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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 09/12/2015, 01:00 
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Tra dieci anni il collasso degli Stati Uniti?

La società statunitense Stratford analizza gli scenari economici e politici dei prossimi dieci anni. In questo secondo articolo, la crisi interna e la solidità esterna degli USA

Un'economia in ripresa, ma lo status di unica superpotenza mondiale messo ormai in discussione. Continua con un focus sugli Stati Uniti l'analisi di Trend Online sul rapporto “Decade Forecast”. Realizzato da Stratfor, società di Austin, Texas, specializzata in servizi di intelligence e consulenze strategiche, il dossier prova a delineare gli scenari economici e politici del mondo dei prossimi dieci anni.

Dal 1996, con cadenza quinquennale, gli analisti di Stratfor compiono un'attento screening dello stato dell'economia mondiale, provando a disegnarne le possibili evoluzioni. Trend Online, dopo aver analizzato le prospettive riguardanti l'Europa, propone adesso l'approfondimento sulla prima economia mondiale: gli Stati Uniti d'America.
Un ciclo lungo cinquant'anni

Gli analisti di Stratfor sembrano aver delineato un modello preciso per l'economia statunitense: cicli lunghi cinquant'anni, che prendono avvio da un riassetto della struttura economica e sociale del paese e collassano quando le tensioni sociali causano il superamento del modello produttivo.

Secondo la società texana, l'ultimo grande ciclo statunitense è iniziato dopo il 1932, con il New Deal di Roosevelt, basato su politiche keynesiane e sulla progressiva creazione della middle class. Dopo un vent'ennio di crisi, però, quel ciclo è finito nel passaggio simbolico dalla presidenza di Jimmy Carter a quella di Ronald Reagan nel 1980.

La fine di un ciclo ne comporta l'inizio di un altro: quello attuale, caratterizzato da politiche liberiste, globalizzazione e finanziarizzazione dell'economia. Fin qui, dati noti. Quello che però sottolinea Stratfor è l'effetto sociale di questi cambiamenti, che si abbatteranno in maniera negativa sullo standard di vita della middle class.

La crisi interna

Secondo Stratfor, saranno le dinamiche interne a far entrare in crisi gli Stati Uniti. Particolarmente importante, infatti, viene ritenuta l'ormai evidente crisi della middle class americana, in progressiva erosione nonostante la ripresa economica.

“Non è un problema di uguaglianza ma di abilità della classe media di vivere una vita da classe media”.

L'esplosione di questi problemi dovrebbe avvenire nel prossimo decennio e raggiungere il suo apice tra il 2025 e il 2030, ma i segni di questo processo sono già evidenti: indebolimento delle reti di solidarietà sociale, maggiore precarizzazione del lavoro e vulnerabilità dell'individuo, l'emergere di famiglie monoparentali. In breve, una middle class più povera e insicura che, quando non riuscirà più ad assicurarsi uno stile di vita congruo alle proprie aspettative, potrebbe trascinare gli Stati Uniti nel caos sociale.

“Non è ancora una crisi politica, ma lo diventerà e esploderà tra le elezioni del 2028 e quelle del 2032”

È però ancora presto per poter prevedere come evolverà questa situazione e come gli USA saranno capaci di riorganizzare la propria società. Capacità che gli Stati Uniti potrebbero avere facendo leva su un aspetto che, secondo gli analisti, resterà quasi invariato: la potenza esterna.
L'egemonia del Dollaro e le nuove frontiere tecnologiche

Se il fronte interno crea problemi, gli analisti di Stratfor non hanno dubbi: gli Stati Uniti resteranno nell'Olimpo delle superpotenze mondiali. Sicuramente non più l'unica potenza egemonica mondiale, come negli anni novanta, e probabilmente neanche la più grande potenza in un mondo multipolare, come adesso, ma gli Stati Uniti potranno ancora dire la loro.

Con una progressiva uscita dal pantano del Medio Oriente, raggiungibile grazie alla politica di sufficienza energetica varata dal governo Obama, il rallentamento della crescita Cinese e la crisi della Russia, il dollaro continuerà ad essere la moneta egemone del sistema mondiale.

