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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Leggende e viaggi nel tempo
MessaggioInviato: 27/10/2009, 21:28 
da edicolaweb http://www.edicolaweb.net/dimen44s.htm

LA "LEGIONE FANTASMA" DEI MONTI SCOZZESI
di Francesco Lamendola
per Edicolaweb

La notte è il momento più affascinante della giornata, cara da sempre agli artisti e agli spiriti romantici; ma anche - dicono gli occultisti - il momento più pericoloso di essa: perché è di notte che le forze malefiche escono dai loro recessi e vagano in libertà, in cerca di complici o di imprudenti che ne ignorano la presenza.

Il famoso curato d'Ars, don J. M. Baptiste Vianney, confessava i suoi parrocchiani a partire dalla mezzanotte; e c'era sempre una gran folla di gente in attesa, anche venuta da lontano. (1)
La notte è affascinante perché, come la nebbia, inghiotte i contorni delle cose; e le montagne, i boschi, tutti gli elementi del paesaggio, si acquattano nel buio, in modo tale che si viene a creare una topografia fantastica, in cui le cose sono sempre le stesse, eppure non sono più loro, e tutto diviene incerto e misterioso.
Si schiude la finestra del possibile, e noi possiamo intuire la vicinanza di un'altra dimensione: una dimensione parallela, in cui il modo è, al tempo stesso, familiare e straniero. Non è un caso che la stragrande maggioranza degli "incontro ravvicinati" con creature extraterrestri abbia luogo di notte: esiste una enorme letteratura a comprovarlo. Così come, di notte, avvengono gli avvistamenti di creature di altri mondi, animali fantastici e umanoidi dall'aspetto demoniaco.
Di notte compariva quell'incredibile personaggio passato alle cronache come Jack il Saltatore (2), e di notte agiva anche il suo più truculento collega, l'assassino noto negli "slums" di Londra come Jack lo Squartatore. E di notte ebbero luogo sia lo scontro fra alcuni "nani pelosi" e un camionista venezuelano, alla periferia di Caracas, nel 1954, sia gli episodi ufologici sconcertanti di Cisco Grove, in California, del 1964, e di Hopkinsville, nel Kentucky, del 1965. (3) E l'elenco potrebbe continuare, per pagine e pagine.
Ad ogni modo, l'episodio che qui ci interessa avvenne di notte, ma non ebbe a che fare con entità extraterrestri né con creature mostruose, bensì con la tipologia classica del "salto" temporale: come se l'ambiente avesse registrato, conservato e, poi, rilasciato le immagini di una scena svoltasi realmente diciotto secoli prima.

Siamo a Dunblane, una cittadina del Pertshire, nella zona centrale della Scozia, alle pendici dei Monti Grampiani.
Sia alcuni esseri umani, sia alcuni animali domestici, in quella notte di fine estate di oltre trent'anni fa, percepirono qualche cosa di anomalo: il passaggio di una legione romana in marcia. Per la precisione, gli esseri umani udirono il suono di migliaia di passi e di armi che avanzavano lungo una strada non più esistente, e ora attraversata da edifici abitativi; gli animali, invece, sembra che abbiano addirittura visto i soldati con i loro occhi, date le reazioni di terrore che manifestarono in quella circostanza.

Racconta, dunque, lo scrittore americano Charles Berlitz, linguista e archeologo:

