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Ufetto
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 Oggetto del messaggio: Un parere su Zanfretta
MessaggioInviato: 02/01/2009, 00:31 
chiedo un parere perche il caso del metronotte piu famoso della storia del ufologia mi ha sempre incuriosito diciamo che la prima volta che lo sentii mi sembrava una bufala poi approfondii meglio e iniziai a credere quasi a tutto ad esempio penso che il rapimento c'è stato,ma sulla famosa scatola ho avuto dubbi, pero anche li finivo per essere piu sul si che sul no ora pero le recenti notizie davano la storia quasi in conclusione cioè dice che dal gennaio 2008 si sono iniziate ad accendere le luci di 12 caselle come se fosse un timer che stava per scadere sembrava che ora a gennaio 2009 succedesse qualcosa invece per ora niente [:(] bufala???


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MessaggioInviato: 02/01/2009, 05:04 
Credo che un fondo di verità ci sia. Probabilmente il contatto ravvicinato c'è stato ma dubito di ciò che è stato aggiunto in seguito.



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MessaggioInviato: 02/01/2009, 09:50 
Qualche tempo fa si era già parlato di Zanfretta in questo forum. Mi ricordo che avevo accennato al fatto che pare che i presunti alieni di Zanfretta sarebbero tornati nel 2010 e allora finalmente si sarebbe saputo a cosa serviva la misteriosa "scatola".
Ma chissà... può darsi che abbiano cambiato idea e abbiano deciso di fare come tutti gli altri: venire nel 2012, per far contenti i terrestri che se li aspettano solo per allora, non prima....


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MessaggioInviato: 02/01/2009, 10:16 
Cita:
katun20 ha scritto:


Credo che un fondo di verità ci sia. Probabilmente il contatto ravvicinato c'è stato ma dubito di ciò che è stato aggiunto in seguito.


Sono d'accordo.



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Indice "Tracce di UFO nella Letteratura"; topic.asp?TOPIC_ID=4630
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MessaggioInviato: 02/01/2009, 19:30 
Riassumendo...

La storia:
Se qualcuno ci chiedesse se riteniamo possibile che un uomo possa essere catturato da misteriosi extraterrestri alti tre metri e trasportato all'interno di un enorme disco volante, la risposta non potrebbe essere che no. Anzi, quasi quasi dubiteremmo pure della sanità mentale di chi ci ha rivolto la domanda. Secondo quanto ci hanno insegnato sui banchi di scuola, infatti, un mondo abitato da creature intelligenti deve ancora essere scoperto. Figuriamoci poi se si può credere a fantastici alieni che si divertirebbero a volare sulle nostre teste e che di tanto in tanto, per motivi che sarebbe difficile comprendere, «prelevano» un povero diavolo per interrogarlo, usarlo come cavia per qualche esperimento scientifico oppure, come nel caso di Zanfretta, affidargli la custodia di una fantomatica sfera contenente una piramide luminosa il cui scopo sarebbe quello di renderci edotti sulla loro presunta civiltà. Ripeto: si può credere a tutto questo? La risposta, in qualunque modo la si voglia mettere, non può essere che no. La realtà, però, non è così in bianco e nero come spesso la immaginiamo. Anche se la nostra ragione si rifiuta di prendere in considerazione fatti che non rientrano nei canoni scientifici che conosciamo, non si possono ignorare episodi che accadono concretamente nel nostro mondo solo perché non rientrano nei parametri della scienza ufficiale. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che coinvolge decine o centinaia di testimoni liquidandolo semplicemente con un «Non può essere» e dando del pazzo a coloro che ne sono rimasti coinvolti loro malgrado. Perché questo è proprio quello che è successo con il caso Zanfretta. In questa breve presentazione del libro non intendo riassumere gli avvenimenti che sono stati oggetto di due anni di indagini in poche e succinte parole. Chi fosse interessato alla vicenda dovrebbe leggersi il volume ed eventualmente allargare la ricerca ad altre fonti. Voglio però tratteggiare i contorni di questa storia e, possibilmente, suscitare alcune riflessioni. La prima volta che la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta dell'Istituto di vigilanza privata «Valbisagno» ha fatto parlare di se è stato nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978 quando fu trovato in stato di choc e in preda ad un indicibile terrore nei pressi della villa «Casa nostra» di Marzano di Torriglia, un piccolo centro sulle alture di Genova. Quando si riprese, Zanfretta raccontò tremando di aver visto «un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o tuta molle, comunque grigia» che subito dopo volo via «in una gigantesca luce a forma di triangolo, sormontata da lucette di diverso colore» . Quando la notizia uscì sul «Secolo XIX» , il quotidiano regionale più diffuso della Liguria, l'uomo divenne subito oggetto di un'interminabile serie di scherzi e battute. Eravamo negli anni Settanta e a Genova, una città che per tradizione rifiuta il nuovo. Figuriamoci poi se appare nella veste di un Ufo con tanto di rapimento e alieni giganteschi. Allora ero un giovane cronista fresco di studi americani e quindi con una mentalità decisamente più aperta di quella di molti miei concittadini. Ragionando, mi chiedevo perché un metronotte stimato nel suo ambiente come uomo serio e coraggioso, sposato e padre di due figli, si andasse a complicare la vita, rischiando seriamente il licenziamento, raccontando quella strana favola ufologica. Decisi allora di indagare per saperne di più e fu proprio quella la ragione che per due anni mi fece seguire le avventure di Piero Zanfretta, ormai diventato noto in tutta Italia dopo la sua comparsa alla trasmissione televisiva Rai «Portobello» di Enzo Tortora. Del resto il caso Zanfretta non ci sarebbe stato - e oggi non ne sapremmo nulla - se io non avessi chiesto, e ottenuto, che la guardia giurata fosse sottoposta a ipnosi regressiva. Per farla breve, l'uomo ebbe altri tre «incontri ravvicinati» con i presunti alieni e durante l'ipnosi continuò a fornire dettagli a dir poco esplosivi. Il punto era che spesso e volentieri le sue testimonianze collimavano con quelle di altre persone che si sono trovate a vivere l'esperienza dell'avvistamento ufologico. Nel primo caso, ad esempio, i carabinieri di Torriglia, comandati dal maresciallo Antonio Nucchi, trovarono 52 testimoni oculari e una grossa traccia a forma di ferro di cavallo nel punto in cui Zanfretta venne trovato. La circostanza si ripetè in altri incontri e sempre più allarmante sembrava la coincidenza che i misteriosi episodi fossero confermati da testimoni o da fatti oggettivi. Nel 1980, così come erano comparsi, gli avvistamenti ufologici sparirono dalla provincia di Genova.
E anche per Zanfretta, ormai completamente succube degli «extraterrestri» , venne il momento di salutare i suoi «amici» . Almeno ufficialmente, i suoi incontri terminarono. Ed egli in privato continuò a sostenere di essere il guardiano di una sfera che però, a quanto ne so, nessuno è mai riuscito a vedere. Persino nelle sedute ipnotiche dimostrava di essere chiaramente controllato da una forza estranea che lo faceva regolarmente sfuggire al controllo del dottor Mauro Moretti, il medico ipnotista che lo seguiva. Da quel momento persi di vista Zanfretta e fu solo quattro anni dopo, nel 1984, ormai a mente fredda, che mi decisi a raccontare la mia esperienza in un libro pubblicando «Luci nella Notte, Ufo: Il Caso Zanfretta» con la Alkaest Editrice di Genova. Recentemente, invece, il libro è stato riproposto dalla De Ferrari Editore con il titolo «Il Caso Zanfretta» . Il volume suscitò anche un buon interesse dopo che la Rai ne ricavò uno sceneggiato televisivo in due puntate che andò in onda il 12 e 18 dicembre 1984. Devo dire che in quel periodo Zanfretta era davvero molto conosciuto. Un mio articolo apparso sul settimanale «Gente» venne tradotto e venduto in tutto il mondo. Mi capitò di trovare pezzi sul caso Zanfretta in giornali americani, brasiliani e giapponesi. Ancora adesso, se si cerca nella bibliografia internazionale, il nome di Zanfretta salta fuori assieme al mio libro. Un ulteriore sviluppo internazionale del caso avvenne nel '92 quando venni invitato a Tucson, in Arizona, per presentare il volume al primo Congresso mondiale di ufologia. In quell'occasione venne fuori una realtà americana della quale, fino ad oggi, non ho mai parlato. Intendo dire che all'Hotel Hilton di Tucson venni contattato da due persone, un uomo e una donna, che mi dissero di ritenere attendibile la storia di Zanfretta anche perché loro erano a conoscenza di altre due sfere esistenti sulla Terra, anch'esse donate da alieni a presunti rapiti. Insomma, volevano a tutti i costi la sfera di Zanfretta e per ottenerla erano disposti a ricompensarci principescamente.
Per dimostrare che non scherzavano, i due, che si dicevano rappresentanti di una non meglio specificata organizzazione, vennero a trovarmi in Liguria dopo il mio ritorno e stettero due settimane parlandomi di tutti i loro progetti da fare insieme. Io avrei preferito cedere i diritti del libro e farla finita lì , ma loro desideravano invece coinvolgermi in una joint-venture comune. In altre parole una società che doveva gestire il business che sarebbe scaturito dall'uscita di un film, prodotto da Hollywood, sul caso Zanfretta. A questo proposito mi fecero inviare da un legale di Chicago (anche se loro erano dell'Arizona, quindi l'organizzazione di cui facevano parte non era locale ma nazionale) un contratto che io dovevo firmare. Contratto che però io non volli sottoscrivere in quanto mi qualificava come maggior azionista della società (50%) la cui gestione era affidata interamente agli altri due (25% l'uno). Era come dire che io sarei stato responsabile di tutto quello che loro avrebbero fatto o deciso. Su questo scoglio l'accordo saltò e non se ne fece più nulla. Dopo un po' dei due non sentii più parlare. Questa storia, però, provocò una cocente delusione in Zanfretta che probabilmente si vedeva già in America. Comunque sia, poco tempo dopo l'uomo ebbe guai con la giustizia (anche se ha sempre sostenuto di essere stato vittima di un complotto), abbandonò la divisa da guardia giurata e si mise a fare altri lavori. Un po' di soddisfazione cinematografica gli sta arrivando proprio in questo periodo visto che la Liguria Film Company ha appena annunciato di voler girare un film di fantascienza a sfondo ironico («Invaxön», ma si legge «Invasciun» , alla genovese) che prende spunto proprio dalle sue avventure. Non sarà un successo hollywoodiano, ma è comunque qualcosa. Del resto, film a parte, a quanto mi dicono continua a dire di essere il guardiano di quella sfera. E nessuno è mai riuscito a risolvere il mistero che si porta dentro.

