05/09/2015, 15:48
Atlanticus81 ha scritto:“Levatela, dobbiamo passare“Morta su asfalto, insulti ai vigili: levatela, dobbiamo passare
SALO’ – “Levatela, dobbiamo passare“. Il corpo senza vita di una ragazza è ancora sull’asfalto, ma gli automobilisti non hanno avuto riguardi. Insulti, bestemmie e parolacce ai vigili urbani perché rimuovessero al più presto il corpo di Angelica Caironi, 20 anni, ancora coperto da un lenzuolo bianco dopo l’incidente avvenuto la sera di domenica 30 agosto a Barbarano.
Maria Paola Pasini sul Corriere della Sera nell’edizione di Brescia riporta le dichiarazioni di Marco Bergognini, 45 anni, agente della Polizia locale di Salò, intervenuto insieme ai colleghi sul luogo dell’incidente:
“«Ho assistito a scene incredibili. Gente che urlava, automobilisti in coda che volevano passare assolutamente. Insulti, bestemmie, parolacce. Incuranti del corpo senza vita della ragazza. A terra a pochi metri di distanza».
In tanti si erano messi in auto domenica per raggiungere Salò per assistere allo spettacolo pirotecnico di fine estate. Poco prima delle 23 lo schianto tra una moto e un’auto. Ad avere la peggio la ventenne che rimane sull’asfalto priva di vita, nonostante i tentativi di rianimarla. La gardesana viene chiusa. Il traffico deviato, ma all’inizio è il caos”.
I vigili intervengono per i rilievi dell’incidente mortale, ma gli automobilisti sono inferociti e vogliono passare ad ogni costo, scrive la Pasini:
“«Uno – racconta ancora Bergognini che ha ‘postato’ il suo sfogo su facebook – è schizzato via con una gimkana tra il corpo, la vettura incidentata, i soccorsi. Mi ha urlato: ‘Io devo andare a casa’. Un altro ha strappato il nastro che usiamo per delimitare la zona dell’incidente. Alcuni ciclisti gridavano come pazzi. Ne ho portato uno davanti al corpo della ragazza e gli ho detto ‘Vuoi urlare ancora, non pensi a questa famiglia?’ Assurdo».
Marco Bergognini è di Toscolano, ha due figlie, una di 14 e una di 11 anni. Quella sera è sempre nella sua mente. Da allora fa fatica a prendere sonno. «Penso sempre a quella povera ragazza. Come si fa ad essere così insensibili, così disumani? Come polizia locale abbiamo fatto il possibile, abbiamo deviato il traffico da San Michele. La collega di Gardone Riviera spiegava che si trattava di un incidente mortale. È stata aggredita fisicamente da un automobilista».
Gli insulti lanciati all’indirizzo dei vigili purtroppo non sono infrequenti… «In tanti se la prendono con noi – sottolinea Stefano Traverso, comandante a Salò – dall’inizio dell’anno abbiamo rilevato 60 incidenti stradali. Facciamo tutto il possibile, ma la gente ci copre di insulti. Questa volta però siamo andati davvero oltre»”.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-i ... e-2265696/
Se questo è il risultato della nostra cosiddetta cultura, quando arriverà il meteorite o il virus a spazzarci via dall'esistenza sarà sempre troppo tardi.
07/09/2015, 19:45
Atlanticus81 ha scritto:“Levatela, dobbiamo passare“Morta su asfalto, insulti ai vigili: levatela, dobbiamo passare
SALO’ – “Levatela, dobbiamo passare“. Il corpo senza vita di una ragazza è ancora sull’asfalto, ma gli automobilisti non hanno avuto riguardi. Insulti, bestemmie e parolacce ai vigili urbani perché rimuovessero al più presto il corpo di Angelica Caironi, 20 anni, ancora coperto da un lenzuolo bianco dopo l’incidente avvenuto la sera di domenica 30 agosto a Barbarano.
Maria Paola Pasini sul Corriere della Sera nell’edizione di Brescia riporta le dichiarazioni di Marco Bergognini, 45 anni, agente della Polizia locale di Salò, intervenuto insieme ai colleghi sul luogo dell’incidente:
“«Ho assistito a scene incredibili. Gente che urlava, automobilisti in coda che volevano passare assolutamente. Insulti, bestemmie, parolacce. Incuranti del corpo senza vita della ragazza. A terra a pochi metri di distanza».
In tanti si erano messi in auto domenica per raggiungere Salò per assistere allo spettacolo pirotecnico di fine estate. Poco prima delle 23 lo schianto tra una moto e un’auto. Ad avere la peggio la ventenne che rimane sull’asfalto priva di vita, nonostante i tentativi di rianimarla. La gardesana viene chiusa. Il traffico deviato, ma all’inizio è il caos”.
