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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 04/02/2015, 12:02 
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Stupenda vista ottenuta dalla sonda Cassini passando in mezzo ai getti di ghiaccio al polo sud di Encelado, la piccola luna attiva geologicamente che orbita Saturno nell'Anello E.

https://www.facebook.com/Link2Universe/ ... =1&theater

penso che sia una delle lune del sistema solare fra le + interessanti e magari con sorprese incredibili....... [:306]


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 14/03/2015, 11:39 
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Ilustrazione d'artista dele attività idrotermali presenti su Encelado, da una vista dello spaccato del pianeta. Credit: NASA/JPLIlustrazione d'artista dele attività idrotermali presenti su Encelado, da una vista dello spaccato del pianeta. Credit: NASA/JPL

Cassini ha per la prima volta fornito ai ricercatori una chiara prova dell'attività idrotermale che caratterizza il satellite di Saturno, Encelado. E dopo questa scoperta si apre un intero universo di possibilità scientifiche.

Le attività idrotermali sulla Terra avvengono quando l'acqua salata si infiltra e reagisce con la roccia della crosta, rimettendosi in mare come una soluzione riscaldata e carica di minerali: in accordo con due pubblicazioni, una su Nature ed una recentemente apparsa su Geophysical Research Letters, anche su Encelado pare siano in corso simili dinamiche.

La prima delle pubblicazioni fa riferimento ad un'analisi estensiva dei dati della sonda Cassini, durata quattro anni, relativa ai microscopici granelli di polvere individuati dalla sonda nel sistema di Saturno, ed ale numerose simulazioni al computer ed ai test di laboratorio che hanno permesso di spiegare il fenomeno della formazione di polveri tramite questo tipo di attività.

Il Cosmic Dust Analyzer (CDA) di Cassini (ossia l'analizzatore di polvere cosmica) aveva osservato la presenza di questi granelli, ricchi di silicone, sin da prima l'arrivo della sonda nel sistema di Saturno nel 2004: le conclusioni tratte sono state che le dimensioni di questi granelli di silice, sulla Terra presenti comunemente nella sabbia, e di quarzo minerale, tra i quali i più grandi si aggirano tra i 6 ed i 9 nanometri, costituiscano un forte indizio della loro generazione tramite processi specifici simili a quelli terrestri. Di fatto, grani di questo tipo tendono a formarsi quando la soluzione salina iper concentrata che contiene le loro componenti disciolte subisce un brusco calo di temperatura: nello specifico, le correnti calde (intorno ai 90°C) che fuoriescono dalle spaccature dove l'acqua si è infiltrata si scontrano con la massa di acqua fredda al di sotto della calotta di ghiaccio che ricopre il pianeta.

La dimensione ristretta dei granelli suggerisce inoltre un ulteriore particolare: essi devono aver raggiunto relativamente velocemente le sorgenti vicine alla superficie dei geyser di Encelado, passando da pochi mesi a pochi anni in transito dal livello del mare allo spazio (a circa 50 km di distanza), altrimenti sarebbero cresciuti sicuramente molto di più.

Gli autori di questo studio puntualizzano anche un altro fatto: dalle misure della gravità effettuate da Cassini è risultato che il nucleo roccioso di Encelado è parzialmente poroso, e potrebbe permettere all'acqua di entrare al suo interno: ciò dunque permette di ottenere un'estesa superficie di contatto sulla quale roccia ed acqua possono interagire.

Giulia Murtas

e pensare che solo qualke anno fa,eceladus,era considerato come un ciotolo senza nessun valore,e pure privo d qualsiasi attivita' geologica.......................... [:296] [:296] [:289]


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 18/03/2015, 18:44 
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foto ravvicinata,di enceladus con getti di ghiaccio d'acqua e minerali,di cassini,foto su link2universe


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 04/04/2015, 12:35 
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foto Link2Universe

Superficie di Encelado vista dalla sonda Cassini, della NASA. Le pieghe che vedete sono causate dal ghiaccio che viene mosso continuamente dallo strato viscoso di ghiaccio fluido sotto e di acqua sotto ancora.