ADESSO GLI UFO
MI VOGLIONO RAPIRE
Così dice Fortunato Zanfretta dopo un secondo "incontro ravvicinato del terzo tipo" (del primo parlò anche a "Portobello") - Lo hanno trovato tremante e piangente i suoi colleghi: "Cosa ne sarà dei miei bambini?", gridava. "Non voglio, non voglio" - Come "prove" dell'incontro rimangono alcune orme sul terreno, di grandezza non umana, e un innaturale calore all'interno della sua automobile
di Rino Di Stefano
(Gente, 20 Gennaio 1979)
Genova, gennaio Pierftunato Zanfretta, il metronotte di Genova che ha avuto un "incontro ravvicinato del terzo tipo" con un Ufo ed ha raccontato la sua esperienza alla trasmissione "Portobello" di Enzo Tortora, si è sottoposto ad una seduta ipnotica. Lo ha fatto per metter fine all'incredulità della gente che lo segna ironica mente a dito, come "quello che ha visto i marziani". Sotto ipnosi, Fortunato Zanfretta ha rivelato una parte finora ignorata del suo racconto. Eravamo nello studio del medico ipnotista genovese dottor Mauro Moretti, mentre si svolgeva la seduta, ed abbiamo registrato le parole del metronotte. Il suo è stato un racconto strano, affascinante e in alcuni momenti incredibile. Fortunato Zanfretta, in stato di ipnosi, ha detto di essere stato rapito da mostruose creature extraterrestri e portato su un disco volante, dove lo hanno interrogato ed esaminato. I visitatori, ha detto, "provenivano dalla terza galassia" e gli hanno persino affidato un messaggio. Il dottor Moretti, al quale Zanfretta si è rivolto accompagnato dai suoi superiori, ci ha spiegato che "sotto ipnosi non si può mentire". "Ciò che una persona ipnotizzata dice", ha proseguito, "corrisponde a quelle sensazioni o a quegli avvenimenti che il soggetto ritiene di avere veramente vissuto".
Prima di riferire il risultato dell'esperimento di ipnosi, ricapitoliamo i fatti.
Giovedì 7 dicembre i carabinieri di Torriglia, un paesino dell'entroterra genovese, ricevettero, dalla cooperativa "Val Bisagno" di Genova, la segnalazione dell'atterraggio di un Ufo di cui era stato testimone il loro dipendente Fortunato Zanfretta, 26 anni, la sera prima, durante il suo giro di perlustrazione. Zanfretta era stato ritrovato dai suoi colleghi Walter Lauria e Raimondo Mascia in stato di choc alle 1,15 del mattino, presso la villa "Casa Nostra" in frazione Marzano di Torriglia. Non connetteva. Era spaventatissimo, e continuava a ripetere: "Li ho visti, li ho visti". Quando si riprese, disse che coloro che lo avevano tanto terrorizzato erano "degli extraterrestri dalle sembianze mostruose".
Dietro sua indicazione, i carabinieri si recarono sul "luogo dell'atterraggio" e lì, chiare sull'erba gelata dalla brina invernale, trovarono due impronte a forma di ferro di cavallo, aventi un diametro di circa tre metri.
Per Zanfretta fu l'inizio di una "popolarità" non prevista e forse non gradita. Giornalisti, televisioni private, poi "Portobello": tutti volevano sentire il racconto del suo straordinario incontro. Persino la sua vita familiare ne fu sconvolta. Sua moglie, Silvana Mura, continuava a ricevere telefonate: c'era chi voleva prendere in giro suo marito, e chi invece chiedeva appuntamenti. Anche i loro due bambini, Margherita, di 4 anni, e Fabio, di 15 mesi, finirono per risentire di tutto quel trambusto che si era creato attorno al loro papà. Nella zona dove la famiglia abita, a Sampierdarena, molti non credevano al racconto di Zanfretta e lo definivano "un visionario".
Prima che la seduta ipnotica avesse luogo, ci siamo fatti ripetere da Fortunato Zanfretta il racconto di ciò che ha visto e sentito nella notte fra il 6 e il 7 dicembre scorso. "Mercoledi 6 dicembre, verso le 23,30", ha raccontato il metronotte, "mi sono recato a Marzano per il solito giro di ispezione. Arrivato nei pressi della villa "Casa Nostra" la mia auto si è improvvisamente fermata con l'impianto elettrico fuori uso. A distanza ho visto allora quattro luci che si muovevarro nel prato circostante la villa. Subito ho pensato a dei ladri e ho provato a chiamare via radio la centrale per avvertire, ma anche la radio si era misteriosamente ammutolita. Lì per lì ho pensato ad un guasto e non ci ho fatto caso. Sono sceso dalla macchina e, pistola in mano, mi sono diretto verso la villa. Nell'altra mano avevo la mia pila elettrica, ovviamente spenta. Tutto quello che pensavo in quel momento era di prendere i ladri, non si ha tempo per aver paura o cose del genere. Vicino alla villa ho visto che il cancello era aperto e la porta spalancata. Allora sono entrato e mi sono avvicinato al muro per poi saltare fuori e arrestare i ladri.
ALTO TRE METRI
Proprio allora mi sono sentito spingere e mi sono voltato di botto con la pistola spianata e la luce accesa. Lì, a pochi centimetri da me, ho visto qualcosa che mi ha fatto accapponare la pelle. Era un essere mostruoso, spaventoso e molto alto. Per vederlo in viso ho dovuto alzare la pila e ho calcolato che non poteva essere meno di tre metri. Lo spavento è stato tanto che la pila mi è caduta dalle mani. L'ho raccolta e sono fuggito. Correndo, ho avvertito improvvisamente una luce enorme alle mie spalle. Mi sono voltato e sono rimasto come abbagliato da un velivolo di forma triangolare, ma molto appiattito, che si alzava da dietro la villa con un sibilo. Era molto luminoso e più grande della stessa casa; la luce era tanta che ho dovuto ripararmi gli occhi con il braccio. Si è anche svi luppato un forte calore tutto intorno".
Da questo momento in poi la narrazione di Zanfretta si fa confusa e lacunosa. Non ricorda molto bene. Tutto quello che sa è che ha richiamato la centrale via radio e questa volta qualcuno gli ha risposto. Poi nebbia assoluta. Da notare che, in quello stesso istante, alcune persone abitanti nella vicina Torriglia vedevano un forte bagliore in direzione della villa "Casa Nostra".
La prima chiamata, ricorda Carlo Toccalino, il centralinista della "Val Bisagno" che quella notte era di turno, "l'ho ricevuta soltanto verso mezzanotte e un quarto. Zanfretta urlava e diceva continuamente: "Mamma mia quanto è brutto". Io allora gli ho chiesto se lo stavano aggredendo e lui, di rimando: "No, non sono uomini, non sono uomini". A questo punto la comunicazione si è interrotta e io ho subito avvertito il tenente Giovanni Cassiba".
