20/08/2014, 19:17
superza ha scritto:mik.300 ha scritto:
Ma io ho sentito
Che al Baghdadi, capo(?) dell'isis
E' stato fino al 2009 a Guantanamo,
Poi l'hanno liberato ed hop la'...
Ma che strano......
A Camp Bucca
(da Wikipedia)
Secondo le registrazioni del Dipartimento statunitense della Difesa, Ab#363; Bakr al-Baghd#257;d#299; è stato detenuto nel Camp Bucca come "internato civile" dalle forze iracheno-statunitensi dai primi del febbraio 2004 fino al 2009, quando fu rimesso in libertà grazie all'indicazione di una commissione, definita Combined Review and Release Board, che ne raccomandò il "rilascio incondizionato".
20/08/2014, 19:29
Atlanticus81 ha scritto:
Ufologo... dal blog del tuo quotidiano di riferimento...
L’altra verità, sconvolgente, sull’Isis e sui suoi aguzzini
Leggo titoli sconvolti e giustamente indignati per la decapitazione del giornalista Usa ad opera dell’Isis, ovvero dei fondamentalisti islamici che stanno occupano ampie parti del Medio Oriente e dell’Iraq. E’ un gruppo che, come emerge anche nel filmato, oggi proclama il proprio odio per gli Stati Uniti. La storia in teoria è semplice e già vista: terroristi contro la superpotenza americana.
In realtà molto più sofisticata e – consentitemelo – sconvologente. Già, perché pochi analisti davvero coraggiosi e indipendenti, nessuno racconta com’è nato l’Isis, chi l’ha voluto, chi l’ha finanziato. La risposta è sorprendente: sono gli stessi americani d’intesa con gli israeliani e i britannici. Già perché l’Isis rappresenta l’evoluzione di quelle bande armate – composte da fanatici e da criminali – che gli Usa assieme ai due alleati hanno appoggiato e armato nel tentativo di rovesciare il regime siriano di Aassad, come ha confermato recentemente, tra gli altri, Snowden, svelando documenti ufficiali dell’agenzia americana National Security agency (leggi qui). E in internet girano foto di John McCain che nel febbraio 2011 incontra i cosiddetti ribelli siriani – tra cui anche gli attuali leader dell’Isis – definendoli dei “moderati”.
Sono quei “moderati” che – preso atto dell’impossibilità di rovesciare Assad – si sono staccati dalla Siria e hanno iniziato a invadere l’Irak, mettendo facilmente in difficoltà il governo di Bagdad e alle strette i curdi ovvero altri amici ed alleati degli americani.
Sia chiaro: oggi l’Isis appare come un’entità autonoma ed è improbabile che sia ancora sostenuta e foraggiata dagli Usa, ma non sarebbe mai esistita se qualche dottor Stranamore non avesse ceduto alla tentazione di tentare strane e tortuose alchimie in Medio Oriente, tipiche degli 007 ma dall’esito, come sempre in questa zona del mondo. imprevedibile.
Oggi l’Irak liberato dagli americani è devastato da ribelli che non avrebbero mai avuto questa forza se non fossero stati inizialmente sostenuti e armati dagli stessi americani. A pagarne il prezzo è il giornalista statunitense drammaticamente e spettacolarmente decapitato (sempre che il video non sia manipolato) e con lui milioni di persone costrette alla fuga, o catturate o torturate o uccise in una zona che doveva conoscere la libertà e la democrazia e che invece sprofonda nella disperazione e nel caos.
Verrebbe da dire: complimenti, Apprendisti Stregoni. E qualcuno potrebbe rinfacciare agli Usa, a Israele e alla Gran Bretagna la propria tragica faciloneria. Sempre che il caos nella regione non sia voluto o perlomeno gradito…
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/08/2 ... ebook+Page
Dai che ormai molti stanno mangiando la foglia...
20/08/2014, 20:10
Ufologo 555 ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:
Ufologo... dal blog del tuo quotidiano di riferimento...
