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LA NASCITA DEL MONDO "DE-AMERICANIZZATO"


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DI PEPE ESCOBAR
atimes.com

Ci siamo. La Cina ne ha avuto abbastanza. La sfida (diplomatica) è aperta. È arrivato il momento di costruire un mondo "de- Americanizzato". È arrivato il momento che una "nuova valuta di riserva internazionale" rimpiazzi il dollaro statunitense.

È tutto qui, in un editoriale di Xinhua ( trad. italiana qui), direttamente dalla bocca del dragone. E l'anno a cui si riferisce è solo il 2013. Allacciatevi le cinture di sicurezza- specialmente voi dell'elite di Washington. Sarà un viaggio difficile.

Sono passati i giorni del basso profilo di Deng Xiaoping. L'editorale di Xinhua indica nella recente minaccia di uno shutdown statunitense il pretesto per il ritorno del dragone. Dopo la crisi finanziata causata da Wall Street, dopo la guerra in Iraq, un "mondo confuso", e non solo la Cina, desidera un cambiamento.

Il seguente paragrafo non potrebbe essere più esplicito:

Piuttosto che onorare i suoi doveri da potenza leader responsabile, Washington ha abusato egoisticamente del proprio status di super potenza e ha, semmai, apportato ulteriore caos al mondo intero allargando ovunque l'incertezza finanziaria, istigando le tensioni regionali nel mezzo di dispute territoriali e combattendo guerre ingiustificate mascherate grazie a totali falsità.

La soluzione, per Pechino, è "de- Americanizzare" l'attuale equilibrio geopolitico- a partire da una partecipazione più attiva al Fondo Monetario Internazione e alla Banca Mondiale per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, che conduca a una "nuova valuta internazionale di riserva creata allo scopo di rimpiazzare il dollaro statunitense oggi predominante".

Da notare come Pechino non stia promuovendo una rottura completa del sistema Bretton Woods- almeno per adesso- ma, piuttosto, reclami maggior potere decisionale. Suona ragionevole, considerando che la Cina esercita all'interno dell'Fmi un peso lievemente più alto di quello dell'Italia. La riforma dell' FMI- più o meno- va avanti dal 2010, ma Washington, prevedibilmente, ha posto il veto su qualsiasi intervento sostanziale.

Quanto all'abbandono del dollaro, esso è un processo già avviato, a diverse velocità, specie per quanto riguarda il commercio fra i paesi membri dei BRICS, gruppo di potenze emergenti (Brasile, Russia, Cina, India e Sud Africa), che si svolge oggi preponderatamente nelle rispettive valute. Il dollaro americano sarà lentamente ma sicuramente rimpiazzato da un paniere di valute.

Anche la "De-Americanizzazione" è già iniziata. Si prenda la recente offensiva diplomatica cinese nei confronti del Sud-Est asiatico, mirata a una maggiore collaborazione di tali stati con il loro principale partner commerciale, la stessa Cina. Il presidente cinese Xi Jinping ha concluso una serie di accordi con Indonesia, Malesia e anche Australia, solo poche settimane dopo averne siglati altri con gli stati dell' Asia centrale, i cosiddetti "stans" ( Kazakhistan, Kyrgyzistan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan ndt).

L'impegno cinese per il miglioramento dell' "Iron Silk Road" ( il Trans-Asian Railway, progetto finalizzato alla creazione di una rete ferroviaria tra Europa e Asia) ha ricevuto forti incoraggiamenti, grazie alla partecipazione delle compagnie ferroviare cinesi al progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità che attraversi la Thailandia- parte integrante del piano- e che comincia, adesso, a materializzarsi. In Vietnam, con ancora più il premier cinese Li Kequiang ha siglato un'intesa che stabilisce il non intervento cinese nelle dispute fra i due paesi del Mar Cinese Meridionale con conseguenze economiche ancora più forti. Prendete nota, puntate sull'Asia.

Tutti a bordo il petroyuan

Tutti sanno che Pechino detiene montagne, Himalaya si potrebbe dire, di bond emessi dal Ministero del Tesoro statunitense- merito dell'enorme surplus commerciale accumulato nei tre decenni passato accoppiato a una politica ufficiale di stabilità dello yuan dal lento sviluppo ma sicura.

Allo stesso tempo, Pechino ha agito. Lo yuan è diventato, gradualmente ma costantemente, più convertibile nei mercati internazionali (solo la scorsa settimana, la BCE e la People's Bank of China hanno accettato di impostare una currency swap line (è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare e cambio, ma di segno opposto, a una data futura prestabilita. Ndt- fonte Wikipedia) che aumenterà la forza internazionale dello yuan e ne migliorerà l'accesso al mercato finanziario dell'Euro zona.

