarburi che dovevano configurare la Puglia come il nuovo Texas d’Europa.

Nel 2008 con il beneplacito di Vendola l’assessore all’ambiente Onofrio Introna, diede il via libera all’Eni ad operare ricerche nel Golfo di Taranto (Mar Grande), ponendo un’unica condizione: “purché ci siano le procedure per minimizzare l’impatto con i mammiferi marini.




Il 31 marzo 2009 con il protocollo 4150 la regione Puglia espresse parere favorevole alla Northern Petroleum Itd e, successivamente, il 15 ottobre 2009 venne conferito il permesso di ricerca di idrocarburi dl 49 F.R.-.NP: 25 chilometri ad Est di Monopoli per una superficie di 735,7 chilometri quadrati. La popolazione locale non rimase inerme come testimonia la manifestazione del 23 gennaio 2010, alla quale parteciparono furbescamente Vendola, Introna & Losappio per aprire la campagna elettorale. La volontà politica va da un’altra parte nonostante i proclami pro-ambiente, non si spiegherebbe altrimenti la ripresa, il 7 luglio 2011, delle trivellazioni nel mar grande di Taranto, nonostante il decreto 128 del 2010. Gli ambientalisti a Taranto ed in tutta la Puglia, teleguidati da Legambiente (già al soldo dell’Eni) tacciono. Perché? Una semplice distrazione o c’è dell’altro?

Far West Appulo - Talmente irrisorio è il peso del malcontento popolare che alcune società petrolifere Shell, Northern Petroleum, Canada Northwest, Consul Service, Nautical Petroleum Transunion, Petroceltic International sono state indotte a presentare richieste per la ricerca petrolifera nei mari Adriatico e Jonio. Attualmente in Puglia sono stati già accordati due permessi di ricerca di idrocarburi in mare ed uno sulla terraferma; sei concessioni di coltivazione (la produzione vera e propria) in mare e 15 sulla terraferma. Le zone interessate sono quelle denominate "D" ed "F" ovvero, nel loro complesso, tutta l'area costiera della Puglia, dal Gargano al Salento (la zona "D" è quella che si estende nel Mare Adriatico a sud del 42° parallelo e nel Mare Ionio fino allo stretto di Messina; si tratta dell’area più vicina alla costa; la zona "F" ricalca lo stesso percorso della "D" ma più al largo). La zona interessata da queste attività si estende in tutto per 1.407,01 km quadrati. Il primo permesso, codice “d 1 F.P-.SP”, richiesto dalla Spectrum Geo Limited, interessa una superficie di mare di 16.300 chilometri quadrati, che va dal Gargano fino al Canale d’Otranto. Il secondo permesso, codice “d 2 F.P-.PG”, richiesto dalla “Petroleum Geo Service Asia Pacific”, interessa una superficie di mare di 14.280 chilometri quadrati, anch’esso dal Gargano fino a Santa Maria di Leuca. Tali istanze di permesso di prospezione in mare vengono citate espressamente nel Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse del 31 maggio 2012 (a pagina 31). Non dimentichiamo le numerose autorizzazioni concesse dalla Giunta Vendola alle ricerche e perforazioni sulla terraferma dal 2006 al 2012. All'insaputa di 4 milioni e passa di pugliesi, per ordine dell'ecologista di Terlizzi, ossia Nicola Vendola è stato ipotecato dall'industria dell'oro nero buona parte del territorio regionale: il Tavoliere delle Puglie, metà provincia di Bari e l'intera provincia di Taranto.


Una corsa all’oro nero di bassa qualità (“petrolio amaro”), che si giustifica con il raggiungimento del picco massimo per cui le riserve mondiali si stanno riducendo e le società petrolifere si stanno orientando verso l’Artico o verso zone vergini come il Mediterraneo, coadiuvati da governi accomodanti e da un sistema guidato dal profitto economico. Günther Oettinger, Commissario Europeo per l’Energia, ha dichiarato: «Oggi, la maggior parte della produzione di idrocarburi in Europa si svolge offshore, spesso in condizioni geografiche e geologiche molto difficili. Data la continua crescente domanda di energia, dovremo far ricorso a tutte le riserve di gas e petrolio che giacciono nei nostri fondali marini. Dobbiamo però evitare che si ripetano catastrofi come quella della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. È imperativo garantire che l’industria del settore operi secondo le migliori pratiche

http://sovranitaedemocrazia.blogspot.it ... s-dal.html

-----e'certamente l'anello mancante del futuro connubio pd/udc,il nuovo che avanza...... [;)] [:277] [:273] [:268]


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MessaggioInviato: 30/10/2012, 19:33 
La moglie di Bersani al vigile: "Multa? Lei non sa chi sono io"



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Il settimanale "Chi" racconta l'arroganza dei potenti: Daniela Ferrari, per evitare la contravvenzione, avrebbe pronunciato la più odiosa delle frasi ...

