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MessaggioInviato: 01/02/2014, 18:09 
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Mistero: ma perché quelli del Pd non propongono mai nessuna vera via d’uscita dalla crisi? Due ipotesi: sono semplicemente cretini, oppure sono stati comprati. Il professor Guido Ortona, che insegna all’università del Piemonte Orientale, propende per la seconda ipotesi: «E’ molto plausibile che il Pd si sia venduto ai padroni», sia pure «padroni di tipo nuovo, diversi dai loschi commendatori di un tempo». E la stessa Sel, ovvero «l’unico partito di sinistra che rimane», dimostra «una analoga mancanza di coraggio nel fare proposte chiare» per uscire dal tunnel. Un critico come Paolo Barnard invita a rileggere lo spietato “memorandum” dell’avvocato d’affari Lewis Powell, incaricato già all’inizio degli anni ‘70 – dalla destra americana – di risolvere il “problema” della sinistra. La ricetta di Powell? Semplicissima: “comprare” i generali nemici costa molto meno che sostenere una guerra contro i loro eserciti. Dunque: stroncare la sinistra radicale – politica e sindacale – e “addomesticare” la sinistra riformista, in modo che rinunci a difendere i diritti sociali.

«Nessuna componente del Pd sta mettendo al centro del suo programma politico delle proposte per uscire dalla crisi», premette Ortona in un post su
“Goofynomics”. «La cosa è tanto più strana», perché «nella cultura economica della sinistra queste proposte invece non solo esistono, ma sono ovvie». Come spiegare questo silenzio? «Non è sufficiente invocare la stupidità, la corruzione e l’ignoranza dei politici del Pd, che sono peraltro sotto gli occhi di tutti», perchè «essere ignoranti e stupidi può essere non tanto un caso quanto una scelta, come lo è ovviamente essere corrotti». Per Ortona, le conseguenze del massacro sociale in atto – per volere dell’élite oligarchica che regge l’Unione Europea – non sono che «ovvietà storiche ed economiche». La prima: non è mai esistita un’economia capitalistica basata solo sull’efficienza dei mercati. E’ sempre stato necessario un poderoso intervento dello Stato, declinabile in due modi:politica monetaria (espandere l’offerta di moneta e/o operare sui tassi di cambio) o politica fiscale (espandere il debito pubblico e/o trasferire redditi mediante politiche redistributive). Problema: una politica monetaria espansiva «è resa impossibile dalla partecipazione all’euro», mentre una politica fiscale espansiva è bloccata «dal livello del debito pubblico».

In queste condizioni, quindi, «non si può uscire dalla crisi». Anzi, «la crisi è destinata ad aggravarsi, perché ogni anno lo Stato sottrae alcune decine di miliardi al circuito economico per pagare gli interessi sul debito». “Sottrae”, perché la maggior parte del debito è sottoscritto dal sistema bancario internazionale; solo per un settimo circa è in mano alle famiglie italiane. «Ciò significa che gli interessi pagati non stimolano la domanda italiana se non in minima parte, a differenza per esempio del Giappone, dove il debito è quasi tutto in mano a cittadini giapponesi, e quindi il pagamento di interessi si traduce quasi solo nella trasformazione di domanda pubblica in domanda privata». Verità palesi, eppure negate – senza timore del ridicolo – da chi, come lo stesso Renzi, continua a sostenere che per uscire dal disastro basti tagliare la spesa pubblica (proprio come vogliono le super-lobby) senza fare alcuna politica monetaria, ovvero senza uscire dall’euro o trasformarlo in moneta sovrana. «Dato che nessuno può sostenere quanto sopra in buona Letta e Renzifede, abbiamo un primo indizio per risolvere il mistero: in realtà il Pd non vuole uscire dalla crisi». Già, ma perché?

