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 Oggetto del messaggio: I libri d'oro della Cava dei Tayos
MessaggioInviato: 27/08/2012, 21:53 
http://misteriefenomeni.com/?p=504

qualcuno ne sa qualcosa di più?
l'articolo dice che partecipò anche Armostrong alla spedizione scientifica del 1976 che documentò i ritrovamenti.



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MessaggioInviato: 28/08/2012, 00:28 
Per quello che ne so io nessun ritrovamento ufficiale eclatante e' mai saltato fuori da queste spedizioni. Anche la spedizione del 1976 ritrovo solamente reperti "tradizionali" e ora conservati credo alla "Univesidad Catolica" di Quito.


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Tutto il resto, biblioteca metallica inclusa, sono solo testimonianze e racconti che ormai hanno elevato al rango di leggenda tutta la storia.

Ciclicamente queste storie riemergono con una certa periodicita' e spesso si arricchiscono di particolari e dettagli (inventati??).

Ultimamente poi si e' parlato di una serie di reperti di ignota origine, tra i quali quelli di cui abbiamo discusso nei 3D

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=11711
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=242369

e dei quali si vocifera siano parte di questi ritrovamenti, o direttamente o come parte rimanente della collezione di padre Crespi, anch'essa in parte costituita da reperti provenienti dalla Cueva de los Tayos a cura di indigeni locali o per lo meno cosi si dice.

In seguito alla morte di padre Crespi, la collezione e' stata esaminata da numerosi "esperti" museali i quali si sono tenuti tutti i pezzi considerati autentici e scartato quelli considerati farlocchi in quanto non riconducibili a culture note ( [8)]). Dei pezzi rimanenti si e' poi perso traccia, anche se ultimamente si pensa che un qualche centinaio di reperti siano misteriosamente saltati fuori in seguito al tentativo di vendita di un non meglio precisato soggetto (Blossom River Group ??).

Ovviamente nulla di ufficiale ma solo voci che girano.

Al di la dell'intricata faccenda relativa alla provenienza, ritengo comunque che numerosi pezzi rivestano una certa rilevanza, e mi riferisco in particolare alle lastre metalliche e ai caratteri incisi:

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Questione questa dei caratteri che gia' era stata tirata in ballo anche per le famose piramidi con l'occhio:



Sempre in rete ho letto di somiglianze tra queste incisioni e gli alfabeti fenici, punici e paleo-ebraici, ma personalmente non ho le basi per poter approfondire questa questione.

Forse zio OT il grande puo' dire qualche cosa in merito. [:D]



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MessaggioInviato: 28/08/2012, 09:53 
Cita:
zakmck ha scritto:





Al di la dell'intricata faccenda relativa alla provenienza, ritengo comunque che numerosi pezzi rivestano una certa rilevanza, e mi riferisco in particolare alle lastre metalliche e ai caratteri incisi:


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Questione questa dei caratteri che gia' era stata tirata in ballo anche per le famose piramidi con l'occhio:



Sempre in rete ho letto di somiglianze tra queste incisioni e gli alfabeti fenici, punici e paleo-ebraici, ma personalmente non ho le basi per poter approfondire questa questione.

Forse zio OT il grande puo' dire qualche cosa in merito. [:D]



Papà Adonay sopra un elefante ed affiancato da due gattazzi??? [8D]

...

ZIOOooooooO....Help! [:0]



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MessaggioInviato: 13/05/2013, 01:04 
Cita:
Il mistero della biblioteca metallica di Padre Carlo Crespi

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Il Padre italiano Carlo Crespi (1891-1982), era giunto nella selva amazzonica ecuadoriana nel 1927.

Con il tempo aveva ammassato, presso la sua missione salesiana di Cuenca, una fantasmagorica collezione di manufatti antichi d'inestimabile valore storico e archeologico: statuette d'oro di stile mediorientale, numerosi oggetti d'oro, argento o bronzo: scettri, elmi, dischi, placche, e molte lamine metalliche che riportavano delle incisioni arcaiche simili a geroglifici, la cosiddetta "biblioteca metallica".

Tra le varie lamine, una di esse era lunga circa 20 pollici e riportava 56 segni stampati, come fosse un alfabeto più antico di quello dei Fenici (foto a sinistra del testo).

