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17/10/2015, 18:57
17/10/2015, 19:51
jean ha scritto:sabato 17 ottobre 2015
RUSSIA: PUTIN AUTORIZZA IL "DEMONE" PER SCOVARE I TERRORISTI
(di Franco Iacch) - Si dice che l’autorizzazione sia stata dato dallo stesso Putin per l’utilizzo di un programma informatico, già rodato in ambito interno, in grado di scovare i terroristi. Gli hacker del Center for Research of Legitimacy and Political Protest hanno perfezionato quello che loro chiamano “Il Demone di Laplace”, un programma che rileva automaticamente gli account utilizzati dai terroristi islamici dello Stato per reclutare nuovi membri nel loro gruppo.
L’identificazione avviene in tre fasi. Nella prima, il "demone" cerca i conti bancari con possibili collegamenti allo Stato islamico e trasferisce i nominativi agli specialisti del centro studi Arabi di Mosca per un primo controllo. Se il “contatto” è ritenuto sospetto, inizia la seconda fase. Gli specialisti del Center for Research of Legitimacy and Political Protest, utilizzando le citazioni distorte dal Corano e comunque tipiche del linguaggio dei terroristi contenute in un database, inviano dei messaggi in arabo ai titolari dei conti. Le risposte ricevute sono analizzate da un team di sociologi e politologi. Nella terza fase sono coinvolti anche i servizi segreti russi che possono ordinare il controllo in remoto del computer del sospetto.
Qualora non ci dovessero essere dubbi sull’ identikit elettronico creato, la terza fase si conclude con l’arresto del presunto terrorista, eseguito ad opera del Gruppo Alpha, gli specnaz dell'antiterrorismo russo. L’utilizzo del Specgruppa A sarebbe stato richiesto espressamente da Putin, anche per tutte le operazioni che non richiederebbero un così alto livello formativo.
La direttiva di Putin è chiara: il Demone di Laplace dovrà essere messo al servizio degli Alpha.
Soltanto nello scorso anno, lo Stato islamico sarebbe riuscito a reclutare via internet circa tremila sostenitori. In Russia, secondo l’agenzia Rosfinmonitoring, sarebbero 4407 i cittadini coinvolti con il terrorismo, quasi il doppio delle 2826 persone identificate nel 2014.
Il Demone di Laplace
Il programma “Demone di Laplace” (ispirato al demone onnisciente teorizzato dal matematico francese Pierre-Simon Laplace) è stato testato per la prima volta il 18 maggio dello scorso anno, per identificare gruppi estremisti ed eversivi russi.
Pierre-Simon Laplace, affermava “che se un fantomatico Demone conoscesse la posizione e la quantità di moto esatta di ogni singolo atomo nell'universo, il passato, presente e futuro degli stessi sarebbe completamente prevedibile e calcolabile grazie alle leggi della meccanica classica”.
Il sistema predittivo si basa sull’elaborazione del linguaggio e l’analisi delle immagini. Utilizzando modelli statistici e di apprendimento automatico, il programma genera previsioni circa l'attività di interesse.
Il “Demone” è ritenuto più efficace di EMBERS o Early Model Based Event Recognition using Surrogates, sistema predittivo finanziato dal governo degli Stati Uniti e del software semantico Archive utilizzato dai russi per monitorare blog e social network.
Fonte : http://www.infodifesa.it/2015/10/russia ... e-per.html
17/10/2015, 20:13
Aztlan ha scritto:A me sembra un' ottima iniziativa. Da qualche parte si deve pur cominciare per stanarli.
E se anche si avesse l' effetto da te ipotizzato, sarebbe comunque una vittoria la scomparsa online dei reclutatori
visto che un aspirante jihadista di New York che volesse fare qualcosa a Raqqa è impossibilitato a fare qualcosa senza l' elettronica.
17/10/2015, 20:48
18/10/2015, 09:50
18/10/2015, 10:04
Ufologo 555 ha scritto:Le mani della Russia sul Medio Oriente
Vladimir Putin: "Portatemi Al Baghdadi: vivo o morto"
«Portatemi Al Baghdadi vivo o morto»: sarebbe questo l'ordine che Putin avrebbe impartito ai generali russi impegnati nell'operazione in Siria. La notizia viene dall’agenzia di stampa iraniana Tansim News, che cita una fonte del Cremlino definita «ben informata», secondo cui il presidente russo vorrebbe addirittura vedere il Califfo dello Stato Islamico «giustiziato, e il cadavere esposto in pubblico«. E «nel caso non fosse possibile prenderlo vivo», bisognerebbe allora portare in Russia «almeno la salma».
