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 Oggetto del messaggio: re:campi magnetici....
MessaggioInviato: 27/11/2010, 23:50 
La presenza di un campo magnetico potrebbe essere una caratteristica comune dei getti di materia da stelle giovani: è questa la conclusione di uno studio che potrebbe aprire la strada a una migliore comprensione della fisica di tutti i tipi di getti cosmici e del ruolo dei campi magnetici nel processo di formazione stellare.

In tutto l'universo, i getti di particelle subatomiche hanno tre possibili origini: i buchi neri supermassicci al centro delle galassie, buchi neri più piccoli o stelle di neutroni che consumano il materiale delle stelle compagne e infine stelle giovani che si trovano ancora nella fase di raccolta del materiale che le circonda. Finora, i campi magnetici sono stati rivelati nei getti solo nei primi due casi, mentre per il terzo non si aveva evidenza ditretta.

“La nostra scoperta fornisce un forte indizio che tutti e tre i tipi di getti si originano da uno stesso fenomeno comune”, ha spiegato Carlos Carrasco-Gonzalez, ricercatore dell'Astrophysical Institute of Andalucia Spanish National Research Council (IAA-CSIC) e del National Autonomous University of Mexico (UNAM), che ha partecipato allo studio, pubblicato su Science.

Gli astronomi in questo caso hanno utilizzato il radiotelescopio Very Large Array (VLA) della National Science Foundation per studiare una stella giovane posta a circa 5500 anni luce dalla Terra denominata IRAS 18162-2048. Questa stella, probabilmente di 10 masse solari o più, sta proiettando materiali a distanza di 17 anni luce.

Osservando l'oggetto per 12 ore, è stato possibile rivelare che gli elettroni emessi si muovono velocemente in un campo magnetico, una caratteristica già riscontrata negli altri tipi di getti.

“In futuro, la combinazione di diversi tipi di osservazioni potrebbe fornire una visione complessiva di come i campi magnetici influenzino una stella giovane e ciò che le sta intorno: ciò rappresenterebbe un notevole progresso nella comprensione del processo di formazione stellare.” (fc)


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MessaggioInviato: 30/11/2010, 12:46 
Le nuove galassie identificate hanno una massa da cinque a 10 volte quella della Via Lattea e si sarebbero formate quando l'universo aveva da 1,5 a 2 miliardi di anni

Alcune delle galassie più massicce dell'universo si sono formate miliardi di anni prima di quanto ritenuto finora sulla base dei modelli fisici, secondo un nuovo sorprendente studio svoltosi presso la Tufts University, i cui risultati sono apparsi sulla rivista Astrophysical Journal.

“Abbiamo trovato un numero relativamente elevato di galassie molto massicce ed estremamente luminose, che esistevano circa 12 miliardi di anni fa, quando l'universo era ancora molto giovane, cioè di un'età di circa 1,5 miliardi di anni”, ha spiegato Danilo Marchesini, primo autore dell'articolo. Questi risultati sono apparentemente in disaccordo con le più recenti previsioni basate sui modelli di formazione ed evoluzione delle galassie, che difficilmente possono riprodurre queste osservazioni.”

Le nuove galassie identificate hanno una massa da cinque a 10 volte quella della Via Lattea e appartengono a un gruppo di oggetti che viene osservato con un redshift compreso tra 3 e 4, corrispondente a un'età in cui l'universo aveva da 1,5 a 2 miliardi di anni.

Ma i ricercatori hanno fatto un'altra scoperta sorprendente: più dell'80 per cento di queste galassie massicce mostra una luminosità infrarossa molto elevata, il che indica che esse sono estremamente attive e molto probabilmente in una fase d'intensa crescita. Per contro, le stelle massicce nell'universo locale sono quiescenti e non formano affatto stelle.

I ricercatori sottolineano che esistono due possibili cause di questa luminosità: le nuove stelle possono essere in fase di formazione nei burst avvolti dalle polveri interstellari a tassi di alcune migliaia di masse solare all'anno.

Tale valore è da decine a centinaia di volte maggiore del tasso stimato in base al modello della distribuzione spaziale di energia (SED). In alternativa, l'alta luminosità infrarossa potrebbe essere dovuta a nuclei galattici attivi altamente oscurati (AGN), costituiti da materia che si aggrega a un ritmo straordinario su buchi neri supermassici posti nei centri galattici.

Ma c'è una possibile spiegazione in grado di riconciliare almeno parzialmente le osservazioni con le densità previste dal modello. I redshift di queste galassie massicce, e quindi le loro distanze, erano determinate in base al modello SED e non sono stati confermati spettroscopicamente. Ma le misurazioni del modello SED sono intrinsecamente meno accurate di quelle spettroscopiche. Queste “incertezze sistematiche” nella determinazione delle distanze di queste galassie potrebbe ancora permettere un accordo approssimato tra osservazioni e previsioni modellistiche.

Se si suppone che la metà delle galassie massicce sia più vicina, con un redshift pari a 2,6 - corrispondente a un universo, più vecchio, di 2,5 miliardi di anni - e che la polvere assorba la luce emessa alle lunghezze d'onda ottiche e nell'ultravioletto, allora il disaccordo tra osservazioni e previsioni modellistiche diventa solo marginalmente significativo.

Tuttavia, la scoperta dell'esistenza di queste galassie massicce, contenenti una grande quantità di polveri e molto vecchie con redshift di 2,6 sarebbe di per sé già una scoperta notevole. Una simile popolazione di galassie non è mai stata osservata finora. (fc)


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