Padre Carlo Crespi era molto anziano quando fu girato il video di Stanley Hall, che riporto nel corpo articolo, e forse era anche confuso, ma nell'ultima parte del video (esattamente nel punto: 4 min. e 18 sec), si vede benissimo che la biblioteca metallica, da lui gelosamente custodita, era reale.

Osservando al rallentatore l'ultima parte del video, dove si vedono le placche metalliche, si nota che vi sono impressi dei segni o una sorta di geroglifici, come se si fosse voluto rappresentare la storia di un popolo.

Carlo Crespi ha sempre dichiarato a tutti i suoi intervistatori che tutti i reperti del suo museo, gli erano stati consegnati, nel corso degli anni, da indigeni Suhar, che a loro volta li avevano raccolti nella Cueva de los Tayos.

Ecco una sua dichiarazione, ripetuta più volte a vari ricercatori:

Tutto quello che gli indios mi hanno portato dalla caverna risale a epoche antiche, prima di Cristo. La maggioranza dei simboli e di alcune rappresentazioni preistoriche risalgono ad epoche antecedenti il Diluvio.

Padre Carlo Crespi

Il religioso italiano sosteneva che i reperti da lui custoditi fossero d'origine antidiluviana e fossero stati nascosti nella caverna da discendenti di popoli mediorientali che erano scampati al diluvio.

Molte persone che mi hanno contattato durante questi anni, hanno argomentato che il "tesoro" di Padre Carlo Crespi fosse costituito da falsi o, da pezzi veri, che però non provenivano dalla Cueva de los Tayos.

E' una possibilità, però a mio parere qualcosa di vero in questa storia della Cueva de los Tayos c'è, per vari motivi.

Innanzitutto il Padre Carlo Crespi, non ha mai tenuto conferenze sulla sua collezione e non si è mai fatto pubblicità allo scopo di guadagnarci soldi o fama, anzi era piuttosto schivo e controverso.

Che bisogno avrebbe avuto quindi di inventarsi tutto e raggruppare una montagna di manufatti falsi?

C'è poi la possibilità che sia stato ingannato da astuti artigiani: a tale proposito lo scrittore Richard Wingate, scrive:

E' stato detto che i reperti di Padre Crespi siano dei falsi che gli furono consegnati da indigeni. Però in seguito i segni scolpiti in alcuni suoi reperti sono stati individuati come geroglifici egizi, ieratico egizio, punico e demotico.

Come avrebbero potuto, gli indigeni Suhar o improvvisati artigiani della zona di Cuenca, riportare delle iscrizioni in lingue antiche, nei reperti che consegnavano a Crespi?

E' vero che tutti o alcuni dei suoi manufatti potrebbero essere stati veri, ma non provenienti dalla Cueva de los Tayos, ma anche in questo caso perché lui avrebbe divulgato che gli furono consegnati dagli indigeni Suhar? Non avrebbe guadagnato nulla dicendo ciò.

Alcuni reperti di Crespi sono stati analizzati da riconosciuti archeologi: per esempio il professor Miloslav Stingi, membro dell'Accademia delle scienze di Praga, dopo aver analizzato alcuni reperti di Padre Crespi disse:

Il sole è spesso parte centrale di alcuni reperti incaici, ma l'uomo non è stato mai messo sullo stesso piano rispetto al sole, come vedo in alcuni di questi reperti. Vi sono rappresentazioni di uomini con dei raggi solari che si dipartono dalle loro teste, e vi sono uomini rappresentati con punti, come fossero stelle uscendo da loro stessi. Il simbolo sacro del potere è sempre stato la mente, ma in questi reperti la mente o il capo, è rappresentata simultaneamente come il sole o una stella.

Con questa dichiarazione Stingi, propende per sostenere che alcuni dei reperti di Crespi non hanno una derivazione indigena (che sia andina o amazzonica), ma hanno origine differente.

Osservate con attenzione la placca d'oro che riporto qui sotto: è una piramide con alla sua sommità un sole.

Molto stranamente i gradini della piramide sono 13 e il sole posto nella sua sommità ricorda l'occhio onniveggente. Ai lati vi sono poi due felini, due elefanti e due serpenti. Alla base della piramide vi sono le lettere di un alfabeto arcaico, che secondo alcuni ricercatori sarebbe un proto-fenicio.