Infine, gli Stati Uniti possono vantare un primato assoluto, che sembra destinato a resistere nel tempo: quello dell'industria tecnologica. Grazie anche alle nuove ricerche in ambito militare, infatti, gli USA potrebbero essere in grado di aprire nuove frontiere tecnologiche nei campi della domotica e dei computer quantistici, come fatto a cavallo del millennio con internet, rafforzando la loro posizione di forza.


http://www.trend-online.com/al/collasso ... i-10-anni/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 19/12/2015, 01:21 
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I dieci cigni neri di Saxo Bank per il 2016
18 Dec 2015

Dieci scenari improbabili, ma che se accadessero potrebbero avere conseguenze significative sullo scenario finanziario 2016 per come lo conosciamo

Le previsioni sono trasversali per mercati e aree geografiche: dal petrolio che torna drasticamente a $100 al barile, agli unicorni della Silicon Valley che si scontrano con la realtà, fino al Rublo russo che segna un + 20% rispetto al basket Euro/Dollar, le Olimpiadi in Brasile che fanno da volano per la ripresa degli emergenti e infine il collasso dei mercati obbligazionari.

Steen Jakobsen, chief economist presso Saxo Bank, ha commentato: "ci stiamo avvicinando alla fine della paralisi che ha dominato la risposta politica alla crisi finanziaria globale. Il Quantitative Easing e altre forme di intervento hanno fallito. La Cina è in una fase di transizione e le tensioni geopolitiche sono più che mai complesse e fragili. Il costo marginale del denaro sta salendo e di conseguenza anche volatilità e incertezza. È in questo scenario che abbiamo elaborato le previsioni di quest'anno".

"I Cigni Neri di Saxo Bank rimangono un esercizio per trovare dieci idee relativamente controverse e indipendenti che riteniamo avrebbero un consistente impatto sul vostro portafoglio in caso si realizzassero. È come sempre gratificante vedere la partecipazione e lo stimolante dibattito che questa pubblicazione tende a generare tra i nostri clienti, e proprio questo processo di discussione è il cuore di una tradizione ormai consolidata di Saxo “out-of-the-box", conclude Steen Jakobsen.

Ecco le nostre Previsioni Shock per il 2016

1. La direzione di EURUSD? È 1,23…
In un contesto europeo di imponente surplus di partite correnti, il basso livello di inflazione, secondo le leggi economiche, dovrebbe indicare una moneta più forte e non più debole. Siamo tornati di nuovo alle origini, ad una politica monetaria statunitense che reagisce ribassando il Dollaro, e quindi ad una crescita globale. Il cerchio della corsa verso il basso è completo: un dollaro più debole come risultato diretto della politica di tassi d'interesse degli Stati Uniti.

2. Il Rublo: +20% per la fine del 2016
Entro la fine del 2016, un'impennata nella richiesta del petrolio e l’innalzamento dei tassi della Fed ad un ritmo impropriamente lento porta il Rublo russo a crescere di circa il 20% contro il basket Euro/Dollaro.

3. Gli unicorni della Silicon Valley ritornano a terra
Il 2016 sembra profumare un po’ come il 2000 nella Silicon Valley, con sempre più startup che rimandano quotazioni e business model concreti per raccogliere ulteriori partner, nel tentativo di raggiungere la massa critica.

4. Le Olimpiadi scatenano la ripresa degli emergenti guidata dal Brasile
La stabilizzazione, gli investimenti per le Olimpiadi e qualche modesta riforma dovrebbero veder risollevarsi il sentiment in Brasile, con le esportazioni dei mercati emergenti incentivate dalle deboli valute locali. Il risultato: le azioni dei mercati emergenti avranno dunque un'ottima annata, sovraperformando rispetto ad obbligazioni e azioni straniere.

