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MessaggioInviato: 04/03/2014, 08:50 
ESCLUSIVO: Grillo contro l'Europa dell'austerity - video integrale

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=ybAjoakKHSk[/BBvideo]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 07/03/2014, 18:44 
Meno persone votano e più le mafie politiche sono contente .Il vero e unico potere che abbiamo è decidere con il voto il nostro futuro ,nostro e quello dei nostri figli !Uscire da questa europa galera e da questa moneta unica che ci sta affamando , lo possiamo fare solo votando , decidendo il nostro futuro operando una scelta ,cominciamo ad essere protagonisti e non solo spettatori della politica ....!!! IL NON VOTO è UN ERRORE ALLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE E POLITICHE VOTIAMO PER I PARTITI ANTI- EURO E ANTI-UNIONE EUROPEA. Angelo E. Rossi

http://www.liberoquotidiano.it/lettere/ ... RRORE.html

...e vi e'abbondanza di scelta...............[;)]


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MessaggioInviato: 09/03/2014, 10:50 
Quando vi imbatterete nelle prossime settimane in soggetti EUROENTUSIASTI che dovessero
affermare che l'uscita dall'Euro sarebbe un disastro, leggetegli a voce alta questo testo:




La verità sull'Economia italiana: tutti i dati che non potete non sapere

Il quadro esatto di come sta il paese. Una "pagina della memoria economica",
che fa da contraltare alla propaganda dei "poteri forti".


http://www.wallstreetitalia.com/article ... apere.aspx

ROMA (WSI) - In questa pagina Wall Street Italia pubblica in sintesi il quadro oggettivo dell'economia italiana, aggiornato con i piu' recenti dati statistici, macro-economici e di politica monetaria. L'obiettivo: avere qui un "luogo della memoria economica" che faccia da contraltare alla massiccia propaganda mediatica di lobby e "poteri forti". Costoro tendono a nascondere la verita' agli italiani manipolando il consenso tramite i media di regime con strategie che beneficiano l'oligarchia mentre milioni di cittadini e piccole imprese sono ridotti alla mera sopravvivenza. Se siete arrivati qui da I padroni del mondo, grazie per l'attenzione.

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- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012 (fonte: Inps);

- Benzina: da gennaio a luglio 2013 i consumi di benzina sono calati -6,3%, per cui il gettito fiscale (accise e imposte) e' sceso -2,9%. Considerando i primi sette mesi del 2013, i consumi petroliferi sono complessivamente scesi del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: Unione Petrolifera);

- Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013 (fonte Inps); ad agosto Cig +12,4%. Salgono straordinaria e in deroga;

- Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza);

- Competitività: Italia al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados (fonte: World Economic Forum);

- Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8% (fonte: Federconsumatori). Cio' equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie (vedi sotto "Spesa famiglie") di circa 56 miliardi di euro; il biennio 2012-2013 e' stato per i consumi "senza dubbio il peggiore, sono tornati indietro ai livelli del dopoguerra" (fonte: Codacons);

- Credito alle imprese: secondo la Bce nel luglio 2013 contrazione di -3,7%, superiore a quella registrata a giugno (-3,2%) e maggio (-3,1%). Prestiti bancari fino a 12 mesi, quelli piu' adatti a finanziare il capitale circolante delle imprese: -4,0%. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6.000 miliardi;

- Debito pubblico: nuovo record a ottobre, a quota 2.085 miliardi di euro. Lo rende noto la Banca d'Italia nel supplemento al bollettino statistico di finanza pubblica. A settembre il debito delle pubbliche amministrazioni era stato pari a 2.068 miliardi. Gli interessi pagati dal Tesoro sono stati 86,7 miliardi nel 2012. Secondo le previsioni il debito pubblico salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

- Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%. Per la Bce ci sono rischi crescenti su obiettivi deficit 2013, peggiora disavanzo, con sostegni a banche e rimborso debiti PA;

- Depositi: nelle banche italiane in totale sono scesi nel luglio 2013 a 1.110 miliardi di euro contro i 1.116 miliardi di giugno. I depositi delle famiglie sono stabili a 918,5 miliardi, quelli delle società sono scesi da 198,4 a 191,6 miliardi (fonte: Bce);

- Disoccupazione: Il tasso di disoccupazione a gennaio 2014 è balzato al 12,9%. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni (fonte: Istat). E' il tasso più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004. Disoccupazione giovanile: e' record anche il tasso di disoccupazione dei 15-24enni: a gennaio 2014 è pari al 42,4%. Nell'Eurozona per il 2013 le stime confermano una disoccupazione al 12,3%, e per il 2014 al 12,4% (fonte Bce);

- Entrate tributarie: nei primi 10 mesi dell'anno si sono attestate a 307,859 miliardi di euro, in calo di circa 1,4 miliardi rispetto ai 309,301 miliardi di euro dello stesso periodo del 2012. A ottobre sono state pari a 29,266 miliardi di euro, in lieve ribasso rispetto ai 29,601 miliardi dello stesso mese del 2012.

