25/07/2014, 21:54
Spot RAI sul TTIP
La RAI sta trasmettendo da qualche settimana uno spot di un minuto e mezzo di immagini molto belle di sponsorizzazione del TTIP (conosciuto anche come TAFTA), l’Accordo commerciale di libero scambio con gli Stati Uniti che trasformerà il Mercato Unico Europeo nel Mercato Unico Transatlantico.
Un progetto di egemonia USA (la «NATO economica») che mette radici formali nell’immediato dopoguerra.
Nello spot, firmato (ci pare ironicamente) “Rai, per informare, non influenzare”, si enfatizza l’impatto suppostamente positivo di un mercato come l’Unione Europea più che quello nazionale, e lo si fa in termini di computo dei consumatori. Si dice quindi che l’Accordo è una cosa buona e va firmato.
Ora, detto Accordo in corso di negoziazione è secretato: i testi in discussione non sono accessibili ai più. I Parlamenti ed i Governi degli Stati membri non sono messi (e tenuti ad essere) a conoscenza dell’andamento delle trattative. Conducono le negoziazioni delle commissioni tecniche e, per il versante politico, l’amministrazione USA e la Commissione Europea. Al termine del processo negoziale il Parlamento europeo potrà solo prendere o lasciare, senza poter apportare modifiche.
Si sa che l’obiettivo è l’eliminazione di tariffe, strumenti di controllo e protezione, regolamenti, ecc., in una vasta gamma di settori economici, semplificando acquisto e vendita di beni e servizi tra UE e USA. Washington non gradisce quel che di restrittivo in termini di tutela ambientale, sanitaria e sociale ancora rimane sul continente europeo. Si prevede un organo giuridico sovraordinato chiamato a garantire le grandi multinazionali nelle loro controversie con gli Stati. Come ieri per la UE, così oggi per il TTIP/TAFTA si favoleggia di vantaggi per i cittadini “europei” per prodotti e servizi più economici.
Washington mira a conseguire ulteriori vantaggi strategici, non solo commerciali, per le guerre economico/militari con formazioni sociali e grandi economie già affermate ed in via di affermazione su scala globale (principalmente Cina, Russia, India, Brasile e Sud Africa) imbrigliando e coinvolgendo in via ancor più subalterna gli Stati “europei”. Per gli Stati Uniti una straordinaria spinta in avanti per la riaffermazione della propria potenza geopolitica, produttiva, tecnologica, commerciale.
Ebbene, non ricordiamo uno spot della RAI che mirasse a creare un generico e disinformato consenso in questo caso attorno al negoziato TTIP, auspicando un esito del quale nulla si dice, nulla viene spiegato, ma che dev’essere percepito come “buono comunque”. Questo spot della RAI è l’ennesimo esempio del servaggio cui hanno condotto questo Paese, con una televisione presuntivamente pubblica che servilmente mira ad imbonire il televedente/teleudente sulla bontà della stipula di un accordo internazionale di cui nulla si sa di definitivo e le cui premesse generali si preannunciano davvero inquietanti e devastanti anche per la nostra società.
http://www.olivierobeha.it/articoli/201 ... i-sul-ttip
Rai Europa - L'Europa e i trattati commerciali internazionali
Gli accordi di libero scambio sono essenziali per un paese esportatore come l’Italia, ma li negoziamo attraverso l’Unione Europea, perché tutti insieme possiamo trattare da una posizione di maggior forza.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 5c1b1.html
25/07/2014, 22:17
“Rai, per informare, non influenzare”
27/07/2014, 19:28
I PRINCIPI DELLA PROPAGANDA DI GOEBBELS DA NON SEGUIRE
Joseph Paul Goebbels fu uno dei più importanti gerarchi nazisti, Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al 1945.
I suoi Principi (circa venti) per la propaganda sono quando di peggio possa offrire la comunicazione, in quanto non differenziano, non progettano, non ascoltano, ma semplicemente “assalgono”. I principi (Goebbels’ Principles of Propaganda by Leonard W. Doob, pubblicati in Public Opinion and Propaganda; A Book of Readings edited for The Society for the Psychological Study of Social Issues) che vi riporto sono una trasposizione italiana ridotta del più ampio manifesto di propaganda prodotto da Goebbels, ma che ben esprime il senso: comunicazione unilaterale, martellante e con i paraocchi.
A leggerli si pensa alla dittatura mediatica, eppur sono tutt’ora usati da molti, purtroppo non solo in politica, ma anche nella comunicazione del brand.
1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.
http://www.salsamentarius.it/gli-undici ... n-seguire/
27/07/2014, 19:56
Atlanticus81 ha scritto:
Visitando la pagina facebook di quel noto partito potrete osservare come questi
punti vengano sistematicamente applicati dai suoi sedicenti sostenitori....
29/07/2014, 10:12
IL PRIMO CITTADINO PENTASTELLATO E IL POST SU FACEBOOK
«Nogarin arrestato per corruzione» Ma è bufala web, scatta la denuncia
L’ignoto autore della falsa notizia è riuscito a taroccare i titoli di un giornale nazionale. Il sindaco 5 Stelle di Livorno su Facebook: «Peccato per gli invidiosi che sia falsa!»
http://www.corriere.it/politica/14_lugl ... 63b1.shtml
02/08/2014, 22:09
02/08/2014, 22:19
02/08/2014, 22:37
02/08/2014, 23:45
Atlanticus81 ha scritto:
"A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità."