La piramide, il sole posto alla sua sommità e i 13 gradini sono indubbiamente simboli massonici. Sappiamo che la Massoneria ha origini che si rimontano alla notte dei tempi, e pertanto questa potrebbe essere una placca aurea di culture medio-orientali. Notiamo inoltre che gli elefanti non sono presenti in Sud America (se non prima del diluvio, i mastodonti, che si sono estinti con gli altri animali della megafauna nel 9500 a.C.), e questo rafforza la tesi che l'oggetto in questione abbia un'origine non americana.

Per quanto riguarda i felini, essi non sono puma o giaguari (tipici delle culture andine e amazzoniche), ma gatti, animali sacri dell'antico Egitto.

Il serpente poi è un simbolo universale adorato in tutte le culture del mondo antico, come immagine del rigenerarsi della vita, e metafora dell'utero della donna (sta, infatti, negli anfratti dei fiumi).

Un ultimo particolare: nel lato sinistro rispetto al sole vi sono 4 piccoli circoli, mentre nel lato destro vi sono 5 piccoli circoli. Si tratta dei 9 pianeti del sistema solare?

Anche in questo reperto si possono notare alcuni particolari importanti:

Innanzitutto ritroviamo la piramide, questa volta formata da 5 livelli.

Nei primi tre vi sono dei simboli di un alfabeto antico, non decifrato. Quindi un elefante, simbolo non tipico delle culture sud-americane, e sulla cima un sole con dieci raggi.

La biblioteca metallica è stata mai vista al di fuori del fantasmagorico museo di Padre Carlo Crespi?

In effetti ci sono state altre persone che affermarono di essere state all'interno della Cueva de los Tayos e aver visto con i loro occhi altre lamine della biblioteca metallica, primo tra tutti l'ungherese naturalizzato argentino Juan Moricz, che dichiarò di aver portato a termine una spedizione nel 1965 guidato da indigeni Suhar.

Nella seconda spedizione, guidata da Juan Moricz nel 1969, alla quale partecipò Gaston Fernandez Borrero, non furono però trovate alcune tracce della biblioteca metallica, ma solo stalattiti e stalagmiti.

Dopo la seconda spedizione Juan Moricz fece un tentativo di ufficializzare la sua scoperta, il 21 luglio 1969, dichiarando di fronte ad un notaio di aver individuato nella caverna, oggetti importanti dal punto di vista archeologico.

Varie persone mi hanno scritto sostenendo che Moricz fosse in mala fede, e che lui, dopo aver visto la collezione di Carlo Crespi e aver ascoltato la sua probabile provenienza, pensò di divulgare la storia che aveva trovato la biblioteca metallica all'interno della caverna, per ottenerne soldi e fama.

Anche questa è una possibilità, considerando che Moricz non mostrò mai nessuna fotografia dei suoi ritrovamenti.

Ci sono però altre dichiarazioni, come quella del maggiore Petronio Jaramillo, tratta dal libro "Oltre le Ande" di Pino Turolla.

Jaramillo, che dichiarò di essere entrato nella caverna nel 1956, descrisse alcuni manufatti antichi e le famose lamine metalliche, ma anche in questo caso non ci sono fotografie e pertanto si può concludere che la biblioteca metallica è stata vista e fotografata solo ed esclusivamente nel museo di Padre Carlo Crespi.Quando Padre Carlo Crespi morì, nel gennaio del 1982, la sua meravigliosa collezione d'arte mediorientale (e antidiluviana), fu portata via dal museo di Cuenca, verso una destinazione ignota.

Alcune voci sostennero che il Banco Centrale dell'Ecuador abbia acquisito, il 9 luglio 1980, per la somma di 10.667.210 $, circa 5000 pezzi archeologici in oro e argento dalla missione salesiana.

Il responsabile del museo del Banco Centrale dell'Ecuador, però, Ernesto Davila Trujillo, smentì categoricamente che l'entità di Stato acquisì la collezione privata di Padre Crespi.

Secondo altre persone i reperti di Padre Crespi furono inviati in segreto a Roma, ed oggi si troverebbero in qualche cavò del Vaticano.

A questo punto sorge una considerazione: se i reperti di Padre Carlo Crespi, inclusa la biblioteca metallica, erano dei falsi, perché sono stati fatti sparire?

Se fossero stati dei falsi sarebbero stati venduti all'incanto in qualche mercatino di periferia, a poco prezzo.

Assumendo pertanto che la maggioranza di quei reperti erano veri, ma che non provenissero dalla Cueva de los Tayos, perché sarebbero stati custoditi proprio nella missione salesiana di Padre Carlo Crespi?