La data ancora non ufficiale di una piena convertibilità dello yuan potrebbe cadere all'incirca fra il 2017 e il 2020; l'arresto d'accumulazione di debito americano implicherebbe, a lungo termine, l'allontanamento di Pechino da quel mercato- e con ciò l'aumento del costo del debito americano. Il processo verso una piena convertibilità dello yuan è inesorabile come quello dei BRICS verso un paniere di valute che progressivamente rimpiazzerebbero il dollaro come valuta di riserva. Fino a quando, prima o poi, non si sarà materizzata la vera catastrofe: l'avvento del petroyuan- destinato a sorpassare il petrodollaro una volte le petro-monarchie del Golfo si saranno accorte da che parte il vento soffi. Allora, si aprirà una situazione geopolitica completamente diversa.

Potrebbe volerci tempo, ma ciò che è certo è che la celebre lista di istruzioni di Deng Xiaoping verrà man mano cestinata: "Osserva tranquillamente; stabilizza la nostra posizione; fronteggia gli affari con calma; nascondi le nostre capacità e attendi gli eventi; sii bravo nel mantenere un basso profilo; non pretendere mai la leadership".

Un mix di cautela e furbizia questo era il classico Sun Tzu, ancorato alla storica fiducia in sé propria dello spirito cinese e all'alta considerazione rivolta alle ambizioni impegnative a lungo termine. Finora, Pechino si è mantenuta in disparte; lasciando che gli avversari commettessero errori fatali ( e che collezione d'errori da migliaia di miliardi di dollari) e accumulando "capitale".

Il momento della capitalizzazione è ormai arrivato. Dal 2009, dopo la crisi finanziaria provocata da Wall Street, si sono susseguite numerose lamentele cinesi riguardo il "malfunzionamento del modello occidentale" ultimamente allargate anche alla "cultura occidentale".

Pechino ha ascoltato Dylan (con sottotitoli in mandarino?) e ha concluso che sì, i tempi sono cambiati. (The times they-are- a- changing, uno dei brani più celebri del cantautore americano, ndt). Senza progressi immediati sul piano sociale, economico e politico- lo shutdown è un ulteriore esempio della situazione, qualora qualcuno ne avesse bisogno- la decadenza degli USA è tanto inesorabile quanto l'ascesa, passo dopo passo, della Cina che finirà per spiegare le sue ali dominando la post-modernità del XXI secolo.

Nessun errore: l'elite di Washington combatterà questo processo come se fosse l'ultima piaga. Ancora, occorre ora aggiornare l'intuizione di Antonio Gramsci: il vecchio ordine è morto, e il nuovo è a un passo dal nascere. (1)

Pepe Escobar
Fonte: www.atimes.com

Nota CdC
(1) La frase fa riferimento alla famosa definizione di Gramsci, secondo la quale la crisi consiste "nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere" (Quaderni del carcere).

Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-02-151013.html
16.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di G

[align=right]Source: ComeDonChisciotte - LA NASCITA DEL MONDO "DE-AMERICANIZZATO" [/align]



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Quelli ... ce se "magnano"! [8)]



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lunedì 21 ottobre 2013

La Cina inizia l’attacco al dollaro

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La Cina ha deciso di attaccare il dollaro e di porre fine al suo predominio nel mercato valutario mondiale.

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Un attacco valutario contro il biglietto verde, scrive il portale d’informazione Wall Street Italia.com : “Già qualche giorno fa le intenzioni di Pechino erano apparse molto chiare, come dimostra un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa statale Xinhua, che parlava della
necessità di considerare la “de-americanizzazione del mondo”, sostenendo che è arrivato il momento che il mondo consideri una nuova valuta di riserva “che deve essere creata per sostituire il dominio del dollaro, in modo tale che la comunità internazionale possa stare lontana dalle conseguenze del caos politico che si sta intensificando negli Stati Uniti”.
Ecco i segnali che indicano come l’attacco (della Cina) al dollaro sia iniziato.
- L’agenzia di rating Dagong ha appena rivisto al ribasso il rating sul debito americano, avvertendo che nuovi downgrade sono possibili.
- La Cina, nel mese di giugno, ha siglato un rilevante contratto di swap valutario con il Regno Unito; un passo molto importante per internazionalizzare lo yuan.
- Un altro accordo di swap è stato siglato con l’Eurozona; ci saranno maggiori transazioni commerciali e flussi di investimenti in euro e yuan, come prevede Kathleen Brooks, direttore della divisione di ricerca presso FOREX.com. Dunque, minori quantità di dollari negli scambi. source
- Mei Xinyu, consulente del Ministero del Commercio, ha avvertito che se gli Stati Uniti faranno mai default, Pechino potrebbe decide di interrompere per sempre l’acquisto di Treasuries americani.
- La Cina starebbe già iniziando a diversificare il proprio portafoglio, puntando sugli investimenti nel mercato immobiliare europeo.

