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MessaggioInviato: 19/05/2013, 16:37 
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MaxpoweR ha scritto:

Hai mai visto il 13 piano? :)


Secondo te?! [;)]



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MessaggioInviato: 19/05/2013, 16:38 
hahahahah ok allora è chiaro cosa intendessi dire :)

(devi assolutamente leggere IL QUINTO GIORNO)



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MessaggioInviato: 24/05/2013, 23:31 
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Atlanticus81 ha scritto:


Cita:
Secondo Hawks ed Eiberg che, assieme al team hanno spiegato in modo dettagliato la ricerca tra le pagine della rivista Human Genetics, questo gene “fa qualcosa di buono per le persone con gli occhi azzurri, li rende cioè più desiderabili nel farsi scegliere da un compagno che vuole procreare, quindi fanno più bambini.”


In qualsiasi caso ci troviamo dinanzi nuovamente a una mutazione genetica che agisce su un fenotipo recessivo come appunto quello degli occhi azzurri esattamente analogo alle ricerche effettuate sull'RH- e sul gruppo sanguigno zero.

Chi fosse l'antenato comune con RH-, gruppo sanguigno zero, occhi azzurri e altre caratteristiche recessive forse ormai del tutto perdute per sempre, nel corso del percorso genetico è la risposta che stiamo cercando.


Interessante l'articolo su Hans Eiberg; per quanto riguarda invece il fattore RH- e la teoria degli antichi Astronauti, il fatto che si è passati da 4 gruppi sanguigni ben noti a 32 (http://www.focus.it/scienza/salute/scoperti-due-nuovi-gruppi-sanguigni_08032012_32121_C12.aspx), e che la ricerca in campo scientifico continui... a mio avviso è un'ulteriore prova a favore dell'interferenza "aliena" sulla nostra Genesi.


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MessaggioInviato: 25/05/2013, 02:25 
bisogna vedere in che modo si ci è passati;

la nostra specie ha attraversato diversi colli di bottiglia nella sua evoluzione, cioè momenti in cui la popolazione dei sapiens si è notevolmente ridotta, addirittura c'è chi pensa fino a qualche migliaio in tutto, suddivisi in piccole comunità, a causa ad esempio dell'esplosione del super vulcano di Toba

Cita:
wikipedia scrive:

Il fenomeno detto collo di bottiglia identifica un particolare tipo di deriva genetica. Si verifica quando il numero di individui facenti parte di una popolazione viene ridotto drasticamente da forze atipiche nella selezione naturale (caccia, persecuzioni), o ne viene isolata definitivamente una parte, (spostamenti migratori anomali, barriere geografiche).
Ovviamente se solo una parte esigua della popolazione generale sopravvive, o comunque sopravvive isolata dal resto della popolazione generale, tali sopravviventi possono, per il passaggio attraverso un "collo di bottiglia" metaforico, dal quale sortono unici o isolati, recare solo il proprio corredo genetico che non può essere significativo di tutta la popolazione generale della propria specie di origine.
La conseguente riduzione della variabilità genetica può giungere alla criticità e tendere ad eliminare del tutto alcuni alleli, ma anche a far sì che altri vengano rappresentati in eccesso nel pool genico.
Come esempio si può studiare il restringimento della popolazione maschile discesa dall'Aplogruppo I (Y-DNA)



Nello specifico:

Cita:
wikipedia scrive:
L'eruzione del supervulcano viene fatta risalire a 70-78 000 anni fa. Essa è ritenuta una delle più catastrofiche degli ultimi 500 000 anni. Nella scala Volcanic Explosivity Index viene classificata con una magnitudo di 8. Secondo i ricercatori Bill Rose e Craig Chesner del Michigan Technological University, il volume del materiale eruttato era all'incirca di 2800 km³ di cui circa 2000 km³ di ignimbrite e 800 km³ di ceneri che seppellirono l'intera regione sotto numerosi metri di depositi. Si calcola che nella regione attorno al vulcano esse raggiunsero un'altezza superiore ai 400 metri e sedimenti di oltre 4 m sono presenti in molte regioni indiane.
L'eruzione ebbe luogo su più settimane e alla fine l'intera regione collassò lasciando un grande cratere che si riempì d'acqua e al centro una nuova montagna che oggi raggiunge i 1600 metri di altitudine e che forma l'isola di Samosir.

Sicuramente un simile evento lasciò delle ferite tremende in tutto l'ecosistema mondiale del tempo. Molti organismi vennero spinti sull'orlo dell'estinzione e da studi sul mitocondrio umano alcune ricerche suggeriscono che circa 75.000 anni or sono[1] la specie umana fu ridotta a poche migliaia di individui. Questo collo di bottiglia nella numerosità della popolazione umana spiega in parte la scarsa variabilità genetica nella nostra specie. Alcuni ricercatori[2][3] fanno risalire all'eruzione del Toba la causa scatenate di quella drastica riduzione. Questa teoria per ora non appare in contraddizione con le datazioni matrilineari dell'Eva mitocondriale e patrilineari dell'Adamo Y-cromosomale (Y-mrca).


[:)]



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MessaggioInviato: 25/05/2013, 22:54 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

la nostra specie ha attraversato diversi colli di bottiglia nella sua evoluzione, cioè momenti in cui la popolazione dei sapiens si è notevolmente ridotta, addirittura c'è chi pensa fino a qualche migliaio in tutto, suddivisi in piccole comunità, a causa ad esempio dell'esplosione del super vulcano di Toba


In questi termini l'ipotesi che:
«...i cosidetti antenati alla base della discendenza di alcuni gruppi sanguigni "meno noti" abbiano subito un processo di estinzione di massa in seguito a varie catastrofi naturali.» tra cui il Supervulcano Toba da te sopracitato, suonerebbe sicuramente plausibile.
(Sottolineando che è una mia personale interpretazione del tuo commento)

Tuttavia, se partiamo dal presupposto di:
Come nasce il sangue?
http://www.blutspende.ch/it/sul-tema-sangue/funzioni-del-sangue/come-nasce-il-sangue/ da cui riporto semplicemente la frase
Cita:
«...il midollo osseo è quindi la "culla" delle cellule sanguigne...»


e Chi può candidarsi come donatore di midollo osseo? http://www.admonoicattaro.it/chi_puo_candidarsi_come_donatore_di_midollo_osseo.html
Cita:
«Qualunque individuo sano... purchè non sia affetto da malattie ai principali organi o da forme infettive...»


e che Trapianto di midollo osseo e variazioni al dna del sangue? http://gruppi.rooar.com/showthread.php?t=1744907
Cita:
«...chi subisce un trapianto che esita positivamente diventa una
chimera, perchè presenta due sistemi cellulari diversi: le cellule di
tutti i tessuti dell'organismo sono del ricevente ad esclusione delle
cellule del midollo osseo che appartengono al donatore, e ne possiedono
quindi anche il DNA.»


Se pensiamo che gli Scienziati stiano lavorando alla clonazione del Mammut ad asempio, attraverso il ritrovamento del midollo osseo: http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Mammut-verso-la-clonazione-scoperto-midollo-in-Siberia/D10038759.html
Cita:
«...Il midollo, scoperto in Siberia, era sepolto nel permafrost, uno strato di terreno permanentemente ghiacciato. A partire dal Dna recuperato sarà possibile creare degli embrioni di mammut. Il progetto degli scienziati è quello di far crescere gli embrioni creati in laboratorio nel ventre degli elefanti, unica "culla" predisposta per la nascita del mastodonte preistorico.»


venendo alla mia domanda/supposizione:
«E' possibile che qualcuno in possesso del DNA di alcuni "uomini primitivi" sia intervenuto ad eseguire degli esperimenti, a modificare o più semplicemente, a riportare alla luce una "razza" estinta?»

Ricordiamoci che una percentuale di addotti (provenienti da diversi paesi e/o continenti del nostro pianeta) ha riportato delle cicatrici in alcune aree del corpo sottoposte ad un prelievo di midollo osseo.

Il fatto che i nuovi gruppi sanguigni siano stati riscontrati a maggioranza nella popolazione Giapponese (di cui ricordiamo la bisblacca moglie del ministro giapponese Hotoyama che fa outing al mondo dicendo di essere stata rapita più volte dagli alieni) e nella comunità Gitana che è stata accusata per decenni con l'infamia di rapire i bambini, a me personalmente fa pensare che siano i bersagli "più facili" su cui condurre degli esperimenti.


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MessaggioInviato: 26/05/2013, 03:08 
Più che riportare in vita una razza estinta si può parlare di "creazione" di una nuova razza usando come CONTENITORE (argilla) una razza umana preesistente e come UPGRADE uno Tzelem esogeno, sotto questo punto di vista sono perfettamente d'accordo con te, ma dal mio punto di vista la presenza di così pochi gruppi sanguigni è molto più probabile che sia dovuta al drastico e catastrofico crollo di presenza umane invece che da una selezione genetica precostituita. Anche perchè dando per buono ciò che dici, il sangue degli animali e degli altri esseri viventi come si è formato?



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MessaggioInviato: 14/06/2013, 00:47 
La tecnologia scomparsa
Di Giorgio Giordano

L’archeologia ortodossa sostiene che i templi e le fortezze sulle Ande sono stati edificati a traino e spinta. Prendiamo Sacsayhuamán: non serve avere competenze ingegneristiche per certificare la totale inconsistenza della soluzione proposta. Immaginare centinaia o migliaia di indios impegnati in un grande tiro alla fune è antiscientifico, in quanto smentito dalla prova empirica. Il problema si ripresenta per la maggioranza dei siti megalitici sparsi per il mondo. Le metodologie di taglio, trasporto e posa dei blocchi risultano sempre misteriose, spesso “impossibili”.

Immagine

Eppure queste opere sono lì in bella mostra. Ipotizzare macchinari analoghi a quelli moderni, forse ancora più evoluti, in linea di principio è possibile, ma ciò significa che la corrosione ha agito su ogni traccia, cancellando davvero tutto. Le graffe in metallo che univano i blocchi di Puma Punku non ci sono più. Rubate, riciclate o magari consunte dal tempo?

I macchinari serviti per realizzare il sito potrebbero aver avuto la stessa sorte. Certo, che non sia rimasto proprio nulla pare strano. C’è un’altra possibilità: quegli antichi costruttori utilizzavano una tecnologia che noi oggi non siamo in grado di riconoscere come tale. Tralasciamo per un attimo il taglio e concentriamoci sul trasporto e sulla posa. I moderni esperimenti sulla levitazione elettromagnetica ci vengono incontro.

“Ho scoperto i segreti delle piramidi. Ho trovato come gli egizi e gli antichi costruttori in Perù, Yucatan e Asia, unicamente con attrezzi primitivi, trasportarono ed eressero blocchi di pietra pesanti parecchie tonnellate”. Così parlò Edward Leedskalnin, l’enigmatico costruttore del Coral Castle, un’imponente struttura megalitica di pietra calcarea, che realizzò da solo nell’arco di 28 anni, a Homestead, in Florida.

Imperdonabilmente, Wikipedia liquida con sufficienza questo piccolo Archimede del ’900, definendolo niente più che uno “scultore” amatoriale. In realtà i suoi studi sollevarono l’attenzione di un genio riconosciuto come Tesla, che volle incontrarlo.

Immagine

Fu autore del testo “Magnetic Current” in cui espose le sue teorie eterodosse sull’elettromagnetismo. Nel secolo scorso ricercatori come Leedskalnin, Tesla, Marconi, Hutchison, Ighina diventarono alfieri di una scienza “proibita”, che ridisegnava la fisica secondo l’idea di un Universo retto dalla forza di attrazione e repulsione tra i poli magnetici positivi e negativi delle micro-particelle che compongono la materia.

Anche gli scienziati nazisti seguirono analoghe intuizioni. In sintesi il lavoro di questi “incompresi” indicherebbe la possibilità di modificare l’andamento di questo flusso magnetico e di conseguenza la gravità. Il problema del taglio a questo punto potrebbe essere risolto nello stesso modo: alterando la polarità delle particelle che compongono la materia è possibile disgregare, allentare, ammorbidire, i legami tra gli atomi e rendere malleabile la più dura delle rocce. La scienza moderna non è arrivata alle conclusioni estreme dei sopracitati “inventori”, ma ha potuto sperimentare in laboratorio la levitazione elettromagnetica.