È sempre l'agenzia iraniana a sostenere che la richiesta di Putin di portare il Califfo a Mosca «mira a mettere in imbarazzo gli Stati Uniti ed evidenziare il fallimento della Coalizione internazionale» a guida Usa. Ma forse il discorso è un po’ più complesso, specie tenendo conto del momento di grande protagonismo che il presidente russo sta vivendo sulla scena internazionale. Da una parte, infatti, al di là delle indiscrezioni su Al Baghdadi, Putin ha parlato ieri in modo ufficiale a Astana: capitale del Kazakistan in cui era in corso un vertice di quella Comunità degli Stati Indipendenti che ancora riunisce nove delle quindici repubbliche ex-sovietiche, più il Turkmenistan che è associato (stanno fuori i tre Paesi baltici, che non vi hanno mai aderito; la Georgia, uscita nel 2009; e l'Ucraina, uscita nel 2014). E a Astana i presenti hanno deciso la creazione di una task force comune per difendere i confini in situazioni di crisi sullo sfondo del conflitto in Afghanistan nella paura che infiltrazioni jihadisti risveglino il terrorismo islamico dormiente in Russa. Una mossa anche collegata alla decisione di Obama di mantenere nello stesso Afghanistan anche dopo il 2016 i 5500 soldati Usa che lì sono stanziati. Insomma, Obama ci ripensa sul ritiro dall'Afghanistan, con tweet entusiastico di approvazione da parte del presidente afghano Ashraf Ghani; e Puntin subito gli offre di coprirgli le spalle.
Pure ad Astana, però, Putin ha fatto le lodi dei risultati che starebbe ottenendo l'intervento russo in Siria. «Agendo dal cielo e dal mare contro gli obiettivi precedentemente concordati con i siriani, i nostri uomini hanno ottenuto risultati impressionanti. Decine di centri di comando e depositi di munizioni, centinaia di terroristi e grandi quantità di mezzi militari sono stati eliminati». Il leader russo ha ribadito nuovamente che gli attacchi di Mosca «sono totalmente in linea con le norme internazionali e sono assolutamente legittimi, perché sono realizzati in base a una richiesta ufficiale del presidente siriano Bashar al Assad». Ma ha pure aggiunto che sta «negoziando con l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, la Giordania e Israele per trovare un’azione comune»: confermando la linea già emersa con l'accordo tecnico di coordinamento militare tra Usa e Russia per evitare di spararsi addosso, e con il rammarico espresso da Lavrov per il fatto che gli Stati Uniti non si siano dichiarati disposti a far evolvere l'intesa fino ad un accordo politico esplicito. Paradossalmente, il drone russo che i turchi dicono di aver abbattuto e di cui Mosca nega l'esistenza in qualche modo piuttosto che sbugiardare Putin gli dà ragione, nel momento che conferma come senza coordinamento il rischio di un scontro dalle conseguenze imprevedibili è sempre in agguato.
C'è poi un terzo aspetto. Ancora Tansim, che stavolta ha una fonte non anonima nel ministro della Difesa russa Igor Konashinkov quando afferma che «le forze aeree russe ora si stanno dirigendo direttamente alla principale roccaforte dell'organizzazione per colpire la città di Raqqa principale base dell'Isis». È un’offensiva collegata all’avanzata su Aleppo, su cui le truppe di Bashar Assad stanno puntando grazie al decisivo appoggio di russi, iraniani e Hezbollah. Ma Raqqa era appunto anche la direzione verso cui avrebbe dovuto puntare l'armata di 50.000 uomini che attorno ai miliziani curdi gli Stati Uniti stavano cercando di costruire, anche con il lancio via paracadute delle 50 tonnellate di armi e munizioni della scorsa domenica. Insomma, le due prospettive si fonderebbero. Direbbe in pratica Putin a Obama: «Allora, vogliamo coordinarci per attaccare assieme Raqqa da due direttrici diverse? O preferite che ci arriviamo prima noi e la prendiamo da sola?».
http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... mi-Al.html
18/10/2015, 10:32
18/10/2015, 10:39
18/10/2015, 10:42
18/10/2015, 10:45
xfabiox ha scritto:potrebbe anche non servirgli più ma non credo, occhio al giubileo.
ma anche se smantelli isis ci sono megliaia di adepti che si sono fatti intortare via itnernet, tv, moschee in giro per l' europa, america, asia pronti a fare qualche pistolinata perchè ormai credono solo più in quello.