5. I Democratici riconquistano la presidenza e il Congresso con una vittoria schiacciante
Nel Congresso il Partito Repubblicano passerebbe da una posizione di forza a una drammatica debolezza, mentre i prossimi quattro anni vedrebbero ampliarsi la frattura derivante dalla sua guerra interna sulla direzione delle future politiche. Questo porterebbe il Partito Democratico ad una vittoria schiacciante grazie al successo di una campagna get-out-the-vote che porta alle urne i Millennials, frustrati dallo stallo politico e dalle scarse prospettive occupazionali degli ultimi otto anni.

6. L'agitazione nell'Opec scatena un breve ritorno ai 100$/b
Con il basket greggio Opec ai minimi del 2009, il malessere tra i membri più deboli (come tra i più ricchi) del cartello a proposito della strategia supply-and-rule continuerebbe a crescere al diffondersi delle difficoltà tra i 12 componenti. Adeguatamente incoraggiato, l'Opec potrebbe quindi sbaragliare il mercato con un aggiustamento al ribasso della produzionerompendo la spirale ribassista del prezzo che rimonterebbe in una veloce ripresa, di fronte agli investitori affannati per rientrare lunghi sul mercato. Il prezzo si riporterebbe così un'altra volta sull'orizzonte dei 100$ al barile.

7. L'argento rompe le catene dell'oro per un +33%
Il 2016 vedrà una rinnovata fiducia nell’argento. La spinta politica per ridurre le emissioni di anidride carbonica, incentivando le energie rinnovabili, contribuirà ad accrescere la domanda di metalli industriali, dato il loro utilizzo nei pannelli solari. Di conseguenza l'argento potrebbe innalzarsi di ben un terzo, lasciandosi dietro gli altri metalli.

8. Una Fed aggressiva vede il collasso globale dei corporate bond
La fine del 2016 potrebbe spingere il presidente della Fed Janet Yellen verso una politica aggressiva, con una serie di violenti rialzi dei tassi, scatenando imponenti svendite su tutti i principali mercati obbligazionari all'aumentare dei rendimenti. Con le poste di bilancio di banche e broker destinate al trading obbligazionario e al market making quasi del tutto scomparse, mancherebbe proprio una delle componenti vitali di un mercato funzionante. L'assimilazione tardiva di tale consapevolezza porterebbe tutto il mercato buy-side a fuggire su una strada senza ritorno di panic-selling, mentre i più avanzati modelli di rischio sbanderebbero in modo analogo.

9. El Niño scatena un'ondata inflazionistica
Il prossimo anno el Niño batterà ogni record, generando carenza di umidità in diverse aree del sudest asiatico e siccità in Australia. La produzione agricola globale ne risentirà negativamente e i rendimenti già in calo sulle materie prime legate all'agricoltura porranno un freno all'offerta, proprio mentre la domanda starà ancora crescendo sulla scia dell'espansione economica globale. Il risultato sarebbe un'impennata del 40% sul Bloomberg Agriculture Spot Index, con una più che necessaria pressione inflazionistica.

10. L'ultima risata della diseguaglianza sul lusso
Di fronte alla crescente diseguaglianza e alla disoccupazione sopra il 10%, l'Europa sta considerando l'introduzione di un reddito minimo universale per assicurare a tutti i cittadini, occupati o meno, la capacità di soddisfare i propri bisogni essenziali. In una società più egualitaria che promuove altri valori, la domanda di beni di lusso declina sensibilmente, facendo collassare il settore.



http://www.fondionline.it/indicecms.php ... dart=45886


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 24/12/2015, 01:04 
Cita:
Il risveglio dal Sogno Americano, gli USA oggi sono un paese senza identità
Dopo la seconda guerra Mondiale gli USA sono diventati una superpotenza globale ed hanno esercitato un ruolo egemonico. Alla fine del secolo scorso, dopo il collasso dell'Unione Sovietica, gli USA sono rimasti l'unica superpotenza. Oggi gli USA stanno vivendo un periodo di debolezza.