"In effetti non sapevamo né dove Zanfretta si trovasse, né cosa fosse successo", spiega il tenente. "Subito ho dato ordine alla pattuglia delle guardie Luria e Mascia di mettersi sulle tracce di Zanfretta, ma lo hanno trovato soltanto all'1,15 sdraiato per terra nel prato antistante la villa. Quando li ha visti è saltato su con la pistola in una mano e la pila accesa nell'altra; non li conosceva e aveva gli occhi fuori dalle orbite. Gli hanno detto di abbassare la pistola ma lui non sembrava nemmeno capire. Alla fine hanno dovuto saltargli addosso e disarmarlo. Quello che è strano è che aveva gli abiti caldi nonostante il freddo pungente che c'è da quelle parti. Inoltre sia il cancello sia la porta della villa erano regolarmente chiusi. Ben visibili i segni dell'atterraggio dell'Ufo".
Gli stessi carabinieri nutrono pochi dubbi sul fatto che un qualche oggetto volante si sia posato. Né mettono in dubbio le parole di Zanfretta. "Conosco Zanfretta da molti anni" afferma il brigadiere Antonio Nucchi, comandante della stazione di Torriglia "e ritengo di poter affermare con sicurezza che è un tipo deciso e senza strane fantasie per la testa. Quando abbiamo effettuato il sopralluogo, di giorno, lui quasi non voleva venire, tanto era spaventato. Soltanto qualcosa di eccezionale poteva mettergli addosso un timore simile. In ogni modo io ho ricevuto segnalazioni di Ufo anche da altre persone che quella notte ne hanno visto uno dirigersi proprio su quella zona. Tutti tacciono fino a quando il caso non esplode, poi però si fanno coraggio e parlano. Non mi stupirei, quindi, che le cose fossero andate più o meno come le ha descritte Zanfretta".
QUATTRO LUCI
Questi, dunque, i precedenti della seduta ipnotica che Zanfretta ha voluto, stanco di essere preso per bugiardo da gente che si ostina a non credere al suo racconto. L'esperimento di ipnosi si è svolto il 23 dicembre in via San Sebastiano, a Genova, nello studio del dottor Moretti, al quale Zanfretta si è presentato accompagnato dal suo tenente, Giovanni Cassiba, Erano presenti anche, in veste di testimoni, Angelo Massa, psicoterapista e assistente del dottor Moretti, Giorgio Cesari, studioso di ipnologia, e Luciano Boccone, del "Gruppo di ricerche clipeologiche ed ufologiche" di Arenzano.
Nel corso della seduta è emerso che, dopo avere visto l'extraterrestre, Zanfretta non sarebbe fuggito, come lui crede di aver fatto, bensì sarebbe stato rapito e trasportato in un locale caldissimo dove lo avrebbero interrogato. Ciò spiegherebbe come mai i suoi abiti erano tanto caldi quando fu trovato, e come mai intercorse mezz'ora di tempo da quando egli lasciò la macchina la prima volta a quando vi ritornò per chiamare la centrale.
Quella che segue è la fedele registrazione della seduta ipnotica.
Dottor Moretti: "Ora, davanti ai suoi occhi, c'è un grande quadrante d'orologio, un grande orologio bianco con le lancette nere. Però questo grande orologio ha una particolarità: non va avanti, bensì va indietro. Le lancette scorrono all'indietro e noi torniamo indietro nel tempo. Trascorrono indietro i minuti, trascorrono indietro le ore, trascorrono indietro i giorni e io e lei torniamo indietro nel tempo. Sempre più indietro, sempre più indietro, sempre più indietro. Ora lei è circondato da una nebbia, una nebbia densa e lei non vede nulla perché la nebbia è il tempo che lei sta oltrepassando all'indietro. Ora noi ci troviamo al giorno 6 di dicembre, è un mercoledì, mercoledì 6 dicembre. La nebbia si dirada. È notte, sono le 23 passate, lei sta facendo il suo lavoro, si trova a Marzano di Torriglia, sta facendo il suo giro di perlustrazione. È buio e freddo. Ora ci troviamo vicino ad una villa, questa villa si chiama "Casa Nostra". Ora io voglio che lei, pur restando nel sonno più profondo, parli. Voglio che mi racconti tranquillamente, perché io sono vicino a lei, tutto quello che lei vede. Parli forte, in modo che io la possa sentire bene. Io vedo un cancelletto, un cancelletto bianco. Mi sembra aperto, vero?".
Zanfretta, disteso sul lettino nella penombra della stanza, comincia a dare segno di vita e sussurra un "sì" sottovoce. Il dottor Moretti, in piedi dinanzi a lui, continua, con voce suadente, a interrogarlo.
Dottor Moretti: "Che cosa c'è nel prato dietro il cancello?"
Zanfretta: "Quattro luci".
"SIETE MOSTRI!"
Dottor Moretti: "Saranno dei ladri? Non ha paura, vero?".
Zanfretta:"No".
Dottor Moretti: "Mi racconti, cosa vede?".
Zanfretta: "Canguro dalla 68, Canguro dalla 68... le luci della macchina, come mai? Le luci della macchina si sono spente". (Evidentemente ora il metronotte sta tentando di chiamare la centrale con le parole convenzionali).
Dottor Moretti: "Parli più forte, se no non la sentono".
Zanfretta: "Ma non mi sentono. Canguro, mi porto dentro la villa, ci sono dei ladri".
Zanfretta ora comincia ad ansimare profondamente, il suo petto va su e giù ritmicamen te, le sue mani tremano.
Zanfretta: "Chi c'è? Che succede? Mamma... ".
Dottor Moretti: "Cosa c'è? Mi racconti. Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa vede".
Zanfretta: "Madonna... Perché dovrei venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci? Non voglio. Voi non siete esseri umani. Via! Cosa mi mettete sulla testa? Via! Non voglio... Lasciatemi stare...".
Appare chiaro che il metronotte sta parlando di particolari che gli sono ignoti allo stato cosciente. Sta dicendo in sostanza di essere stato prelevato e portato in un luogo luminoso e caldo dove lo hanno interrogato ed esaminato.
Zanfretta: "Non voglio che tornate. Non posso dirlo? Sì... farò come voi volete... Datemi una prova... Non mi crederanno... Quante luci... Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò che tornate... Che caldo. Via quel coso dalla testa... Via. Siete dei mostri... Voglio andare a casa. La mia pila".
