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A proposito della famosa lettera del 2011......



Colpo di Stato lampante e stato di colpa evidente
Scritto da: Gianni Petrosillo (31/07/2013)

http://www.conflittiestrategie.it/colpo ... a-evidente

L’ex ministro della Repubblica Giulio Tremonti ritorna sulla famosa lettera degli apostoli della Torre di guardia (Eurotower) ai conti comunitari, il duo Draghi-Trichet, i quali, il 5 agosto del 2011, scrissero all’allora Primo Ministro Berlusconi “intimandogli” di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014, così com’era stato pianificato dal governo, al 2013. Quella nota produrrà effetti devastanti nei mesi successivi, tanto che nel novembre dello stesso anno Berlusconi sarà costretto a salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani di Napolitano, il quale, con finta afflizione e falsa preoccupazione per le sorti della patria, accetterà le sue dimissioni.

Lettere simili furono mandate anche ad altri Paesi (vedi la Spagna) ma questi si fecero scivolare addosso le minacce e continuarono per la loro strada. Per noi, invece, quel ricatto in forma di epistola si rivelò devastante, sia sotto il profilo della tenuta della compagine ministeriale che sotto quello economico generale. L’accelerazione delle politiche d’austerità, per rendere il bilancio pubblico sostenibile, si voltò in rapina ai danni dei contribuenti ed in uno scossone agli assetti finanziari e produttivi del Paese dal quale non ci saremmo più ripresi.

Ora Tremonti, tornando sulla faccenda, parla di vero e proprio Golpe, seppur dolce o morbido, come si usa in questa fase post-democratica e post-moderna (sono definizioni sue) e, tra le righe, lascia intendere che Draghi, in quell’occasione, si fosse fatto latore consapevole di terze parti, interne ed esterne, le quali, con un piano ben congegnato, intendevano costringere il Cav alla resa politica per imbrigliare Roma e modificare i suoi indirizzi di politica economica

Il fiscalista di Sondrio accenna poi, più esplicitamente, ad un connubio tra forze straniere e quinte colonne interne. Atteniamoci all’evidenza e cerchiamo di essere meno vaghi di lui per capirci qualcosa. Seguiamo l’odore degli affari strategici nostrani che attirano gli sciacalli mondiali su una preda sempre più isolata e sguarnita di difese come l’Italia. Il messaggio di cui sopra porta la firma di un nostro connazionale, italiano di nome e allogeno di fatto, che tempi addietro Cossiga definì “Un vile, un vile affarista…socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana …il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era Direttore Generale del Tesoro”, colui che svenderebbe quel che rimane di questa povera patria (Finmeccanica, l’Enel, l’Eni) “ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Cossiga non è mai stato denunciato da Draghi, evidentemente perché in quelle frasi, pronunciate dal Senatore a vita, non c’erano gli estremi della diffamazione, essendo tutto vero o almeno verosimile.

Il progetto dell’ex governatore della Banca d’Italia resta quello di ieri, fare in modo che alla debolezza politica e al caos istituzionale italiano consegua la liquidazione industriale ed economica del patrimonio statale. Per conto di chi agisce Draghi? I macchinatori sono molti, ma possiamo immaginare che dietro a tutto ci siano gli stessi ambienti internazionali per i quali egli ha lavorato in passato e le cricche europee (francesi, inglesi e tedesche) legate a doppio filo alla finanza statunitense. Questo branco di predatori sta separando l’esemplare più debole dagli altri, al fine di immobilizzarlo e spartirsi la ciccia. Abbiamo visto la strana alleanza già all’opera durante il conflitto in Libia, laddove, con il pretesto di abbattere l’ennesimo dittatore sanguinario, si è, innanzitutto, spodestato un potere amico dell’Italia per soffiare ad essa contratti e commesse ed impedire qualsiasi ulteriore sua “espansione” sulla quarta sponda del Mediterraneo.

Per forzare l’Italia a privatizzare le compagnie strategiche non c’è altra via che quella di affrettare la sua caduta nel baratro o, per lo meno, di far percepire l’irreversibilità della situazione di crisi, anche se la contingenza non è così disperata, in modo che la vendita dei gioielli di famiglia appaia come una necessità ineludibile per salvare il salvabilie. Del resto, anche quest’ultimo Esecutivo di larghe intese, ristrette idee e medesime cattive intenzioni degli altri che lo hanno preceduto ha già annunciato di voler riaprire il dossier dismissioni.

Rebus sic stantibus, anziché denunciare tardivamente il putsch di palazzo, Tremonti e Berlusconi, il cui vittimismo è stucchevole al pari dell’ingiustificata considerazione che hanno di se stessi, dovrebbero spiegare agli italiani perché non opposero nessuna resistenza ai banditi “multinazionali” e finirono per consegnarsi, con le mani legate e senza batter ciglio, al nemico. I registi anti-italiani – se ci sono e, secondo me, ci sono certamente perché questa è un’epoca storica che oggettivamente favorisce il complotto e la diserzione dei singoli e dei gruppi – hanno avuto la meglio perché sulla loro strada hanno incontrano personaggi meschini e arrendevoli che si dichiarano retti statisti durante la bella stagione ma diventano uomini ad angolo retto appena principia la cattiva. Presupposto per la riuscita di un colpo di Stato è lo stato di colpa di chi non lo ha fermato quando doveva e poteva.