L’altra verità, sconvolgente, sull’Isis e sui suoi aguzzini
Leggo titoli sconvolti e giustamente indignati per la decapitazione del giornalista Usa ad opera dell’Isis, ovvero dei fondamentalisti islamici che stanno occupano ampie parti del Medio Oriente e dell’Iraq. E’ un gruppo che, come emerge anche nel filmato, oggi proclama il proprio odio per gli Stati Uniti. La storia in teoria è semplice e già vista: terroristi contro la superpotenza americana.
In realtà molto più sofisticata e – consentitemelo – sconvologente. Già, perché pochi analisti davvero coraggiosi e indipendenti, nessuno racconta com’è nato l’Isis, chi l’ha voluto, chi l’ha finanziato. La risposta è sorprendente: sono gli stessi americani d’intesa con gli israeliani e i britannici. Già perché l’Isis rappresenta l’evoluzione di quelle bande armate – composte da fanatici e da criminali – che gli Usa assieme ai due alleati hanno appoggiato e armato nel tentativo di rovesciare il regime siriano di Aassad, come ha confermato recentemente, tra gli altri, Snowden, svelando documenti ufficiali dell’agenzia americana National Security agency (leggi qui). E in internet girano foto di John McCain che nel febbraio 2011 incontra i cosiddetti ribelli siriani – tra cui anche gli attuali leader dell’Isis – definendoli dei “moderati”.
Sono quei “moderati” che – preso atto dell’impossibilità di rovesciare Assad – si sono staccati dalla Siria e hanno iniziato a invadere l’Irak, mettendo facilmente in difficoltà il governo di Bagdad e alle strette i curdi ovvero altri amici ed alleati degli americani.
Sia chiaro: oggi l’Isis appare come un’entità autonoma ed è improbabile che sia ancora sostenuta e foraggiata dagli Usa, ma non sarebbe mai esistita se qualche dottor Stranamore non avesse ceduto alla tentazione di tentare strane e tortuose alchimie in Medio Oriente, tipiche degli 007 ma dall’esito, come sempre in questa zona del mondo. imprevedibile.
Oggi l’Irak liberato dagli americani è devastato da ribelli che non avrebbero mai avuto questa forza se non fossero stati inizialmente sostenuti e armati dagli stessi americani. A pagarne il prezzo è il giornalista statunitense drammaticamente e spettacolarmente decapitato (sempre che il video non sia manipolato) e con lui milioni di persone costrette alla fuga, o catturate o torturate o uccise in una zona che doveva conoscere la libertà e la democrazia e che invece sprofonda nella disperazione e nel caos.
Verrebbe da dire: complimenti, Apprendisti Stregoni. E qualcuno potrebbe rinfacciare agli Usa, a Israele e alla Gran Bretagna la propria tragica faciloneria. Sempre che il caos nella regione non sia voluto o perlomeno gradito…
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/08/2 ... ebook+Page
Dai che ormai molti stanno mangiando la foglia...
A prescindere che non ho quotidiani di riferimento ... (Ma se postate sempre gli altri ...)
Spiegami come mai quell'inetto di Obama sta intervenendo bombardando (per modo di dire) i suoi "amici" ...
20/08/2014, 20:16
20/08/2014, 20:26
Ufologo 555 ha scritto:
Ubatuba si rifiuta di commentare (ha detto); quante volte abbiamo detto che è colpa dell'incapacità di Obama nel prendere decisioni!!!!
Oltre ad aver preduto tutto il Medio Oriente ha lasciato tutto nel ... casino!
Il caos in Medio Oriente serve gli interessi di Israele
Contrariamente a quanto sostengono i media tradizionali - che hanno immediatamente attribuito alla Siria l’attentato che ha ucciso il 19 settembre a Beirut il generale Wissam al-Hassan, capo della sezione informazione delle Forze Libanesi di sicurezza - la destabilizzazione del Libano e l’escalation delle tensioni tra sciiti e sunniti, cristiani e musulmani, non giova la Siria e Hezbollah, ma Israele.
Questa destabilizzazione non è nuova; l’ex primo ministro libanese Salim el Hoss l’aveva analizzato con un’acutezza impressionante nell’intervista che aveva concesso a Silvia Cattori nel 2005, dove aveva già previsto tutto quello che sta accadendo oggi.