È evidente, continua Ortona, che chi avesse il coraggio di proporre delle soluzioni serie alla crisi avrebbe un cospicuo vantaggio elettorale; e tanto più se queste soluzioni implicassero una seria politica redistributiva ai danni di una minoranza e a favore di una maggioranza. «I ricchi in Italia non sono mai stati così ricchi: difficilmente una politica di perequazione sarebbe impopolare». Per esempio, «un’imposta dell’1% sulla ricchezza finanziaria dei ricchi basterebbe a risolvere il problema della povertà». Eppure, «non solo non lo si fa», ma «non lo si dice nemmeno». Peggio: «Non si vuole redistribuire il reddito mediante politiche fiscali. E poiché è ovvio che questa sarebbe una politica possibile e popolare, è evidente che il Pd come partito di governo è disposto a rinunciare a massimizzare il consenso. A riprova di ciò, il colossale trasferimento di voti ai “5 Stelle” non ha destato particolari preoccupazioni». Sicché, gli “indizi” cominciano ad assumere una direzione precisa. «È evidente che se un partito politico non ha più come obbiettivo quello di massimizzare i voti è perché ne ha qualche altro. Quale può essere?». Seguite i soldi, direbbe l’investigatore. E i soldi dei nuovi super-Giuseppe Mussariricchi sono quelli della finanza, ormai svincolata dall’economia reale. Un vero, mostruoso apparato di dominio.

«I padroni del Monte dei Paschi hanno sperperato miliardi, ma ogni euro sperperato da qualcuno è un euro guadagnato da qualcun altro», continua Ortona. «E quei miliardi erano sicuramente abbastanza per creare un enorme sistema di potere. Non solo Mussari e compagni: un sacco di gente ha bisogno che i crediti del sistema bancario vengano pagati. È una lotta di classe. Da una parte i padroni della finanza, e i loro vassalli, vogliono che l’economia reale rimborsi i loro crediti e paghi i loro interessi; dall’altra l’economia reale, dato che è in crisi profonda (sopratutto in Italia) deve sottrarre queste cifre ad altri usi, come le pensioni, i salari e i servizi pubblici. Ciò naturalmente crea ulteriore depressione, e così via: come in Grecia, se vincono i primi ci si fermerà solo quando non ci saranno più ossa da spolpare». Quindi: ci sono delle lobby così ricche e potenti da imporre agli italiani di pagare «col sudore e col sangue i loro crediti». E un sacco di gente «vive dei profitti (meglio, delle rendite) di costoro». Eppure – altro indizio – il Pd non denuncia questa situazione.

Mettiamo allora insieme gli indizi, continua Ortona. Il Pd non vuole uscire dalla crisi; dalla crisi si esce solo contrastando il potere del capitale finanziario (per esempio uscendo dall’euro, il che svaluta il debito e rilancia le esportazioni, oppure congelando il debito o facendo default, il che riduce i pagamenti per interessi); il capitale finanziario è potentissimo; il Pd ha obbiettivi diversi dal massimizzare il consenso. «La conclusione sembra chiara: il Partito Democratico è stato comprato dal capitale finanziario». Attenzione: «Non è detto che questo sia sempre stato fatto con il vecchio metodo delle valigette piene di denaro. Fra questo estremo e la perfetta buona fede ci sono infinite gradazioni, e i dirigenti del Pd, a partire dal presidente delle Repubblica, hanno ampiamente dimostrato di sapere venire a patti molto bene con la loro coscienza. Se un dirigente del Pd vuole pagare fior di quattrini per degli inutili F-35 potrà essere perché è stato pagato, oNapolitanoperché è riuscito a convincersi che servono davvero. Sono affari suoi. La sostanza non cambia».

Purtroppo, aggiunge Ortona, gli “indizi contrari” non sono attendibili. «Il primo è risibile, ma viene spesso citato: e cioè che la base del Pd è composta perlopiù da persone per bene». L’ovvia obiezione è che «la base del Pd ha ben poco a che fare coi suoi vertici». La seconda obiezione: la crisi sta travolgendo anche gli stessi vertici. In effetti, «sembra difficile che un partito così pasticcione e pasticciato possa essere un buon strumento nelle mani di chi l’ha comprato». Eppure, la contraddizione è solo apparente: «La lotta fra satrapi di partito diventa violenta (nel caso del Pd la si potrebbe definire, con Karl Kraus, una lotta disperata ma non seria) quando la ricollocazione del partito stesso apre da una parte prospettive ricchissime per chi sa posizionarsi bene, e dall’altra una tragica fine per chi sbaglia scelta». Lo slogan del festival nazionale del Pd a Genova era “perché l’Italia vale”. «Non deve essere stato facile trovare una frase così stupida e soprattutto così priva di significato: ma questa mancanza indica appunto quanto sia grande la paura di spaventare qualcuno che domani potrebbe essere vincente».