Il paese è diviso in segmenti sociali diversi per valori, religione, lingua, razza, cultura, etnicità: è un paradosso se si pensa che gli Stati Uniti sono fondati sull'idea dell'unità di tutte queste differenze sotto una sola bandiera e sul concetto di libertà. Tutto questo però ha finito per portare alla mancanza di identità che è alla base dell'esistenza di uno stato sano. Oltre alla recessione perdurante negli USA, la maggior parte dei paesi nel mondo è contro le politiche imperialiste e razziste degli Stati Uniti e questo è un altro serio fattore da tenere in considerazione se lo cose andassero fuori controllo. Non dimentichiamoci di superpotenze come Russia e Cina e del loro potenziale militare, nucleare ed economico.

Immagine

In questi giorni molti americani sono preoccupati per il futuro dell'integrità della loro società. Gli USA sono sempre stati orgogliosi di essere un "melting pot" in cui persone aventi un background economico, sociale e culturale diverso potessero coesistere sotto un unico tetto americano. Oggi il concetto di "melting pot" sta venendo meno e sembra più quello di un'insalata mista che alla fine non ha nessun sapore, dove i neri devono essere chiamati afro-americani per enfatizzare l'origine storica ed etnica della popolazione nera negli USA, che ammonta al 15% del totale.


Questa nuova descrizione si applica anche agli arabi, ai latino-americani ed ai nativi americani stessi: l'effetto cumulativo crea l'impressione che non ci sia un'identità comune negli USA e che gli Stati Uniti di fatto siano una torre di Babilonia dove tutti i gruppi etnici possono coesistere senza realmente mescolarsi fra di loro. Nuovi indicatori mostrano che un quarto degli americani non conosce l'inglese, oppure lo sa pochissimo. In alcune parti del paese, come California e Florida, lo spagnolo è la lingua più parlata.

Quelle che negli anni '70 e '80 erano delle piccole comunità si sono prima diffuse e poi integrate all'ennesima potenza. Ad esempio sono state aperte scuole in 120 lingue diverse. Oggi un bambino nato negli Stati Uniti può iniziare l'asilo e discutere la sua tesi di laurea all'università senza nessun bisogno di sapere bene la lingua inglese. Le statistiche parlano chiaro: lo spagnolo entro il 2050 potrebbe diventare la lingua più parlata negli USA. Il business è per lo più bilingue e le ammnistrazioni locali stanno iniziando ad usare un'ampio spettro di lingue straniere.

What happens after tequila shots #spanglish #puertovallarta #fightnight #confusedallthetime #multicultural #motherf… pic.twitter.com/htcgpqwwkq
— Vallarta (@VallartaViejo) 13 декабря 2015

​In alcune città gli africani stanno iniziando ad introdurre l'uso di lingue diverse, specialmente lo swahili, mentre immigrati di origine europea non sono così desiderosi di tuffarsi dentro il "meltin pot" inglese parlante. Quelli che una volta erano i concetti ideali dell'unità nella diversità, l' "e pluribus unum" scritto nella prima bandiera degli Stati Uniti d'America, ora sta lasciando il posto a dubbi, odi, scontri sociali e sta creando un'assenza di identità.

E' questo il collasso del sogno americano?



http://it.sputniknews.com/mondo/2015122 ... icano.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 27/12/2015, 20:33 
Cita:
Calo-petrolio, record di bancarotte negli Usa. Bruciati 70mila posti di lavoro

Nell'ultimo trimestre dell'anno hanno dichiarato fallimento compagnie per oltre 2 miliardi di debiti messi insieme. Così l'azione dell'Opec sta mandando in frantumi il settore petrolifero e del gas degli Stati Uniti

MILANO - Era dal periodo più buio della Grande Recessione che non si vedevano così tanti fallimenti tra le compagnie del settore petrolifero e del gas. Negli Stati Uniti l'economia ormai cresce stabilmente sopra il 2%, il mercato del lavoro è vicino al pieno impiego con un tasso di disoccupati al 5% e la Federal Reserve ha iniziato ad alzare i tassi, a testimonianza della solidità della ripresa Usa. Eppure, il crollo del prezzo del petrolio sta mandando gambe all'aria alcuni protagonisti di un settore che - mosso da variabili globali - non riesce più a sfruttare il motore domestico dell'economia, pur lanciato ad alta velocità.