- Evasione: Nel 2013 5mila evasori totali e 17,5 miliardi nascosti. Secondo le stime elaborate dall'Istat l'imponibile sottratto al fisco si aggira ogni anno attorno ai 275 miliardi di euro;

- Export: a ottobre 2013 si registra una diminuzione sia dell'export (-0,5%) sia, in misura più rilevante, dell'import (-2,6%). (fonte: Istat); a ottobre 2013, il saldo commerciale è pari a +4,1 miliardi, superiore a quello registrato a ottobre 2012 (+2,3 miliardi). Al netto dell'energia, l'attivo è di 8,9 miliardi. Nei primi dieci mesi dell'anno, l'avanzo commerciale raggiunge i 23,7 miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è pari a quasi 70 miliardi.

- Fabbisogno dello stato: sulla base dei dati preliminari del mese di dicembre, il fabbisogno annuo del settore statale del 2013 si attesta a 79,7 miliardi, rispetto ai 49,5 del 2012.

- Fallimenti: nel primo semestre 2013 si sono registrate 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento +5,9% rispetto allo scorso anno;

- Felicità: Italia depressa, il 'fu-Belpaese' è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell'Onu;

- Fiducia aziende: l'indice composito sale da 79,8 di luglio a 82,2 di agosto.

- Fiducia consumatori: torna ai livelli massimi da due anni. Il clima di fiducia dei consumatori aumenta, ad agosto, a 98,3 da 97,4 del mese di luglio.

- Gettito Iva: nel periodo gennaio/aprile 2013 tra le imposte indirette prosegue l'andamento negativo dell'IVA (-7,8%) per effetto della flessione registrata dalla componente relativa agli scambi interni (-4,7%) e di quella relativa alle importazioni da Paesi extra UE (-21,4%) che risentono fortemente del deterioramento del ciclo economico;

- Immobiliare: nel primo trimestre 2013 l'indice dei prezzi delle abitazioni ha registrato una diminuzione dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012 (fonte: Istat);

- Imprese: in 6 anni sparite in Italia 134 mila imprese (Cgia);

- Inflazione. Nel 2013 in Italia il tasso d'inflazione medio annuo è stato pari all'1,2%, in decisa diminuzione rispetto al 3% del 2012. Si tratta del dato più basso dal 2009.

- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi);

- Lavoro: da 2005 Italia fanalino di coda classifica occupazione Ue15 (fonte Istat); Lavoro, 6 milioni in cerca e 7 su 10 temono di perderlo (fonti: Istat e Coldiretti);

- Manifattura: l'indice Pmi è salito a 51,3 punti ad agosto, dai 50,4 del mese precedente, segnando il livello massimo da 27 mesi a questa parte. Secondo Markit alla base dell'espansione della produzione c'è stato un incremento dei nuovi ordini, il più marcato in oltre due anni, in particolare dall'estero.

- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, i totalmente inattivi sono il 36%;

- partite Iva: crollate -400.000 (-6,7%) dal 2008 (fonte Cgia Mestre);

- poveri: per la crisi sono raddoppiati dal 2007 al 2012 a quasi 5 milioni (fonte Istat);

- Prezzi produzione: l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuito dello 0,9% nei confronti di luglio 2012. Lo ha comunicato l'Istat.

- Pil: il Prodotto interno lordo dell'Italia, ovvero la ricchezza complessiva del paese, alla fine del 2012 era di 2.013,263 miliardi di dollari (dati Ocse) o 1.565,916 miliardi di euro (fonte: relazione del governo al Parlamento - 31 marzo 2013). Nel secondo trimestre il Pil Italia è stato confermato in contrazione -0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell'anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell'anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat). S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. L'ultima previsione dell'Istat per il 2013 e' -2,1%. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Anche l'Ocse prevede una contrazione di -1,8%, unico paese in recessione del G7. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%. E un crollo senza precedenti di -8,8% dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 (fonte Eurostat);

- Potere d'acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

- Povertà: nel 2012 ha colpito il 6,8% delle famiglie e l'8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). E' quanto emerge dal quarto Rapporto sulla Coesione sociale presentato da Inps, Istat e ministero del Lavoro.

- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

- Produzione industriale: crollata -17,8% negli ultimi dieci anni. La produzione industriale e' calata -1,1% a luglio 2013 e -4,3% rispetto a luglio 2012 (fonte Istat);

- Reddito famiglie: nel 2013 e' tornato ai livelli di 25 anni fa, oggi 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988 (fonte: Confcommercio);

- Ricchezza: dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 il pil e' crollato -8,8% (fonte: Eurostat), pari a una perdita di oltre 150 miliardi di euro. L'Italia comunque e' il paese piu' ricco in Europa per via del patrimonio immobiliare dei cittadini ma tra quelli a minor reddito e con il piu' alto tasso di poverta': la ricchezza netta pro-capite, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro) (Fonte Bce-Bankitalia);

- Servizi: il fatturato delle aziende che operano nel settore servizi (80% del Pil Italia) nel secondo trimestre 2013 risulta in calo -2,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; l'indice Pmi relativo alle imprese dei servizi in Italia resta sotto i 50 punti (che indica contrazione): 48,8 ad agosto (fonte: Markit);

- Sofferenze bancarie: a dicembre 2013 ammontavano a 155,8 miliardi, nuovo record, e ben 30,9 in più rispetto ai 124,9 miliardi di fine 2012 (fonte: Bankitalia).