Il terzo controindizio è anche quello a prima vista più convincente: molti esponenti intermedi del Pd sono seri professionisti che fanno il loro mestiere, non sono corrotti e non hanno tempo da perdere con tutte quelle beghe politiche. Ci sono Comuni da gestire, appalti da assegnare, concorsi da indire. Se il partito ha deciso di comprare gli F-35, al sindaco spetta il compito di amministrare i fondi che ne derivano alla sua istituzione. La decisione ormai è presa. Chi riceveva soldi dal Monte dei Paschi non aveva né tempo né interesse a chiedersi da dove venivano. «Ma supponiamo che invece se lo fosse chiesto. Cosa cambiava? Se avesse dato l’allarme avrebbe ottenuto solo di perdere il posto, senza in realtà produrre nessun cambiamento nel sistema. Meglio tacere. Ora, in realtà c’era, e c’è, una soluzione ancora migliore del tacere: non sapere. È molto più rapido e sicuro non porsi le domande piuttosto che dovere gestire delle risposte scomode. Essere ignoranti e apparentemente sciocchi non è quindi necessariamente una caratteristica Fassinoantropologica (anche se naturalmente in molti casi uno sciocco è più utile di un non sciocco): può benissimo essere una scelta».

Così, «l’ignoranza diventa buon senso, la limitatezza delle vedute diventa realismo». Anche il sistema di potere Craxi-Andreotti-Forlani era un sistema di potere “normale” per chi vi operava, «come ha coerentemente e nostalgicamente ricordato Fassino non molto tempo fa». Risultato finale: «La tragica scomparsa del livello reale dei problemi dal dibattito politico», ignorando sempre «il livello in cui la gente normale vive e soffre». Conclusioni: «Parafrasando Sherlock Holmes, “quando tutte le ipotesi assurde devono essere rifiutate, allora rimangono solo quelle plausibili”». Esatto: il Pd è stato “comprato” – secondo la ricetta di Lewis Powell – perché evitasse di disturbare i grandi manovratori del noeliberismo, che in Europa hanno trasformato Bruxelles in una capitale coloniale, mettendo al guinzaglio tutti i governi dell’Eurozona. Altrimenti non si spiega la condotta del Pd: che continua a non voler risolvere nulla e si rassegna persino a perdere voti, dal momento che rinuncia “misteriosamente” a difendere gli italiani. «Voglio sperare che si tratti solo di ignoranza e inadeguatezza», conclude Ortona, «ma non ne sono sicuro».

Fonte: http://www.libreidee.org/2014/02/chiede ... -italiani/

http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... -italiani/

....un tempo s'inchinavano omaggiandoli ai signori del kremlino.....ora continuano ad inchinarsi ad altro padrone........................[;)]


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MessaggioInviato: 04/02/2014, 19:17 
Ci sono ottimi articoli in giro sulla “porcata” fatta da questo governo, che sembra avere un premier “di sinistra“, che si dice erede del maggior partito di sinistra del mondo occidentale, ma che di fatto sembra avere come unico scopo la spoliazione dell’autonomia italiana nei confronti di una Europa delle banche e il sostegno del sistema bancario, a tutti i costi, senza alcun ritegno (ma gli elettori del PD se ne accorgeranno mai? O sono tutti lobotomizzati?).

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Mi permetto di aggiungere una piccola considerazione, anzi un paio. Primo: ammesso che l’impegno a scendere al 3% di quota massima posseduta di Bankitalia sia rispettato (non mi stupirei se, col passare degli anni, questo impegno non venisse preso: anche nel 2005 una legge diceva che Bankitalia doveva tornare pubblica, e non avvenne; anche Benetton si era impegnato, dopo aver acquisito autostrade, ad effettuare investimenti, e così non è stato, e gli esempi potrebbero continuare), ci si domanda: ma qual è quello stupido che, prima di acquistare qualcosa, ne fa aumentare fittiziamente il suo valore?