«Una tarda sera del settembre del 1974 lo scrittore A. C. McKerracher decise di concedersi una pausa dal lavoro e uscire a prendersi una boccata d'aria.
McKerracher e la sua famiglia si erano trasferiti da poco in un nuovo immobile residenziale su una collina prospiciente la cittadina scozzese di Dunblane, nel Pertshire. Era una notte serena e gelida, e l'abitato sottostante era velato dalla nebbia. Tutt'a un tratto, il silenzio fu turbato da un calpestio come quello di una folla di persone che camminasse per i campi.
McKerracher, certo che fosse una conseguenza dell'eccessivo lavoro, decise di rientrare. Ma venti minuti dopo, spinto dalla curiosità, uscì di nuovo, e trovò che i rumori erano più forti, e più vicini, che mai. Questa volta davano l'impressione che una possente legione stesse marciando dall'altro lato delle case di fronte.
"Rimasi come radicato sul posto mentre quel reggimento irreale, invisibile, passava, - ricordò - i marciatori dovevano essere migliaia perché il rumore continuò per parecchio tempo."
Ormai temendo di aver smarrito il bene dell'intelletto, decise di rientrare subito in casa e di mettersi a letto. Ma una settimana dopo, mentre era in vista a una coppia più anziana che abitava nelle vicinanze, udì una strana storia. Una settimana prima, nelle prime ore della notte, i coniugi gli dissero, il loro cane e il loro gatto si erano svegliati all'improvviso ed erano saltati su come fulmini col pelo ritto sulla schiena. "Per una ventina di minuti parve che stessero fissando qualcosa che attraversava il salotto. Sembravano terrorizzati."
McKerracher non aveva detto nulla della sua esperienza. Ma l'inesplicabile comportamento degli animali si era verificato esattamente nello stesso momento in cui lui aveva udito la legione invisibile una settimana prima. Cercò una spiegazione, e trovò che anticamente una strada romana si dirigeva verso nord subito dietro le case dall'altra parte della via. Inoltre, nel 117 d.C. la IX Legione Spagnola, un corpo di truppe scelte di quattromila uomini, era stata inviata dalla Spagna in quella zona della Scozia per schiacciare una rivolta tribale.
La legione era nota come la "Sventurata Nona" perché nel 60 d.C. dei suoi soldati avevano frustato Boadicea, regina della tribù britannica degli Iceani, e avevano violentato le sue figlie. Boadicea aveva maledetto in eterno quegli uomini e in seguito aveva guidato una rivolta che aveva inflitto alla IX gravi perdite.
La legione venne ricostituita, ma non era più la stessa. La sua marcia sulla Scozia s'interruppe misteriosamente. Essa svanì senza lasciare traccia poco dopo essere passata attraverso quella che secoli dopo sarebbe stata Dunblane.
Nell'ottobre del 1984 McKerracher, che non risentì più il rumore e in seguito si trasferì nella parte vecchia di Dunblane, tenne una conferenza sulla storia locale presso un circolo femminile. Alla fine della conferenza Cecilia Moore, un membro del circolo, andò al podio e dichiarò che forse anche lei aveva udito il passaggio di un esercito romano fantasma.
Si venne a sapere che aveva abitato dall'altro lato della strada dove lo scrittore aveva avuto il suo precedente domicilio. "Una sera stavo facendo uscire il gatto quando ho sentito un rumore come di un esercito che passasse dal mio guardino dietro casa" testimoniò. Il fatto, determinò McKerracher, era successo la stessa notte e alla stessa ora della sua esperienza.
"Sono convinto - scrisse - che quello che io e la signora Moore abbiamo sentito, e che gli animali dei miei vicini hanno visto, è stato il passaggio di una legione maledetta, in marcia verso il suo tremendo e ignoto destino, quasi duemila anni fa."» (4)