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp



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http://video.corriere.it/consigliere-idv-50mila-euro-6-ore-lavoro-si-ma-6-ore-intense-/2af83150-22aa-11e2-a409-d9bbe43caf7e

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[color=blue]Consigliere Idv: «50mila euro per sei ore di lavoro? Sì, ma intense»


E' vero, ho lavorato solo 6 ore, ma sono state 6 ore molto intense.
Ha risposto così a 24 Mattino su Radio 24 Franco Spada, consigliere regionale Idv in Lombardia entrato in carica il 26 ottobre, il giorno stesso dello scioglimento del Consiglio.

Spada ha lavorato 6 ore ma percepirà lo stipendio fino alle prossime elezioni: circa 50mila euro lordi. Io prenderò né più né meno di quello che prenderanno gli altri consiglieri - si è difeso Spada -.

Quando assumo un incarico mi impegno sempre al massimo. In quelle sei ore è stata approvata una legge importantissima: la legge elettorale. Se fossimo stati in tempi normali quella legge sarebbe stata approvata in una ventina di giorni. Quindi quel giorno non è che non abbiamo lavorato... E' stata una giornata intensissima.
[/color]



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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MessaggioInviato: 31/10/2012, 13:10 
devono essere state 6 ore di un intesita'straordinaria,....... si e' perso.nell'aula parlamenare regionale,non trovava lo scranno su cui sedersi............................. [;)] [:o)]

------------------------------------------------------------------------------------


In Italia è record di disoccupati
Tra i giovani è al 35% Mai così tanti da 20 anniSecondo l'Istat a settembre i senza lavoro sono saliti a 2,774 milioni


Casta, i tagli degli stipendi7.500 euro al mese bastano?
La conferenza Stato-Regioni (per contenere i costi) propone cifre da capogiro: Il tariffario della vergogna
I nostri amministratori regionali così guadagnerebbero più di deputati o capi del governo esteri

notizieliberonews


Ultima modifica di ubatuba il 31/10/2012, 13:11, modificato 1 volta in totale.

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Ufologo 555 ha scritto:

La moglie di Bersani al vigile: "Multa? Lei non sa chi sono io"



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Il settimanale "Chi" racconta l'arroganza dei potenti: Daniela Ferrari, per evitare la contravvenzione, avrebbe pronunciato la più odiosa delle frasi ...

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp

Signora Daniela Ferrari in Bersani (Pier Luigi, segretario del Pd), c'era davvero bisogno di reagire a una multa, squadernando in faccia a una vigilessa uno dei pezzi forti di Totò, ma piuttosto abusato: «Lei non sa chi sono io»?
(Voce in lontananza). «Mi scusi, sono al supermercato, sto facendo la spesa. Mi dica? Ah, la multa...Guardi, non mi è ancora passata. Ma non per la contravvenzione, quella è giusta: è tutto il resto che mi ha lasciato amareggiata».

Signora, l'ha detta o no quella frase?
«Ma si figuri! Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di usare un'espressione arrogante e caricaturale come quella che mi hanno attribuito, glielo posso giurare sulle mie figlie...».

Ma è vero che, quando la vigilessa le ha consegnato il verbale, da una piccola folla si è alzato un applauso polemico nei suoi confronti?
«Sì, è stato molto antipatico. Ho avuto la netta sensazione che in quel paese, alla faccia del "lei non sa chi sono io", mi conoscessero invece fin troppo bene e che qualcuno mi abbia teso un piccolo agguato per montare il caso. Non mi spiego altrimenti il fatto che, non appena presa la multa, attorno alla mia auto si sia formata una piccola folla, con gente che mi sibilava frasi del tipo "vergognati", "torna a casa tua". Capisco il clima elettorale, ma si sta esagerando...».
Fonte:http://www.corriere.it/politica/12_novembre_01/bersani-multa-moglie_2cad255c-23f7-11e2-9217-937e87f32cd3.shtml

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domenica 4 novembre 2012

Piacenza: Dopo i soprusi inaccettabili sul lavoro arrivano le manganellate

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Questa volta le manganellate sono toccate ai lavoratori dell'Ikea di Piacenza, addetti al facchinaggio che protestano per motivi sacrosanti: il licenziamento di 14 colleghi "sindacalizzati" poi sostituiti (una vicenda simile a quella dei lavoratori FIOM della Fiat) e per i trattamenti non equi in busta paga. Le hanno prese il 30 Ottobre e le hanno riprese il 2 Novembre.

