GLI UFO FILES FASCISTI - PARTE 1
Fonte: http://www.edicolaweb.net/ufost09b.htm
Una serie di documenti anonimi recapitati a varie testate giornalistiche proverebbe che i dischi volanti vennero studiati dai servizi segreti italiani nel Ventennio. E che sia esistito un Majestic 12 fascista nel 1933. Nell'Italia fascista le origini dell'ufologia? Sapevano i gerarchi?
Il fatto che Hitler cercasse di costruire dei dischi volanti (fliegender scheiben) non è una novità: tra il 1942 ed il 1945 gli ingegneri del Terzo Reich realizzarono a Praga, Bremerhaven e nella Polonia occupata dei rivoluzionari aerei discoidali ribattezzati V-7 (Vergeltungswaffe 7, armi di rappresaglia n.7). Dei diversi team all'opera facevano parte alcuni tedeschi, gli ingegneri Klaus Habermohl e Richard Miethe, il pilota Rudolph Schriever e, unico italiano, l'ingegnere del Politecnico di Milano senatore Giuseppe Belluzzo (stranamente citato molto spesso come Alfonso Bellonzo). Furono proprio questi ultimi due a parlarne alla stampa, a guerra finita. Da allora attorno agli UFO nazisti, i cui prototipi vennero distrutti dai tedeschi sul finire della guerra affinché non cadessero in mani nemiche, è fiorita una ricca mitologia. E una domanda assilla da sempre i ricercatori: come venne ad Hitler l'idea di costruire simili aerei? Peter Kolosimo, nel volume "Ombre sulle stelle", ipotizza che egli, assistendo al lancio del disco alle olimpiadi di Berlino, sarebbe rimasto affascinato dall'improvvisa accelerazione raggiunta dal piatto, scagliato nel cielo. Si sarebbe così reso conto che analoghe prestazioni, applicate ad un velivolo, avrebbero potuto garantirgli un'arma di distruzione perfetta. Altri autori, meno seri e più sensazionalistici quando non addirittura di parte come il neonazista Jan Van Helsing (vero nome Jan Udo Holey), affermano invece che il führer ebbe contatti diretti con extraterrestri, nel caso specifico provenienti da Aldebaran, ai cui mezzi volanti si sarebbe ispirato. Una recentissima leggenda urbana, veicolata via Internet alcuni mesi fa, afferma addirittura che un disco volante si sarebbe schiantato nel '37 a Czernica in Polonia, in un campo di proprietà dei genitori di Eva Braun!
L'Ufo-crash del '33 Oggi, lasciate da parte leggende e speculazioni, possiamo azzardare una risposta attendibile e documentata: lo studio delle V-7 iniziò dopo che i nazisti ottennero da Mussolini un corposo dossier sui dischi volanti! Se autentici, nuovi elementi recentemente emersi ci costringono a retrodatare dal '47 al '33 la storia dell'ufologia "di Stato" - quella cioè scritta attraverso commissioni investigative segrete e processi di cover up e debunking -, spostandola dal Nuovo al Vecchio Continente, strappando agli USA il primato di Paese d'origine del fenomeno UFO. Per ricollocare la nascita dell'ufologia direttamente a casa nostra! Tutto cominciò nel 1996 quando una busta anonima giunse al nostro Roberto Pinotti, in quanto direttore dell'allora "Notiziario UFO"; essa conteneva diversi documenti originali, presumibilmente di epoca fascista, riferiti ad avvistamenti di "aeromobili non convenzionali" (all'epoca la sigla UFO ancora non esisteva) oggi perfettamente identificabili in dischi e sigari volanti; seguirono altri due invii. Il CUN, all'epoca, decise di tenere prudentemente nel cassetto quella documentazione, per condurre con scrupolo e pazienza tutte le verifiche del caso, le stesse che adesso permettono a chi scrive di attestare l'autenticità di quella documentazione. Poco tempo prima altro materiale era stato inviato alla redazione del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino, che non lo aveva però preso in considerazione, ritenendolo uno scherzo. L'anno scorso infine il misterioso mittente, che chiameremo "Mister X" e che si era visto apparentemente ignorato da tutti, inviava da Forlì ad un'altra pubblicazione del settore ulteriore materiale, questa volta in fotocopia a colori. É su quest'ultima documentazione che ci concentreremo. Il primo invio era composto da due lettere su carta intestata del Senato del Regno e tre telegrammi. La prima lettera era un bigliettino indirizzato ad un certo De Santi, con cui si trasmetteva una "nota personale riservatissima"; la seconda era la nota stessa, nove punti con cui qualcuno (non sappiamo chi) disponeva che si avvisasse immediatamente un prefetto; si disponesse il recupero di un "aeromobile"; si arrestassero tutti i testimoni dell'evento grazie alla "speciale sezione RS/33 dell'OVRA, presente in ogni capoluogo"; si indirizzasse ogni rapporto all'Ufficio Meteorologico Centrale dell'università La Sapienza di Roma ("esclusiva pertinenza: Gabinetto RS/33"); si impedisse d'ufficio la diffusione della notizia ed anzi si sviasse l'opinione pubblica con la divulgazione, sulla stampa, di "brevissimi articoli in cui il fenomeno era riportato alla sua autentica ed unica natura celeste: meteora, stella cadente, pianeta, alone luminoso, iride, parelio eccetera, secondo il formulario RS/33.FZ.4 precedentemente trasmesso a tutte le Prefetture del Regno con dispaccio apposito". Ed infine, si disponeva che la trasmissione di rapporti all'Arma Aeronautica venisse autorizzata dal fantomatico Gabinetto RS/33; che venisse escluso ogni altro ente, "compresa la Pontificia Università"; che venisse imputata ogni spesa sostenuta ad un determinato capitolo della Regia Accademia d'Italia. L'evento cui si riferiva, in maniera quanto mai oscura, la nota top secret sarebbe stato, secondo la rivista di settore che per prima ha divulgato la notizia, un UFO-crash ante litteram, accaduto il 13 giugno del 1933; un successivo esame dei documenti non ha confermato questa tesi, trattandosi piuttosto del recupero di un velivolo atterrato, non necessariamente schiantatosi. Quest'ultimo elemento era ricavabile dal lapidario testo presente nei tre telegrammi, riportanti come intestazione "Ufficio Telegrafico di Milano", come mittente la voce prestampata "Agenzia Stefani - Milano" e come specifica le dizioni "riservatissimo - lampo - priorità su tutte le priorità". Un primo telegramma, non in possesso degli ufologi ma al quale accennavano gli altri tre dispacci, sarebbe stato spedito alle 7.30, annunziando l'atterraggio dell'aeromobile non convenzionale; un successivo dispaccio, inviato alle ore 16 e siglato - come gli altri due in nostro possesso - dal "Direttore Generale Affari Speciali", suggeriva una versione di comodo da dare in pasto alla stampa, che sarebbe stata sostenuta anche dall'Osservatorio di Milano Brera: l'oggetto atterrato era una meteora. Un successivo telegramma, spedito alle 17.07, riferiva che il Duce in persona aveva ordinato il cover up sulla notizia, il ritiro dei piombi dei giornali, il deferimento al Tribunale di Sicurezza dello Stato per chi avesse parlato; il terzo telegramma inviato da "Mister X" agli ufologi è privo di orario e di destinatari, ma indica la versione ufficiale da pubblicare riferendosi al telegramma inviato alle 16. Tutti e tre i telegrammi sono siglati dalla stessa mano; la firma semplificata, che pare iniziare con una "f", è la stessa presente su una busta senatoriale dell'epoca fascista inviata nel '96 a Pinotti e riferita presumibilmente a documenti UFO del '36; e compare altresì su una lettera intestata "Agenzia Stefani", recentemente spedita all'altra rivista di settore coinvolta nel caso, forse sempre collegata agli avvistamenti del '36.
