Presumendo che il Dalai Lama sia persona gradita a tutti, riporto le sue ultime dichiarazioni riguardanti il problema immigrazione.
CENSURATO IL DALAI LAMA! LE SUE DICHIARAZIONI CONTRO LA “TRATTA DEI MIGRANTI” DISTURBANO IL “PENSIERO UNICO” DEL REGIME. ECCO COSA HA DETTO
IN RETE ABBIAMO TROVATO DELLE DICHIARAZIONI DEL DALAI LAMA RIGUARDANTI L’INVASIONE DEI MIGRANTI E, SOPRATUTTO, LE CONDIZIONI VERGOGNOSE DI TROPPI POPOLI A CAUSA DELLE GUERRE “CREATE AD ARTE”. ABBIAMO VERIFICATO LA FODNATEZZA DELLE FONTI (ANSA). QUESTI BLOG LE HANNO RIPORTATE FEDELMENTE.
Pisa, 12 giu – La massima autorità spirituale tibetana, oggi a Pomaia in provincia di Pisa, non si accoda al buonismo imperante e sostiene che sull’immigrazione “bisogna avere il coraggio di dire basta”.
‘Se si chiamano rifugiati vuol dire che fuggono da qualcosa ma il buon cuore per accoglierli non basta e bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi e di intervenire nei loro Paesi per costruire lì una società migliore – ha detto il Dalai Lama rispondendo a una specifica domanda sull’emergenza immigrati nel mediterraneo.
Non è possibile pensare – ha aggiunto - che sia sufficiente l’accoglienza a risolvere il problema. Gli italiani, e i siciliani soprattutto, stanno dimostrando un gran cuore ma per risolvere il problema dei profughi è necessario intervenire in quei Paesi, impegnarsi per superare le guerre, spesso a sfondo religioso, che provocano gli esodi e superare anche il grande divario tra ricchi e poveri per costruire una società migliore. Serve quindi un pensiero a lunga scadenza per ottenere un risultato davvero efficace”.
A commento delle dichiarazioni è intervenuto a caldo l’onorevole Mario Borghezio, parlamentare europeo della Lega, dichiarando: “Sul tema dell’immigrazione il Dalai Lama mostra di avere le idee molto chiare, per dirla tutta, più chiare di quelle di Papa Francesco che, talora, sembra sottovalutare l’impatto che l’invasione degli immigrati ha sulle deboli strutture di Paesi come il nostro.
Noi che abbiamo sempre venerato il Dalai Lama come difensore della libertà e dell’identità del popolo tibetano non possiamo non apprezzare altamente la grande lezione che questa guida spirituale sta dando a tutti, ivi compresi coloro, come i nostri attuali governanti che fingono di non conoscere i guasti e la pericolosità dell’apertura indiscriminata delle porte di un Paese a clandestini e pretesi ‘rifugiati’”.
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Una delegazione dei frati del Sacro Convento di Assisi ha incontrata stamane a Pomaia (Pisa) il Dalai Lama. All’incontro hanno partecipato padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento, e padre Egidio Canil, responsabile dello Spirito di Assisi. L’incontro è stato descritto dai partecipanti come “cordiale e caloroso”. I frati hanno ricordato al Dalai Lama la giornata interreligiosa di Assisi del 1986, promossa da Giovanni Paolo II, al cui ricordo il leader dei buddhisti tibetani si è detto emozionato. I frati hanno invitato il Dalai Lama ad Assisi, che ha accettato l’invito e quindi presto arriverà nella città di San Francesco. “Abbiamo bisogno dello Spirito di Assisi – ha detto -, occorre ravvivarlo. Quegli incontri bisognerebbe farli sempre”. Sugli immigrati, bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi ”Se si chiamano rifugiati vuol dire che fuggono da qualcosa ma il buon cuore per accoglierli non basta e bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi e di intervenire nei loro Paesi per costruire lì una società migliore”. Lo ha detto oggi a Pomaia il Dalai Lama rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento sull’emergenza migranti nel Mediterraneo. ”Non è possibile pensare – ha aggiunto – che sia sufficiente l’accoglienza a risolvere il problema. Gli italiani, e i siciliani soprattutto, stanno dimostrando un gran cuore ma per risolvere il problema dei profughi è necessario intervenire in quei Paesi, impegnarsi per superare le guerre, spesso a sfondo religioso, che provocano gli esodi e superare anche il grande divario tra ricchi e poveri per costruire una società migliore. Serve quindi un pensiero a lunga scadenza per ottenere un risultato davvero efficace”. L’importante è non assuefarsi, ma denunciare “La corruzione non è presente solo in Italia ma purtroppo c’è anche in molte altre parti del mondo, l’importante è non assuefarsi ad essa e denunciarla, soprattutto da parte dei mass media”. Lo ha detto il Dalai Lama oggi a Pomaia (Pisa) commentando i recenti scandali italiani. “Nei diversi Paesi che visito – ha spiegato – chiedo sempre se esiste la corruzione