Il lettore, forse, ricorderà che ci eravamo già occupati di questo tipo di fenomeni in alcuni precedenti lavori, e, in particolare, di quello del signor McKerracher e di quello della signora M. Rawlings, che a St. Albans (la romana Verulamio) "vide", e non udì soltanto, una legione romana in marcia, guidata da un alto ufficiale, che indossava una toga bianca e che portava una corona d'alloro sulla fronte. (5)
Per quanto riguarda la "legione perduta" di Dunblane, in quella sede avevano avanzato l'ipotesi che i sacerdoti druidi, per vendicare l'atroce offesa recata dai soldati romani alla regina Boadicea e alle sue figlie - così come narra Tacito negli "Annali" - li avessero maledetti nel corso di qualche cerimonia magica.
È noto che gli sforzi di Roma per assimilare gli abitanti dell'antica Britannia coincisero, in gran parte, con i loro sforzi per distruggere la confraternita dei Druidi: caso quasi unico nella storia dell'Impero Romano, la cui regola era quella di rispettare i culti e le credenze di ciascuna religione dei popoli sottomessi. (6)
D'altra parte, nonostante le spedizioni effettuate, per mare e per terra, dal generale Gneo Giulio Agricola (suocero dello storico Tacito), fra l'80 e l'84, e la sua memorabile vittoria nella battaglia del Mons Graupius, i Romani non riuscirono a sottomettere definitivamente la Caledonia (odierna Scozia), la più settentrionale delle loro conquiste; e, in seguito, dovettero ritirarsi dietro il Vallo di Adriano e il Vallo di Antonino Pio. (7)
Così, la "Sventurata Nona" appare veramente perduta ai confini dello spazio (una regione boreale caratterizzata dalle eterne brume e dalle lunghissime notti invernali) e del tempo (un evento antico di quasi duemila anni), caso estremo di materializzazione del passato.
Quanto alla sua scomparsa, esisterebbe memoria di altri fatti analoghi. Il più conosciuto, probabilmente, è quello del 14° reggimento Norfolk dell'esercito britannico, che scomparve alla vista, apparentemente all'interno di una nuvola biancastra, mentre andava all'assalto delle trincee turche sul fronte di Gallipoli, presso la Baia di Suvla, il 20 agosto del 1915.
Si trattava di quattrocento uomini che, secondo alcuni testimoni, scomparvero letteralmente nel nulla: tale, almeno, fu l'impressione dei genieri neozelandesi, che si trovavano poco distante e che assistettero allibiti alla scena.

Uno degli studi più seri e completi su questa fenomenologia, oltre all'ormai classico "Esperimento col tempo" di John William Dunne, è quello pubblicato da Jenny Randles con il titolo "Ritorno dal futuro". (8)
L'autrice vi esamina una grande quantità di testimonianze relative ai "buchi nel tempo", avanza una serie di ipotesi e riporta le testimonianze di esseri umani che hanno fatto esperienze di slittamento temporale, a volte per alcuni minuti, a volte, addirittura, per alcuni giorni (il famoso problema, ben noto agli studiosi del paranormale, delle "ore mancanti" o dei "giorni mancanti").
Pur senza collocarsi esplicitamente all'interno di una prospettiva "complottista", la Randles ha notato la curiosa coincidenza (ma sappiamo cosa Jung pensava delle coincidenze...) che numerosi episodi di distorsione spazio-temporale sembrano aver luogo in prossimità di basi militari, ove si svolgerebbero esperimenti scientifici segretissimi, che potrebbero, comunque, avere a che fare con la ricerca di cunicoli spazio-temporali: un po' come nel famoso, e controverso, "esperimento Filadelfia" della Marina militare statunitense.

Una cosa è certa. Se vogliamo sperare di avvicinarci al mistero della fenomenologia in questione, dovremmo abbandonare molte delle nostre pretese certezze sulla natura del tempo.
Forse, per prima cosa, dovremmo familiarizzarci con la teoria del filosofo russo P.D. Ouspensky (più tardi seguace del celebre Gurdjieff), il quale sosteneva che il tempo è una quarta dimensione e che può essere suddiviso, a sua volta, in una quinta e una sesta, in modo da definirsi - come lo spazio - per mezzo di tre dimensioni.
A quel punto, passato, presente e futuro cesserebbero di apparirci come concatenazioni di eventi successivi di un'unica freccia temporale, ma ci si presenterebbero, piuttosto, come tre aspetti di un'unica realtà simultanea: proprio come lo sono, nel caso dello spazio, la lunghezza, la larghezza e la profondità degli oggetti.
Se le cose stanno così, molti fatti che oggi ci appaiono inspiegabili, potrebbero divenirci un po' più comprensibili.
Dopotutto, se le tre dimensioni del tempo sono aspetti di una realtà continua, il passato e il futuro non sarebbero altro che una nostra illusione ottica, e il tempo altro non sarebbe che un luminoso, eterno presente.