- La Cina è il maggiore produttore di oro al mondo e sta anche procedendo a massicci acquisti del metallo prezioso da parte di altre nazioni, accelerando le importazioni. Stando al gestore Stephen Leeb, Pechino avrebbe intenzione di acquistare altre 5.000 tonnellate di oro. Secondo diverse fonti, l’obiettivo sarebbe quello di garantire lo yuan con l’oro, rendendo la valuta l’alternativa numero uno al biglietto verde.

[align=right]Source: TRADER & PASSION: La Cina inizia l’attacco al dollaro [/align]


[:)] Ed a Fort Knox rimangono i cioccolatini con stagnola color oro da regalare ai legittimi proprietari dei lingotti volatilizzati

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Ultima modifica di Wolframio il 21/10/2013, 22:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/10/2013, 12:40 
(Ci avevano già provato gli Alieni a Fort Knox ...) [:D]



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MessaggioInviato: 22/10/2013, 17:36 
http://www.wallstreetitalia.com/article ... a-fed.aspx

"Noi siamo la bolla. No exit strategy per la Fed"

Pubblicato il 22 ottobre 2013| Ora 08:10

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NEW YORK (WSI) - "La domanda non deve avere sul tapering. La domanda è fino a quale punto (la Fed) aumenterà l'acquisto di asset, fino a $150 miliardi, $200 miliardi, o $1.000 miliardi al mese". Lo afferma Marc Faber, guru dei mercati noto per essere ribassista.

A suo avviso, i mercati si stanno concentrando troppo sul "tapering", ovvero sull'eventuale decisione della Fed di staccare la spina alla liquidità-droga immessa sui mercati da Ben Bernanke, che al momento viene assicurata con l'acquisto di Treasuries e titoli legati ai mutui per un valore di $85 miliardi al mese.

Ma, in una intervista rilasciata alla trasmissione Squawk Box del canale televisivo Cnbc, Faber descrive la Fed come una sorta di prigioniera di se stessa.

A suo avviso le manovre di quantitative easing rimarranno, ci sarà di fatto un QE4, dal momento che "ogni programma che viene introdotto dai governi in condizione di emergenza e alla stregua di una misura temporanea, risulta sempre permanente".

Semplicemente, la Fed si è messa in una posizione in cui non esiste una exit strategy e, sebbene al momento l'inflazione intesa come indice dei prezzi al consumo non si sia ancora manifestata, si è verificata comunque una incredibile e spaventosa inflazione dei prezzi degli asset.

"Noi siamo la bolla. Assistiamo a una colossale bolla nel mondo e a una bolla del debito". A suo avviso, tutto ciò porterà a una "massiccia distruzione della ricchezza (fino a perdita 50% su base globale)", visto che un giorno questa inflazione di asset si tradurrà in un collasso deflazionistico, in un modo o nell'altro".





Sì allora a questo punto gli USA stanno praticamente "stampando" o meglio "creando dal nulla" centinaia di miliardi di dollari che entrano nel circuito bancario americano e mondiale, ma che non hanno valore reale, è come creare moneta del monopoli coperta da un fantasioso debito che non verrà mai ripagato!.
L'unica differenza è che gli USA con questi miliardi di "dollari creati dal nulla" si comprano risorse vere, petrolio vero, oro vero, ecc. ecc.... la situazione è veramente paradossale e incontrollabilmente pericolosa...

Come si dice in alcuni casi, e adesso ci calza perfettamente, "stanno creando un castello di carta", infatti anzi direi che stanno creando una "montagna di dollari di carta"...
E poi ci raccontano anche che l'economia americana va a gonfie vele, e ci credo io stanno regalando centinaia di miliardi di dollari alle banche americane private, più drogaggio di borsa di così, non riuscirebbero a drogare di più il sistema bancario...
Addirittura si ipotizza di aumentare il "drogaggio" da 85 miliardi di dollari al mese, a 100 o anche 150 miliardi di dollari al mese!!! ma questa è follia finanziaria, altro che "finanza creativa"...
Io non pensavo che l'elite finanziaria americana fosse folle sino a questo punto, a quanto pare sono più folli di qualsiasi previsione [8)]


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MessaggioInviato: 22/10/2013, 19:22 
quando i nodi verranno al pettine il sistema collasserà.