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MessaggioInviato: 04/08/2013, 08:05 
IL PRIMO MINISTRO LETTA PROCLAMA LO STATO DI ECCEZIONE.
COSA CI ATTENDE?




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Ciò che stiamo facendo è dovuto ad uno stato d’eccezione, mi lego a questo e al programma su cui il Parlamento ci ha dato la fiducia”, Enrico Letta, 5 giugno 2013.


“Sovrano è chi decide sullo Stato di eccezione”, Carl Schmitth.

Nel caos dell’inutilità di un confronto politico sconfortante e opportunamente offuscato dal chiasso ipocrita di coloro che stanno dalla stessa parte, chi decide procede con passi da gigante verso l’utilizzo di quello stesso strumento politico che facilitò l’ascesa di Hitler al potere. Si chiama Stato di eccezione (permanente), lo si ritrova, come si vedrà meglio in seguito, nelle affermazioni del primo ministro italiano Enrico Letta.
Non si ha certo la pretesa di assimilare gli obiettivi dello Stato di eccezione invocato dall’attuale governo a quelli del Führer. D’altra parte non si può nemmeno venire meno al dovere di allertare una vigilanza democratica sugli altissimi rischi di sospensione della Democrazia che si corrono quando si invoca un mezzo politico tanto potente quanto incerto.
Un po’ di storia e di dibattito giuridico sono essenziali per comprendere la portata del fenomeno, si procederà poi con un tentativo di ricostruzione dell’attuale scenario politico, che evidentemente mira ad un imponente abbattimento dei diritti: da quelli che compongono l’assetto costituzionale, come le prerogative del Parlamento, a quelli dei lavoratori, ormai privati della libertà di potere programmare un futuro dignitoso.

Giorgio Agamben, nel suo libro (Lo Stato di eccezione, 2003), definisce lo Stato di Eccezione come “quella sospensione dell’ordine giuridico che siamo abituati a considerare una misura provvisoria e straordinaria“, e avverte che tale strumento politico sta diventando un “paradigma normale di governo“, in cui l’eccezione viene confusa con la regola, gli equilibri costituzionali cessano di funzionare e il confine fra democrazia e assolutismo tende a cancellarsi.

Immagine



Il livello di massima espressione dell’invadenza del potere esecutivo nell’attività legislativa riconducibile al concetto di Stato di eccezione è stato raggiunto con il regime nazista dove le parole del Führer assumevano “forza di legge” (Eichmann).
Come messo in evidenza da Agamben, Hitler non avrebbe probabilmente potuto prendere il potere se gli ultimi anni della Repubblica di Weimar non fossero stati condotti in regime di Stato di eccezione, una dittatura presidenziale che di fatto determinò la fine della repubblica parlamentare. Attenzione, tecnicamente né Hitler né Mussolini sospesero le costituzioni vigenti, ma affiancarono ad esse un sistema di potere “avente forza di legge” giustificato dallo Stato di eccezione, determinando in tal modo l’esistenza di ciò che viene definito “Stato duale”.

In Italia, lo Stato di eccezione si manifesta con la decretazione d’urgenza. Dai governi fascisti sino ai giorni nostri essa è divenuta una prassi, ossia una regola e non una vicenda straordinaria (Stato di eccezione permanente). Ciò significa che il Parlamento non è più l’organo sovrano cui spetta il potere legislativo, assorbito, in quote via via crescenti, dall’esecutivo.
La divisione dei poteri garantita formalmente dal nostro assetto costituzionale è venuta meno, e

“in senso tecnico, la Repubblica non è più parlamentare, ma governamentale” (Agamben).

Dopo questa breve dissertazione, risulta abbastanza chiaro che chiunque abbia un minimo di cognizione circa il valore storico-politico dello Stato di eccezione non si lascia sfuggire la portata delle affermazioni del ministro Letta.
Si potrebbe facilmente obiettare che l’abuso dello strumento normativo (decreto-legge) di cui dispone l’esecutivo “nei casi straordinari di necessità e di urgenza” (art. 77 Cost.) sia ormai divenuta una prassi consolidata, e ciò ridurrebbe il carattere per così dire straordinario delle dichiarazioni del premier.
Ciò è vero, ma se si considera l’aggravarsi della crisi economica e sociale che soffoca il paese (“eccezione”) e il dichiarato intento di modificare la Costituzione avendo come obiettivi sia un non meglio definito presidenzialismo (si rimanda alle recenti critiche di Aldo Giannuli) sia la consistente cessione di sovranità in favore di entità sovranazionali (nuovo “ordine”), in primis l’Unione Europea, ci si rende agevolmente conto che la progressiva sospensione delle garanzie costituzionali sta trasformando la nazione in un “terra di conquista” in cui il sovrano non coincide con il popolo ma con l’oligarchia politica che è in grado di affermarsi secondo un “puro gioco di forze”. Una volta che la strada è spianata non ci si può aspettare che nessuno la percorra.
In politica una parola non vale l’altra, e il netto richiamo del Governo allo Stato di eccezione potrebbe essere interpretato come il chiaro intento di volersi spingere molto oltre i limiti che la Costituzione impone al Governo per l’utilizzo del potere legislativo in circostanze “eccezionali”.