Dal 1980 l’obiettivo di Israele e degli Stati Uniti è stato quello di indebolire i paesi vicini, di spingerli nella guerra civile, nel caos, e di accendere divisioni etniche e religiose.
In modo di liquidare coloro che non si piegavano ai loro diktat: la resistenza dell’ Hezbollah che ha già respinto due volte le aggressioni israeliane, la resistenza di Bachar el-Assad che non vuole negoziare la pace con un paese che si è impadronito del Golan siriano, e la resistenza della Repubblica islamica dell’Iran che rivendica il suo legittimo diritto a sviluppare l’energia nucleare civile.
"Se una guerra di religione araba scoppiasse in Irak ", diceva Salim el Hoss "non resterebbe confinata in Irak e finirebbe per guastare tutta la regione del Vicino Oriente. Infatti, le stesse sensibilità sono presenti in Siria, in Libano, in Arabia Saudita, in tutta la regione. (...) L’America ha sollevato problemi contro la Siria in relazione alla resistenza in Irak e alla resistrenza in Libano e in Palestina; ma tutto ciò non ha senso. Ciò che vogliono dalla Siria è che essa firmi un accordo con Israele sul modello dell’accordo firmato tra Egitto e Israele e tra Giordania e Israele. Se la Siria accetta di seguire questa strada, non ci sarà più nessun problema.”
Come sappiamo, la Siria ha rifiutato di seguire questa strada.
Ecco la totalità di questa intervista fatta in ottobre 2005.
Silvia Cattori: Signor Salim el Hoss, grazie d’aver accettato di riceverci. Lei è molto amato e rispettato in Libano per aver accettato di servire il suo paese in periodi difficili; lei ha assunto quattro volte l’incarico di Primo Ministro. Lei non ha mai temuto di essere assassinato come numerosi suoi predecessori?
Salim el Hoss: Sono stato nominato Primo Ministro dal 1976 al 1980. Nell’intervallo, c’è stata un’interruzione ed ho dovuto formare un nuovo governo. In quel periodo, sono quindi stato Primo Ministro due volte. Nel 1987, quando il Primo Ministro Rascid Karamé fu assassinato, io ero ministro e membro del Consiglio.
Dopo il suo assassinio, fui nominato Primo ministro un’altra volta; la terza. In seguito, dopo gli accordi di Taef, è stato eletto Presidente della Repubblica René Moawad ed egli mi ha conferito l’incarico di Primo Ministro; ma egli fu assassinato tre settimane più tardi. Fu allora che si elesse il Presidente Elias Hraoui al suo posto, ed egli mi confermò nello stesso incarico; questa era dunque la quarta volta.
Dopo, all’inizio della presidenza di Emile Lahoud, nel 1998, sono stato ancora Primo Ministro per due anni. Ho dunque occupato il posto di Primo Ministro cinque volte e non quattro.
Silvia Cattori: Il Libano è entrato nuovamente in un periodo d’incertezza. Nulla è risolto in Palestina. Israele occupa sempre il Golan; gli Stati Uniti accusano la Siria di essere il mandante dell’assassinio di Hariri. Lei pensa che la situazione finirà per calmarsi?
Salim el Hoss: Per quanto riguarda il prossimo futuro, non sono molto ottimista: Dobbiamo affrontare numerose sfide nella regione: in Libano, in Palestina, e in particolare in Irak.
Temiamo molto che ciò che succede in Irak possa estendersi, ripercuotersi in tutta la regione. Si fanno molte cose allo scopo di provocare moti civili o una guerra civile in Irak, per alimentare sensibilità settarie ed etniche.
Temiamo molto che si possa anche produrre un’esplosione tra sunniti e sciiti e che ciò possa provocare l’inizio di una guerra di religione araba in Irak. Se questa scoppiasse, non resterebbe confinata in Irak e finirebbe per guastare tutta la regione del Vicino Oriente. Infatti, le stesse sensibilità sono presenti in Siria, in Libano, in Arabia Saudita, in tutta la regione….
