ubatuba ha scritto: a prescindere del fatto che il presidente della repubblica incarica chi formare il governo,magari il bersani(la smacchiatore) poteva gia'proporre la sua squadra,x cercare un appoggio nella formazione del governo,senza perdere ulteriore tempo successivamente
![Arrabbiato [:(!]](./images/smilies/UF/icon_smile_angry.gif)
Era esattamente ciò che volevo dire! Se mi presento come forza di governo con un programma di governo per governare il paese avrò già in mente la mia squadra di governo o no?!
Pare proprio di no...
Le consultazioni andranno pure fatte, non dico di no, ma se da queste non esce alcun esito ecco che io propongo al Presidente della Repubblica la mia squadra da presentare alle Camere per la fiducia.
Ce l'avrò? Non ce l'avrò? Sarà un problema del Parlamento a quel punto... E se non ho la fiducia allora rimetterò il mio mandato nelle mani del Presidente.
Inutile che si offendano Bersani, la Bindi, la Finocchiaro se Renzi gli dice che si sta perdendo solo del tempo: E' LA VERITA'!!!
E dare la colpa al M5S, vorrei sottolinearlo, è solo bieca strumentalizzazione! Alla fine il compito di formare un governo è del PD, se ci riescono bene, se non ci riescono che dichiarino di esserne incapaci e torniamo a votare.
rmnd ha scritto:
Non funziona così però. La costituzione impedisce di fare quello che dici. È il capo dello stato che conferisce l'incarico. Prima il mandato esplorativo affidato a Bersani in quanto leader con la maggioranza assoluta alla camera e relativa al senato.dopo il mandato esplorativo, il presidente della Repubblica, preso atto dell'impossibilità di un governo a guida pd e non potendo sciogliere le camere, ha deciso di temporeggiare , non potendo fare altrimenti, e lasciare il compito di sbloccare lo stallo al suo successore.
Va bene, ma la costituzione o va bene sempre o se no non vale.
Quindi, rischiando di andare off-topic (ma forse neanche più di tanto) vi invito alla lettura di quanto riportato in questo articolo:
Cambiare i trattati? Esistono ormai molte analisi che spiegano come i Trattati che costituiscono l’UE
rappresentino la negazione di alcuni dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale. Fra molti altri, si possono vedere alcuni articoli sul sito “Appello al popolo”, e anche il recente libro di un grande costituzionalista come Gianni Ferrara.
Di fronte alle argomentazioni sostenute nei testi citati, argomentazioni che credo difficilmente aggirabili, la linea di difesa di chi dice di voler salvare i principi di civiltà sociale contenuti nella nostra Costituzione, ma non accetta la parola d’ordine dell’uscita unilaterale dall’UE, è quella del “cambiare i Trattati”. Questa parola d’ordine può essere declinata in molti modi, e ovviamente si sposa molto bene con gli slogan sul “più Europa” e sulla “Europa dei popoli” che abbiamo già criticato in vari luoghi.
Cerchiamo adesso di capire perché non abbia nessun senso la proposta di “cambiare i Trattati”. Si tratta, nella sostanza se non nella forma, della proposta di scrivere e far adottare una Costituzione europea che sia ispirata a principi del tutto opposti a quelli dei Trattati. Si noti che, se anche non esiste una Costituzione europea, i vari Trattati ne fanno benissimo le veci, e si possono in pratica considerare l’essenza di ciò che è oggi l’UE.
La prima osservazione critica è che per cambiare i Trattati occorre l’unanimità degli Stati membri. La proposta di cambiare i Trattati in senso favorevole ai diritti dei lavoratori e dei ceti subalterni richiede cioè che si formino e si mantengano, per un periodo di tempo sufficiente, maggioranze politiche che condividano questi obiettivi, in tutti e 27 i paesi UE. Basta che un paese si opponga, e la proposta è bloccata.