Finalmente il metronotte è scappato, o lo hanno lasciato libero. Correndo, si ferma e vede una gran luce alzarsi da dietro la casa, poi arriva in macchina e richiama la centrale via radio.
Zanfretta: " Cos'è tutta quella luce? Com'è grande. Mi dà fastidio. Canguro dalla 68... Canguro... Non sono uomini... Non sono uomini".
Ora Zanfretta ritorna a parlare con qualcuno e dice: "Volete che torni alla villa? Va bene... sì".
Poi c'è l'incontro con i suoi colleghi. Zanfretta rivive quei momenti e dice le cose che gli sono state dette là, nel prato vicino alla villa dove è stato ritrovato. "Metti giù la pistola, pensa ai bambini", gli dice uno. "Dài, piantala", insiste l'altro. Poi lo prendono, lo schiafieggiano, e lo portano via ancora intontito mentre continua a ripetere: "Li ho visti, li ho visti".
Dottor Moretti: "Ora voglio che lei mi descriva bene questi esseri che ha visto. Dice che non sono uomini come noi. Li descriva".
Zanfretta: "Sono verdi, occhi gialli a triangolo, con degli spinoni, hanno la carne verde e la pelle piena di rughe come se fossero vecchi, hanno una bocca con qualcosa che sembra ferro, hanno delle vene rosse sulla testa, le orecchie a punta, braccia con delle unghie... con delle cose rotonde...Vengono dalla terza galassia".
Dottor Moretti: "Prima ha detto che hanno lasciato un messaggio, se lo ricorda?".
Zanfretta: "Vogliono parlare e dicono che torneranno presto e numerosi".
Dottor Moretti: "In che modo comunicate? Parlano la nostra lingua?".
Zanfretta: " No. Traducono... con l'apparecchio luminoso".
NUOVO ALLARME
Quando il dottor Moretti lo ha risvegliato, Zanfretta non ricordava più niente e sosteneva di essere rimasto su quel lettino per meno di tre minu ti, In effetti lo stato di ipnosi controllato in tutte le sue fasi dal medico; è durato per oltre mezz'ora. Il metronotte non sapeva nulla di quanto era rimasto nella registrazione.
Tra i testimoni quello forse più impressionato era il tenente Cassiba. "Io a Marzano non ce lo vorrei più mandare", diceva "Ho paura".
Quasi a conferma dei timori del tenente Cassiba, nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 dicembre, a 21 giorni esatti dal primo "incontro", l'allarme e scattato nuovamente nella sala operativa della "VaI Bisagno". Zanfretta aveva preso servizio alle 22,05 e viaggiava a bordo di una Fiat 127 diretto come al solito verso Torriglia.
Alle 23,46 esatte il centrali nista di turno, Attilio Mazza, ha ricevuto dalla Beta 68 (sigla di Zanfretta) una concitata chiamata di soccorso. "Sono avvolto da una fitta nebbia e non vedo più nulla", urla Zanfretta nella radio, "la macchi na sta andando da sola e acquista velocità. Non so cosa fare".
In quel momento il me tronotte si trova all'uscita della galleria della Scoffera. Alle 23,50, quattro minuti dopo, Zanfretta chiama un'altra volta. La voce, dirà in seguito Mazza, sembra più calma e quasi obbediente. "La macchina si è fermata. Vedo una gran luce, Ora esco".
A questo punto viene dato l'allarme. Mazza avverte la Beta 29 del brigadiere Emanuele Travenzoli e la Beta 70 del metronotte Raimondo Mascia, che si mettono alla ricerca di Zanfretta. Il centrali nista chiama anche la Eco 15 del tenente Cassiba. Questi, unitamente al dottor Tutti, direttore della "VaI Bisagno", si mette a sua volta alla ricerca di Zanfretta.
"La notte era freddissima e pioveva a dirotto", ricorda il tenente Cassiba. "Inoltre dalle parti di Torriglia una fittissima nebbia impediva ogni visibihità, Le ricerche sembravano ad un punto morto quando all'1,09 abbiamo udito un nuovo messaggio radio di Zanfretta: "Non so dove mi trovo, Sono vicino ad una grande luce, Ho paura, venite".
Servendosi della radio, infine il brigadiere Travenzoli rintraccia Zanfretta. È l'1,25. La Beta 68 si trova ferma su un sentiero di montagna a 800 metri di altezza e a 4 chilometri dal più vicino centro abitato, Ma quando Zanfretta vede i fari della macchina del collega, non capisce più niente. "Sembrava un gatto selvatico braccato", dice Travenzoli. E in effetti lo deve rincorrere, acchiapparlo e assestargli qualche ceffone per farlo tornare in sé. "Dicono che mi vogliono portar via", dice Zanfretta tremando e piangendo, "cosa ne sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio..".
Misteriosamente, nonostante la fittissima pioggia, Zanfretta ha gli abiti e il viso asciutti. "Dal naso in su", spiega Travenzoli "era caldissimo, le orecchie erano rosso fuoco".
HA SPARATO?
Di lì a poco arrivano anche gli altri e Zanfretta viene affidato al dottor Tutti e al tenente Cassiba."Era completamente stravolto", ricorda Tutti "sembrava un bambino impaurito".
Intorno all'auto di Zanfretta, sparse qua e là, il metronotte Mascia nota alcune tracce ancora fresche. Sotto la luce delle torce appaiono diverse orme di grandezza spropositata. Misurate l'indomani dai carabinieri, queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità è di 3 centimetri. Le sorprese non finiscono qui: il tetto della 127 è tanto caldo che non si può toccare. "All'interno", dice il metronotte Francesco Meligrana, che l'ha riportata indietro a Genova "sembrava di essere in un forno".
Di questo nuovo episodio sono stati informati sia i carabinieri sia la questura di Genova, che stanno tuttora indagando sulla vicenda. Un particolare strano è che dalla rivoltella di Zanfretta risultano essere stati sparati cinque colpi su sei. Contro chi? Per il momento il campo è aperto soltanto alle supposizioni. Zanfretta, che ora non ricorda più nulla, è stato sottoposto a una completa visita medica da uno specialista genovese che gli ha riscontrato "ipertensione nervosa da forte choc emotivo". Per adesso i dirigenti della "Val Bisagno" gli hanno dato qualche giorno di riposo, perché si rimetta.
STORIA DELL'UOMO
CHE INCONTRÒ GLI UFO
Gli inquietanti fenomeni si ripeterono per quattro volte - Pier Fortunato Zanfretta
raccontò di aver visto "un essere alto tre metri, grigio e
con le orecchie a punta"- Ipnotizzato dai medici, ripeté frasi in una lingua sconosciuta
di Rino Di Stefano
(Il Giornale, Venerdì 6 Luglio 1984)
