20/07/2015, 17:16
20/07/2015, 19:59
Aztlan ha scritto:La differenza oggi è tra euroentusiasti e euroscettici. La provenienza politica va messa da parte.
21/07/2015, 00:12
Plutone77 ha scritto:Aztlan ha scritto:La differenza oggi è tra euroentusiasti e euroscettici. La provenienza politica va messa da parte.
Amen![]()
Mi ero illuso che Alexis Tsipras fosse un vero sovversivo, con tutta la storia del referendum, invece si è rilevato l'ennesimo anonimo garzone di bottega
21/07/2015, 00:15
Aztlan ha scritto:Ma infatti il sondaggio greco è un falso acclarato.
Come ho detto la gente è scesa in strada alla notizia. Altro che 70% di favorevoli...
Quello spagnolo potrebbe essere pure falso
(per me la performance degli alternativi sarà comunque una sopresa come le ultime elezioni da noi)
ma la tendenza al calo di Podemos dopo l' esempio greco potrebbe essere reale.
21/07/2015, 09:20
ubatuba ha scritto:....ora c'e da chiedersi se eventuali elezioni parlamentari siano reali,o semplicemente la volonta' di qualkuno.....alla faccia degli elettori..............![]()
23/07/2015, 08:52
Parola d’ordine sfiducia, ma con lo screditamento che sta guadagnando rapidamente terreno. Il “sì” del Parlamento di Atene al secondo pacchetto di riforme (230 sì, 63 no, 5 astenuti) con a sorpresa anche il voto favorevole di Varoufakis, è la plastica raffigurazione delle contraddizioni politiche elleniche dell’ultimo semestre. Nonostante restino 36 (e non 39 come una settimana fa) i dissidenti di Syriza che non votano il ddl propedeutico al terzo memorandum imposto dalla Troika e accettato dal primo premier di sinistra della storia greca, i mercati apprezzano, l’euro recupera ma la politica segna ancora incertezza totale.
Certo, Tsipras ‘recupera’ cinque voti facendo ridurre lievemente il dissenso interno ma non stabilizza l’esecutivo che resta in bilico, almeno fino al prossimo passaggio parlamentare. Il voto notturno e soprattutto le ansie isteriche che lo hanno preceduto (come lo sfogo di Kostantopoulou contro Tsipras) sono il barometro di una situazione a tratti incandescente che non garantisce quell’equilibrio minimo che servirebbe al Paese, almeno in questa fase, per ricominciare a trattare con i creditori. Ieri i primi strali erano giunti proprio dalla presidente della Camera in direzione di capo dello stato e premier. In una lunga missiva la Kostantopoulu aveva scritto a Pavlopoulos e Tsipras dicendo che come deputato di Syriza non avrebbe mai votato una norma che sa tanto di colpo di Stato, mentre come presidente del Parlamento ne avrebbe volentieri ritardato tutti i passaggi. Concetti che ribadirà di persona oggi incontrando Tsipras. Forse, dice qualcuno, per consegnargli la propria lettera di dimissioni (dalla Camera e dal partito).
Di fatto se il distacco di Tsipras dalla placenta di Syriza, ovvero la rottura con la Piattaforma di Lafazanis e Kostantopoulou, fa sorridere i mercati e fa percorrere alla Grecia un altro metro nella direzione dei creditori internazionali, dall’altro non offre una chiarificazione politica. Le elezioni anticipate si terranno comunque, a questo punto più in autunno che a settembre (ma senza escludere sorprese) ma con la spasmodica necessità di Tsipras di individuare nuovi alleati, che intanto non sembrano disposti ad abbracciarlo.
L’ex ministro delle finanze giustifica il suo sì con il fatto che quelle erano misure “che io stesso ho proposto in passato, anche se in circostanze diverse”. Il suo voto è per mantenere l’unità del partito anche se quelle riforme sono capestro e faranno solo del male alla Grecia. E quando ad esempio Varoufakis giustifica il suo voto favorevole con il fatto di voler dare ai suoi compagni la possibilità di “guadagnare tempo in modo da pianificare la nuova resistenza all’autoritarismo” non fa altro che aggiungere altra legna su un fuoco che non sarà facile spegnere. Tutti i partiti in Grecia pretendono infatti di uscire indenni dagli ultimi sei drammatici mesi.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1898645/
23/07/2015, 11:09
Angel_ ha scritto:Parola d’ordine sfiducia, ma con lo screditamento che sta guadagnando rapidamente terreno. Il “sì” del Parlamento di Atene al secondo pacchetto di riforme (230 sì, 63 no, 5 astenuti) con a sorpresa anche il voto favorevole di Varoufakis, è la plastica raffigurazione delle contraddizioni politiche elleniche dell’ultimo semestre. Nonostante restino 36 (e non 39 come una settimana fa) i dissidenti di Syriza che non votano il ddl propedeutico al terzo memorandum imposto dalla Troika e accettato dal primo premier di sinistra della storia greca, i mercati apprezzano, l’euro recupera ma la politica segna ancora incertezza totale.
