11/12/2014, 01:24
Il Perù dice che Greenpeace ha fatto un guaio
Gli attivisti sono entrati alle Linee di Nazca per esporre uno slogan; secondo il governo hanno danneggiato gravemente un posto considerato patrimonio dell'umanità
Greenpeace si è scusata dopo che i suoi attivisti sono entrati senza autorizzazione nella zona delle Linee di Nazca:
«Greenpeace si scusa senza riserve con la gente del Perù per le offese causate dall’aver recentemente posizionato un messaggio di speranza nello storico sito delle Linee di Nazca. Ne siamo profondamente dispiaciuti.
Capiamo perfettamente che è una figuraccia. Anziché mandare un messaggio davvero importante ai leader riuniti a Lima per i colloqui sul clima delle Nazioni Unite, ci siamo rivelati senza cura e grossolani.
Abbiamo incontrato il ministro per la Cultura peruviano, responsabile del sito, per chiedergli scusa.
Siamo a favore di qualsiasi indagine indipendente sulle conseguenze del nostro gesto. Coopereremo pienamente con qualsiasi indagine.
Ci facciamo personalmente carico delle nostre azioni, e siamo impegnati alla non violenza.
Greenpeace si prende le proprie responsabilità per le sue attività e ne affronterà le conseguenze.
Il dottor Kumi Niadoo, direttore generale di Greenpeace, arriverà a Lima a questa settimana per scusarsi personalmente dell’offesa causata, e per rappresentare l’organizzazione nei prossimi incontri con le autorità peruviane.
Greenpeace porrà immediatamente fine a ogni altro uso di quelle immagini offensive».
***
Il governo del Perù ha deciso di avviare un’azione legale contro gli attivisti dell’organizzazione ambientalista Greenpeace che lunedì 8 dicembre che sono entrati senza autorizzazione nella zona delle Linee di Nazca, i geoglifi che si trovano nel deserto di Nazca (Perù) dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Gli attivisti di Greenpeace hanno posizionato sul terreno delle lettere molto grandi per formare il messaggio “Time for change! The future is renewable. Greenpeace” (“È tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile. Greenpeace”). Secondo il governo gli attivisti hanno lasciato delle impronte sul terreno provocando dei danni molto gravi. Il vice ministro della Cultura, Luis Jaime Castillo, ha detto che hanno dato “un vero schiaffo a tutto quello che i peruviani considerano sacro”.
La delegazione di Greenpeace era formata da attivisti provenienti da Brasile, Argentina, Cile, Spagna, Italia, Germania e Australia. L’obiettivo dell’azione dimostrativa era attirare l’attenzione dei leader di molti paesi del mondo che in questi giorni sono riuniti a Lima, in Perù, per una conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, chiamata anche COP 20.
Le Linee di Nazca si trovano su un altopiano che si estende per circa 80 chilometri tra le città di Nazca e Palpa, nel Perù meridionale. Sono un insieme di oltre 800 disegni, e comprendono i profili stilizzati di animali comuni dell’area, come la balena, il pappagallo e il colibrì: sono stati realizzati dai Nazca tra i 1.500 e i 2000 anni fa, probabilmente con una funzione rituale legata all’astronomia. I disegni sono stati fatti rimuovendo dal terreno le pietre più scure contenenti ossidi di ferro, e facendo in modo che rimanesse un contrasto netto con il pietrisco sottostante, più chiaro.
Il governo peruviano ha spiegato che l’accesso all’area dove si trova il disegno di un colibrì, quella raggiunta dagli attivisti di Greenpeace, è “rigidamente proibito”: a nessuno, nemmeno al presidente e ai ministri del governo peruviano, è permesso di entrare senza autorizzazione. Anche coloro che riescono a ottenere l’autorizzazione devono seguire alcune regole, come indossare delle calzature apposite che permettano di non rovinare il sito. Castillo ha detto che le impronte lasciate dagli attivisti di Greenpeace potrebbero rimanere lì anche per centinaia o migliaia di anni. Il governo peruviano ha detto che cercherà di evitare che gli attivisti di Greenpeace escano dal paese. Le accuse a loro carico riguardano il reato di danneggiamento di monumenti archeologici, che prevede fino a sei anni di carcere.
Tina Loeffelbein, portavoce di Greenpeace, ha risposto alle accuse del governo peruviano dicendo che gli attivisti «sono stati molto attenti a proteggere le Linee di Nazca». Loeffelbein ha aggiunto che Greenpeace sta prendendo sul serio le accuse e che ha avviato una specie di indagine interna per capire cosa sia successo. Finora, comunque, Greenpeace non ha chiarito se abbia intenzione di identificare alle autorità gli attivisti coinvolti nell’azione dimostrativa.