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In altri termini, mentre la decretazione d’urgenza può essere definita come il limite inferiore dello Stato di eccezione, poiché costretta entro un certo confine “giuridico” interno in cui le violazioni sono contestabili in quanto abusi, l’aver ricondotto esplicitamente il proprio operato politico ad un siffatto regime, di per se stesso privo di limiti definiti, potrebbe essere inteso come una precisa volontà politica di travalicare qualsiasi barriera democratica, determinando di fatto una vera e propria sospensione dell’ordine giuridico esistente.
Cosa ci attende? Difficile a dirsi, ma ad ogni modo è relativamente certo che lo Stato di eccezione che si sta manifestando in questa fase politica si muove, come già accennato, entro due direttrici: il presidenzialismo e la creazione di una unione politica a livello europeo. La prima fortemente voluta da Berlusconi e la seconda perfettamente in linea con il progetto europeista di cui la sinistra non fa certo mistero.
Ciò che unisce queste due “visioni” è ovviamente l’accentramento dei poteri nelle mani di pochi, fine che per essere raggiunto necessita di un “legittimo” indebolimento del Parlamento nazionale.

È facile ipotizzare che sia attualmente in corso una “negoziazione” politica per la ricerca di un punto di equilibrio fra i diversi portatori di interessi “privilegiati”, tutti comunque condizionati da un vincolo esterno, ossia la crisi della economia reale da cui dipende il consenso elettorale. L’abbattimento dei diritti dei lavoratori in paesi come l’Italia che sino a un po’ di anni addietro potevano vantare un livello di tutele degno di un paese civile è espressione di questi obiettivi politici: la crisi dell’euro, o meglio ancora della bilancia dei pagamenti che più esprime il “deficit” di produzione e gli altri squilibri dell’eurozona obbligano a far leva sulla riduzione del costo del lavoro per potere mantenere una moribonda competizione nei mercati esteri pur di non mettere in discussione la moneta unica.
Rimandando ad altre sedi gli approfondimenti relativi alla sostenibilità dell’euro e ai motivi per cui l’austerità colpisce anche territori dotati di una propria sovranità monetaria come la Gran Bretagna, è fortemente improbabile che le scelte politiche “eccezionali” con cui si intende far fronte alla crisi siano nella direzione di una soluzione democratica e orientata al benessere collettivo. In primo luogo perché sia l’ordinamento interno che quello comunitario dispongono già degli strumenti necessari allo scopo, è una questione di scelte politiche. L’unico effetto “utile” che si otterrebbe con la creazione di un nuovo “ordine” sarebbe quello di allontanare chi decide da chi dovrebbe eleggerlo. Fermo restando, si badi bene, che i regimi, dai più democratici ai più assolutistici, sopravvivono a lungo se supportati dal consenso del popolo. Questa verità storica obbligherà la politica a confrontarsi con i problemi reali, ed è in questo senso che deve essere interpretato il dietro front sull’austerità, in realtà ancora tutto da dimostrare.

Il fatto poi che il primo ministro nel commentare i lavori dell’esecutivo affermi che

“se faremo un buon lavoro la democrazia italiana tornerà ad essere una democrazia matura”

non sposta i termini delle questioni esposte, nel senso che non si comprende in che maniera il trattamento riservato alla Costituzione possa garantire maggiore democrazia. Al contrario, si rivela la volontà di creare un nuovo “ordine” sovranazionale di matrice europeista, evidentemente più incisivo rispetto a quello attuale, piuttosto che il ripristino o la modifica della Costituzione vigente. Secondo il pensiero schmittiano, rispettivamente “dittatura sovrana” e “dittatura commissaria”. Anche se non è questo il contesto per discuterne, la prima scelta deve essere necessariamente inserita nell’ambito dell’acceso dibattito giuridico inerente la collocazione dello Stato nell’ordinamento internazionale e l’incerto significato reale della multilevel governance (v. più avanti il richiamo al libro di G.L. Cecchini) con cui si legittima, per certi versi, la gerarchizzazione del rapporto fra stati membri e Unione Europea. Il fatto che il “sistema” reputi necessario spingere verso un rafforzamento dei poteri dell’UE, ed in particolare in favore della creazione degli Stati Uniti d’Europa, è da interpretare come una dimostrazione di “debolezza” dell’attuale impianto comunitario.

