26/10/2013, 04:36
Raziel ha scritto:
Corso sosteneva che i Grigi fossero una sorta di "macchine" in effetti...
Vedi Max, il discorso linguistico però non è del tutto esatto. Di molti animali superiori qualcosa sappiamo, con Delfini e scimmie possiamo perfino comunicare informazioni piuttosto complesse.
26/10/2013, 05:15
26/10/2013, 06:10
26/10/2013, 12:05
Aztlan ha scritto:
Mi chiedo come si faccia ad essere così sicuri.
E' assolutamente vero che come ha detto Max,
"le variabili sono non infinite ma così tante da escludere di avere con tutti un immediato riconoscimento e comprensione".
Ma "non immediato"![]()
E' questione di studiarlo prima. Come detto, se il ventaglio è comunque finito, prima o poi - ci volesse una vita, o mille vite - ogni codice sarà decifrato.
E a quel punto basterà l' ausilio di un mezzo tecnologico adatto, con sufficiente potenza di calcolo l' immediatezza sarebbe garantita.
Le uniche cose non "traducibili" anche nel senso latino del termine, sarebbero effettivamente concetti astratti che fossero, attenzione al condizionale, propri di una specie e non un' altra.
Come spiegare il concetto di "amore" a una specie che non fosse in grado di amareImpossibile.
Ma la domanda è: esiste una tale specie? Quei concetti comuni a tutti gli esseri umani da sempre, sono davvero esclusiva nostra e al limite di pochi altri, ma non tutti?
E se fossero invece concetti universali
In fondo è questo il punto:
Noi non comprendiamo la MENTE di una altra specie intelligente, perchè finora non ne abbiamo mai (ufficialmente) incontrata una.
Magari un giorno scopriremmo persino che questa non è più diversa dalla nostra di quella che potrebbe essere quella di un altro essere umano, nel bene o nel male. Oppure NO.
Fino ad allora...
Confesso che ho deciso da tempo che questa è esattamente LA domanda che farei ad un alieno casomai avessi una sola domanda.
Aztlan
26/10/2013, 12:46
BOBBY ha scritto:
Con il "teletrasporto" si intende qualcosa di molto generico che identifica lo spostamento istantaneo da un luogo all'altro di un oggetto materiale.
Dal momento che nella realtà non si può spostare materia a velocità prossima a quella della luce (men che meno superarla!) possiamo solo ipotizzare che per spostare qualcosa con la massima velocità si deve, per forza di cose, utilizzare onde elettromagnetiche.
Nella realtà la fisica quantistica prevede, a livello teorico, una sorta di istantaneità di eventi tra due particelle anche lontanissime ma all'atto pratico è impossibile tradurre questo fenomeno in un dispositivo realmente funzionante.
È invece molto più realistico usare le onde elettromagnetiche di varie frequenze (luce, radio-frequenze etc.) per spostare ad una velocità interessante, quella della luce appunto, non tanto materia dotata di massa ma "INFORMAZIONI".
È complicatissimo spostare materia negli infiniti spazi interstellari. È molto, ma molto, più semplice spostare "informazioni".
Una volta reperita la materia prima nel luogo di destinazione si possono ricreare, grazie a queste "informazioni" oggetti tecnologici ma anche veri e propri esseri viventi.
Grazie alla clonazione un organismo alieno potrebbe essere ricreato sul pianeta Terra usando materiale biologico reperito in loco ma con istruzioni provenienti da un pianeta remoto che ha spedito un fascio di informazioni proprio qui per ricreare pari-pari quel soggetto.
Eventualmente la sua coscienza e la sua memoria potrebbero essere aggiunte una volta ricostruito l'"hardware".
Insomma il concetto di base è questo: perché fare viaggiare nell'Universo materia organica ed inorganica quindi sarebbe più saggio e intelligente fare viaggiare solo ed esclusivamente "informazioni"?![]()
![]()
26/10/2013, 12:53
Aztlan ha scritto:BOBBY ha scritto:
"La questione dei viaggi interstellari è una spina nel fianco di qualunque ipotesi aliena e non è mai stata risolta neanche a livello teorico."