“Bella la tua casa, quanto vale? Vorrei comprartela! Mah, 156.000 €uro. Ma no facciamo così: aumentiamo il suo valore a 7,5 miliardi (48.000 volte tanto!) e poi te la compro, ok?” Non c’è da stiupirsi se siamo così in crisi: se chi ci governa è un tale genio a fare affari… (io non credo alla stupidità: sanno, e sanno bene, quello che fanno!).

Ma c’è un altro aspetto che mi sembra evidente. Fino a prima della rivalutazione, un governo “illuminato“, con un colpo di mano, avrebbe sempre potuto dire: “Fuori i privati da un ente di diritto pubblico come Bankitalia!“. e di fronte alle (forse) legittime proteste, avrebbe potuto rispondere: “vi pago le vostre quote, e non lamentatevi. ecco i vostri 156.000 €.” Adesso sarà un po’ più difficile: il valore delle quote è cresciuto. Una mossa in chiave difensiva, visto che la coscienza dei danni da signoraggio e di questo sistema perverso di creazione di denaro in mano ai privati sta crescendo a ritmi sempre più spinti.

Una mossa per il mantenimento dello status quo, a fronte dell’ondata rivoluzionaria che sta montando.
http://www.stampalibera.com/?p=70957


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MessaggioInviato: 14/02/2014, 12:21 
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Se fosse un film comico prenderebbe l'oscar... purtroppo è la realtà italiana.

[:o)]



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MessaggioInviato: 14/02/2014, 13:31 
bellissima la vignetta di prima e non è una idea tanto malvagia devo provare con un paio di miei amici adepti europeisti del pd.



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MessaggioInviato: 14/02/2014, 15:59 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

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Se fosse un film comico prenderebbe l'oscar... purtroppo è la realtà italiana.

[:o)]


..la fortuna e' che non si autodefiniscono + di sinistra........ma di sinistri........ [;)]


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..per forza! mai stata così ... SINISTRATA l'Italia! [xx(]



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MessaggioInviato: 15/02/2014, 18:53 
Pd, Civati: "Potrei lasciare il Pd e fare un nuovo partito"
La bomba la sgancia Pippo Civati: "Bisogna rifondare una nuova sinistra. Io e altri stiamo valutando l'ipotesi di un nuovo progetto alternativo al Pd"

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... tito-.html

ma non e' che la consolidata centralita'democratica e' giunta al capolinea????


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MessaggioInviato: 16/02/2014, 17:23 
Matteucci scrive a Renzi: limite di ingresso per gli immigrati come in Svizzera

http://www.corriereromagna.it/news/rave ... imite.html

vedi mo che pure gli ex "compagni"(attualmente p dc),cominciano a ragionare,e nessuno si e' messo di traverso.........[;)]


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MessaggioInviato: 23/02/2014, 13:43 
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MessaggioInviato: 23/02/2014, 17:57 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

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atlanticus,ma questi sarebbero la sinistra??????? + che altro sono dei sinistrati.....a caccia di poltrone [;)]


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Spinelli: per cambiare l’Europa bisogna rompere col Pd