I vigili intervengono per i rilievi dell’incidente mortale, ma gli automobilisti sono inferociti e vogliono passare ad ogni costo, scrive la Pasini:
“«Uno – racconta ancora Bergognini che ha ‘postato’ il suo sfogo su facebook – è schizzato via con una gimkana tra il corpo, la vettura incidentata, i soccorsi. Mi ha urlato: ‘Io devo andare a casa’. Un altro ha strappato il nastro che usiamo per delimitare la zona dell’incidente. Alcuni ciclisti gridavano come pazzi. Ne ho portato uno davanti al corpo della ragazza e gli ho detto ‘Vuoi urlare ancora, non pensi a questa famiglia?’ Assurdo».
Marco Bergognini è di Toscolano, ha due figlie, una di 14 e una di 11 anni. Quella sera è sempre nella sua mente. Da allora fa fatica a prendere sonno. «Penso sempre a quella povera ragazza. Come si fa ad essere così insensibili, così disumani? Come polizia locale abbiamo fatto il possibile, abbiamo deviato il traffico da San Michele. La collega di Gardone Riviera spiegava che si trattava di un incidente mortale. È stata aggredita fisicamente da un automobilista».
Gli insulti lanciati all’indirizzo dei vigili purtroppo non sono infrequenti… «In tanti se la prendono con noi – sottolinea Stefano Traverso, comandante a Salò – dall’inizio dell’anno abbiamo rilevato 60 incidenti stradali. Facciamo tutto il possibile, ma la gente ci copre di insulti. Questa volta però siamo andati davvero oltre»”.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-i ... e-2265696/
Se questo è il risultato della nostra cosiddetta cultura, quando arriverà il meteorite o il virus a spazzarci via dall'esistenza sarà sempre troppo tardi.
Cina: perché alcuni automobilisti investono di proposito i pedoni?
Lo stesso problema è stato risolto a Taiwan, mentre la Cina non si è ancora mossa per cancellare questo abominio legislativo.
Un articolo pubblicato su Slate racconta l’incredibile contraddizione presente nella legge cinese sui cosiddetti incidenti hit-to-kill, nei quali un automobilista sceglie di uccidere un pedone anziché sopportare le conseguenze (economiche) di un semplice investimento. Il racconto sembra di fatto una leggenda metropolitana, ma viene reso credibile da testimonianze, sentenze e persino da alcuni raccapriccianti video. Gli automobilisti reagiscono in maniera così dissennata ben consapevoli di una legge che ancora non è stata modificata.
Nel paese della Muraglia vige il principio secondo cui un automobilista deve provvedere alle cure mediche della persona che ha ferito. Tale obbligo vale per tutta la vita della parte lesa, quindi alcuni automobilisti sono disposti a commettere un omicidio pur di evitare questo fardello: Slate cita l’esempio di una persona rimasta ferita e quantifica in 400.000 dollari l’importo versato in 23 anni per le sue cure, mentre Zhao Xiao Cheng – ripreso da una telecamera di sorveglianza mentre passa per 5 volte sopra il corpo di un’anziana – se l’è cavata sborsando appena 70.000 dollari. La legislazione risulta decisamente fumosa e poco cristallina: i colpevoli di un omicidio non solo pagano meno in oneri e compensazioni, ma riescono di frequente ad aggiustare le testimonianze dei testimoni ed a cavarsela in maniera sproporzionata rispetto alla gravità del reato commesso.
Lo stesso problema è stato risolto da Taiwan mediante la riscrittura dell’Articolo 6 del Codice Civile, che non dava la possibilità di avviare cause civili per conto di una persona terza (magari deceduta in seguito ad un incidente stradale). La legislazione cinese prevede che l’investimento multiplo sia da considerare alla stregua di un omicidio, ma è difficile provare l’intenzionalità del comportamento. Per questo motivo si verificano episodi come quello accaduto nello scorso aprile a Foshan: il procuratore ha chiesto da 2 a 4 anni di galera per una donna colpevole di aver ripetutamente investito una bambina di 2 anni.
10/10/2015, 11:37
Trieste, blitz dell’Esercito per sfrattare due anziani
Ventun militari schierati in via Donadoni per far uscire di casa un ex luogotenente e la moglie invalida: «Trattati come assassini»
di Gianpaolo Sarti
TRIESTE Quattordici uomini dell’Esercito, sette carabinieri, cinque mezzi in strada e l’intervento del ministro della Difesa in persona. Non c’erano terroristi o narcotrafficanti asserragliati in casa, come hanno iniziato a un certo punto a pensare i passanti e chi abita intorno, ma due tranquilli pensionati che lo Stato ha deciso di sfrattare.