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 20/04/2015, 12:22 
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Nuova vista strepitosa dei geyser di ghiaccio d'acqua al polo sud della piccola luna Encelado, di Saturno, ripresa recentemente dalla sonda Cassini.

https://www.facebook.com/Link2Universe/ ... =1&theater


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 09/05/2015, 00:31 
Una nuova ricerca. basata sui dati della sonda della NASA Cassini, suggerisce che i noti geyser della luna di Saturno, Encelado, potrebbero essere eruzioni continue e diffuse piuttosto che singoli getti, molti dei quali sarebbero solo un'illusione ottica, dovuta alla direzione dello spruzzo, all'angolo di osservazione ed alla geometria della frattura.

Guarda su youtube.com


http://aliveuniverseimages.com/speciale ... i-encelado


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 09/05/2015, 09:55 
Sarebbe un panorama mozzafiato, se fossero davvero intere crepe ad eruttare...


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 09/05/2015, 18:10 
magari cassini,con passaggi mirati potrebbe risolvere la questione,pensa un po' che enceladus x le sue dimensioni minimali,era considerato un ciotolo senza importanza.................... [;)]


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 10/05/2015, 16:20 
Ma certo se consideri è piccolissima come luna, solamente 504km di diametro! È davvero un sassolino, anzi un cubetto di ghiaccio.


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 11/05/2015, 15:44 
DarthEnoch ha scritto:
Ma certo se consideri è piccolissima come luna, solamente 504km di diametro! È davvero un sassolino, anzi un cubetto di ghiaccio.


...e proprio x le sue ridotte dimensioni,gli scienziati terrestri,con teorie bislacche,lo consideravano un sasso insignificante..... [:287] [:287]


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 11/05/2015, 23:03 
ubatuba ha scritto:
DarthEnoch ha scritto:
Ma certo se consideri è piccolissima come luna, solamente 504km di diametro! È davvero un sassolino, anzi un cubetto di ghiaccio.


...e proprio x le sue ridotte dimensioni,gli scienziati terrestri,con teorie bislacche,lo consideravano un sasso insignificante..... [:287] [:287]


E invece dimostra, volando bassi, che i posti davvero interessanti nell'universo saranno molti di più di quanto avremmo mai potuto immaginare fino a qualche anno fa.


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 12/05/2015, 12:00 
DarthEnoch ha scritto:
ubatuba ha scritto:
DarthEnoch ha scritto:
Ma certo se consideri è piccolissima come luna, solamente 504km di diametro! È davvero un sassolino, anzi un cubetto di ghiaccio.


...e proprio x le sue ridotte dimensioni,gli scienziati terrestri,con teorie bislacche,lo consideravano un sasso insignificante..... [:287] [:287]


E invece dimostra, volando bassi, che i posti davvero interessanti nell'universo saranno molti di più di quanto avremmo mai potuto immaginare fino a qualche anno fa.


magari proprio in posti cosi insignificanti possono esserci le sorprese + eclatanti.....ma veramente fino a qualke decennio fa le ns conoscenze erano insignificanti e pure tutte campate in aria..................... [:289] [:289] .


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 17/07/2015, 19:55 
I dati della sonda della NASA Cassini hanno fornito le prime prove evidenti di attività idrotermale su Encelado, la luna ghiacciata di Saturno già nota per i suoi geyser e per possedere un oceano sotterraneo. I processi attivi sarebbero simili a quelli presenti sulla Terra nelle profondità oceaniche. Una scoperta importantissima con implicazioni scientifiche senza precedenti.

"Questi risultati aggiungono alla possibilità che Encelado, che ha un oceano sotto la superficie e mostra una notevole attività geologica, potrebbe contenere ambienti adatti per gli organismi viventi", ha detto John Grunsfeld, amministratore del Science Mission Directorate della NASA a Washington.
"I luoghi del nostro Sistema Solare dove ci sono ambienti estremi in cui la vita potrebbe esistere, ci avvicinano ad una risposta per la domanda, siamo soli nell'Universo?".