Atterraggio in Lombardia? Risparmierò ai lettori tutto l'iter, indubbiamente noioso, delle ricerche che ho condotto in varie parti d'Italia e che mi hanno permesso di verificare l'attendibilità di questi documenti. Gli interessati potranno leggere tutte le singole fasi di questa indagine in Internet, nel sito de "La Rete" del CUN. L'elemento interessante di questi primi documenti - ne sono stati spediti altri il 10 settembre 1999 da Cervia ed il 22 novembre da Forlì, sempre alla rivista di settore - è che, de facto, nel 1933, presso l'università La Sapienza di Roma, sarebbe stato istituito un Majestic 12 fascista, che riferiva esclusivamente alle alte gerarchie del Regime (Mussolini, Balbo e Ciano) e che lavorava in stretto contatto con l'OVRA, la polizia segreta fascista comandata da Arturo Bocchini, con diramazioni in tutta Italia e la complicità dei prefetti del Regno. Le comunicazioni sull'IR-2, recentemente emerse in copia, sarebbero state trasmesse nel '33 dalla sezione milanese dell'Agenzia Stefani, l'ANSA fascista diretta all'epoca da Manlio Morgagni di Forlì (guarda caso, la stessa città da cui sono arrivati oggi molti di questi documenti d'epoca); durante il Ventennio essa svolgeva il compito di controllare ciò che i giornali potevano o non potevano pubblicare (pena l'arresto dei giornalisti, il sequestro dei giornali e persino la chiusura della testata). La Stefani, che aveva la sede centrale a Roma, veicolava ai giornali i dispacci contenenti i testi da pubblicare, utilizzando un proprio Ufficio Telegrafico interno. Nel caso dei telegrammi del '33, essi erano stati inviati dall'Ufficio Telegrafico della sede Stefani di Milano, non inferiore a Roma per ordine di importanza, in quanto vi risiedeva Morgagni in persona. Da quanto ho potuto appurare, se si trattava di comunicazioni riservate, i testi venivano cifrati usando un codice con sequenze di cinque numeri; il messaggio era telegrafato in codice Morse all'ente destinatario; riportato poi su un prestampato simile ad un telegramma (noto come "dispaccio Stefani"; e dispacci Stefani sono i tre telegrammi del '33), recapitato tramite fattorino e, una volta arrivato a destinazione, inoltrato discretamente all'ufficio interessato attraverso la posta pneumatica (inserito cioè in un cilindro metallico e fatto scorrere lungo un complesso di tubature interne che collegavano i vari uffici della Stefani); il messaggio veniva infine decodificato da un elemento di fiducia. In questo modo la segretezza era completa. Non stupisce dunque che il segreto dell'esistenza del Gabinetto RS/33 sia rimasto tale per oltre mezzo secolo. I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per ordine dello stesso Morgagni (di cui "Mister X" è forse conterraneo) dalla sede Stefani milanese, sita nello storico palazzo Arese in corso Venezia, ove c'era l'Ufficio Centrale dei servizi commerciali e finanziari ed il "Centro di Ricezione del materiale telefonato (sic) dai corrispondenti". I tre dispacci davano disposizione ai giornali italiani di minimizzare l'evento UFO, e difatti non abbiamo trovato, sulla stampa dell'epoca da noi consultata in biblioteca (Corriere della sera, Popolo d'Italia), notizia alcuna; non abbiamo peraltro rinvenuto traccia delle eventuali "notizie astronomiche ed atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per razionalizzare l'episodio. In un primo momento pensai che questa fosse una contraddizione tale da permettere di ipotizzare che i carteggi fossero falsi, sino a che un esperto di storia, il dottor Pietro Basile, mi confermò che, in piena dittatura, non sarebbe stato necessario pubblicare smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto invece, molti anni dopo, con il ridimensionamento del caso Roswell, avvenuto in un regime democratico): in pieno fascismo le notizie "scomode" non venivano pubblicate e basta. In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un semplice ordine per occultare qualsiasi notizia. Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente accaduto. La notte immediatamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento di prefetti", titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano, la città da cui erano partiti i dispacci Stefani riferiti all'episodio UFO, era stato improvvisamente "nominato nuovo prefetto il questore di Milano". Questo repentino ed inspiegabile cambio ai vertici era forse motivato dall'esigenza di garantire l'appoggio di uomini di fiducia al neocostituito Gabinetto RS/33? É possibile. E che esistesse addirittura un rozzo piano d'emergenza volto a sensibilizzare la popolazione lombarda (nella cui terra era forse sceso l'oggetto; i telegrammi partivano difatti da Milano) sembra dimostrato dall'enfatica pubblicazione, cinque giorni dopo, sulla "Cronaca Prealpina" di Varese della notizia di un contatto con gli alieni! Con un articolo di vent'anni in anticipo sul contattismo, il quotidiano dissertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita degli abitanti di Marte". Non si trattava certamente di un pezzo ufologico, visto che gli UFO all'epoca non esistevano ancora; era invece una serissima intervista ad un contattista ante-litteram, un certo dottor Robinson di Londra, che affermava di comunicare da anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva un'infinità di dettagli. Al di là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo tradiva chiaramente il tentativo (certamente imposto dal regime, visti i controlli cui erano sottoposti allora i giornali) di veicolare nella popolazione l'idea dell'esistenza degli alieni; ci si rammaricava del fatto che "le esplorazioni del cielo avevano così ingigantito i progressi dell'astronomia in questi ultimi tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico tendeva ora a dimenticare un poco un problema che aveva tanto appassionato le folle per lunghi anni, quello di un collegamento nostro con il pianeta Marte". Che tutto ciò fosse casuale non pare proprio; sembrava invece di assistere ad uno dei moderni procedimenti di "training", di preparazione delle masse, nell'attesa di un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno poteva prevedere che gli UFO avrebbero continuato a comportarsi elusivamente per molti anni). Circa i dispacci Stefani, posso dire che un giornalista mi ha confermato l'esistenza, negli anni Trenta, di telegrammi intestati "Agenzia Stefani" e simili per impostazione e composizione a quelli dei files fascisti; inoltre il computo fascista sugli stessi è coerente con la ridatazione mussoliniana (XI° anno dell'Era Fascista); circa la carta senatoriale, essa è di due tipi, una con caratteri di stampa con le "grazie" (gli abbellimenti nelle stanghette), l'altra con le "font" semplici; entrambe queste intestazioni erano in uso in quegli anni, come ho potuto appurare da un confronto con documenti confidenziali di altro genere, datati 1933 e depositati presso il Museo del Risorgimento di Milano; infine, i caratteri della macchina da scrivere utilizzata per la lettera e la "nota", probabilmente una Olivetti, sono dell'epoca; essi sono in parte neri ed in parte rossi. Evidentemente la macchina era difettosa ed il nastro bicolore, già in uso negli anni Trenta, si bloccava a metà del sollevamento.