Successe così per l'urss toccherà anche all'occidente molto presto.



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MessaggioInviato: 22/10/2013, 19:24 
Quello che cercavo di spiegare ai miei colleghi attorno al '90 .....[8)]



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MessaggioInviato: 24/10/2013, 11:44 
Banche italiane tremano, lo spettro del fallimento
Al via stress test Bce con Draghi che non esclude la necessità
di far fallire qualche istituto. Rassicurazioni dal ministro
dell'economia Saccomanni. Ma un rapporto di Goldman
Sachs lancia alert...

http://www.wallstreetitalia.com/article ... mento.aspx


Ci manca solo lo stress test..... [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 29/10/2013, 12:58 
http://www.rischiocalcolato.it/2013/10/ ... rtini.html

USA E DOLLARO CONTRO ORO ED EURO. COMINCIA LA CAMPAGNA D’AUTUNNO. di Antonio de Martini

28 ottobre 2013

Il saudita capo dei servizi segreti Bandar Sultan Bush – apparentemente solo lui – sembra avere serie difficoltà ad assorbire le sconfitte.
Appena spentisi – ahimè solo sui media – gli echi degli scoppi di bombe in Siria, i protettori di Assad cioè l’Iran ( al confine) , la Russia ( a Volgograd) e la Cina ( in piazza Tien An Men), hanno subìto nell’arco di quarantotto ore attentati mortali ed attacchi alla frontiera da parte di gruppi terroristici sunniti nuovi e sconosciuti o anonimi.

Il governo degli Stati Uniti di fronte a questi fatti terroristici sembra inerte e concentrato sulla difensiva specie sui rumors collegati alle vicende Snowden e Assange anche se nei confronti di nessuno di questi due personaggi sono stati emessi mandati di estradizione e nessun tentativo è stato fatto di bloccare la pubblicazione sul ” Guardian” , mentre il governo britannico fece il diavolo a quattro per coprire le non ragguardevoli tette della principessa ereditaria Kate, ricorrendo alla D notice in patria e alla magistratura in Francia.
Si può ipotizzare che la diffusione delle notizie dei due transfughi non sia completamente sgradita, anche se l’ aver centellinato le stesse può aver creato irritanti e/o non previsti effetti collaterali.

Assange ha reso noto al mondo che ” un ministro UE collabora attivamente ” con la CIA ( uno solo?) e molti diplomatici annidati nelle ambasciate non solo USA smerciano, con la stampigliatura ” confidential” milioni di chiacchiere del tipo che i cardinali non usano internet o che la Merkel viene intercettata.
Edward Snowden, invece, ci dice che sono state ascoltate in un mese 46 milioni di telefonate italiane e sessanta milioni in Spagna.

La Merkel , romantica come tutte le tedesche, c’è rimasta male e se per questo, anche la presidentessa Brasiliana e l’Argentina non l’hanno presa benissimo .

Compiango il computer che ha selezionato e decifrato le vacuità veicolate nell’etere e invidio la società Palantir che pare abbia fatto la fornitura. A tutt’oggi, questi “sforzi antiterrorismo” non hanno provocato arresti. I galeotti di Guantánamo sono sempre gli stessi.

Il solo risultato è consistito nella cessazione immediata delle litanie accusatorie americane contro “gli hacker cinesi” colpevoli di ogni male.
I governi che si indignano conoscono bene le potenzialità tecniche del governo USA che le utilizza da anni assieme a loro in molti casi e se oggi si offuscano per la mancata condivisione di qualche dato, fanno i finti ingenui per non dover ammettere davanti alle rispettive opinioni pubbliche quello che si sa da decenni, ma che oggi impressiona particolarmente a causa delle prove esibite.
Che le proteste ufficiali siano fasulle è provato ( oltre che dal fatto che non ci sono incriminazioni) dalla constatazione che nessuno se la prende con gli altri quattro complici dei cosiddetti ” cinque occhi” ( Canada, Nuova Zelanda, Australia e Inghilterra) che collaborano dal 1945 con un sistema mondiale di intercettazione anglosassone creato su proposta di Winston Churchill cui si è poi aggiunto Israele.
A gennaio 2012, un sottotenente della marina canadese ( Paul Jeffrey Delilah) membro dei ” Five eyes” , fu arrestato per aver passato – per denaro e per quattro lunghi anni – i segreti del sistema ” Five eyes” ai russi, ma la notizia non valicò il cerchio degli iniziati, anche se qualcuno iniziò a interrogarsi su quanto fosse utile un sistema ormai noto ai russi in ogni dettaglio.