Dopo aver subito soprusi sul posto di lavoro, gli tocca anche prendere manganellate: come si suol dire "cornuti e mazziati", "becchi e bastonati". Nel 2012 non è ammissibile che i lavoratori siano licenziati solo per la loro appartenenza ad un sindacato. Il tribunale ha disposto il reintegro dei lavoratori Fiom Fiat, e l'azienda ha reagito minacciando di sacrificare altri lavoratori, ma non solo: secondo quanto rivelato da "Il Fatto Quotidiano" sarebbe stato fatto pressione sui lavoratori in forza nello stabilimento per contrastare il reintegro dei colleghi ingiustamente licenziati.

Licenziare i lavoratori per la loro appartenenza al sindacato è "mobbing di massa": come è facilmente comprensibile oltre ad "eliminare" quei lavoratori che chiedono diritti, serve da "esempio" per intimidire tutti gli altri lavoratori: in un momento come quello attuale, che un posto di lavoro è merce rara, i lavoratori pur di non rischiare di perderlo e non sapere come sopravvivere accettano in silenzio ogni decisione, o meglio ogni sopruso. La Fiat probabilmente gradisce le condizioni di lavoro degli operai serbi: turni massacranti e talvolta straordinari non retribuiti per 320 euro al mese.

I diritti dei lavoratori acquisiti in molti anni sono stati falciati in pochi anni: cancellati. Mentre quando si tratta dei vitalizi della casta, o dei super-stipendi dei manager pubblici, i loro "diritti acquisiti" non possono essere toccati. In molti hanno presentato ricorso e hanno vinto. Per i 390.000 esodati la pensione non era un diritto acquisito?

[Nota per chi non ha capito cosa significhi "esodato": sono lavoratori che in base alla vecchia legge avevano maturato il diritto alla pensione, avevano i requisiti previsti dalla legge e per questo l'azienda li ha licenziati per andare in pensione: solo che nel frattempo la Fornero ha cambiato legge, e questi lavoratori con la nuova normativa non risultano più in possesso dei requisiti per avere la pensione! Ma ormai sono licenziati e le aziende nel 99,9% dei casi non ne hanno voluto sapere di riprenderli a lavoro. Sono rimasti a casa senza entrate economiche: si tratta di 390.000 persone. E il presidente INPS ha dichiarato che "grazie alla manovra i conti sono a posto". Un obbrobrio degno di un regime, vicende che non dovrebbero esistere.]

Un'azienda - sopratutto quelle importanti - in un paese serio non si permetterebbe di fare certe porcate, come licenziare i lavoratori sindacalizzati: primo, perché la legge dovrebbe sanzionare pesantemente casi come questo: licenziare un lavoratore solo perché sindacalizzato dovrebbe essere un illecito penale, o quantomeno prevedere una multa salatissima, da moltiplicare per il numero dei lavoratori licenziati ingiustamente con inasprimento in caso di recidiva: inoltre i lavoratori oltre ad essere risarciti di stipendi e contributi persi dovrebbero essere indennizzati con una somma almeno pari al 50% dell'ammontare degli stipendi persi.

Staff nocensura.com
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Di seguito gli articoli e un video sui lavoratori di Piacenza:

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Si erano dati appuntamento alle 6.00 di stamattina dinanzi ai cancelli dell'IKEA di Piacenza. I lavoratori del Consorzio Gestione Servizi (CGS) sono arrivati puntuali, supportati dal S.I. Cobas, da lavoratori della TNT e della GLS e dalla rete di sostegno ai lavoratori della logistica.

"http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=940154310737607589"

Hanno iniziato a presidiare i cancelli dello stabilimento dell'impresa svedese, cercando di bloccare la movimentazione delle merci, come forma di protesta per rivendicare il rispetto dei propri diritti. I lavoratori chiedono l'applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l'allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi.