Inorridisco.
E' una spina nel fianco solo per chi è davvero poco e male informato.
La questione dei viaggi interstellari è stata analizzata, e risolta, perlomeno proprio a livello teorico, dallo stesso Einstein.
Se è vero infatti che la sua idea più famosa era quella del limite della velocità della luce,
è anche altrettanto vero, e malamente dimenticato, che per lo stesso genio più famoso del Novecento i viaggi interstellari in tempi brevi
- molto meno di quanto impiegherebbe la stessa luce a coprire quelle distanze -
sono possibili eccome.
E non si è limitato ad esprimere una sua mera opinione personale, ma ha fatto i necessari calcoli.
Infatti, le equazioni di Einstein permettono l' esistenza di oggetti detti Ponti di Einsten-Rosen (dal nome dei due teorizzatori),
resi poi famosi con molti altri nomi, come quello di wormholes o cunicoli spazio-temporali.
Attraverso questi oggetti,
dovuti al ripiegamento dello stesso tessuto spazio-temporale che compone l' Universo,
sarebbe possibile raggiungere un qualunque punto dell' Universo distante anni-luce in molto meno di quanto impiegherebbe un raggio a coprire la distanza che li separa,
pur rispettando il limite teorico della velocità della luce, accorciando le distanze che separano i due punti nel tessuto spazio-tempo.
In pratica si prenderebbe una scorciatoia.
E il bello è che questa è solo UNA delle soluzioni possibili ipotizzate dagli scienziati per il viaggio interstellare.
Vedere di seguito:BOBBY ha scritto:
Mettere qualcosa "in groppa ai fotoni" è [...] molto meno fantascientifica delle astronavi di STAR-TREK.
Difatti, protesto veementemente.
"Le astronavi di Star Trek", per usare le tue parole e per capirci,
immaginate muoversi tramite un campo di curvatura,
sono una possibilità teorica ammessa dalla Scienza e al momento allo studio.
Tra l' altro, significative e positive novità si sono avute di recente, come si è largamente discusso.
Infatti, fino a poco tempo fa si ritenevano necessarie improbabili quantità di energia
(pari a quelle prodotte da una quantità di ipotetica "materia esotica" grande quanto Giove).
MA recentemente nuove equazioni a firma del Dottor White della NASA hanno ricalcolato l' energia necessaria, scoprendo che ne basterebbe una quantità ragionevole.
Al momento, si attende l' esito di esperimenti pratici volti a verificare le equazioni.
Ora non ho qui i link sottomano, ma è una notizia che ha fatto rumore e di cui si è parlato diffusamente.BOBBY ha scritto:
in parole povere, il principio del "TELETRASPORTO".![]()
![]()
In pratica si usano le onde elettromagnetiche (tra cui la luce, ma non solo...)
per veicolare "INFORMAZIONI" di qualunque genere.
Tra queste anche il DNA che altro non è che una sequenza lunga e complessa di informazioni pre-codificate.
Un po' di tempo fa un premio nobel, Luc Montagnier, ha ipotizzato che nientemeno che il DNA può replicarsi e spostarsi a cavallo di radiazioni a bassa frequenza.
A me sembrava la scoperta del secolo! Ma la cosa curiosa è che NESSUNO ne ha più parlato e la notizia è rimbalzata solo negli ambienti non ufficiali. La scienza ufficiale l'ha rimossa immediatamente senza uno straccio di commento.
Concordo con il Premio Nobel.
Per me questa ipotesi da lui formulata non solo è degna di nota, ma ne avevo da tempo fatto parte di una mia personalissima teoria in costruzione sull' Evoluzione,
aggiornata alle ultime scoperte e teorie come queste, per tentare di risolvere i problemi di quella classica e andare oltre,
spingendomi talvolta fino a lambire ed includere altre teorie e concetti esistenti o miei ben al di là della mera biologia, fino allo spirituale.