Gli scandali di questi giorni erano stati profeticamente (?) previsti dall’ufficio del budget della Casa Bianca che a inizio anno ha vistosamente ridotto lo stanziamento della intelligence community americana nell’anno fiscale 2013. Se ben ricordo, 5 miliardi.
Adesso ridurranno i controlli telefonici “antiterrorismo” con cui sorvegliavano la Merkel e colleghi di governo o forse smantelleranno il sistema Five eyes ormai ” bruciato” dalla spia canadese.

Nel baillamme generale, l’unica cosa che i capi di stato e di governo hanno certamente capito è che persino le loro telefonate più private – anche quelle sentimentali delle signore – sono registrate e che un leak potrebbe tradire i loro più riposti rapporti con il governo americano e che faranno meglio a tenerlo a mente in occasione della prossima importante crisi e che è già arrivata: la crisi dell’Euro.

IN COSA CONSISTE

L’attuale quotazione dell’Euro non è così forte da provocare una grave crisi diplomatica con gli USA, ma è abbastanza forte da provocare un restringimento della base occupazionale e delle esportazioni dei paesi europei. Questa crisi, che si aggiunge alla crisi della bolla internet, a quella dei subprime, a quella immobiliare, a quella bancaria, a quella produttiva e a quella occupazionale, rischia di spezzare il processo di unificazione europeo che – per quanto criticabile e imperfetto – è l’unico ( se emendato e realizzato) in grado di competere con gli USA a livello mondiale e mettere in crisi lo strumento di dominio mondiale in mano agli USA: il dollaro.

Ormai al cambio, per avere un euro bisogna pagare un dollaro USA e trentanove centesimi: l’euro è considerato troppo forte dagli acquirenti mondiali di beni industriali e le esportazioni UE ne soffrono e quelle USA , no.

In pratica è come se le imprese americane vendessero col 40% di sconto rispetto a noi.
L’inflazione nella zona euro ( 1,5%) è praticamente inesistente. Il tasso di interesse della BCE ( Banca centrale Europea) è ormai dello zero per cento e quindi non è in grado di stimolare l’economia alla crescita. Bloomberg da ieri fa notare che “nelle ultime tre settimane i bond italiani danno cenni di cedimento.” I francesi continuano a perdere cinquantamila posti di lavoro al mese. ( la ripresa occupazionale di agosto era provocata da un inconveniente tecnico che si è riflesso sulla statistica, ma è stato corretto).

La sola possibilità di dare ossigeno alle imprese ed ai consumatori europei consiste nel realizzare una forma di quantitative easing che questo blog consiglia da tre anni e che il patrio governo rifiuta di attuare preferendo una politica di incremento delle tasse e riduzione ( mai attuata) della spesa pubblica patrocinato dalla Germania.

Sola eccezione, Mario Draghi che ha aggirato il divieto germanico stampando un nuovo taglio da cinque euro, ma si è trattato di un escamotage di corto respiro.

La Germania, forte di un surplus commerciale quasi triplo in termini reali e assoluti rispetto alla stessa Cina, vuole tornare al Gold Standard e opera in questa direzione anche se questa scelta antinflazionistica, attuata alla teutonico-talebana, penalizza molti paesi della Unione Europea, tra cui il nostro, che si trova ad avere la quarta riserva aurea del mondo, ma i conti devastati dal regime democristiano e socialista anni settanta e ottanta, ad essere legato politicamente agli USA e economicamente alla Germania.

Questa persegue un disegno egemonico mondiale in campo economico, puntando ad ancorare la moneta all’oro. Non compete direttamente con gli USA, ma la sua scelta comporta il crollo americano. E’ la replica del secondo conflitto mondiale con il Giappone che ha imparato la lezione.

La classe dirigente tedesca si nasconde dietro una massaia alla cancelleria, un omosessuale agli esteri e un handicappato alle finanze, ma persegue un disegno di respiro mondiale, questa volta non in uniforme e non attacca la Russia che ha una posizione arbitrale sia nel contenzioso strategico con la Cina che in quello economico con la Germania.

Gli Stati Uniti abbandonarono il collegamento del dollaro con l’oro nel 1971 e da allora hanno attuato il quantitative easing ( nome nuovo per una pratica già attuata con successo da Adolf Hitler per uscire dalla grande inflazione del primo dopoguerra) consistente nello stampare tanto denaro quanto necessario al rilancio dell’economia considerando che “la vera ricchezza su cui misurare un paese è il suo apparato produttivo e la sua capacità di penetrazione commerciale nel mondo” e ignorando l’ancoraggio all’oro-misura del valore.