Nella tarda serata di mercoledì 6 dicembre 1978 la guardia giurata Pier Fortunato Zanfretta era in servizio su una "126" nell'area di Torriglia, un piccolo centro sulle alture dell'entroterra genovese. Faceva molto freddo e la neve caduta durante la giornata si era ormai trasformata in una pericolosa lastra di ghiaccio che invadeva buona parte dell'asfalto. Zanfretta procedeva lentamente cercando, per quanto possibile, di evitare i punti dove la luce ne denunciava la presenza. Del resto l'uomo era abituato sia al clima rigido dei monti sia alle insidie della zona che negli ultimi due anni aveva imparato a conoscere. Quella notte, però, sarebbe stata diversa, anche se fino a quel momento egli non lo sospettava neppure.
Erano le 23.30 quando Zanfretta imboccò la deviazione che dalla statale 45 conduce a Marzano. Il metronotte percorse la stradina che porta al centro del paese e da qui, continuando, si diresse verso la villa «Casa Nostra» del medico dentista genovese Ettore Righi. La notte era buia e senza luna, ma il cielo stellato rendeva meno tetro il brullo paesaggio dell'appennino ligure. Dopo circa un centinaio di metri la guardia giurata si lasciò alle spalle l'ultima casa e si ritrovò di nuovo solo in aperta campagna.
Era quasi arrivato quando, poco prima dell'ultima curva, il motore e i fari della "126" si spensero. "Ma che succede?", mormorò sorpreso. Fu proprio mentre metteva piede a terra che vide distintamente nel giardino della villa quattro luci che si muovevano. Allora, dimenticando l'improvviso guasto all'impianto elettrico che lo aveva fatto fermare, prese in mano il microfono della radio per comunicare alla centrale operativa dell'istituto di vigilanza, ciò che si accingeva a fare. "Canguro dalla 68, canguro dalla 68 — chiamò - mi porto dentro la villa: ci sono dei ladri". Ma la centrale non rispose: anche la radio non funzionava.
Impugnò quindi la sua Smith & Wesson calibro 38 special e, con la pila spenta nella sinistra, si avviò cautamente verso la villa. Il cancelletto del giardino e la porta d'ingresso erano aperti. Zanfretta entrò, si appiattì di schiena contro il muro perimetrale e pian piano si avvicinò all'angolo. Voleva sorprendere i ladri, evidentemente. Ma grande fu invece il suo stupore quando si sentì toccare le spalle. Rapido si voltò con la pila accesa e la pistola spianata, pronto a far fuoco, se fosse stato il caso. E del resto non sarebbe stata la prima volta. Ma il fascio di luce non illuminava un ladro. Interrogato la mattina dopo dal brigadiere dei carabinieri Antonio Nucchi, comandante della stazione di Torriglia, Zanfretta raccontò tremando di aver visto "un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o avvolto in una tuta molle, comunque grigia, occhi gialli a triangolo, vene rosse sulla testa, orecchie a punta e mani con dita dalle unghie rotonde".
Terrorizzato, lasciò cadere la pila. Poi la raccolse e fuggì a gambe levate verso la "126". Sempre in preda al panico, afferrò convulsamente il microfono. "La prima chiamata - ricorda Carlo Toccalino, operatore di turno quella notte - l'ho ricevuta soltanto verso mezzanotte e un quarto. Zanfretta urlava e diceva continuamente ‘Mamma mia, quant'è brutto'. Io allora gli ho chiesto se lo stessero aggredendo e lui di rimando: ‘No, non sono uomini, non sono uomini...'. A questo punto la comunicazione si è interrotta».
Mentre l'uomo urlava alla radio, improvvisamente una grande luce triangolare si alzò da dietro la casa. Zanfretta poi la descriverà come un disco luminosissimo più grande, in lunghezza, della stessa villa. La luce lo abbagliò a tal punto che dovette ripararsi gli occhi con il braccio. Sentì dunque un grande sibilo e, con un'accelerazione fantastica, il velivolo si perse nel cielo.
Sul terreno dove il misterioso oggetto si sarebbe posato, i carabinieri scoprirono poi una grossa impronta semicircolare che nel loro rapporto definirono come "il segno lasciato da un elicottero o qualcosa di grosso che si è posato sul prato adiacente alla casa".
Zanfretta, comunque, svenne. I suoi colleghi lo ritrovarono dopo oltre un'ora accanto alla villa, in forte stato di choc. Mentre lo portavano via continuava a dire: "Li ho visti, li ho visti".
E non fu il solo. Perché i carabinieri, durante la loro inchiesta, trovarono altri 52 testimoni i quali confermarono che a quell'ora, e in quella zona, notarono un grosso oggetto volante di forma piatta e triangolare, emanante un'intensa luce variante dal bianco al rosso. Venerdì 8 dicembre il quotidiano Il Secolo XIX usciva con un titolo a sei colonne: "Incontri ravvicinati a Torriglia".
E fu così che il mondo venne a conoscenza della vicenda del "metronotte che aveva visto gli Ufo". Io allora ero cronista del quotidiano genovese della sera Corriere Mercantile e ricordo molto bene il clima di curiosità e di divertito scetticismo che la notizia provocò non soltanto tra il pubblico, ma anche nelle redazioni dei giornali. Ovviamente non era facile prendere sul serio la storia dell' "extraterrestre alto tre metri". Tuttavia, se si fosse voluto realmente archiviare l'episodio, sarebbe stato il caso di fornire una spiegazione logica ad almeno tre cose: lo stato di shock del metronotte, la grossa impronta trovata accanto alla villa, le testimonianze di 52 persone. Mi sembrava logico, infatti, prima di dare del matto ad un uomo e di definirlo mitomane o peggio, "smontare" quei risultati che stavano emergendo dall'inchiesta aperta dai carabinieri. Perché, dunque, non indagare su Pier Fortunato Zanfretta e sulle circostanze di quella notte?
Con sorpresa mi accorsi che altri colleghi giornalisti si guardavano bene dal farlo. Ebbi l'impressione che la mentalità corrente si potesse riassumere in questa frase: "Dal momento che dice di aver visto un disco volante e un mostruoso extraterrestre, deve essere per forza un pazzo". In quanto ai carabinieri, probabilmente qualcuno pensava che stessero perdendo il loro tempo.