Note:
1. Cfr. Francesco Trochu, "Il curato d'Ars" (titolo originale: "Le Curé d'Ars", Libr. Chat. E: Vitte, Paris; traduzione italiana Marietti, Toreino, 1959, 1964, p. 310.
2. A.A. V.V., "Nel mondo dell'incredibile", Selezione del Reader's Diges, edizione italiana Milano, 1983, p. 358.
3. Cfr. Peter Nobile, "Ufo, Triangolo delle Bermuda, Atlantide. Che cosa c'è di vero", Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1979, pp. 64-71.
4. Charles Berlitz, "Il libro dei fatti incredibili ma veri" (titolo originale: "World of Strange Phenomena", 1988); traduzione italiana di Andrea D'Anna, Rizzoli, Milano, 1989, pp. 191-193.
5. Cfr. Francesco Lamendola, "Il fantasma del cavaliere spagnolo".
6. Cfr. Francesco Lamendola, "Svetonio Paolino distrugge il 'santuario' della resistenza druidica sull'isola di Mona", sul sito di Arianna Editrice.
7. Cfr. Bary Cunliffe, "Roma e i barbari" (titolo originale: "Rome and the Barbarians", 1975; traduzione italiana Newton Compton, Roma, 1980, pp. 29-45.
8. Jenny Randles, "Ritorno dal futuro" (titolo originale: "Times Storms", 2001); traduzione italiana Armenia , 2002. Vedi anche l'ottimo volume di Joan Forman "La maschera del tempo" (titolo originale: "The Mask of Time", 1988); traduzione italiana Siad, Milano, 1989.

http://www.edicolaweb.net/dimen60a.htm

LA LEGGENDA DELL'OLANDESE VOLANTE
E IL MISTERO DELLA VISUALIZZAZIONE DEL PASSATO
di Francesco Lamendola
per Edicolaweb

In "La 'legione fantasma' dei monti scozzesi" abbiamo riferito alcuni casi di apparizioni di fatti avvenuti in un passato più o meno remoto.

Il caso probabilmente più celebre di questo genere di fenomeni è quello relativo alla leggenda dell'Olandese Volante, un vascello che andrebbe da secoli alla deriva sui mari di tutto il mondo, lungo la rotta meridionale del Capo Horn e del Capo di Buona Speranza, forse come punizione per un patto diabolico stipulato dal suo comandante, nel 1600.
Fra i numerosi avvistamenti, quello che coinvolse il pubblico più numeroso si verificò al largo del Sud Africa, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Così lo descrive il volume "Nel mondo dell'incredibile" (1):

«La foschia avvolgeva le azzurre acque di False Bay, una stazione balneare di gran moda nell'Africa del sud. Era una giornata torrida del marzo 1939 [corrispondente, nell'emisfero australe, al meste di settembre dell'emisfero boreale], e sulla sabbia bruciata dal sole della spiaggia di Glencairn c'erano una sessantina di bagnanti.
D'un tratto, dalla foschia balzò fuori uno strano veliero, sul tipo di quelli che una volta assicuravano il servizio delle Indie orientali, e che non si vedevano ormai da secoli al largo del Capo di Buona Speranza.
I bagnanti che notarono la strana apparizione chiamarono gli altri, e ben presto una piccola folla eccitata vociava sulla riva del mare.
Secondo quanto un giornale doveva pubblicare il giorno dopo, la nave sembrava diretta verso Muizenberg con tutte le vele gonfie, sebbene non vi fosse un filo d'aria.
Il "British South Africa Annual" del 1939 riferì: "Come pilotato da una forza misteriosa, il veliero proseguì la sua ritta, mentre i bagnanti di Glencairn discutevano animatamente i motivi della direzione del vascello, che sembrava destinato ad andare a incagliarsi sulle sabbie di Strandfontein. Ma proprio quando l'eccitazione aveva raggiunto il colmo, la misteriosa nave parve dissolversi nell'aria, esattamente com'era comparsa.
Nei giorni seguenti si parlò molto della comparsa del "vascello fantasma". Secondo alcuni, i bagnanti di Glencairn avevano avuto un miraggio, e la nave misteriosa era, per qualche strano fenomeno di rifrazione della luce, l'immagine di un veliero che stava passando a varie centinaia di miglia di distanza.
Ma, come facevano notare quelli che avevano avvistato la nave, la larga, piatta chiglia, l'alta poppa e persino il tipo delle vele erano diversi da quelli di qualsiasi veliero moderno. Si trattava, inequivocabilmente, d'un naviglio mercantile del XVII secolo.
Helene Tydell, che si trovava tra la folla dei testimoni, dichiarò: "Dicano quello che vogliono gli scettici, ma quella nave era sicuramente l'Olandese Volante!"»

