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C’è ancora un’altra storia che ha dell’incredibile e che svela nuovi e interessanti particolari su quella drammatica sera del 27 giugno: nel settembre del 1999 parla Guglielmo Sinigaglia, ex colonnello del SISMI diventato clochard per le strade di Milano pur di restare con moglie e figlio: “Quella sera fu guerra, si, guerra vera!”. Stando a quanto riportato dall’ex colonnello, quella sera il missile non partì da un caccia, ma da un sottomarino francese. Un missile Standard a carica di prossimità che costrinse l’I-TIGI all’ammarraggio. Sul posto sarebbe arrivata anche una nave inglese con a bordo le SBS che avrebbero definitivamente mandato sul fondo il relitto utilizzando delle cariche di Dynagel (composto del TNT capace di dissolversi a contatto con il sale marino)
Fonte:http://www.lospeaker.it/misteri-del-mondo-la-strage-di-ustica-2/
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L’AVVISTAMENTO – Parla l’uomo che ha visto riaffiorare i corpi e ipotizza l’ammaraggio.
Sergio Bonifacio, oggi colonnello in congedo dell’Aeronautica della marina militare, nel 1980 era tenente di vascello. Comandava un Bréguet Atlantic, un aereo sofisticatissimo usato per la caccia ai sommergibili. La notte di Ustica si alzò in volo alle 3 del mattino dalla base di Elmas (Cagliari) con il suo vice Alessandro Bigazzi e altri 12 uomini di equipaggio. Fu il primo a giungere sul luogo del disastro: «Perché tutti i velivoli di soccorso erano stati mandati sulla rotta Ponza-Palermo. L’unico a dover perlustrare l’area dell’ultimo punto di riporto, un terzo sopra il punto Condor e due terzi sotto, ero io», precisa. «Poco dopo le 9 ho visto affiorare il primo cadavere. Poi in successione ne sono riemersi una quarantina, tutti nella stessa posizione. Li ho marcati uno per uno con i candelotti al fosforo per consentirne il recupero alle navi che sopraggiungevano. Sa cosa significa questo? Che il Dc 9 in quel momento stava affondando, non era oltre i 50-70 metri di profondità, altrimenti quei corpi sarebbero finiti sul fondale marino, non sarebbero tornati a galla. Quindi l’aereo dell’Itavia affondava lentamente ancora 12 ore dopo la caduta. Vuol dire che era rimasto a galla per tutta la notte. Al massimo poteva avere una falla. Se fosse stato colpito da un missile o fosse esploso a 7 mila metri di altezza tutto questo non sarebbe potuto succedere. Ed ecco che oggi Cossiga ci dice che il Dc 9 è stato abbattuto da un missile a risonanza, non a impatto. Un missile che non ha fatto esplodere l’aereo, ma che può aver provocato un’avaria grave, con danni irreparabili a tutti i circuiti elettrici, consentendo al pilota di governarlo e di farlo planare. Certo l’ammaraggio non è stato morbido. Se si impatta sul mare a 270 km all’ora, l’acqua è una lastra di cemento. Ecco perché quasi tutti i corpi recuperati avevano una profonda ferita al ventre. È stata provocata dalla cintura di sicurezza. Ecco perché erano tutti senza scarpe: il comandante li aveva avvertiti che stavano ammarando. Molti, secondo me sono morti dissanguati dopo ore di agonia. Non dimentichiamo il corpo di quel carabiniere con un piede tranciato e la camicia stretta attorno alla caviglia per frenare l’emorragia. O quella mamma stretta in rigor mortis alla sua bambina. Se fosse morta all’istante avrebbe allentato la presa. Invece è sopravvissuta, forse dentro una bolla d’aria nell’aereo. Molti, se il Dc 9 fosse stato individuato subito, potevano essere salvati».
Fonte:http://www.oggi.it/focus/cronaca/2010/06/25/ustica-trentanni-dopo-il-mosaico-sta-andando-a-posto/
Una scia di morti e depistaggi, la verità non la sapremo mai!