- Spesa famiglie: prosegue il calo della spesa delle famiglie italiane, nel secondo trimestre del 2013 si contrae -3,2%, e per i beni durevoli -7,1% (fonte: Istat);

- Tasse: 262 scadenze per i cittadini italiani dall'Irpef, all'Iva, all'Irap, etc. Il livello eccessivo di tassazione provoca un effetto negativo, noto come curva Laffer e non e' compatibile con la crescita;

- Spesa pubblica: in 15 anni e' salita +69% a 727 miliardi. Rispetto a una ricchezza di 1.565 miliardi di euro, lo stato spende il 48% del pil. E con gli interessi sul debito pubblico supera il 52%;

- Vendite al dettaglio: in calo a giugno 2013 -3% su base annua, -0,2%. Nel trimestre aprile-giugno 2013 l'indice è calato -0,3%.

Aggiornato: 21/02/2014



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MessaggioInviato: 10/03/2014, 11:01 
L'Europa è sempre meno amata dagli italiani. Da un sondaggio Demos pubblicato da Repubblica questo dato emerge in modo nettissimo. Dal 2000 ad oggi la nostra fiducia è dimezzata. Dal 57% è passata al 29% e negli ultimi, da settembre 2013 ad oggi, è caduta di cinque punti toccando il livello più basso mai registrato da quando è cominciato il processo di costruzione dell'Europa Unita. La moneta unica viene percepita come una sciagura e l'Europa considerata come un grande esattore che, come scrive Ilvo Diamanti su Repubblica, ha il volto di Angela Merkel e delle banche che chiede senza dare nulla in cambio. Guardano alla moneta unica con insofferenza, ne vorrebbero uscire ma temono che farlo sarebbe pericoloso. Questo è l'atteggiamento del 44 per cento degli italiani, che sopporta cioé l'euro senza avere alcuna fiducia nella Ue. Il maggior grado di antieuropeismo si registra tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi, il 42%, il dato sale tra le casalinghe (44%) e i disoccupati (38&). Il maggior livello di europeismo lo si trova tra gli studenti (43%) i liberi professionisti (48%) e fra gli impiegati del settore pubblico (39%9. Per quanto riguarda la diffusione geografica l'antieuropeismo raggiunge il livello più alto al Sud e nel Nord ovest mentre è un poì meno diffuso nel centro e nel Nordest.

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... --non.html


speriamo che tutto questo sia riprodotto alle prox elezioni europee..............speriamo...[;)]


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MessaggioInviato: 11/03/2014, 13:09 
Centrosinistra col brivido - Secondo il sondaggio, il Pd resta comunque il primo partito, al 30,4% (-0,2 rispetto a una settimana fa). Cala ancora Sel (3,3%, -0,5), tiene Scelta civica (1,5%, -0,1). In totale, il centrosinistra scende dello 0,5, fermandosi al 37,1 per cento. Nota a margine, ma preoccupante, cala la fiducia degli intervistati nei confronti del premier Matteo Renzi, che della coalizione dovrebbe essere il traino: 41%, ancora alta, ma un punto in meno rispetto al 3 marzo.

Forza Italia in calo - Il centrodestra risente invece del calo vistoso di Forza Italia: secondo Emg, il partito di Silvio Berlusconi scende al 21%, perdendo lo 0,9. Salgono invece i due alleati più probabili, Lega Nord (4,2%, +0,5) e Fratelli d'Italia (+0,3, al 3,2%) su cui è ancora da verificare l'effetto del congresso di Fiuggi con marchio Alleanza nazionale. Il centrodestra è al 34,7%, perdendo lo 0,4, ma la stima considera nell'alleanza anche Ncd, che in realtà da qualche settimana sembra aver rotto con il Cavaliere.

Alfano flop, Grillo su - Il Nuovo Centrodestra è al 3,2% (+0,3), quota ben al di sotto delle aspettative di Angelino Alfano, che mira ad un 7% già alle prossime europee. Tanto che Roberto Formigoni ha avvertito tutti: se Ncd non supererà lo sbarramento del 4%, il premier Renzi si dimetterà. Nel frattempo, l'obiettivo Strasburgo fa benissimo al Movimento 5 Stelle, secondo partito al 23,8% e in aumento dello 0,7. E con la prospettiva, concreta, di continuare a fare il pieno di voti anti-euro.

http://www.liberoquotidiano.it/news/hom ... istra.html

si spera che l'effetto anti euro scompagini definitivamente tutto sto ciarpame che ha distrutto l'italia..................[;)]


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MessaggioInviato: 11/03/2014, 16:46 
Il piano segreto per uscire dall'euro