L'oceano di Encelado fu confermato da un team internazionale di scienziati, guidato da Luciano Iess del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell'Università La Sapienza di Roma La squadra aveva dedotto l'esistenza della massa d'acqua grazie ai dati rilevati durante tre flyby della Cassini, tra aprile 2010 e maggio 2012, che portarono la sonda ad una distanza molto ravvicinata dalla luna.
Nel dettaglio, due flyby erano sul polo sud della luna, ad una distanza rispettivamente di 104 e 70 chilometri dalla superficie; l'altro sul polo nord, ad appena 49 chilometri. Durante ogni sorvolo, i segnali radio venivano trasmessi per circa 1.300 milioni di chilometri fino alla Terra e captati dalle antenne del Deep Space Network della Nasa, sepolti tra una serie di altri fenomeni, compresi i disturbi dovuti alla rotazione terrestre. In questa montagna di dati, gli scienziati avevano cercato le minute variazioni in frequenza causate dagli effetti gravitazionali della luna sulla sonda, conosciute come Effetto Doppler (che misura l'apparente variazione di frequenza delle onde emesse da una sorgente in moto rispetto a un osservatore). La nuova mappa gravitazione di Encelado ricavata aveva indicato variazioni nella composizione interna, suggerendo un vasto oceano al polo sud esteso fino all'equatore, a 10 chilometri di profondità sotto il guscio ghiacciato di 30 / 40 chilometri di spessore.

L'oceano, interposto tra il nucleo roccioso della luna e il guscio ghiacciato in superficie, era già di per sé un ottimo presupposto per la ricerca di ambienti adatti ad ospitare la vita oltre la terra ma ora lo scenario diventa ancora più intrigante.

L'attività idrotermale si verifica quando l'acqua si infiltra e reagisce con la crosta rocciosa, riemergendo in una soluzione riscaldata carica di minerali. Dato che il nostro pianeta è geologicamente attivo, è un processo molto comune sulla Terra: si manifesta principalmente in aree vulcaniche ed in zone soggette a movimenti delle placche tettoniche, come i fondali oceanici. Adesso, però, i nuovi risultati dimostrano, per la prima volta, che l'acqua geotermicamente riscaldata può esistere su un mondo molto diverso dal nostro, come una luna ghiacciata.

A queste conclusioni sono giunti ben due studi separati.



Il primo articolo, pubblicato questa settimana sulla rivista Nature, riguarda le piccole particelle di roccia rilevate dalla sonda Cassini nel sistema di Saturno.
I dati di quattro anni di missione, le simulazioni al computer e gli esperimenti in laboratorio, hanno dimostrato che i minuscoli granelli si devono formare quando l'acqua calda, che contiene sali minerali disciolti provenienti dalle rocce interne alla luna, viaggia verso l'alto, entrando in contatto con l'acqua fredda. Interazioni che necessitano di una temperatura di almeno 90° Celsius.

"E' molto interessante che questi minuscoli granelli di roccia, sparati nello spazio dai geyser, possano raccontarci le condizioni che ci sono sopra e sotto il fondo di un oceano su una luna ghiacciata", ha detto l'autore principale del documento, Sean Hsu, ricercatore presso l'Università del Colorado, a Boulder.

Il Cosmic Dust Analyzer (CDA) a bordo della sonda Cassini, un sensore in grado di misurare le dimensioni, la velocità e la direzione dei granelli di polvere vicino a Saturno, nonché la loro composizione chimica, ha rilevato più volte minuscole particelle di roccia ricche di silicio.
Escludendo ogni altra possibilità, il team ha concluso che si tratta proprio di silice, come quella presente nella sabbia sulla Terra.
La dimensione costante dei grani osservata dalla Cassini, il più grande dei quali misura dai 6 ai 9 nanometri, indica inoltre un'origine comune.