Il Clan dei professori Il 10 settembre 1999 "Mister X", infastidito per il poco credito datogli dalla rivista di settore, inviava da Cervia una lettera anonima in cui ribadiva che non intendeva screditare nessuno ma anzi svelare una parte sconosciuta della storia dell'ufologia, e forniva nuovi dati sul Gabinetto RS/33, la cui sigla a suo dire stava per Ricerche Speciali. Esso, sin dalla sua istituzione, sarebbe stato diretto da Guglielmo Marconi, che non avrebbe però mai partecipato alle riunioni del team ed avrebbe anzi chiesto più volte di essere sostituito dall'astronomo Gino Cecchini. Marconi sarebbe stato scelto da Mussolini in persona per la sua provata fede fascista e per il suo prestigio, su consiglio di Giovanni Gentile (quest'ultimo legò il proprio nome alla riforma della scuola; lo stesso fecero altri due membri del Gabinetto RS/33, Bottazzi e Crocco; buona parte dei restanti membri operavano all'interno delle università, segno che potevano agire direttamente sulle nuove leve, condizionando "a monte" la popolazione). L'MJ-12 fascista fu di fatto diretto da un personaggio che si sarebbe celato sotto lo pseudonimo di "dottor Ruggero Costanti Cavazzani"; con lui lavorarono, nel corso del tempo e per periodi diversi, "i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani, nonché il conte Cozza quale referente organizzativo ed elemento di collegamento logistico con le massime gerarchie del regime: Mussolini, Italo Balbo, Galeazzo Ciano". Il Gabinetto si sarebbe riunito più volte per accertare la natura degli "aeromobili sconosciuti", ritenuti aerei spia nemici, inglesi o francesi. Secondo "Mister X", solo in un paio di occasioni ci si sarebbe domandato se non fossero "strumenti di volo interspaziale" (dunque, l'ipotesi extraterrestre era stata in seguito accantonata? Ne dubito). Il Gabinetto avrebbe infine prodotto un dossier di una trentina di pagine che esaminava dettagliatamente tutta la casistica UFO italiana dal '33 al '40. Con lo scoppio della guerra esso sarebbe stato maggiormente militarizzato, collaborando strettamente con i tedeschi, ai quali avrebbe infine passato tutto l'archivio dati. "Mister X", che nella missiva accludeva un ritaglio di giornale senza data sulla scomparsa (a terra) di un aviatore francese in Italia, concludeva asserendo che il Gabinetto aveva raccolto anche alcune fotografie di oggetti volanti non identificati ed un breve filmato realizzato sulle Alpi in occasione di un avvistamento notevole. Queste ultime notizie sarebbero state acquisite dall'ignoto informatore "da altre fonti", non essendo più disponibile l'archivio del Gabinetto RS/33.
Il terzo invio Recentemente l'anonimo personaggio che sta inviando il materiale ha fatto avere alla rivista di settore altri due documenti. Il primo è un appunto scritto a mano, apparentemente con un pennino d'epoca, su carta della Camera dei Deputati - Tribuna della stampa (un documento analogo è stato recapitato a Pinotti), il secondo è una lettera scritta a macchina su carta intestata dell'Agenzia Stefani. Questo secondo documento riferisce di un "caso Moretti" (forse un UFOtestimone) di cui non si poteva parlare che a quattr'occhi data la "delicatezza" e la "particolarità" della vicenda; indi lasciava intendere che divulgare, a mezzo stampa o per altra via, l'esistenza del Gabinetto RS/33 o parlare (presumibilmente) degli avvistamenti fosse oltremodo pericoloso. Nel primo caso, perché la Stefani era diventata controllatissima, nel secondo perché dopo che il Gabinetto aveva accettato la collaborazione di elementi "Germanici", per volere del Duce che "aspirava alla reciprocità", su tutta la questione era calata una fortissima censura. Lo scrivente, che si rivolgeva ad un non meglio identificato Alfredo, si lamentava del fatto che sino a pochi mesi prima la Stefani ricevesse un bollettino ufficioso "meteorologico"; dopo, nemmeno quello. E ricordava che occuparsi di "certe cose" poteva essere oltremodo pericoloso, tant'è che un "caso analogo precedente" di avvistamento UFO si era concluso con il ricovero in manicomio del testimone. Il documento riportava in calce la stessa sigla presente sui telegrammi del '33. Anche questo carteggio è assai probabilmente autentico: per lo stile, il linguaggio (si accenna ai tedeschi con l'aggettivo "germanici" ); per la carta intestata, che non ha data ma riporta la dicitura "Agenzia Stefani - Roma (7) Via di Propaganda 27". Ho controllato: la Stefani romana aveva effettivamente sede in via di Propaganda Fide (nome per esteso) al 27; ma sui documenti Stefani (ne ho rintracciato uno del '43, la richiesta di fucilazione di Ciano) l'Agenzia preferiva riportare l'indirizzo "breve", "via di Propaganda n.27", come è nell'X-file fascista. In ultima analisi, questo documento appare essere una comunicazione privata tra due pezzi grossi della Stefani, uno dei quali - il firmatario - coinvolto sin dall'inizio nel cover up sugli avvistamenti UFO, che si lamentano per essere stati improvvisamente esclusi da tutte le informazioni, dopo l'entrata in gioco dei nazisti. Quanto alla carta intestata Camera dei deputati, essa era stata scritta tutta a mano, riportava la dicitura "no copia", che appare anche nei telegrammi del '33; era intestata - a mano - come "Gabinetto RS/33" (e poteva dunque essere un memo per il Gabinetto o del Gabinetto, opera di un suo membro), e riportava il nome di un UFOtestimone, certo Tolmini, che compare anche nei carteggi inviati a Pinotti ed è qualificato come uno degli avvistatori degli UFO veneti del '36. Presentava poi un elenco numerato comprendente una relazione introduttiva; la lettura di un "messaggio di Sua Eccellenza"; un ordine del giorno; una "relazione D.S. 4/6" (di De Santi?); la relazione di Tolmini; la lettura di un altro messaggio di un'Eccellenza; una relazione al Duce. Il tutto doveva essere approntato in triplice copia e spedito all'archivio degli atti del Gabinetto e in copia a Roma e a Milano - su quest'ultimo invio il firmatario doveva essere dubbioso, avendo apposto un punto di domanda - le due città principalmente coinvolte nelle indagini e nel cover up e dove, forse affatto casualmente, avevano sede le due principali Agenzie Stefani. L'esclusione di Milano, e quindi del referente milanese Manlio Morgagni potrebbe essere la chiave di lettura per l'improvvisa fuoriuscita di questo materiale. Morgagni fu un fedelissimo del Duce sino alla fine; quando Mussolini venne arrestato, Morgagni si suicidò sparandosi alla tempia. Forse oggi qualcuno intende riabilitarne indirettamente la memoria, declassificando materiale tenuto nascosto negli archivi "perduti" della Stefani.
La sezione RS del SID L'esistenza di un Gabinetto RS/33 è, per chi scrive e sino a prova contraria, reale e documentata. Storicamente, sappiamo che vi fu all'interno dei servizi segreti fascisti una Sezione RS, cioè Ricerca e Spionaggio, la cui esistenza è attestata da un documento del 21 febbraio 1944 del Servizio Informazioni Difesa (SID) della Repubblica sociale italiana. Il rapporto, recuperato più di vent'anni fa dallo studioso Marcello Coppetti (che fu uomo di fiducia del ministro alla Difesa Lagorio e che legò il proprio nome alla tesi degli UFO come armi segrete), riferiva del passaggio di un cilindro volante convesso, che filava a tremila chilometri orari, sulle basi tedesche di Helgoland e Wittenberg il 18 dicembre del '43. L'avvistamento era stato riferito da un agente americano all'"Office Strategic Service" ed intercettato dalle spie fasciste. Un altro X-file della Sezione RS era datato 30 aprile 1944 e trattava di un UFO che aveva seguito il lancio di un razzo tedesco dal Centro di prova di Kummersdorf, alla presenza del ministro della propaganda Joseph Goebbels, di Himmler e di Kammler. La sequenza era stata filmata ma solo durante la proiezione del film i gerarchi nazisti si erano accorti della presenza dell'intruso. "Sono state chieste informazioni agli agenti tedeschi in Inghilterra - concludeva il rapporto - e questi hanno risposto che fenomeni simili si presentavano sopra le basi inglesi e che gli Alleati pensavano si trattasse di nuovi ordigni provenienti dalla Germania". Per inciso, direttore del SID era, in quegli anni, un certo Vittorio Foschini, che fu uomo di fiducia della Stefani e suo corrispondente per l'estero, da Riga, nel '35; forse è sua la firma sui telegrammi e sulle lettere del '33.