Un’altra soluzione degna di nota è quella della levitazione sonica, anch’essa testata in laboratorio, ipotesi che peraltro si accorda alla perfezione con le stesse tradizioni andine (ma anche tibetane, celtiche, eccetera) che appunto parlano di blocchi sollevati grazie al suono di strumenti a fiato (o a percussione). Suono ed elettromagnetismo a ben vedere non sono poi così diversi. I fenomeni elettromagnetici sono fenomeni onda, come le onde sonore e per la verità qualsiasi altra cosa intorno a noi. La fisica quantistica parla apertamente di natura vibratoria della materia, teorizzando che tutto nell’Universo è vibrazione, ovvero musica. Una teoria che trova un parallelo straordinario nella dottrina vedica della primordialità del suono fra le qualità sensibili (come qualità propria dell’Etere, Akâça, che è il primo degli elementi).

Per questo si dice che i Saggi delle prime epoche hanno “sentito” il Veda. E in fondo questa visione non è altro che quella della creazione partendo dal Verbo: secondo il primo capitolo della Genesi e secondo l’evangelista Giovanni, il suono primordiale è quella Parola divina attraverso cui sono state create tutte le cose. Anche gli egizi attribuivano l’origine del creato al suono primordiale emesso da Thot. L’identico principio compare pure nel druidismo. Si narra che grazie allo Nah-sinnar, una melodia che riproponeva in schemi matematici i più profondi e nascosti archetipi della Natura, gli sciamani erano in grado di operare sulle cose e sugli esseri umani.

Parliamo nella sostanza di “cimatica”, la scienza che studia (e che ha dimostrato) come il suono cambia le forme della materia. Attraverso il suono si possono modellare le cose e come dicevamo prima farle levitare, anche le pietre.

Ritorniamo quindi ai nostri problemi “megalitici” di taglio, trasporto, posa: in assenza di reperti vale forse la pena rinunciare ai super macchinari e rivolgere le nostre attenzioni a flauti, trombe e tamburi? Oppure a un “giochino” con le calamite? O forse ancora a un combinato disposto dei suddetti metodi? Di certo meglio del tiro alla fune.

http://pianetablunews.wordpress.com/201 ... scomparsa/



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MessaggioInviato: 26/06/2013, 18:02 
Da un articolo di Yuri Leveratto la seguente ispirazione!

Agricoltura e scrittura sono due innovazioni che la storia ci insegna essere le basi per la nascita della civiltà.

Se l'agricoltura è stata dono degli dei, necessariamente anche la scrittura doveva esistere già in epoca pre-diluviana e il suo retaggio esistere in tutte quelle terre coinvolte nella "Rinascita" post-diluviana... quelle terre che furono le nazioni e le colonie di Atlantide.

L’origine dell’antica scrittura europea e le sue similitudini con gli arcaici segni ritrovati in Sud America

Una delle caratteristiche della civiltà, oltre all’utilizzo stabile dell’agricoltura, è l’invenzione della scrittura.

La differenza tra i pittogrammi, i petroglifi e la scrittura, è che mentre i primi due rappresentano esseri umani, animali o cose, con la scrittura l’uomo è riuscito a rappresentare in forma duratura delle idee, dei concetti.

La storia accademica associa l’avvento della prima civiltà ufficiale, quella dei Sumeri, con l’apparizione della scrittura, approssimativamente 30 secoli prima di Cristo.

Sono vari però i ritrovamenti d’arcaici sistemi di numerazione e antiche tavolette d’argilla, dove vi sono rappresentati segni, che potrebbero essere ancora più remote di quelle sumere.

Innanzitutto bisogna ricordare gli antichi sistemi di numerazione e annotazione, come l’osso di Ishango, ritrovato in Africa, l’osso di Blanchard o i segni incisi nell’osso d’aquila di Le Placard. Alcuni di questi sistemi di numerazione risalgono ad addirittura 30 millenni or sono, ma non possono essere considerati come forme di scrittura.

I glifi ritrovati nelle tavolette di Vinca e Tartaria invece sono riconosciuti come la prima forma di scrittura, antecedenti quindi a quelli dei Sumeri.

Immagine

Nel 1908 l’archeologo Miloje Vasic portò alla luce varie tavolette d’argilla con iscrizioni sconosciute nella località di Vinca, nelle vicinanze di Belgrado (Serbia). Con la prova del radiocarbonio le tavolette di Vinca sono state datate dal 2500 al 2000 a.C.

In seguito, nel 1961, l’archeologo Nicolae Vlassa scoprì tre tavolette d’argilla con iscrizioni antiche simili alla scrittura dei Sumeri, ma più arcaiche, nelle vicinanze del paesello di Tartaria, in Romania. La prova del radiocarbonio ha dato un risultato sorprendente: 3500 anni prima di Cristo, ovvero un millennio più antiche delle tavolette ritrovate nell’attuale Irak, classificabili all’interno della civiltà dei Sumeri.

I simboli delle tavolette d’argilla sono in generale astratti, con croci, svastiche o linee, ma a volte sono zoomorfi o antropomorfi.

Immagine

Alcuni segni richiamano a simboli neolitici che sono presenti anche negli ideogrammi cinesi, nel cuineiforme sumero e nei geroglifici egizi, e questo sembra essere spiegato con il fatto che quei simboli si originarono in epoche ancora più arcaiche, ed hanno forse a che fare con il sorgere del nostratico, l’antica proto-lingua (forse solo parlata), che si originò con l’avvento dell’Homo Sapiens.

La teoria dominante per spiegare i segni di Vinca e Tartaria, siccome non sono stati decifrati, è che fossero usati per motivi rituali e legati ai cicli agricoli. Secondo un’altra teoria i simboli Vinca e Tartaria erano usati per numerare, ossia per tenere il conto di particolari eventi, come i giorni delle fasi lunari o la consistenza del bestiame.

Secondo Maria Gimbutas (1921-1994), i creatori della scrittura Vinca e Tartaria erano i discendenti degli indo-europei, e dominarono i Balcani a partire dal 4000 a.C. con una società fondata sul culto della Dea-Madre.

Dopo aver analizzato le tavolette di Tartaria e Vinca risulta evidente che la scrittura sorse in Europa almeno un millennio prima rispetto al mondo medio-orientale e, cosa ancora più incredibile, senza apparente influenza asiatica.

Immagine

Vi sono poi i segni di Glozel (Francia), che hanno suscitato moltissime polemiche nell’ambito archeologico.

Il sito archeologico, che fu portato alla luce nel 1924 da Emile Fradin, è stato individuato come risalente al Neolitico.

Il centinaio di tavolette d’argilla ritrovate a Glozel, che riportano segni simili a quelli delle tavolette di Tartaria, sono state però datate come appartenenti ad un’epoca differente, situata tra il 300 B.C. e il 300 A.D. (periodo Celtico).

Secondo Pierre Carnac, nel suo libro “La storia comincia a Bimini”, le antiche tavolette d’argilla che riportano segni che richiamano ad un arcaico alfabeto, non decifrato a tutt’oggi, sarebbero state ritrovate anche a Alvao (Portogallo), Bunesti (Romania), Petra Frisgiada (Corsica), Puygravel (Francia), e nella catena montuosa dell’Atlante (Marocco).

Pierre Carnac fa poi delle comparazioni con alcuni segni (pittogrammi e petroglifi), ritrovati in alcuni siti archeologici del Sud America, che ho avuto la possibilità di studiare in questi anni.

In particolare Carnac si riferisce alla somiglianza dei glifi di Glozel con i petroglifi di San Agustin (Colombia) e con i pittogrammi della Pedra Pintada (Roraima, Brasile).

Sempre secondo Carnac nella Pedra Pintada vi sarebbero 43 segni dei 111 di Glozel.

Immagine

Carnac assimila anche i segni del Manoscritto 512 ai glifi di Glozel che a loro volta deriverebbero da quelli di Tartaria. Secondo lui almeno 20 segni del Manoscritto 512 sarebbero identici a quelli di Glozel.

Secondo Carnac, vi sono delle similitudini tra l’antica scrittura europea (Tartaria e Vinca), le tavolette di Glozel, e alcuni glifi che sono stati rappresentati in forma pittografica o di petroglifi in Sud America.

In particolare per Carnac i glifi che i bandeirantes portoghesi della spedizione del 1753, riportarono nel Manoscritto 512, dopo averli visti presso un’enigmatica città in rovine nell’interno del Brasile, avrebbero origine da viaggi transoceanici che fecero alcuni popoli indoeuropei intorno al 3000 a.C.
Per lui questi popoli potrebbero essere stati dei megalitici stanziati inizialmente nei Balcani i cui discendenti potrebbero essere stati i Cari (che vivevano nell’attuale Turchia meridionale) o i Pelasgi.

Immagine
Gli strani segni del manoscritto 511

http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=367


Ultima modifica di Atlanticus81 il 26/06/2013, 18:15, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/07/2013, 22:17 
Il segreto del DNA nel disco di Festo di origine minoica fiorita dal 2700 al 1450 a.C.

Dopo decenni di tentativi da parte di archeologi e studiosi, il Disco di Festo ha finalmente il suo decifratore.

La giovane ricercatrice Barbara Gagliano, autrice del libro: “Il Disco di Festo: Chiave delle malattie genetiche”, racconta la straordinaria avventura vissuta attraverso il lavoro di decodifica del prezioso reperto di origine minoica.

Immagine

Per comprendere l’importanza del Disco di Festo e della sua misteriosa conoscenza – ci spiega Barbara – dobbiamo addentrarci nel genoma umano e cercare di comprendere come funziona il nostro DNA. L’acido desossiribonucleico (ovvero il DNA) è formato da due nucleotidi, cioè due stringhe/filamenti. Nel nostro disco di Festo i due filamenti vengono rappresentati uno su ogni lato. Questi due nucleotidi a forma di spirale sono la rappresentazione materiale delle forze Yin e Yang, il maschile e il femminile, che si muovono con polarità opposte. I nostri antenati, come se avessero utilizzato una grande lente di ingrandimento, hanno fotografato il processo di meiosi durante il quale, all’atto del concepimento, l’informazione di origine materna e quella di origine paterna si fondono per dare vita ad una nuova creatura: il lato A del disco contiene l’informazione materna, il lato B l’informazione paterna.

Cromosoma per cromosoma, i nostri progenitori ci hanno tramandato il segreto della vita descrivendo esattamente come avviene l’incastro dei geni dal momento in cui le due informazioni genomiche si incontrano e comincia a formarsi l’embrione. Il codice racchiuso nel disco rappresenta 23 cromosomi da un lato e 23 dall’altro: in realtà, il codice usufruisce di 30 frammenti per descrivere l’informazione genomica portata dal padre e 31 per quella della madre. Da questo dato, grazie all’aiuto di testi biblici ed ebraici, l’autrice è riuscita a comprendere che il materiale genetico nella donna è maggiore rispetto all’uomo: questa informazione è stata celata nel mito della costola di Adamo ed Eva. Se osserviamo, infatti, i cromosomi X ed Y a confronto noteremo che Adamo ha una “costola” in meno! I nostri antenati conoscevano perfettamente il segreto che si cela dietro alla discesa dello spirito nel mondo della materia e hanno voluto tramandarci questa informazione.

Immagine
Citogenetica, rappresentazioni del cromosoma umano

[img]http://www.diagnosiprenatale.com/writable/editor/cariotipo.jpg/[img]

Nella raffigurazione del disco non tutti i cromosomi sono rappresentati con un frammento di codice (per frammento s’intendono i simboli racchiusi all’interno di due stanghette): molti cromosomi vengono rappresentati con due o più frammenti. Quando ciò avviene, i nostri antenati stanno cercando di dirci che quel cromosoma è fragile e in quel locus può avvenire una rottura: quando ciò avviene siamo in presenza di una “delezione”, cioè il cromosoma si spezza e il materiale genetico si disperde dando vita a disfunzioni genetiche. I nostri antenati ci mostrano chiaramente in quali loci è possibile che avvenga la delezione e ci spiegano quali sono le malattie che possono essere causate dalla dispersione di questo materiale genetico. Un’altra cosa importante da capire per comprendere il codice è il cosiddetto fenomeno del “crossing-over”: durante il processo di meiosi i cromosomi si incontrano e hanno la possibilità di scambiarsi materiale genetico. Quando ciò avviene, si darà vita, probabilmente, ad una malattia genetica. Anche questo viene spiegato nel disco: quando in un cromosoma troveremo il simbolo dovremo comprendere che questo cromosoma ha in sé la possibilità di interscambiare materiale genetico con gli altri, oppure potremo interpretarlo anche come possibilità di “inversione” cromosomica: praticamente, il cromosoma ha la possibilità di invertire la propria rotta!

Più mi addentravo nel codice e più rimanevo sorpresa ed allibita – racconta ancora Barbara – sul come i nostri antenati avessero potuto rappresentare così precisamente geni, particelle cellulari e molecole.