Barbara Spinelli, come gli altri promotori della lista Tsipras, spera davvero che bastino le prossime elezioni europee ad abbattere il regime del rigore che sta letteralmente devastando il Sud Europa: in caso di successo delle forze anti-austerity, un Parlamento Europeo “costituente” potrebbe cioè mettere fine all’attuale dittatura finanziaria della Troika, trasformando l’euro in moneta sovrana e la Bce in “prestatrice di ultima istanza”. Più prudente un economista come Emiliano Brancaccio, secondo cui è improbabile riuscire a strappare concessioni all’asse Berlino-Bruxelles senza prima mettere sul tavolo della vertenza argomenti decisivi e convincenti, come ad esempio l’uscita dell’Italia dal mercato comune europeo, a danno dell’export tedesco. Un’idea che ricorda la posizione bellicosa di Marine Le Pen: più che proporre un cambio di linea, il Front National – primo partito francese, secondo i sondaggi – minaccia addirittura l’uscita della Francia dall’Ue, cosa che metterebbe fine all’unione stessa.
Sul “Manifesto”, la Spinelli prende nota degli auspici formulati da Stefano Fassina, che si augura un’inversione radicale di rotta sulla politica europea, ma poi non osa rompere col Pd, cioè il partito che ha sorretto il governo Monti, varato la riforma Fornero e votato il Fiscal Compact con l’inserimento (“consigliato”, ma non obbligatorio) del pareggio di bilancio in Costituzione – inserimento evitato dalla stessa Francia di Hollande. Il Pd – nel quale Fassina ancora milita – punta sul tedesco Martin Schulz per la presidenza della Commissione Europea? Male: Schulz si è appiattito sulle idee della Merkel e ha rifiutato gli eurobond per una politica europea più solidale. «Se c’è una certezza che anima oggi Schulz è la seguente: è da una Grande Coalizione social-conservatrice che dipende la sua aspirazione a essere eletto presidente dell’esecutivo europeo, o anche solo commissario». Inoltre, Fassina (e Civati) restano nel Pd di Renzi, un politico che si ispira apertamente a Tony Blair, cioè l’uomo che più di ogni altro ha «polverizzato» i valori identitari della sinistra, cioè l’uguaglianza e il bene pubblico.
«Sostiene Stefano Fassina, e con ottime ragioni, che l’Eurozona è sulla rotta del Titanic: l’iceberg è sempre più vicino, l’Unione già è fratturata in più punti. Ma non nascondiamoci che a costruire una nave così malfatta, e a imboccare una rotta così rovinosa, c’è purtroppo la sinistra classica europea, e in prima fila il Pd», scrive Barbara Spinelli. «A partire dalla metà degli anni ‘90, la loro rotta è stata precisamente quella che ci ha portato a sbattere contro l’iceberg». Se dall’epoca Blair ha sinistra ha tradito i suoi elettori, «è all’elettorato in rivolta contro quest’involuzione che si rivolge la Lista Tsipras, oltre che a tutti gli europeisti insubordinati che – lo dicono i sondaggi – sono in Italia una grande maggioranza, presente in varie formazioni politiche, in iniziative e comitati cittadini, in gran parte dell’astensionismo». Con Renzi, «l’involuzione del Pd non subisce battute d’arresto». Che senso ha, dunque, restare in quel partito? Barbara Spinelli vede una possibile alleanza trasversale, a Strasburgo, tra sinistra radicale, Verdi, socialisti «contrari al patto con la destra», eurodeputati grillini e persino liberaldemocratici come Guy Verhofstadt.
Fino a quando i Fassina resteranno nel partito renziano, sostiene Spinelli, sarà difficile sperare che dalle parole si possa passare ai fatti, specie «nel momento in cui assistiamo all’ennesimo fratricidio avvenuto dentro il Pd», ovvero «un fratricidio che ci riconsegna la formula delle Grande Intese, e un semplice cambio di maschera al vertice (la maschera di Renzi al posto di quella di Letta)». Conclusione: «Se da questo sconquasso e da questi sotterranei tradimenti nascerà a Strasburgo un accordo sulle linee prospettate da Fassina, sarà una di quelle “divine sorprese” di cui prenderemo atto, senza smettere di vigilare sulla coerenza tra parole e azioni». Per contro, Spinelli sembra davvero credere che basterà il nuovo Parlamento Europeo ad imporre la democratizzazione dell’Unione Europea. Scelte essenziali: la conversione dell’euro in moneta sovrana, la Bce costretta a fare da prestatrice agli Stati, la fine delle politiche di austerità, l’abbandono del Fiscal Compact e dello strapotere della Troika costituita da Commissione, Bce e Fmi. «No all’Europa delle Costituzioni violate e dei cittadini inascoltati, sì a un bilancio europeo in crescita, da utilizzare per piani di comuni investimenti in una ripresa economica ecosostenibile». Non ultimo, il no al Ttip, il Trattato Transatlantico in via di elaborazione, se in nome dell’interesse delle multinazionali Usa dovesse scavalcare «le norme e gli standard di qualità che l’Europa impone al commercio di prodotti nocivi alla salute e al clima, e la cura di servizi pubblici come acqua o energia».