Dal 17 ottobre sono in mobilitazione. Hanno scioperato contro paghe miserrime e per una più equa distribuzione dei carichi di lavoro (al momento ci sono operai che guadagnano 400€ al mese – perché tenuti appositamente a riposo, come misura discriminatoria – ed altri che arrivano ai 1200€ - paradossalmente gli straordinari diventano un “premio” che permette di raggiungere uno stipendio meno misero). Stanno lottando per il semplice rispetto del CCNL e dei più elementari diritti, ma niente. CGS ed IKEA hanno deciso che nulla si può accordare ai lavoratori. E per piegarne la resistenza hanno deciso di intraprendere azioni punitive contro alcuni di loro. Una quindicina di operai, tra delegati ed attivisti del S.I. Cobas sono stati sospesi dal servizio, con l’intenzione di trasferirli in altri appalti e ventilando il licenziamento per tre di loro. Altri 80, che recentemente avevano cominciato la protesta, sono stati lasciati a casa per oltre due settimane senza nessun motivo esplicitato da parte del Consorzio e delle Cooperative di appartenenza (Cristall, San Martino ed Euroservizi).

Stamattina hanno di nuovo far fronte alla violenza della polizia. Le forze “dell'ordine” hanno cercato di sgomberare il presidio con cariche che hanno causato ben 5 feriti tra i facchini. Malgrado l'attacco subito, i lavoratori hanno resistito e hanno impedito che il presidio fosse sciolto. E il questore di Piacenza invita i poliziotti a "frantumarli tutti senza pietà".

Aderiamo alla campagna di solidarietà in sostegno agli operai al Deposito Centrale IKEA di Piacenza!

fonte: clashcityworkers.org

Il video degli scontri del 2 Novembre

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=BW9bLcO6NHk[/BBvideo]

Piacenza - 02/11/2012 - Dalle 6 di questa mattina un centinaio di lavoratori proveniente da ogni parte della Regione ha bloccato l'ingresso dell'azienda. La polizia ha caricato più volte, ma il picchetto dopo sei ore permane. I facchini protestano per il licenziamento di 14 colleghi "sindacalizzati", poi sostituiti, e per i trattamenti non equi in busta paga.

Immagine


30 OTTOBRE 2012 - Piacenza. Cariche contro i picchetti dei lavoratori Ikea.

Alle 8,00 di questa mattina decine di poliziotti hanno caricato uno dei picchetti dei lavoratori delle cooperative che lavorano per Ikea al magazzino generale di Piacenza. I lavoratori sono ormai al nono giorno di lotta.

"http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=940154310737607589"

Tre lavoratori sono rimasti feriti con colpi alla testa e portati in ospedale. I lavoratori, una trentina, nonostante le cariche si sono di nuovo schierati e non permettono l'entrata dei camion. Lasciando sbigotti i i poliziotti per la loro determinazione.La cosa ha avuto l' effetto di far uscire dal magazzino dei rappresentanti della cooperativa e della sicurezza Tnt. Una trattativa veloce e ci si e' accordati di incontrarsi questa sera per trovare una soluzione alla vertenza in atto.

Fonte: contropiano.org

Facchino ferito durante gli scontri e ricoverato in sopedale. Lo scrive il Sì Cobas in una nota: "Nel corso dell'ennesima, violenta carica al picchetto degli operai delle cooperative che stanno bloccando da giorni il magazzino Sud Europa dell'IKEA a Piacenza, uno dei lavoratori aderenti al SI Cobas, Fouad, a causa delle manganellate ricevute dalla polizia ieri 30 ottobre è stato ricoverato in terapia intensiva con la diagnosi di emorragia cerebrale nell'ospedale della città. Altri 4 lavoratori hanno riportato ferite meno gravi. La protesta, iniziata il 17 ottobre, è dovuta al mancato rispetto da parte delle cooperative che operano presso l'IKEA del contratto di lavoro sia per le condizioni economiche che normative e alla sospensione disciplinare dei delegati sindacali che stanno guidando la lotta. Sono giunte poi notizie che le cooperative avrebbero inviato lettere di licenziamento a12 lavoratori, attivisti e delegati sindacali. Se fosse vera quest'ultima notizia, si confermerebbe il doppio gioco delle cooperative, che nell'incontro di ieri sera con il SI COBAS avevano chiesto e ottenuto la revoca dello stato d'agitazione di oggi, in previsione dell'odierno incontro fra i loro rappresentanti e quelli dell'IKEA, in cambio del reintegro di tutti i lavoratori sospesi senza un provvedimento formale e del riavvio della trattativa sulle richieste del SI Cobas".

Tratto da: osservatoriorepressione.org

Source: nocensura.com: Piacenza, Ikea:...avoro arrivano le manganellate


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Cita:
.......i lavoratori pur di non rischiare di perderlo(il lavoro) e non sapere come sopravvivere accettano in silenzio ogni decisione, o meglio ogni sopruso.