Certo, Tsipras ‘recupera’ cinque voti facendo ridurre lievemente il dissenso interno ma non stabilizza l’esecutivo che resta in bilico, almeno fino al prossimo passaggio parlamentare. Il voto notturno e soprattutto le ansie isteriche che lo hanno preceduto (come lo sfogo di Kostantopoulou contro Tsipras) sono il barometro di una situazione a tratti incandescente che non garantisce quell’equilibrio minimo che servirebbe al Paese, almeno in questa fase, per ricominciare a trattare con i creditori. Ieri i primi strali erano giunti proprio dalla presidente della Camera in direzione di capo dello stato e premier. In una lunga missiva la Kostantopoulu aveva scritto a Pavlopoulos e Tsipras dicendo che come deputato di Syriza non avrebbe mai votato una norma che sa tanto di colpo di Stato, mentre come presidente del Parlamento ne avrebbe volentieri ritardato tutti i passaggi. Concetti che ribadirà di persona oggi incontrando Tsipras. Forse, dice qualcuno, per consegnargli la propria lettera di dimissioni (dalla Camera e dal partito).
Di fatto se il distacco di Tsipras dalla placenta di Syriza, ovvero la rottura con la Piattaforma di Lafazanis e Kostantopoulou, fa sorridere i mercati e fa percorrere alla Grecia un altro metro nella direzione dei creditori internazionali, dall’altro non offre una chiarificazione politica. Le elezioni anticipate si terranno comunque, a questo punto più in autunno che a settembre (ma senza escludere sorprese) ma con la spasmodica necessità di Tsipras di individuare nuovi alleati, che intanto non sembrano disposti ad abbracciarlo.
L’ex ministro delle finanze giustifica il suo sì con il fatto che quelle erano misure “che io stesso ho proposto in passato, anche se in circostanze diverse”. Il suo voto è per mantenere l’unità del partito anche se quelle riforme sono capestro e faranno solo del male alla Grecia. E quando ad esempio Varoufakis giustifica il suo voto favorevole con il fatto di voler dare ai suoi compagni la possibilità di “guadagnare tempo in modo da pianificare la nuova resistenza all’autoritarismo” non fa altro che aggiungere altra legna su un fuoco che non sarà facile spegnere. Tutti i partiti in Grecia pretendono infatti di uscire indenni dagli ultimi sei drammatici mesi.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1898645/
Ma la faccina che vomita non c'è più?
Ci sarebbe stata bene...
23/07/2015, 11:49
23/07/2015, 11:55
23/07/2015, 11:57
23/07/2015, 13:16
23/07/2015, 13:33
Atlanticus81 ha scritto:L'avevamo pensato anche noi ...Grecia voleva tornare alla dracma con aiuto dei russi - Tsipras avrebbe sollecitato Putin a fornire un prestito per uscire dall'area euro. Ma secondo le indiscrezioni lo zar si sarebbe rifiutato.
Il premier greco Alexis Tsipras avrebbe chiesto a Mosca di prestare alla Grecia 10 miliardi di dollari Usa, pari a 9,2 miliardi di euro, per dare il via alla stampa della nuova dracma.
Sono le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano ateniese To Vima, in cui viene tra l'altro ricordato che il premier greco nella sua ultima intervista all'emittente televisiva ERT, non aveva fatto mistero sul fatto che "l'introduzione della moneta nazionale non sarebbe stata possibile senza la disponibilità di una notevole quantità di denaro in Grecia".
Per raggiungere l'obiettivo, dunque, il premier ellenico avrebbe chiesto il sostegno della Russia prima di tutto, ma anche di Pechino e Teheran.
Secondo la ricostruzione fatta dal quotidiano, da inizio 2015, il premier ellenico, assieme ad altri leader politici di Syriza avrebbe lavorato a un piano sull'esempio della Slovacchia al momento della separazione dalla ex-Cecoslovacchia.
Il piano, presentato a Vladimir Putin, in occasione di una visita di Tsipras a Mosca, non ha mai ricevuto una risposta definitiva fino alla notte del 5 luglio, subito dopo il referendum popolare in Grecia. Allora, Putin avrebbe detto chiaramente di non essere pronto a concedere il credito, mentre da Pechino e Teheran non ci sarebbero mai state reazioni alla richiesta di aiuti.
http://www.wallstreetitalia.com/article ... russi.aspx
Praticamente è come se fosse stata la Russia a fare il doppio gioco per poi tirarsi indietro alla fine della partita.
Così Tsipras è rimasto spiazzato e senza il "pezzo" pregiato a tenere sotto scacco la Troijka...
Ma allora... perché!?
23/07/2015, 14:24
Ufologo 555 ha scritto:Non sapremo mai cosa succede davvero dietro le "quinte" ....
24/07/2015, 09:25
24/07/2015, 15:18