Grazie allo straordinario messaggio racchiuso nel codice, Barbara ha potuto studiare malattie genetiche come la sclerosi laterale amiotrofica, la sindrome di Down, l’acondrogenesi, la leucemia mieloide cronica, il linfoma di Burkitt, l’autismo, la malattia di Tay-Sachs e tante altre disfunzioni genetiche sotto una luce completamente nuova, che nulla ha a che vedere con l’approccio scientifico utilizzato dall’umanità del nostro tempo.

E’ possibile che i nostri progenitori avessero voluto tramandarci un messaggio comprensibile proprio nell’anno 2012, considerato l’anno del risveglio spirituale dell’umanità? E’ possibile che attraverso la decodifica di questi reperti si possa in realtà dimostrare che una civiltà più avanzata della nostra sia già esistita o abbia visitato il nostro pianeta in epoche antichissime?

Fonte http://portalemisteri.altervista.org/bl ... -di-festo/

http://risvegliodiunadea.altervista.org/?p=4911



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Cromosoma per cromosoma, i nostri progenitori ci hanno tramandato il segreto della vita descrivendo esattamente come avviene l’incastro dei geni dal momento in cui le due informazioni genomiche si incontrano e comincia a formarsi l’embrione. Il codice racchiuso nel disco rappresenta 23 cromosomi da un lato e 23 dall’altro: in realtà, il codice usufruisce di 30 frammenti per descrivere l’informazione genomica portata dal padre e 31 per quella della madre. Da questo dato, grazie all’aiuto di testi biblici ed ebraici, l’autrice è riuscita a comprendere che il materiale genetico nella donna è maggiore rispetto all’uomo: questa informazione è stata celata nel mito della costola di Adamo ed Eva. Se osserviamo, infatti, i cromosomi X ed Y a confronto noteremo che Adamo ha una “costola” in meno! I nostri antenati conoscevano perfettamente il segreto che si cela dietro alla discesa dello spirito nel mondo della materia e hanno voluto tramandarci questa informazione.


!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Un altro piccolo pezzo che entra perfettamente nel puzzle del nostro REALE PASSATO. Ovviamente chi di dovere metterà la testa sotto la sabbia e non ne sentiremo mai parlare in maniera concreta di questo studio, nè diventerà materia di studio per i futuri archeologi ma rimarrà semplicemente una "curiosità" ^_^



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MessaggioInviato: 15/07/2013, 12:24 
IL CORPO COME INTERFACCIA

Il suono e la musica hanno da sempre rivestito un particolare interesse per le popolazioni antiche. Gli “Antichi" sapevano molto più di quanto fosse riconosciuto a loro riguardo alla Vita, all'Universo, all'Astronomia, alla Matematica Avanzata, al Magnetismo, alla Guarigione, alle Forze Occulte, eccetera.

Pensiamo a Stonehenge e alla sua architettura archeoacustica come ha dimostrato il progetto quadriennale del Dr Bruno Fazenda e colleghi, delle Università di Huddersfield e di Bristol, il quale ha stabilito come le grida, discorsi, canzoni o urla sacrificali potessero risuonare, qualunque contenuto essi potessero avere.

Mancano alcuni pezzi, ma, quando erano al loro posto, ci dovevano essere amplificazioni, e boati, echi e riverberi.

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Pensiamo all’Hypogeum e alle connesse strutture preistoriche a forma di tempio a Malta. La struttura evidenzia corridoi centrali e camere dalla struttura arcuata. Ma l’unicità di questo complesso deriva dal fatto che è sotterraneo, creato mediante la rimozione di circa duemila tonnellate di pietra scavate con martelli in pietra e picconi. Flebili suoni all’interno delle sue mura sono in grado di creare strani effetti eco e riverberi, e un suono emesso o parole pronunciate in specifici punti possono essere sentiti chiaramente in tutti i suoi tre livelli. Adesso gli scienziati suggeriscono che certe frequenze di vibrazioni sonore create da suoni emessi all’interno delle sue mura, siano in grado di alterare effettivamente le funzioni del cervello umano di chi si trova a portata d’orecchio.

Questa struttura invece è conosciuta come la "Puerta de Hayu Marca" o la "Porta degli Dei" o anche "Porta delle Stelle": una porta gigantesca scavata nella solida roccia di granito rosso che si trova letteralmente in mezzo al nulla, a oltre 4000 metri di altitudine.
Questa roccia ha un gigantesco rettangolo intagliato dove al centro, in basso è presente una nicchia che sembra proprio rappresentare una porta. La sola visione di tutto il complesso lascia assai perplessi.

Nonostante apparentemente si tratti di un portale nella roccia che non conduce da nessuna parte, un'interessante leggenda Inca tramandata da moltissime generazioni lo descrive invece come una porta capace di trasformarsi in un vero e proprio portale di accesso.

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Secondo la leggenda Inca, pare che il primo re-sacerdote, Aramu Muru, abbia attraversato il portale grazie ad un oggetto speciale che ne attivava l'apertura, trasformando la pietra in uno stargate; questo stargate sarebbe quindi stato attivato con l'aiuto di un disco d'oro. Un disco d'oro "caduto dal cielo", capace di aprire un portale interdimensionale.

Oggi la popolazione autoctona chiama questo posto la Porta del Diavolo e manifesta un certo timore nel costruire abitazioni nelle vicinanze della porta; infatti non è presente neanche una singola casa! La spiegazione sta nelle leggende narrate su questa porta e sul loro comune denominatore: persone o entità provenienti da un luogo lontano, dalle stelle o da dimensioni parallele come raccontato nella seguente notizia di cronaca.

Una notte un gruppo di musicisti, dopo una festa con amici, si trovava in cammino nei pressi della porta. Ad un tratto, man mano che si avvicinavano, si accorsero che la porta era in realtà aperta e videro un uomo dal strano aspetto che li invitava dentro la sua dimora per un festa. L'uomo infatti era molto alto, con lunghi capelli biondi. I musicisti un po' spaventati rimasero allo stesso tempo affascinati dalle luci, dal clima festoso, in un contesto in cui tutto era incantevole, bello e invitante. Così accettarono ed entrarono insieme allo "straniero", tranne uno che, nel momento in cui i suoi compagni stavano entrando, si fermò un attimo ad orinare dietro una roccia; quando egli terminò si accorse che la porta era chiusa e tutte le luci, la musica, la festa svanirono. Non rivide più i suoi amici.

Secondo i teorici degli antichi astronauti, questa porta era un'estremità di un tunnel spazio-temporale, una sorta di portale che collega ad un'altra parte dell'Universo o ad un'altra dimensione.

Esistono molti manufatti antichi di persone che attraversano passaggi o strane fonti di energia e bisogna tenere conto che gli uomini dell'antichità non conoscevano la tecnologia, proprio come noi oggi cerchiamo di capire se è possibile realizzare un tunnel gravitazionale.

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Ma l’idea o la capacità di realizzare e aprire questi “portali dimensionali” attraverso lo sfruttamento di luoghi o architetture particolari non fu solo prerogativa dei popoli antichi o del mondo sciamanico. Una sottile linea rossa collega le conoscenze antiche con quelle più moderne raccolte e custodite dagli ambienti massonici e templari.

Pensiamo al fiorire della misteriosa architettura gotica con la sua ricerca della dell’armonia delle forme e dell’equilibrio tra le proporzioni seguendo precise regole matematiche che permisero la costruzione di cattedrali tanto imponenti e altrettanto così misteriose come sapientemente descritto nel libro di Fulcanelli “Il Mistero delle cattedrali” pubblicato dalle edizioni Mediterranee dove lo stesso alchimista le definisce «libri meravigliosamenti figurato che dispiegano fino al cielo i loro fogli di pietra scolpita» riferendosi in modo particolare alla Cappella di Rosslyn.

La Cappella di Rosslyn fu edificata nel 1446 da William St Clair (o Sinclair), ultimo Earl St Clair della contea di Orkney la cui storia è legata a doppio filo con il mondo dei Cavalieri Templari e della conseguente nascita della massoneria dopo la fuga appunto in Scozia dei Templari in seguito alle persecuzioni che coinvolsero anche i Catari e le altre sette gnostiche in terra di Francia.

Tra le varie decorazioni che abbelliscono il soffitto, ci sono duecentotredici cubi definiti “musicali” poiché le complesse figure incise sulle loro facce sarebbero in realtà delle note che, se trascritte correttamente e poi riprodotte, condurrebbero chi le ascolta addirittura in Paradiso. La presenza, nella Cappella, di statue di angeli che reggono strumenti musicali non farebbe che avvalorare questa incredibile scoperta.

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Il compositore scozzese Stuart Mitchell è riuscito, grazie alle sue conoscenze, a decifrare il complicato codice e a produrre una melodia che egli ha definito “il Santo Graal della musica”, ma il fatto che alcuni cubi siano andati, nel tempo, distrutti potrebbe far sì che la composizione sia incompleta.

Secondo un altro studioso, Allan Brian, co-direttore del Gruppo scozzese di incontri paranormali, il suono che si verrebbe a produrre porterebbe, a lungo andare, a stati alterati di coscienza, tanto che nel Medioevo questo tipo di accordo fu addirittura considerato diabolico e bandito dalla Chiesa cattolica.

Sappiamo bene che certe vibrazioni sono in grado di modificare la frequenza delle onde cerebrali e di liberare la mente dai pensieri - e perciò dalla cosiddetta “realtà illusoria” -, di renderla molto più ricettiva e, in certi casi, di risvegliarne od aumentarne le capacità: basti pensare ai mantra tibetani ripetuti al fine di raggiungere una elevata concentrazione ma anche a certe musiche utilizzate dagli sciamani di alcune culture del Sud America e dell’Africa per entrare in uno stato di trance ed accedere così al mondo degli spiriti e degli dei e conseguire visioni ed importanti insegnamenti.

E' possibile che la funzione principale della Cappella di Rosslyn fosse quella di agire da cassa di risonanza? Lo stesso principio, dopotutto, si ritrova nelle grandi Cattedrali gotiche in cui le volte ad ogiva fungono da “vibratori sonori” per canti e musica che, amplificati, acquistano un potere benefico sulla mente di chi ascolta.

Viene da chiedersi se, in passato, a Rosslyn si tenessero concerti “proibiti”, forse a scopo iniziatico, atti a spalancare le porte del terzo occhio e, perciò, dell’anima, mettendo in questo modo l’uomo in comunicazione diretta con la sua parte più nascosta e sublime, ovvero quella divina. Questo spiegherebbe perché la Cappella raccoglie in sé le tradizioni di tanti culti diversi: l’Illuminazione è dopotutto il traguardo a cui hanno da sempre anelato i saggi, i mistici e i santi di ogni religione e di ogni epoca.

La ricerca dei “portali” interessò in tempi più recenti altre correnti esoteriche i cui scopi non furono così nobili come quelle che probabilmente ispirarono i Templari e le prime logge massoniche. Stiamo parlando del nazismo e del suo risaputo interesse verso l’occulto, il misterioso e l’esoterico ispirato dalle dottrine teosofiche che sfociarono durante la prima metà del ‘900 nei seguenti ordini esoterici:

- Armanen-Orden;
- Art-gemeinschaft;
- Tempelhof-gesellschaft
- Thule Gesellschaft
- Vryl gesellschaft

Il misticismo nazista originò il “Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft”, ovvero la Società di ricerca ed insegnamento dell'eredità ancestrale, fu fondata nel 1935 come istituto dedicato alle ricerche riguardanti la storia antropologica e culturale della razza germanica. Gli scopi iniziali della società fondata da Heinrich Himmler, Hermann Wirth, e Walter Darré miravano a riscoprire la grandezza delle popolazioni dell'antica Germania dando ampio spazio agli scopi divulgativi; le sue attività iniziarono via via ad allargarsi grazie alla spinta crescente data dalle teorie intorno al mito della razza superiore, di cui i tedeschi sarebbero stati i diretti discendenti. La sua guida fu affidata allo stesso Wirth.

Se note sono le spedizioni dell’Ahnenerbe nel misterioso Tibet alla scoperta dei segreti dei Lama tibetani e dei “magici suoni” e dei poteri racchiusi nei Mantra, meno nota è una missione dei tedeschi in Valtellina e più precisamente in quel di Teglio, dove ancora oggi a Palazzo Besta possiamo osservare strani affreschi e criptici messaggi.

E’ il lavoro di Riccardo Magnani ad aiutarci ad approfondire i segreti di questo piccolo paese della Valtellina e a individuare alcune delle chiavi di lettura che probabilmente mossero i nazisti a indagare a fondo.

