Questa storie della datazione con carbonio 14 va chiarita una volta per tutte.
Le dichiarazioni di Ramsey , cui era stata attribuita una frase " dubitativa " sulla datazione fatta nei laboratori :
http://www.antoniolombatti.it/B/Blog01- ... 4C8A9.htmle un post veramente interessante del nick mario
da
http://www.archeologia.com/forum/scienz ... one-2.htmlpag 2 in data 06-Aprile -2008 11:05.
Com’e’ noto la datazione medievale della Sindone pubblicata su Nature nel 1989 e accettata dalla Chiesa, ha invece suscitato una marea di polemiche da parte di studiosi di varie discipline, sia dilettanti che professionisti, riportate poi in modo distorto dalla stampa nazionale ed internazionale (il problema di una certa comunicazione non e’ solo in Italia) come i “i dubbi degli scienziati sulla datazione della Sindone”, concetto rispolverato di recente.
Vorrei sottolineare due punti molto importanti:
1.Nessuno studioso specialista di datazione con isotopi ha mai sollevato dubbi sulla datazione della Sindone.
2.Sono stati pubblicati solo due articoli scientifici contro la datazione . Il primo si e’ poi rivelato una penosa frode scientifica, il secondo e’ alquanto debole scientificamente.
Tutte le controversie possono essere divise in due gruppi:
1.L’ipotesi della contaminazione
2.L’ipotesi dello scambio dei campioni
1) Ipotesi della contaminazione.
Questo tipo di controversia sostiene in pratica che poiche’ attraverso la sua storia la Sindone e’ stata esposta all’aria, al fumo delle candele, all’azione dei batteri, forse bollita in olio nel Medioevo per dimostrare la permanenza dell’immagine e quindi la sua sacralita’ (fatto non storicamente provato) e via dicendo, contaminazioni organiche medievali o piu’ recenti avrebbero falsato la datazione con il radiocarbonio.
E’ vero che le contaminazioni organiche sono un problema riconosciuto nelle datazioni con il C14 e possono falsare le misure, ed e’ per questo che i protocolli di pulitura e preparazione dei campioni sono fondamentali, tuttavia bisogna tenere conto dell’aspetto quantitativo della contaminazione. Non c’e’ bisogno di essere degli esperti, basta solo conoscere i principi dell’analisi del C14, come m’immagino tutti gli archeologi e studenti di archeologia, per capire che le contaminazioni posteriori sono tanto piu’ serie quanto piu’ e’ antico il reperto. Per reperti molto antichi, risalenti al Neolitico o al Paleolitico, certamente anche una piccola contaminazione recente puo’ falsare di molto la datazione. Nel caso della Sindone, per la quale ci si aspetta un’eta’ di circa 2000 anni, e’ abbastanza semplice da capire, anche senza fare calcoli matematici, che per falsare il risultato di 1300 anni in meno, occorrerebbero contaminazioni pesantissime, dello stesso ordine ponderale del campione stesso.
Un microbiologo aveva ipotizzato che sulla tela, nel tempo, sarebbero cresciuti dei batteri formanti un biofilm (cioe’ una pellicola continua, come nella placca dentaria), tale da falsare i risultati. Per avere un risultato simile, la quantita’ di batteri avrebbe dovuto essere enorme, una crosta visibile ad occhio nudo. Invece neppure le fotografie delle fibre al microscopio rivelano contaminazioni di questa entita’.
Inoltre, come ho gia’ scritto precedentemente, i campioni sindonici e quelli di controllo sono stati sottoposti ad accurati protocolli di pulizia, alcuni molto energici, che hanno sicuramente eliminato le contaminazioni organiche.
Ma nel 1996 (lo ricordo benissimo) scoppio’ un grande chiasso mediatico sui giornali e televisione: uno scienziato russo aveva dimostrato scientificamente che la datazione della Sindone era errata e che il telo doveva essere molto piu’ antico.
Era stato pubblicato un articolo scientifico: Kouznetsov D. et al. Effects of fires and biofractionation of carbon isotopes on results of radiocarbon dating of old textiles: the Shroud of Turin Journal of Archaeological Science (1996) 23, 109–121.