Con più ci saranno lavoratori che cadranno nell'indigenza con piu dilagheranno i sopprusi.

Purtroppo se nessuno di quelli che ora stanno ancora bene economicamente si attiverà per porre fine al malandazzo, molto presto toccherà a loro.

Già ma chissenefrega. [V]

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Ultima modifica di Wolframio il 04/11/2012, 20:45, modificato 1 volta in totale.


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Il rivale del ..."nano". [^]


Tutte le vergogne della sua Olivetti: "Libero" le ricorda a De Benedetti.



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L'editore di "Repubblica" si dice orgoglioso di quell'azienda, ma dimentica mazzette e salvagenti di Stato. Oltre al suo passato socialista...

di Franco Bechis

Il passo d’addio è accompagnato sempre da una certa retorica, e figurarsi se non doveva accadere anche per Carlo De Benedetti e il suo annuncio di mezzo ritiro dalla scena. Lui a dire il vero aveva già annunciato nel 2009 una pensione dorata, abbandonando tutte le cariche del gruppo salvo la presidenza dell’Espresso. Nella sostanza non cambia nulla rispetto ad allora, salvo l’utilizzo della legge sulla successione per trasferire ai figli le sue quote nella holding di famiglia, la Carlo De Benedetti & c. Un asse ereditario risolto in anticipo per non fare litigare la prole sul testamento, che gli assicura ancora il generoso stipendio da amministratore unico di Romed (2,5 milioni di euro l’anno) e la guida del gruppo editoriale che ha dentro Repubblica, i quotidiani locali di Finegil, le attività radiofoniche e televisive e il settimanale Espresso. Tanto è bastato per dedicare ieri sul quotidiano degli industriali italiani un’ampia intervista all’Ingegnere che annuncia «Ora farò l’editore puro».

EDITORE PURO
A parte l’atipicità di un editore puro che continua ad essere il capo di una famiglia con interessi nell’energia, nella finanza, nella ristorazione, nella componentistica auto, nella sanità e decine di altri settori, l’intervista al Sole 24 Ore ieri è stata l’occasione per ripercorrere fra effluvi di incenso la sua carriera di imprenditore. Come tanti altri grandi imprenditori (un difetto in comune col nemico di una vita, Silvio Berlusconi) De Benedetti gode di altissima autostima. E ha qualche difficoltà ad individuare errori compiuti in vita. Gli scappa un’ammissione sulla celebre scalata alla cassaforte del Belgio, la Sgb (che fallì ed è un fatto incontrovertibile), ma subito si corregge: «Il mio fu un errore di esecuzione, non di intuizione». Vale a dire: l’idea della scalata era stata sua, formidabile. La scalata in sé fu tentata dai suoi uomini, e furono loro a fallire: «Purtroppo nella sua finalizzazione l’operazione fu gestita male. E ne abbiamo subito le conseguenze». A una certa età la memoria ha maglie più larghe, vale per tutti. Così l’ingegnere non si ricorda più da quali labbra sfuggì l’arrogante annuncio ai belgi: «La ricreazione è finita», che fece irritare tutti e naufragare l’intera operazione. Erano proprio le sue labbra.

Ma i vuoti di memoria più terribili debbono avere accompagnato la non felicissima storia di De Benedetti nell’Olivetti. Non felicissima, perché grazie a quell’azienda fu indagato a Milano dal pool mani pulite, poi inseguito proprio diciannove anni fa durante il ponte dei Santi da un mandato di cattura. Infine pure arrestato (il processo fu lentissimo, e insieme ad altri fu infine prosciolto nel 2003 anche perché i fatti erano ormai prescritti). Al Sole 24 ore De Benedetti ha raccontato quel che si ricorda dell’Olivetti. Bei ricordi, come capita il giorno della pensione: «Una storia che rivendico con orgoglio. L’ho salvata da una morte che ha interessato tutti i nostri competitor di allora (…) Con Olivetti ho trasformato una fabbrica di macchine da scrivere in uno dei maggiori produttori di computer mondiali e poi in un grande operatore di telefonia mobile che rompeva un monopolio…». Poi se è finita male (ed è finita malissimo, con il marchio che ogni tanto risorge provoca altre disavventure e come la Fenice risorge ancora passando di mano in mano), naturalmente la responsabilità è altrui.