Se “sovrano è chi decide sullo Stato di eccezione” (Schmitth) allora l’affermazione di Enrico Letta dovrebbe essere intesa come una sorta di autoproclamazione dell’esecutivo a “sovrano d’Italia”, ovvero come dichiarata sospensione del principio della separazione dei poteri.
Nonostante il quadro non sia certamente confortante, si invita il lettore a considerare questo articolo come un supporto per potersi orientare nella giungla mediatica.
Senza appesantire ulteriormente la lettura, e con la promessa di ritornare sull’argomento, si riporta di seguito la coraggiosa riflessione del giurista Gian Luigi Cecchini, contenuta nel suo recente libro “Il colpo di stato – Media e diritto internazionale” (2012), scritto assieme al giornalista Giuseppe Liani.

“Il supremo potere coercitivo, ossia il potere di disporre, attraverso catene di comando dirette, l’implementazione coercitiva del diritto [spetta] al Governo, organo soggetto al Parlamento, sempre che non si tratti di un Governo cui siano stati surrettiziamente attribuiti poteri speciali dal Presidente della Repubblica con il consenso degli stessi partiti, che, di tal guisa, abdicando alle proprie funzioni, avrebbero favorito un vero e proprio auto-colpo di stato”.

Breve nota per gli addetti ai lavori. Lo scritto di Cecchini contiene un interessante commento critico circa l’impostazione adottata da Agamben nei termini in cui esso tenta di delineare una dimensione dello Stato di eccezione non ascrivibile nel novero delle teorizzazioni giuridiche (capitolo V), nel senso di appartenenza dello stato di eccezione all’ordine giuridico, questione strettamente legata al suo collegamento con il diritto internazionale che, secondo l’autore, risulta assente nella trattazione di Agamben.

Fonte: nexusedizioni.it
Tratto da: lidiaundiemi.it

[align=right]Source: IL PRIMO MINISTRO LETTA PROCLA...CI ATTENDE? | Guard for Angels [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 04/08/2013, 08:07, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 10/08/2013, 10:36 
Ecco cosa ci attende...... [:p]

Cassa Depositi e Prestiti (WARNING!)

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=NHIgD1WXKuU[/BBvideo]



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MessaggioInviato: 11/08/2013, 23:50 
E mentre i vari Saccomanni, Letta, Monti e compagnia (massonica) al seguito PARLANO IN PUBBLICO di luce in fondo al tunnel................... [}:)]




La verità sull'Economia italiana:
tutti i dati che non potete non sapere


Il quadro esatto di come sta il paese. Una "pagina della memoria economica",
che fa da contraltare alla propaganda dei "poteri forti".


http://www.wallstreetitalia.com/article ... apere.aspx

NEW YORK (WSI) - In questa pagina WSI pubblica in sintesi il quadro oggettivo dell'economia italiana, aggiornato con i piu' recenti dati statistici, macro-economici e di politica monetaria. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla massiccia propaganda mediatica di lobby (stato, politici, banche) che hanno interesse a non raccontare la verita' agli italiani e puntano anzi a manipolare il consenso con strategie che beneficiano soltanto i "poteri forti", strozzando i cittadini e le piccole imprese. Preghiamo i lettori di aiutarci postando aggiornamenti e segnalazioni, corredate di fonte (autorevole) e link.

- Debito pubblico: al marzo 2013, nuovo record a 2.034.763 miliardi di euro, a quota 130,3% del Pil, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;

- Pil: l'agenzia S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%;

- Rapporto deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%;

- Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi).

- Sofferenze bancarie: a maggio 2013, secondo il rapporto Abi, le sofferenze lorde sono risultate pari ad oltre 135,7 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto ad aprile 2013 (+22,4% annuo);

- Base produttiva: eroso circa il 20% dall’inizio della crisi;

- Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi. 200 miliardi circa;

- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;

- Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro;

- Potere d’acquisto delle famiglie: -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

- Disoccupazione: a giugno 2013 si attesta al 12,1%, dato peggiore dal 1977;

- Disoccupazione giovanile: il tasso nel segmento 15-24anni a giugno 2013 e' salito al 39,1%, in crescita di 0,8 punti percentuali su maggio e di 4,6 punti su base annua;

- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;

- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione

- Crollo produzione industriale: -17,8% negli ultimi dieci anni

Aggiornato: 11/8/2013



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MessaggioInviato: 19/08/2013, 18:26 
VERSO IL BAIL-IN DELLO STATO ITALIANO
(DEBITO PUBBLICO, DISOCCUPAZIONE, SPREAD)


http://www.altrainformazione.it/wp/2013 ... l7W38.dpuf

DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

Il debito pubblico supera e sale senza sosta superando quota 2070 a dispetto di tutti i tagli. Disoccupazione, chiusure aziendali e pressione fiscale si impennano. Il pil affonda. Ma il governo annuncia l’uscita dal tunnel e lo spread scende sotto quota 250.