Sulla Terra, il modo più semplice per ottenere granuli di silice di questa dimensione è proprio grazie l'attività idrotermale sotto particolari condizioni, ossia quando l'acqua leggermente alcalina e salata, super-satura di silice, subisce un forte calo termico.

"Abbiamo cercato metodicamente spiegazioni alternative per i nano-grani di silice ma ogni risultato indicava una sola e stessa probabile origine", ha detto il co-autore dello studio, Frank Postberg, del team CDA della Cassini presso l'Università di Heidelberg, in Germania.

Hsu e Postberg hanno lavorato a stretto contatto con altri colleghi dell'Università di Tokyo, i quali hanno eseguito esperimenti di laboratorio dettagliati per convalidare l'ipotesi idrotermale. Il team giapponese, guidato da Yasuhito Sekine, ha verificato le condizioni in cui si formano i grani di silice delle stesse dimensioni rilevate dalla Cassini.

Le dimensioni estremamente ridotte delle particelle di silice suggeriscono anche che queste devono viaggiare verso l'alto piuttosto rapidamente, dalla loro sorgente idrotermale ai geyeser in superficie: una distanza complessiva di circa 50 chilometri, prima che possano raggiungere lo spazio, che verrebbe percorsa in qualche mese o qualche anno al massimo (altrimenti risulterebbero molto più grandi).

Gli autori sottolineano che le misure sulla gravità di Encelado suggeriscono un nucleo poroso e questo consentirebbe all'acqua dell'oceano di infiltrarsi, permettendo le interazioni con la roccia.

Ongoing hydrothermal activities within Enceladus [abstract]

Detection of sodium-salt-rich ice grains emitted from the plume of the Saturnian moon Enceladus suggests that the grains formed as frozen droplets from a liquid water reservoir that is, or has been, in contact with rock. Gravitational field measurements suggest a regional south polar subsurface ocean of about 10 kilometres thickness located beneath an ice crust 30 to 40 kilometres thick. These findings imply rock–water interactions in regions surrounding the core of Enceladus. The resulting chemical ‘footprints’ are expected to be preserved in the liquid and subsequently transported upwards to the near-surface plume sources, where they eventually would be ejected and could be measured by a spacecraft. Here we report an analysis of silicon-rich, nanometre-sized dust particles (so-called stream particles) that stand out from the water-ice-dominated objects characteristic of Saturn. We interpret these grains as nanometre-sized SiO2 (silica) particles, initially embedded in icy grains emitted from Enceladus’ subsurface waters and released by sputter erosion in Saturn’s E ring. The composition and the limited size range (2 to 8 nanometres in radius) of stream particles indicate ongoing high-temperature (>90 °C) hydrothermal reactions associated with global-scale geothermal activity that quickly transports hydrothermal products from the ocean floor at a depth of at least 40 kilometres up to the plume of Enceladus.



Il secondo articolo, pubblicato recentemente sulla rivista Geophysical Research Letters, suggerisce che potrebbe essere proprio l'attività idrotermale una possibile fonte del pennacchio di particelle e gas, ricco di metano, che erutta dalla regione del Polo Sud di Encelado.

Il team ha scoperto che, alle alte pressioni previste per l'oceano della luna, i clatrati (composti a gabbia che possono intrappolare molecole ospiti) potrebbero imprigionare il metano al loro interno. Il processo sarebbe così efficiente tanto da impoverire l'oceano dal gas.

L'ipotesi favorita è che l'attività idrotermale riesca a saturare di metano il mare sotterraneo più velocemente di quanto i clatrati riescano ad intrappolarne; oppure, i clatrati stessi potrebbero essere trascinati lungo i geyser rilasciando il gas.

"Non ci aspettavamo che il nostro studio sui clatrati nell'oceano di Encelado ci avrebbe portato all'idea che il metano fosse prodotto attivamente da processi idrotermali", ha detto l'autore Alexis Bouquet, dell'Università del Texas a San Antonio.