In questo articolo, apparentemente scritto in modo molto professionale , veniva riportato che un campione di tela di lino, ben noto agli archeologi e proveniente dallo scavo di En Gedi (Israele), datato tra il I sec a.C e il I sec. d.C. dal famoso Centro AMS di Tucson (Arizona, USA), uno dei tre laboratori che aveva datato la Sindone, se sottoposto ad un particolare trattamento termico in presenza di vapore acqueo contenente ioni di argento (200 #8304;C, 90 min.) risultava invece risalire al 1200 d.C. nella datazione AMS/C14. Il particolare trattamento, descritto nei metodi, era stato ideato dal gruppo russo per riprodurre le condizioni nelle quali si era trovata la Sindone durante l’incendio di Chambery nel 1532 (calore, acqua usata per spegnere il fuoco e argento fuso). Secondo l’articolo, questo effetto sarebbe stato dovuto ad una reazione chimica, chiamata carbossilazione, tra la CO2 presente nell’aria e gli zuccheri della cellulosa del lino, catalizzata dagli ioni argento e dalle particolari condizioni termiche. Ci sarebbe stata quindi un’incorporazione di carbonio dell’epoca medievale nella struttura chimica delle fibre del lino (che ovviamente non sarebbe stata eliminata da nessun tipo di pulitura)
Il laboratorio AMS dell’Arizona rifece accuratamente gli esperimenti di Kouznetsov, su un piccolo campione rimasto in loro possesso del lino di En Gedi, senza riscontrare nessuna variazione del contenuto del C14. Inoltre, i ricercatori dell’Arizona riscontrarono gravi errori nei calcoli di Kouznetsov. Infatti, anche se la carbossilazione delle fibre di lino fosse stata reale e completa (ed una carbossilazione della cellulosa del lino in quelle condizioni non e' nota in chimica) il “ringiovanimento” delle fibre non avrebbe mai potuto superare i 100 anni. I ricercatori americani riportarono anche che quel trattamento termico aveva fortemente ingiallito il lino, e che quindi non riproduceva certo le condizioni di Chambery.
Il centro AMS dove si sarebbero svolti gli esperimenti di Kouznetsov, i Sedov Biopolymer Research Laboratories di Mosca, risulto’ essere totalmente sconosciuto agli esperti del settore, inclusi quelli russi, e nessun lavoro scientifico precedente risultava pubblicato da questo istituto nella letteratura scientifica. Ora, i centri AMS (Accelerator Mass Spectrometry) che si occupano di datazioni con metodi isotopici richiedono grossi investimenti, non sono molti (sono poco piu’ di un centinaio in tutto il mondo) e sono tutti ben conosciuti nel campo. In seguito si scopri’ che Kouznetsov aveva commesso altre volte frode scientifica, pubblicando articoli dove aveva perfino incluso referenze totalmente inventate. La “confutazione della datazione della Sindone” quindi non era altro che un’altra delle sue frodi.
Il centro dell’Arizona pubblico’ i risultati e le argomentazioni che smentivano Kouznetsov in un articolo sullo stesso giornale:
Jull AJT et al. Factors Affecting the Apparent Radiocarbon Age of Textiles: A Comment on ‘‘Effects of Fires and Biofractionation of Carbon Isotopes on Results of Radiocarbon Dating of Old Textiles: The Shroud of Turin’’, by D. A. Kouznetsov et al. Journal of Archaeological Science (1996) 23, 157–160
Vorrei sottolineare ,con sdegno, che i mezzi d’informazione, stampa o televisione, che mi ricordi, non hanno mai parlato di questa smentita. Io stesso ho scoperto questo articolo solo ora facendo ricerche bibliografiche.
2) Ipotesi della sostituzione dei campioni
Il secondo gruppo di contestazioni afferma che per errore i campioni della Sindone furono tagliati dai rammendi medievali oppure dal telo d’Olanda, il telo cucito sotto dalle Clarisse di Chambery per sostenere la Sindone. Addirittura si sostiene che ci fu una sostituzione dolosa con campioni di tessuti medievali. A me sembra estremamente improbabile che una cosa del genere possa essere accaduta, e credo che queste ipotesi vengano fatte nella piu’ totale ignoranza dei fatti oppure in malafede. Questa evenienza e’ stata una delle piu’ grandi preoccupazioni degli studiosi quando fu discusso il protocollo di datazione. Il Rapporto Sindone (che termina con la descrizione della raccolta dei campioni e che fu finito di stampare prima che si conoscessero i risultati) descrive come si svolsero i fatti e che in parte ho riportato.
