04/06/2015, 20:18
04/06/2015, 22:21
Aztlan ha scritto:Io credo ad entrambe le possibilità.
E dato che credo anche all' origine artificiale della specie umana,
mi sono sempre chiesto quanto abbia senso distinguere le due cose,
ossia gli alieni che intervennero sugli ominidi con l' ingegneria genetica e le civiltà antidiluviane,
considerato che probabilmente siamo ibridi coi primi e che le seconde furono da loro create e controllate.
05/06/2015, 00:34
Una crisi imputata dai ricercatori ai mutamenti climatici e che a me ricorda da vicino la crisi successiva di noi stessi Sapiens
allorquando tutte le linee di discendenza femminile si estinsero lasciandoci con un' unica Eva mitocondriale,
(che non è la prima donna ma la comune antenata della attuale porzione di umanità sopravvissuta a questo "collo di bottiglia").
05/06/2015, 13:37
MaxpoweR ha scritto:Una crisi imputata dai ricercatori ai mutamenti climatici e che a me ricorda da vicino la crisi successiva di noi stessi Sapiens
allorquando tutte le linee di discendenza femminile si estinsero lasciandoci con un' unica Eva mitocondriale,
(che non è la prima donna ma la comune antenata della attuale porzione di umanità sopravvissuta a questo "collo di bottiglia").
non è necessariamente così. La presenza di una unica EVA Mitocondriale (non UNA ma tante EVA con lo stesso patrimonio genetico, dei cloni) potrebbe presupporre che tutti noi NON siamo frutto non del caso e cioè di un collo di bottiglia che ha permesso alla specie di andare avanti ma di un atto deliberato e cioè la produzione in serie di HOMO SAPIENS da EVE MITOCONDRIALI (femmine ponte, lilith) tutte identiche perchè cloni.
Di certo non fu creato un solo ADAM e di certo a sfornarli non fu una sola "donna"
ma affinché le modifiche genetiche apportate si trasmettessero correttamente a tutti discendenti le varie femmine dovevano per forza essere tutte uguali.
22/08/2015, 19:31
Un "nuovo" ominide con la più antica mano simile alla nostra?
Il fossile della falange di un mignolo trovato in Tanzania, nella gola di Olduvai, suggerisce che due milioni di anni fa nella regione vivesse, accanto ad Australopithecus boisei e a Homo habilis, anche un altro antenato dell'essere umano. Indicato con la sigla OH 86, è il più antico degli ominidi scoperti finora ad avere una mano davvero simile a quella degli esseri umani moderni, già adatta a produrre i più sofisticati strumenti di pietra
La prima mano di aspetto perfettamente moderno risale a un periodo compreso fra i 2 e gli 1,8 milioni di anni fa e apparteneva a un ominide, identificato con la sigla OH 86 (Olduvai Hominin 86), che sarebbe vissuto contemporaneamente ad altre specie – come Australopithecus boisei e Homo habilis – dotate di mani più “primitive”.
Non solo: la mano di OH 86 è più moderna anche di quella di altri ominidi più recenti. Il reperto che lo dimostra è una falange prossimale (quella più vicina al palmo) di un dito mignolo rinvenuta in Tanzania, nella gola di Olduvai, uno dei sito paleoantropologici più importanti di tutta l'Africa in cui sono venuti alla luce molte delle più significative testimonianze di ominidi fossili.
La scoperta - fatta da un gruppo internazionale di ricercatori e pubblicata su “Nature Communications” - apre quindi la possibilità che in quella regione vivesse un'altra specie ancora, alla quale sarebbe addirittura da attribuire la produzione di strumenti litici più moderni.
Le sofisticate capacità manuali di Homo sapiens sono legate ad alcune caratteristiche morfologiche, come un pollice lungo rispetto alle altre dita, articolazioni robuste e ipertrofia dei muscoli del pollice. Queste caratteristiche permettono infatti una presa polpastrello-polpastrello che coniuga forza e precisione in modo perfetto e senza confronti negli altri ominidi.
Finora si pensava che l'evoluzione di una mano di questo tipo – interpretata come un adattamento utile per fabbricare e usare in modo efficiente strumenti di pietra – fosse avvenuta non prima di 1,6-1,4 milioni di anni fa, anche se i reperti litici più antichi risalgono a 2,6 e 3,3 milioni di anni fa. Si trattava però di strumenti piuttosto rozzi presumibilmente usati per frantumare le ossa e ricavarne il midollo, che potevano essere prodotti anche da una mano non perfettamente moderna.