Una Teoria dell' Evoluzione 2.0, se vogliamo,
con annessi e connessi e conseguenze sulla visione del mondo come lo fu quella attuale che mostra ormai i suoi limiti.
Ci sto lavorando, se così si può chiamare l' ozioso rimuginare, nel senso nobile e latino del termine otium, da un pezzo.
Non mi piace però parlare quando non sono sicuro, e voglio prima rifinirla prima di dire solenni fesserie.
Ergo come si suol dire vi suggerisco di non trattenere ancora il fiato, che non arrivereste a vedere una mia eventuale, remota pubblicazione.
In merito all' oggetto del topic,
ritengo questo tipo di "teletrasporto"
(è il termine disponibile più corretto, ancora più se lo si analizza nella sua etimologia)
perfettamente plausibile.
Tuttavia ritengo che questo meccanismo possa essere usato, largamente, dalla natura, per la stessa evoluzione
(penso alla possibilità di trasmissione a velocità luce di informazioni genetiche tra diversi punti dell' Universo)
mentre per le esigenze di una specie senziente ritengo siano infinitamente più semplici e pratici mezzi artificiali come quelli suggeriti.
Buona Discussione,
Aztlan
26/10/2013, 12:59
Raziel ha scritto:
io invece inorridisco quando si esula per far filare il proprio ragionamento dai più elementari principi della fisica relativa.
la nanomacchina, per quanto nana, avrà pur sempre una massa, quindi il fotone, che ha massa zero, e per questo, solo per questo, va a velocità luce, non potrà mai trasportare qualcosa dotato di massa, sia pur minima. Lasciando perdere a cosa si intende per "mettere in groppa", e non faccio facili e salaci battute dal dubbio gusto......
I discorsi stanno a zero. Mi spiace. O si scoprirà il modo di far curvare lo spazio ad una nave, oppure si scoprirà come creare dei tunnel, cosa che ritengo veramente al di là di ogni immaginazione quest'ultima, non fosse altro perché, ok apri il tunnel, ma poi dove porta sto tunnel?
26/10/2013, 15:12
26/10/2013, 18:28
26/10/2013, 19:22
morpheus85 ha scritto:
Il che renderebbe le cose accettabili anche da parte degli scettici più convinti, si tolgono di mezzo tanti problemi, potrebbe essere il mio nuovo cavallo di battaglia
26/10/2013, 22:59
Mediante l’entanglement quantistico i ricercatori di Tokyo e Magonza sono riusciti a teletrasportare qubit fotonici con estrema affidabilità. Un passo avanti decisivo è stato quindi realizzato circa 15 anni dopo i primi esperimenti nel campo del teletrasporto ottico.
Il successo dell’esperimento condotto a Tokyo è attribuibile all’uso di una tecnica ibrida in cui sono stati combinati due approcci concettualmente diversi e finora incompatibili. “L’informazione quantistica ottica digitale discreta può ora essere trasmessa continuamente – spingendo un bottone, se si vuole,” ha spiegato il professor Peter van Loock dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU). Come fisico teorico, van Loock ha consigliato i fisici sperimentali del gruppo di ricerca guidato dal professor Akira Furusawa, dell’Università di Tokyo su come si sarebbe potuto svolgere in modo più efficiente l’esperimento di teletrasporto per verificare in ultima analisi, il successo del teletrasporto quantistico. I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Il teletrasporto quantistico comporta il trasferimento di arbitrari stati quantistici da un mittente, soprannominato Alice, ad un ricevitore spazialmente distante, di nome Bob. Ciò richiede che Alice e Bob condividano inizialmente uno stato quantistico entangled attraverso lo spazio in questione, ad esempio, sotto forma di fotoni. Il teletrasporto quantistico è di fondamentale importanza per l’elaborazione dell’informazione quantistica (quantum computer) e la comunicazione quantistica. I fotoni sono vettori di informazioni ideali per la comunicazione quantistica in quanto possono essere utilizzati per trasmettere segnali alla velocità della luce. Un fotone può rappresentare un bit quantistico o qubit analogo a una cifra binaria (bit) . Questi fotoni sono noti come bit quantistici “volanti”.