Certo, attuare il quantitative easing per quasi mezzo secolo ( in questo momento stampano 85 miliardi al mese…) potrebbe creare un problema di credibilità nell’ipotesi di una richiesta di rientro dal debito, ma nessuno si sogna di chiedere il rientro a un debitore manesco che domina i mari del globo con diciannove portaerei.

Durante la recente crisi per l’approvazione del bilancio americano in cui si parlava di default i tassi di interesse del debito USA non si sono mossi di un millimetro. Chi spera nel default del dollaro si disilluda: la legge per i forti non è la stessa nostra. Il ferro pesa più dell’oro.

Su questa scelta di inflazione gli Stati Uniti marciano assieme all’Inghilterra ed al Giappone che dopo un ventennio di ostinata politica deflazionistica, si è recentemente convertito ed ora ha un tasso di crescita impressionante. Alla lunga, dicono gli economisti ortodossi il default è inevitabile. Alla lunga, dicono in molti ( ed anche io) saremo tutti morti.

Allo scontro geopolitico tra Cina, Russia e USA si aggiunge lo scontro economico ed ideologico tra la triade del quantitative easing appena citata, da una parte e la Germania dall’altra, attorniata dai vari paesi della UE alcuni dei quali stanno dando segnali di esaurimento economico e politico.

La Russia non sfida apertamente il dominio del dollaro, mentre i cinesi cercano di affermare la loro moneta come moneta per gli scambi internazionali ( per ora solo bilaterali) con India, Indonesia e Giappone tra gli altri.

La Germania ha trascinato gli europei fino al traguardo elettorale tedesco facendoci soffrire in attesa di un momento di sollievo. Adesso vuole aspettare le elezioni europee per distinguere gli alleati buoni dai cattivi e i fedeli dagli infedeli, ma sono in molti a ritenere che stia tirando troppo la corda.

Gli USA hanno scelto questo momento per attaccare nuovamente e l’Italia come lo swerpunkt dell’attacco. L’anello debole, al solito.


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... si/764330/

Usa, taglio ai buoni alimentari per 47 milioni di americani: “Troppo costosi”

I food stamps rientravano nel programma "Supplemental Nutrition Assistance", giudicato dai repubblicani troppo costoso ed eccessivo. Si trattava a bilancio di una spesa di circa 80 miliardi all'anno per aiutare un americano su sette


di Roberto Festa | 2 novembre 2013

Tagli radicali ai buoni alimentari. Li subiscono a partire dall’inizio di novembre 47 milioni di americani, che su quel contributo governativo contavano per integrare redditi troppo bassi. I food stamps rientravano in un programma, “Supplemental Nutrition Assistance Program” (SNAP), approvato ai tempi dello stimolo economico del 2009 e che, dicono ora i critici, è diventato troppo oneroso e impossibile da sostenere per il governo federale. Secondo i calcoli più attendibili, una famiglia di tre persone subirà una riduzione di 29 dollari al mese di aiuti. Una cifra che può apparire piccola, ma che considerata la povertà diffusa di larghi strati di popolazione USA rischia di avere effetti sociali devastanti.

“Ci abbiamo messo del tempo per arrivare a questo risultato, ma finalmente ci siamo”, ha commentato il deputato repubblicano Frank Lucas, che da mesi lavorava per rendere operativi i tagli. I buoni alimentari sono da tempo tra gli obiettivi polemici privilegiati dei repubblicani. Il numero degli americani che hanno fatto domanda per accedere al programma è infatti raddoppiato rispetto al 2009. Un americano su sette riceve oggi gli aiuti alimentari, per un costo di circa 80 miliardi all’anno. Un esborso massiccio ed eccessivo, secondo i repubblicani, che stanno cercando di attuare ulteriori e più radicali riduzioni.

La Camera USA, a maggioranza repubblicana, ha infatti già votato una misura per tagliare altri quattro miliardi di dollari al finanziamento dei buoni alimentari; ciò che porterebbe all’esclusione dai benefici per altre quattro milioni di persone. Il progetto prevede anche maggiori controlli sui destinatari degli aiuti e permette che i singoli Stati fissino norme rigorose per legare gli aiuti alimentari all’inserimento nel mondo del lavoro. I democratici ed Obama sono invece nettamente contrari a tagli così radicali e propongono un semplice sfoltimento dello SNAP. “Dobbiamo agire velocemente e venire incontro alle esigenze alimentari dei nostri bambini, anziani, veterani di guerra e comunità”, ha spiegato la leader democratica Nancy Pelosi. Il Senato, a maggioranza democratica, progetta un piano di tagli che corrisponde a un decimo di quelli proposti dai repubblicani.