Immagine

Nel grafico di Bloomberg, il crollo dei prezzi di Wti e Brent (in giallo) da inizio anno (quando erano rispettivamente sopra 60 e 65 dollari rispettivamente), agli attuali 38 dollari

Come sottolineano i dati della Federal Reserve di Dallas, infatti, nel quarto trimestre dell'anno almeno nove compagnie hanno fatto richiesta di bancarotta, per un totale di debito di oltre 2 miliardi di dollari, si spiega nel report che aggiorna il quadro dell'ultima parte del 2015, pubblicato in settimana. "I prezzi bassi del petrolio hanno generato danni finanziari consistenti ai produttori di petrolio e gas americani, sprattutto perché questi devono far fronte a costi di produzione molto più alti dei loro concorrenti altrove nel mondo", hanno scritto in un report citato da Bloomberg il ricercatore Navi Dhaliwal e l'economista Martin Stuermer. "Se le bancarotte proseguono a questo ritmo, ci potranno essere ancor più ripercussioni nel 2016", ammoniscono,

In effetti, il crollo del petrolio che si è verificato dall'estate 2014 in poi si spiega proprio con la scelta dei Paesi riuniti nel cartello dell'Opec di mettere fuori gioco l'emergente produzione degli Stati Uniti, che è servita a Washington per guadagnarsi l'indipendenza energetica e tornare addirittura ad aprirsi alle esportazioni. Gli estrattori guidati dall'Arabia Saudita non hanno mai tagliato la loro posizione, nonostante il declino delle quotazioni e la bassa domanda a livello mondiale, causata in particolare dal rallentamento delle economie emergenti. L'Opec ha deciso di veder limare in maniera consistente i propri guadagni, pur di non perdere quote di mercato. Ha giocato al ribasso sui prezzi sapendo che la produzione Usa è molto più costosa, soprattutto perché legata al sistema del fracking (la rottura delle rocce che 'imprigionano' la materia prima energetica), che richiede grandi investimenti e la continua apertura di nuovi pozzi (senza considerare gli effetti ambientali). Non è un caso che dal picco dell'ottobre 2014, il settore oil&gas degli Stati Uniti abbia registrato un tracollo dell'occupazione che ha portato alla cancellazione di 70mila posti di lavoro.


http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 130179777/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 27/12/2015, 20:39 
Si stanno uccidendo con le loro mani. Ma poi quanto ci mettono a fallire tutte queste società che usano gli scisti in america?

Secondo me il vero obiettivo è la Russia che si è rifiutata di entrare nell'opec e non la produzione americana che ne sta risentendo amaramente ma a fronte di un crollo della Russia è fondamentalmente un prezzo pagabile dal loro punto di vista.



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/01/2016, 01:33 
Cita:
GEO-FINANZA/ Sapelli: uno "tsunami" cinese può travolgere l'Europa (e l'Italia)

L'ora della verità è giunta in Europa lì da dove era inevitabile che giungesse se tutto ciò che diciamo sulle trasformazioni dell'economia mondiale è vero:la verità giunge dalla Cina. Sono passati infatti quindici anni dall'ingresso di quest'ultima nella Wto e, secondo i regolamenti vigenti sul piano internazionale relativamente al libero scambio, l'Impero di Mezzo può ora richiedere di essere riconosciuto come "economia di mercato" dall'Ue, traendo in tal modo profitto dalle conseguenze tariffarie e regolamentari, appunto, che tale riconoscimento comporta.

La Cina, è noto, sta altresì trattando con il Fondo monetario internazionale per il riconoscimento dello yuan come moneta di riferimento negli scambi internazionali e ha recentemente realizzato un successo diplomatico di enorme rilevanza con la creazione della Banca Asiatica d'Investimento per le Infrastrutture che ha istituito la sua sede a Londra con l'avvallo entusiasta dei Conservatori inglesi, nonostante i divieti Usa che sono stati inascoltati da tutte le nazioni mondiali con pochissime eccezioni.