Stando a quanto si dice, la leggenda dell'Olandese Volante - che ha ispirato numerosi artisti, tra i quali Richard Wagner - sarebbe riconducibile ad un personaggio storico ben preciso: il capitano Hendrik Vanderdecken, della Compagnia delle Indie olandesi, che frequentava la rotta da Amsterdam a Batavia, nell'isola di Giava, ai primi del XVII secolo.
Pare che egli fosse un marinaio talmente abile, da percorrere quella cospicua distanza in tempi sorprendentemente brevi, anche per alcuni accorgimenti tecnici che avevano reso la sua nave più veloce di ogni altra. Questa eccezionale rapidità di spostamenti aveva fatto nascere la diceria che egli avesse stretto un patto con il demonio; così come si diceva, del resto, di altri abili piloti, al tempo della navigazione a vela, magari perché conoscevano e sfruttavano alcune correnti oceaniche favorevoli, ignorate dai loro contemporanei.
Un'altra versione della leggenda vuole che una volta, giunto all'altezza del Capo di Buona Speranza, un altro capitano olandese, tale Bernard Fokke, venisse respinto da una furiosa tempesta; e che, volendo mostrarsi all'altezza della propria fama di uomo intrepido e che non aveva paura di nulla e di nessuno, giunse al punto di lasciarsi tentare dal demonio e di sfidare Dio a impedirgli di doppiare il Capo. Il castigo non si fece attendere, ed egli fu, da allora, condannato a vagare senza pace sugli oceani, e senza mai poter entrare in un porto.
Gli avvistamenti dell'Olandese Volante sono stati relativamente frequenti nel corso del tempo. Fra gli ultimi, vale la pena di citare quello del futuro re d'Inghilterra Giorgio V, guardiamarina sulla nave "Incostant", nel 1881; e quello di quattro testimoni che lo videro solcare le acque presso Città del Capo, per poi scomparire dietro Robben Island, nel settembre 1942: questo fu anche l'ultimo della serie.
Poche settimane prima, il 3 agosto, due ufficiali della nave da guerra britannica "Jubilee" avevano veduto la strana apparizione; avvistamento che era stato fatto, quasi contemporaneamente, anche da parte dell'equipaggio di un sommergibile tedesco.
Quello compito dal Duca di Clarence, Edward, e da suo fratello George, futuro re d'Inghilterra, rimane, tuttavia, il più drammatico: perché, il mattino dopo che il veliero fantasma era passato, nella notte, ad appena 200 metri dall'"Incostant", nelle acque dello Stretto di Bass (fra la Tasmania e l'Australia sud-orientale), per poi scomparire subitaneamente, senza lasciare alcun relitto sulla propria scia, il marinaio che lo aveva avvistato precipitò dall'albero di parrocchetto sul castello di prua, sfracellandosi. Il tutto venne scrupolosamente registrato sul proprio diario dall'illustre guardiamarina, con oggettività quasi flemmatica, in pretto stile britannico: da esso veniamo a sapere che furono ben tredici le persone che videro distintamente il veliero misterioso.
Per tentare di fornire una spiegazione razionale, si è parlato di miraggi e, naturalmente, si sono tirati fuori diversi miti, da quello omerico dell'eroe che lotta con le divinità del mare per aprirsi la via del ritorno a casa, a quello dell'Ebreo errante, che Dio avrebbe condannato a vagare senza pace sulla Terra, per aver scagliato una pietra contro Gesù durante la "via crucis".
Però la teoria del miraggio non spiega perché i testimoni non videro un veliero qualsiasi, ma un galeone del XVII secolo, con tutte le vele spiegate, mentre non soffiava un alito di vento; e quella del mito non spiega nulla, perché non si può ragionevolmente sostenere che il futuro Giorgio V, il Duca di Clarence e tutti i bagnanti False Bay videro quello che videro, o che credettero di vedere, perché avevano letto Omero o perché avevamo sentito parlare della leggenda dell'Ebreo errante, e meno ancora perché avevano letto l'opera di Wagner intitolata "L'Olandese volante" o, magari, "La ballata del vecchio marinaio" di Samuel Taylor Coleridge.
No, queste sono tutto, tranne che delle spiegazioni: sono semplicemente la testimonianza del fatto che alcune persone non sopportano l'idea che sussista un mistero inaccessibile alla ragione e sarebbero pronte a invocare le ipotesi più ridicole, pur di mettere a tacere ogni dubbio.
Una delle spiegazioni più verosimili, a nostro avviso, per fenomeni di questo genere, può essere formulata tenendo conto della teoria elaborata dallo scrittore ed ingegnere aeronautico inglese J. W. Dunne, nel suo celebre saggio "Esperimento col tempo" (2).
Dunne ha avanzato l'ipotesi che il tempo scorra non come davanti ad un osservatore esterno fisso nel Tempo, ma che deve esserci un altro Tempo, in base al quale si può valutare quella attività, che appartiene al primo Tempo; e un altro Tempo ancora, in base al quale si muove quel secondo Tempo; e così via, all'infinito.
Il tempo, pertanto, non sarebbe altro che un Tempo Seriale, ove il tempo della durata fisica, che noi possiamo osservare con i sensi e misurare con gli orologi e col calendario, rimanda via via ad un Tempo Ultimo, assoluto, capace di reggere tutti gli altri Tempi relativi.
Nel libro (3) Dunne così formula le proprie conclusioni, tenendo conto sia della relatività einsteniana, sia di talune intuizioni di Henri Bergson e di altri filosofi contemporanei, oltre che dei suoi propri esperimenti sull'ipnagogia, sui sogni, sulla chiaroveggenza ed altri fenomeni paranormali:

