I sindacati: sciopero immediato
Ilva: a Taranto chiudiamo. A casa 5mila lavoratori, Cgil: non lasciate la fabbrica

L'azienda ha annunciato ai sindacati di volere mettere in libertà a Taranto tutti i 5mila lavoratori occupati nell`area a freddo, spiegando che nei siti di Genova e Novi Ligure, spiega la Uilm, ci sono rispettivamente scorte di materiale da lavorare per una e due settimane e che quindi, da quel momento, anche quegli stabilimenti e quei lavoratori saranno a rischio. Clini: chi chiude è responsabile dei rischi. Confindustria: impatto gravissimo sul sistema industriale italiano.
A quattro mesi esatti dal sequestro degli impianti della piu' grande acciaieria europea,
esplode la bomba Ilva: l'azienda, dopo l'ennesimo provvedimento giudiziario nei confronti dei vecchi e nuovi vertici e il sequestro di tutti i prodotti "finiti e semilavorati", annuncia la chiusura "immediata e ineluttabile" dello stabilimento.
Con la conseguenza che a partire da stasera 5mila operai rimarranno a casa: il badge per accedere in azienda e' gia' stato disabilitato. E, a questo punto, pare anche difficile che il governo possa risolvere la questione in tempi brevi, nonostante la convocazione per giovedi' a Roma delle parti sociali e delle istituzioni locali.
Ora bisognera' vedere come reagira' la citta' alla decisione dell'azienda che, di fatto, la mette in ginocchio: lo spettro e' quello di un'apocalisse occupazionale che coinvolgerebbe, compreso l'indotto, non meno di 12 mila lavoratori.
Il primo segnale che arriva dai sindacati non e' incoraggiante: "l'atteggiamento ricattatorio non esiste - dice la Fiom - Invitiamo i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e quelli che montano domani mattina di presentarsi
regolarmente". E non e' affatto escluso che nelle prossime ore la situazione possa precipitare.
La Confindustria evidenzia che con la chiusura dell'Ilva i costi per la collettivita', tra
Cassa Integrazione, Imposte ed Oneri Sociali, "saranno pari a quasi un miliardo di euro l'anno". A far saltare il tappo, le due ordinanze di custodia cautelare e il decreto di sequestro preventivo - con contestuale iscrizione nel registro degli indagati dell'attuale presidente Bruno Ferrante e del direttore dello stabilimento Adolfo Buffo,
per non aver rispettato quanto disposto dall'autorita' giudiziaria - emessi dal Gip di Taranto che ha accolto buona parte delle richieste della procura.
Complessivamente sono sette le persone destinatarie dei due provvedimenti: le accuse, diverse da indagato a indagato, vanno dall'associazione per delinquere, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione: in carcere vanno il vicepresidente
del gruppo Riva Fire, Fabio Riva, che non e' ancora stato rintracciato, l'ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva, Girolamo Archina', l'uomo che - secondo l'accusa - aveva intessuto una fitta rete di rapporti con politici, sindacalisti e funzionari degli enti locali, primo tra tutti il presidente della Regione Nichi Vendola.
E proprio del governatore, sostiene il Gip, sarebbe la "regia" messa in piedi per "far fuori" il direttore dell'Arpa (Agenzia regionale di protezione ambientale) Puglia Giorgio Assennato, il funzionario sgradito all'Ilva per aver firmato una relazione sul rapporto tra livelli d'inquinamento e produzione dello stabilimento.
"Mai fatto pressioni - ha replicato in serata Vendola - ho operato per la massima tutela dell'ambiente e con cautela per evitare quello che purtroppo stiamo per vedere nelle prossime ore". Ai domiciliari vanno invece Emilio Riva e l'ex perito del tribunale di Taranto Lorenzo Liberti che avrebbe intascato una mazzetta da 10mila euro da Archina' per ammorbidire una perizia sulle fonti dell'inquinamento.
"Al di la' dei dati tecnici e giuridici - dice il procuratore di Taranto Franco Sebastio - in
questo procedimento viene alla luce chiaramente che il diritto alla vita e alla salute non accetta compromessi di sorta e tutti devono cedere il passo. Anche il diritto al lavoro". E per far capire quanto, a quelli dell'Ilva, poco interessi del diritto alla vita, il procuratore cita un'intercettazione tra Fabio Riva e uno degli avvocati dell'Ilva in cui il primo dice al secondo: "due casi di tumore in piu' all'anno? una minchiata".
Arresti domiciliari anche per l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva e per l'ingegner Carmelo Dellisanti, titolare di una societa' di consulenza: il primo
avrebbe favorito il secondo, imponendo di trattare con lui a tutte quelle aziende che si rivolgevano all'assessorato per ottenere un'autorizzazione ambientale.
Il provvedimento piu' grave, pero', quello che ha fatto saltare in aria tutto provocando la reazione immediata dell'azienda, e' stato il decreto con cui il gip dispone il
sequestro preventivo dei prodotti "finiti e semilavorati", vietandone la commercializzazione e, anche, il trasferimento negli altri stabilimenti del gruppo. "E' evidente che se continuassero a produrre altri beni - mette subito in chiaro
Sebastio - verranno bloccati anche quelli". L'azienda replica nella maniera piu' dura: il decreto di sequestro e' in contrasto con la nuova Aia ministeriale e, dunque, lo impugneremo.
In attesa della decisione del Riesame, pero', "ottemperera' all'ordine del gip" e questo comportera' "in modo immediato e ineluttabile" l'impossibilita' di vendere i prodotti e, "di conseguenza, la cessazione di ogni attivita' nonche' la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono da quello di Taranto".
La palla passa ora al governo, che si trova a dover affrontare una situazione tutt'altro che semplice. Anche perche' e' sempre piu' evidente il contrasto tra il ministro
dell'Ambiente Corrado Clini e la procura tarantina. Il governo riceverà parti sociali ed enti locali giovedi' prossimo.
"L'intervento di oggi della magistratura - dice non a caso - chiude le lavorazioni a valle. A questo punto si crea una situazione di blocco degli impianti e, per questo, in conflitto con l'Aia. Io non ho aperto conflitti con la magistratura, sto cercando di capire se la magistratura li ha aperti con noi". Parole che non disinnescano la bomba ne' forniscono una soluzione ai 5mila operai da stasera a casa e ad una citta' che
non puo' esser costretta a scegliere se morire di malattia o di lavoro.
I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno deciso stasera lo sciopero immediato dei lavoratori dell'Ilva in segno di protesta per la decisione dell'azienda di fermare tutta l'area a freddo dopo il blocco e il sequestro delle merci disposti oggi dalla Magistratura. I sindacati parlano di "rappresaglia" dell'azienda "contro i
lavoratori".
Circa 500 lavoratori si sono radunati davanti alla portineria dell'Ilva e stanno tenendo
un'assemblea per discutere della decisione dell'azienda di chiudere l'area a freddo e ricorrere da subito alle ferie forzate. L'Ilva ha disattivato i badge e ordinato ai dipendenti di abbandonare i reparti, ma i lavoratori sono rimasti in presidio all'interno dello stabilimento.
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