Che bisogno avrebbe avuto il legittimo proprietario (l'ordine dei Salesiani? Il Vaticano?), d'inviarli a Cuenca?

Forse per nasconderli? In questo caso però Carlo Crespi non li avrebbe mai mostrati a nessuno.

Come si vede il mistero della biblioteca metallica di Padre Carlo Crespi, è ancora attuale: nessuno può essere certo della sua reale provenienza, e tantomeno della sua attuale ubicazione.

Il fatto che sia stata occultata potrebbe essere una prova non solo della sua autenticità, ma anche del suo inestimabile valore e forse, del suo scomodo significato.




http://www.antikitera.net/news.asp?id=12476&T=2


Ultima modifica di zakmck il 13/05/2013, 03:46, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 13/05/2013, 03:33 
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Secondo altre persone i reperti di Padre Crespi furono inviati in segreto a Roma, ed oggi si troverebbero in qualche cavò del Vaticano.


Non è improbabile. Comunque sti salesiani stanno sempre in mezzo...



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In questo link, a fondo pagina, viene detto che molti dei reperti raccolti da Crespi, tra cui alcuni dei più sensazionali, erano in realtà dei falsi fatti di latta ed alluminio.


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Glypto ha scritto:

In questo link, a fondo pagina, viene detto che molti dei reperti raccolti da Crespi, tra cui alcuni dei più sensazionali, erano in realtà dei falsi fatti di latta ed alluminio.


Purtroppo non e' possibile verificare queste affermazioni, come per altro riportato anche nei post precedenti, in quanto i restanti oggetti non sono piu' esaminabili (opss).

Inoltre farei notare che tali pezzi sono stati classificati come falsi semplicemente in base alla impossibilita' di poterli ricondurre a culture note o sulla base della sola opinione "dell'esperto" che li ha esaminati per conto del museo.
In sostanza e' sempre la stessa vecchia storia.



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Una cosa che non ho mai capito è perché queste persone dovrebbero nascondere o addirittura distruggere le prove di antiche civiltà sconosciute. Se davvero esistono questi reperti e non sono falsi, perché non li mostrano e li studiano seriamente? Diverrebbero i nuovi Champollion, i nuovi Schliemann, i nuovi Koldewey...


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Cita:
Glypto ha scritto:

Una cosa che non ho mai capito è perché queste persone dovrebbero nascondere o addirittura distruggere le prove di antiche civiltà sconosciute. Se davvero esistono questi reperti e non sono falsi, perché non li mostrano e li studiano seriamente? Diverrebbero i nuovi Champollion, i nuovi Schliemann, i nuovi Koldewey...


Pia illusione. Non e' cosi che funziona.
Non si possono tirare fuori da un cassetto dei reperti e dire che sono di antiche civilta' sconosciute.
Esaminare il reperto di per se aggiunge poche informazioni. Quello che conta e' il contesto del ritrovamento.
Se manca questo il reperto e' pressoche' inutile.



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MessaggioInviato: 18/05/2013, 15:15 
Per lo stesso motivo per il quale gli spagnoli hanno bruciato la maggior parte dei documenti, della storia e della cultura delle popolazioni che andarono a depredare :) Controllo!



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 Oggetto del messaggio: Re: I libri d'oro della Cava dei Tayos
MessaggioInviato: 04/05/2018, 19:10 
]Come ve la cavate con lo spagnolo? Bhè non è tanto difficile [:246]
Buona visione [;)]

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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 04/05/2018, 19:10 
zakmck ha scritto:
Cita:
Glypto ha scritto:

In questo link, a fondo pagina, viene detto che molti dei reperti raccolti da Crespi, tra cui alcuni dei più sensazionali, erano in realtà dei falsi fatti di latta ed alluminio.


Purtroppo non e' possibile verificare queste affermazioni, come per altro riportato anche nei post precedenti, in quanto i restanti oggetti non sono piu' esaminabili (opss).

Inoltre farei notare che tali pezzi sono stati classificati come falsi semplicemente in base alla impossibilita' di poterli ricondurre a culture note o sulla base della sola opinione "dell'esperto" che li ha esaminati per conto del museo.
In sostanza e' sempre la stessa vecchia storia.