Fu proprio questa diffusa convinzione che mi indusse ad occuparmi del caso Zanfretta. Anche perché sembrava che tutti puntassero sull'aspetto ufologico della questione trascurando il dramma umano del protagonista. Mi chiedevo: è possibile che un metronotte conosciuto come persona onesta e corretta, padre di due figli, si inventi di sana pianta una storia di questo genere, rischiando il posto di lavoro, trovando poi 52 testimoni che convalidino casualmente il suo racconto? Ed è poi possibile che lo stato di choc fosse simulato? Volevo saperne di più.
I responsabili dell'istituto di vigilanza Val Bisagno si dissero subito disposti a collaborare con me. Il direttore Gianfranco Tutti mi raccontò che il suo socio, Luigi Cereda, aveva già provveduto a presentare denuncia contro ignoti per ciò che era accaduto. Volevano che fosse fatta luce su tutta quella storia, ma avevano anche paura delle conseguenze pubblicitarie negative che nel frattempo avrebbero potuto avere.
Per prima cosa chiesi e ottenni di parlare con Zanfretta. Il metronotte mi parve subito timido e impacciato. Mi accorsi che tutto il rumore che si stava facendo su di lui lo disturbava parecchio. "Gente sconosciuta mi telefona a casa a tutte le ore per prendermi in giro - si lamentava -. Io non lo so che cosa fosse quello che ho visto, però l'ho visto. Non sono un bugiardo".
Dopo aver pubblicato il mio primo articolo su Zanfretta, fui contattato da diversi ufologi. Tagliai corto con tutti, ma accettai un suggerimento: chiedere a Zanfretta di sottoporsi ad ipnosi regressiva. L'ipnosi è infatti uno dei metodi più usati per far rivivere passate esperienze, dissociando il lato cosciente dell'individuo. Perché, dunque, non provare?
LA SECONDA INSPIEGABILE SCOMPARSA
Zanfretta acconsentì subito, e la sera del 23 dicembre era già sdraiato e ipnotizzato sul lettino di pelle del medico genovese Mauro Moretti. Il risultato di quella seduta, registrata su nastro, fu sconcertante. Ad un certo punto Zanfretta cominciò ad ansimare: riviveva il momento in cui entrò nel giardino della villa.
Zanfretta: "Chi c'è? Che succede? Mamma...".
Moretti: "Cosa c'è? Mi racconti. Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa vede".
Zanfretta: "Madonna... Perché dovrei venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci? Non voglio. Voi non siete esseri umani, via! Cosa mi mettete sulla testa? Via! Non voglio... Lasciatemi stare...".
Appare chiaro che il metronotte sta parlando di particolari che gli sono ignoti allo stato cosciente. Sta dicendo in sostanza di essere stato prelevato e portato in un luogo luminoso e caldo dove lo hanno interrogato e esaminato.
Zanfretta: "Non voglio che tornate. Non posso dirlo? Si…farò come voi volete…
Datemi una prova... Non mi crederanno... Quante luci... Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò che tornate... Che caldo. Via quel coso dalla testa... Via! Siete dei mostri... Voglio andare a casa. La mia pila…".
Zanfretta, dunque, raccontava di essere stato rapito. Pur sentendo la mia curiosità parzialmente appagata, non volli scrivere alcun articolo su quella seduta d'ipnosi. Le rivelazioni involontarie del metronotte mi sembravano troppo irreali per essere prese in considerazione. Stavo ancora pensando a quella sera, quando Zanfretta sparì di nuovo. Era la notte tra il 27 e il 28 dicembre.
"Sono avvolto da una fitta nebbia e non vedo più nulla - urlò il metronotte per radio -la macchina sta andando da sola e acquista velocità. Non so cosa fare". Erano le 23.46. Quattro minuti dopo Zanfretta chiamò di nuovo. Questa volta la sua voce era calma, quasi ubbidiente. "La macchina si è fermata - disse -, vedo una gran luce. Ora esco".
Le ricerche furono ostacolate dalla nebbia e dalla pioggia che in quel momento gravavano sulla zona. La "127" su cui viaggiava Zanfretta fu comunque ritrovata dopo oltre un'ora su uno spiazzo della strada di montagna che porta all'abitato di Rossi. Il primo a vedere Zanfretta fu il brigadiere Travenzoli. Tremava e piangeva. "Dicono che mi vogliono portare via - diceva -. Che ne sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio...". Stranamente, nonostante la pioggia e il freddo, il metronotte aveva il viso e gli abiti asciutti. "Dal naso in su - spiegò Travenzoli - era caldissimo. Le orecchie erano rosso fuoco".
Inoltre, il tetto della «127» su cui viaggiava Zanfretta, scottava come se fosse stato sottoposto ad un forte calore. Accanto all'auto, chiarissime, alcune orme gigantesche, a suola concava, lunghe oltre 50 centimetri.
Tutti questi elementi fecero poi parte del "Rapporto informativo circa l'avvistamento di oggetti volanti non identificati (Ovni) ed umanoidi da parte di Zanfretta Fortunato" che il brigadiere Nucchi il 3 gennaio 1979 inviò alla Pretura unificata di Genova perché venissero presi provvedimenti. Il rapporto finì sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica Luciano Di Noto, che lo passò, per competenza, al giudice istruttore Gian Rodolfo Sciaccaluga. Da qui esso raggiunse il giudice Russo che l'11 gennaio 1980, un anno dopo, lo fece archiviare con il numero di registro 203 per "mancanza di estremi di reato".
Del resto lo stesso comando dei carabinieri aveva già provveduto ad informare il ministero dell'Interno e gli alti comandi militari con due telex spediti rispettiva- mente 1'8 dicembre e il 28 dicembre 1978. Nei messaggi il grado di attendibilità degli eventi descritti veniva definito "buono".
Dopo il secondo "incontro ravvicinato" qualcuno cominciava a pensare che, nonostante gli interrogativi emergenti dalle avventure notturne (orme gigantesche, lamiera dell'auto calda, eccetera), fosse il caso di accertare se Zanfretta fosse in condizioni di mente "normali" oppure no. È per questo che l'istituto di vigilanza lo mandò ripetutamente dal professor Giorgio Gianniotti, libero docente in neurologia, specialista in malattie nervose e mentali, vice-primario neurologo presso l'ospedale genovese di S. Martino.
Il 31 gennaio 1979 il professor Gianniotti rilasciò il seguente certificato: "Su richiesta della direzione dell'istituto di vigilanza da cui dipende, ho visitato in data 28 e 30 dicembre 1978 il signor Zanfretta Fortunato, anni 26, di professione vigile giurato, che mi viene rinviato in data odierna per essere sottoposto nuovamente a visita neuropsichiatrica. Come nelle due precedenti visite, ho trovato il signor Zanfretta in perfette condizioni psichiche e neurologiche. Il paziente non presenta alterazioni del pensiero né disturbi psicosensoriali, e normale è la sua capacità volitiva e logico–critica".