L'esperimento Ighina Dell'episodio dell'atterraggio del '33, peraltro, correva da tempo voce negli ambienti ufologici milanesi, pur se a livello di semplice leggenda urbana. Tutto era nato nel 1991, quando nel corso di una trasmissione per Radio Ambrosiana Milano chi scrive intervistò il fisico Alfredo Pasolino; quest'ultimo aveva da poco incontrato il professor Luigi Ighina di Imola, uno dei discepoli di Marconi; quest'ultimo gli aveva raccontato che, anni addietro, nel corso di un esperimento con "campi elettromagnetici di luce naturale", lui e Marconi avrebbero abbattuto un disco volante! La notizia venne presa con distacco dai presenti ma, pur restando a tutt'oggi una leggenda urbana, potrebbe essere in qualche modo collegata al preteso crash del '33. Sappiamo che il 15 agosto di quell'anno Marconi si trovava a bordo della nave Elettra ancorata a S.Margherita Ligure, per condurre un esperimento di radiotrasmissione (un altro test era stato effettuato un anno prima); è molto facile che la leggenda del disco volante abbattuto sia nata dalla fusione di due episodi, l'esperimento ferragostano ed il recupero del giugno del '33. Ho chiesto in merito notizie all'anziano professor Ighina, ma ho ricevuto solo risposte confuse; quanto al dott. Pasolino, mi ha recentemente confessato di non rammentare più l'episodio (fortunatamente registrato nelle bobine di Radio Ambrosiana), ammettendo peraltro che sugli esperimenti "spaziali" Marconi ed Ighina avevano concordato un riserbo che avrebbe dovuto durare almeno cinquant'anni, non essendo questa umanità pronta per le loro scoperte.
L'MJ-12 fascista Sia come sia, a questo punto fu per me necessario cercare prove più concrete non tanto a sostegno dei documenti, che hanno tutti i crismi dell'autenticità, ma del loro contenuto. Mi sono concentrato allora sui personaggi citati da "Mister X" quali componenti il fantomatico Gabinetto RS/33. Il solo Marconi è tutto un programma: la sua vita è avvolta nel mistero, come pure la sua morte, avvenuta improvvisa e solitaria nel '37, ufficialmente per un malore; non meno coperti dal riserbo furono i suoi studi, sia per quanto concerne il raggio della morte che le altre armi non convenzionali (ivi compresi i dischi volanti?). Marconi era, come il Belluzzo delle V-7, Morgagni della Stefani e presumibilmente il mittente di parte degli X-files fascisti, un senatore. Ed un clan senatoriale sembrava dirigere il Majestic 12 fascista; i cui componenti provenivano dagli ambienti scientifici universitari, come il chimico e chirurgo Filippo Bottazzi di Napoli, che negli anni Trenta era membro del comitato direttivo della rivista scientifica internazionale "Scientia", assieme a Vallauri di Napoli (che "Mister X" cita erroneamente come Dallauri), Pirotta e Severi di Roma. Bottazzi aveva fondato, nel 1925, la Società italiana di biologia sperimentale; aveva poi lavorato per il CNR ed in seguito si era dedicato all'insegnamento, presso l'università di Napoli, sino al 1937. La sua presenza, come chirurgo, in un team di studio sugli UFO spinge ad azzardare che i fascisti non avessero raccolto evidenze fisiche solo sui dischi... Quanto a Gaetano Arturo Crocco, altro personaggio citato nei files fascisti, era un ingegnere aeronautico di Napoli, fondatore della Società Italiana Razzi (la NASA gli ha dedicato un cratere lunare e tuttora lo commemora nel proprio sito Internet, assieme a Condon!); ha ideato una turbina a gas (Belluzzo studiava invece quelle a vapore, applicabili alle V-7); ha lavorato per la Marina Militare ed ha costruito dirigibili armati con telebombe. Inventore e personaggio versatilissimo, è indubbiamente l'elemento maggiormente interessante di tutto il team: si occupava di "iperaviazione", cioè di viaggio nello spazio con il superamento della barriera del suono. Progettava molto seriamente il sistema per "rendere abitabili Marte e Venere", con l'invio di uomini a bordo di razzi che "utilizzassero l'energia derivante dall'esplosione dei prodotti delle reazioni nucleari, raddrizzando l'asse terrestre per avvicinare alla terra le orbite dei due pianeti" (sembra di sentire la teoria del viaggio intergalattico di Bob Lazar!). Nella vita di questo bizzarro quanto geniale personaggio c'è però un buco, tra gli anni Trenta e Quaranta (come per Belluzzo); non si sa cosa abbia fatto in quel periodo, e ciò è coerente con la militanza in un ente supersegreto. Chi scrive sta conducendo ancora indagini sui componenti del Gabinetto RS/33, e dunque il caso è ancora aperto. Ma un ulteriore dato balza all'occhio. Il "clan dei napoletani" ebbe un ruolo di rilievo nelle investigazioni sugli UFO. Nei documenti del '36 si accenna ad un incontro segreto del Duce con il team UFO; ebbene, la stampa dell'epoca ci conferma che in quella data Mussolini si trovava in Irpina, ufficialmente per incontrare la gente del Meridione; nulla di più facile che, in una pausa tenuta segreta, abbia avuto un abboccamento con Bottazzi, Crocco e Vallauri per discutere degli avvistamenti in Veneto. "Casualmente" nello stesso momento il ministro della propaganda nazista Goebbels visitava Venezia, dunque l'area dei recenti avvistamenti...
Una frase enigmatica In quest'ottica assume una diversa consistenza il discorso che il Duce tenne diversi anni dopo alla Federazione fascista dell'Urbe, al Teatro Adriano il 23 febbraio 1941. Il testo, riportato integralmente sul Giornale d'Italia del 25 febbraio 1941, concludeva con una frase sibillina: "É più verosimile che gli Stati Uniti siano invasi, prima che dai soldati dell'Asse, dagli abitanti non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su inimmaginabili fortezze volanti". Per anni gli ufologi hanno pensato che questa frase, che concludeva di botto il discorso, senza nulla aggiungere o togliere e staccata dal resto, fosse una semplice battuta. Oggi, viene da pensare che avesse altri significati. É solo un'idea un po' folle, ma il tono dei rapporti e la presenza di chirurghi o biologi nella commissione non dà adito a pensare che i fascisti potessero avere dei resoconti anche su eventuali umanoidi? Certo, se fosse atterrato un Grigio nell'Italia del '33, la notizia dell'apparizione di una simile "mostruosità" (tale sarebbe stata considerata) non avrebbe potuto essere tenuta nascosta. Ma ammettiamo che da un UFO fosse sceso un Nordico. Un simile evento non sarebbe stato reinterpretato da fascisti e nazisti come una conferma all'idea bislacca dell'esistenza degli Immortali Ariani (che Hitler mandò a cercare sino nel Caucaso, ove secondo la leggenda avrebbero avuto una occulta dimora)? Sia come sia, nel suo discorso Mussolini fu, volente o nolente, profeta: l'anno seguente gli UFO si mostrarono in maniera massiccia su Los Angeles e furono fotografati mentre venivano presi di mira dalla contraerea.