Cita:
“Ne esistono moltissime [chiavi di lettura ndr], in realtà, e tutte rifacentesi ad un bagaglio interculturale che porta a riconoscere in questi straordinari affreschi di volta in volta riferimenti alla cultura classica greca, alla cultura indo-vedica, celtica, egizia, la ghematria, la Qabbalah, l’astronomia, la storia dell’arte e così via. Questi affreschi sono un compendio straordinario di tutte le culture che l’uomo ha sviluppato nel proprio progredire e migrare nelle diverse latitudini e epoche sulla terra. Noi tutti abbiamo memoria scritta di cosa rappresentò essere la Biblioteca Alessandrina, ma credo che solo questo straordinario palazzo sia in grado, oggi, di farci percepire con piena fattezza quanto in quello straordinario coacervo di sapere era conservato. Ritengo che palazzo Besta sia una summa concentrata del sapere contenuto nella Biblioteca di Alessandria di Egitto, malamente e dolosamente distrutta. Ma su tutto vi è un particolare senza la cui interpretazione la riconduzione al mondo filo-fiorentino sarebbe stato molto più complicato, ovvero la scritta incisa in calce al “mappamondo” (in realtà un planisfero, appunto), che recita così: “Terra Australis recenter inventa anno 1459 sed nondum plene cognita”. Nel 1459 nasce l’Accademia neoplatonica fiorentina, per volere di Cosimo de Medici; questa intuizione mi ha permesso in realtà di capire quale fosse la porta principale per accedere ai molteplici segreti di palazzo Besta, e ricondurre successivamente a Leonardo da Vinci la paternità di questi affreschi unici.” [tratto da una intervista a R.Magnani]


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Tutto il sapere esoterico sembra muoversi attorno al suono, o meglio alle onde sonore, alle frequenze e alle vibrazioni.

Ciò non mi sorprende considerato la capacità delle frequenze sonore di orientare le molecole d’acqua in modo armonico (o disarmonico).
Il dottor Joseph Puleo e il dottor. Leonard Horowitz, autori del libro "Healing Codes for the Biological Apocalypse " sono stati fra i primi a dedicarsi all'apprendimento dei benefici fisici conseguiti dall' ascolto delle frequenze armoniche, individuando con uno studio approfondito sulla numerologia, la prima serie di 6 toni, successivamente completarono la scala di solfeggio aggiungendo alla lista altri 3 toni. Il dottor Puleo era una persona estremamente scettica, e non realmente coinvolto in "cose spirituali".

Tuttavia, che lo volesse o no, sembra che sia stato scelto per portare un messaggio di estrema importanza, soprattutto per il tempo in cui viviamo, attraverso una serie di visioni e di visite da parte di messaggeri celesti ricevette i nuovi codici di guarigione. è l'inizio di una nuova scienza, la Cimatica, che studia le onde e i suoni che creano forme geometriche armoniose. I suoni e la luce saranno gli strumenti delle medicina del futuro. Un istituto giapponse (I.H.M Research Institute), ha condotto una ricerca su queste frequenze vitali, fotografando l' acqua a -25 gradi. Ecco i cristalli dalla geometria perfetta che derivano dalle varie frequenze. (La tecnica è quella di Masaru Emoto).

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E sappiamo bene come sulla Terra l'acqua copra il 70,8% della superficie del pianeta e più o meno con la stessa percentuale è il maggior costituente del corpo umano.

Questa connessione tra “vibrazione” e “materia” ci riporta subito ai principi della fisica quantistica. Lo stesso Albert Einstein si trovò a dichiarare: "... quello che abbiamo chiamato "materia" altro non è che energia, la cui vibrazione è stata abbassata in modo da essere percepibile ai sensi, la materia in sè non esiste".

Ciò che ha affermato è che a livello più profondo non siamo separati, come corpo, come spirito, come anima... siamo solo esseri di energia. Non dovremmo ignorare la nostra fisiologia, ma riconoscere il corpo come energia, che vibra a una frequenza molto fitta.

E dovremmo pertanto imparare a riconoscere nelle frequenze sonore le chiavi di accesso a una verità che trascende il sapere comune.
Si è scoperto che potenti frequenze sonore furono date alla chiesa molti anni fa per uno scopo profondamente spirituale. La gente che andava a messa, che un tempo si faceva solo in latino, cantava in coro usando l' antico linguaggio, in questo modo si creava una vibrazione molto potente. E' stato appurato che il latino è un linguaggio che passa attraverso tutte le forme di pensiero limitate, e in livelli più profondi del subconscio ha accesso a conoscenze che vanno oltre le nostre credenze. Tramite questi canti e le loro tonalità speciali, venivano impartite enormi benedizioni spirituali durante le messe religiose.

Poichè la musica ha una risonanza matematica, le frequenze sono in grado di ispirare spiritualmente l' umanità ad essere più "simile a Dio,", l' aver cambiato l' intonazione dei cori e la frequenza sonora ha alterato il pensiero collettivo e favorito un' allontanamento dell' umanità da Dio.

I suoni che posseggono queste frequenze hanno un potere straordinario sulla fisiologia umana grazie appunto alla forma che accoglie informazioni coerenti alle leggi della creazione universale. Si pensa anche che il segreto dei toni Solfeggio presumibilmente rappresenti le frequenze sonore che sono state utilizzate per creare l' Universo (Dio creò il mondo in sei giorni, e si riposò il settimo).

E ciò ci rimanda alla cosmogonia di molte popolazioni antiche. Per l’antico sciamanesimo druidico la musica rappresentava una qualità della Natura che si manifestava in maniera invisibile, ma che tuttavia stimolava un potere creativo sull’individuo. Un potere che secondo i druidi non agiva solo sulla mente degli individui, ma poteva addirittura aver agito, all’inizio dei tempi, anche nei confronti di tutto quanto esisteva, dalle foreste al cielo stellato.

Secondo la cosmologia dell’antico druidismo europeo, l’universo avrebbe avuto origine da un Suono primordiale, quale riflesso di una Causa prima, che nella sua espansione sotto forma di una vibrazione ondulatoria avrebbe creato tutte le cose esistenti.

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Gli sciamani ritenevano infatti che la Natura manifestasse attraverso la musica un profondo e segreto messaggio che poteva portare alla conoscenza dell’origine e della natura reale dell’Universo.

Un messaggio che rivelava come la musica rappresentasse anche un evento più profondo, che si identificava con la vibrazione primordiale che aveva dato vita all’universo e costituiva il cuore pulsante e vitale di ogni cosa. L’esperienza vibrazionale del fenomeno ondulatorio era ben conosciuta dagli antichi sciamani e ritenuta, insieme alla matematica, un fenomeno di base per tutte le cose esistenti.

Gli sciamani avevano osservato e studiato il fenomeno della vibrazione delle corde degli strumenti e della propagazione ondulatoria del suono che essi producevano. Un fenomeno apparentemente immateriale, come credevano fosse l’aspetto reale dell’universo, ma in grado di raggiungere l’attenzione degli individui e risultare soggettivamente concreto.

Avevano osservato come le onde prodotte da un oggetto lanciato in uno stagno si allargavano da un centro formando un cerchio e, sebbene fossero di natura inconsistente, coinvolgevano gli oggetti che vi galleggiavano. Avevano altresì osservato come i terremoti producessero fenomeni ondulatori che si propagavano da un epicentro per procedere in cerchio come le onde di uno stagno.

L’antico sciamanesimo druidico aveva quindi interpretato il fenomeno del suono per spiegare la struttura più intima dell’universo, determinandone la nascita attraverso l’archetipo ondulatorio, e dando vita alla formazione della materia.

La tradizione druidica riporta che all’origine dell’universo si era manifestata una condizione di esistenza definita con il termine “Baktà”. Un campo energetico con una sua potenzialità creativa.

All’inizio, secondo gli antichi testi, il Baktà primordiale si richiuse su se stesso divenendo incandescente e piccolo quanto non avrebbe potuto essere altrimenti. Il nuovo stato in cui il campo energetico si era trasformato produsse al suo interno una “insofferenza” di cui si liberò con una immane eruzione energetica. Evento che produsse un fenomeno ondulatorio di colossale potenza, che si propagò in tutte le direzioni, creando l’esistenza. Praticamente una descrizione ante-litteram del Big bang ipotizzato dagli astrofisici moderni.

Nella violenza del rilascio energetico si erano formati vortici di “baktà secondario”, differenti dalla natura posseduta da quello primordiale, che raffreddandosi portavano a creare una varietà di istanze energetiche di ogni genere da cui sarebbe sorta poi la materia.

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La composizione della materia secondo la fisica moderna: 1) lo stato della materia come appare a livello del piano umano; 2) la struttura molecolare della materia costituita dal legame di più atomi; 3) l’atomo nella sua rappresentazione schematica, formato da un nucleo centrale costituito da protoni e neutroni e da uno sciame orbitante esterno di elettroni; 4) la posizione orbitale di un elettrone; 5) i quark, le particelle basilari che costituiscono gli elementi dell’atomo; 6) le stringhe, corde vibranti di energia che costituiscono i quark

Per l’antico sciamanesimo druidico che era giunto a questa teoria cosmologica, la mente umana poteva avere difficoltà a immaginare un simile processo cosmologico, ma poteva benissimo rappresentarlo attraverso l’esperienza umana dell’archetipo ondulatorio del suono.

Gli antichi sciamani colsero quindi l’esempio dell’individuo che incamera l’aria con il suo respiro e la emette dalla bocca con la modulazione della voce. Il processo cosmologico che aveva dato origine all’universo poteva essere quindi compreso con l’esempio dell’atto dell’inspirazione che portava a trattenere in sé, concentrandola, tutta l’energia dell’aria per poi emetterla attraverso un urlo possente le cui vibrazioni sonore giungevano a mostrare valori di un preciso significato concettuale.

Gli antichi sciamani descrissero così la nascita dell’universo, attraverso l’azione di una essenza plasmatica che, dopo essersi concentrata su se stessa, si era liberata violentemente, come un urlo umano, producendo un flusso ondulatorio a tutto campo che espandendosi, intersecandosi con altri vortici e anche nella sua frammentazione, creava le basi della materia.

Seguendo la logica espressa dalla simbologia del respiro umano, gli antichi druidi nella loro cosmologia ritennero quindi che l’universo era costituito da una vibrazione cosmica nata da un Suono primordiale, generato da una Causa Prima. Un ente posto al di là della possibile immaginazione umana, che rappresentava un Mistero esaustivo a se stesso, immanente a tutto l’esistente.

L’intero universo e ogni forma di vita non erano altro che l’effetto del Suono primordiale che si esprimeva nella sua vibrazione cosmica. Il Suono primordiale manteneva il timbro musicale nella sua vibrazione, inafferrabile rispetto alla capacità percettiva ordinaria dell’individuo, ma in grado di edificare i mondi e l’uomo stesso.

Il Suono primordiale aveva dato vita a tutto quanto esisteva a mezzo di una vibrazione che si era estesa nell’infinito, come una corda vibrante crea le note e le melodie e le espande nello spazio sino ad essere rilevate dagli individui che le ascoltano. Una vibrazione cosmica globale divenuta percepibile dall’individuo come le note di una melodia, attraverso le forme che essa aveva creato, dall’immensità dei fenomeni della Natura sino allo stesso individuo.

Secondo l’antico sciamanesimo druidico, parte del Baktà nella sua manifestazione vibratoria aveva preso forma nella materia e nell’uomo, dando vita alle leggi e al cronotopo dello spazio-tempo. Tuttavia la matrice fondamentale che costituiva l’essenza del campo energetico del Baktà continuava a esistere e costituiva la base vibrazionale dell’universo.

Secondo questa concezione cosmologica tutto risultava esistente nella vibrazione primordiale. Non esisteva differenza tra l’individuo e il resto di quanto esisteva in natura. Tutto era legato a questa stessa matrice vibrazionale e quindi rispettivamente comunicante nello stesso stato fenomenico. Non esisteva neppure la distinzione di passato, presente e futuro, ma solo un eterno presente accessibile allo stato di coscienza superiore dell’Io che riusciva ad uscire dalla soggettività proposta dai suoi sensi. Tutto si rivelava come una identica cosa che aveva avuto origine dal Suono primordiale, esistente sulla base del perdurare della sua vibrazione nel cosmo.

E qui possiamo prendere in considerazione le moderne teorie della fisica quantistica che sembrano supportare la concezione cosmologica dell’antico sciamanesimo druidico.

Esse propongono infatti l’esistenza del fenomeno dell’entanglement che prevede che tutto l’universo non sia altro che un “campo quantico” dove tutti i fenomeni coesistono istantaneamente e sono correlati, in maniera altrettanto istantanea, tra di loro. Non ci sarebbe alcuno scambio di informazioni tra gli oggetti, ma sussisterebbe l’informazione per se stessa, totale e immediata.

E' un classico la prova eseguita su una coppia di fotoni che, dopo essere stati lanciati ciascuno in direzione opposta dell’altro, mostravano egualmente, sebbene a distanza, le stesse condizioni fenomeniche a cui uno dei due veniva sottoposto in sede di laboratorio.