Possible evidence for a methane source in Enceladus' ocean [abstract]

The internal ocean of Enceladus can be expected to present conditions favorable to the trapping of volatiles in clathrates. This process could influence the eventual composition of the ocean and therefore of the plumes emitted by the south polar region. Here we used a statistical thermodynamic model to assess which species detected in the plumes by the Cassini-Ion and Neutral Mass Spectrometer experiment are trapped in clathrates. We treated Enceladus' internal ocean as a terrestrial subglacial lake with a mixture of dissolved volatiles indicated by plume gas measurements. We find that the conditions for clathrate formation are met in this ocean, except above 20 km or in hypothetical hot spots. The formation of multiple guest clathrates depletes methane below plume levels, suggesting that clathrates eventually dissociate (releasing methane) in the fissure that connects the ocean to the surface or that another mechanism (such as hydrothermal reactions) is compensating by adding methane into the ocean.

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http://aliveuniverseimages.com/speciale ... u-encelado


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MessaggioInviato: 22/07/2015, 18:31 
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Questo mosaico, formato da due immagini della Cassini e due simulazioni al computer, mostra come le strutture e le particelle che le compongono, possono essere utilizzate per tracciare la traiettoria dei minuscoli grani di ghiaccio espulsi dal geyser polari sud Encelado. Credit: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Lunghi e sinuosi viticci sono stati osservati nei pressi del satellite di Saturno Encelado.
Un nuovo studio, basato sulle immagini scattate dalla sonda della NASA Cassini e simulazioni al computer, mostra che queste strutture dipendono direttamente dalle eruzioni dei geyser dal polo sud della luna. Il risultato è stato pubblicato oggi sulla rivista Astronomical Journal.


