24/12/2014, 19:30
nemesis-gt ha scritto:
Terrorismo, il piano dei neofascisti: "Colpiremo
la Metro di Roma. La gente deve avere paura"
martedì 23 dicembre 2014
ROMA E il gruppo terrorista era a buon punto. "Il piano ci sarebbe - afferma Infantino l'8 febbraio del 2014 nel corso si una telefonata - e andrebbe solo perfezionato con chi lo deve compiere materialmente. I metodi operativi di attuazione del piano non sarebbero difficili, in quanto basterebbe utilizzare un doppio zaino, uno piccolo in uno grande, uguali, quello piccolo andrebbe lasciato, mentre quello grande portato via. Il colpo sarebbe di rilievo mediatico. Il tempo storico è propizio".
http://www.leggo.it/NEWS/ROMA/neofascis ... 3627.shtml
24/12/2014, 22:33
07/01/2015, 13:30
Parigi, assalto al giornale satirico Charlie Hebdo “12 morti”. I killer urlano: vendicheremo il Profeta
«Una carneficina»: massacro a Parigi contro la redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo. Secondo i primi elementi, intorno alle undici di questa mattina, tre uomini incappucciati e vestiti di nero sono penetrati nella sede del giornale satirico prima di aprire il fuoco con dei kalashnikov contro il personale. «Undici morti», il tragico bilancio anticipato dalla tv all-news I-téle è stato confermato dalla procura di Parigi. Mentre i feriti sarebbero almeno cinque, di cui alcuni in condizioni gravissime. “E’ un vero massacro”, ha detto un dipendente del giornale, citato dal sito internet di 20 Minutes. Dopo l’attacco, i tre killer hanno preso la fuga a bordo di un’automobile nera, investendo un poliziotto. Intorno alla sede di Charlie Hebdo - a Boulevard Richard-Lenoir, nel cuore di Parigi - è stato eretto un impressionante perimetro di sicurezza.
Secondo I-Tele, “dieci corpi” sono visibili a terra. Mentre sul posto sono attesi il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve e il sindaco di Parigi Anne Hidalgo. Noto per il suo stile ironico e provocatorio, Charlie Hebdo è regolarmente oggetto di minacce per le sue vignette ironiche sull’Islam e su Maometto.
Il presidente Hollande si è recato subito sul luogo dell’attentato, chiarendo fin da subito che «si tratta di un attacco terroristico di eccezionale barbarie, non c’è alcun dubbio» e ha promesso «troveremo i colpevoli». «È stato un atto di eccezionale barbarie contro un giornale che è espressione di libertà e contro la polizia che la protegge - ha aggiunto il capo dell’Eliseo -. I killer sono solo degli assassini e dei codardi».
Il settimanale satirico “Charlie Hebdo” aveva sollevato polemiche per la pubblicazione di alcune vignette su Maometto. Nel novembre del 2011 la sede del giornale era stata già oggetto di un attacco con un ordigno incendiario che aveva provocato danni solo materiali.
25/02/2015, 18:02
Venezuela, nuove tensioni sociali. Ucciso quattordicenne durante manifestazione
RIO DE JANEIRO - A un anno di distanza dalle proteste e dai violenti scontri che provocarono la morte di 43 persone, il Venezuela torna a vivere momenti di fortissima tensione. Un ragazzino di 14 anni, Kluiver Roa, è rimasto ucciso da un colpo di arma da fuoco durante una manifestazione organizzata dagli studenti e dall'opposizione a San Cristobal, nello Stato di Táchina. E' lo stesso Comune da cui erano partite la serie di proteste, durate quattro mesi ed estese a gran parte del paese, il 25 febbraio del 2014.
Le notizie sono confuse e frammentarie. Lo studente era appena uscito da scuola quando è stato raggiunto al capo da un proiettile ed è crollato a terra in un lago di sangue. Il capo della polizia locale, Ramon Carelas, sostiene che Roa è stato colpito dopo che erano iniziati degli scontri tra i manifestanti e gli agenti antisommossa. La folla si era radunata nei pressi della residenza del governatore locale José Vielma Movia. E' stata bloccata e la polizia è intervenuta con cariche e lanci di candelotti lacrimogeni. Ma in realtà, secondo molte testimonianze raccolte e diffuse in rete, il giovane non stava partecipando alle manifestazioni di protesta: il colpo sarebbe stato esploso da un uomo con un fucile da caccia. Un poliziotto, secondo la versione ufficiale, è stato arrestato. Non si sa se è l'autore dello sparo e se si tratti di un arresto di comodo. Il governo ha disposto una inchiesta e ha fatto le sue condoglianze alla famiglia del ragazzo.