La differenza più saliente fra la mano moderna di OH 86 e quella tipica di A boisei, H. habilis (ma anche di altre specie più recenti) riguarda la curvatura della falange: sostanzialmente assente in OH 86, ma presente in misura più o meno accentuata in A boisei, H. habilis, indica infatti un adattamento alla vita arboricola, che in OH 86 era invece andato perso. In altri termini: OH 86 si era adattato a vivere costantemente al suolo.
La falange prossimale di OH 86 ripresa da diverse angolazioni. (Cortesia Manuel Domínguez-Rodrigo)
Sulla base dei rapporti antropometrici sembra inoltre che OH 86 avesse una corporatura più grande di quella degli altri ominidi suoi contemporanei, un'ipotesi questa che - osservano gli stessi autori - andrà confermata da ulteriori ritrovamenti, così come l'ipotesi che si tratti di una nuova specie.
Ma intanto la scoperta ha già aperto un nuovo fronte di dibattito fra i paleoantropologi. Pur con tutte le cautele del caso, Jean-Jacques Hublin, direttore del Max Planck Institut per l'antropologia evoluzionistica, ritiene plausibile l'esistenza di una nuova specie di corporatura più robusta di H. abilis, mentre altri ricercatori, come Tracy L. Kivell dell'Università del Kent, si sono dichiarati piuttosto scettici in proposito.
22/08/2015, 19:36
23/08/2015, 20:31
10/09/2015, 14:00
nemesis-gt ha scritto:Homo Naledi, scoperta in Sudafrica una nuova specie umana
In una grotta vicino a Johannesburg, profonda 80 metri, sono stati rinvenuti oltre 1.500 elementi fossili, di cui ossa appartenenti a 15 individui, alti un metro e mezzo circa, con un cervello delle dimensioni di un'arancia. "Ha un mix di caratteristiche primitive e moderne" dicono i ricercatori su questo nuovo antenato dell'uomo che forse seppelliva già i morti, centinaia di migliaia di anni prima dell'Homo sapiens
UNA scoperta senza precedenti nella storia della paleontologia. Un cugino lontano dell'uomo. Fratello, se guardiamo i suoi piedi che hanno meravigliato i ricercatori: sono quasi identici ai nostri.
Homo Naledi. Si chiama così questo ominide con caratteristiche primitive e moderne al tempo stesso. Non molto alto, piuttosto snello, aveva un cervello minuscolo, ma forse seppelliva già i suoi morti, ben prima dell'Homo sapiens. I diversi sedimenti ritrovati nella caverna non permettono ancora di datare le ossa e risalire alla sua età, ma secondo gli studiosi questa nuova specie umana scoperta in Sudafrica potrebbe avere tra i due milioni e i due milioni e mezzo di anni.
National Geographic. I resti dell'Homo Naledi sono stati rinvenuti in Sudafrica e hanno convinto gli studiosi a inserirlo nel genere di cui noi stessi facciamo parte. L'annuncio dell'incredibile ritrovamento è stato dato dalla University of Witswaterstrand di Johannesburg, dalla National Geographic Society e dal Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia/National Research Foundation del Sudafrica ed è stato pubblicato dalla rivista scientifica eLife. Un approfondimento della ricerca verrà pubblicato sul numero di ottobre del National Geographic.
Senza età. È il più grosso ritrovamento di ossa di ominidi mai avvenuto: tutto è cominciato nella grotta detta Rising Star, a una cinquantina di chilometri a nordovest di Johannesburg, dove sono stati scoperti oltre 1.500 elementi fossili che devono ancora essere datati. Erano ammucchiati in una cavità accessibile solo attraverso un pozzo talmente stretto che per recuperarli è stato arruolato uno speciale team di speleologi e ricercatori che fossero magri abbastanza per entrarci con le braccia alzate sopra la testa. Era una regione conosciuta dai ricercatori già dai primi decenni del Novecento come possibile "culla dell'umanità", vista la quantità di fossili e reperti rinvenuti.
Un gruppo. I frammenti di questa nuova specie recuperati finora appartengono ad almeno 15 individui, tutti Homo naledi, e si pensa che ce ne siano molti altri da recuperare. "Abbiamo a disposizione esemplari multipli di quasi tutte le ossa del suo corpo", dice il paleontologo Lee Berger, della National Geographic Society, che ha guidato le spedizioni di scoperta e recupero, "Homo naledi è già praticamente la specie fossile meglio conosciuta nella linea evolutiva dell'uomo".