Oltre il fatto politico, oltre lo scontro tra democratici e repubblicani, ciò che resta è un dato: nella prima potenza economica al mondo un cittadino su sette è incapace di provvedere ai bisogni alimentari propri e della propria famiglia. Due mesi fa il Dipartimento dell’Agricoltura ha annunciato che durante il 2012 17,6 milioni di persone con famiglia si sono trovate senza avere nulla da mettere in tavola per alcuni giorni dell’anno. E secondo il Census Bureau il 15% degli americani vive in povertà. I buoni alimentari che sono stati tagliati ora costituivano del resto un semplice palliativo per molti poveri. Il “Food Bank” di New York ha calcolato che i food stamps per molti newyorkesi si esaurivano già alla terza settimana del mese.

Gli effetti del taglio ai food stamps potrebbero comunque rivelarsi disastrosi per le associazioni e i gruppi che offrono servizi di aiuto ai più deboli. “Le associazioni non potranno riempire il vuoto lasciato dai tagli allo SNAP”, ha spiegato Maura Daly di “Feeding America”. Già durante l’anno in corso le associazioni private si sono trovate di fronte a un numero sempre più elevato di persone che si sono presentate ai loro sportelli per chiedere un pasto. Molti tra i gruppi newyorkesi, di fronte all’aumento della richiesta, sono stati costretti a diminuire le porzioni, a chiudere i battenti prima dell’orario previsto o anche a mandare via delle persone. “E’ in corso una guerra contro i poveri – ha scritto l’economista e premio Nobel Paul Krugman -, che coincide e approfondisce i disagi di un’economia in difficoltà. Questa guerra è ora il tema centrale e dominante della politica americana”.


Ultima modifica di AgenteSegreto000 il 02/11/2013, 18:36, modificato 1 volta in totale.

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Se la sono cercata, vedrete se la povera gente affamata non spaccherà tutto.


Ultima modifica di Wolframio il 02/11/2013, 19:17, modificato 1 volta in totale.


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E cosa aspetta ...? [^]



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MessaggioInviato: 03/11/2013, 18:29 
Secondo me qui vanno molto vicino a capire l'aspetto economico di questo collasso economico globale e come esso si cala nelle realtà nazionali:
Per la prima volta credo, è un portavoce seppur esterno ad un partito che si azzarda a scrivere chiaro e tondo quello che sta succedendo
(Casomai uno avesse dubbi da quale parte valga la pena di stare... ma come si dice... ognuno è libero di pensarla come vuole)

In poche parole, la crisi Globale cerca come primo effetto la distruzione della classe media europea e americana, dimezzandone o peggio il potere di acquisto. Questo indispensabile punto serve a distruggere economicamente la Cina, vero obiettivo di Questa Crisi;
Nel momento che arriveremo a 500 euro di stipendio medio, si reimporterà tutta la produzione esternalizzata in oriente in usa-europa e daziando pesantemente la cina vedrà essa tagliata fuori dai mercati internazionali.
E Chi la paga questa guerra? chiaramente noi, nn te puoi sbaglià!...