Questa difficoltà “tecnica”, d’altro canto, è solo un aspetto della difficoltà politica e culturale di fondo.
L’obiezione fondamentale alla proposta di “cambiare i Trattati” sta nel fatto che non esiste una soggettività politica continentale in grado di imporre il cambiamento nel senso dei valori auspicati. Come abbiamo già avuto modo di dire, non esiste un popolo europeo. Chi elaborerebbe le proposte? Quali forze politiche se ne farebbero carico? Chi condurrebbe le trattative e sottoscriverebbe gli inevitabili compromessi?
Possiamo pure immaginare di realizzare, superando tutte le difficoltà tecniche e politiche, quella che sarebbe, nelle attuali circostanze, la cosa migliore: un’Assemblea Costituente Europea eletta a suffragio proporzionale.
Davvero è possibile pensare che da una cosa del genere nascerebbe una Costituzione attenta ai valori di giustizia sociale, emancipazione, armonia con l’ambiente? E’ quasi sicuro che le forze che in modi diversi si ispirano a questi valori sarebbero divise e i loro discorsi sarebbero una cacofonia di proposte slegate fra loro. Una unità popolare a livello continentale si crea con un lungo lavoro di scambi, di incontri, con lotte collettive, con l’adozione di una lingua comune. Come abbiamo rilevato più volte, l’indifferenza dei popoli europei al dramma del popolo greco mostra con chiarezza come si sia lontanissimi da una vera unità popolare europea. E si noti che non si tratta qui solo della mancanza di empatia e di spirito di ribellione contro l’ingiustizia. La solidarietà col popolo greco risponderebbe agli stessi interessi materiali dei popoli europei, perché è chiarissimo che quello svolto in Grecia è solo un esperimento che verrà poi replicato in tutti i paesi del Sud Europa, e non solo.
Una Assemblea Costituente Europea non farebbe allora che ribadire le distanze e le incomprensioni fra i ceti popolari europei. D’altra parte, le posizioni dei ceti dominanti sarebbero espresse in modo molto più unitario e risulterebbero alla fine vincenti. I ceti dominanti, come abbiamo più volte detto, sono gli unici in grado di agire a livello europeo perché sono unificati da lingua, cultura e valori (anche se parzialmente divisi, come è ovvio, da interessi materiali).
Dopotutto, se esistono i Trattati, e quindi l’UE, è appunto perché li hanno fatti i ceti dominanti.
Anche a livello nazionale l’adozione di una Costituzione non è certo un affare di tutti i giorni. Le Costituzioni nascono in momenti molto particolari, in risposta a grandi movimenti sociali e ideali, o a grandi crisi. La nostra Costituzione è nata perché il rifiuto del nazifascismo ha portato all’unità su alcuni principi di fondo la grande maggioranza del popolo italiano e le principali foze politiche che tale maggioranza esprimevano.
Oggi la crisi economica, che è la crisi della forma “neoliberista” e “globalizzata” che ha assunto il capitalismo negli ultimi trent’anni, non produce solidarietà a livello continentale, ma divisioni e contrapposizioni. L’unità dei popoli europei non c’è e non si vede quando possa sorgere, nel breve e medio periodo. Di conseguenza, non c’è nessuna possibilità di “cambiare i Trattati” in senso favorevole ai ceti popolari. L’unica opzione realistica per salvare quel che resta di civiltà sociale nel nostro paese è l’abbandono unilaterale dell’UE.
http://il-main-stream.blogspot.it/2013/ ... mment-formGuai se la Lombardi va a dire che non sta scritto da nessuna parte che il Presidente della Repubblica deve avere almeno 50 anni di età!!!
Invece la mer*a scaricata sulla nostra costituzione come si evince da quanto scritto nell'articolo passa sotto silenzio, ignorato da tutto e da tutti...
Bene, BRAVI,
BIS!!!
Ultima modifica di
Atlanticus81 il 16/04/2013, 12:39, modificato 1 volta in totale.