Cugino dell'uomo. "Complessivamente, H. naledi appare come una delle specie più primitive del genere Homo", spiega John Hawks della University of Wisconsin-Madison, uno degli autori dell'articolo che descrive la nuova specie, "ma ha alcune caratteristiche sorprendentemente umane, tali appunto da farlo ricomprendere nel genere cui apparteniamo anche noi. Aveva un cervello minuscolo, più o meno delle dimensioni di un'arancia, posto in cima a un corpo relativamente lungo e snello". Secondo i ricercatori, Homo naledi doveva essere in media alto circa un metro e mezzo e pesare 45 chili.
Mani e piedi.
Il cranio e i denti appaiono abbastanza simili a quelli di alcune specie più primitive del genere Homo, come H. habilis e le spalle somigliano di più a quelle delle grandi scimmie. Mani e piedi, invece, ci dicono molto di lui e delle sue abitudini: "Le mani appaiono adatte all'utilizzo di utensili", dice Tracy Kivell della University of Kent, che ha fatto parte del team che ha studiato l'anatomia della nuova specie, "ma le dita sono molto curve, il che fa pensare che fosse molto bravo ad arrampicarsi". Quanto ai piedi, sono il tratto anatomico più sorprendente, perché "sono praticamente indistinguibili da quelli di un essere umano moderno", aggiunge William Harcourt-Smith del Lehman College della City University of New York, un altro studioso che ha partecipato alla ricerca. Le caratteristiche dei piedi e delle gambe slanciate fanno pensare che la specie fosse adatta anche a lunghe camminate. "La particolare combinazione dei tratti anatomici distingue Homo naledi da tutte le specie finora conosciute", commenta Berger.
Scoperta nella scoperta. È proprio il contesto in cui sono stati ritrovati i fossili a far emergere quello che probabilmente è l'aspetto più straordinario della scoperta: Homo naledi forse seppelliva i suoi morti e la sepoltura finora era considerata una pratica iniziata con l'uomo moderno (risalente a 200mila anni fa, con l'homo sapiens). Le ossa di neonati, bambini, adulti e anziani, infatti, giacevano in un anfratto molto profondo. "Quella camera è stata sempre isolata dalle altre e non è mai stata direttamente aperta verso la superficie", assicura Paul Dirks della James Cook University nel Queensland, in Australia, primo firmatario dell'articolo che descrive il contesto della scoperta. "Soprattutto, in questo remoto anfratto mancavano fossili appartenenti ad altri animali di rilievo; c'erano praticamente solo resti di H. naledi".
Defunti sepolti. Gli unici elementi fossili non appartenenti all'ominide (una dozzina di elementi su oltre 1.500) sono resti isolati di topi e uccelli: la cavità attirava pochi frequentatori occasionali. Le ossa di H. naledi non presentano segni di morsi di predatori o saprofagi e non sembrano trasportate fin lì da qualche altro agente esterno, come un flusso d'acqua. "Abbiamo esplorato tutti gli scenari alternativi", dice Lee Berger, il capo della spedizione: "Una strage, la morte accidentale dopo essere rimasti intrappolati nella grotta, il trasporto da parte di un carnivoro sconosciuto o di una massa d'acqua, e altri ancora. Alla fine, l'ipotesi più plausibile è che gli Homo naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i corpi dei defunti" e che, dunque, fossero proprio dediti alla sepoltura ben prima dell'Homo sapiens.
Se fosse confermata, la teoria farebbe pensare che questa specie fosse già capace di un comportamento ritualizzato (vale a dire ripetuto) finora attribuito solo agli esseri umani moderni. "Questa grotta non ha ancora svelato tutti i suoi segreti", conclude Berger. "Ci sono ancora centinaia, se non migliaia di resti ancora da studiare sepolti laggiù".
http://www.repubblica.it/scienze/2015/0 ... 122576643/
10/09/2015, 14:10
Atlanticus81 ha scritto:Anthropologist Challenges "Out of Africa" Theory of Human Origins
It is now scientifically irrefutable fact that the "human species" has been found to contain a substantial quantity of DNA (at least 20%) from other hominid populations not classified as Homo sapien; such as Neanderthal, Denisovan, African archaic, Homo erectus, and now possibly even "Hobbit" (Homo floresiensis).
