20/03/2014, 01:35
Atlanticus81 ha scritto:Ufologo 555 ha scritto:
Come no: "non avrai altro Dio all'infuori di Me .."
Invece abbiamo costruito il "dio uno e ... quattrino"!
Perciò così vanno le cose ...
Quella non è una profezia...
Inoltre si riferiva ad un altro concetto...
E lo disse Yahweh a Mosè per scopi tutt'altro che universalistici!
20/03/2014, 12:41
21/03/2014, 15:21
21/03/2014, 15:27
25/04/2014, 16:35
Classe media Usa, tramonto di un mito
“Non è più la migliore del mondo”
Lo studio, frutto del lavoro della nuova sezione Upshot del New York Times, è basato su 35 anni di statistiche, e suggerisce che oggi le famiglie americane stanno pagando un prezzo molto alto sul fronte delle diseguaglianze
Ecco tramontare un altro mito del sogno americano, ovvero l’egemonia assoluta della classe media statunitense rispetto alle omologhe di altri Paesi avanzati. Ce n’è abbastanza per rinvigorire le dottrine di chi ritiene l’era a stelle e strisce ormai conclusa, in favore di altre realtà della nuova geopolitica globale. Al di là delle contrapposizioni ideologiche e delle valutazioni sui massimi sistemi, appare comunque evidente che la crisi, in tutto le sue forme, anche negli Stati Uniti ha impoverito la classe media e al contempo ha allargato il divario tra ricchi e poveri. I redditi della “middle class” canadese, infatti, considerati al netto della tassazione, sono oggi più generosi di quelli americani, permettendo allo Stato nordamericano il sorpasso rispetto al confinante meridionale.
Ma non è tutto perchè anche nelle fasce più basse di reddito, gli Usa arrancano persino al cospetto dell’Europa, o meglio di una certa Europa, i cui “meno abbienti” hanno redditi bassi, ma meno bassi dei loro corrispettivi negli Usa. Così, sebbene la locomotiva americana stia riacquistando la spinta per una ripresa sostenibile, solo una parte marginale della sua popolazione ne sta beneficiando. In sostanza quel meccanismo di trasmissione della ripresa tende a incepparsi nella distribuzione della ricchezza, in particolare per la mancanza di benefici effetti sul mercato del lavoro, dove la disoccupazione al 6,7%, seppur più contenuta rispetto a molte realtà del Vecchio continente, è ancora “a livelli inaccettabili”, come sostengono Casa Bianca e Federal Reserve.
Lo studio, frutto del lavoro della nuova sezione Upshot del New York Times, è basato su 35 anni di statistiche, e suggerisce che oggi le famiglie americane stanno pagando un prezzo molto alto sul fronte delle diseguaglianze. Dopo l’aggancio avvenuto nel 2010 dei redditi medi canadesi rispetto a quelli americani quindi, ecco avvenuto il sorpasso, mentre si è molto assottigliato il divario con alcune realtà europee come Gran Bretagna, Olanda e Svezia. Un trend che alimenta le teorie del tramonto “yankee” certo perché non solo lo dicono le statistiche in se, ma per il fatto che sta venendo meno, a livello sociale e in particolare nella distribuzioni dei redditi, il principio di minimizzazione di diseguaglianze e sperequazioni, e quegli obiettivi di equità che da sempre hanno preteso di rappresentare la “più grande democrazia del mondo”.
29/04/2014, 00:39
30/04/2014, 10:46
30/04/2014, 11:11
ubatuba ha scritto:
Ft, sorpasso prima del previsto, India e' terza
(ANSA) - NEW YORK, 30 APR - Gli Stati Uniti stanno per perdere il loro primato e si apprestano a consegnare alla Cina lo scettro di prima economia al mondo. Un sorpasso che avverra' molto prima del previsto 2019, forse gia' quest'anno. E' quanto emerge - riporta il Financial Times - da uno studio dell'International Comparison Program della Banca Mondiale, aggiornato per la prima volta dal 2005. Gli Stati Uniti perderanno il primo posto che detengono dal 1872, quando avevano superato la Gb. India al terzo posto.