Per cui temiamo che ci siano piani o decisioni miranti a frazionare il Vicino Oriente in piccole entità, allo scopo di integrarle in un “gran Medioriente”. Si tratta di un piano americano che, ne sono convinto, mira a due obiettivi: Il primo è di sbarazzarsi di ciò che si chiama il nazionalismo arabo, e questo dal tempo di Gamal Nasser.
La gente in quell’epoca aveva brandito lo scettro del nazionalismo arabo per combattere Israele e l’America. Questi due paesi, da allora, hanno lavorato per far sparire, per distruggere, quello che si chiama il nazionalismo arabo.
In realtà, è proprio questo a cui mira il progetto del “grande Medioriente”. Perché questo progetto escluderebbe una buona parte della popolazione araba della regione, come gli arabi dell’Africa del Nord; non rientrerebbero nel progetto; mentre esso coinvolgerebbe popoli non arabi, come l’Iran, come la Turchia, Cipro e Israele.
Allora dove andrebbero a finire i popoli arabi? Non ci sarebbe più un popolo arabo. Il secondo obiettivo di questo piano, della messa in cantiere di questo piano, riguarda, in realtà, il modo di realizzarlo; sentiamo parlare di qualcosa che, proveniente ufficialmente dall’America, fa riferimento a “regioni creative” o “costruttive” e che mira a modificare le entità politiche attuali, trasformandole in piccole entità, in entità conflittuali.
Di fatto, hanno già cominciato in Irak, l’Irak è candidato a frantumarsi almeno in tre entità, forse anche di più. Se questo si realizza in Irak, la cosa potrebbe diventare contagiosa in tutta la regione. Un fenomeno simile si produrrà in Siria, certamente in Libano, in Arabia Saudita; ci sono le stesse sensibilità in tutto il Vicino Oriente.
Ci sono tentativi quotidiani che puntano a provocare il conflitto, tentativi quotidiani in Irak. Esplosioni di autobombe o esplosioni nelle moschee, ma non c’è ancora guerra civile, non c’è incendio che porta alla guerra civile. Temiamo che il peso della pressione finisca per scatenare degli incendi dall’Irak al Libano.
In Libano ci sono simili tentativi di provocare contrasti tra sciti e sunniti, tra i cristiani, tra i musulmani; se ciò accadesse, se si ripetesse, non si fermerebbe al Libano ma si espanderebbe a tutta la regione. Ho molta paura per l’avvenire immediato, molta paura; dobbiamo accettare le sfide alle quali siamo di fronte. Speriamo che le cose migliorino in Libano.
Silvia Cattori: Israele non è forse il grande beneficiario e il principale istigatore del caos nella regione? Non è stato forse questo paese che ha predicato ufficialmente, dal 1997, lo smembramento dell’Irak? Non è forse necessario che i dirigenti arabi cessino di normalizzare le loro relazioni con Israele e gli Stati Uniti, i quali opprimono i loro popoli, e inizino invece a denunciare le sofferenze che questi due paesi infliggono loro?
Salim el Hoss: Lei ha ragione, gli arabi non costituiscono un fronte unito rispetto a queste sfide; e gli Stati Uniti e Israele sfruttano queste divisioni tra gli arabi; il nostro problema più grosso è,sfortunatamente, la mancanza di democrazia.
Se il mondo arabo fosse stato più democratico, le volontà dei popoli sarebbero state più vicine le une alle altre di quanto invece non accada tra i dirigenti dei diversi paesi arabi. I dirigenti sono ora coloro che portano i loro paesi in direzioni che si divaricano. Ma se noi fossimo una democrazia, la volontà popolare prevarrebbe. Ciò di cui manchiamo, è la democrazia.
I nostri dirigenti, nei paesi arabi, hanno i loro propri interessi, le loro proprie considerazioni, sono troppo compiacenti di fronte all’America, troppo paurosi di fronte ad essa; di fatto, temono l’America. Allora troppo spesso cercano la tregua, oppure vanno troppo lontano, non per convinzione ma per paura o incapacità.
Questo, sfortunatamente, rende il fronte arabo molto debole e vulnerabile rispetto ai venti che spirano dall’America e da Israele.
Silvia Cattori: Ma lei non pensa che la comunità internazionale avrebbe dovuto imporre a Israele lo stesso trattamento che fu imposto a suo tempo al sistema di apartheid del Sud Africa?