If not given drugs to prevent infant death, the pregnant body of a rhesus negative mother will attack, try to reject, and even kill her own offspring if it is by a rhesus positive man.
The Domestic dog (Canis lupus familiaris) is a sub-species of the gray wolf (Canis lupus), and they produce hybrids. There are numerous other examples of where two separate species (for example with different numbers of chromosomes) can also produce viable offspring, yet are considered separate species. That said, humanity has been shown to be, genetically speaking, a hybrid species that did not all share the same ancestry in Africa.
Recent sequencing of ancient genomes suggests that cross-species interracial interbreeding went on between the members of several human-like groups more than 30,000 years ago, including an as-yet unknown human ancestor. "There were many hominid populations,” says Mark Thomas, evolutionary geneticist at University College London.
Recent genetic studies are touting shocking headlines about how ancient humans 'rampantly interbred' and indulged in inter-species interracial sex with multiple mystery sub-races in a "Lord Of The Rings"-style world of different creatures, including mystery DNA - neither human nor Neanderthal, not yet identified.
Scientific evidence refuting the theory of modern humanity’s African genesis is common knowledge among those familiar with the most recent scientific papers on the human Genome, Mitochondrial DNA and Y-chromosomes.
Regrettably, within mainstream press and academia circles, there seems to be a conspicuous – and dare we say it – deliberate vacuum when it comes to reporting news of these recent studies and their implications.
According to anthropologist Robert Sepehr, "the Egyptian kings lists reveal that the total number of years covered by all of their god-kings equals 36,525. This time frame perfectly matches the sudden appearance of Cro-Magnon in the human fossil record.” In his book, Species with Amnesia, he continues, "Manetho was an Egyptian historian and priest who lived during the Ptolemaic era, the 3rd century BC. He wrote the famous Aegyptiaca (History of Egypt), which is often used by us Anthropologists to identify the chronology of the reigns of pharaohs. His translation of the Egyptian king lists reveals that the total number of years covered by all the king-lists equals 36,525. According to the chronology of Manetho, about 36,525 years ago Gods on Earth began to rule Earth, lasting until about 22,625 years ago when Demigods succeeded them, until about 11,600 years ago when mortal humans began to rule until the present day. This time frame perfectly matches the period of Cro-Magnon man in the fossil record."
http://atlanteangardens.blogspot.it/201 ... frica.html
10/09/2015, 14:26
Aztlan ha scritto:Copio anche qui un intervento postato nel topic di Atlanticus:nemesis-gt ha scritto:Homo Naledi, scoperta in Sudafrica una nuova specie umana
In una grotta vicino a Johannesburg, profonda 80 metri, sono stati rinvenuti oltre 1.500 elementi fossili, di cui ossa appartenenti a 15 individui, alti un metro e mezzo circa, con un cervello delle dimensioni di un'arancia. "Ha un mix di caratteristiche primitive e moderne" dicono i ricercatori su questo nuovo antenato dell'uomo che forse seppelliva già i morti, centinaia di migliaia di anni prima dell'Homo sapiens
UNA scoperta senza precedenti nella storia della paleontologia. Un cugino lontano dell'uomo. Fratello, se guardiamo i suoi piedi che hanno meravigliato i ricercatori: sono quasi identici ai nostri.
Homo Naledi. Si chiama così questo ominide con caratteristiche primitive e moderne al tempo stesso. Non molto alto, piuttosto snello, aveva un cervello minuscolo, ma forse seppelliva già i suoi morti, ben prima dell'Homo sapiens. I diversi sedimenti ritrovati nella caverna non permettono ancora di datare le ossa e risalire alla sua età, ma secondo gli studiosi questa nuova specie umana scoperta in Sudafrica potrebbe avere tra i due milioni e i due milioni e mezzo di anni.
National Geographic. I resti dell'Homo Naledi sono stati rinvenuti in Sudafrica e hanno convinto gli studiosi a inserirlo nel genere di cui noi stessi facciamo parte. L'annuncio dell'incredibile ritrovamento è stato dato dalla University of Witswaterstrand di Johannesburg, dalla National Geographic Society e dal Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia/National Research Foundation del Sudafrica ed è stato pubblicato dalla rivista scientifica eLife. Un approfondimento della ricerca verrà pubblicato sul numero di ottobre del National Geographic.