http://www.wallstreetitalia.com/article ... -2014.aspx
30/04/2014, 11:52
02/05/2014, 00:58
02/05/2014, 09:41
MaxpoweR ha scritto:
La Russia non è più quella comunista è uno stato come gli altri anzi UNA POTENZA come le altre e bisognerebbe fare una scelta di convenienza e non ideologica -_-
02/05/2014, 14:50
11/05/2014, 19:32
15/05/2014, 01:14
Tv a buon mercato, cure più costose Il mondo raccontato dai prezzi
L’homeless che dorme sotto i ponti in un giaciglio di stracci con un pezzo di cartone come tetto, ma che non rinuncia al telefonino. Famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese pur lavorando a tempo pieno, ospitate in shelter comunali dove i loro bimbi vivono in povertà, mangiano cibi scadenti, ma non rinunciano alla tv con maxischermo e alla playstation. Negli Stati Uniti — ma il discorso vale, almeno in parte, anche per il resto del mondo industrializzato, e per l’Italia — combattere l’indigenza sta diventando sempre più difficile non sono perché la globalizzazione e l’automazione dei processi produttivi accentuano le diseguaglianze sociali, ma anche perché la rivoluzione dei prezzi di beni e servizi rende più complicato stabilire quali sono le condizioni di bisogno per le quali è più necessario l’intervento delle politiche sociali di sostegno. La compassione verso gli ultimi del mondo spesso si appanna quando tra le loro mani compaiono oggetti, soprattutto prodotti elettronici, che siamo abituati a considerare simboli del moderno benessere. E alcuni centri di ricerca della destra conservatrice Usa come la Heritage Foundation di Washington, hanno prodotto analisi con le quali cercano di dimostrare che, anche quando sono alle prese con un calo del loro reddito da lavoro, i proletari del XXI secolo possono ancora migliorare il loro tenore di vita acquistando un maggior volume di alimenti e di beni di consumo grazie ai prodotti importati a basso costo (soprattutto dalla Cina) e all’efficienza delle reti della grande distribuzione che sono riuscite a garantire prezzi in diminuzione non solo per tv, computer, giocattoli e telefonini, ma anche per abbigliamento, veicoli, trasporto, cibi prodotti industrialmente. Che povertà è — si chiede uno studio della Heritage — quella di famiglie che hanno a casa l’aria condizionata? Un’analisi assai discutibile come sappiano ormai da tempo perché al calo dei prezzi dei prodotti industriali corrisponde l’aumento, spesso molto superiore, del costo di servizi essenziali per la società e soprattutto per le sue fasce più vulnerabili: vale per la sanità, l’istruzione, l’assistenza all’infanzia. Un condizionatore cinese negli Usa può costare 99 dollari e l’energia può costare poco se nei dintorni ci sono miniere e centrali elettriche che bruciano carbone. Sono i limiti di uno sviluppo sociale squilibrato (oltre che inquinante), del progressivo schiacciamento dei ceti medi. È stato anche per far fronte a questa situazione che, fin dall’inizio della sua presidenza nel 2009, Barack Obama ha tentato (con poco successo) di imporre una strategia di riduzione delle disparità sociali basata da un lato su una maggiore tassazione dei ricchi, dall’altro su una riforma del sistema sanitario che consentisse anche ai poveri di accedere alle cure mediche grazie alla disponibilità di polizze assicurative più a buon mercato e al contributo finanziario offerto dallo Stato alle famiglie più bisognose. Il presidente è stato considerato per questo un «socialista» dai conservatori, mentre il nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, ha subito non poche critiche per il suo tentativo di garantire a tutti almeno due anni di asilo a carico del Comune (e quindi del contribuente). È stato accusato di populismo, ma non c’è dubbio che anche lui, come Obama, abbia individuato un problema cruciale, se si vuole davvero evitare che la parte più povera della società perda ulteriormente terreno. Un’esigenza che vari studi e analisi giornalistiche stanno cercando di dimostrare sulla base di quadri statistici convincenti sulla reale evoluzione del costo della vita. L’analisi visivamente migliore è, forse, quella condotta dal Bureau of Labor Statistics e sintetizzata nel grafico, ripreso nei giorni dal New York Times da The Atlantic e da altri media americani. Ne viene fuori che negli ultimi dieci anni i prezzi dei televisori sono più che dimezzati mentre è crollato anche il prezzo di computer, telefoni e giocattoli. Più contenuto (-18%) il calo del costo di vestiario e autoveicoli. A fronte di questi risparmi, però, si è registrata l’esplosione del costo dei servizi a più alta intensità di lavoro: scuole e università (+40%), sanità, asili nido e assistenza all’infanzia (+15%). Le imprese digitali sostengono che basta un tablet per far emergere il figlio di una famiglia povera che ha un’intelligenza brillante. Eccezioni: la verità è che è difficile uscire dalla povertà senza cure mediche, sevizi sociali e scuole decenti.
19/05/2014, 19:32