IL PARERE DELL'ESPERTO
Intervistato in merito agli X-files di Mussolini il dottor Andrea Bedetti, giornalista di "STOP" e "Historia" ed esperto di storia fascista e nazista, ci ha dichiarato: "Sulla base dei primi documenti divulgati (le veline del '33, N.d.A.), la prima impressione è stata quella di una "mezza bufala"; non posso però escludere la reale esistenza di un Gabinetto RS/33. Ho consultato la Storia del fascismo di De Felice, la fonte più completa ed attendibile, e non ha trovato traccia di De Santi; ciò non significa che questi non esistesse, anzi, i servizi segreti sceglievano di proposito gli elementi più anonimi e maggiormente manovrabili. Quanto all'OVRA, l'Organizzazione di Vigilanza e Repressione Antifascista o servizio segreto fascista, essa aveva decine di cellule distinte che agivano su specifici argomenti (poteva dunque esservene una per gli aeromobili non identificati); era gente veramente in gamba; riferivano a Mussolini ma solo in parte; chi deteneva tutti i poteri era il capo dell'OVRA Bocchini, che addirittura teneva sotto controllo il telefono del Duce. L'OVRA lavorò molto efficacemente. Nel caso del presunto Gabinetto la documentazione che secondo i documenti andava inoltrata a Mussolini poteva essere senz'altro prima deviata verso il capo dell'OVRA, che decideva se e cosa filtrare. Quanto al periodo, era il migliore per insabbiare eventi di questo tipo. L'arco di tempo compreso fra il '33 ed il '40 vide il massimo consenso al fascismo; fu l'epoca in cui il Duce ebbe un potere assoluto. In più in quegli anni - e fino alla guerra - l'Italia fu all'avanguardia in campo aviatorio; già dopo la Prima Guerra Mondiale i quadri aeronautici americani venivano in Italia ad addestrarsi alla scuola di Italo Balbo (citato negli X-files fascisti, N.d.A.); non mi stupisce affatto, ma ritengo plausibile, l'esistenza di un Gabinetto che studiasse le strane "aeromobili", non con l'intento, tipico di un centro ufologico, di capire se fossero aliene, ma per scoprire come funzionassero quelle macchine volanti. L'Italia aveva il primato assoluto dello spazio aereo, quindi la nascita di un tale Gabinetto non era affatto illogica. Circa le lettere ed i telegrammi del '33, il modo di scrivere, il lessico, l'impostazione burocratica sono dell'epoca; un eventuale falsario sarebbe dunque padrone del livello lessicale e glottologico di quel periodo. Circa i riferimenti alle disposizioni impartite su carta intestata senatoriale, e all'appunto che un senatore non avesse potere e dunque non comandasse certo il Gabinetto RS/33, è vero che durante il fascismo il potere esecutivo era tutto nelle mani del Governo, ma dobbiamo distinguere tra i senatori "monarchici" ed i senatori fascisti della prima ora; questi ultimi, i "fedelissimi", avevano sì un potere grandissimo. Non comandavano ai prefetti, come si intuisce dalla "nota personale riservatissima", ma potevano comunque "invitarli" ad eseguire determinate disposizioni, il che valeva come un ordine. Del Gabinetto RS/33, nei carteggi si dice che era il Duce in persona che forniva le indicazioni, e dunque comandava ai prefetti. L'eventuale senatore della carta intestata si poteva dunque avvalere di ciò. Il Gabinetto riferiva a Mussolini e, si dice, dopo la guerra tutta la documentazione fu distrutta. Quella ufficiale, presumo, perché tutta quella riservata che il capo dell'OVRA non necessariamente mandò al Duce rimase da qualche altra parte, ed è probabilmente la stessa che sta fuoriuscendo ora. Quanto alla considerazione che i servizi segreti stranieri non abbiamo mai rivelato l'esistenza di tale Gabinetto, non si può escludere che abbiano agito così non perché non ne fossero a conoscenza (perché 'il Gabinetto RS/33 non esisteva') ma perché operarono anch'essi un cover up. In definitiva, non posso escludere che lo scenario delineato in questi documenti potesse esistere proprio nei termini da essi precisati...".
"NEGARE OGNI VERSIONE" È LA PAROLA D'ORDINE
"Il fatto è da attribuirsi esclusivamente ad un fenomeno ottico". Così il Regime insabbiava l'avvistamento dell'aeronave misteriosa del 1936. UFO "ante litteram" durante il fascismo?
Essendone stata destinataria (anonimamente ed in fotocopia) poco prima, nel settembre del 1999 la rivista diretta da un contattista stigmatizzato italiano ha pubblicato alcuni documenti di epoca fascista, apparentemente collegati a manifestazioni ufologiche di quel periodo. Tale testata vi ha dato ampio risalto, affidando le indagini ad uno studioso del fenomeno campano che sostanzialmente ha avanzato le sue riserve sul materiale di cui trattasi. In linea di principio tale atteggiamento può essere comprensibile, trovandosi di fronte a documenti di difficile autenticazione, pervenuti da una fonte anonima e che tale ha inteso rimanere anche nel caso di successivi invii. Noi ci siamo mossi sempre in modo diverso. Solo quando gli elementi a nostra disposizione erano tali da essere ritenuti coerenti e fondati su una documentazione di un certo spessore abbiamo espresso notizie e valutazioni. E ciò - se mai ce ne fosse bisogno - spiega la ragione per la quale finora siamo rimasti in silenzio. Noi, che da tempo eravamo a conoscenza della cosa e stavamo effettuando le verifiche più opportune lontano dai riflettori di una facile pubblicità in attesa di fornire dati più credibili. Ma cominciamo dall'inizio. Con un normale inoltro postale, e affrancatura da 1850 lire, il 3 febbraio 1996 (indirizzata all'allora recapito personale del sottoscritto, in via Odorico Da Pordenone 36 in Firenze) la rivista del CUN riceve una busta di medio formato contenente una serie di documenti originali. Originali, ripetiamo. Non fotocopie. In primis, una busta aperta, apparentemente sigillata all'origine, con l'intestazione "Senato del Regno" nella parte posteriore, ove i due lembi incollati presentano entrambi un tratto sinusoidale a penna stilografica a garanzia della chiusura, e la sigla del mittente: la stessa che per due volte, in basso a destra come a sinistra, figura sull'intestazione della missiva, vergata in stampatello sempre con penna stilografica. Testualmente: "Riservatissimo - a mani di S:E: Galeazzo Ciano". In altri termini, si tratterebbe di materiale inoltrato in via riservata al genero di Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo all'epoca. Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, era in pratica il "numero due" del Regime. Quindi una lettera autografa scritta a penna stilografica su quattro facciate, su carta intestata dello stesso tipo della busta precedente: "Senato del Regno", con la triplice scritta "Fert" sotto lo stemma sabaudo con ai lati il fascio littorio. La missiva è firmata "Andrea", è indirizzata ad un non meglio identificato "Valiberghi" (?) ed è datata 22 agosto XIV dell'Era Fascista: il 1936. Poi una cartolina postale in uso presso il Senato del Regno per la corrispondenza in franchigia, con vari appunti scritti sempre con penna stilografica su entrambe le facciate. Infine un biglietto anch'esso intestato "Senato del Regno" come gli altri sopra menzionati, datato 30.VIII.XIV E.F. (ovvero 8 giorni dopo), sempre vergato in grafia corsiva con stilografica e firmato "Andrea" al pari della lettera. Pur non essendo specificamente indirizzato a qualcuno, l'autore sembra ragionevolmente rivolgersi alla stessa persona destinataria della missiva del 22 agosto, facendo riferimento allo stesso argomento trattato da quest'ultima. Il timbro di partenza postale della busta pervenutaci il 3 febbraio 1996 e contenente quanto sopra descritto non risulta purtroppo leggibile. Ma, meglio del nostro mero elenco, varrà per il lettore la vista di detti documenti, riprodotti dagli originali (ribadiamo: originali) e la lettura della trascrizione che, per maggiore chiarezza, qui riportiamo:
