Incidenza dell'alimentazione su comportamento ed emozioni
scritto da Andrea Vitali 11/06/10
ALIMENTI, EMOZIONI E COMPORTAMENTI
In una visione olistica l'idea di 'nutrimento' si espande a qualsiasi impressione con cui entriamo in contatto: i colori che indossiamo, l'aria che respiriamo, le persone che incontriamo, la musica che ascoltiamo e le immagini cui dedichiamo la nostra attenzione.
Una tale prospettiva posiziona l'uomo di fronte alla personale responsabilità delle scelte che compie e, in definitiva, lo rende artefice della propria vita. E dal momento che "L' ignoranza della legge non scusa", è suo preciso compito adoperarsi per acquisire le conoscenze e gli strumenti che, se applicati, gli consentano di discriminare e scegliere sempre meglio.
Conoscere e diffondere la relazione tra alimentazione e benessere psicoemofisico (ed alimentazione e comportamento) è uno dei principali obiettivi del Naturopata.
RICORDA CHE SEI CIO' CHE MANGI, QUINDI MANGIA BENE!
You are what you eat, eat well! cantava un lucido e visionario Peter Gabriel ai tempi dei Genesis negli anni 70'.
Chiaro il riferimento al filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, il quale in un trattato del 1862 sosteneva che l'uomo è ciò che mangia e che un popolo potrebbe evolvere spiritualmente anche solo modificando la propria alimentazione. In realtà notizie relative ai 'poteri psichici' del cibo si perdono nella notte dei tempi, attraversando tutte le culture più antiche.
Non più solo filosofia o saggezza empirica: ciò di cui ci nutriamo influisce attivamente su pensieri, emozioni e comportamenti dell'essere umano.
Le neuroscienze, d'altro canto, scoprono che a seconda del cibo di cui ci si nutre si attivano determinate aree encefaliche e si sviluppano o meno sentimenti e percezioni empatiche.
RELAZIONE TRA I CIBI VEGETALI ED IL COMPORTAMENTO
Vediamo ora come un'alimentazione a base di cibi vegetali può incidere profondamente sul comportamento e sulle emozioni.
Il glucosio è il carburante principale del nostro cervello, che utilizza buona parte di quello prodotto dal nostro metabolismo (circa 200 grammi al giorno). Si tratta di uno zucchero semplice che in natura è presente nei vegetali e in particolare nella frutta fresca.
I vegetali incidono, grazie al contenuto di amidi e fibre, sulle concentrazioni di triptofano nel cervello, l'amminoacido 'antidepressivo' precursore della serotonina (un neurotrasmettitore).
Un'adeguata concentrazione di serotonina incide favorevolmente su:
- gestione di stati d'ansia e stati depressivi,
- tolleranza,
- creatività,
- socievolezza,
- rilassamento,
- calma,
- comportamento pacifico,
- gioia,
- gioco
In particolare l' alimentazione vegetariana ha la peculiarità di indurre naturalmente la frequenza delle onde cerebrali alfa, in questo stato il cervello è caratterizzato da coscienza vigile e da un senso di benessere diffuso simile a quello che è possibile sperimentare durante l'esperienza della meditazione. Frequentando questo stato si può entrare in contatto con gli aspetti più profondi della propria natura e vengono amplificate le facoltà creative ed empatiche nei confronti degli altri esseri viventi.
RELAZIONE TRA I CIBI DI ORIGINE ANIMALE ED IL COMPORTAMENTO
Abbiamo scritto diversi articoli sul consumo di carne, in relazione alla salute e agli impatti ambientali che questa scelta comporta.
Mangiare carne, pesce e derivati influisce anche profondamente sul metabolismo dei neurotrasmettitori e quindi sul comportamento umano. Infatti la carne rappresente, insieme allo zucchero, uno degli alimenti che più incide sul comportamento.
Il consumo di carne e pesce eleva i livelli di tirosina, amminoacido precursore di dopamina e adrenalina, i neurotrasmettitori tra le cause dell' aggressività degli animali predatori.
Al contrario il consumo frequente di carne incide negativamente sui livelli di serotonina.
Bassi livelli di serotonina hanno evidenti ricadute sul comportamento diminuendo la tolleranza, inducendo facilmente stati di agitazione, rabbia, angoscia, aggressività e violenza, propensione alla lotta e allo scontro.