Friedrich Wilhelm Nietzsche
03/08/2014, 09:45
03/08/2014, 11:00
Ufologo 555 ha scritto:
Scusate l'intromissione: un mio collega, anche se stavamo pranzando, se sentiva parlare di UFO, si alzava e .. se ne andava!
Non mi ha mai voluto spiegare il motivo, mi disse solo che NON voleva sentir parlare di certe Cose ...
03/08/2014, 11:18
03/08/2014, 15:56
03/08/2014, 16:32
Ufologo 555 ha scritto:
A proposito di "Qualità dell'Informazione" ....
L'uomo che chiuse in un cassetto gli Anni di piombo
Salvatore Conoscente, caporedattore del Corriere, invece di pubblicare la famigerata foto di Giuseppe Memeo, la mise in un cassetto
Immagine:
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Ieri, tra le necrologie del Corriere della Sera , scorgo un nome familiare: Salvatore Conoscente. Sotto, una sola riga: «Ciao Cono... la tua amata figlia».
Mi vengono i brividi. Quel «Cono», scritto dalla sua unica erede con affetto, mi dà la certezza: non può che essere lui, il vecchio capocronista del giornalone di via Solferino, a suo tempo personaggio noto per aver commesso un tragico errore, una leggerezza, qualcosa che segnò in negativo la sua pur buona reputazione professionale.
Nel 1977 gli erano capitate tra le mani le foto (che poi sarebbero divenute il simbolo dei cosiddetti anni di piombo) di vari terroristi armati, fra cui Giuseppe Memeo, il quale in via De Amicis a Milano, durante una delle ricorrenti manifestazioni, impugnava a due mani una pistola, la famigerata P38, le braccia tese nell'atto di prendere la mira e di premere il grilletto. Fu freddato il vicebrigadiere di polizia Antonio Custra (per il cui omicidio dieci anni dopo venne condannato un secondo autonomo, Mario Ferrandi).
Conoscente guardò quelle immagini, forse distrattamente, forse no, e anziché fare un salto sulla poltrona e ordinarne la pubblicazione in prima pagina, come chiunque avrebbe fatto, le infilò in un cassetto della scrivania. Il sospetto che volesse nasconderle, farle passare in cavalleria, fu avvalorato dal fatto che il capocronista era dichiaratamente, ufficialmente, un compagno (iscritto al Pci, reduce dalla lotta partigiana).
Probabilmente nella circostanza prevalse in lui la fede politica sull'esigenza giornalistica di fornire ai lettori la documentazione visiva di una notizia importantissima. Cosicché occultò le istantanee che un reporter gli aveva offerto su un piatto d'argento. Sperava di farla franca? Credeva che la propria omissione non fosse grave? Non è mai stato verificato. In realtà scoppiò una specie di scandalo che ebbe ripercussioni oltre il palazzo storico del quotidiano. E la direzione fu costretta a rimuovere dall'incarico Conoscente e a trasferirlo all'ufficio centrale dei redattori capo. Promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso). Non c'era altra soluzione. All'epoca i comunisti contavano parecchio in redazione. Il direttore, sollecitato dai sindacati interni ed esterni, ne assumeva a frotte per garantirsi la pace «sociale» e prevenire scioperi, agitazioni, grane.
Il Corriere in breve si trasformò da organo tradizionale della borghesia in una succursale di lusso dell' Unità , da cui provenivano vari giornalisti. Non a caso Indro Montanelli e la sua orchestra di anticomunisti abbandonarono il transatlantico di Piero Ottone per varare un battellino, Il Giornale . Per rimpiazzare i trasfughi, i responsabili del primo quotidiano italiano fecero incetta di compagni, brava gente, per carità, ma politicamente connotata e propensa - immagino - a tutelare prima gli interessi di partito anziché quelli editoriali.
A dire il vero alcuni redattori furono prelevati anche dal cattolicissimo Avvenire ; costoro però, non appena messo piede in via Solferino, provvidero ad adeguarsi, richiedendo con prontezza la tessera del Pci. A parte l'episodio narrato (e relativi contorni), Salvatore - origini napoletane - era persona elegante e simpatica che, se proprio doveva nuotare, lo faceva sott'acqua. Lavoravamo insieme e non l'ho mai sentito alzare la voce. Come tutti, a un dato momento se ne andò in pensione. I vecchi infastidiscono i giovani che brigano per liberarsene e rubare loro il posto, salvo accorgersi subito che non basta il seggiolone per salire in alto. Una volta si diceva che se uno muore e il suo nome non finisce tra le necrologie del Corriere è come se non fosse morto perché nessuno lo viene a sapere. Non è più così. Cambiata anche questa regola. Conoscente ci è finito, tra le necrologie, ma neanche nello stesso Corriere se ne sono accorti. Tant'è che i colleghi non hanno vergato neppure una breve per segnalarne la dipartita. Che malinconia, caro Cono. A 91 anni ti tocca sopportare anche quest'onta: che sia un anticonformista come me a renderti l'onore delle armi.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 42605.html
Ognuno esegue le direttive del proprio Editore ....
E la gente seguita a comprare i quotidiani (sovvenzionati pure dallo Stato: noi)!
03/08/2014, 16:37