Immagine

Per gentile concessione, pubblichiamo stralci di «Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l’Europa ci affama» (Mondadori, 166 pagine, 17 euro), il libro di Mario Giordano in vendita da oggi. Il testo è diviso in tre parti: «Perché bisogna uscire dall’euro», «Perché il sogno europeo è già finito» e «Perché questa Europa non ci piace». Lo stralcio che offriamo ai lettori di «Libero» è tratto dalla prima parte: al capitolo «E intanto le banche si preparano al “collasso”» il nostro editorialista rivela alcuni report redatti dai più importanti istituti finanziari italiani e non che teorizzano apertamente uno scenario di break-up dell’eurozona. Perché, si chiede l’autore, queste ipotesi non informano anche il dibattito politico e l’opinione pubblica, chiusa in dogmi e reciproci estremismi?

di Mario Giordano

La situazione, se non fosse tragica, sarebbe persino ridicola. Infatti, mentre pubblicamente è quasi vietato parlare di uscita dall’euro perché appena uno la nomina viene sommerso dai fischi e dai pomodori, in privato, nei sotterranei dei grandi istituti e nei caveau delle banche, si preparano tutti i piani dettagliati per far fronte all’ipotesi che viene ritenuta qualcosa di più di un’ipotesi.
Almeno una probabilità. Vietato dirlo, però: il popolo bue, come al solito, viene mandato al macello nella più totale ignoranza. «Non bisogna diffondere il panico» è la parola d’ordine. Per carità, il panico non va mai bene. Ma davvero esso nasce dalla conoscenza dei fenomeni? O piuttosto dall’ignoranza? Oggi, per dirne una, sappiamo come si formano i fulmini, e per questo essi ci fanno meno paura di quanta ne facevano agli antichi, che al contrario non ne conoscevano la natura. E allora: perché, in materia economica, c’è qualcuno che ci vuol riportare all’oscurantismo di Giove Pluvio?
il report
Nell’ottobre 2013, per esempio, Mediobanca ha preparato un rapporto di 122 pagine che è rimasto finora completamente riservato. Mai stato pubblicato. In Italia non ne ha parlato nessuno. L’unico a farne un accenno è stato il quotidiano inglese «Telegraph» in un articolo del 30 ottobre. Eppure si tratta di un documento esplosivo perché sostiene, in pratica, che l’Italia è vicina al capolinea, che il sistema sta per esplodere e che il nostro Paese sarà costretto a uscire dall’euro. Si badi bene: Mediobanca non lo auspica, non chiede un ritorno alla lira, continua stoicamente a considerare la disciplina monetaria europea come l’unica possibile. Però non può fare a meno di prendere atto che staremmo assai meglio se fossimo fuori dall’euro. E che saremo costretti a uscirne se gli Stati del Nord Europa continueranno con la loro politica economica aggressiva nei confronti degli Stati del Sud.
Il passaggio chiave di questo documento riservato, che ho modo di consultare mentre scrivo, è a pagina 35-36 quando gli analisti di Mediobanca citano il cosiddetto «ciclo di Frenkel», cioè i sette passaggi chiave attraverso i quali un sistema a cambi fissi che non funziona si avvia alla distruzione. È uno degli argomenti principi di tutti i teorici del no-euro, perché il calvario di un’unione monetaria in difficoltà si manifesta sempre allo stesso modo, in tutte le crisi mondiali, dal Cile all’Argentina, e si conclude con l’ultima delle sette fasi, cioè quella del «collasso», in cui tutto salta per aria. Ecco, secondo Mediobanca, uno degli istituti finanziari più autorevoli del nostro Paese, il «ciclo di Frenkel si applica perfettamente» all’Europa del Sud (pagina 35) e dunque quello che ci aspetta è inevitabilmente il settimo punto del «ciclo» (pagina 36): «Il collasso: un attacco speculativo costringe i Paesi a lasciare il sistema a tassi fissi e a svalutare la moneta».
Ma perché dobbiamo aspettare il giorno del giudizio universale senza sapere nulla? Perché dobbiamo restare nell’ignoranza? Il «Telegraph», nel riferire del documento Mediobanca, sottolinea che per l’Italia il crash non sarebbe così disastroso: abbiamo un debito estero inferiore agli altri Stati del Sud, ancora molti risparmi privati, un avanzo primario in bilancio. «L’Italia può lasciare l’euro quando vuole, ed è abbastanza grande da superare lo shock.» Ma perché di tutto ciò non si può parlare apertamente? Perché si tengono i loro studi nei cassetti? «C’è paura ad affrontare questi temi, soprattutto ad affrontarli apertamente, ma sono all’ordine del giorno sulle piazze finanziarie» ci confessa una voce raccolta nel fondo di un caveau. E ci dà qualche indicazione per raccogliere la prova di quel che dice.
