European Digital Rights pubblica in esclusiva il documento e i suoi allegati della proposta italiana al “Pacchetto Telecomunicazioni”
Spesso si legge che nel semestre di presidenza europeo il governo Renzi non ha fatto niente. E’ falso. Una cosa la nostra presidenza Ue la sta portando avanti, vale a dire limitare la libertà di informazione e di innovazione su internet.
Il 14 novembre 2014, la Presidenza italiana ha presentato una serie di emendamenti al “Pacchetto Telecomunicazioni”, dopo le obiezioni sollevate dalle delegazioni degli Stati membri. European Digital Rightspubblica in esclusiva il documento e i suoi allegati, che dimostrano come il governo italiano abbia fatto marcia indietro sulla cosiddetta “protezione della neutralità della rete”, dopo averla sancita in precedenza.
La presidenza italiana ha presentato un “approccio basato sui principi” per gli Stati membri “in modo da non ostacolare l’innovazione e per evitare di “avere un regolamento obsoleto in futuro”. In realtà, tutto il testo aggiunge confusione sul tema della libertà di comunicazione e di innovazione in linea.
Il testo propone nello specifico la soppressione delle definizioni di “neutralità della rete”. “Invece di una definizione di neutralità della rete ci potrebbe essere un riferimento all’obiettivo di neutralità della rete in un considerando esplicativo, in modo da evitare che la definizione possa essere in contrasto con le disposizioni specifiche”. Eppure, sottolinea EDR, senza una definizione chiara di neutralità, il diritto fondamentale di ricevere o di comunicare informazioni sarebbe ostacolato, con costi significativi per la crescita, gli investimenti e l’innovazione.
Inoltre, il testo rimuove la definizione di “servizi specializzati” all’articolo 23. “Misure di gestione del traffico che bloccano, rallentano, alterano, degradano o discriminano specifici contenuti, applicazioni o servizi potrebbero essere gestiti, in determinate circostanze, dai fornitori di servizi di accesso a Internet, come ad esempio per “prevenire la trasmissione di una comunicazione non richiesta” (una e-mail, sottolinea EDR, non è un servizio di accesso ad internet?); per evitare “il controllo della congestione temporanea”; o per soddisfare gli “obblighi nell’ambito di un contratto con un utente finale per fornire un servizio che richiede un determinato livello di qualità”
La maggiore lacuna nel testo del Consiglio, prosegue EDR, è che l’articolo 23 non vieta la discriminazione sulla base della fatturazione. Permettere l’accesso “libero” di alcuni servizi e l’accesso misurato a tutto il resto è una violazione della neutralità della rete e il diritto fondamentale della libertà di comunicare informazioni, come qualsiasi blocco o filtraggio che si verrebbe a creare. Se la gente deve pagare un extra per accedere al tuo sito web (o se si deve pagare una società internet per permettere loro di farlo), allora l’essenza di Internet aperta viene smantellata.
Lo scopo di questo testo sembra consentire la diffusione del congelamento arbitrario e “volontario” dei contenuti, praticata in alcuni Stati membri dell’UE, in particolare nel Regno Unito. Se questo è il significato, allora è una violazione chiara ed evidente della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
In ultima analisi, quest’ultima proposta della Presidenza italiana indebolirà i diritti dei cittadini e annullerà le disposizioni di protezione adottate dal Parlamento europeo nel mese di aprile 2014. In caso di adozione, il testo limiterebbe le protezioni in grado di impedire che i fornitori di accesso a internet possano costruire un nuovo monopolio per far filtrare l’accesso ai i loro clienti. Con tutto il parlare della necessità di un mercato unico digitale in Europa, conclude EDR, avremmo, se dovesse essere votato dal Consiglio e poi ratificato dal Parlamento Ue, nuove barriere e nuovi monopoli. Almeno nessuno potrà dire che Renzi non ha fatto nulla nei sei mesi di presidenza europea…
Il documento pubblicato da EDR
http://www.informarexresistere.fr/2...su-internet/