Salim el Hoss: Certamente. Si tratta dei nostri strumenti, ma di fatto non li utilizziamo, queste dovrebbero essere le nostre armi contro Israele. Dovremmo costringere la comunità internazionale a obbligare Israele a rispettare i diritti umani. Ma lei sa che stiamo vivendo un paradosso; col nome di guerra al terrorismo, l’America fa tutto ciò che vuole. Non c’è una definizione internazionale di terrorismo.
Sappiamo che qualsiasi atto, qualsiasi violenza esercitata contro civili per scopi politici è senz’altro terrorismo. E che il terrorismo è spregevole, riprovevole, e che occorre resistergli. Siamo contro il terrorismo. Ma nella politica americana il terrorismo è diventato un punto di vista. Se la violenza è utilizzata dai palestinesi, i libanesi o gli iracheni, qualunque sia il modo in cui la utilizzano e qualunque ne sia la causa, è terrorismo. Se è utilizzata dagli israeliani, è un atto di autodifesa, anche se ha luogo su territori appartenenti ad altri popoli; là dove Israele occupa altri popoli essi chiamano la sua violenza autodifesa.
Così la violenza esercitata dagli israeliani non è definita terrorismo. Lei non sentirà mai l’espressione “terrorismo israeliano”, mai. Lei sentirà “terrorismo islamico”.
Anche gli Israeliani praticano la peggiore forma di violenza. L’America pratica la peggiore forma di violenza in Irak: uccidendo in realtà dei civili. Quando distruggono un’intera città in Irak, per esempio Falluja, non si preoccupano di sapere chi viene ucciso.
E questo non è terrorismo? Quando gli americani praticano la violenza, la loro violenza serve la causa della libertà, della democrazia e dei diritti dell’uomo. E’ paradossale! E’ sempre violenza, ma vista da diverse prospettive. Solo la violenza araba è terrorismo! La violenza israeliana è autodifesa. La violenza americana serve la causa della libertà e dei diritti umani. Così, il terrorismo è diventato un punto di vista. Ma chi avrebbe il coraggio di dire ciò all’America?
Silvia Cattori: Lei come vede il rovesciamento della diplomazia francese a sfavore della Siria e il suo attuale allineamento sulle posizioni degli Stati Uniti?
Salim el Hoss: La sola spiegazione che posso darle è che la Francia attribuisce un gran valore alla sua alleanza con l’America; vuole tenersi buona l’amministrazione americana. Ciò farà piacere all’America. Da questa collaborazione con l’America la Francia ne ricaverà la sua parte.
Silvia Cattori: Lei non teme che coloro che hanno assassinato Hariri non saranno mai smascherati poiché servono gli interessi di Tel Aviv e Washington e che la Siria rappresenta solo la loro ultima vittima?
Salim el Hoss: Lei conosce la faccenda della Francia in relazione al Sig. Hariri. E’ noto a tutti che vi era un’amicizia stretta tra il Sig. Hariri e il Sig. Chirac, sul piano personale. Ciò potrebbe aver influenzato la politica francese dopo il suo assassinio, e così i francesi si sono accodati alla causa che perseguiva l’America.E’ una causa senza rischi da seguire (per la Francia n.d.t.).
Tuttavia, pensiamo che la posizione francese è più valida e più comprensibile di quella americana. Noi speriamo che la posizione della Francia cambierà nel senso di un miglioramento nei confronti del Libano e della Siria. Questa è una situazione che non ci si può permettere, lei comprende.
C’è una pressione troppo forte sul Libano. In realtà, una simile pressione dell’America e della Francia per quanto riguarda la Risoluzione 1159 scatenerà una guerra civile in Libano. I due paesi dovrebbero capire questo rischio. E’ una cosa che non ci si può permettere.
Silvia Cattori: Dunque, la Siria, ma anche il Libano, dovranno subire conseguenze incresciose in seguito al cambiamento di rotta della Francia? Quest’ultima non ha forse messo il piede in un vespaio? L’ex capo del Mossad, Aleri, non ha forse ammesso che vi sono piani per assicurare la presenza degli Stati Uniti nel Vicino Oriente per decenni?