Il certificato redatto dal professor Giannotti così concludeva: "Ritengo pertanto lo Zanfretta idoneo al suo lavoro in modo incondizionato, e non abbisognevole di periodo di osservazione né tanto meno di consigli terapeutici". L'opinione del professor Gianniotti ebbe molta eco sia tra il pubblico sia tra le forze dell'ordine.
ORA VUOLE DIMENTICARE
Intanto il "caso" usciva dai confini genovesi. Enzo Tortora, allora conduttore di "Portobello", volle Zanfretta in trasmissione. Se lo portò anche due volte ad "Antenna Tre" scomodando per lui un personaggio come Cesare Musatti, l'ottuagenario padre della psicanalisi italiana. Musatti, dopo aver assistito ad una ipnosi in diretta davanti alle telecamere, disse che, per lui Zanfretta era in buona fede anche se era difficile distinguere la realtà oggettiva da quella soggettiva. Contemporaneamente, anche la stampa straniera si interessava al metronotte: il settimanale popolare statunitense a più vasta tiratura (5 milioni di copie) "National Enquirer" gli dedicò tre articoli e una copertina.
È in questo clima che la sera del 30 luglio 1979 il metronotte rimase vittima di una terza "abduction". Questa volta era di servizio su uno scooter nella zona di Quarto, a Genova. Sui monti, visti i precedenti, ormai non lo mandavano più. Tuttavia sparì di nuovo e lo ritrovarono, dopo oltre due ore, sulla cima del monte Fasce, alle spalle di Genova. Dal momento che l'unica via di accesso al monte era pattugliata, e di lì Zanfretta non era passato, ci si chiedeva come avesse fatto ad arrivare fin lassù. La risposta venne cercata nell'ipnosi.
Questa volta venne condotto presso il Centro internazionale di ipnosi medica e psicologica di Milano dove il professor Marco Marchesan, su richiesta dello stesso Zanfretta, lo sottopose al Pentotal, e cioè il siero della verità, in risposta ad alcune polemiche nate sull'uso dell'ipnosi. Zanfretta non solo confermò tutto ciò che aveva detto, ma disse anche che l' ultima volta era stato "sollevato" da una luce verde che lo aveva trasportato sull' "astronave degli alieni".
Ma le sue avventure non erano ancora finite. Alle 22.30 del 2 dicembre 1979 scomparve nuovamente mentre si trovava a bordo di una "Mini" alla periferia di Genova. In quell'occasione altre quattro guardie giurate videro distintamente l'Ufo. Infatti, da una nuvola ferma in cielo, si accesero improvvisamente due fari che illuminarono i metronotte alla ricerca del loro collega. L'episodio avvenne sui monti vicino a Torriglia. Il tenente Giovanni Cassiba, caposervizio dei metronotte, scaricò il caricatore della sua pistola contro i fari.
Nella successiva ipnosi Zanfretta raccontò ancora una volta di essere stato rapito e trasportato a bordo del "disco volante" con tutta l'auto. Qui, parlando con i suoi misteriosi interlocutori, ad un certo punto disse: "...Dove siete andati? E a far che cosa sopra la Spagna? Perché? Ma tutti assieme? Belin, ma spaventate la gente!".
L'indomani mattina, martedì 4 dicembre 1979, il servizio internazionale dell'Ansa trasmise a tutte le redazioni dei giornali italiani il seguente flash:
"Guadalajara (Spagna) - Un veterinario spagnolo ha affermato di essere stato seguito da un oggetto volante non identificato (Ufo) mentre si trovava al volante della sua automobile su una strada vicina a Guadalajara, ad una cinquantina di chilometri da Madrid. Secondo la sua testimonianza Alfredo Sanchez Cuosta ha avvistato, nella notte tra sabato e domenica scorsi, un Ufo che ha seguito la sua vettura, quindi l'ha superata per porsi una quindicina di metri al di sopra di essa. Accecato dal forte bagliore giallo, proveniente dall'apparecchio, Sanchez ha perduto ad un certo punto il controllo del veicolo che è uscito di strada. Secondo il veterinario, l'Ufo si allontanava dal percorso seguito dall'automobile quando questa attraversava i villaggi". Conferma o coincidenza? Il dubbio rimane.
Zanfretta scompare un'altra volta il 14 febbraio 1980. Questa volta, però, la sua auto era sotto controllo e lo ritrovarono quasi subito. Quella notte volli partecipare anch'io alle ricerche, e così fui presente quando lo ritrovarono, ormai mezzo assiderato, sul ciglio di un burrone in stato di choc. Ci furono testimoni. Un contadino che abita nei pressi raccontò di aver visto una grossa massa luminosa "simile ad un pallone di rugby".
L'ipnosi riservò altre novità. Infatti, tra la meraviglia dei presenti, ad un certo punto il metronotte, in ipnosi profonda, cominciò a par lare una lingua sconosciuta:
"Ei chi snaua. . . si naila. . . isne ghe... il se lai... go che ti snau exi che... sci nis che ixi kai snode. . . chisnauag the. . . aiex piscinau kep na... tei sdei...".
L'ultima scomparsa "ufficiale" di Zanfretta risale al 13 agosto 1980. Ma anche questa volta era talmente guardato a vista che non riuscì ad "incontrare" i suoi interlocutori. Interrogato in continuazione dal dottor Moretti, Zanfretta rispose in questo modo: "Domanda con risposta negativa, tixel". Ed inutile si rivelò ogni sforzo di andare oltre: la guardia giurata era ormai assolutamente fuori da ogni controllo ipnotico.
In seguito alle sue avventure notturne, il questore di Genova sospese senza ufficiale motivazione il porto d' armi a Zanfretta. Glielo dovrà rendere quando Zanfretta si rivolgerà ad un avvocato. Ma ormai il metronotte è stanco. Con i capelli ingrigiti nel giro di pochi mesi, il 10 dicembre 1982 Fortunato Zanfretta lascia l'istituto di
vigilanza per il lavoro più tranquillo di magazziniere.
Però dopo qualche tempo avverte la nostalgia per il suo vecchio mestiere, e il primo dicembre 1983 indossa nuovamente la divisa dei metronotte nello stesso istituto. Ma di Ufo non vuole più parlare, né sentir parlare.
Dischi volanti luminosi e presunti «incontri ravvicinati del terzo tipo»
che dal 1978 al 1980 hanno coinvolto decine di persone e il paese di Torriglia.