Un' altra causa oggettiva di aggressività è la sottrazione di calcio operata da parte degli alimenti di origine animale. La carne presenta un rapporto calcio-fosforo 1 a 50 (nel latte materno, equilibrato per natura, si osserva una proporzione 1 a 3).
L'eccesso di fosforo determinato da un consumo abituale di alimenti di origine animale comporta un vero e proprio crollo di calcio con conseguente instaurazione nel comportamento umano di irritabilità e aggressività. Oltre all'aumento vertiginoso di patologie quali l'osteoporosi, praticamente sconosciuta nei popoli che non usano latte vaccino e in cui la base alimentare è costituita dai cereali e non dalla carne.
A questi elementi di biochimica è possibile affiancare diverse statistiche comparative che osservano un aumento direttamente proporzionale tra consumo di carne e incremento della criminalità, specialmente nei paesi più sviluppati.
Tra l'altro, anche a livello intuitivo, mangiare carne assume connotati di violenza ancor prima delle implicazioni biochimiche: l'uomo che mangia la carne di un essere vivente ucciso a tradimento si nutre inevitabilmente del terrore, della paura, dell'adrenalina, del risentimento e l'odio che si producono nella creatura in prossimità di una fine violenta e prematura.
RELAZIONE TRA LO ZUCCHERO ED IL COMPORTAMENTO
Si, sempre lui... Oltre a tutti gli impatti negativi sulla salute di questo 'non alimento' (che potete approfondire nella sezione dedicata allo Zucchero del Sentiero), il consumo di zucchero è anche fonte di aggressività e irritabilità. Alla base c'è la sottrazione di calcio, come nel caso della carne, e delle vitamine B, essenziali per il funzionamento del cervello.
Questo impatto è particolarmente evidente e preoccupante nei bambini che manifestano:
- intolleranza nel comportamento ed assuefazione alla sostanza,
- ansia,
- livelli elevati di competitività ed difficoltà ad accettare le sconfitte,
- deconcentrazione,
- sbalzi d'umore.
DIMMI COSA MANGI E TI DIRO' COSA PROVI!
Una recentissima ricerca in ambito di neuroscienze, svolta da un'equipe italiana di ricercatori dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo (Istituto di Neurologia Sperimentale) del San Raffaele di Milano e pubblicata sull'autorevole rivista scientifica internazionale PLoS One, dimostra come individui vegetariani e vegani per motivi etici siano maggiormente sensibili verso la sofferenza umana e animale rispetto ad individui onnivori e come tale aspetto si associ ad un differente pattern di attivazioni encefaliche in risonanza magnetica funzionale.
E' anche vero il contrario: che individui tendenzialmente molto sensibili ed empatici sono buoni 'candidati' a condurre una vita vegana. In linea generale comunque, osservando il comporamento dei vegetariani, la loro alimentazione risulta fattore pricipale del loro temperamento tendenzialmente più pacato.
Fonte:http://www.ilsentiero.net/2010/06/alimentazione-comportamento-ed-emozioni.html
Per un approfondimento vi invito alla lettura del comunicato stampa dell' Istituto Scientifico Universitario San Raffaele
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Comunicato stampa
DIMMI COSA MANGI E TI DIRO’ COSA PROVI
UNO STUDIO DEI RICERCATORI DEL SAN RAFFAELE DI MILANO DIMOSTRA COME INDIVIDUI VEGETARIANI E VEGANI PER MOTIVI ETICI SIANO MAGGIORMENTE EMPATICI VERSO LA SOFFERENZA UMANA E ANIMALE RISPETTO AD INDIVIDUI ONNIVORI E COME TALE ASPETTO SI ASSOCI AD UN DIFFERENTE PATTERN DI ATTIVAZIONI ENCEFALICHE IN RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE.
Milano, 7 giugno 2010 – I ricercatori dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo (Istituto di Neurologia Sperimentale – INSPE – Direttore: Prof. Giancarlo Comi) del San Raffaele di Milano in collaborazione con la Divisione di Neuroradiologia dello stesso Istituto e le Università di Ginevra e Maastricht, hanno scoperto che i vegetariani, coloro che non si cibano di carne e pesce, ma fanno uso di latte, uova e derivati e i vegani, coloro che non utilizzano alcun prodotto di origine animale, provano una diversa empatia verso la sofferenza umana ed animale rispetto ad individui onnivori.