Salim el Hoss: Se la Siria si mostra disposta a firmare ora un accordo con Israele, il Libano seguirà immediatamente. E se ciò avviene, siate sicura che l’America non avrà più problemi né con il Libano, né con la Siria.
L’America ha sollevato problemi contro la Siria in relazione alla resistenza in Irak e alla resistrenza in Libano e in Palestina; ma tutto ciò non ha senso. Ciò che vogliono dalla Siria è che essa firmi un accordo con Israele sul modello dell’accordo firmato tra Egitto e Israele e tra Giordania e Israele. Se la Siria accetta di seguire questa strada, non ci sarà più nessun problema.
Silvia Cattori: Dicendo le cose in chiaro, Questo vuol dire forse che qualsiasi paese che resista alla dominazione di Washington e di Israele sarà messo in ginocchio e la Siria dovrà pagare molto cara la sua non- sottomissione?
Salim el Hoss: Il nostro problema è il seguente: l’America è democratica al suo interno e dispotica all’esterno.Cerca di dettare agli altri popoli ciò che dovrebbero fare; lo fa nei nostri confronti, nei confronti della Siria, eccettuato Israele. Questa non è democrazia. L’America è democratica all’interno e dispotica all’esterno.
Silvia Cattori: Questo vale a dire che fintanto che Israele non avrà vinto la resistenza palestinese e fatto accettare alla Siria l’occupazione definitiva del Golan, tutti i vicini arabi di Israele conosceranno l’inferno?
Salim el Hoss: Naturalmente. Ci saranno molti problemi in tutta la regione. Perchè il vero problema del Vicino Oriente è la Palestina. Perfino il problema iracheno: la guerra contro l’Irak, l’occupazione dell’Irak hanno uno sfondo palestinese. Israele ha sempre considerato l’Irak una forza molto potente contro di esso. Ora l’Irak è “out”.
Fonte : http://www.silviacattori.net/article59.html
20/08/2014, 20:34
20/08/2014, 21:15
(a proposito come mai in Arabia Saudita, in Qatar e in altri paesi storicamente alleati degli USA di terroristi nemmeno l'ombra?!)
20/08/2014, 21:44
20/08/2014, 22:02
20/08/2014, 22:10
20/08/2014, 22:53
Il video che mostrerebbe l’esecuzione del giornalista americano scomparso in Siria oltre un anno fa, James Foley.
James Foley è stato rapito nel Novembre 2012 (anno nero per i giornalisti. Il 13 agosto era stato rapito Austin Tice e – nel corso dell’anno – molti altri, fra cui alcuni italiani). Per il silenzio stampa imposto, la notizia divenne pubblica nel gennaio 2013
Nonostante le smentite del governo siriano, gli investigatori USA “credevano fortemente” che James Foley fosse detenuto proprio dalle forze governative (rapito da un commando filo-governativo e poi consegnato alle forze propriamente governative). Alle stesse forze governative viene attribuita anche la detenzione di Austin Tice e, forse, altri giornalisti
Ancora fino a Novembre 2013 lo scriveva Huffinton
Ma anche prima
Maggio 2013
Huffinton
New York Daily News
WCVB
CNN
E ancora nel giugno 2014 International Business Times
However, several reports indicate that Foley, and possibly Tice, are being held in state prisons in Damascus.
Tuttavia, svariati rapporti indicano che Foley, e possibilmente Tice, sono detenuti in prigioni di Stato a Damasco
Che fosse in mano governativa poteva anche risultare logico, ma sopratutto utile alla propaganda anti Assad e alla santificazione dell’ISIS (non contesto se è vero o meno. Dico che era funzionale).
D’altro canto, considerato che gli USA finanziavano “le forze moderate di opposizione” 1, se fosse stato in mano a queste “forze moderate” gli USA non avrebbero avuto problemi a farlo rilasciare.
Inoltre, ribadisco, ai fini propagandistici, l’anti-democratico è il regime di Assad, non le “forze moderate” che cercano di liberare la Siria.