[wbf]SENATO DEL REGNO 22 agosto XIV (1936)
Caro Valiberghi (1) ti confermo quanto hai saputo da Valminuti (1). Anche se la Prefettura di Venezia sta attivamente svolgendo indagini, non c'è nulla di chiaro sulla storia della aeronave misteriosa!! Fu avvistata nella mattina (e non nella serata) di lunedì. Era un disco metallico, netto, lucente, largo dicono dieci o dodici metri. Dalla base vicina sono partiti due cacciatori, ma anche a 130 km/h non sono riusciti ad accostarlo. Non emetteva alcun suono, e questo farebbe supporre si trattasse di un aerostato. Ma nessuno conosce palloni che volano più veloci del vento. So per certo che è stato veduto da altri piloti d'aviazione, anche da quel Marinelli che ha poi fatto il rapporto che è arrivato a mani di Ciano. Poi, dopo circa almeno un'ora, dopo che questo forse era passato sopra Mestre, è stato visto (e questo ancora tu non sai) una sorta di lungo tubo metallico, grigio o ardesia. Nel rapporto del confidente S.X. è così raffigurato:
[img]http://www.ufoforum.it/public/data/Sheenky/2013827112316_1.jpg[/img]
Quello che ho indicato in A era descritto come una specie di torpedine aerea, con finestrini ben evidenziati. Da questi pertugi rettangolari partivano luci alterne ora bianche ora rosse. In B sono due "cappelli", due cappelli come da prete: larghi, rotondi, con una cupola al centro, metallici e seguivano la torpedine senza mutare le posizioni relative. Questi ordigni facevano fumo, bianco e durevole. La Prefettura ha aperto un'inchiesta, ma puoi immaginare che farà poca strada e avrà l'esito che ebbe quella del '31. Il Duce ha espresso le sue preoccupazioni, perché dice che se si trattasse di veri aeromobili inglesi o francesi dovrebbe rivedere tutta la sua politica estera. So per certo che ha detto a Starace e altri "Se dispongono di tali ordigni, possiamo aspettarci la guerra a giorni e, questo è peggio, la guerra a modo loro!!" Posso informarti che sono del tutto infondate le voci che vogliono esplosa l'aeronave. Ti farò avere notizie certe non appena ne disporrò.
Andrea[/f]
[wbf]CAMERA DEI DEPUTATI Tribuna della Stampa
Per Zoppani (1) 1) Intervenire direttamente - 2) Il Duce - Segreteria particolare 47
Telefonata di Ciano
Avvistata alle ore 15.30 secondo M.F. oggetto simile a Saturno
L'Aeronautica à distribuito un questionario a tutti i piloti operanti nella zona. Negare ogni versione. Il fatto è da attribuirsi esclusivamente a un fenomeno ottico. li Duce segue personalmente l'accaduto. L'allarme è esteso a tutta la zona aerea del Nord Est. luce giallo aranciata a tratti bianco intensa lampi regolari - fumo e scintille - Sono armati? Sono amici? Sono già stati visti in altre occasioni? 573
Carati[/f]
[wbf]SENATO DEL REGNO 30. VIII.XIV E.F. Purtroppo non posso fornirti di fotografie. Ne sono state scattate almeno una dozzina, ma sono strettamente riservate per il Duce e pochi altri di cui non conosco i nomi. So soltanto che sono fotografie scattate dall'aeroplano che inseguiva l'aeromobile fra Lido e Venezia. Non conosco nessuno che le abbia vedute e dubito che quello che ti ha detto Aldini (1) risponda a verità. Ti ripeto che questo affare è personalmente seguito dal Duce.
Andrea[/wbf]
[wbf]CARTOLINA POSTALE SENATO DEL REGNO
Telegramma di Boni (1) I nomi dei testimoni della aeronave di Venezia sono secondo Guglielmi:
Genai - Tolmini - Venanzi - MVSN (2)
Incaricare Zoppani della ricognizione.
Udienza riservata col Duce ore 15.30 del 30 agosto.
SENATO DEL REGNO Varallo Aosta-Genova Segreteria personale 724303[/wbf]
Note: 1. I nomi Valiberghi, Valminuti, Aldini e Boni sono l'interpretazione ritenuta più valida nella difficoltà di decifrare esattamente la scrittura corsiva dei documenti originali. 2. La sigla "MVSN" sta per "Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale".
Il misterioso mittente non si fermava qui. Infatti, il 19 febbraio 1996, a poco più di tre settimane dal primo invio, da Borgo Maggiore di San Marino ci veniva spedita una busta affrancata con un francobollo italiano da 750 lire, che veniva tuttavia annullata con timbro postale della Repubblica di San Marino. Essa conteneva un telegramma "lampo" (ovvero urgentissimo) inoltrato dalla "Agenzia Stefani" di Milano (l'ANSA dell'epoca) a firma "Antonelli". Il testo recita:
"DISPONESI ASSOLUTA SEGRETEZZA SU AERONAVE NON QUALIFICATA DI CUI AT RAPPORTO RISERVATO 23/47 STOP SEGUE LETTERA STOP".
Gli enti in indirizzo non sono precisati, ma sul testo si legge la dicitura "Copia", stante a significare che si tratta di un documento d'archivio per memoria di chi si era occupato della questione. Anche in questo secondo caso il modulo per telegramma, dell'Ufficio Telegrafico di Milano, è un originale manoscritto con grafia corsiva vergata a mezzo penna stilografica. Infine, il 29 marzo 1996, e cioè una quarantina di giorni dopo, ci veniva inoltrata per via postale una terza lettera, stavolta dalla Francia. Sul francobollo francese si intravede il timbro di Parigi. Come nel caso degli altri due precedenti invii, l'indirizzo del destinatario è dattiloscritto e battuto dalla stessa macchina da scrivere. Quest'ultima missiva conteneva un foglio originale con diverse scritte, annotazioni e disegni, intestato "Camera dei deputati - Tribuna della stampa". L'argomento è inequivocabilmente lo stesso: l'aeronave misteriosa del 1936. Lo si evince da note e schizzi, il tutto come sempre vergato con una stilografica a mano. L'inoltro di tale materiale di fonte anonima non poteva non indurci, pur nella massima cautela, ad effettuare una serie di verifiche. In primo luogo, un'analisi contenutistica dei testi veniva sottoposta a piloti ed esperti aeronautici. Ne scaturiva l'opinione che la forma e certe espressioni erano coerenti con il linguaggio in uso negli anni Trenta, come ad esempio l'espressione "cacciatori", antesignana di quella abbreviata "caccia" poi diffusasi con gli anni Quaranta, la "a" accentata invece di "ha". Ma naturalmente tutto ciò non bastava a convincere della eventuale autenticità del materiale, la cui provenienza anonima costituiva un pesantissimo handicap. Ci voleva altro. Successive e fortunose indagini ci portarono a constatare che anche il quotidiano bolognese "Il Resto del Carlino" aveva ricevuto materiale analogo che però, data la fonte anonima, non era stato preso in considerazione. Di qui la necessità di affrontare il problema da due diversi punti di vista. Prima, verificando se i fatti in oggetto potevano in qualche modo trovare riscontro nella realtà di eventi dell'epoca in qualche modo documentabili; poi, attraverso specifiche perizie scientifiche sui documenti stessi che, in quanto originali, potevano consentire una "expertise" tecnico-scientifica atta a dichiarare la loro eventuale genuinità a livello di datazione. E se oggi produciamo il materiale pervenutoci, rompendo infine un silenzio di quasi quattro anni, è perché siamo finalmente giunti a delle conclusioni, sia a livello storico sia di verifica tecnica dei documenti.