Barbara Spinelli, come gli altri promotori della lista Tsipras, spera davvero che bastino le prossime elezioni europee ad abbattere il regime del rigore che sta letteralmente devastando il Sud Europa: in caso di successo delle forze anti-austerity, un Parlamento Europeo “costituente” potrebbe cioè mettere fine all’attuale dittatura finanziaria della Troika, trasformando l’euro in moneta sovrana e la Bce in “prestatrice di ultima istanza”. Più prudente un economista come Emiliano Brancaccio, secondo cui è improbabile riuscire a strappare concessioni all’asse Berlino-Bruxelles senza prima mettere sul tavolo della vertenza argomenti decisivi e convincenti, come ad esempio l’uscita dell’Italia dal mercato comune europeo, a danno dell’export tedesco. Un’idea che ricorda la posizione bellicosa di Marine Le Pen: più che proporre un cambio di linea, il Front National – primo partito francese, secondo i sondaggi – minaccia addirittura l’uscita della Francia dall’Ue, cosa che metterebbe fine all’unione stessa.
Sul “Manifesto”, la Spinelli prende nota degli auspici formulati da Stefano Fassina, che si augura un’inversione radicale di rotta sulla politica europea, Stefano Fassinama poi non osa rompere col Pd, cioè il partito che ha sorretto il governo Monti, varato la riforma Fornero e votato il Fiscal Compact con l’inserimento (“consigliato”, ma non obbligatorio) del pareggio di bilancio in Costituzione – inserimento evitato dalla stessa Francia di Hollande. Il Pd – nel quale Fassina ancora milita – punta sul tedesco Martin Schulz per la presidenza della Commissione Europea? Male: Schulz si è appiattito sulle idee della Merkel e ha rifiutato gli eurobond per una politica europea più solidale. «Se c’è una certezza che anima oggi Schulz è la seguente: è da una Grande Coalizione social-conservatrice che dipende la sua aspirazione a essere eletto presidente dell’esecutivo europeo, o anche solo commissario». Inoltre, Fassina (e Civati) restano nel Pd di Renzi, un politico che si ispira apertamente a Tony Blair, cioè l’uomo che più di ogni altro ha «polverizzato» i valori identitari della sinistra, cioè l’uguaglianza e il bene pubblico.
«Sostiene Stefano Fassina, e con ottime ragioni, che l’Eurozona è sulla rotta del Titanic: l’iceberg è sempre più vicino, l’Unione già è fratturata in più punti. Ma non nascondiamoci che a costruire una nave così malfatta, e a imboccare una rotta così rovinosa, c’è purtroppo la sinistra classica europea, e in prima fila il Pd», scrive Barbara Spinelli. «A partire dalla metà degli anni ‘90, la loro rotta è stata precisamente quella che ci ha portato a sbattere contro l’iceberg». Se dall’epoca Blair ha sinistra ha tradito i suoi elettori, «è all’elettorato in rivolta contro quest’involuzione che si rivolge la Lista Tsipras, oltre che a tutti gli europeisti insubordinati che – lo dicono i sondaggi – sono in Italia una grande maggioranza, presente in varie formazioni politiche, in iniziative e comitati cittadini, in gran parte dell’astensionismo». Con Renzi, «l’involuzione del Pd non subisce battute d’arresto». Che senso ha, dunque, restare in quel partito? Barbara Spinelli vede una possibile alleanza trasversale, a Strasburgo, tra sinistra radicale, Verdi, socialisti «contrari al Tony Blairpatto con la destra», eurodeputati grillini e persino liberaldemocratici come Guy Verhofstadt.
Fino a quando i Fassina resteranno nel partito renziano, sostiene Spinelli, sarà difficile sperare che dalle parole si possa passare ai fatti, specie «nel momento in cui assistiamo all’ennesimo fratricidio avvenuto dentro il Pd», ovvero «un fratricidio che ci riconsegna la formula delle Grande Intese, e un semplice cambio di maschera al vertice (la maschera di Renzi al posto di quella di Letta)». Conclusione: «Se da questo sconquasso e da questi sotterranei tradimenti nascerà a Strasburgo un accordo sulle linee prospettate da Fassina, sarà una di quelle “divine sorprese” di cui prenderemo atto, senza smettere di vigilare sulla coerenza tra parole e azioni». Per contro, Spinelli sembra davvero credere che basterà il nuovo Parlamento Europeo ad imporre la democratizzazione dell’Unione Europea. Scelte essenziali: la conversione dell’euro in moneta sovrana, la Bce costretta a fare da prestatrice agli Stati, la fine delle politiche di austerità, l’abbandono del Fiscal Compact e dello strapotere della Troika costituita da Commissione, Bce e Fmi. «No all’Europa delle Costituzioni violate e dei cittadini inascoltati, sì a un bilancio europeo in crescita, da utilizzare per piani di comuni investimenti in una ripresa economica ecosostenibile». Non ultimo, il no al Ttip, il Trattato Transatlantico in via di elaborazione, se in nome dell’interesse delle multinazionali Usa dovesse scavalcare «le norme e gli standard di qualità che l’Europa impone al commercio di prodotti nocivi alla salute e al clima, e la cura di servizi pubblici come acqua o energia».