Basterebbe un po’ di memoria però per raccontare la storia giusta, forse poco adatta al passo d’addio, ma almeno vera. Quello di Olivetti in mano all’Ingegnere non fu straordinario successo imprenditoriale. Fu in realtà un calvario non diverso da quello affrontato dai competitori internazionali e anche dalle grandi imprese italiane in anni di crisi industriale come fu la prima metà degli anni Ottanta. Basta consultare gli archivi digitali per scoprire che il termine più volte associato ad Olivetti dal 1980 al 1994 fu «cassa integrazione», non certo un simbolo di grande successo. Non fu l’imprenditore, fu la politica a tenere in piedi quell’azienda. Sempre e comunque. Perché rappresentava un problema sociale, e perché De Benedetti chiedeva e pagava - come si faceva all’epoca - la politica per reggere la baracca. Lo ammise lui stesso - presentandosi naturalmente come vittima - davanti al pool Mani pulite che ormai lo aveva pizzicato quindici giorni dopo avere negato tutto di fronte all’assemblea degli azionisti Olivetti.

NEGAZIONE CONTINUA
«Non lavorare», scrisse in un suo memoriale, «in particolari specifici settori della pubblica amministrazione italiana diveniva per noi inaccettabile (…). Questa prima fase era caratterizzata da pressioni dei mandatari del Psi e della Dc alle quali rispondevamo respingendo richieste specifiche del “caso per caso”, ma cercando di limitarci a donazioni generiche ai segretari amministrativi non riferite specificatamente a singoli lavori». Poi «subentrò una seconda fase in cui avvenne una sistematica, totale, ineludibile contrattazione da parte dei mandatari dei partiti su tutto quello che potevano controllare senza alcuna eccezione. Così il nostro atteggiamento subì un cambiamento e cioè invertimmo la nostra posizione, respingendo ormai disgustati qualsiasi finanziamento ai partiti, ma subendo di volta in volta i ricatti di loro mandatari su singoli specifici espisodi». Insomma, finì con il pagamento di circa 10 miliardi di lire di tangenti. Concusso per tenere in piedi l’Olivetti.

Negli anni Ottanta l’azienda fu salvata dalla legge che impose i registratori di cassa a tutti i commercianti. Portava la firma di Bruno Visentini, già nel board Olivetti. E il mercato fu diviso da due aziende: l’Olivetti, e la Sweda. Che fu comprata subito dalla stessa Olivetti.

Nel memoriale De Benedetti sostenne di essere ricattato dalla politica che gli chiudeva la commessa delle Poste, aprendo il mercato ad aziende straniere. Pagò e rifornì l’azienda di vecchie telescriventi mai usate. Se ne trova ancora qualcuna nei magazzini di palazzo Chigi, dove costa una fortuna rottamarle. Sempre sotto ricatto dei politici, naturalmente. Anche se nell’archivio di Bettino Craxi e in quello di Giovanni Goria si trovano documenti che racconterebbero un’altra storia. A meno che il ricatto non comportasse cimeli garibaldini generosamente donati dall’Ingegnere a Bettino, o la partecipazione a comizi Psi sulla piazza di Brescia con tanto di garofano all’occhiello (foto dell’archivio Craxi).

Finite le commesse inutili, tornarono i cassa integrati. L’Olivetti provò a rifilarne 1500 alla pubblica amministrazione, con una norma varata dall’ultimo governo di Giulio Andreotti. Non passò in parlamento. Ma 414 cassaintegrati Olivetti furono scaricati lo stesso sulle spalle dello Stato. A quel punto l’ingegnere cercò di sfilare Finsiel all’Iri: un contratto per pagare la minoranza e comandare come fosse in maggioranza. Si oppose il socialista Massimo Pini, e l’operazione non riuscì.

LA PROPOSTA
Allora l’ingegnere bussò alla porta di Giovanni Goria (nella primavera del 1993), chiedendo una mano per la sua Olivetti pubblica amministrazione. Ci sono lunghi carteggi a testimoniarlo. Olivetti voleva una commessa per realizzare la carta elettronica della Sanità nella Regione Lazio, per poi estenderla in tutta Italia. E aveva proposto perfino una carta elettronica sostitutiva del certificato elettorale per fare votare tutti gli italiani. Goria caldeggiò (e anche qualcosa più) l’Olivetti presso l’amica Maria Pia Garavaglia, ministro della Sanità nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. Il colpaccio però non andò in porto. E l’Olivetti sarebbe stata ancora mesi in agonia, fino alla spugna gettata dall’Ingegnere pochi anni dopo. Un’altra storia.

http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... detti.html

Bono per i ... calli, ma la sinistra lo copre! [:o)]



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MessaggioInviato: 05/11/2012, 20:11 
Spero che questa str... del voto degli italiani all'estero venga abolita, o quanto meno seriamente regolamentata e non vi siano parlamentari stranieri ad hoc rappresentanti degli italiani all'estero. Parlamentari che non mettono piede in Italia nè in parlamento gia poco poco frequentato di suo.