Sul principio del fenomeno vibrazionale esistono vari miti cosmologici, di popoli lontani tra di loro, che legano il concetto del Suono primordiale alla creazione dell’universo. Il Suono quindi era inteso come il riflesso della Causa Prima che si esprimeva come la vibrazione che scuoteva l’esistere dall’inizio dei tempi portandolo allo stato di consapevolezza.

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Un esempio del concetto di onda, qui riferita ai fenomeni dell’elettromagnetismo. Tutti i fenomeni ondulatori si comportano con le stesse caratteristiche descrittive.

Un’altra tradizione relativa al potere vibrazionale del suono è quella degli Aborigeni australiani, che riprende l’evento del Suono primordiale attraverso il mito del “rombo sonoro”, conosciuto con il termine anglosassone di “bullroarer”.

Nell’esoterismo aborigeno del “Tempo del Sogno”, il Dreamtime, corpus mitologico della cultura aborigena, viene detto che dal suono del rombo primordiale scaturì tutta la vita dell’universo. Dal suo suono stridulo e sibilante, come un suono metallico, si sviluppò un processo evolutivo in sillabe sonore e note musicali ben determinate. Le prime materializzazioni di questi suoni furono gli astri e le costellazioni zodiacali, e poi vennero gli uomini.

Il rombo sonoro viene prodotto, durante gli incontri rituali, da una tavoletta fatta ruotare dai partecipanti appesa a una cordicella. Il suono che ne esce, propriamente quello di un suono continuo, viene ritenuto come la voce degli Dei che hanno creato l’universo. Ancora un altro mito, appartenente alla tradizione dell’antico Egitto, fa eco al simbolismo del Suono primordiale del Drago dei Nativi europei attraverso il mito del dio Thot.

Questo dio, che mostra per la sua figura iniziatrice della cultura dell’Egitto un forte paragone con il mito di Fetonte dei Nativi europei, è una figura particolare per l’importanza che le viene attribuita. Lo si trova menzionato dalla cosmologia egizia già al momento in cui avviene la creazione del mondo, ma lo si ritrova anche a posteriori, all’epoca della storia umana, quando egli insegna le scienze, le arti e la scrittura basata su un alfabeto di ventidue lettere con cui lascia all’umanità tutto il suo sapere. A lui è attribuito, ancora come per Fetonte, il Gran Libro della Natura, costituito da ventidue lamine simboliche identificate nel suo alfabeto e oggi nelle lamine del gioco dei Tarocchi, che avrebbe lasciato all’umanità prima del suo congedo dall’Egitto.

La leggenda vuole che Thot abbia donato agli antichi egizi anche la musica alla quale verrà attribuito un ruolo molto importante sia nei riti che nella definizione cosmologica dell’universo.

Gli egizi si riferivano infatti al Suono rappresentato dal grido cosmico che il dio Thot aveva scagliato nel nulla all’inizio dei tempi per dare origine al tutto. A seguito del suo grido, o della sua risata articolata su sette note musicali crescenti, sarebbero nate varie realtà divinizzate come la Terra, il destino, il giorno, la notte e così via.

Come ultima citazione, fa eco alle narrazioni dei precedenti miti quanto viene detto dalla Bibbia nel Libro della Genesi nel momento in cui Dio crea l’universo attraverso il potere del suo “verbo”.

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Il fenomeno ondulatorio può essere applicato ai vari fenomeni dell’universo e all’esperienza umana. La lunghezza dell’onda, ovvero la distanza tra le creste, caratterizza genericamente i vari elementi della materia esistente nell’universo: dalle onde radio, alla finestra dei colori visibili dall’occhio umano, sino alle radiazioni più nocive. Più la lunghezza dell’onda è ridotta, maggiore è la sua penetrabilità nei corpi e nella materia. Si stima che all’estrema vibrazione ondulatoria l’onda possa comportarsi come una particella subatomica. Una stringa vibrante per l’appunto.

Infatti la citazione biblica dice esplicitamente: “Disse Dio, si faccia la luce”. Nuovamente il Suono è rappresentato come facoltà creativa. La Parola di Dio diviene sostanza, la “vibrazione divina” crea la vita sulla Terra esattamente come narrano i miti delle altre culture.

Concetto creativo che viene ripreso dall’evangelista Giovanni che inizia la sua opera dicendo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.

La moderna fisica sembra avallare ancora una volta le conclusioni a cui era giunto l’antico sciamanesimo druidico. Nel lavoro attuato dai fisici per definire l’architettura dell’universo è stata sviluppata infatti la cosiddetta “teoria delle stringhe”. Una nuovissima concezione della materia, che unifica la meccanica quantistica e la teoria della relatività e che va a supportare la cosmologia vibrazionale degli antichi druidi.

Secondo il paradigma del “Modello standard”, adottato in larga parte dai fisici per descrivere l’architettura dell’universo, la materia è composta da varie particelle interpretate come corpuscoli puntiformi indivisibili, come ad esempio i “quark” che si combinano in vari modi giungendo a formare protoni, neutroni e l’ampia gamma di particelle e di molecole che costituiscono l’universo.

La moderna teoria delle stringhe non nega il ruolo essenziale di queste particelle, ma ritiene che esse non siano puntiformi, ma risultino costituite da un sottile filamento di energia, centinaia di miliardi più piccolo di un nucleo atomico. Un filamento di energia che è paragonabile a una cordicella, come quella di un violino, in continua vibrazione.

Le varie visioni all’interno della teoria delle stringhe, e di quella denominata delle Superstringhe, prevedono oggetti essenzialmente a una sola dimensione che possono essere aperti o chiusi e che vibrano in maniera diversa tra di loro manifestando in tal modo differenti cariche energetiche che vanno a costituire i vari elementi subatomici più o meno pesanti. Così come una corda di violino può vibrare in modi diversi producendo differenti note musicali, anche i filamenti della teoria delle stringhe possono vibrare in più modi producendo, a seconda dell’intensità del ciclo vibrazionale, particelle con massa e proprietà diverse tra di loro. Particelle, più o meno pesanti, che vanno ad arricchire il panorama definito dal “Modello standard”.

L’attività coordinata delle stringhe giunge a creare non solamente l’entità dello spazio, ma anche quella del tempo. La teoria delle stringhe allarga i confini immaginabili dell’universo poiché prevede che debbano esistere ulteriori dimensioni spaziali in cui le stringhe possano esistere con le loro caratteristiche che portano a concepire fino ventiquattro dimensioni oltre a quelle che conosciamo.

Ciò che accomuna la visione moderna della Teoria delle stringhe a quella cosmologica dell’antico sciamanesimo druidico è il fatto che i filamenti di stringa non costuiscono di per sé un ente materiale. La stringa è da intendersi come una "unità vibratoria" immateriale che con la sua vibrazione crea il fenomeno della materia così come la percepiamo. Una stringa di energia che vibra all’infinito senza smettere mai.

L’idea, sostenuta dai miti, del principio del Suono primordiale come evento che diede origine alla vibrazione, portando alla creazione delle forme, delle creature e dei fenomeni dell’universo, indusse gli antichi sciamani a concepire la possibilità di attuare azioni creative basate sulla musica. A questo scopo gli antichi sciamani idearono la Nah-sinnar, una melodia che riproponeva in schemi matematici i più profondi e nascosti archetipi della Natura, rivelando di essere in grado di operare sulle cose e sugli esseri umani.

Gli sciamani, nell’impiego della Nah-sinnar, usavano la voce e altri strumenti, come il flauto, attraverso i quali esprimere il proprio “koran”, il potere interiore del respiro che veniva unito alle facoltà creative della Nah-sinnar.In tal modo gli antichi sciamani realizzavano azioni terapeutiche attivando i loro cristalli o comunicando con la loro musica un’esperienza di armonia propria del Silenzio interiore, in grado di suscitare benessere e conoscenza. Sempre attraverso la Nah-sinnar, riuscivano anche a creare le “kels”, creature mitiche semi-viventi costituite dalla permanenza del suono vibratorio.

Gli antichi sciamani impiegavano essenzialmente le kels come propri aiutanti magici al fine di difendersi dalle forze occulte che potevano aggredirli, ma se ne servivano anche per attuare azioni terapeutiche verso individui lontani o le utilizzavano come messaggeri nei sogni. Non disdegnavano, all’occorrenza, di usarle per osservare le mosse dei propri avversari oppure, come nel caso delle pratiche aborigene ancora oggi in uso, per neutralizzarli.

Creature artificiali basate sulla proprietà vibrazionale del suono, realizzate sullo stesso principio menzionato dalla tradizione ebraica che narra del “Golem”, la creatura fatta con l’argilla e resa viva dalla “parola di potere” dei Rabbini che a loro volta si rifacevano al potere della Parola del “verbo divino” che aveva creato il mondo.

Questo forse ci offre una plausibile spiegazione al perché verso la fine del XIX secolo si sia voluto sopprimere il diapason a 432hz armonicamente ‘accordato’ alle frequenze di cui sopra. E’ sorprendente scoprire che esiste un unico strumento utilizzato per l’accordatura standard di tutti gli strumenti musicali: il suo nome è Diapason a 440 hertz (oscillazioni al secondo), attualmente usato per la stragrande maggioranza dei brani che ascoltiamo quotidianamente alla radio, in tv o attraverso i nostri lettori MP3.

Il diapason di 440 vibrazioni non ha alcuna valenza scientifica. Può, quindi,questo tipo di vibrazione disarmonica, agire da portatrice di stress, ansie e patologie di vario tipo? Sì, potrebbe, in quanto è plausibile supporre che, se determinate armoniche sono in grado di guarire un organo malato, le disarmoniche possano farlo ammalare.

Cita:
“Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale (che allora si attestava a 435Hz), io consigliai venisse seguito l'esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d'Italia, fra le altre quella della Scala, di abbassare il corista (diapason) uniformandosi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io aderisco di buon grado. Sarebbe grave,gravissimo errore, adottare come viene da Roma proposto un diapason di 450 vibrazioni. Io pure sono d'opinione con lei che l'abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome LA a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un SI bemolle a Roma?” ...


Il grande musicista Verdi, in questa lettera datata 1884, non usa mezzi termini per denunciare che qualcuno, in Vaticano (e suppongo non solo a Roma), ha voluto di fatto sopprimere il diapason a 432 Hz.

La corsa all'acuto iniziò con l'adozione unilaterale di un LA più alto (440Hz) da parte delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner, e tale diapason, pur non avendo alcuna giustificazione scientifica o basata sulle leggi della voce umana, fu in seguito accettato per convenzione a Londra (guarda caso Londra è uno dei più importanti centri di potere dei massoni della Confraternita Babilonese, ndr) nel 1939.

Da questo breve stralcio di eventi, si può subito notare come si sia cercato deliberatamente di alterare la ricerca scientifica su questo strumento,portando così ad una forzata disarmonia nelle frequenze musicali. Perché “deliberatamente”? Semplicemente perché, una volta che si è entrati in possesso di un valore scientifico riguardo ad un fenomeno ben preciso,cambiarlo senza conoscenza e senza ragioni equivale ad interferire.

Trasportare il diapason scientifico da 432 vibrazioni ad un diapason disarmonico di 440, è stato praticamente come condannarci all'esposizione di armoniche dannose per il nostro equilibrio. Le ricerche di Maria Renold. Meglio nota come la “sacerdotessa del tuning” (cioè dell’intonazione), studiò a lungo le differenti accordature ed i relativi effetti riscontrati sul pubblico.

Se rimane un punto fermo l’oscillazione a 432 Hz, la sua logica di accordatura (in sostanza, come arrivare ad ottenere i 432 Hz...) non è per niente scontata. Un beneficio, quello dei 432 Hz, noto a tutti gli antichi (egizi, greci, sumeri,ecc.), e di cui il grande complotto mondiale ci ha invece privati interferendo direttamente con la ghiandola pineale atrofizzandola e calcificandola riducendone le capacità sensoriali ed extrasensoriali.

Giungendo infatti alla conclusione che tutto l’Universo è energia vibrazionale, ovvero stringhe che vibrano a frequenze diverse emettendo onde che il nostro cervello va ad elaborare utilizzando il corpo e gli organi di senso quale “interfaccia”.

Attraverso gli occhi riceviamo le onde elettromagnetiche consentendo al cervello di elaborare le informazioni rielaborando le frequenze luminose secondo il seguente schema ed esclusivamente nel range del ‘visibile’.

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Attraverso il tatto percepiamo l’illusione del solido, del materiale rielaborando l’informazione proveniente dalla forza repulsiva che si realizza tra le cariche negative degli atomi. In buona sostanza non esiste alcun contatto tra i corpi. Tu che pensi di toccare i tasti della tua tastiera in realtà non li tocchi affatto poiché le cariche elettriche negative che circondano gli atomi si respingono l’un l’altra. Non sei seduto sul divano, ma sei sospeso su di esso per uno spazio infinitesimale. Noi stessi siamo fatti di vuoto.