Il civico 23 di via Donadoni, di fronte al supermercato Zazzeron, ieri era sotto assedio. Tutto per un cavillo burocratico. Il settantenne Filippo Salvatore Sturniolo, ex luogotenente dell’Esercito italiano specialista artificiere antisabotaggio, si è trovato con un ordine di sgombero dell’alloggio. Lui e la moglie, totalmente invalida, costretti a lasciare subito l’appartamento in cui vivono da trentasei anni. Sono in affitto, che pagano regolarmente, in un edificio di proprietà demaniale. Le norme nazionali parlano chiaro: lo Stato vende e chi è dentro o compra, oppure se ne va. È giugno dell’anno scorso quando la famiglia riceve la prima raccomandata con la proposta di acquisto: 130 mila euro per 102 mq. Un alloggio, per inciso, in condizioni fatiscenti. L’inquilino ha la facoltà di ricorrere al presidente della Repubblica e lo fa, proprio per ottenere una proroga, ma dimentica di comunicarlo pure al Comando militare del Nord-Est, con sede a Padova, cioè il braccio operativo dell’intera procedura. È dà lì che parte un’altra lettera: quella che ordina alla famiglia di abbandonare lo stabile entro il 27 settembre, pena lo sgombero coatto nella giornata del 7 ottobre. E così è avvenuto.
Mercoledì scorso si presentano in via Donadoni cinque soldati con tanto di fabbro al seguito. Fosse uscito a fare la spesa, Sturniolo avrebbe trovato la casa vuota. In quell’occasione l’uomo esibisce il documento di ricorso al capo dello Stato e convince i militari a concedere 90 giorni, il limite previsto dalle norme per la risposta del presidente. Tuttavia, ventiquattr’ore dopo un maresciallo dei carabinieri gli sventola una nuova notifica: l'ex militare in pensione deve andarsene entro il giorno dopo. Cioè ieri. Tutto avrebbe pensato Struniolo, che nella sua lunga carriera vanta pericolose missioni in Bosnia, Kosovo e Macedonia, tranne che di ricevere un sonoro calcio nel sedere dal Paese che ha servito per anni. Letteralmente.
Non fosse stato per l’intervento del capogruppo della Lega Nord alla Camera Massimiliano Fedriga, che è riuscito a convincere telefonicamente il ministro Roberta Pinotti a sospendere il provvedimento, i due anziani si sarebbero trovati sul marciapiede senza un tetto.
Ieri i soldati si ripresentano alle dieci di mattina. Sono in sette all’inizio, prima dell’arrivo dei rinforzi, assieme a tre carabinieri. Insieme a loro anche un’ambulanza militare, probabilmente per la moglie disabile, e una ditta per il trasporto dei mobili. Bussano e fanno irruzione. «Avevano un atteggiamento irrispettoso e arrogante - racconta l'uomo -. Il tenente colonnello, senza chiedermi il permesso, dice a uno dei soldati “inizia di qua”. Io ho cercato di parlargli per capire, ma si è rifiutato». L’ex militare è in lacrime. «Mi sono sentito umiliato, anche per mia moglie che sta male».
Sturniolo ha ricevuto l’avviso un paio di giorni prima e ha avuto il tempo, grazie alla conoscenze della famiglia, di chiedere man forte. Nell’appartamento, con lui e la coniuge, ci sono infatti i figli, il capogruppo leghista in Provincia Paolo Polidori e il candidato sindaco della Destra sociale Luca Chiavegatti. Poco dopo sopraggiunge Fedriga, parlamentare. Davanti alla resistenza dei presenti il colonnello dell'Esercito ordina di cacciare fuori tutti. «Usiamo la forza», si sente dire. Uno dei figli prende la divisa del padre, zeppa di mostrine, e la mette davanti agli occhi dei militari: «Una mano sulla coscienza, vi prego...». Sono attimi di tensione, il maresciallo dei carabinieri allerta il comando. Nel giro di qualche minuto, sul posto, fanno la loro comparsa altri cinque uomini dell’Arma, assieme al comandante della Stazione di via Hermet. E pure il capo Ufficio stampa dell’Esercito a Trieste perché, intanto, piombano giornalisti e tv.