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MessaggioInviato: 21/05/2014, 18:33 
Il ‘conto Gabbietta’. Quel cottage a Marina e i rapporti con il Pci

Dopo 21 anni Primo Greganti ancora alla ribalta

di Marcello Petronelli e Carlo Raggi

Expo, Greganti inviò contratto a Cmc

Il cottage a Marina di Ravenna acquistato da Greganti nel 1991Il cottage a Marina di Ravenna acquistato da Greganti nel 1991

Ravenna, 20 maggio 2014 - Dopo ventun anni, il ‘compagno G’, ovvero Primo Greganti, è tornato alla ribalta della cronaca giudiziaria. Nel 1993 finì in carcere per corruzione e finanziamento illecito dei partiti in relazione a una tangente da un miliardo e duecento milioni di lire versati sul ‘conto Gabbietta’, su ordine del ravennate Lorenzo Panzavolta, presidente della Calcestruzzi. Ora Greganti è tornato in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura milanese sulle tangenti versate per gli appalti all’Expò. Nel corso dell’indagine, la Guardia di Finanza ha accertato che fra le società in contatto con la Seinco En-ri srl (le quote sono in capo alle figlie dell’ex funzionario del Pci degli anni Ottanta) c’è la Cmc, peraltro impegnata in lavori proprio nell’area Expò. Al colosso di via Trieste, il presidente Massimo Matteucci e l’ad Dario Foschini, sono ben tranquilli: «Tra noi e la Seinco c’è un normale contratto commerciale. La Seinco ci era stata presentata come una società capace di creare opportunità di lavoro in Cina. L’accordo era a tempo, sei mesi, compenso pattuito, diecimila euro. Tutto alla luce del sole».

Era una mattinata freddissima e nebbiosa quella del 30 gennaio del 1993 quando Lorenzo Panzavolta, allora 71enne capo indiscusso della Calcestruzzi, gioiello del gruppo Ferruzzi, sapendo che nei suoi confronti era stato appena firmata un’ordinanza di custodia cautelare, si presentò al pm Antonio Di Pietro al palazzo di giustizia di Milano; quella mattina Panzavolta fece decollare ‘Tangentopoli’.

È questa l’origine delle ‘disavventure’ giudiziarie anche del ‘compagno G.’, ovvero Primo Greganti, ex funzionario del Pci che con il partito era rimasto in stretto contatto. Panzavolta, un personaggio di grande caratura imprenditoriale e dal carattere molto deciso tanto da essersi guadagnato l’appellativo di ‘Panzer’, quella mattina del 30 gennaio parlò di tangenti pagate al Psi e alla Dc per poter ottenere appalti per la desolforizzazione delle centrali dell’Enel. Tanto bastò per poter tornare a casa con l’impegno a tornare, di lì a poche settimane, per raccontare tanto altro. E a febbraio, Panzavolta raccontò che una tangente da 621 milioni la Calcestruzzi l’aveva versata nel novembre del 1990 anche al Pci, o meglio «il versamento è stato fatto in Svizzera sul conto Gabbietta» intestato a Primo Greganti. Tanto bastò al pm Tiziana Parenti, che nel pool di ‘Mani Pulite’ si occupava del fronte della sinistra, per chiedere e ottenere l’arresto di Greganti. Era l’1 marzo 1993.