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale PLoS One, condotto e coordinato dal Dott. Massimo Filippi e dalla Dott.ssa Mara Rocca, ha dimostrato che l’attività encefalica degli individui che hanno deciso di escludere dalla loro dieta – in parte o completamente – l’utilizzo di derivati animali per ragioni etiche, coinvolge differenti circuiti neurali in seguito all’osservazione di scene di sofferenza umana o animale rispetto a quanto accade in chi non ha compiuto tale scelta.
Gli autori della ricerca hanno studiato 20 soggetti onnivori, 19 vegetariani e 21 vegani durante la visione di immagini di esseri umani o animali in situazioni di sofferenza. Gli scienziati hanno evidenziato, tramite risonanza magnetica funzionale, che rispetto a soggetti onnivori, i vegetariani e i vegani presentano una maggiore attivazione di aree del lobo frontale del cervello associate allo sviluppo e alla percezione di sentimenti empatici, indipendentemente dal fatto che le scene di sofferenza prevedessero il coinvolgimento di umani o di animali.
Lo studio ha inoltre evidenziato alcune differenze fondamentali tra vegetariani e vegani. Durante l’esperimento, i vegetariani presentavano una maggiore attivazione del cingolo anteriore. Il cingolo anteriore è connesso con strutture del sistema limbico e prefrontali. La sua aumentata attivazione nei vegetariani potrebbe riflettere una maggiore attenzione verso gli stimoli presentati nel tentativo di controllarne l’impatto emotivo. I vegani attivavano invece maggiormente il giro frontale inferiore, bilateralmente. Quest’area cerebrale si ritiene essere coinvolta non solo in processi inibitori durante stimolazioni cognitive ed emotive, ma anche in fenomeni di condivisione delle emozioni. Tale pattern di attivazione potrebbe indicare comunque una tendenza da parte di individui vegani ad identificarsi non solo con gli esseri umani, ma anche con gli animali, al fine di comprenderne le emozioni e di condividerle.
Questi risultati dimostrano la presenza di una maggiore risposta empatica alla sofferenza intra- e inter-specifica in soggetti vegetariani e vegani rispetto a individui onnivori e suggeriscono che alle loro preferenze alimentari e alle loro attitudini morali corrispondano differenti livelli di attività di reti neurali encefaliche connesse con il processamento delle emozioni e dei sentimenti.
Afferma la Dott.ssa Mara Rocca, ricercatrice dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo (Istituto di Neurologia Sperimentale – INSPE), Istituto Scientifico Universitario San Raffaele: “Globalmente, questi risultati rinforzano quelle visioni che considerano l’empatia come un mezzo di condivisione delle emozioni e delle sensazioni tra individui diversi, condizione che sta alla base del comportamento sociale. Una delle caratteristiche principali della vita di comunità è infatti la capacità di identificarsi con i propri con-specifici e di attribuire loro particolari stati d’animo.”
Conclude il Dott. Massimo Filippi responsabile dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo (Istituto di Neurologia Sperimentale – INSPE), Istituto Scientifico Universitario San Raffaele:“Il presente studio dimostra inoltre che negli umani esistono circuiti neurali che si attivano nel momento in cui sentimenti empatici vengono estesi anche ad individui di altre specie che condividono con noi la capacità di soffrire.”
Per informazioni:
Ufficio stampa Istituto Scientifico Universitario San Raffaele
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Studio pubblicato su PLoS ONE, Public Library of Science (USA) – 26 Maggio 2010
The Brain Functional Networks Associated to Human and Animal Suffering Differ among Omnivores, Vegetarians and Vegans.
Massimo Filippi1,2*, Gianna Riccitelli1, Andrea Falini3, Francesco Di Salle4, Patrik Vuilleumier5, Giancarlo Comi2, Maria A. Rocca1,2.
1. Neuroimaging Research Unit, Institute of Experimental Neurology, Division of Neuroscience, Scientific Institute and University Hospital San Raffaele, Milan, Italy,
2. Department of Neurology, Scientific Institute and University Hospital San Raffaele, Milan, Italy,
3. Department of Neuroradiology, Scientific Institute and University Hospital San Raffaele, Milan, Italy,
4. Maastricht Brain Imaging Center, Department of Cognitive Neuroscience, University of Maastricht, Maastricht, The Netherlands,
5. University Medical Center of Geneva, University of Geneva, Geneva, Switzerland.
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