Cita:
http://www.corriere.it/politica/12_novembre_04/canto-ballo-ho-sentimenti-con-quelli-si-fa-politica-fabrizio-roncone_f9a13ca4-2651-11e2-8015-d7b141f471a2.shtml

«GRILLO E CARFAGNA DIMOSTRANO CHE LA GENTE SI FIDA DI NOI ARTISTI»
[color=blue]«Canto, ballo e ho sentimenti: con quelli si fa politica»

Iliana Calabrò e la candidatura al Senato: «Verrò per le votazioni più importanti»

(Prima telefonata: da Buenos Aires, la voce di Esteban Juan Caselli detto Cacho, senatore del Pdl per il Sudamerica, finito - poche settimane fa - nelle cronache dell'inchiesta su Finmeccanica).
«Non mi chiamerà spero per quella storia dei brogli elettorali del 2008, eh? No, perché io querelo subito... Ma anche se vuol parlare delle indagini legate a Fin... Ah, non mi chiama per questo? Ah, vuol solo sapere della candidatura della mia cara Iliana... Oh, beh, ma allora la faccenda cambia...»).

(Seconda telefonata, un'ora dopo).
«Sono Fabian... Come chi? Sono Fabian, il marito di Iliana... Il senatore ci ha detto che vorreste intervistarla... Iliana, amore, c'è qui al telefono il giornalista che... okay, okay, lo chiami tu tra cinque minuti...»).

(Terza telefonata: ecco finalmente Iliana Calabrò, la soubrette argentina di 46 anni che Cacho Caselli è intenzionato a far diventare senatrice della Repubblica italiana).
«Comincio con il dirle che è un onore per me essere intervistata dal Corriere ... magari però parliamo piano pianino, perché il mio italiano non è buonissimo. Prego, inizi pure con le domande...».

Signora Calabrò, mentre la politica italiana vive giorni di grande incertezza, e nessuno sa ancora bene se sarà candidato e con chi, lei è la prima a entrare in campagna elettorale per il Pdl...
«È stata una sorpresa del senatore Caselli! Io non me l'aspettavo proprio. Ma lui, conoscendo lo stretto rapporto che io ho con la comunità italiana, mi ha quasi obbligata a...».

Che rapporti ha, signora, con la comunità italiana?
«Beh, partecipo... si dice partecipo, in italiano?».

Sì, si dice partecipo.
«Ecco, partecipo a tutte le loro feste, iniziative, ricorrenze. E presento le serate, e poi ballo e canto. Come lei saprà io sono una soubrette e mi spiace tanto, colgo l'occasione per dirlo, se in Italia sono girate alcune mie foto un po' sexy. Perché quelle sono solo foto tratte da alcuni miei spettacoli».

Se è per questo, signora, su Youtube c'è anche un video in cui lei, ospite di una trasmissione televisiva, simula un orgasmo.
«Eh eh... Fa un po' parte del mio lavoro, no? D'altra parte, sono stata pure nel cast di alcuni reality e ho persino vinto un disco d'oro... ma non mi faccia parlare di questo, mi faccia invece spiegare quanto sono contenta di questa mia nuova avventura nella politica italiana. E mi commuovo, sa? mi commuovo proprio se penso ai miei nonni siciliani di Avola, emigrati tanti anni fa...».

Signora, qual è il suo programma elettorale?
«Guardi, io conosco bene tutte le inquietudini... si dice inquietudini, in italiano?».

Sì, si dice inquietudini.
«Appunto: io comprendo tutte le inquietudini degli emigrati. So cos'è la nostalgia, cos'è la lontananza...».

A proposito: come farà a conciliare il suo lavoro di soubrette, in Argentina, con quello di parlamentare, in Italia?
«Non ci saranno difficoltà. Io sono abituata a viaggiare e non mi spaventa fare viaggi, anche lunghi, di un paio di giorni».

Come sarebbe? Un paio di giorni, scusi, in che senso?
«Nel senso che io verrò in Italia solo in occasione delle votazioni più importanti: poi, per il resto del tempo, me ne starò qui, a Buenos Aires, vicino ai miei cari elettori italiani».

Conosce Silvio Berlusconi?
«Certo che lo conosco! Grande politico e bravissimo imprenditore... Io sarò sostenuta soprattutto dal movimento del senatore Caselli, "Italiani per la libertà", ma è chiaro che siamo vicinissimi al Pdl... So che in Italia c'è voglia di volti nuovi, so che sta esplodendo... si dice esplodendo, in italiano?».