Chi l'ha detto che non si possono vedere i reperti di Crespi?
io li ho visti a Cuenca, e pure toccati con queste mani con cui scrivo sto commentino...
Basta conoscere le persone giuste
magari quando torno lì, vi mando un selfie con qualche placca in mano [:264]



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 04/05/2018, 19:20 
andreacorazza ha scritto:
Chi l'ha detto che non si possono vedere i reperti di Crespi?
io li ho visti a Cuenca, e pure toccati con queste mani con cui scrivo sto commentino...
Basta conoscere le persone giuste
magari quando torno lì, vi mando un selfie con qualche placca in mano [:264]


Se leggi bene c'e' scritto che "dei restanti oggetti" si e' persa traccia non di tutti gli oggetti.

Comunque se hai possibilita' di visionare oggetti della collezione Crespi trafugati o in possesso di privati, fotografa tutto e posta.



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 04/05/2018, 19:26 
zakmck ha scritto:
andreacorazza ha scritto:
Chi l'ha detto che non si possono vedere i reperti di Crespi?
io li ho visti a Cuenca, e pure toccati con queste mani con cui scrivo sto commentino...
Basta conoscere le persone giuste
magari quando torno lì, vi mando un selfie con qualche placca in mano [:264]


Se leggi bene c'e' scritto che "dei restanti oggetti" si e' persa traccia non di tutti gli oggetti.

Comunque se hai possibilita' di visionare oggetti della collezione Crespi trafugati o in possesso di privati, fotografa tutto e posta.


Ma certo che posso rivederli, con piacere. Quando torno lì, torno da certe suore a Cuenca e vi faccio foto. Anche se poi sono lastre certamente antiche ma che non sono così meravigliose come sembrano. Con Sixto Paz andai all'inizio della Cueva de los Tayos ma fu una giornata tremendamente difficile, pioggia grandine e fango, e decidemmo tornare nel futuro. Lui poi tornò nel 2010 quando io stavo a Roma e mi disse che l'ecuador e' il punto finale del "disclosure" ma questo si sapeva.
Anche lui ha visto le lastre, forse ha qualche foto e sembra abbia parlato con Antarel che si trovav dentro una grotta (e' pieno di tunnel ed è meglio andare cauti) . Se volete vi sparo il suo email.



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 Oggetto del messaggio: Re: I libri d'oro della Cava dei Tayos
MessaggioInviato: 05/05/2018, 08:20 
Ma non scherziamo, è chiaro che le verità scomode scoperte da Padre Crespi si sia cercato in ogni modo di screditarle.
Fa parte del gioco in atto da sempre per nascondere quello che ormai non si può più nascondere. Nella sua ingenuità di uomo di fede e di cultura, Padre Crespi non si rese conto che le sue idee mettevano fortemente in discussione quelle che erano le teorie consolidate dell’archeologia convenzionale ed ufficiale, e noi sappiamo quanto sia difficile andare controcorrente a quello che è il pensiero ufficiale, basta vedere ad esempio le balle raccontateci sull'antico Egitto.
Padre Crespi si era reso conto che quei manufatti presentavano analogie con l’iconografia delle antiche civiltà mesopotamiche. Cioè aveva trovato il collegamento, l'anello mancante, tra culture sviluppatesi su versanti opposti del pianeta! Lui era convinto che le lamine e le placche d’oro indicassero senza ombra di dubbio che il mondo antico medio-orientale antecedente al diluvio universale fosse in contatto con le civiltà che si erano sviluppate nel Nuovo Mondo, già presenti in America a partire da sessanta millenni fa! E' chiaro che si sia fatto di tutto per screditarlo, per ridurlo al silenzio anche facendo sparire, per fortuna non tutti, i reperti che gli erano stati donati.
Nel titolo della discussione che avevo aperto e che è stata chiusa dallo zelante moderatore parlavo di "La Cueva de Los Tayos ovvero La Storia dell'umanità" perchè su quelle tavole è raccontata la storia della Terra e dell'Uomo sulla Terra e non è un caso che in questi posti che parlano della nostra Storia compaia sempre, come in Antartide, Neil Armstrong...l'uomo che per primo pose piede sulla Luna, colui che vide quello che "non doveva vedere" e che da allora ha cercato sulla Terra le testimonianze delle antiche civiltà extraterrestri.

p.s.:Una curiosità di cui forse neanche il mio amico Andrea è a conoscenza, gli abitanti di Cuenca chiamano così quella grotta perchè nella sua profondità vive una specie di uccelli che per l'oscurità della grotta sono semi ciechi, i tayos appunto. [;)]



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