Per la seconda volta nel giro di poco più di un mese Ravenna tornò alla ribalta nazionale di ‘Mani Pulite’ e di lì in poi ci sarebbe rimasta per mesi e mesi, prima per l’inchiesta sul Gruppo Ferruzzi condotta dal pm ravennate Francesco Mauro Iacoviello (oggi punta di diamante della Procura generale della Cassazione), parallelamente a quella milanese sulla Montedison, poi per l’inchiesta sulle ‘cooperative rosse’. Che c’entrava Ravenna con Greganti al di là dei rapporti con Panzavolta? Semplice, il ‘compagno G.’ a Ravenna, meglio, a Marina di Ravenna, era (ed è) di casa perché proprio a cavallo fra il 1990 e il 1991 aveva acquistato un cottage al villaggio ‘Sava’. L’immobile era ed è intestato alla moglie e da allora è luogo di rifugio di Greganti imprenditore, della moglie e, all’epoca, anche delle due figlie.

«A Ravenna conosco tante persone, qui mi sento di casa, mi piace la gente, la pineta, ma non sono un uomo da spiaggia, o da barca» raccontò all’epoca Greganti che spiegò anche come seppe di quel villaggio immerso nella pineta: «Grazie alla mia attività di amministratore del Pci prima e di imprenditore poi ho conosciuto un sacco di gente, nelle Marche e in Romagna e così seppi di quell’occasione e la colsi al volo».

A Ravenna Greganti aveva contatti anche con la Federazione del Pci allora retta da Fabrizio Matteucci: «Personalmente — testimoniò all’epoca — non l’ho conosciuto, ma so che ha avuto contatti con la Federazione sul fronte della ricerca di sponsor per le Feste de l’Unità o altre iniziative». Greganti, in carcere, ha sempre negato che quei 621 milioni fossero destinati al partito; spiegò che erano compensi per consulenze svolte a favore della Ferruzzi. A settembre 1993 Panzavolta, di nuovo interrogato da Di Pietro, raccontò una seconda puntata e cioè che a quella prima rata da 621 milioni ne era seguita un’altra, di pari importo, versata addirittura nel marzo–aprile 1992 quando già era in corso l’inchiesta ‘Mani Pulite’ aperta con l’arresto di Mario Chiesa.

«Quel denaro era sicuramente diretto al Pci. Lo stesso Vincenzo Balzamo (segretario amministrativo del Psi ndr) mi confermò che Greganti agiva per conto del partito comunista» disse Panzavolta al pm. E fu il terremoto per il Pci appena trasformatosi in Pds. Le prove che non aveva trovato Tiziana Parenti le trovò Di Pietro mentre in Svizzera scartabellava fra la contabilità nascosta di Montedison: emerse anche che il versamento era stato effettuato dal ‘mago’ della finanza occulta di Ferruzzi Finanziaria, il cervese Pino Berlini. Così per Greganti, era metà settembre 1993, ci fu una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere. E il ‘compagno G.’ ammise: ebbene sì, utilizzai quel denaro per comperare due case. «Erano soldi dovuti per i tre anni di consulenza alla Ferruzzi. Una consulenza, che peraltro mi era costata molto, per un importante progetto di collaborazione con la Cina nei settori energetici e ambientale».

E la Cina ritorna anche oggi, nei rapporti professionali fra Greganti e la Cmc. Ma ventun anni fa quella sua giustificazione non trovò riscontri e per ‘Mani Pulite’ quel denaro era finito veramente nelle casse del Pci.

Marcello Petronelli
Carlo Raggi

http://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna ... etta.shtml

...sono compagni che sbagliano,ma si dicono moralmente superiori,e cosa strana sono in tutti i brodetti................................[;)]


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MessaggioInviato: 12/06/2014, 23:17 
Pugno duro Renzi: silurato il dissidente Mineo, 13 senatori PD si autosospendono

"E' una palese violazione dell'articolo 67 della Costituzione", affermano. Caos al Partito Democratico.
Il Pd ha sostituito Corradino Mineo, senatore "dissidente" ago della bilancia in commissione, con il capogruppo Luigi Zanda.


ROMA (WSI) - Tredici senatori Pd si autosospendono dal gruppo democratico per protestare contro la sostituzione di Corradino Mineo e Vannino Chiti in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. Lo ha annunciato Paolo Corsini intervenendo in aula: "Chiediamo un necessario e urgente chiarimento prima dell'assemblea di martedì 17 giugno. E' una palese violazione dell'articolo 67 della Costituzione". (TMNEWS)

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ndono.aspx

...sistemi che sono consoni alle repubbliche delle banane............................[;)]


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