GABINETTO RS/33: DAGLI UFO ARRIVÒ IL RAGGIO DELLA MORTE
Il caso dei files fascisti spinge a rivedere parte dell'ufologia di Stato conosciuta ed a riconsiderare molti esperimenti segreti nazi-fascisti.
Proseguono le ricerche sui "files" fascisti. Secondo questa documentazione, recentemente emersa ed inviata a più riviste di settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza di Roma avrebbe segretamente operato un team di scienziati impegnati a capire la natura di strani "velivoli non convenzionali" (che oggi chiamiamo UFO), dopo che uno di essi sarebbe atterrato presumibilmente in Lombardia nel ‘33, recuperato in tutta fretta dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla. Nel precedente articolo abbiamo sottolineato come tali documenti siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato "Mister X". É stato "Mister X" - il cui coraggio non possiamo non sottolineare - che ha fatto conoscere alla comunità ufologica italiana l’esistenza del team di studio UFO fascista, noto come "Gabinetto RS/33", che avrebbe avuto come braccio armato la polizia politica segreta di Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.), incaricata di bloccare qualsiasi fuga di notizie; che avrebbe operato con la copertura delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano), delle prefetture, dell'Agenzia di stampa Stefani; che sarebbe stato fondato su proposta di Giovanni Gentile e capitanato nominalmente dal fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente volontario) e "de facto" da un certo dottor Ruggero Costanti Cavazzani (pseudonimo probabilmente ricavato dal cognome di un noto politico popolare filofascista) e dall’astronomo Gino Cecchini (in seguito direttore dell’Osservatorio di Pino Torinese). Sempre secondo "Mister X", nel 1940 il controllo pressoché totale sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri erano più propensi a credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe passato ai nazisti.
La storia ha inizio Nei limiti del possibile, abbiamo verificato tutti gli elementi fornitici col contagocce da "Mister X". Impresa non facile, visto che dei componenti il Gabinetto l’Anonimo aveva fornito soltanto i cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per di più). Ma ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le "rivelazioni" altamente credibili. Vera è la storia che Marconi non partecipò mai alle sedute del Gabinetto; il diario della figlia Degna (abbiamo cercato di contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni fa) riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del mondo, nel corso di una serie di test sulla radiotelegrafia; dunque, non poteva certo essere parte attiva nelle riunioni del Majestic 12 fascista. Quanto al referente del Duce nel team supersegreto, il "conte Cozza" di cui parla "Mister X", è esistito ed altri non era che il senatore Luigi Cozza, conte e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Credibili anche gli altri membri del Gabinetto RS/33: senatori i burocrati dirigenti, scienziati non troppo in vista (e dunque con garanzia di maggiore riservatezza) i tecnici. Costoro, per come li ho identificati, erano:
- il chirurgo e biologo sperimentale Filippo Bottazzi dell'università di Napoli;
- l'ingegnere aeronautico Gaetano Arturo Crocco, fondatore della Società Italiana Razzi e teorizzatore della colonizzazione dello spazio;
- il botanico Romualdo Pirotta della Sapienza di Roma (intimo amico di quel professor Filippo Eredia che nel 1946 screditò un'ondata di avvistamenti di "razzi fantasma" sull'Europa);
- il genio matematico Francesco Severi, che fu insegnante alla Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle Scienze;
- Giancarlo Vallauri (che "Mister X" chiama erroneamente "Dallauri"), insegnante di elettrotecnica e ferromagnetismo ed Accademico dei Lincei;
- il chimico Francesco Giordani dell'Università di Napoli;
- un certo Debbasi, più probabilmente Dante De Blasi, medico igienista che insegnò alle università di Napoli e Roma e che nel '42 divenne un accademico pontificio (come Severi).
Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse poi parte attiva, sembra confermare quanto sostenuto da "Mister X", cioè che il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno UFO, o quanto meno, una parte del team. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di un chimico, un biologo ed un medico (ma forse nuovi documenti, magari riferiti ad IR-3, debbono ancora vedere la luce, riservando ulteriori sorprese). Elemento interessante di questa "UFO-connection" è che il team presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico, chimico-biologico ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre dipendenti de La Sapienza di Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel Comitato Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni Gentile (membro del Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel '33 su un progetto del conte Cozza (del Gabinetto RS) e diretto dal '27 al '37... da Guglielmo Marconi! Il dato curioso è che a tutt’oggi il CNR, i cui vertici forse qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul fenomeno UFO (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora Ministro alla Difesa Spadolini cercò di incaricare il centro delle ricerche sui dischi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla cui genuinità il CNR espresse forti dubbi, nonostante l’accredito dei militari di Bruxelles. L’insieme di coincidenze che legano tutti questi personaggi è troppo corposa per essere casuale e gioca a favore dell’autenticità dei fatti. In alternativa, avevo pensato ad un falso molto ingegnoso ideato da persona particolarmente addentro all’establishment citato, dunque membro egli stesso del CNR, ma era un’ipotesi assai remota, che la perizia sui documenti originali ha allontanato definitivamente. In più, sapevo che di eventi UFO nel ‘33 ve ne furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro di Pinotti (1), che ha scritto: "É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano Ferrini, allora sedicenne, osserva con molti altri testimoni un 'sigaro volante' che attraversa, apparendo e scomparendo fra le nuvole, tutta la volta del cielo in una trentina di secondi, verso le 14.30, maestoso e velocissimo. ‘Né prima né dopo ho mai visto qualcosa di simile’, ci ha dichiarato il testimone nel 1991." Il luogo dell’avvistamento? La città di Forlì, curiosamente proprio uno dei luoghi da cui "Mister X" ha spedito parte dei documenti.
Ipotetici scenari Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è stato il coinvolgimento di Marconi nel Gabinetto RS/33. Un elemento curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui avrebbe - gli storici non sono concordi - costruito sul finire degli anni Trenta un misterioso "raggio della morte" in gradi di paralizzare all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo un caso ma oggi sappiamo, col senno di poi, che questa è una prerogativa degli UFO! E trovare proprio lo scopritore del raggio della morte in una commissione di studio UFO inevitabilmente adombra il sospetto che i fascisti studiassero... retroingegneria aliena! É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa indagine le combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi diventano oggi giorno sempre più numerose. Che dire, del raggio della morte? La maggior parte degli storici e degli scienziati pensano fosse una bufala propagandistica messa in giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini dietro questa leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto di costruzione del radar (2); per Antonio Spinosa era invece un’arma in grado di carbonizzare le persone (3); parzialmente scettico si è detto un altro storico, Aurelio Lepre (4), ma un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa diversamente: "Negli ultimi mesi, negli ultimi anni della vita di Marconi ricorre più di una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio della morte. L'incredibile invenzione è respinta da alcuni, ma trova conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo 1945, più che un'intervista un soliloquio alla presenza di un giornalista, Ivanoe Fossani, nell’isoletta di Trimefione, nel Garda, di fronte a Gargnano. Quella sera, fra tante cose, si parlò anche di Marconi e dei suoi ultimi esperimenti ai quali assistette il duce che disse in proposito: ‘Sulla strada di Ostia, ad Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto. L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’." Questa versione è stata confermata ad un giornalista anche da Claretta Petacci, che del Duce fu amante e confidente.