«In modo molto sommario, dunque, direi così.

1. Il Serialismo rivela l'esistenza di una specie di "anima" ragionevole - un'anima individuale che un principio definito nel Tempo assoluto - un'anima la cui immortalità, poiché essa esiste in altre dimensioni del Tempo, non contraddice l'evidente fine dell'individuo nella dimensione temporale del fisiologo; e l'esistenza di quest'anima non contraddice alla scoperta del fisiologo dalla quale risulta che l'attività del cervello fornisce a base di ogni esperienza terrena e di ogni attività intellettuale associativa.
2. Esso dimostra che la natura d quest'ultima e del suo sviluppo mentale ci fornisce una risposta soddisfacente ai "perché" relativi all'evoluzione, al dolore, alla nascita, al sonno e alla morte.
3. >LI>Esso ci rivela l'esistenza di un supremo Osservatore di tutte le cose, il quale è la fonte di tutta quella autocoscienza, quell'intenzione e quell'intervento che costituiscono la base del puro pensare meccanico; ed Egli contiene in sé un osservatore meno generalizzato, che è la personificazione di tutta la vita genealogicamente correlata, e che è capace di pensieri e di previsioni del tipo umano, ma di una qualità che sta ben oltre le nostre capacità individuali. Nell'Osservatore supremo, noi, i singoli osservatori, e quell'albero genealogico di cui siano i rami, viviamo e troviamo il nostro essere. Ma non ci attende alcuna specie di "assorbimento": siano già assorbiti, e la tendenza è verso la differenziazione. La prova che il Serialismo fornisce dell'unità di tutta la carne in un "Corpo Supremo", e di tutti gli spiriti in uno "Spirito Supremo", fornisce la base logica necessaria ad ogni teoria dell'etica.
4. Esso ci spiega i sogni; ci spiega la profezia; ci spiega l'autocoscienza e il "libero arbitrio"; mentre, nella sua rivelazione dei rapporti intercorrenti fra i campi di presentazione generale e individuale, esso fornisce il primo elemento essenziale di qualunque spiegazione di quel fenomeno che, molto approssimativamente, viene chiamato "comunicazione telepatica".
5. Esso non contraddice né alla fisica né alla fisiologia dei nostri tempi.