Senza età. È il più grosso ritrovamento di ossa di ominidi mai avvenuto: tutto è cominciato nella grotta detta Rising Star, a una cinquantina di chilometri a nordovest di Johannesburg, dove sono stati scoperti oltre 1.500 elementi fossili che devono ancora essere datati. Erano ammucchiati in una cavità accessibile solo attraverso un pozzo talmente stretto che per recuperarli è stato arruolato uno speciale team di speleologi e ricercatori che fossero magri abbastanza per entrarci con le braccia alzate sopra la testa. Era una regione conosciuta dai ricercatori già dai primi decenni del Novecento come possibile "culla dell'umanità", vista la quantità di fossili e reperti rinvenuti.
Un gruppo. I frammenti di questa nuova specie recuperati finora appartengono ad almeno 15 individui, tutti Homo naledi, e si pensa che ce ne siano molti altri da recuperare. "Abbiamo a disposizione esemplari multipli di quasi tutte le ossa del suo corpo", dice il paleontologo Lee Berger, della National Geographic Society, che ha guidato le spedizioni di scoperta e recupero, "Homo naledi è già praticamente la specie fossile meglio conosciuta nella linea evolutiva dell'uomo".
Cugino dell'uomo. "Complessivamente, H. naledi appare come una delle specie più primitive del genere Homo", spiega John Hawks della University of Wisconsin-Madison, uno degli autori dell'articolo che descrive la nuova specie, "ma ha alcune caratteristiche sorprendentemente umane, tali appunto da farlo ricomprendere nel genere cui apparteniamo anche noi. Aveva un cervello minuscolo, più o meno delle dimensioni di un'arancia, posto in cima a un corpo relativamente lungo e snello". Secondo i ricercatori, Homo naledi doveva essere in media alto circa un metro e mezzo e pesare 45 chili.
Mani e piedi.
Il cranio e i denti appaiono abbastanza simili a quelli di alcune specie più primitive del genere Homo, come H. habilis e le spalle somigliano di più a quelle delle grandi scimmie. Mani e piedi, invece, ci dicono molto di lui e delle sue abitudini: "Le mani appaiono adatte all'utilizzo di utensili", dice Tracy Kivell della University of Kent, che ha fatto parte del team che ha studiato l'anatomia della nuova specie, "ma le dita sono molto curve, il che fa pensare che fosse molto bravo ad arrampicarsi". Quanto ai piedi, sono il tratto anatomico più sorprendente, perché "sono praticamente indistinguibili da quelli di un essere umano moderno", aggiunge William Harcourt-Smith del Lehman College della City University of New York, un altro studioso che ha partecipato alla ricerca. Le caratteristiche dei piedi e delle gambe slanciate fanno pensare che la specie fosse adatta anche a lunghe camminate. "La particolare combinazione dei tratti anatomici distingue Homo naledi da tutte le specie finora conosciute", commenta Berger.
Scoperta nella scoperta. È proprio il contesto in cui sono stati ritrovati i fossili a far emergere quello che probabilmente è l'aspetto più straordinario della scoperta: Homo naledi forse seppelliva i suoi morti e la sepoltura finora era considerata una pratica iniziata con l'uomo moderno (risalente a 200mila anni fa, con l'homo sapiens). Le ossa di neonati, bambini, adulti e anziani, infatti, giacevano in un anfratto molto profondo. "Quella camera è stata sempre isolata dalle altre e non è mai stata direttamente aperta verso la superficie", assicura Paul Dirks della James Cook University nel Queensland, in Australia, primo firmatario dell'articolo che descrive il contesto della scoperta. "Soprattutto, in questo remoto anfratto mancavano fossili appartenenti ad altri animali di rilievo; c'erano praticamente solo resti di H. naledi".
Defunti sepolti. Gli unici elementi fossili non appartenenti all'ominide (una dozzina di elementi su oltre 1.500) sono resti isolati di topi e uccelli: la cavità attirava pochi frequentatori occasionali. Le ossa di H. naledi non presentano segni di morsi di predatori o saprofagi e non sembrano trasportate fin lì da qualche altro agente esterno, come un flusso d'acqua. "Abbiamo esplorato tutti gli scenari alternativi", dice Lee Berger, il capo della spedizione: "Una strage, la morte accidentale dopo essere rimasti intrappolati nella grotta, il trasporto da parte di un carnivoro sconosciuto o di una massa d'acqua, e altri ancora. Alla fine, l'ipotesi più plausibile è che gli Homo naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i corpi dei defunti" e che, dunque, fossero proprio dediti alla sepoltura ben prima dell'Homo sapiens.