Tratto dal sito d dig dug. (scusa ma sono stanco e non ricordo il link)


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no ma devo dire che è prorpio un bel RIASSUNTO !!!! XD [}:)] [:o)] [:D]



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[:p] corto e coinciso come c hanno insegnato i prof a scuola XD


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[:D]



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MessaggioInviato: 03/01/2009, 13:25 
Impossibile(almeno per me) bersi la storia della scatola anche se sono convinto che c'è più di un fondo di verità in tutta la faccenda.Testimonianze di personale qualificato (carabinieri,metronotte e non ultimo il sindaco del paese) ed anche un inchiesta della magistratura con i verbali dei testimoni che dicono di avere visto evoluire dischi luminosi nei pressi della abitazione del zanfretta danno una veridicità agli eventi difficilmente riscontrabile in altre storie.
Storia quindi per me fondamentalmente vera ma la scatola(per non parlare della volpe "cristallizzata" che doveva essere portata ad un ufologo americano) è una invenzione pura....


Ultima modifica di tommaso il 03/01/2009, 13:27, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 03/01/2009, 13:41 
Io condividerei il pensiero di tommaso...



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MessaggioInviato: 04/01/2009, 18:33 
Buongiorno a tutti.
E' il mio primo post e voglio farlo su un tema che penso di conoscere abbastanza bene, avendo letto molto ed essendomi documentato il più possibile.
Il mio parere e' che effettivamente qualche cosa misteriosa e' accaduta allo Zanfretta e che vi sia molto di vero nei suoi racconti. Non ci sono altre possibilità, dal momento che troppe sono le testimonianze e le prove concrete per pensare ad una completa invenzione.

Certo, affrontando le cose in modo superficiale e scettico (come in molte trasmissioni televisive spazzatura tipo "il bivio"), si potrebbe arrivare a tacciare lo Zanfretta di ciarlataneria, visto che parla di mostri di tre metri, astronavi e sfere luminose aliene.
Però chi ha letto bene tutta la vicenda sa perfettamente che ci sono troppi elementi che non quadrano per pensare ad una messinscena o ad una storia inventata.
Come noto, le ipotesi degli "scettici" sostanzialmente sono:

1) Zanfretta si e' inventato tutto;
2) Zanfretta e' stato vittima di un terrificante scherzo da parte di amici e colleghi;
3) Zanfretta e' pazzo.

La 1) e' però un'ipotesi decisamente smentita dai fatti e dalle testimonianze raccolte. Ci sono 52 testimonianze scritte (tra cui quella di un maresciallo dei carabinieri) e molte altre prove concrete rilevate dai colleghi di Zanfretta e dai carabinieri (orme, avvistamenti, auto dello Zanfretta, eccetera). Quindi Zanfretta può benissimo essersi inventato dei particolari, ma su alcuni aspetti della vicenda esiste una documentazione ben precisa che dimostra che quantomeno qualcosa di strano ed inspiegabile e' avvenuto.

La 2) e' un'ipotesi che fa acqua da tutte le parti, qualunque approccio uno abbia nell'affrontare la questione.
Zanfretta e' una guardia giurata, va in giro armato, e' conosciuto dai carabinieri come persona decisa, di coraggio; a chi può venire in mente di organizzare uno scherzo per impressionarlo? E poi deve essere uno scherzo veramente in grande stile, se si riesce a buggerare un paese intero, un maresciallo dei carabinieri, diversi colleghi dello Zanfretta, se si riesce a riscaldare la superficie di un'autovettura e ad alzarla da terra, se si riesce a simulare la luce abbagliante di un'astronave in mezzo ad una stradina di montagna.
Qualcuno ha anche parlato di manovra "pubblicitaria" della società di vigilanza. Certo, una bella pubblicità far sapere alla gente che un proprio dipendente che dovrebbe garantire la sicurezza e l'incolumità dei clienti, che gira armato, sia uno che di notte se ne va in un'astronave aliena a parlare con i suoi occupanti.

Le 3) e' invece ipotesi subito smentita dalle numerose visite che lo Zanfretta ha fatto e che hanno sempre escluso una sua - chiamiamola così - fragilità mentale, e tutti possono capire come le visite siano state fatte con particolare cura da medici seri e competenti, visto che si trattava di capire se continuare ad affidare una pistola ad una persona supposta matta.

Detto questo, non voglio certo sostenere che la scatola aliena esista e che i mostri alieni alti tre metri siano apparsi per davvero.
Oltretutto molte affermazioni dello Zanfretta (soprattutto negli anni più recenti) si sono dimostrate contraddittorie ed inconsistenti (l'ultima e' ben nota, quando diceva che secondo la scatola aliena qualcosa doveva succedere alla fine del 2008; oppure le famose foto e/o video della scatola, che guarda caso sono venute tutte nere).
Non si può nemmeno affermare con certezza che le abduction siano avvenute per davvero, dato che le sedute ipnotiche non garantiscono con certezza che quello che viene detto corrisponda alla realtà oggettiva.

Non si può negare però che molti fatti sono rimasti inspiegati e che a questi fatti hanno assistito molti testimoni.
Un conto e' credere allo Zanfretta quando dice che (da solo, senza che mai nessuno in 30 anni l'abbia visto) di notte senza luci si inerpica in montagna ed arriva nella stanza della scatola aliena; tutt'altro conto e' invece riscontrare in modo oggettivo che ci sono delle impronte ben chiare nel luogo dove lo Zanfretta e' stato ritrovato, che ci sono moltissime testimonianze scritte, che le condizioni fisiche e psicologiche dello Zanfretta erano quantomeno "strane" quando i colleghi di volta in volta lo andavano a ritrovare; che la sua vettura di servizio ha subito alcuni incidenti quantomeno "strani"; che il tenente Cassibba ha sparato alcuni colpi di pistola verso una luce abbagliante a mezz'aria, insieme ad altri 2 o 3 testimoni, e che questa luce e' scomparsa allontanandosi nel cielo.

Tra l'altro il tenente Cassibba credo abbia sempre testimoniato a favore dello Zanfretta, così come il maresciallo Nucchi dei carabinieri (recentemente scomparso).
Quindi non si può ridurre il tutto a una semplice invenzione, o ad un falso costruito ad arte.
La mia conclusione e' che sia davvero avvenuto qualcosa di misterioso e che buona parte della vicenda si possa considerare veritiera.
Certo, dirlo adesso, a trent'anni di distanza, non e' che serva a molto. Però e' giusto che se ne parli anche adesso e se ne discuta, perche' non tutti i casi di avvistamenti UFO possono essere sempre e comunque catalogati come bufale.


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