I report di questo genere, in effetti, abbondano. E tutti prendono in considerazione il crollo della moneta unica. «Uscita dall’euro e break-up» è il documento pubblicato dalla banca d’affari Nomura nel novembre 2012, «Risposta a 10 domande sull’Euro break-up» è il documento pubblicato da J.P.Morgan nel dicembre 2011, «Piano per un ordinato break-up dell’Unione monetaria europea» è lo studio realizzato da Jens Nordvig e Nick Firoozye sempre per Nomura nel gennaio 2012. Nel luglio del medesimo anno è la volta della Merrill Lynch: secondo il report della banca d’affari, l’Italia avrebbe «tutto l’interesse» a uscire ordinatamente dall’euro, a patto che lo faccia prima degli altri (Grecia e Spagna). A perderci sarebbe soltanto la Germania.
uscire o morire
Della stessa opinione anche un centro studi molto quotato nella City londinese, il Lombard Street Research, che nell’elaborare un report dedicato all’Olanda e all’euro (marzo 2012), a pagina 18 ipotizza, fra le altre, anche la possibilità che esca dalla moneta unica solo l’Italia, aggiungendo che di tutte le uscite questa sarebbe una delle meno costose. «L’Italia potrebbe tornare rapidamente a crescere» sostengono gli analisti. Anzi: il ritorno alla vecchia moneta sarebbe per il nostro Paese quasi una passeggiata, soprattutto se paragonato a ciò che ha passato negli ultimi dieci undici anni. Ma il report prende in considerazione anche altre possibilità: che lascino la moneta unica solo la Grecia e il Portogallo, oppure la Spagna, oppure l’Olanda con la Germania, oppure anche l’Olanda da sola. Sembra quasi una partita a poker: chi farà la prima mossa? E soprattutto: chi rimarrà fregato con le carte (inutili) dell’euro in mano?
Comunque, al di là delle singole e molto tecniche questioni affrontate da questi studi, quello che a noi interessa è sottolineare che il tema dell’uscita dall’euro, negli uffici dell’alta finanza, è all’ordine del giorno. Se ne parla nei corridoi, nei sottoscala, nei bunker riservati dei grandi centri direzionali. Lo conferma l’economista Eugenio Benetazzo, definito il Roubini italiano, uno dei pochi che aveva previsto in anticipo la crisi del 2008 con un best seller (Duri e puri) assai controcorrente. Nel suo Neurolandia Benetazzo parla degli «eurokiller», e cioè di quei «grandi operatori istituzionali, banche d’affari, amministratori di risparmio gestito, fondi pensione, che ritengono che l’euro abbia gli anni contati per ragioni strutturali e socioeconomiche». E perciò «stanno attivando politiche per trarre beneficio dal previsto default».
silenzio, si crepa
Ma perché nulla di questo dibattito trapela? Perché non viene alla luce del sole? Perché devono prepararsi a trarne beneficio solo i grandi operatori istituzionali e le banche d’affari? Se davvero l’Italia ha la possibilità di salvarsi uscendo dall’euro prima degli altri (come dice Merrill Lynch), perché questo non viene spiegato anche agli italiani? Perché, al contrario, ogni volta che si pone la questione dell’euro si viene liquidati con un’alzata di spalle e un’occhiata di disprezzo?
La Greenwich Treasury Advisors, società di consulenza che ha fra i suoi clienti le più grandi multinazionali, dalla Ibm alla Siemens, dalla Monsanto alla General Motors, segue con attenzione lo sviluppo della situazione anche perché, scrive nel suo report, «in democrazia non possono essere sostenuti piani di austerità per molti anni consecutivi» e dunque la rottura del patto dell’euro da parte di qualche Paese che non ce la fa più a reggere la situazione è da mettere in conto. Anche questa relazione, ovviamente, è rimasta sconosciuta agli europei (non certo alle multinazionali). L’unico documento di questo genere di cui si è avuta notizia è quello realizzato nel settembre 2011 dall’Ubs, l’Unione delle banche svizzere, perché è piuttosto catastrofico nelle sue stime e prevede costi altissimi per i cittadini europei in caso di uscita dall’euro. Eppure anche questo rapporto, tanto caro agli europeisti, comincia così: «L’euro ha creato più costi economici che benefici ai suoi membri. E per questo potrebbe non esistere più»…