Se fosse confermata, la teoria farebbe pensare che questa specie fosse già capace di un comportamento ritualizzato (vale a dire ripetuto) finora attribuito solo agli esseri umani moderni. "Questa grotta non ha ancora svelato tutti i suoi segreti", conclude Berger. "Ci sono ancora centinaia, se non migliaia di resti ancora da studiare sepolti laggiù".
http://www.repubblica.it/scienze/2015/0 ... 122576643/
Sarebbe interessante sapere se questo insolito mix di caratteristiche primitive e moderne sia evoluzionisticamente spiegabile o se sia un' anomalia.
31/10/2015, 13:53
31/10/2015, 16:04
MaxpoweR ha scritto:L'Uomo, un animale addomesticato da Dio [Elohim]?
l’uomo presenti caratteristiche fisiche e comportamentali di un animale domestico. [con la mia battuta del "gene bobino" non sono andato tanto distante dalla realtà mi sa ^_^]
03/11/2015, 21:00
L'Uomo di Neanderthal è più vecchio, arrivò a Roma 250.000 anni fa
L'uomo di Neanderthal 'italiano' è più vecchio di quanto si credesse. L'ominide, strettamente affine all'Homo sapiens, è infatti comparso in Italia 250.000 anni fa invece di 150.000 anni fa come ritenuto prima. La scoperta è stata realizzata da un team di geologi, geocronologi, paleontologi e paletnologi coordinato dall'Istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza e l’Università di Madison-Wisconsis. Lo studio è stato pubblicato su Quaternary Sience Reviews.
Grazie all’applicazione di una metodologia di indagine geologica basata sullo studio delle variazioni del livello del mare durante le epoche glaciali, e la loro influenza sui processi di deposizione dei sedimenti fluviali nell'area romana, gli scienziati sono giunti a una revisione dell'età del sito della valle dell'Aniene di Saccopastore, a Roma, dove nel 1929 e nel 1935 furono rinvenuti due crani di Homo neanderthalensis.
A questi resti fu attribuita un'età di circa 125.000 anni che li rendeva la più antica testimonianza della presenza del Neanderthal in Italia, almeno fino alla recente datazione, a circa 150.000 anni, dei resti rinvenuti in Puglia, in una grotta ad Altamura (Bari). "I risultati del nuovo lavoro -afferma Fabrizio Marra, ricercatore dell’Ingv e autore principale della pubblicazione- hanno dimostrato che i resti di Saccopastore sono più vecchi di oltre 100.000 anni rispetto a quanto sinora ritenuto, portando l'età del Neanderthal in Italia a 250.000 anni fa, contemporanea quindi a quella riscontrata in Europa centrale dove furono rinvenuti i primi resti attribuiti a questa specie umana".
I depositi sedimentari all'interno dei quali furono rinvenuti i crani, erano stati interpretati dalla comunità scientifica come un terrazzo fluviale originatosi durante l'ultimo stadio interglaciale di 125.000 anni fa, chiamato "Tirreniano", precedente l'ultima glaciazione. "In particolare -evidenzia Marra- i crani sono stati ritrovati in una cava di ghiaia fluviale sulle sponde dell'Aniene, poi sepolta per costruire gli edifici che oggi costeggiano la Tangenziale Est all'altezza di Via Asmara, poco prima del Ponte delle Valli" ed "oggi non è più possibile osservare la stratigrafia evidenziata allora".
"Lo sviluppo degli studi sui caratteri geologici dell'area romana, che ha avuto grande impulso negli ultimi quindici anni dalle ricerche condotte dall'Ingv attraverso collaborazioni interdisciplinari con studiosi italiani e internazionali, ha permesso di acquisire nuovi metodi di indagine ed elementi che hanno notevolmente accresciuto le conoscenze scientifiche su quest'area. La nuova età dell'uomo di Neanderthal in Italia -osserva- ne è una diretta conseguenza".
21/01/2016, 20:01
26/01/2016, 13:49
Le analisi suggeriscono che il nostro corredo genetico è il frutto di incroci avvenuti in Europa e in Asia circa 30 mila anni fa tra quattro stirpi umane, di cui una, oltre a quella degli esseri umani moderni, dei Neanderthal e dei Denisova, è completamente sconosciuta agli esperti.
«Comincia ad emergere un mondo passato molto simile a quello de Il Signore degli Anelli, con molte popolazioni di ominidi differenti», spiega Mark Thomas, genetista evolutivo dell’University College di Londra non coinvolto nello studio.