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Un vulcano il killer dei delfini
Fra le cause della morte dei cetacei, oltre al morbillo c’è il risveglio del “Marsili”
Il morbillo, probabilmente. O forse i segnali di ripresa dell’attività del Marsili, il più grande vulcano sotterraneo d’Europa: le emissioni di anidride solforosa di una montagna di 3mila metri, sepolta sotto 500metri d’acqua a nord delle Eolie, fra la Sicilia e la Calabria. Ancora non è certo che cosa uccida nel mar Tirreno i delfini, spiaggiati a manciate anche sulle coste della Toscana. Venticinque dall’inizio dell’anno, oltre alla balena trovata a Rosignano. Un dato, però, per il ministero dell’Ambiente è quasi sicuro: i decessi dovrebbero essere concentrati in un’area compresa fra Sicilia e Sardegna.
Il focolaio. A individuare l’area nella quale morirebbero i delfini della specie “stenella striata” - spiega il ministero dell’Ambiente - contribuisce il grado di decomposizione delle carcasse rinvenute sulle coste. I delfini spiaggiati in Sicilia e Calabria sono perfetti, quelli arrivati sulle coste campane sono in buono stato; al contrario, gli animali che arrivano sulle coste laziali mostrano segni evidenti di degrado e , quelli che arrivano in Toscana sono in stato avanzato di decomposizione. «Valutando il grado di conservazione dei delfini spiaggiati e le correnti che determinano gli spiaggiamenti - conferma il ministero - è possibile indicare come focolaio per i decessi dei delfini un’area fra la Sicilia e la Sardegna».
Le cause dei decessi. Meno precise, invece, sono le ipotesi sulle cause dei decessi. La più probabile - conferma il ministero - è il morbillo, anche perché secondo i dati della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi circa il 50% degli animali «finora esaminati (12 su 24) è risultato infetto dal virus del morbillo (dolphin morbillivirus) già responsabile in passato di due gravi epizoozie (epidemie fra gli animali)». Inoltre, in molti delfini (20 su 32) è anche stato trovato un batterio responsabile di sindromi emorragiche: si tratta, però, di un batterio presente in carcasse in decomposizione. Per cui la sua presenza deve essere ancora chiarita. Infine, tutti i delfini - aggiunge il ministero - risultano «infestati da parassiti, indice di un quadro immunitario compromesso in modo significativo». Impossibile, al contrario, stabilire le cause della morte della balena, perché trovata in avanzatato stato di decomposizione.
Il morbillo. Questa malattia non può essere indicata come causa certa della morte perché il virus non è presente in tutti gli animali. Inoltre, sia che si tratti di morbillo che di un altro tipo di epidemia batterica non si spiega perché le morti avvengano solo nel Tirreno e non si abbiano infezioni (con diffusione del morbo) in Francia o Spagna. Da qui la decisione della Regione di convocare al più presto l’Osservatorio dei cetacei che, anche attraverso l’Arpat, coordina studi e attività a tutela dei cetacei».
Il vulcano. Un’ipotesi presa in considerazione dal ministero è pure che i delfini possano essere stati intossicati dall’anidride solforosa emessa dal vulcano Marsili che dà segni (preoccupanti) di risveglio. Anche in questo caso, però, la tesi pone lo stesso interrogativo del morbillo: perché alcuni delfini muoiono e altri no? E perché l’anidride ucciderebbe solo i delfini e non altre specie?
L’inquinamento. Infine, il ministero non esclude la possibilità che i decessi possano essere legati allo sversamento in mare di sostanze inquinanti da parte di una nave. Tuttavia, pure in questo caso, non si spiegherebbe perché a morire sarebbero solo i delfini e non anche il resto della fauna marina.
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