Come è possibile una tale contraddizione?

E’ possibile perché quei dati sono solo superficialmente divergenti. In realtà essi convergono sullo scopo a cui lavorano gli speculatori finanziari e i loro collaboratori della partitocrazia italiana: infatti disastro occupazionale, depressione economica e debito pubblico insostenibile sono esattamente gli ingredienti che servono per ottenere il risultato voluto, cioè per creare le condizioni socio-politiche di esasperazione e paura che imporranno e giustificheranno la svendita delle residue risorse del paese, anche via bail-in, e la cessione delle sue residue autonomie ai capitali stranieri – quelli stessi che manipolano rating e spread per la loro convenienze, premiando i governi che fanno i loro interessi, e punendo quelli che fanno gli interessi nazionali. Li manovrano per spingerti nella loro trappola. Il mercato finanziario non premia affatto che amministra bene, mi chi fa vincere i suoi biscaz.zieri.

Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/08 ... -italiano/



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MessaggioInviato: 20/09/2013, 01:29 
Come volevasi dimostrare, tutto quello che è stato detto in questo topic, volge tristemente ed inesorabilmente (per gli approfittatori e gli speculatori di mezzo mondo) verso la sua tanto attesa concretizzazione........ [xx(]




"DESTINAZIONE ITALIA": ULTIMA FERMATA PRIMA DELL’INFERNO.

http://www.conflittiestrategie.it/desti ... ellinferno

Scritto da: Gianni Petrosillo (13/09/2013)

Come chiamare il più grande programma di dismissione del patrimonio pubblico e dell’impresa di Stato dalla fine della II guerra mondiale? “Destinazione Italia”, ovvio. I gioielli pubblici, gli ultimi fiori all’occhiello dell’industria nazionale vengono svenduti agli stranieri e lor signori del Governo chiamano l’operazione “Destinazione Italia”.

Potenza del linguaggio, o meglio del suo rovesciamento semantico. Immaginate due genitori che decidessero di sperperare tutta l’eredità dei figli, per godersi allegramente la vita facendo bagordi a ritta e a manca, e definissero il loro scialacquio “Obiettivo Famiglia”. Come no? Forse quella degli altri, mentre, quella dissennata qui presa in considerazione cadrebbe in rovina nel volgere di poco tempo.

Non si comprende con quale autorità un esecutivo appiccicaticcio, tenuto insieme con la colla, anzi con il Colle, sempre più protagonista della scena politica, molto al di là delle sue competenze costituzionali, possa permettersi, in quella sua composizione alchemica priva di vaglio elettorale, di arrogarsi il diritto di compiere azioni talmente devastanti per la sovranità e l’economia italiana.

Sia ben chiaro, non ne facciamo una questione di principio, non nutriamo, pregiudizialmente, alcuna preferenza per il pubblico rispetto al privato, perché non è la forma giuridica della proprietà che fa la differenza tra una buona e una cattiva gestione industriale e l’eventuale preservazione delle prerogative nazionali. Il punto sono gli obiettivi che una classe dirigente si pone e la collimanza di questi con l’interesse generale.

La maggior parte dei nostri gruppi imprenditoriali, privati e pubblici, non è all’altezza della difficile situazione storica. Essa rinuncia all’innovazione, non investe nei settori ultramoderni ma si nasconde nei comparti di nicchia per non disturbare i grandi manovratori esteri, non rischia in proprio e colma questo deficit d’iniziativa e di prospettive facendo man bassa delle risorse collettive. Le aziende private battono cassa allo Stato ad ogni minima difficoltà e quelle in mano statale vengono utilizzate dai partiti come strumenti per fidelizzare spezzoni di elettorato o favorire ristrette clientele di privilegiati. Questa allenza criminale tra Grande Finanza e Industria Decotta, con ampie ramificazioni nei corpi politici parlamentari, è il vero dramma italiano.

Tuttavia, ci sono delle eccezioni importanti, dei casi esemplari, oramai isolati, in cui certe cattive abitudini, impossibili da eliminare del tutto in un sistema di tipo capitalistico (ma probabilmente in qualsiasi costruzione sociale umana), sono state controbilanciate da dinamicità adeguate che hanno portato alcune aziende di casa nostra a primeggiare in mercati mondiali tecnologicamente avanzatissimi. Praticamente, ci siamo dimostrati imbattibili in segmenti ad elevata profittabilità e questo dà fastidio a molti. Pensiamo a best companies come Eni, Finmeccanica ed Enel che si sono fatte strada sbaragliando la concorrenza di competitors agguerriti e iperprotetti, più o meno correttamente, dalle proprie Amministrazioni politiche centrali. In queste aziende, ben dirette ed organizzate c’è ciccia da spolpare, ci sono gli ultimi muscoli efficienti di un Paese scarnificato che fatica a stare in piedi. Sciacalli e avvoltoi non vogliono farsi sfuggire la ghiotta occasione di colpire prede così succulente ma indifese. Anzichè attivare le fortificazioni politiche indispensabili ad impedire il prossimo saccheggio, abbiamo ceduto alle sirene del libero scambio e del pareggio di bilancio che col loro canto attirano soltanto gli allocchi ubriacati dall’ideologia o i sicofanti coscienti dei loro cattivi propositi.