Il raggio della morte Vero o falso? La "leggenda" vuole che Marconi, in crisi esistenziale, rifiutò di cedere ai fascisti il brevetto di un'arma così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre udienza in Vaticano nel '33. Non dimentichiamoci poi che fu Marconi l’ideatore della Radio Vaticana. Con il Pontefice era dunque in strettissimo rapporto). Pochi mesi dopo, prosegue la storia, il fisico moriva improvvisamente, solo e dimenticato (in realtà non era affatto solo; al suo capezzale c'erano il medico e la figlia Degna), portandosi nella tomba i segreti di quest’ipotetica arma. In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i nazisti, in conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio ancora, grazie ai maneggi della Gestapo. Solo l'anno scorso si è scoperto, difatti, che Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, spiava il Duce e passava informazioni alla polizia segreta nazista (6); secondo uno studio dello storico Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non si spiegherebbe altrimenti l'episodio che stiamo per raccontare. Nel libro "Situation red, the UFO siege!" (7) Leonard Stringfield, il primo fra gli ufologi a dare credito, vent'anni fa, alle rivelazioni militari sugli UFO-crashes, cita "en passant" un episodio sbalorditivo. Scriveva Stringfield nel 1977: "Secondo una fonte piuttosto attendibile, il figlio di un ex membro del Ministero degli Interni degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne nella città di Essen. Nell'ora di punta del traffico si fermò tutto ciò che era elettrico e meccanico: automobili, autobus, tram, motociclette, orologi. Il padre, che era ad Essen, ricordava che quando il momento di depressione fu al culmine, durante una decina di minuti, le automobili non erano nemmeno in grado di suonare il clacson. A quei tempi la risposta era scontata: una manovra sperimentale delle armi segrete di Hitler! I giornali tedeschi non parlarono dell'episodio, ma i dati informativi che descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a Washington agli enti competenti. Naturalmente il tempo a dimostrato che i tedeschi non possedevano un'arma di tale potenza, altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito disastroso per gli Alleati." Se questa storia non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò: gli UFO c'entravano solo indirettamente; il black out di Essen era stato realmente causato dal raggio della morte che i nazisti avevano - forse - sottratto ai fascisti. Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e con certi esperimenti di "radiodisturbo" effettuati dai tedeschi, i più famosi dei quali videro la costruzione di dischi volanti infuocati e radiocomandati (le "feuerball" o palle di fuoco), che interferivano con i radar ed i motori degli aerei (8). Certo, sappiamo che il raggio della morte, se mai è esistito, non venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci volle troppo tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile tecnologia "avanzata".
Il giorno dopo la caduta degli Dei Molto probabilmente, lo abbiamo già detto nel precedente articolo, i files fascisti diedero un impulso alla costruzione dei dischi volanti nazisti, le V-7. Che i tedeschi iniziassero nel 1941 a costruire velivoli discoidali, in tutto e per tutto simili agli UFO, è un dato di fatto confermato pubblicamente, negli anni Cinquanta, da diversi personaggi che presero parte a questi esperimenti; dal pilota Rudolph Schriever, la cui V-7 venne testata a Praga il 14 febbraio 1945, all'ingegnere milanese Giuseppe Belluzzo, che ammise di avere costruito i velivoli discoidali, dal "padre dell'astronautica" Hermann Oberth ad Andreas Epp, ingegnere del Reich che costruì un minidisco a Bremerhaven nel ‘43, con il quale sognava addirittura di colonizzare la Luna e che nel maggio del 1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera di Padova (9). I diversi autori, come pure gli storici che si sono occupati della vicenda quali Rudolf Lusar (10), concordano nel ritenere che lo sfondamento del fronte russo impedì al Reich di perfezionare quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i dischi volanti nazisti vennero distrutti dai tedeschi o - in minima parte - recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi cinquant'anni, difatti, ne hanno costruito diverse versioni, dai modelli "Rossyia" all'"Ekip", tutte scarsamente funzionanti). Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste in qualche modo rimase, presso i vertici militari Alleati. E certamente contribuì a diffondere, presso certi strati dell’Intelligence russo-americana, la credenza che gli UFO fossero in realtà prototipi di brevetti nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A cominciare dall’avvistamento di Kenneth Arnold. Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti, Walter e Reimar Horten, iniziavano a progettare degli ordigni triangolari. Costruirono i primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i successivi sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli UFO terrestri a forma di V, detti "ali volanti" o modelli Horten (11). Alla fine del conflitto, l’Horten cadde nelle mani degli americani e venne nascosto nella base di Silver Hill, nel Maryland. Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala volante Northrop, e molti anni dopo lo Stealth. Quando, proprio nel 1947, esplose la mania dei dischi volanti, quei pochi ufficiali dell'Intelligence che erano al corrente di questi progetti, e forse anche dei files fascisti, pensarono che gli UFO altro non fossero che armi segrete. Kenneth Arnold diceva di averne visti nove, di questi ordigni e, sebbene la stampa li raffigurasse circolari e a coda di rondine, avevano la forma di una mezzaluna (basti vedere i disegni originali del pilota americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing Bombers costruiti nella celebre base (ritenuta "degli UFO") di Muroc. L'US Aire Force in seguito fece sparire ogni traccia di questo progetto (12). Ma c'è una prova, una rarissima fotografia che mostra i nove ordigni tutti in fila. Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi extraterrestre dei dischi, ma mi induce a riflettere su quanto poco si sappia, a distanza di oltre mezzo secolo, dei maneggi dei governi sui dischi volanti. Alieni e non.
Note e bibliografia: 1. R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori, Milano 1992. 2. U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973. 3. A. Spinosa - "Mussolini, il fascino di un dittatore", Mondadori, Milano 1989. 4. A. Lepre - "Mussolini l'italiano", Mondadori, Milano 1995. 5. B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988. 6. "La Petaccì spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" del 12-12-99. 7. "Assedio UFO", SIAD, Milano 1978. 8. R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia, Milano 1968. 9. "Gazzettino del lunedì" del 29-5-69. 10. R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag, Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War", Neville Spearman, Londra 1959. 11. H.P. Dabrowskì - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991. 12. E. Maloney - "Northrop flying wings", WWIl publications, Corona del Mar 1980.
Altri documenti controllati: G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia 1942. M. Coppetti - "UFO arma segreta", Mediterranee, Roma 1978. M. Franzinelli - "I tentacoli dell'O.V.R.A.", Bollati Boringhieri, Torino 1999. A. Lissoni - "GLI UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996. U. Maraldi - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani, Milano 1943. M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995. D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano 1993. A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in "Giorno" del 23-12-99. A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona 1984.
TUTTI I PROTAGONISTI, MINUTO PER MINUTO Alfredo: misterioso personaggio cui è rivolta una lettera Stefani che fa riferimento al Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del giornalista milanese Alfredo Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A. che agiva sotto uno pseudonimo "numerico" (203), come presumibilmente le persone implicate nei files fascisti. De Santi: è probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli 007 fascisti, uomo di punta per i contatti con le spie naziste; per capire quanto fosse in gamba si pensi che, dopo la guerra, riuscì a spacciarsi per antifascista e venne persino premiato con una medaglia da De Gasperi in persona. Per molti anni si pensò che non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al di là di ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo Petacco, che ha identificato in "De Santis", "Nostromo", "Luigi Grassi", "Grossi" o "David" (tutti pseudonimi) un certo Tommaso David, colonnello di Frosinone fondatore del gruppo spionistico Volpi Argentate ed in seguito capo dei servizi segreti di Salò. Marconi: credeva negli extraterrestri, ed ha rilasciato al riguardo diverse dichiarazioni; riteneva si potesse comunicare con loro via radio; inoltre, dopo i fatti del ‘33, ebbe
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