Non si potrà metter da parte alla leggera una teoria che ottiene tutti questi risultati.»

Dunne - che ha poi ulteriormente sviluppato questi concetti in un altro libro, "The Serial Universe", del 1934 - è stato, invece, sostanzialmente snobbato dai filosofi del Novecento, anche se la sua teoria del Tempo seriale offre la possibilità di spiegare diversi fatti altrimenti difficilmente comprensibili, fra i quali gli avvistamenti di oggetti o persone del passato, come la legione romana perduta sui monti scozzesi, e il vascello dell'Olandese Volante.
In tale teoria, difatti, il tempo che noi chiamiamo presente è contenuto, come in un gioco di scatole cinesi, in una successione di tempi ulteriori, sempre più vasti e comprensivi, fino ad un Tempo Ultimo o Tempo Assoluto, che coincide con un Osservatore Supremo, fondamento logico e ontologico di tutti i tempi contingenti.
Si riporti, inoltre, alla mente quanto dicemmo, nel nostro articolo "Padre Pellegrino Ernetti e il cronovisore, macchina per registrare le immagini del passato" a suo tempo, a proposito del cronovisore di padre Ernetti - la macchina per registrare le immagini del passato - basato, appunto, sul concetto che il gli eventi che si verificano nel tempo non cessano di esistere per sempre, mano a mano che il presente diventa passato, ma sopravvivono in una dimensione parallela alla nostra: una sorta di deposito "akhasico" ove persiste, fuori del tempo, tutto ciò che è stato, che è e che sarà.
Integrando l'intuizione di Dunne sul tempo e sugli universi seriali, con quella relativa al "deposito akhasico" di tutti gli enti reali o anche solo possibili, si può giungere ad un tentativo di spiegazione di fenomeni come quelli relativi all'avvistamento dell'Olandese Volante.
In effetti, si tratta fenomeni nei quali si realizza una autentica visione del passato (in altri casi, del futuro), dovuta ad una smagliatura nella rete di un Tempo contingente, attraverso la quale fuoriesce, per così dire, il materiale relativo ad un altro Tempo, riversandosi in un Tempo diverso da quello: passato o futuro; il che spiega, rispettivamente, le visioni del passato e quelle di ciò che deve ancora accadere, e che tuttavia, in quell'Altrove di cui abbiamo detto, già esiste ed è esistito, probabilmente, da sempre.
Se è così, allora bisogna ammettere che il libero arbitrio non è minimamente pregiudicato, nonostante che il passato sia già accaduto nel Tempo Assoluto: perché noi, immersi come siamo in uno dei tanti Tempi contingenti, nulla sappiano di ciò che sta oltre le frontiere del nostro piccolo mondo.
Nessun miraggio, dunque, e nessuna illusione: quei testimoni videro realmente un veliero del 1600, che avanzava con le vele spiegate ed altri particolari molto realistici, comprendenti, talvolta, lo stesso capitano, o forse il timoniere; o meglio, essi videro la traccia "akhasica" da esso lasciata nel corso dei suoi viaggi realmente compiuti, e conservatasi nei Tempi ulteriori, pronta a riapparire qualora si produca una apertura casuale nelle pareti del Tempo nostro.
Se poi si tratti realmente della nave di un capitano maledetto da Dio a causa del suo folle e blasfemo orgoglio, questa è un'altra questione; nella quale gioca il suo peso, indubbiamente, la suggestione delle opere letterarie e musicali di alcuni artisti del Romanticismo europeo.
Il fenomeno, in se stesso, è però reale: che piaccia o non piaccia ai cultori di una scienza arrogante e totalitaria, che vorrebbe essere in grado di spiegare tutto e di svelare fin l'ultimo angolo di mistero, con i suoi poveri mezzi puramente quantitativi e materiali.

Note:
1. Titolo originale: "Stranges stories, amazing facts", 1977; traduzione italiana, Milano, Selezione dal Reader's Digest, 1980, p. 374.
2. Titolo originale: "An Experiment with Time", 1927; traduzione italiana di Camillo Pellizzi, Milano, Longanesi & C., 1946.
3. Op. cit., pp. 219-220.



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