http://www.byoblu.com/post/2013/11/02/m ... terna.aspx

Come si distrugge la domanda interna? Alzi le tasse e svaluti i salari. Così la gente non ha più soldi e compra di meno. Ma non basta: lo Stato potrebbe sempre alzare la spesa a deficit, cioè investire sui cittadini, mediante politiche sociali (esempio: reddito di cittadinanza) o creando lavoro. E allora cosa facciamo? Semplice: inventiamo il pareggio di bilancio e lo mettiamo addirittura nella Costituzione, così da rendere impossibile qualunque ripensamento. Era l’equazione che ci avrebbe matematicamente reso più poveri (vedi “La formula che ci inchioda“). Ricordate? Se costringi la somma delle entrate e delle uscite di uno Stato ad annullarsi a vicenda, allora se punti sulle esportazioni devi per forza massacrare i portafogli. E’ quello che ha fatto Monti. Perchè?
Che significa “una domanda attraverso l’Europa”? Significa innanzitutto diventare un centro di produzione a basso costo per i ricchi paesi del nord (Germania in testa), una specie di Cina europea, così da non essere costretti a comprare dai trafficanti di diritti di Pechino, per togliere il mercato all’oriente spregiudicato. Lo fai diminuendo i costi di produzione, e siccome le materie prime le paghiamo sempre uguale, bisogna pagare di meno gli stipendi e diminuire i diritti (vi dice niente la battaglia per la modifica dell’articolo 18?). Come li costringi, i lavoratori, ad accettare uno standard di vita meno dignitoso? Li getti nella crisi più nera, svendi tutto il patrimonio di economia nazionale e permetti ai nuovi padroni di delocalizzare all’estero. Gli togli le case con Equitalia. Costringi le fabbriche a chiudere: meno offerta di lavoro uguale più domanda, cioè milioni di persone senza reddito disposte a qualunque cosa pur di avere un tozzo di pane. Significa anche che se i tedeschi basano tutta la loro economia sull’export, hanno bisogno di comprare a prezzi accettabili: con un euro forte, tagliato su misura per le loro tasche, venire a fare shopping in Italia è come andare all’outlet nel periodo dei saldi.E significa anche, nel quadro di strategia geopolitica occidentale, trovare alternative per limitare lo strapotere commerciale dei brics, e magari togliere potere a quella Cina che detiene la maggior parte del debito americano. Prendi un Paese massacrato dal debito pubblico, ricattabile, ma anche industrializzato, dunque con le possibilità e le competenze produttive per soddisfare la tua domanda, e lo trasformi in una miniera a basso costo.Un disegno criminoso, deciso sulla testa dei popoli, senza consultarli. Una strategia complessiva che fonda tutte le sue possibilità di riuscita sull’esistenza di una élite di potere che domina incontrastata, attraverso il controllo della meta-finanza (EFSF, MES, LTRO, FISCAL COMPACT, REDEMPTION FUND…) e attraverso la costruzione di un’unica, enorme, sovranazione dove il controllo democratico è inesistente (e dove i think-tank sostituiscono i parlamenti), alla quale le evoluzioni dei socialismi europei hanno venduto l’anima, nell’illusione iniziale (condivisa con la Casa Bianca) di impedire l’ascesa di nuovi autoritarismi e di riuscire finalmente ad assicurarsi la vittoria politica che cercano da un secolo: creare una “Internazionale” finalmente vincente e definitiva. Un progetto che ha come termine ultimo la nascita degli Stati Uniti d’Europa, nei quali l’Italia diventa la Calabria e Helsinky la Lombardia......
CONTINUA.....


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MessaggioInviato: 03/11/2013, 19:15 
Quattro Cavalieri: Come Funziona Davvero il Mondo Oggi

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=5fbvquHSPJU[/BBvideo]
se non partono in automatico potete selezionare i sottotitoli in italiano selezionando "traduci sottotitoli" dopo aver cliccato il rettangolino con le righe in basso a destra



[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=KTtdtFXh14Q[/BBvideo]
Ha creato molto interesse la testimonianza del giovane manager italiano di una fra le più grandi banche d’affari mondiali dalla quale, nel 2005, si è licenziato perché si è rifiutato di vendere derivati che scommettevano sulle morti di aviaria. In questo link l’intervista rilasciata alla Tv La7 – trasmissione “otto e mezzo” del 15-3-2012 :

[align=right]Source: Pandemie – perchè non siamo... a credere a tutto | Ingannati [/align]



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Ma se veramente l'Europa e gli USA avessero voluto fermare le merci a bassissimo costo che arrivano dalla CINA non c'era bisogno di un piano nascosto e complicato per produrre a basso costo in europa.
Avrebbero potuto fermare le merci cinesi semplicemente reintroducendo dei dazi pesanti sulle merci provenienti dalla Cina, il fatto è semplicemente che "non le vogliono fermare".
Anzi ci sono molte imprese e industrie di padroni Europei e Americani che sono andati a produrre (per grossa convenienza) proprio in CINA... producono a basso costo e vendono ad alto costo in Europa e USA. Semplice strategia di sfruttamento degli sballati equilibri monetari tra Occidente e Oriente...
Forse bisogna considerare anche il fatto che le industrie Occidentali sono "sopravvissute" proprio sfruttando nel loro territorio gli "schiavi" Cinesi, Indonesiani, Vietnamiti, Filippini e Indiani.
Questo lo dico perchè il TurboCapitalismo è arrivato ormai al suo "stadio finale", andando a cercare schiavi sottopagati in tutto il mondo, per tenere in piedi un sistema Capitalistico insostenibile del Consumismo sfrenato.
Ovviamente il loro progetto (probabilmente) anche in Occidente è allargare di molto il numero dei poveri "schiavizzabili", che possano produrre (con lavoro a basso costo) quelle merci a basso costo, riportando l'Occidente in forte competitività con la Cina e l'Oriente in generale.
Questo piano porterà senza dubbio ad una riduzione pesante della "classe media" e portare ancora più soldi e potere nelle mani di pochi "SuperRicchi", questo perchè è l'unico modo che hanno per salvare il loro amatissimo TurboCapitalismo senza limiti...
Non fermano le merci provenienti dalla Cina proprio per questo, il loro sistema di Capitalismo senza limiti sfrutta anche l'anomalia del bassissimo costo di produzione Cinese...


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