Attraverso l’udito rielaboriamo le frequenze sonore esistenti in natura attraverso il background di informazioni già presente nel cervello e ne aggiungiamo di nuove, oggi anche sintetiche, in un range di frequenze che varia dai 20 Hz ai 20 kHz. Questo limite superiore tende ad abbassarsi con l'avanzare degli anni: molti adulti non sono in grado di udire frequenze oltre i 16 kHz. L'orecchio di per sé non è in grado di rispondere alle frequenze superiori o inferiori all'intervallo indicato, ma queste ultime possono essere comunque percepite col corpo attraverso il senso del tatto sotto forma di vibrazioni se sufficientemente potenti in ampiezza.

Il nostro corpo materiale rappresenta pertanto l’interfaccia con il quale il nostro software (l’anima) interagisce con un universo fatto di onde e difficilmente comprensibile all’utente finale nella stessa maniera in cui l’utente di Windows, pur non conoscendo il codice sorgente e i segreti del programma è in grado comunque di utilizzare gli applicativi quali Words, Excel e gli altri programmi di uso comune.

C’è un organo di senso che non viene più ricordato dalla scienza: la ghiandola pineale o epifisi.

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L’epifisi è una ghiandola endocrina situata nel cervello dei vertebrati. La sua forma assomiglia ad una piccola pigna e per questo viene detta ghiandola pineale. Si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi, nascosta in una scanalatura in cui aderiscono i due corpi arrotondati dell’ipotalamo, essendo così la parte più protetta del corpo.

L’epifisi produce melatonina e, in quantità ridotta, serotonina (a partire dall’amminoacido triptofano) che è precursore della melatonina. Durante la sintesi della melatonina viene prodotta la pinealina. E’ stato dimostrato che la melatonina è il più potente antiossidante naturale. Essa possiede anche altre proprietà terapeutiche: è efficace contro certe forme di insonnia e contro alcuni tumori.

Ma la pineale non regola soltanto i nostri ritmi del sonno. Essa regola il ritmo della vita stessa, e ciò appare nel modo più chiaro nel regno animale, dove esso non viene interrotto da alcun meccanismo artificiale. In primavera, la pineale riaccende le pulsioni sessuali, segnalando agli animali che è la stagione dell’accoppiamento. Quando l’estate cede il passo all’autunno, la pineale segnala agli uccelli che è tempo di migrare. La ghiandola pineale funziona anche come una sorta di bussola fisiologica, mantenendo gli uccelli sulla giusta rotta mentre sorvolano il pianeta. Quando l’inverno si avvicina e le ore di luce giornaliera diminuiscono, la pineale avverte gli animali che è tempo di cercare un riparo e di entrare in letargo.

La ghiandola pineale è una parte del corpo che, fino a poco tempo fa, è stata poco studiata ma tenuta in grande considerazione da tutte le culture, filosofie e religioni. Per esempio, gli indù annettono grande importanza a quest’organo che essi considerano misticamente come il terzo occhio del corpo – cosa che, in un certo senso, essa è per davvero.

Descartes ritiene l’epifisi sede dell’anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia.

Fino agli anni ’60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l’epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica.

Alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormale, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l’esistenza dell’anima come natura primigenia dell’uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.

La ghiandola pineale, che contiene cellule pigmentate simili a quelle che si trovano nella retina,è sensibile alla luce e reagisce all’alternanza periodica di luce e di buio che l’occhio recepisce e trasmette. In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.

Se il corpo è l’interfaccia per il mondo materiale ecco che l’epifisi lo diventa per il mondo metafisico e per le sue regole matematiche (frattali) le sue proporzioni, le sue vibrazioni energetiche.

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Oggi siamo ancorati al piano fisico a causa della nostra limitata capacità di interfacciarci con ciò che la cosmologia del Progetto Atlanticus definisce “Piano Astrale” popolato da esseri trascesi che le religioni hanno definito demoni o angeli (o esseri di luce) e che forse i nostri amici animali sono in grado di vedere.

Ma un giorno l’energia implicita nel nostro essere necessariamente verrà liberata tornando a unirsi con il cosiddetto “Piano Cosmico”.
Da migliaia di anni a questa parte si è cercato di migliorare questa interfaccia, ma, considerati anche gli esempi di cui sopra, sembra che invece di migliorare, il percorso di consapevolezza introdotto dai grandi maestri di un tempo (Horus, Thoth, Cristo, Siddartha, etc.etc.) abbia avuto invece uno stop con l’avvento della chiesa cattolica.

Questo ha limitato di molto le capacità sensoriali ed extra-sensoriali umane. Basta vedere la tabella sottostante per valutare come l’uomo abbia perso nel tempo molte delle capacità “programmate” nel nostro DNA, così come quello di tutti gli altri esseri viventi.

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Guardate un gatto fino a quali frequenze può “ascoltare” e non sappiamo quali frequenze elettromagnetiche può “osservare”! Forse lo sapevano gli antichi egizi (ed ecco perché era venerato come un dio).

Cosa potremmo vedere nell’infrarosso? O nell’ultravioletto? Cosa sentiremmo se sentiremmo con le orecchie di un gatto?

Probabilmente avremmo già accesso alle chiavi per potere accedere a una dimensione dell’esistente per noi sconosciuta. Una realtà metafisica fatta di energie che si compenetra con l’illusoria realtà materiale. Una realtà che gli antichi conoscevano bene, quale retaggio dell’epoca antidiluviana, durante la quale civiltà più avanzate della nostra operarono un esperimento genetico mescolando il loro DNA (e il potenziale ivi espresso) in quello di altre creature viventi.

Nacque l’Uomo, non più peculiare delle altre specie animali esistenti sul pianeta in quanto come questi dotati di Corpo, Anima, Spirito (Hardware, Sistema Operativo, Software) seppur magari di capacità diverse.

Come la Kundalini era presente negli Elohim così lo è nell’uomo, nei gatti, nei cani e in tutte le creature viventi in quanto “punti di energia” dell’Uno che è l’Universo (DIO).

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Non vi è differenza tra Animali, Uomini ed Elohim (“Antichi Dei”) da cui siamo stati fatti semplicemente “a immagine e somiglianza”.

Non vi è differenza tra corpi materiali e corpi astrali di esseri che semplicemente sono trascesi a quel piano metafisico che la nostra interfaccia materiale oggi non è in grado di comprendere.

Non vi è differenza… perché alla fine tutto è solo il risultato di stringhe vibranti (nel “Piano Cosmico”).

L’unica differenza è che forse nel nostro passato remoto questo era ben conosciuto: oggi purtroppo non lo è più.

Fonti:
- http://antichiastronauti.blogspot.it/20 ... marca.html
- http://vocidiatlantide.blogspot.it/2012 ... sslyn.html
- http://people.mondoraro.org/archives/12952
- http://www.kricio.com/fisica-quantistica.html
- http://www.mutatemente.com/solfegggio_tones.html
- http://www.shan-newspaper.com/web/tradi ... verso.html
- http://crepanelmuro.blogspot.it/2012/03 ... 32-hz.html
- http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=467
- http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... a-pineale/
- http://www.mediafire.com/view/?weh6pdux2pq79hp

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10026



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MessaggioInviato: 15/07/2013, 12:39 
Il suono crea... il suono distrugge.

Vengono descritte come "armi del futuro"...

Cita:
Quando Andersen scriveva delle melodie ammaliatrici del pifferaio magico, non poteva certo immaginare che onde sonore e vibrazioni avrebbero potuto far davvero muovere topi e persone. Se i ben meno romantici derattizzatori d'oggigiorno conoscono bene l'efficacia di certi diffusori a ultrasuoni, chi è chiamato a gestire l'ordine pubblico da qualche tempo prende in considerazione soluzioni acustiche fuori della fascia udibile dal l'orecchio umano per disperdere torme di manifestanti.

Come l'organizzazione dei Giochi olimpici di Pechino, nella consapevolezza che gli eventi sportivi possono costituire valida opportunità per gli oppositori del regime, e per chi voglia attentare al regolare svolgimento delle competizioni e per chiunque altro desideri approfittare della presenza dei media per richiamare l'attenzione su uno dei tanti argomenti oggetto di protesta.

Per contrastare ipotetici dimostranti la Cina avrebbe ordinato un certo quantitativo di "Sonic Blasters", particolari dissuasori acustici prodotti dall'American Technology Corporation presentati a Pechino poco più di un mese fa all'Asia Pacific China Police Expo 2008 e distribuiti dallo Xuanxhao Group.

Questo apparato è in grado di diffondere un suono estremamente basso che ingenera sensazioni di estremo disagio e, ad alto livello di decibel, è persino in grado di recare danni permanenti all'udito. Gli incaricati all'impiego di questo congegno micidiale possono indirizzare questo suono assordante verso uno specifico target, incanalando il flusso audio in precise direzioni.
Il raggio letale, tecnicamente classificato Long Range Acoustic Device (come Lrad), ovvero dispositivo acustico a lungo raggio, dispone di una parabola orientabile che permette di convogliare il suono e di cambiarne la direzione seguendo gli eventuali spostamenti della massa di persone prese di mira...

http://www.agichina24.it/repository/can ... v-art.html



Per me provengono direttamente dal passato e oggi stiamo semplicemente retroingegnerizzando quelle antiche conoscenze perdute.

Cita:

... Nella storia di Gerico, la Bibbia dà una descrizione chiarissima di quello che le onde sonore aumentate progressivamente possono fare alle fortificazioni. Gli scavi recenti hanno dimostrato che non si tratta di un mito: le grandi mura di spessore colossale crollarono infatti dopo essere state violentemente squarciate e che si ebbe come conseguenza un moto sismico...

[tratto da: "I dischi volanti sono atterrati" di Desmond Leslie, George Adamsky]

http://books.google.it/books?id=bLfMTfj ... re&f=false



E questa è anche la prova di come Yahweh contravvenne al patto tra gli Elohim conferendo tecnologie "proibite" al 'suo' popolo con il quale avrebbe guidato la conquista del mondo.



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MessaggioInviato: 15/07/2013, 14:24 
Risonanza sonica :)

Qualunque corpo o struttura può essere distrutto se colpito con la sua frequenza risonante.

Perfino le grandi piattaforme petrolifere, ad esempio, vanno progettate in modo tale che la frequenza del moto ondoso non entri in risonanza con la struttura facendola crollare.


Ultima modifica di MaxpoweR il 15/07/2013, 14:26, modificato 1 volta in totale.


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CENTRALI ENERGETICHE DELL'ANTICHITA'

Cita:
"Farai un'arca di legno d'acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, la sua larghezza di un cubito e mezzo e la sua altezza di un cubito e mezzo. La rivestirai d'oro puro sia dentro che fuori; le farai al di sopra una ghirlanda d'oro, che giri intorno. Fonderai per essa quattro anelli d'oro, che metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato e due anelli dall'altro lato. Farai anche delle stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. Farai passare le stanghe negli anelli ai lati dell'arca, perché servono a portarla. Farai anche un propiziatorio d'oro puro (un coperchio); la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo e la sua larghezza di un cubito e mezzo. Alle due estremità metterai due cherubini d'oro lavorati al martello. In modo che le loro ali spiegate in alto coprano il propiziatorio e la faccia rivolta l'uno verso l'altro e verso il propiziatorio. Lì io mi incontrerò con te; dal propiziatorio, fra i due cherubini parlerò e ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i figli d'Israele. (Esodo 25,10)”



L’Arca dell’Alleanza, uno degli oggetti più sacri, più misteriosi e al tempo stesso più ricercato. L'Arca dell'Alleanza era il recipiente nel quale Israele aveva riposto le Tavole della Torah, dopo averle ricevute sul monte del Sinai. Su di loro erano incisi i Dieci Comandamenti. L'Arca fu trasportata per tutti i 40 anni di viaggio nel deserto, e accompagnò Israele durante i lunghi anni di conquista della Terra Promessa, fino a venire posta nel Tempio costruito dal Re Salomone. Si trattava di una cassa lunga 110 cm circa di lunghezza per 67 cm di larghezza e profondità.

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La costruzione dell'Arca ricorda il principio dei condensatori elettrici, due conduttori separati da un isolante.

Costruita con legno di acacia e rivestita d'oro, in modo analogo ad altre casse rivestite d'oro rinvenute in Egitto, veniva posta in una zona secca dove il campo magnetico naturale raggiunge in genere 500 o 600 Volt per metro verticale, in modo da caricarla attraverso la ghirlanda d'oro che la circondava; in pratica l'arca si comportava come un condensatore.