di Mario Giordano

http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... -dall.html



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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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La brutta lezione dei maestrini dello spreco

Sperperi, leggi assurde, privilegi: Bruxelles ci dà lezioni e butta via i nostri soldi. Ecco perché l'euro ci ha resi poveri


Vittorio Feltri

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Quando entrò in vigore l'euro, noi italiani festeggiammo. Personalmente mi recai a Bruxelles per redigere un reportage sul grande evento.

Eravamo felici e contenti perché finalmente ci potevamo considerare europei a ogni effetto, come i francesi, gli inglesi, gli olandesi eccetera. Una stupidaggine: l'Italia infatti è un Paese europeo per motivi banalmente geografici e non perché abbia firmato dei trattati, peraltro assurdi e svantaggiosi.

Nella circostanza non sarebbe stato il caso di stappare bottiglie di champagne e neppure di prosecco. Eppure lo facemmo con somma soddisfazione. Da quel momento, la retorica europeista ha trionfato sul buon senso. L'Ue è una finzione; peggio: una fregatura. Molti compatrioti si sono innamorati lo stesso di questa istituzione. Innamorati di un sogno. E detestano chiunque non sia d'accordo con loro nell'adorare l'inesistente. Quando un governante di casa nostra decide d'infliggerci un'altra tassa, si giustifica così: è una richiesta dell'Europa. Allarga le braccia come a dire: rassegnatevi a sborsare, altrimenti passerete per antieuropeisti o almeno euroscettici.

Una frescaccia. Che l'euro sia un bidone è assodato. Che l'Europa sia un'astrattezza, pure. La domanda vera è: come si fa ad essere europeisti se l'Europa non c'è? Nessuno risponde, tranne pochi connazionali coraggiosi, tra cui spicca Mario Giordano, ex direttore del Giornale e ora direttore del Tg4, autore di un libro fondamentale per comprendere quanto sia da stolti pensare che la Ue sia un salvagente. Titolo dell'opera: Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l'Europa ci affama (Mondadori, 176 pagine, 17 euro).

Il saggio si legge d'un fiato e vi si apprendono tante notizie, alcune surreali. Lasciamo perdere i costi del baraccone comunitario, che comunque fanno venire i brividi. Basta il seguente dato per sottolineare la truffa di cui siamo stati volontarie vittime: in 10 anni abbiamo versato nelle casse continentali la bellezza di 159 miliardi. In cambio di che? Di 104 miliardi. Pertanto ne abbiamo smenati 55. Bell'affare del menga. Soldi buttati? Nossignori. Li abbiamo spesi per finanziare i rimproveri che i soloni ci rivolgono un giorno sì e l'altro pure. Paghiamo una pazzesca quota societaria per farci sculacciare quali scolaretti negligenti. È la prova provata della nostra scemenza acuta.

Angela Merkel non c'entra: lei svolge il suo mestiere di cancelliera dei tedeschi, tutelandone gli interessi; noi, fessi, l'assecondiamo per non rimediare brutte figure. In cambio, ci prendiamo con soddisfazione dei calci nel didietro. Vabbè, lasciamo stare. Un quesito: in che cosa consiste l'attività precipua della Ue? Riempire di grana i burocrati (migliaia di persone) che lavorano (si fa per dire) nei palazzi dell'Unione. Retribuire lautamente i parlamentari di Bruxelles e di Strasburgo. Inoltre sperperare soldi per sostenere un numero rilevante di iniziative tra le più bizzarre: studiare la dinastia islamica Omayyad, dialogare con il Nordafrica, visitare le isole del Mediterraneo, organizzare dibattiti in Egitto sulla green economy, incoraggiare l'uso degli insetti a fini culinari, incentivare il tango finlandese.

Sono soltanto alcuni esempi di idiozia europea. Se ne potrebbero citare a bizzeffe, ma terminiamo qui nella speranza che siano sufficienti a stimolare il vostro desiderio di compulsare il saggio di Giordano. Un documento importante, utile per entrare nel club degli apoti, coloro che non bevono le balle sull'indispensabilità dell'euro e dei loro padrini.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/i ... 00508.html



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Ufologo 555 ha scritto:

Il piano segreto per uscire dall'euro

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Per gentile concessione, pubblichiamo stralci di «Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l’Europa ci affama» (Mondadori, 166 pagine, 17 euro), il libro di Mario Giordano in vendita da oggi. Il testo è diviso in tre parti: «Perché bisogna uscire dall’euro», «Perché il sogno europeo è già finito» e «Perché questa Europa non ci piace». Lo stralcio che offriamo ai lettori di «Libero» è tratto dalla prima parte: al capitolo «E intanto le banche si preparano al “collasso”» il nostro editorialista rivela alcuni report redatti dai più importanti istituti finanziari italiani e non che teorizzano apertamente uno scenario di break-up dell’eurozona. Perché, si chiede l’autore, queste ipotesi non informano anche il dibattito politico e l’opinione pubblica, chiusa in dogmi e reciproci estremismi?