fonte alive universe images


notizia di 3 mesi orsono,ma sempre + interessante


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 Oggetto del messaggio: Re: Oceano su enceladus?
MessaggioInviato: 25/08/2015, 19:37 
Se siete alla ricerca di vita aliena nel sistema solare, un buon punto di partenza potrebbe essere Encelado. Con meno di 500 km di diametro, questo lontano mondo è addirittura più piccolo dell'asteroide Vesta. Quando la sonda Cassini si mise in rotta verso Saturno, gli astronomi non avevano grandi aspettative per Encelado: tutti gli occhi erano puntati su Titano. Ma, come si sarebbe scoperto da lì a poco, Encelado è un mondo unico e molto interessante, soprattutto dal punto di vista biologico.
Gli astronomi si aspettavano di trovare un mondo geologicamente morto e freddo. E invece, le sorprese arrivarono subito: le immagini scattate in controluce durante uno dei flyby di Cassini rivelarono la presenza di forti getti di particelle probabilmente trascinate da geyser di vapore acqueo.
La natura di questi getti, che appaiono staccarsi solo dal polo sud di Encelado, fu confermata quando Cassini si tuffò direttamente nella sommità di uno dei geyser. Ciò che rilevò scosse tutto il mondo dell'astronomia: acqua, ammoniaca, metano, anidride carbonica e molto altro. L'acqua a questo punto era piuttosto prevedibile, ma la presenza dell'ammoniaca, un potente antighiaccio, indicava che, alle temperature rilevate e con le quantità di ammoniaca misurate, l'acqua era stabile anche allo stato liquido. Si sospetta poi che metano e anidride carbonica siano i resti di complessi materiali organici scioltisi a contatto con lo spettrometro di massa di Cassini. Insomma, una zuppa di metano, energia, basi degli amminoacidi e materiali organici. Non male.
La conferma della presenza di un oceano al di sotto della crosta ghiacciata del polo sud di Encelado è arrivata analizzando i dati gravitazionali raccolti da Cassini, che indicano una densità maggiore di quella del ghiaccio ma minore di quella della roccia: esattamente ciò che ci aspetteremmo se ci fosse un oceano di acqua liquida. L'acqua, infatti, è uno dei pochi liquidi che è più denso del suo stato ghiacciato.
"Cassini è una grandiosa missione che è stata in grado di dirci che Encelado, a livello generale, ha un ambiente abitabile: il suo oceano interno," ci spiega Jonathan Lunine, a capo della missione Enceladus Life Finder, che, se selezionata dalla NASA, raggiungerà Encelado nel prossimo decennio. "Ma gli strumenti di Cassini risalgono allo scorso millennio, non sono nemmeno in grado di distinguere tra monossido di carbonio e azoto, giusto per fare un esempio. In più, sono calibrati per rilevare solo masse piccole, troppo piccole per poter identificare eventuali amminoacidi. Anche noi useremo la spettrometria di massa per misurare i gas e le polveri nei geyser, ma lo faremo con strumenti ben più avanzati."
I getti, che si staccano da misteriose regioni note come tiger stripes che brillano nell'infrarosso, forniscono agli scienziati una grande opportunità, e cioè quella di analizzare campioni dell'oceano interno senza dover atterrare e scavare nella superficie ghiacciata.
Quando gli abbiamo domandato quali impronte chimiche presenti nei geyser segnalerebbero inequivocabilmente l'abitabilità dell'oceano interno, Lunine ci ha risposto che "misurare idrogeno molecolare e ioni di determinate specie, separare il monossido di carbonio dall'azoto, e [ottenere] buone misurazioni di sodio, potassio e altri elementi simili sono solo alcuni dei parametri che useremo per determinare la temperatura, il pH, lo stato di ossidazione e l'energia dell'oceano interno."
La grande domanda, naturalmente, è se l'oceano sia abitabile o meno. Ma se davvero lo fosse, come i dati di Cassini sembrano suggerire, che forme di vita potremmo aspettarci di trovare? "Ciò che Cassini ci può dire, con tutti i suoi limiti, è che l'oceano sotterraneo di Encelado sarebbe abbastanza comodo per i batteri terrestri," ci spiega Lunine. "Ci sono indizi nei granelli rilevati da Cassini di un sistema idrotermale: un ambiente di acqua calda e salata sarebbe molto simile a quello dei fondali oceanici dell'antica Terra."
Facendo un passo indietro, viene naturale domandarsi come farà ELF a distinguere tra attività biotiche e abiotiche. "Cercheremo strutture chimiche difficili o impossibili da ottenere da processi abiotici," ci risponde Lunine. "Faccio un esempio: l'abbondanza relativa dei diversi amminoacidi nei meteoriti si adatta molto bene alla tendenza dettata puramente dalle differenze di energia di formazione dei vari amminoacidi. La distribuzione nei sistemi biologici però è ben diversa. Questo è solo un esempio, ma tutte le misurazioni che effettueremo dipenderanno da proprietà generali di sistemi biologici e non di sistemi organici abiotici. Ci tengo anche a notare che non impiegheremo alcuna assunzione specifica su vari aspetti quali metabolismo eccetera."
Encelado è un mondo lontano e difficile da raggiungere, non solo per ELF, ma anche per eventuali materiali organici. "In molti hanno studiato lo scambio di materiale tra la Terra e il sistema di Saturno - è complesso, ma in teoria è possibile," prosegue Lunine. "Se c'è stata contaminazione con l'oceano sotterraneo di Encelado è assai improbabile. In conclusione, direi che i nostri due mondi sono rimasti ben isolati." Quella che gli scienziati cercano su Encelado è quindi una seconda genesi della vita, che potrebbe aver portato a esiti biologici ben diversi da quelli terrestri.
"Cercheremo indizi di vita nell'ambiente più promettente del nostro sistema solare, dopo la Terra," conclude Lunine. "Offriamo alla NASA l'opportunità di rispondere a una delle domande più affascinanti che l'umanità si sia mai posta - c'è vita da qualche altra parte nel cosmo?"

http://www.pollucenotizie.com/2015/05/elf.html


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