AGENDA GALBAdi Marco TravaglioC’era una volta un imperatore, Nerone, che a furia di gozzoviglie s’era convinto di essere il più grande poeta, cantante e soprattutto atleta di tutti i tempi.
Così stabilì per legge che avrebbe vinto tutti e quattro i Giochi Panellenici – Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei – prim’ancora di parteciparvi.
La prima legge ad personam, anzi ad Neronem, la fece per spostare la data della 211^ edizione delle Olimpiadi: era fissata nel 65 d.C., ma lui preferiva il 67, dunque la posticipò di due anni.
Con la seconda introdusse alcune discipline olimpiche, come gli agoni musicali e teatrali, che non erano previste dal regolamento, ma a lui piacevano tanto. Infine provvide a corrompere gli Ellanodici, gli organizzatori, con un milione di sesterzi.
Così, quando salpò per l’Ellade fra cori di giubilo e ammirazione, vinse agevolmente la corona d’ulivo in entrambe le nuove specialità, anche perché gareggiava da solo.
La terza, sempre per mancanza di concorrenti, se l’aggiudicò nell’agone araldico. La quarta – ricorda Svetonio, citato da Marco Vitale in un memorabile articolo – l’agguantò come auriga: e pazienza se nella corsa era stato sbalzato dalla biga finendo nella polvere, poi era stato raccolto e rimesso in sella da mani amiche, infine aveva dovuto ritirarsi prima del traguardo.
Siccome era l’imperatore, una giuria comprata lo proclamò vincitore anche lì.
Così nel gennaio del 68 si organizzò un super-trionfo a Roma col titolo di “periodo-nikes”, concesso a chi otteneva l’en plein nei quattro Giochi panellenici, e fu salutato da due ali di folla festante (fra cui spiccavano i senatori che aveva ridotto a ruoli decorativi), troneggiante sul carro del vincitore nella sua veste di porpora con mantello trapuntato d’oro, come “il primo romano dal principio del mondo a conquistare siffatta vittoria”.
La gente e i senatori gridavano a squarciagola: “Ave o vincitore dei Giochi Olimpici! Augusto, Augusto, Ercole nostro! Unico e solo dal principio dei tempi. Nerone.
Voce divina. Beati coloro che hanno la fortuna di ascoltarti”.
La pagliacciata sputtanò il buon nome dei Giochi panellenici, ma giovò a quello di Nerone: “Lo sfruttamento dei ‘successi’ olimpici nell’arena politica romana gli riguadagnò quantomeno la simpatia di una parte della popolazione capitolina – quella priva di senso critico e avido di spettacoli sensazionali.
Potevano circolare infinite voci sulle dubbie circostanze delle vittorie sportive dell’imperatore, l’opposizione aristocratica poteva scaldarsi sull’impudente autoincensamento del vincitore per grazia propria: contro l’abile messinscena di un olimpionico in trono, ironia e buon senso non poterono nulla” (Karl Wilhelm Weeber).
Ma pochi mesi dopo, causa anche la spaventosa crisi economica, le legioni di Spagna e i pretoriani scaricarono Nerone che, abbandonato da tutti dopo 14 anni di principato e dichiarato dal Senato “nemico del popolo”, si suicidò il 6 giugno.
Alla sua morte i senatori decretarono per lui la damnatio memoriae, mentre l’Impero precipitava nel caos tra congiure, corruzione, antipolitica e guerra civile.
Il primo successore di Nerone fu Galba, vecchio grand commis noto per la sua crudeltà e la sua esperienza in questioni finanziarie: un tecnico. Per risanare i bilanci sfondati da Nerone, aumentò le tasse al popolo e alle province che non l’avevano subito applaudito.
E chiese indietro il milione sganciato da Nerone per corrompere gli Ellanodici, che intanto cancellarono la 211^ edizione dall’albo d’oro.
Galba durò appena tre mesi, poi morì ammazzato in una congiura favorita dai pretoriani cui aveva tagliato la diaria.
Dopo di lui, nel 69, si avvicendarono altri tre imperatori: Otone (durato tre mesi, poi morto suicida), Vitellio (8 mesi, poi morto ammazzato) e Vespasiano (10 anni).
Ecco, noi siamo a Galba, en attendant Vespasiano.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/11/2102.
http://triskel182.wordpress.com/2012/11 ... travaglio/