Quindi, tutto logico: James Foley, Austin Tice e gli altri giornalisti sono in mano al governo Siriano
Ora, accade che – proprio mentre il Papa lancia appelli al dialogo – quelli dell’ISIS, nel frattempo diventati “efferati terroristi”, lanciano un messaggio agli USA e, a distanza di ormai quasi due anni dal suo rapimento, decapitano James Foley e ne diffondono il video.
Strano tempismo.
A meno di ritenere i capi ISIS degli idioti (e fin qui hanno dimostrato di non esserlo), quale vantaggio ne trarrebbero, se non far disperdere nel vuoto le parole del Papa che aveva appena condannato l’idea di fermarli mediante bombardamenti?
Mi permettete di non credere?
Per il genere di giornalismo di frontiera svolto da Foley e Tice, basta dare una occhiata ai loro profili twitter
Austin Tice: https://twitter.com/Austin_Tice
James Foley: https://twitter.com/jfoleyjourno
Un paio di tweet di Tice richiamano la mia attenzione:
https://twitter.com/Austin_Tice/status/ ... 9315891200
tice_1
https://twitter.com/Austin_Tice/status/ ... 0972548096
tice_2
La prima si commenta da sola. La “paranoia” fra sunniti e alaviti è palpabile. Diffusa paura di spie. Come in nessun altro posto che ho visitato. Raccapricciante (da pelle d’oca)
La seconda mi fa porre una domanda. Dice: “A parte Rastan, dove c’era una condizione di guerra aperta, penso che Jadaydat Artouz sia stato il posto più pericoloso dove io sia stato, qui. Sono contento di esserne fuori”.
Era, quindi, il 10 Agosto e Tice era contento di essere fuori da un sobborgo di Damasco. Fu rapito il 13 Agosto a Darayya, un altro sobborgo di Damasco.
Ora, non conosco la geografia di Damasco, ma che senso avrebbe avuto “festeggiare” di essere fuori da Jadaydat Artouz se tre giorni dopo era ancora a Damasco?
Nell’ottobre 2012 viene diffuso un video con Austin Tice in mano agli insorti, ma gli esperti USA hanno il serio sospetto che sia un falso del governo siriano, per mettere in cattiva luce gli insorti (Galantuomini. In Siria sono Galantuomini e il nemico è Assad. È varcato il confine con l’Iraq che diventano efferati assassini)
In buona sostanza, queste persone che vanno li per fare il proprio lavoro di informarci, vengono rapite da non si sa bene chi e non c’è verso di liberarle perché restano sempre in mano al nemico irraggiungibile?
Se li passano di mano in mano ogni qual volta un ex alleato diventa nemico degli USA?
Mi è consentito avere qualche dubbio su tutta la vicenda?
Anche perché con sta storia della decapitazione, la CIA ci ha già provato qualche anno fa
Ricordate Nicholas Berg? Il giorno prima si era giusto scoperto che le armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein era una bufala
(1) si, ISIS in Siria era una "forza moderata di opposizione", al contrario della stessa identica ISIS costituita dalle stesse identiche persone in Iraq
http://ilcappellopensatore.it/2014/08/j ... e-commesso
20/08/2014, 23:36
21/08/2014, 12:27
Messaggio di Thethirdeye
A proposito di neocon e dell'ultima, delirante
uscita del famoso Dick Cheney dell'altro giorno....Secondo Dick Cheney ci sarà un attentato di gran lunga
peggiore del 9/11 entro la fine del decennio
CONTINUA>>> http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=335573
[/f]
......oltre che per un "nuovo secolo americano", per fomentare l'ennesima
divisione tra i popoli e dare vita all'ultima, farlocca, "guerra al terrorismo",
ecco a voi, siori e siore, il nuovo spauracchio per l'Occidente.......
[wbf]
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/m ... 66fae.html
Insomma.... cambia al trama ma.... il film è sempre lo stesso?
21/08/2014, 12:40
Thethirdeye ha scritto:Werther ha scritto:
I servizi di intelligence sono al lavoro per identificare il boia
di James Foley, che sembra avere un accento inglese.
Il teatrino, purtroppo, è sempre lo stesso......
21/08/2014, 13:07