Tutta l’operazione si svolse nella Cattedrale di Torino, il 21 aprile 1988, a porte chiuse, presenti non piu’ di 30 persone in tutto. Al contrario da quanto ho letto negli articoli de La Stampa citati da Cheope, tutto si svolse ordinatamente e con calma in circa 3 ore. Il taglio fu eseguito da Giovanni Riggi di Numana, che aveva coordinato tutti gli studi sulla Sindone e che la conosceva come le sue tasche. Gli esperti tessili esaminarono ed approvarono l’area di taglio. Tutte le operazioni vennero filmate e fotografate. Il Cardinale Ballestrero segui’ da vicino personalmente tutte le operazioni. Erano presenti i rappresentanti dei tre laboratori per la datazione e M.S Tite, del British Museum. I campioni furono pesati usando bilance elettroniche di precisione. I campioni di controllo furono tutti portati da Tite.
Dopodiche’ tutti i campioni furono codificati, chiusi in contenitori e sigillati. Quest’ultima operazione fu compiuta in segreto esclusivamente da Tite e dal Card. Ballestrero in un’area riservata. I campioni, sotto codifica, furono consegnati ai rappresentanti dei tre laboratori. Questo resoconto e’ anche riportato nell’articolo di Nature, e combacia fedelmente con quello pubblicato precedentemente nel Rapporto Sindone da Riggi di Numana.
Una sostituzione con dolo? E per quale motivo? Tite era l’unico in grado di farlo, anche se l’operazione non sarebbe stata facile sotto gli occhi del Card. Ballestrero, che non credo avesse alcun interesse a far risultare la Sindone medievale. Qualcuno e’ arrivato ad ipotizzare un complotto dei ricercatori, cosa quasi impossibile dato il coinvolgimento di tre centri qualificati AMS in tre nazioni diverse. In tutto, i ricercatori che hanno eseguito la datazione della Sindone erano 20.
Credo invece che sia molto difficile trovare in archeologia una datazione di un reperto eseguita con un metodo piu’ controllato ed accurato di questo.
Tre anni fa, Raymond Rogers, un chimico americano del Los Alamos National Laboratory (USA), che aveva lavorato sulla Sindone negli studi del 1978, pubblico’ un articolo su una rivista di chimica:Rogers RN Studies on the radiocarbon sample from the shroud of turin Thermochimica Acta 425 (2005) 189–194.
In questo articolo Rogers riportava una differenza nella composizione chimica delle fibre di lino (misurata con la spettrometria di massa) tra fibre che lui aveva prelevato nel 1978 con uno speciale nastro adesivo dall’area dell’immagine della Sindone (e quindi da lui ritenute di sicura origine sindonica) e fibre del campione usato per la datazione, prelevate con lo stesso metodo ed inviategli dal Prof. Luigi Gonella, un fisico del Politecnico di Torino, consulente scientifico del Cardinale Ballestrero per la Sindone, che aveva partecipato nel 1988 al prelievo dei campioni.
Inoltre sosteneva che le fibre sicuramente sindoniche non contenevano vaniglina nella lignina (un componente delle fibre),e che la degradazione della vaniglina della lignina poteva essere utilizzata come un metodo per la datazione di antichi tessuti. Secondo Rogers, teli di lino molto antichi al contrario dei teli medievali , incluso il telo d’Olanda, non presentavano tracce di vaniglina nella lignina. Inoltre sosteneva di aver riscontrato nelle fibre del campione della datazione tracce di alizarina, un colorante naturale comparso in Europa solo a partire dal periodo medievale.La conclusione di Rogers era che le fibre del campione della datazione erano diverse da quelle sicuramente sindoniche, a sostegno quindi dell’ipotesi che fosse stato tagliato un rammendo medievale.
L’articolo non sembra molto chiaro. Il metodo di datazione con la vaniglina non e’ un metodo scientificamente riconosciuto e nell’articolo molte affermazioni chiave non sono supportate da referenze scientifiche. Inoltre Rogers dichiara di aver condotto tale ricerca a titolo personale e di aver eseguito il lavoro preparatorio sulle fibre a casa sua, fatto alquanto insolito nella ricerca. Questo va a discredito del giornale che non avrebbe dovuto pubblicare un articolo cosi’ lacunoso.
Concludendo, non ho trovato nella letteratura scientifica nessuna obbiezione seria alla datazione della Sindone. Quelli che i media e i siti sindonici in rete definiscono “i dubbi degli scienziati sulla datazione della Sindone” sono solo una collezione di ipotesi infondate, illazioni false dovute ad ignoranza, malafede o ad entrambe, una grave frode scientifica ed un’ipotesi scientifica alquanto traballante ed inconsistente.
Mario