Ed è su queste eccellenze dell’energia e dell’aerospazio che si stanno concentrando i vampiri nostrani (in combutta con poteri internazionali) nel tentativo di perpetrare la loro esistenza parassitaria a danno del benessere della “patria”.

Il Primo Ministro Letta ha dichiarato di avere in mente un grande pacchetto di dismissioni e incentivazioni per l’attrazione degli investimenti esteri a valere sul 2014. Probabilmente, lui non ci arriverà a quella data ma i suoi castighi si faranno sentire per le generazioni a venire. Nelle sedi della Trilaterale, del Bilderberg e dell’Aspen, dove il Premier è ospite fisso, già si stappa lo champagne alla faccia nostra.

Al fine di rendere la campagna promozionale ancor più allettante per i futuri clienti (cioè gli approfittatori e gli speculatori di mezzo mondo), verrà pianificato “un roadshow per spiegare il programma nei maggiori centri finanziari in Europa, Stati Uniti e Far East”. Cioè, con la bocca impastata di saliva e d’inglese, la lingua degli affari altrui, costoro andranno in pellegrinaggio per il pianeta ad esporre la convenienza dello shopping nel Belpaese. Ma gli stranieri lo sanno di già tanto che hanno agevolato l’ascesa ai nostri vertici istituzionali dei loro piazzisti migliori, quelli allevati a pane e roadshow, per assicurarsi una sponda romana ai loro futuri business in Italia. Per noi lo show sarebbe quello di vederli finire on the road cacciati a calci nel sedere da un’orda di connazionali arrabbiati.



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Voci Parlano di Un (Ulteriore) Downgrade da parte
di S&P all’Italia (Ieri le Stragi oggi Il Downgrade)


http://www.rischiocalcolato.it/2013/09/ ... grade.html

FLASH! – AL MINISTERO DELLE FINANZE GIRA L’INDISCREZIONE CHE STANDARD & POOR’S VOLEVA DOWNGRADARCI DI UN GRADINO OGGI. SACCOMANNI HA PIANTO AL TELEFONO MA SENZA RISULTATI. POI HA CHIAMATO DRAGHI CHE HA CHIAMATO S&P. FRA POCO SAPREMO IL RISULTATO DELLE PRESSIONI…


28 settembre 2013

Non mi stupirei affatto se nella giornata di oggi o domani l’agenzia S&P abbassasse il nostro merito di credito, non tanto per il peggioramento della situazione economica italiana ma come al solito, come forma di pressione che crei il clima di “emergenza nazionale” necessario a rinforzare la “stabilità politica”.

Mi spiego, partiamo da questa tabella:


Immagine

Come si nota oggi S&P ha a disposizione ancora un “gradino” (notch) per abbassare il nostro merito di credito SENZA far diventare il debito italiano JUNK.

La distinzione è essenziale, tenete presente che esiste una regola utilizzata da un numero rilevante di enormi fondi di investimento e dalla quasi totalità dei fondi pensione in tutto il mondo , le regola è questa:

Il fondo NON investe in obbligazioni il cui merito di credito è al di sotto della soglia “Investment grade” per TUTTE le agenzie di rating. (dove per tutte si intendono Fittch, S&P, Moody’s).

Ne consegue che se l’Italia dovesse subire un downgrade sul suo debito al di sotto delle soglie BBB- (Baa3 per Moodys) anche solo PER UNA delle 3 sorelle del rating:

Il debito pubblico italiano DOVRA’ essere liquidato per regolamento dai fondi di investimento e dai fondi pensione che lo detengono.

Non si tratta quindi di una decisione del cattivo gestore yankee o del cattivo tedesco (che comunque rimane cattivo a prescindere). E’ un obbligo contrattuale che le società di gestione hanno preso con i loro clienti sottoscrittori.

Ok, fin qui?

Bene andiamo avanti, dunque S&P può giocare col rating senza provocare danni enormi ed è probabile che lo farà.

Dagospia riporta che Mario Draghi avrebbe telefonato all’agenzia per intercedere… beh forse, ma se dovessi scommettere solo per assicurarsi che il taglio non fosse di DUE scalini.

Perchè come al solito un bel Downgrade oggi fa comodo, ci vuole il solito ridicolo clima di “emergenza nazionale” che giustifichi un nuovo patto per la “stabilità”.