Era comunque un generatore di forze sconosciute, non controllabili, mortali. Tanto che gli israeliti dovevano stare per legge a circa un kilometro di distanza durante la movimentazione da parte di quei pochi eletti che avevano accesso a questo stupefacente manufatto. i leviti.

A chiunque altro era vietato toccarla; quando Davide fece trasportare l'arca a Gerusalemme, durante il viaggio un uomo di nome Uzzà vi si appoggiò per sostenerla, ma cadde morto sul posto

Forze così potenti da aiutare gli israeliti alla conquista della Palestina durante le sanguinose campagne di conquista di Giosuè nelle quali compare la presenza diretta del dio degli ebrei: Yahweh. Una presenza forse non solo simbolica, ma un vero e proprio supporto militare e tecnologico offerto da un soggetto così importante da essere ritenuto il “divo”, il “dux”, termine successivamente storpiato in “dio” e abbinato alla trascendenza e alla spiritualità. Trascendenza e spiritualità che poco centrano con il significato originale della parola che invece rappresenta un modello da seguire, o meglio ancora, il punto di riferimento per il popolo ebraico. Yahweh appunto.

L’Arca dell’Alleanza era pertanto un generatore di energia, o parte di un sistema ancora più complesso di produzione massiva di energia. Energia che poteva essere usata come arma (Gerico), come strumento di telecomunicazione (i dialoghi tra Mosè e Yahweh) e per altre svariati utilizzi.
La prova del suo potere sta nella lettura delle istruzioni per la costruzione del Tabernacolo, la Tenda del Convegno dove veniva custodita l'arca e delle precise regole per accedere al suo interno allo scopo di proteggere le vite umane:

Cita:
"...non entrare in qualunque tempo nel santuario, al di là della cortina, davanti al propiziatorio che è sull'Arca, altrimenti potresti morire, perché io apparirò entro una nube, sul propiziatorio. Vesti la sacra tunica di lino, metti sulla carne i calzoni di lino, cingi i fianchi di una cintura di lino, e copri la tua testa con una tiara di lino... lava prima la tua carne con l'acqua e poi vestiti." (Esodo 26)



La prima volta che l’Arca compare nella Bibbia avviene in Esodo, con Mosè che guida il proprio popolo fuori dall’Egitto portando con sé questo incredibile manufatto. Esodo che secondo la tradizione giudaico-cristiana sarebbe stato scritto da Secondo la tradizione ebraica e molte confessioni religiose cristiane più legate alla lettera del testo biblico, il libro dell'Esodo sarebbe stato scritto da Mosè in persona.

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Nonostante i pareri discordi tra gli egittologi, l’esodo biblico può forse collocarsi con buona probabilità durante il regno di Ramses II, al più tardi sotto il regno del figlio, Merenptah. Se la presenza degli ebrei, chiamati apiru dagli antichi egizi, è attestata già sotto il regno di Thutmosis III, con l’avvento di Ramses II le notizie si fanno più dettagliate: erano addetti al trasporto delle pietre per un tempio citato nel Papiro 348 di Leida e compaiono anche nel Papiro Harris. Alcuni di essi esercitavano anche la professione di fabbricanti di mattoni, come raccontato in Esodo. A differenza del testo biblico mancano però notizie di loro proteste o ancor più di ribellioni. Nessuna fonte egiziana finora in nostro possesso parla di un esodo o di più uscite dall’Egitto.

Non possiamo dimenticare che la radice del nome Mosè è di origine egiziana, derivando dalla parola egizia moses che significa “figlio, fanciullo”, formula abbreviata che ritroviamo nei nomi di faraoni quali Thut-mosis (“figlio di Thot”), Ramses (Ra-Moses “figlio di Ra”), etc. e non dalla radice ebraica mashah che significa “trarre fuori”, da cui erroneamente mosheh “salvato dalle acque”. Ciò è stato addotto come prova alla tesi freudiana secondo la quale Mosè in realtà sarebbe stato un condottiero egiziano altolocato che solo la leggenda giudaica posteriore avrebbe reso di origine ebraica, mentre la tribù di Levi a cui, secondo la Bibbia, apparteneva, sarebbe stato il suo gruppo di fedeli accompagnatori, formato appunto da scribi e servitori

Un altro famoso autore, il filosofo greco giudaico Filone, contemporaneo di Gesù, e iniziatore della tradizione esegetica di Alessandria, ci ha lasciato un utilissimo resoconto su ciò che Mosè imparò a corte:

Cita:
“Aritmetica, geometria, la scienza del metro, ritmo e armonia, gli furono insegnate dai più colti tra gli egiziani. Essi lo istruirono inoltre nella filosofia tradotta in simboli che si trova nelle cosiddette iscrizioni sacre”. Inoltre apprese dagli abitanti dei paesi vicini “le lettere assire e la scienza caldea dei corpi celesti”. Mosè potè approfondire lo studio dell’astrologia presso la stessa corte. Secondo Schurè, Mosè venne costretto da Ramses all’iniziazione sacerdotale per timore che il giovane aspirasse al trono. L’importante funzione di “scriba sacro del tempio di Osiride” allontanava dal trono ma comprendeva “la simbolica sotto tutte le sue forme, la cosmografia e l’astronomia”. L’istruzione presso il santuario lo avvicinava inoltre all’arca d’oro “che precedeva il pontefice nelle grandi cerimonie” e che racchiudeva “i dieci libri più segreti del tempio, che trattavano di magia e di teurgia”.



Come ha giustamente rilevato G. Hancock, il mistero del nome sacro divino “Jahvè” affonda le proprie origini nella tradizione magica egiziana. Il nome Jahvè deriva dal tetragramma YHWH, trascrizione latina delle iniziali ebraiche della formula basata sul verbo essere “Io sono colui che sono (e che sarò)”, che dovrebbe significare che Dio è il solo veramente esistente. Il nome divino considerato sacro e impronunciabile, viene sostituito durante la lettura dei testi ebraici dal termine Adonai, “Signore”, termine che, per la notevole somiglianza linguistica, alcuni studiosi hanno associato non solo ad “Adonis”, divinità fenicia, ma anche al nome egizio Aton, il dio del culto “monoteistico” del faraone Akhenaton.

Nel 1922, infatti, due linguisti, H. Bauer e P. Leander, dichiararono che Adonai non era una parola semitica, ma un prestito “presemitico” di provenienza ignota. Questa scoperta avallò la supposizione che tra Adonai e Aton vi fosse qualcosa di più che una casuale affinità fonetica. I seguaci di Freud poterono così ipotizzare che il nome di Aton, divinità messa al bando dai sacerdoti di Amon dopo la morte del faraone eretico, fosse entrata nella lingua ebraica sotto mentite spoglie con il significato di “Signore”, ma con riferimento a una divinità, anch’essa unica e assoluta (anche se, come riscontrato per il culto del disco solare egizio, non sempre riconosciuto come un vero monoteismo, anche il monoteismo ebraico si è affermato soltanto a partire dal Deuteronomio).

Cercando di spiegare il nome Jahweh con lingue diverse dall’ebraico, è stata anche ipotizzata un’origine madianita del nome e della divinità, origine che sarebbe derivata dal suocero di Mosè, Ietro, sacerdote di Madian, il luogo dove Mosè si era rifugiato dopo aver commesso l’omicidio di un sorvegliante egiziano e dove avvenne la prima rivelazione del roveto ardente.

L’interessante articolo di Enea Baldi “Le corna di Mosè”, apparso sul numero di Rinascita del 27 marzo 2010, ci induce a riassumere per sommi capi un’altra storia, a nostro avviso estremamente interessante, relativa a quel particolare momento della mitologia ebraica noto come “esodo” che, secondo la versione biblica, farebbe riferimento alla fuga delle popolazioni ebraiche dall’Egitto dei faraoni alla ricerca, sotto la guida di Mosè, della “terra promessa”, ad essi garantita in virtù di un “patto” stipulato con il loro dio.

Si tratta di una storia puramente ipotetica, mancando in parte oggettivi riscontri storicamente documentati, ma comunque decisamente verosimile – ed in ogni caso più verosimile della maggior parte dei racconti biblici ed evangelici, ai quali una quantità enorme di individui presta fede pur in totale assenza di qualsiasi verifica storica, quando non addirittura in aperta contraddizione con la storia stessa.

Per motivi di spazio ci limiteremo ad enunciare i fatti fondamentali, fornendo la bibliografia essenziale per chi fosse interessato ad un più approfondito esame dell’argomento.

Intorno al 1300 a.C. Akhenaton, passato alla storia come “il faraone ribelle”, contrappone un culto monoteista a quello politeista in vigore in tutto l’Egitto, forse continuando l’opera intrapresa da suo padre Amenophis III; fonda una nuova capitale ad Amarna, a circa 200 km a sud del Cairo; il popolo resta però in maggioranza fedele agli antichi dei. Seguaci di Akhenaton e del nuovo ed unico dio Aton saranno una esigua minoranza della popolazione egizia, alcune razze tipicamente africane e la quasi totalità degli hyksos, i discendenti delle tribù semite che intorno al XVII secolo a.C. avevano invaso il nord dell’Egitto dominandolo per due dinastie, prima di essere definitivamente sottomessi.

Dopo circa diciassette anni di governo Akhenaton scompare nel nulla e la restaurazione politeista si accanisce contro di lui con una accurata damnatio memoriae: quasi tutti i segni visibili del suo passaggio – iscrizioni, sculture, documenti – vengono distrutti; la stessa città di Amarna è rasa al suolo.

Secondo recenti ipotesi un’insurrezione della popolazione, guidata dal clero tebano, costrinse il faraone eretico ad abbandonare l’Egitto per stabilirsi in Palestina con tutti i suoi seguaci; a conferma di ciò esiste una lettera nella quale il governatore di Gerusalemme fa esplicito riferimento al divieto di abbandonare le terre dell’esilio.

La identificazione del faraone ribelle ed esiliato col Mosè biblico dell’esodo ebraico appare estremamente logica; sono infatti facilmente rintracciabili le numerose analogie storiche, circostanziali e cronologiche tra i due personaggi.

In ogni caso Mosè, che fosse un fedelissimo di Akenaton o lo stesso faraone “eretico”, era sicuramente un iniziato ai misteri avendo ricevuto dai sacerdoti Egizi avanzate nozioni di chimica e fisica e, di conseguenza, sapeva come realizzare qualsiasi marchingegno; grazie anche a misteriosi strumenti di sconosciuta origine, dei quali si sono perse le tracce, ma che sono stati menzionati in documenti accreditati e venerati come scritture sacre, come per esempio il famoso "Shamir" di cui abbiamo parlato in un nostro precedente articolo.

Per questo motivo, quando questi lasciò il paese portò con sé l’oggetto più prezioso che avesse mai visto, suscitando la rabbia degli antichi egizi che cercarono di riprenderselo, ma senza riuscirci. Il prezioso manufatto era ormai nelle mani degli ebrei.

Già, perché sarebbe sbagliato ipotizzare la comparsa dell’Arca con Mosè, in quanto “arche” esistevano anche in precedenza con le medesime caratteristiche di quella più nota nella tradizione giudaico-cristiana. Sempre che non ci si stia riferendo invece all’unico esemplare di questo strabiliante oggetto passato di mano in mano attraverso i millenni.

c'è una cosa curiosa che riguarda quello che da alcuni è ritenuto il faraone biblico . Nelle raffigurazioni della battaglia di Kadesh ad Abu Simbel si può vedere che l'esercito di Ramesse II aveva all'interno del proprio accampamento una tenda (esattamente come faranno qualche anno dopo gli ebrei di Mosè) da cui partivano le invocazioni per gli dei. Nella tenda sono raffigurati due avvoltoi con le ali che si guardano, che riprende quasi la rafigurazione classica dell arca dell'Alleanza.

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Così come questa raffigurazione di una “Arca” in stile ‘egiziano’:

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Per cui Yahweh, fornendo le istruzioni di costruzione dell’Arca, non stava offrendo a Mosè un “brevetto” innovativo, ma la possibilità di riprodurre una copia di quella già in possesso degli Egizi e forse Mosè decise a quel punto di sottrarre direttamente quella egiziana piuttosto che doverne costruire una nuova.

Da dove venne portata via non è dato saperlo, ma una coincidenza può aiutarci a individuare dove gli egizi conservassero e utilizzassero la loro “Arca” di cui abbiamo già citato le sue capacità energetiche e il suo comportamento equivalente a quello di un ‘condensatore’.
Il sarcofago di Cheope (dove in realtà non è mai stato trovato nessun resto del faraone né tracce che la sala centrale della Grande Piramide fosse in verità il suo luogo di riposo eterno) ha giustappunto le idonee misure per contenere l’Arca egiziana che a questo appunto assume realmente la funzione di uno dei principali componenti del sistema di produzione energetico dell’antichità.