di Mario Giordano

La situazione, se non fosse tragica, sarebbe persino ridicola. Infatti, mentre pubblicamente è quasi vietato parlare di uscita dall’euro perché appena uno la nomina viene sommerso dai fischi e dai pomodori, in privato, nei sotterranei dei grandi istituti e nei caveau delle banche, si preparano tutti i piani dettagliati per far fronte all’ipotesi che viene ritenuta qualcosa di più di un’ipotesi.
Almeno una probabilità. Vietato dirlo, però: il popolo bue, come al solito, viene mandato al macello nella più totale ignoranza. «Non bisogna diffondere il panico» è la parola d’ordine. Per carità, il panico non va mai bene. Ma davvero esso nasce dalla conoscenza dei fenomeni? O piuttosto dall’ignoranza? Oggi, per dirne una, sappiamo come si formano i fulmini, e per questo essi ci fanno meno paura di quanta ne facevano agli antichi, che al contrario non ne conoscevano la natura. E allora: perché, in materia economica, c’è qualcuno che ci vuol riportare all’oscurantismo di Giove Pluvio?
il report
Nell’ottobre 2013, per esempio, Mediobanca ha preparato un rapporto di 122 pagine che è rimasto finora completamente riservato. Mai stato pubblicato. In Italia non ne ha parlato nessuno. L’unico a farne un accenno è stato il quotidiano inglese «Telegraph» in un articolo del 30 ottobre. Eppure si tratta di un documento esplosivo perché sostiene, in pratica, che l’Italia è vicina al capolinea, che il sistema sta per esplodere e che il nostro Paese sarà costretto a uscire dall’euro. Si badi bene: Mediobanca non lo auspica, non chiede un ritorno alla lira, continua stoicamente a considerare la disciplina monetaria europea come l’unica possibile. Però non può fare a meno di prendere atto che staremmo assai meglio se fossimo fuori dall’euro. E che saremo costretti a uscirne se gli Stati del Nord Europa continueranno con la loro politica economica aggressiva nei confronti degli Stati del Sud.
Il passaggio chiave di questo documento riservato, che ho modo di consultare mentre scrivo, è a pagina 35-36 quando gli analisti di Mediobanca citano il cosiddetto «ciclo di Frenkel», cioè i sette passaggi chiave attraverso i quali un sistema a cambi fissi che non funziona si avvia alla distruzione. È uno degli argomenti principi di tutti i teorici del no-euro, perché il calvario di un’unione monetaria in difficoltà si manifesta sempre allo stesso modo, in tutte le crisi mondiali, dal Cile all’Argentina, e si conclude con l’ultima delle sette fasi, cioè quella del «collasso», in cui tutto salta per aria. Ecco, secondo Mediobanca, uno degli istituti finanziari più autorevoli del nostro Paese, il «ciclo di Frenkel si applica perfettamente» all’Europa del Sud (pagina 35) e dunque quello che ci aspetta è inevitabilmente il settimo punto del «ciclo» (pagina 36): «Il collasso: un attacco speculativo costringe i Paesi a lasciare il sistema a tassi fissi e a svalutare la moneta».
Ma perché dobbiamo aspettare il giorno del giudizio universale senza sapere nulla? Perché dobbiamo restare nell’ignoranza? Il «Telegraph», nel riferire del documento Mediobanca, sottolinea che per l’Italia il crash non sarebbe così disastroso: abbiamo un debito estero inferiore agli altri Stati del Sud, ancora molti risparmi privati, un avanzo primario in bilancio. «L’Italia può lasciare l’euro quando vuole, ed è abbastanza grande da superare lo shock.» Ma perché di tutto ciò non si può parlare apertamente? Perché si tengono i loro studi nei cassetti? «C’è paura ad affrontare questi temi, soprattutto ad affrontarli apertamente, ma sono all’ordine del giorno sulle piazze finanziarie» ci confessa una voce raccolta nel fondo di un caveau. E ci dà qualche indicazione per raccogliere la prova di quel che dice.
I report di questo genere, in effetti, abbondano. E tutti prendono in considerazione il crollo della moneta unica. «Uscita dall’euro e break-up» è il documento pubblicato dalla banca d’affari Nomura nel novembre 2012, «Risposta a 10 domande sull’Euro break-up» è il documento pubblicato da J.P.Morgan nel dicembre 2011, «Piano per un ordinato break-up dell’Unione monetaria europea» è lo studio realizzato da Jens Nordvig e Nick Firoozye sempre per Nomura nel gennaio 2012. Nel luglio del medesimo anno è la volta della Merrill Lynch: secondo il report della banca d’affari, l’Italia avrebbe «tutto l’interesse» a uscire ordinatamente dall’euro, a patto che lo faccia prima degli altri (Grecia e Spagna). A perderci sarebbe soltanto la Germania.
uscire o morire
Della stessa opinione anche un centro studi molto quotato nella City londinese, il Lombard Street Research, che nell’elaborare un report dedicato all’Olanda e all’euro (marzo 2012), a pagina 18 ipotizza, fra le altre, anche la possibilità che esca dalla moneta unica solo l’Italia, aggiungendo che di tutte le uscite questa sarebbe una delle meno costose. «L’Italia potrebbe tornare rapidamente a crescere» sostengono gli analisti. Anzi: il ritorno alla vecchia moneta sarebbe per il nostro Paese quasi una passeggiata, soprattutto se paragonato a ciò che ha passato negli ultimi dieci undici anni. Ma il report prende in considerazione anche altre possibilità: che lascino la moneta unica solo la Grecia e il Portogallo, oppure la Spagna, oppure l’Olanda con la Germania, oppure anche l’Olanda da sola. Sembra quasi una partita a poker: chi farà la prima mossa? E soprattutto: chi rimarrà fregato con le carte (inutili) dell’euro in mano?
Comunque, al di là delle singole e molto tecniche questioni affrontate da questi studi, quello che a noi interessa è sottolineare che il tema dell’uscita dall’euro, negli uffici dell’alta finanza, è all’ordine del giorno. Se ne parla nei corridoi, nei sottoscala, nei bunker riservati dei grandi centri direzionali. Lo conferma l’economista Eugenio Benetazzo, definito il Roubini italiano, uno dei pochi che aveva previsto in anticipo la crisi del 2008 con un best seller (Duri e puri) assai controcorrente. Nel suo Neurolandia Benetazzo parla degli «eurokiller», e cioè di quei «grandi operatori istituzionali, banche d’affari, amministratori di risparmio gestito, fondi pensione, che ritengono che l’euro abbia gli anni contati per ragioni strutturali e socioeconomiche». E perciò «stanno attivando politiche per trarre beneficio dal previsto default».
silenzio, si crepa
Ma perché nulla di questo dibattito trapela? Perché non viene alla luce del sole? Perché devono prepararsi a trarne beneficio solo i grandi operatori istituzionali e le banche d’affari? Se davvero l’Italia ha la possibilità di salvarsi uscendo dall’euro prima degli altri (come dice Merrill Lynch), perché questo non viene spiegato anche agli italiani? Perché, al contrario, ogni volta che si pone la questione dell’euro si viene liquidati con un’alzata di spalle e un’occhiata di disprezzo?
La Greenwich Treasury Advisors, società di consulenza che ha fra i suoi clienti le più grandi multinazionali, dalla Ibm alla Siemens, dalla Monsanto alla General Motors, segue con attenzione lo sviluppo della situazione anche perché, scrive nel suo report, «in democrazia non possono essere sostenuti piani di austerità per molti anni consecutivi» e dunque la rottura del patto dell’euro da parte di qualche Paese che non ce la fa più a reggere la situazione è da mettere in conto. Anche questa relazione, ovviamente, è rimasta sconosciuta agli europei (non certo alle multinazionali). L’unico documento di questo genere di cui si è avuta notizia è quello realizzato nel settembre 2011 dall’Ubs, l’Unione delle banche svizzere, perché è piuttosto catastrofico nelle sue stime e prevede costi altissimi per i cittadini europei in caso di uscita dall’euro. Eppure anche questo rapporto, tanto caro agli europeisti, comincia così: «L’euro ha creato più costi economici che benefici ai suoi membri. E per questo potrebbe non esistere più»…