Il capogruppo della Lega è lì con la famiglia e con un giro di telefonate contatta il ministro. Le parla, fa capire la situazione, tanto più davanti a una donna invalida al 100%, e ottiene la sospensione del provvedimento in attesa di ulteriori approfondimenti sulla pratica. «In mattinata mio figlio è andato pure dal sindaco Roberto Cosolini a domandare aiuto - puntualizza l’ex luogotenente - ma si è rifiutato, dicendo che non c’era nulla da fare e che non aveva tempo per queste cose. Ma è questa è una risposta da dare a un cittadino? Mi sento trattato come un delinquente - osserva - io che ho servito il mio Paese per trentanove anni. Sono stato anche nominato Cavaliere della Repubblica», annota mostrando una cornice appesa alla parete.
A quella casa, cadente e degradata, lo Stato era pronto a mettere i sigilli, svuotandola e portando mobili e oggetti personali in un deposito che Sturniolo avrebbe dovuto pagare per ogni giorno di custodia. «Se ne sono fregati di mia moglie invalida - riprende - di me e della mia storia nell’Esercito. Mi hanno quasi circondato l’edificio…ma chi ho ammazzato io?».
A fine mattinata Sturniolo e la famiglia, esperti di divise e gradi, hanno contattato, per l’Arma, il comandante della compagnia della caserma di via Hermet, due marescialli della Stazione di via Tominz e Scorcola, quattro appuntati. Per l’Esercito un tenente colonnello, un colonnello, un maggiore, un capitano, un sergente, un luogotenente dei Parà, due uomini del Servizio sanitario e altri sei soldati. Ventuno militari. Neanche l’Isis. «Pazzesco», sospira l’ex artificiere in pensione. Sul tavolo del soggiorno suona il cellulare. Ha l’Inno di Mameli come suoneria.
10/10/2015, 12:08
10/10/2015, 14:39
Ufologo 555 ha scritto:(Poi mi vengono a dire che sono italiano, che ho servito la Patria, che non devo ragionare a mio modo ... Ma per piacere!)
Ormai sento di non avere più Patria. E forse, noi (in quanto popolo) non la meritiamo nemmeno; si urla all'Italia solo allo stadio ...
E la bandiera ci ricorda solo le Istituzioni ...(Per quello anche non è amata)
10/10/2015, 14:51
10/10/2015, 15:10
shighella ha scritto:Non sono d'accordo col discorso proiettili in "testa", ma sono favorevole all'azione popolare diretta anche se allo stato attuale delle cose è utopico vista l'indifferenza circolante e la mancanza totale di empatia (vedi incidente mortale della ragazza di 20 anni)...E tuttavia sarebbe comunque un metodo che necessiterebbe organizzazione, diffusione, insomma tutto cio che serve perchè funzioni...(francamente sono demoralizzata assai
)
10/10/2015, 16:00
03/11/2015, 11:03
03/11/2015, 12:24
06/11/2015, 21:17
Ermes Mattielli, morto il commerciante condannato per aver sparato ai ladri
Il 13 giugno 2006 sparò 14 colpi di pistola contro i due ladri sorpresi a rubare nel suo deposito. Dopo 9 anni il tribunale gli aveva dato 5 anni e 4 mesi di carcere e una richiesta di risarcimento di 135mila euro ai due uomini
E’ morto d’infarto Ermes Mattielli, il commerciante veneto di 62 anni, che il 13 giugno 2006 sparò 14 colpi di pistola contro due ladri sorpresi a rubare nel suo deposito. Il 7 ottobre, nove anni dopo, Mattielli era stato condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione e a risarcire i due ladri, Blu Helt 36 anni e Cris Caris di 31, con 135mila euro.
Il 2 novembre Mattielli era stato ricoverato al reparto di cardiologia dell’ospedale di Santorso, in provincia di Vicenza, dopo essere stato colto da un infarto. Dopo poche ore l’ex rigattiere è stato trasferito nel reparto di rianimazione dove è poi deceduto.
Diventato il simbolo della protesta per il diritto a difendersi, negli ultimi tempi Mattielli era stato ospite di diverse trasmissioni televisive e il 16 ottobre ad Arserio, sua città natale, era stata organizzata una fiaccolata in segno di solidarietà, promossa dalla Lega Nord.
E dalla Lega Mattielli aveva ricevuto aiuto diverse volte: Matteo Salvini, subito dopo la morte del commerciante, sulla sua pagina di Facebook ha scritto: “È morto di infarto Ermes Mattielli, il commerciante Veneto rapinato e poi condannato a 5 anni di galera, per aver ferito i ladri. Lo avevo incontrato pochi giorni fa, la Lega lo stava aiutando.” Salvini ha poi aggiunto: “Ermes è una vittima dello Stato, uno Stato amico dei delinquenti. Una preghiera e tanta rabbia: Ermes uno di noi”.
07/11/2015, 12:37
07/11/2015, 14:08
08/01/2016, 21:02
10/01/2016, 09:39