e quanto sia grande, ma anche quanto tutto ciò renda più profondo il divario tra ricchi e poveri. Le risposte sono sempre molto simili, a parte l’eccezione dell’Austria dove mi hanno detto che lì quel fenomeno non è molto diffuso: la corruzione esiste e bisogna combatterla quotidianamente. E un ruolo decisivo è quello dei giornalisti che possono e devono smascherare questi comportamenti”. Attenti ai predicatori improvvisati ”Quello che più conta è il rispetto delle tradizioni religiose di origine e delle diverse fedi, soprattutto perché bisogna stare attenti a predicatori improvvisati che spesso si avvantaggiano da questa posizione per motivi economici o scopi sessuali. E ciò è capitato anche nel buddismo”. Lo ha detto il Dalai Lama durante una conferenza pubblica oggi a Pomaia (Pisa) dove sorge da anni il più importante centro studi europeo sul buddismo e che nei prossimi anni ospiterà anche un monastero buddista. ”Non mi aspetto un boom di conversioni in questi luoghi – ha precisato il Dalai Lama – ma il rispetto e l’ammirazione per le origini di ciascuno, per poter fare un cammino insieme anche se partendo da punti di vista diversi. Troppo spesso invece si scoprono, in tutte le religioni, predicatori che ingannano le persone approfittando della loro buona fede per compiere i propri interessi privati: siano essi relativi a vantaggi economici o sessuali”. Ciascuno deve aiutare l’altro, fiducia in giovani “Nel mondo siamo 7 miliardi di fratelli e sorelle e ciascuno deve aiutare l’altro per raggiungere il benessere qualunque sia la religione o la nazione di appartenenza ma siccome i problemi dell’umanità sono creati dagli uomini non ho molta fiducia nelle vecchie generazioni, ma nei giovani che sono nati nel ventunesimo secolo e che ragionano senza i vecchi schemi”. Così il Dalai Lama, durante il suo incontro pubblico a Pomaia (Pisa), ha esortato a vivere nel segno dell’etica. ”Credo che l’etica debba essere inserita nei programmi dell’istruzione per i più giovani – ha spiegato – perché aiuta a vivere in pace con se stessi e con gli altri e io ho potuto constatarlo direttamente con i miei insegnamenti in giro per il mondo”. Il Dalai lama ha poi raccontato che su questo aspetto è stato avviato già un confronto scientifico anche un gruppo di scienziati americani e tedeschi: ”Hanno seguito insegnamenti di appena tre settimane – ha raccontato – ma hanno recuperato uno stile di vita miglior e una capacità a relazionarsi con gli altri più positiva, riducendo lo stress e gli stati di ansia”. Io l’ultimo? decidono i tibetani Nel suo intervento a Pomaia, il Dalai Lama ha anche risposto ad una domanda sulla possibilità che dopo di lui possano non essercene altri: ”Ho già detto nel 1969 che saranno i tibetani a decidere se ve ne sarà un altro oppure no e se loro decideranno che io sarò l’ultimo ci adegueremo ai nuovi tempi”. Però, ha poi concluso con ironia, ”non finirà di sicuro il buddismo tibetano e dunque questo genere di dibattito non è poi così appassionante, anzi credo che sia assai più preoccupato di me il governo di Pechino del fatto che potrà esservi il quindicesimo Dalai Lama”. Noi vogliamo l’autonomia dalla Cina, non la secessione ”Ha ragione il leader radicale Marco Pannella a chiedere la nascita di uno stato federalista in Cina. E’ esattamente quello che vogliamo anche noi anche se il governo ci accusa di essere dei secessionisti”. Lo ha detto il Dalai Lama oggi a Pomaia (Pisa) durante un incontro pubblico al quale hanno partecipato anche numerosi giornalisti italiani e proprio rivolto a loro ha aggiunto: ”Lo diciamo da anni, ma ripetetelo anche voi fino alla noia, magari il governo cinese prima o poi capirà”. ”In Cina – ha spiegato la massima autorità religiosa buddista – ci sono 400 milioni di praticanti buddisti, quindi è il popolo che più di altri pratica questa religione eppure in patria continua a essere avversato dalle autorità locali. Io dico sempre a tutti che prima di tutto occorre mantenere rispetto e ammirazioni per le proprie origini e tradizioni e che non è importante una competizione tra le diverse fedi, ma un’armonia, un rispetto reciproco”. Per questo, ha aggiunto, ”da anni diciamo che vogliamo l’autonomia, ma la Cina ci accusa di essere separatisti, mistifica le nostre richiesta, perseguita i nostri fedeli: oggi di una proposta di Paese federalista si parla anche in ambienti internazionali, purtroppo però i cinesi duri e puri, e lo dico io che amo moltissimo questo popolo, non dispongono proprio di quella parte del cervello dove si trova il buon senso comune”.
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