Kluiver Roa è la prima vittima del provvedimento varato il 30 gennaio scorso che consente all'esercito di usare le armi da fuoco in occasioni di manifestazioni di piazza e di raduni pubblici. Un decreto, firmato dal ministro della Difesa, Vladímir Padrino López, che cozza contro due articoli della Costituzione a difesa del diritto alle manifestazioni e contrarie all'uso di qualsiasi arma da fuoco o di sostanza tossica per fronteggiare i cortei.
Il governo di Nicolás Maduro è in forte difficoltà. Il crollo del prezzo del petrolio, l'inflazione a due cifre, l'assurda doppia moneta che genera enormi disparità, prosciuga le casse dello Stato e blocca l'importazione di prodotti di base, esaspera la popolazione. Il regime difende se stesso e mobilita i militanti bolivariani con azioni da vere squadracce. L'arresto del sindaco di Caracas, portato via in manette e con un cappuccio in testa dopo essere stato malmenato dal suo ufficio del Comune dagli uomini dei Servizi, ha destato forte impressione. E' accusato di attentato alla Costituzione e di aver tramato un golpe, assieme ad altri esponenti dell'opposizione. Nessuno ha potuto incontrarlo o vederlo, nemmeno i suoi avvocati. L'ufficio della procura deciderà entro un mese se le accuse raccolte a suo carico siano sufficienti ad aprire un procedimento.
La stessa cosa potrebbe accadere al deputato dell'opposizione Julio Borges, anche lui indicato da Maduro nel gruppo golpista. Sono stati dei parlamentari della maggioranza a rivolgersi alla magistratura per chiedere di procedere nei suoi confronti. Gli allarmi, con le voci che si inseguono su twitter e sui social senza possibilità di conferma, ieri denunciavano l'irruzione di una ventina di persone nella sede del partito socialcristiano Copei a Caracas. Antonio Ecarri, presidente del partito, tritava dal suo account: "C'è un gruppo armato che è entrato nella nostra sede sociale a Las Palmas", un edificio usato per far studiare bambini e come consultorio medico. Gli occupanti erano uomini e donne esasperati che chiedevano un nuovo spazio per le loro attività sociali. Gente legata al Partito boliviano al potere. Erano armati con pistole e machete. Si sono piazzati all'interno e hanno chiesto l'aiuto del governo. Sono intervenuti i soldati della Guardia nazionale e agenti dei servizi segreti (Sebin) ma si sono limitati a sequestrare del materiale elettorale. L'occupazione continua.
Non è la prima volta che accade. E di solito non si sa mai bene chi siano gli autori delle incursioni. Ma il disastro economico e le difficili condizioni nella vita di tutti i giorni, finiscono per alimentare dubbi, sospetti, aggressioni fisiche tra sostenitori di un regime in affanno e un'opposizione frammentata e incapace di esprimere un vero leader. Fra un mese ci saranno le elezioni parlamentari: un appuntamento che preoccupa il presidente. Una disfatta potrebbe cambiare gli equilibri del potere e aprirebbe una crisi ancora più grave per il Venezuela.
La Commissione Interamericana per i Diritti umani (CIDH) ha rotto il suo ermetico silenzio durato 12 mesi. "Le voci dell'opposizione risultano imprescindibili per una società democratica", si legge in una dichiarazione rilasciata ieri mattina. "Siamo profondamente preoccupati per le supposte violazioni ai diritti a proteste pacifiche, alla vita, alla integrità e alla libertà personale dei manifestanti". Il riferimento è all'arresto di Ledezma, alla detenzione da un anno e senza ancora un processo di Leopoldo López e alla destituzione di María Corina Machado da deputata e imputata di attentato allo Stato.
17/03/2015, 18:50
Brasile: proteste in diversi Stati contro Dilma Rousseff
Migliaia di brasiliani sono scesi in piazza sostenuti dall’opposizione contro la presidente Dilma Rousseff. Proteste in circa 12 Stati del Brasile. Circa 7mila persone hanno marciato sul lungomare di Copacabana, a Rio de Janeiro, per chiedere l’impeachment della presidente, coinvolta nella scandalo di tangenti che ha investito il colosso petrolifero statale Petrobras alla fine degli anni Novanta, quando lei sedeva nel consiglio di amministrazione.
A poco più di tre mesi dall’inizio del suo secondo mandato, Dilma Roussef deve fare i conti con un Paese in sempre maggiore sofferenza per il rallentamento dell’economia e il rialzarsi dell’inflazione.
Ad aggravare la crisi di credibilità della presidente, c‘è lo scandalo Petrobras che vede indagate 54 le persone, tra cui 49 politici.
17/03/2015, 19:00
17/03/2015, 20:06
17/03/2015, 20:31
17/03/2015, 21:54
18/03/2015, 14:06
18/03/2015, 14:53
30/03/2015, 20:50
30/03/2015, 22:23
31/03/2015, 11:17
31/03/2015, 16:22