In altre parole il prosieguo del governo Letta:

O con questa maggioranza
O con una maggioranza che comprenda qualche “responsabile del PDL” e qualche dissidente e già cacciato dell’M5S

Infine vi vorrei ricordare i 4 Senatori a vita nominati da Napolitano.

In anni orribili ed incivili, le partite politiche decisive, in Italia, si risolvevano con le stragi oggi basta un rating. Tutto sommato almeno questo è un passo avanti.

p.s. le valutazioni delle 3 agenzie di rating solo ridicole, il debito italiano è spazzatura da almeno 3 anni.



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Bene.....

La Telecom è considerata "spazzatura"....
(può quindi essere comprata dalla Spagna)

Moody’s: bond Telecom«spazzatura»

Moody’s cala la scure su Telecom Italia tagliando il rating del gruppo a Ba1, livello «junk», spazzatura. L’agenzia americana è stata dura: il taglio «segue il fallimento della società nel rafforzare la propria situazione patrimoniale e l’annuncio delle dimissioni del presidente e amministratore delegato Franco Bernabè»] Moody’s cala la scure su Telecom Italia tagliando il rating del gruppo a Ba1, livello «junk», spazzatura. L’agenzia americana è stata dura: il taglio «segue il fallimento della società nel rafforzare la propria situazione patrimoniale e l’annuncio delle dimissioni del presidente e amministratore delegato Franco Bernabè»

http://www.corriere.it/economia/13_otto ... 071d.shtml


Mentre l'Alitalia è rimasta senza carburante...
(può quindi essere comprata dalla Francia)

Alitalia. Spettro fallimento a un passo

la società ha cambiato tre amministratori delegati, accumulando altri debiti per oltre un miliardo e oggi perde oltre 600mila euro al giorno. I francesi sono tornati alla carica, ma non sono disposti a metterci i soldi e chiedono un forte ridimensionamento della forza-lavoro. Una prospettiva molto negativa, ma che a questo punto potrebbe prevalere in mancanza di serie alternative.

http://it.finance.yahoo.com/blog/dietro ... 54015.html



Bello eh?

Nonostante questo, Bernabé è stato liquidato con 6,6 MILIONI di euro....
Quanto daranno a Colaninno quando se ne andrà?

Steremo a vedere..... [:D]



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MessaggioInviato: 09/10/2013, 18:10 
.
"Il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l'euro".


ROMA (WSI) - Enrico Letta ha superato il voto di sfiducia di mercoledì anche grazie ai meccanismi di "stabilizzazione" politica messi in atto da Bruxelles. Tali meccanismi sono atti ad assicurare che saranno prese decisioni conformi allo "stato di necessità" decretato dall'UE.

Ciò significa che le elezioni vanno evitate a tutti i costi e che il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l'euro.

La strategia è stata messa a punto in una cena privata il 20 settembre a Roma, che ha visto attovagliarsi a casa di Eugenio Scalfari Mario Draghi, Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Laura Boldrini, tutti membri della corrente spinelliana del partito britannico.

Due giorni dopo, Scalfari ha impartito gli ordini di marcia in un editoriale su La Repubblica. Dopo aver sentenziato in puro stile fascista illuminato che "la massa non fa progressi", Scalfari lancia l'allarme: si sta cercando di mettere in discussione "l'esistenza dello stato di necessità" che giustificò il governo UE-diretto di Mario Monti prima, e di Enrico Letta poi, scrive il fondatore del giornale di De Benedetti.

C'è il rischio che Letta sia costretto dai ricatti di Berlusconi ad adottare una politica di anti-austerità (anti-euro). Ma, conclude Scalfari, Letta, Napolitano e Draghi "sono i nostri tre punti di forza, che hanno l'Europa come obiettivo preminente per l'avvenire di tutti. Se questa realtà è chiara, occorre operare, ciascuno nell'ambito delle sue competenze, affinché si realizzi".

Ciò che il partito britannico teme è che il sentimento anti-austerità nella popolazione italiana – che Berlusconi sicuramente sfrutta per salvarsi, ma questo è solo una complicazione per gli smarriti – possa sfociare in un definitivo voto anti-euro in caso di nuove elezioni.

Già il fronte anti-euro si sta organizzando su scala pan-europea. Il 23 settembre a Roma si è tenuto il primo incontro degli euroscettici del nord e del sud. Hans-Olaf Henkel dalla Germania e Brigitte Granville (Francia e UK), si sono uniti ai prof. Giuseppe Guarino, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri accademici in una conferenza pubblica.

Il prof. Guarino, relatore principale e presidente del convegno, ha denunciato il fatto che la politica di zero deficit dell'UE non solo è sbagliata, ma è illegale persino sotto la stessa legge dell'UE.

Per giustificare l'illegalità, l'UE ha costantemente usato l'argomentazione dello "stato di necessità", che secondo Karl Schmitt autorizza a sospendere la costituzione. Lo stato di necessità è dettato dall'imperativo di salvare il sistema oligarchico.