I primi tentativi di teletrasportare singoli fotoni o particelle di luce sono stati effettuati dal fisico austriaco Anton Zeilinger. Vari altri esperimenti sono stati eseguiti nel frattempo. Tuttavia, il teletrasporto di bit quantistici fotonici con metodi convenzionali ha dimostrato di avere i suoi limiti a causa di carenze sperimentali e di difficoltà con i principi fondamentali.
Ciò che rende l’esperimento di Tokyo diverso è l’uso di una tecnica ibrida. Grazie ad essa è stato raggiunto un teletrasporto quantistico di qubits fotonici completamente deterministico e altamente affidabile. La precisione del trasferimento andava dal 79 all’82 per cento per i quattro diversi qubit. Inoltre, i qubit sono stati teletrasportati molto più efficiente rispetto a esperimenti precedenti, anche ad un basso grado di entanglement.
Il concetto di entanglement è stato formulato da Erwin Schrödinger e coinvolge una situazione in cui due sistemi quantistici, come ad esempio due particelle di luce, ad esempio, sono in uno stato comune, in modo che il loro comportamento è reciprocamente dipendente in misura maggiore di quanto non sia normalmente possibile.
Nell’esperimento di Tokyo, l’entanglement continuo è stata realizzata mediante l’aggrovigliamento di molti fotoni con molti altri fotoni.
Precedenti esperimenti avevano un entangled fra singoli fotoni, una soluzione meno efficiente. “L’entanglement dei fotoni ha funzionato molto bene per l’esperimento Tdi okyo – praticamente con la semplice pressione di un pulsante, il laser è stato attivato”, ha detto van Loock, Professore di Teoria di ottica quantistica e informazione quantistica all’università di Magonza.
Questo entanglement continuo è stato realizzato con l’aiuto della cosiddetta ‘squeezed light’, che assume la forma di un’ellisse nello spazio delle fasi del campo di luce. Una volta che l’entanglement è stato raggiunto, un terzo campo di luce può essere connesso al trasmettitore. Da lì, in linea di principio, qualsiasi stato e qualsiasi numero di stati possono essere trasmessi al ricevitore. “Nel nostro esperimento, c’erano precisamente quattro stati sufficientemente rappresentativi che sono stati trasferiti da Alice a Bob usando l’entanglement. Grazie a l’ entanglement continuo, è stato possibile trasmettere i qubit fotonici in modo deterministico a Bob”, ha aggiunto van Loock.
I precedenti tentativi di realizzare il teletrasporto ottico sono state eseguiti in modo diverso e, prima d’ora, i concetti utilizzati si sono rivelati incompatibili. Ora, grazie alla tecnologia ibrida, “i due mondi separati, il discreto e il continuo, stanno cominciando a convergere”, ha concluso van Loock.
27/10/2013, 00:05
27/10/2013, 00:20
27/10/2013, 00:36
27/10/2013, 03:24
Aztlan ha scritto:
E' questione di studiarlo prima. Come detto, se il ventaglio è comunque finito, prima o poi - ci volesse una vita, o mille vite - ogni codice sarà decifrato.
Aztlan ha scritto:
Le uniche cose non "traducibili" anche nel senso latino del termine, sarebbero effettivamente concetti astratti che fossero, attenzione al condizionale, propri di una specie e non un' altra.
Come spiegare il concetto di "amore" a una specie che non fosse in grado di amareImpossibile.
Aztlan ha scritto:
Ma la domanda è: esiste una tale specie? Quei concetti comuni a tutti gli esseri umani da sempre, sono davvero esclusiva nostra e al limite di pochi altri, ma non tutti?
E se fossero invece concetti universali
Aztlan ha scritto:
Noi non comprendiamo la MENTE di una altra specie intelligente, perchè finora non ne abbiamo mai (ufficialmente) incontrata una.