di Mario Giordano

http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... -dall.html


WOW..... [:D]



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Domenica ho avuto la riprova che in TV parlare di uscita dall'euro è davvero come bestemmiare in chiesa.

Mi pare fosse la trasmissione di giletti, ad un certo punto un signore ospite inizia a a paventare un'uscita dall'€ cercando di spiegarne il perchè sarebbe conveniente o comunque meno traumatico della situazione attuale ma non gli è stato possibile ^_^

Appena ha detto che bisognerebbe uscire dall'euro incredibilmente si è alzato un coro di dissensi! Sembrava fatto a comando, come se qualcuno avesse indottrinato la gente nel dirgli: APPENA SENTITE QUALCUNO PARLARE CONTRO L'EURO sommergetelo di buuu -_-

E' incredibile come si mente alla gente che magari usa la tv per cercare di capirci qualcosa...



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..ed infatti sarebbe opportuno non seguire le monate che ci vengono propinate in tv,in certi dibattiti preconfezionati. ed indottrinati...............[;)]


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MessaggioInviato: 12/03/2014, 15:57 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Domenica ho avuto la riprova che in TV parlare di uscita dall'euro è davvero come bestemmiare in chiesa.

Mi pare fosse la trasmissione di giletti, ad un certo punto un signore ospite inizia a a paventare un'uscita dall'€ cercando di spiegarne il perchè sarebbe conveniente o comunque meno traumatico della situazione attuale ma non gli è stato possibile ^_^

Appena ha detto che bisognerebbe uscire dall'euro incredibilmente si è alzato un coro di dissensi! Sembrava fatto a comando, come se qualcuno avesse indottrinato la gente nel dirgli: APPENA SENTITE QUALCUNO PARLARE CONTRO L'EURO sommergetelo di buuu -_-

E' incredibile come si mente alla gente che magari usa la tv per cercare di capirci qualcosa...

Pensi che al "Processo di Norimberga" (prossimo venturo) che si svolgera sulle macerie
di questo povero e martoriato paese, non parteciperanno, tra gli imputati, ANCHE quei
signori che siedono ai vertici Rai e che pilotano l'informazione come fosse acqua fresca?? [:I]

Sei un illuso.... [^]



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Giletti è inguardabile! (Altroché i tempi di ... Fede!) E tutta la RAI è così ...[^]



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beh che sia inguardabile sono d'accordo il problema è che lo guardano milioni di italiani :) E' indottrinamento.



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D'altra parte come si fa? I giornali, dovresti leggerli tuti e poi fare una media; con le Tv, più o meno lo stesso. E poi, quello che potrebbe effettivamente interessare ... ce lo nascondono! [8)]
Anche sul"Web", gira di tutto .... [:(]



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Eh già!

[^]



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