18/10/2015, 10:51
18/10/2015, 11:42
18/10/2015, 11:58
"I RUSSI SONO TROPPO FORTI" L'AMERICA È SOTTO CHOC
(di Paolo Guzzanti) - Gli Stati Uniti sono sotto choc per quel che hanno visto della non prevista capacità militare dei russi in Siria. Non si tratta soltanto delle armi nuovissime ed estremamente precise, ma anche dello stile, della velocità di movimento militare e persino della sfrontatezza mediatica del Cremlino che sfida apertamente gli americani a fornire gli obiettivi che vorrebbero bombardati e quelli che vorrebbero risparmiare.
Washington è rimasta interdetta e sembra che la risposta sia stata: ci stiamo lavorando, vi faremo sapere. Vero o falso che sia, questo scambio di battute ha prodotto il suo effetto. Un dettaglio per rendere l'idea: i russi hanno portato in Siria caserme prefabbricate per migliaia di soldati e hanno allestito spettacoli serali con ballerine e comici, varietà e teatro.
Ieri il New York Times dava un quadro molto documentato dell'effetto traumatico che sta avendo sull'America la guerra di Putin in Siria. Tutti sono colpiti da un trauma che ha un solo precedente: quello del lancio del primo satellite artificiale Sputnik il quattro ottobre del 1957. Allora l'America pensò di aver sbagliato tutto: scuole, addestramento, università, investimenti e si sottopose a una vera autoflagellazione che poi dette come risultato il primo uomo sulla Luna.
Adesso non si tratta di andare sulla Luna ma di prendere decisioni, anche diplomatiche e di intelligence, all'altezza del nuovo oggetto sconosciuto che non è più una palla di latta del diametro di 58 centimetri in orbita nello spazio, ma una macchina militare mai vista ancora in azione con tutti i nuovi armamenti che Vladimir Putin ha tenacemente voluto anche durante la devastante crisi per il crollo del prezzo del petrolio.
Alla Casa Bianca e al Pentagono lo staff militare e operativo ha passato ore difficili da cui alla fine è scaturita la notizia di ieri: Obama ha capovolto la sua politica e ha annunciato che a ritirarsi dall'Afghanistan non ci pensa nemmeno. I ground boots a stelle e strisce restano sul campo anche per sostenere la concorrenza russa sul campo di battaglia. Le forze armate di Mosca, nell'immaginario americano ma anche europeo, erano finora prigioniere del cliché sovietico: milioni di soldati ingolfati in uniformi sgraziate e milioni di tonnellate di ferro in marcia spargendo miasmi e cannonate.
Ora, con l'intervento in Siria ci troviamo di fronte al primo caso di una Russia che esce fuori dai confini del vecchio impero, cosa che non succedeva dai tempi dell'Afghanistan.
La sorpresa dello schieramento e l'inaspettata velocità di programmazione hanno portato vertici e analisti a concludere che l'operazione militare in Siria doveva essere stata preparata da mesi.
In realtà le forze armate russe non sono nuove a imprese veloci e impressionanti: quando nel 1945 Stalin si decise a spazzar via l'armata giapponese in Manciuria a guerra praticamente finita per bilanciare l'effetto delle atomiche americane aveva a disposizione magnifiche truppe che avevano combattuto in Europa mentre la produzione militare industriale era al suo massimo. Ondate di grandi aerei sbarcavano divisioni e armamenti sul campo di battaglia riforniti da una combinazione mai vista di aria e terra. Degli ottocentomila giapponesi non rimase nulla.
Oggi la situazione è ovviamente tutt'altra e gli analisti americani notano il netto progresso russo dall'intervento in Georgia del 2008 a oggi, passando per la guerra segreta e senza mostrine in Ucraina. In Georgia le cose non andarono totalmente lisce: Putin perse alcuni aerei e la fanteria non si dimostrò all'altezza. Sono passati da allora sette anni e in questo periodo è cambiata radicalmente la modernizzazione oltre che il look militare russo: vedi questi soldati in televisione, e sembrano americani.
Mostrano i filmati dei loro bombardamenti e trattano gli statunitensi come cretini («Hanno la testa piena di funghi» ha detto Putin). Le uniformi, le navi lanciamissili, i ponti di comando, tutto è mostrato come in una showroom che è anche una guerra.
Che cosa succederà quando gli americani si saranno ripresi dal trauma? Il Pentagono è sotto accusa per aver trascurato un monitoraggio all'altezza dei cambiamenti. La Cia è ovviamente sotto tiro anche se l'intelligence americana ha da tempo lanciato l'allarme specialmente nel centro Europa. L'esperienza storica insegna che gli Stati Uniti hanno al loro interno un software autocorrettivo che ha funzionato nel passato ogni volta che si doveva confrontare con potenze soverchianti sul campo, come la Germania e il Giappone, ma oggi non si tratta per fortuna di combattere una guerra fra potenze, ma soltanto di capire bene quel che accade per non fare e non concedere errori.