27/04/2015, 21:55
Antonietta Meta, l'animalista su Twitter: "Terremoto in Nepal giusta punizione per un popolo che fa strage di animali. Spero in una scossa più forte"
Il terremoto in Nepal, che ha causato oltre 3600 morti, è stata una tragedia. Ma a quanto pare non tutti la pensano così. A giudicare dalla timline di Twitter di Antonietta Meta, "libera professionista, amante degli animali e contro la vivisezione", (come si legge nella descrizione che fa di se stessa), la scossa sismica che ha devastato il territorio e ucciso migliaia di persone, è una "giusta punizione" per un popolo che "quotidianamente fa strage di animali per ingraziarsi la Dea".
Ma non finisce qui. Perché la rabbia della Meta, animalista con oltre 3000 follower, si fa sempre più esplicita. "L'Italia non mandi aiuti per il terremoto a questi fanatici bastardi. Giusta punizione", scrive ancora. E ancora: "Il terremoto è troppo poco", "spero in una scossa più forte". Tanti i commenti di sdegno alle parole di Antonietta.
28/04/2015, 00:32
28/04/2015, 00:43
28/04/2015, 02:04
28/04/2015, 09:44
28/04/2015, 10:04
Thethirdeye ha scritto:La tipa voleva soltanto che le persone comprendessero le motivazioni che ci sono dietro questo scempio.....
https://youtu.be/quvkfkU-KZk
......scempio realizzato da esseri senzienti, in nome di una religione....
https://www.google.it/search?q=gadhimai ... Q&dpr=1.15
Bisogna quindi vedere se è più grave l'inutilità della sua esternazione....
o se è più grave il gesto che attraverso quella stessa esternazione viene pubblicamente denunciato.
28/04/2015, 10:27
Atlanticus81 ha scritto:Sul fatto che le religioni siano l'oppio dei popoli in nome delle quali si commettano atrocità nei confronti di animali e di esseri umani o anche semplicemente che si resti ancorati all'ignoranza sul fondo della platonica caverna sono d'accordo.
Ma che una persona possa giudicare e sentenziare sulla popolazione ingannata dalla sua religione auspicando "punizioni divine" lo trovo comunque fuoriluogo anche perché allora il terremoto avrebbe dovuto colpire solo chi inganna e non chi è ingannato.
Ciò riapre un dibattito che mi piace fare ma che rischierebbe di mandare offtopic il thread relativamente alle "colpe" di chi viene ingannato in nome della fede.
Ovvero, domanda di carattere filosofico che feci ai tempi dell'11 settembre, secondo voi il kamikaze che si è schiantato contro le torri finisce in paradiso o finisce all'inferno?
E, restando più aderente al thread, chi uccide tutti quegli animali IN NOME DELLA RELIGIONE e, soprattutto, CONVINTO da questa di essere nel giusto, finirebbe all'inferno o finirebbe in paradiso?!
So bene che paradiso e inferno non esistono, ma spero sia chiaro che il concetto su cui vorrei ragionare insieme a voi attiene al carattere della RESPONSABILITA' e dal paradosso che ne consegue...
Può ritenersi responsabile delle sue azioni il generico "folle" del titolo thread, quando questi ingannato dalla fede, commette errori se convinto dalla sua stessa fede di essere nel giusto?!
28/04/2015, 11:47
Massimo Falciani ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Sul fatto che le religioni siano l'oppio dei popoli in nome delle quali si commettano atrocità nei confronti di animali e di esseri umani o anche semplicemente che si resti ancorati all'ignoranza sul fondo della platonica caverna sono d'accordo.
Ma che una persona possa giudicare e sentenziare sulla popolazione ingannata dalla sua religione auspicando "punizioni divine" lo trovo comunque fuoriluogo anche perché allora il terremoto avrebbe dovuto colpire solo chi inganna e non chi è ingannato.
Ciò riapre un dibattito che mi piace fare ma che rischierebbe di mandare offtopic il thread relativamente alle "colpe" di chi viene ingannato in nome della fede.
Ovvero, domanda di carattere filosofico che feci ai tempi dell'11 settembre, secondo voi il kamikaze che si è schiantato contro le torri finisce in paradiso o finisce all'inferno?
E, restando più aderente al thread, chi uccide tutti quegli animali IN NOME DELLA RELIGIONE e, soprattutto, CONVINTO da questa di essere nel giusto, finirebbe all'inferno o finirebbe in paradiso?!
So bene che paradiso e inferno non esistono, ma spero sia chiaro che il concetto su cui vorrei ragionare insieme a voi attiene al carattere della RESPONSABILITA' e dal paradosso che ne consegue...
Può ritenersi responsabile delle sue azioni il generico "folle" del titolo thread, quando questi ingannato dalla fede, commette errori se convinto dalla sua stessa fede di essere nel giusto?!
è la medesima considerazione che facciamo ogni volta che si parla di coloro che hanno votato Renzi o Berlusconi ed ancora li difendono. se non ricordo male si dice sempre che si meritano le sciagura che questi personaggi hanno portato con se.
si può essere ingenui e "boccaloni" quanto vuoi, ma è una responsabilità sociale aprire gli occhi: in Italia abbiamo Città del Vaticano ma non mi pare che si sia tutti fedeli all'idea che la Chiesa (terrena) rappresenti davvero il messaggio di Cristo perchè in molti si rendono conto dell'incongruenza tra le parole ed i fatti.
altrimenti dovremmo anche giustificare i seguaci del prete condannato dal servizio delle Iene che hanno fatto una marcia in difesa di un maniaco sessuale (mi riferisco al video linkato di recente in un altro topic, ora non ricordo quale...).