Nell'estate del 2011, l'UE ha creato uno stato di necessità per l'Italia manipolando il valore dei suoi titoli di stato . La BCE ha prima lasciato cadere i titoli, ed è intervenuta successivamente ad acquistarli per sostenere il governo Monti.

Si ripeterà il giochetto con Letta? È questo che Draghi ha discusso nella cena delle trame? Il suo annuncio al Parlamento Europeo che la BCE è pronta ad un'altra mega-iniezione di liquidità per le banche (LTRO) ha a che fare con questo? Che ha chiesto Draghi in cambio ai suoi commensali?

Il Financial Stability Assessment del FMI per l'Italia, rilasciato il 27 settembre, raccomanda l'applicazione del bail-in (prelievo forzoso) per soccorrere le banche italiane. È quanto ha chiesto Draghi? O si è limitato a sollecitare le privatizzazioni, in consueto "stile Britannia"?


Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Movimento Internazionale per i diritti civili - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -euro.aspx


..non x nulla draghi affermo' che in italia c'era il pilota automatico......


Ultima modifica di ubatuba il 09/10/2013, 18:11, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 21/10/2013, 18:14 
Allarme della London School of Economics:
“Non rimarrà nulla dell’Italia”


Immagine

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... ellitalia/

Nel giro di 10 anni del nostro Paese non rimarrà più nulla. O quasi. E’ la conclusione catastrofica cui giunge nella sua analisi il professore Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE). Che cosa ci sta portando alla dissoluzione e all’irrilevanza economica? Una classe politica miope che non sa fare altro che aumentare le tasse in nome della stabilità. Monti ha fatto così. E Letta sta seguendo l’esempio. Il tutto unito a una ”terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa”.

L’ANALISI DI ORSI

“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.

Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo.Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.

Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori.

La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza , l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa.

L’Italia ha attualmente il livello di tassazione sulle imprese più alto dell’UE e uno dei più alti al mondo. Questo insieme a un mix fatale di terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabiled’Europa, sta spingendo tutti gli imprenditori fuori dal Paese. Non solo verso destinazioni che offrono lavoratori a basso costo, come in Oriente o in Asia meridionale: un grande flusso di aziende italiane si riversa nella vicina Svizzera e in Austria dove, nonostante i costi relativamente elevati di lavoro, le aziende troveranno un vero e proprio Stato a collaborare con loro, anziché a sabotarli. A un recente evento organizzato dalla città svizzera di Chiasso per illustrare le opportunità di investimento nel Canton Ticino hanno partecipato ben 250 imprenditori italiani.

La scomparsa dell’Italia in quanto nazione industriale si riflette anche nel livello senza precedenti di fuga di cervelli con decine di migliaia di giovani ricercatori, scienziati, tecnici che emigrano in Germania, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, così come in Nord America e Asia orientale. Coloro che producono valore, insieme alla maggior parte delle persone istruite è in partenza, pensa di andar via, o vorrebbe emigrare. L’Italia è diventato un luogo di saccheggio demografico per gli altri Paesi più organizzati che hanno l’opportunità di attrarre facilmente lavoratori altamente, addestrati a spese dello Stato italiano, offrendo loro prospettive economiche ragionevoli che non potranno mai avere in Italia.

L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi – collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica, che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale.

L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia.

In conclusione, la rapidità del declino è davvero mozzafiato. Continuando su questa strada, in meno di una generazione non rimarrà nulla dell’Italia nazione industriale moderna. Entro un altro decennio, o giù di lì, intere regioni, come la Sardegna o Liguria, saranno così demograficamente compromesse che non potranno mai più recuperare.

I fondatori dello Stato italiano 152 anni fa avevano combattuto, addirittura fino alla morte, per portare l’Italia a quella posizione centrale di potenza culturale ed economica all’interno del mondo occidentale, che il Paese aveva occupato solo nel tardo Medio Evo e nel Rinascimento. Quel progetto ora è fallito, insieme con l’idea di avere una qualche ambizione politica significativa e il messianico (inutile) intento universalista di salvare il mondo, anche a spese della propria comunità. A meno di un miracolo, possono volerci secoli per ricostruire l’Italia.”


professore Roberto Orsi

della London School of Economics and Political Science (LSE)

Fonte: http://www.affaritaliani.it/economia/lo ... 71013.html



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E come ho già scritto, ora che sono tutti insieme appassionatamente al governo, stanno facendo i fatti ... loro! [:(]



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Ufologo 555 ha scritto:

E come ho già scritto, ora che sono tutti insieme appassionatamente al governo, stanno facendo i fatti ... loro! [:(]

I fatti loro?

Si stanno scavando la fossa con le loro mani....... [:246]
Finirà male.... molto male.....



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Magari si scavassero la fossa da loro, così non faremo fatica ... noi! [:210]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Magari si scavassero la fossa da loro, così non faremo fatica ... noi! [:210]



spero che sia ben affilata.......... [:(!]


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