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Il sarcofago di Cheope

Se è vero che l’Arca poteva essere un generatore elettrico, o di un altro tipo di energia sconosciuta, capace di produrre terribili scariche da circa 700 volt allora la Piramide nella quale vi era introdotta diventa di fatto una enorme centrale elettrica ante litteram.

Come funzionerebbe questo sistema? Per capirlo dobbiamo fare riferimento al lavoro di ricerca portato avanti da Mario Pincherle nelle sue opere e alla struttura interna della Grande Piramide e al pilastro Zed ivi contenuto.

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La cosa interessante è che, sia lo Zed che la vasca del sarcofago sono in granito, un materiale che conduce elettricità, perché nel granito c'è un'alta concentrazione di cristalli di quarzo, che come ben sappiamo hanno proprietà piezoelettriche; infatti tutti gli oggetti elettronici che conosciamo oggi contengono quarzo.

Quindi l'Arca (generatore) in oro, veniva messa al suo posto, nella vasca del sarcofago in granito, che azionandosi conduceva l'energia a tutto lo Zed anch'esso in granito, che amplificava la forza, il tutto aiutata dal Piramidion in oro in cima alla piramide che attraeva ulteriore energia dall'alto, probabilmente direttamente dalla ionosfera esattamente come Tesla avrebbe riscoperto millenni dopo. Il tutto poi protetto dagli enormi blocchi interni ed esterni della piramide, che guarda caso sono in calcare, un materiale isolante.

Cosa avevano capito gli antichi egizi? Cosa aveva capito Nikola Tesla nei primi anni del ‘900?

Avevano capito che la cavità Terra-ionosfera può essere considerata come un grande condensatore elettrico le cui armature sono costituite da due sfere concentriche, la Terra e la ionosfera. La carica di questo condensatore rimane approssimativamente costante nel tempo. La condizione di equilibrio elettrostatico del sistema è garantita dai meccanismi fisici che consentono la continua rigenerazione del campo elettrico. Questi meccanismi sono i responsabili di gran parte del rumore elettromagnetico che si osserva sulla superficie terrestre e che permea l'intera cavità. Per mantenere carico questo condensatore è necessaria una potenza dell'ordine di 400 MW.

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In condizioni di bel tempo il campo elettrico in prossimità della superficie terrestre ha un valore medio di circa 120 V/m a cui corrisponde una densità superficiale di carica di -1.2 pC/m2. Integrando questo valore su tutta la superficie terrestre si ottiene la carica totale negativa della Terra di 0.5 MC. Una carica uguale e di segno opposto è ovviamente presente sul bordo della ionosfera. Il campo elettrico atmosferico decresce esponenzialmente con la quota, a 10 km il campo si riduce a 5 V/m, a 30 km il campo è di soli 0.3 V/m. Integrando il campo elettrico dalla superficie terrestre fino alla ionosfera si ottiene la differenza di potenziale esistente tra Terra e ionosfera che è di circa 300 kV. Nell'atmosfera fluisce una corrente verticale la cui densità è di circa 2 pA/m2, integrando tale valore della densità di corrente su tutta la superficie terrestre si ha una corrente totale di circa 1350 A che scorre tra la ionosfera e la superficie terrestre. Questa corrente di scarica è dovuta alla presenza di cariche elettriche che rendono l'atmosfera leggermente conduttrice. Alle quote basse la sorgente principale si trova sulla superficie terrestre.

Tesla capì come potere utilizzare questa inesauribile fonte di energia. In vari testi, Tesla spiegò, che la Terra stessa si comporta come un circuito LC risonante, quando è eccitato elettricamente a certe frequenze. A Wardenclyffe operò a frequenze che variano da 1 000 Hz a 100 kHz. Tesla trovò l'intervallo di frequenza tra 30 – 35 kHz, essere molto economico. L'eccitazione di risonanza di terra vicino ad una frequenza fondamentale (approssimativamente 7.5 a 7.9 Hz), suggerirebbe l'utilizzazione di quello che ora è noto come modo di risonanza di Schumann.

La terra intera può essere risonata elettricamente con una singola fonte del secondo tipo, così un sistema basato su una risonanza di terra richiederebbe, al minimo, che venga costruita solamente una struttura generatrice. Alternativamente potrebbero essere costruiti due distanti installazioni di generatori di primo tipo. Tale sistema non sarebbe così dipendente dall'eccitazione del modo di risonanza di terra. In ambo i casi sarebbe utilizzata un'onda di superficie o di terra, simile all'onda di Zenneck. Sarebbero utilizzate correnti di terra artificialmente indotte. Secondo Tesla, la grande area di sezione a croce del pianeta offre un percorso di resistenza basso per il flusso di correnti di terra. Le più grandi perdite sono adatte a verificarsi nei punti dove impianti emettenti / riceventi e dedicate stazioni riceventi sono connesse con la terra.

Questo è il motivo per cui Tesla affermò,

"Vedi, il lavoro sotterraneo è una delle parti più costose della torre. In questo sistema, che io ho inventato, è necessario per la macchina trovare una presa di terra, altrimenti non può scuotere la terra. Deve avere una presa sulla terra, così che l'intero globo possa vibrare e per fare ciò è necessario eseguire una costruzione molto costosa."

Per chiudere il circuito un secondo percorso sarebbe stabilito tra i terminali di alta-tensione elevati dei due impianti di primo tipo attraverso i rarefatti strati atmosferici sopra le cinque miglia. Il collegamento sarebbe fatto da una combinazione dell'induzione elettrostatica e conduzione elettrica attraverso il plasma.

Mentre un numero dei suoi brevetti senza fili, incluso "l'apparato per emettere energia elettrica" Brevetto Americano N. 1,119,732, del 1 dicembre 1914 descrive un sistema che usa lo schema di plasma-conduzione, il suo "Arte di emettere energia elettrica attraverso il mezzo naturale" Brevetto Americano N. 787,412, del 18 aprile 1905 ed alcune delle sue note di disegno di Wardenclyffe da 1901 mostrano che lui aveva anche un piano per indurre elettrostaticamente oscillazioni nel potenziale associate con l'auto-capacità di Terra trasferendo rapidamente grandi quantità di carica elettrica tra la grande capacità degli strati superiori e l'auto-capacità della Terra intera. Noi, ora, sappiamo che la terra è un corpo carico, in seguito a processi -almeno in parte- relativi all'interazione tra il fascio continuo di particelle cariche chiamate vento solare, che fuoriesce dal centro del nostro sistema solare e la magnetosfera della Terra.

E noi sappiamo anche che la stima della capacità di Tesla era corretta: la capacità della Terra è di circa 710 #956;F. "Ma gli strati superiori dell'aria sono conducenti e così, forse, lo è il mezzo nello spazio libero oltre l'atmosfera e possono contenere una carica opposta. Così la capacità dovrebbe essere incomparabilmente più grande."

Noi sappiamo, ora, che uno degli strati superiori dell'atmosfera della Terra, la ionosfera è conducente.

"In ogni caso è della più grande importanza avere un'idea di quanta elettricità la Terra contenga."

Un'altra cosa, di cui noi ora siamo consapevoli è che la Terra possiede una carica negativa esistente in natura riguardo alla regione che conduce dell'atmosfera, che comincia ad un'altezza di circa 50 km. La differenza potenziale tra la terra e questa regione è sull'ordine di 400 000 volt. Vicino alla superficie della terra c'è una campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m. Tesla si riferì a questa carica come il niveau elettrico o livello elettrico.

"è difficile dire se noi mai acquisiremo questa conoscenza necessaria, ma c'è da sperare di sì, ed ovvero, per mezzo della risonanza elettrica. Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell'umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata..."

Un'altra teoria su come la struttura da 200 kW senza fili funzionò richiede che la propagazione era per mezzo di radiazione elettromagnetica nella forma di onde di radio, anche nota come radiazione Hertziana.

Dal resoconto stesso di Tesla, il suo sistema di risonanza di terra funziona con la creazione di vibrazioni potenti nella naturale carica elettrica della Terra. Secondo le sue scritture, la struttura aveva uno scopo duplice. Lui aveva progettato più di quello che fu rivelato inizialmente ad i suoi investitori. La sua stazione non solo poteva trans-ricevere segnali di telecomunicazione, ma anche trasmettere potenza elettrica su scala ridotta. Egli affermò,

"Si intende dare dimostrazioni pratiche di questi principi con un piano illustrato. Appena completato, sarà possibile per un uomo di affari a New York dettare istruzioni e vederle immediatamente apparire in caratteri nel suo ufficio a Londra o altrove. Sarà capace di chiamare dalla sua scrivania e parlare con ogni abbonato telefonico sul globo, senza alcun cambio nell'attrezzatura esistente. Uno strumento poco costoso, non più grande di un orologio, servirà al suo portatore per sentire dovunque, su mare o terra, musica, canzone o discorso di un leader politico, l'indirizzo di un uomo eminente di scienza o il sermone di un ecclesiastico eloquente, trasmesso in un altro luogo comunque distante. Nella stessa maniera ogni ritratto, carattere, disegno o stampa può essere trasferito da un luogo ad un altro. Milioni di tali strumenti possono essere controllati da un sistema di questo genere. Più importante di tutto questo, comunque, sarà la trasmissione di potenza, senza fili, che sarà mostrata su una scala grande abbastanza da essere convincente."

Complessivamente, il sistema sembra simile ad una bobina di Tesla molto grande.

La bobina risuona solo se accoppiata ad un condensatore. Da sola,costituisce solo una reattanza,ossia una resistenza per onde alternate. Ed ecco che torna in auge l’Arca dell’Alleanza!

Per cui lo Zed non è nient’altro che una bobina di Tesla, accoppiata all’Arca dell’Alleanza che fungeva da condensatore, entrambe inserite nella Grande Piramide per produrre energia free sfruttando la differenza di potenziale tra la terra e la ionosfera indotta dall’architettura stessa della piramide, ma soprattutto grazie alla presenza del Pyramidion d’oro sul vertice di quella che l’archeologia tradizionale si ostina a definire come ‘la tomba di un faraone’.

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Confronto tra la Wardenclyff Tower di Tesla e lo Zed egiziano

Possibile che gli antichi egizi avessero già scoperto tutte queste cose? Possibile che fossero in possesso di tecnologie così avanzate?

O forse è più ragionevole pensare che quanto in loro possesso sia soltanto una minima parte di un più ampio retaggio ottenuto da quelle civiltà antidiluviane tradizionalmente collegate al mito di Atlantide?

Possiamo dunque ipotizzare che l’insieme di scienza, tecnologia, conoscenza esoterica, alchimia e quant’altro posseduta dalle civiltà antidiluviane sopravvisse al cataclisma conosciuto come Diluvio Universale avvenuto circa dodicimila anni fa. Parte di quella tecnologia fu tramandata attraverso gli Elohim biblici, di cui Yahweh fu uno degli esponenti, alle società umane post-diluviane e gelosamente custodite da una ristrettissima cerchia di ‘eletti’ poiché difficilmente riproducibili con gli strumenti e le tecnologie concesse all’umanità ai tempi.

Anzi, forse fu lo stesso Yahweh a contravvenire agli ordini di non interferire con il percorso di evoluzione definito per gli uomini dagli stessi Elohim offrendo al popolo da lui scelto delle tecnologie proibite.

Sono convinto che continuando la ricerca sui collegamenti tra società antidiluviane e post-diluviane saremo in grado di trovare nuove chiavi di lettura per ricostruire il “Mosaico della Verità” di cui abbiamo a mio parere tante tessere a disposizione, ma non ancora così ben chiaro il quadro d’insieme per poterle incastrare nella maniera corretta.

Ci arriveremo…

Fonti:
- http://www.edicolaweb.net/edic174a.htm
- http://it.wikipedia.org/wiki/Arca_dell'Alleanza
- http://www.strangedays.it/MisterinelPas ... _mago.html
- http://www.satorws.com/energie-egitto.htm
- http://www.progettomem.it/appr_campinaturali.php?id=9
- http://it.wikipedia.org/wiki/Wardenclyffe_Tower

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10030


Ultima modifica di Atlanticus81 il 21/07/2013, 18:23, modificato 1 volta in totale.


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veniva usata anche per comunicare, tra i suoi 2 cherubini classicamente rappresentati (che in realtà presumo non fossero rappresentazioni stilizzate dei cherubini angelici, i quali ovviamente angeli non sono, ma andrebbe ricercato nella radice del nome la sua reale funzione, probabilmente di schermatura o copertura) compariva l'immagine di YHWH (o ne fuoriusciva la voce) per permettere a mosè di comunicare nel palazzo tenda.



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