Sì, si dice esplodendo.
«Infatti: so che sta esplodendo il fenomeno di Beppe Grillo. E non le dice niente tutto questo?».

Cosa dovrebbe dirmi?
«Anche lui è un uomo dello spettacolo! Esattamente come me! Sa perché la gente ha fiducia in noi artisti? Perché noi facciamo politica senza interessi personali. La politica non si fa con i libri, ma con i sentimenti... D'altra parte, scusi, perché mai un'altra ex soubrette come la Carfagna sarebbe diventata addirittura ministro?».

Perché?
«Perché si capiva che faceva politica per passione, no?».

Molti politici, qui in Italia, sono sospettati di essere anche molto attenti ai privilegi e agli stipendi, che sono enormi.
«Sì sì, sono informata... ma lì, lo giuro, sulla questione dei soldi, dello stipendio, possiamo metterci d'accordo... io posso diminuirmelo pure un po'... Però, senta: davvero non vuol chiedermi altro su quello che...».

No, grazie, signora: va bene così, è stata molto gentile.
«Ma sono io che dico grazie a lei! Posso mandarle un bacio? Noi siamo così calde qui in Argentina...».

Fabrizio Roncone
4 novembre 2012 (modifica il 5 novembre 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]


Questa in veste di senatrice no per favore. Un'altra mangia a ufo no. Ne abbiamo già tanti di pura razza italiota.
Al massimo un baratto, noi ci prendiamo la Calabrò e spediamo in Argentina la Bindi.
[:o)]



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
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MessaggioInviato: 05/11/2012, 20:22 
Indagata per evasione la moglie dell'ex consigliere diplomatico di Ciampi. Che diceva: "Bisogna stanare i furbetti"



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Rosanna Donà Dalle Rose nei guai per l'inchiesta sui Marzotto.

Suo marito Antonio Puri Purini, ex ambasciatore a Berlino, diceva: "Servono i manuali di educazione civica nelle scuole".



Un'evasione fiscale milionaria, che ha portato al sequestro di beni per 65 milioni di euro. Nella bufera giudiziaria che sta travolgendo il gruppo della moda Marzotto ci sono finite personalità importanti, tredici indagati: dall'intera famiglia Marzotto a Rosanna Donà Dalle Rose. Ma chi è costei? Si tratta della moglie di Antonio Puri Purini, nome forse sconosciuto ai più ma ben noto a chi segue i movimenti della politica e dei tecnici. Ex consigliere diplomatico al Quirinale durante il "regno" di Carlo Azeglio Ciampi, ambasciatore italiano a Berlino dal 2005 al 2009, corsivista per gli esteri del Corriere della Sera, amico personale di Angela Merkel, gran difensore della Cancelliera ("Soffro quando la attaccano dall'Italia", ebbe a dire). E soprattutto primo accusatore degli evasori fiscali. Ospite di Gigi Marzullo lo scorso giugno a Sottovoce su Raiuno, Puri Parini (nella foto, insieme a Ciampi e alla moglie) lanciava la sua crociata contro i furbetti: "Bisognerebbe rimettere il manuale di educazione civica nelle scuole. Dobbiamo stanare quelli che le tasse non le pagano, non colpendo i piccoli ma trovando quelli che trovano il modo per evadere". Contrappasso per l'ex ambasciatore: se le accuse dei pm alla moglie saranno confermate, occorrerà che regali alla sua signora un bel manuale di educazione civica.

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... etti-.html



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MessaggioInviato: 06/11/2012, 13:23 
Rapporto Migrantes: sono 2mila gli italiani che si laureano in Medicina in Romania
Seicento gli iscritti nell'Università privata di Arad, una cinquantina a Timisoara, un migliaio sparsi negli altri atenei romeni

da liberonews

oramai a forza di tagli all'istruzione siamo diventati alla stregua della somalia,senza offesa x i somali,il precipizio e'ormai vicino............


Ultima modifica di ubatuba il 06/11/2012, 13:24, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 07/11/2012, 19:41 
L'ultima uscita




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Elsa Fornero


Elsa, consiglio agli esodati: andate a zappare la terra
Fornero: "L'agricoltura rende le persone giovani". Poi svela il lato bucolico: "Quando voglio respirare vado nel mio orticello"

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp


[:(!] Non c'è rispetto ne ritegno! Mi fa schifo anche postarlo! [:(!]



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