28/04/2015, 12:51
Atlanticus81 ha scritto:Considerazioni condivisibili Massimo e sono il primo a pensarla in questo modo. Il mio era giusto uno spunto di riflessione più che una presa di posizione.
Altrettanto mi sento di aggiungere una variabile al ragionamento: la possibilità e la facoltà di informarsi.
Ritengo che la responsabilità sociale di aprire gli occhi debba essere commisurata alla possibilità di informarsi. Ovvero tra chi ha votato Renzi o Berlusconi, avendo avuto la possibilità di informarsi e il povero ignorante nepalese o musulmano la cui unica fonte di informazione rimane il proprio credo e il proprio limitato contesto socio-culturale la responsabilità sociale assuma pesi diversi.
28/04/2015, 15:30
28/04/2015, 16:09
Aztlan ha scritto:Nessuno più di me può provare sdegno per la barbarie riservata a quelle povere creature in nome di una cosa stupida come la religione.
Ma ancora più sdegno mi provoca chi augura la morte a migliaia di esseri umani per un fanatismo uguale e contrario.
A questo punto concordo con Atlanticus, tanto vale un bel meteorite che liberi il mondo dai fanatici di ogni tipo e soprattutto dai potenti che li usano.
Ma volendo uscire dalla spirale delle punizioni divine (che dallo stato del mondo non esistono o colpiscono sempre a cavolo di cane) da cui altrimenti non c'è fine,
volevo dire la mia sul bellissimo discorso sulla responsabilità personale che è nato.
Anche io ritengo che la possibilità di informarsi giochi un ruolo fondamentale nella responsabilità, c'è differenza tra chi è tenuto nell' oscurità magari contro la sua volontà e non ha mai conosciuto altre campane e un ignorante vero che non vuole accedere ai canali informativi alternativi pur disponibili per puro conformismo.
Il secondo è pienamente responsabile, il primo è almeno in parte vittima quanto carnefice.
Ritengo però che l' informazione non possa essere considerata una conditio sine qua non senza la quale la responsabilità è nulla.
Proviamo a fare un semplice ragionamento: perchè esista l' informazione è necessario che ci sia chi la trasmette, e questo porta alla questione di chi scaglia la prima pietra:
si parte sempre da un contesto dove non c'è alternativa alla vulgata ufficiale ma qualcuno per il proprio spirito critico interno e autonomo di cui parlava Massimo, la propria coscienza ed intelligenze e arriva all' epifania che c'è qualcosa che non va.
Costui e costoro possono essere isolati, troppo pochi per avere la possibilità di opporsi esplicitamente, e poi repressi per secoli, ma prima o poi si forma una massa critica.
Da qui in poi entra in gioco l' informazione che si rivela quindi un catalizzatore, ma non un creatore della responsabilità individuale.
Per individuare il solo fattore che pregiudica la responsabilità guardiamo all' ambito legale, come paradigma in quanto convenzione sociale necessaria nata restringendo i parametri agli unici necessari applicabili a tutti, è la capacità di intendere e di volere.
Oltre questa c'è solo la responsabilità personale.
Senza altro maggiore per chi già dispone di un facilmente accessibile canale informativo alternativo al paradigma sociale,
ma non per questo assente per chi non ne ha la possibilità ma pur avendo tutti gli strumenti interni per capire si è sempre rifiutata di usarli per la scelta, assai più facile e comoda, di uniformarsi al gregge da cui trarre vantaggi immediati (ignorando la rovina finale),
scambiando la propria coscienza con la dottrina o ideologia e l' intelligenza con la fede, comportamento a mio avviso indice di una inferiore qualità morale che certo non è una scusante.
Tornando al caso in esame,
condanno i sacrifici animali e condanno ancora di più chi vorrebbe un sacrificio umano perchè vede la pagliuzza nell' occhio dell' altro ma non la trave nel proprio
(mentre costei si impegnava tanto a scagliare anatemi mortali contro i nepalesi rei di sacrificare animali
vorrei sapere perchè insieme a tante altre persone non hanno mai nulla da dire nei riguardi di quello che succede dalle loro parti in nome della religione, che è assai più grave).
E aggiungo una postilla personale, questa è la prova che il fanatismo vegano/animale è ormai arrivato agli stessi livelli di un culto a tutti gli effetti.
14/05/2015, 16:00
15/05/2015, 00:06
04/06/2015, 19:16
Thethirdeye ha scritto:...
Tuttavia, la sperimentazione sugli animali è una pratica che andrebbe
fortemente regolamentata, perchè in larga parte serve solo a soddisfare
le esigenze economiche, oltre che pseudo-scientifiche, della farmaceutiche.