Vanno fatte alcune considerazioni. È ben vero: furono i Democratici di Clinton e i Laburisti di Blair infeudati vassalicamente e e subalternamente al capitale finanziario internazionale a sponsorizzare l'entrata della Cina nella Wto. Si creava una terribile asimmetria sul piano industriale e produttivo che scava la fossa a molte industrie mondiali, ma che pareva aprire alle stesse industrie una sconfinata prateria di possibili occasioni grazie a un costo del lavoro ai limiti della stessa riproducibilità della forza di lavoro cinese Ma la finanza ah! la finanza celebrava successi su successi, insegnando a far debito scritto all'attivo e a produrre armi di distruzione di massa alle grandi banche di stato cinesi, che si aprivano al mondo e a centinaia di migliaia di banche di stato piccole e medie e anche di shadow bank che ora sono in una crisi irreversibile per il fallimento del progetto burocratico terroristico di trasformare la Cina, da economia comunista fondata sui beni strumentali, in economia comunista fondata sui beni di consumo: obbiettivo che senza libertà politica non può raggiungersi.

Ora gli Usa sono terrorizzati dalla crisi cinese che si manifesta con il collasso terroristico all'interno (arresti ed esecuzioni di massa che destabilizzano l'establishment) ed espansione imperialistica all'esterno con una politica estera aggressiva.

Ma la seconda notazione è che l'Occidente, dinanzi a tale aggressività imperialistica, si è diviso. Gli Usa non esercitano più capacità egemonica e tutte le nazioni seguono il pifferaio cinese con pochissime eccezioni che si contano tra i nemici storici della Cina (Giappone, Vietnam, Corea del Sud).

È significativo che a guidare le truppe sparse e disorientate degli altri stati mondiali sia l'establishment finanziario inglese (a differenza dei Laburisti) e il capitale monopolistico di stato tedesco che sul fronte europeo si fa portatore della richiesta cinese, indebolendo il cuore stesso della tecnocrazia europea e favorendone gli orientamenti filo cinesi.

Si sta delineando una catastrofe internazionale che ha come suo epicentro la trasmissione su scala mondiale delle terrificanti turbolenze cinesi al mondo intero via europea. Che sarà del trattato transatlantico e di quello transpacifico? Che sarà della leadership internazionale Usa già in scacco in Medio Oriente dinanzi a una Russia anch'essa protesa a trasferire all'estero le sue tensioni?

La storia ritorna: la Germania disvela pulsioni a far da sé dominando e mai convincendo e il Regno Unito insegue un nuovo mito imperiale. Le altre potenze, Francia in primis, non sanno chi imitare, ma per intanto anch'ess

e per pulsioni nazionalistiche destabilizzano l'Occidente (vedi la lotta all'Italia in Libia per ragioni di potenza neocolonialistica dimenticando che il nemico principale è l'Isis).

L'Italia non deve perdere la testa e continuare a prendere l'iniziativa nel Mediterraneo in senso transatlantico e contestando i disegni neo-imperiali tedeschi, pena una definitiva sua marginalizzazione: la difesa degli interessi nazionali è essenziale e costituisce un fattore di equilibrio di potenza.

Insomma: il terremoto è iniziato e la vecchia talpa scava. Ma non scava la rivoluzione: scava invece un crollo geo-economico quale mai si è visto prima al mondo.


http://www.ilsussidiario.net/News/Econo ... a-/667270/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 04/01/2016, 01:48 
Cita:
L'ECONOMIA USA COLLASSERA' NEL 2016 ? PRONOSTICI E PREPARATIVI


Sembra che i media alternativi prevedano sempre che un collasso economico sia in arrivo. Molte volte ci è capitato che le cose andassero bene, altre volte che andassero male. Certo, matematicamente, un sistema economico basato sul debito è destinato a fallire, e chiaramente alcuni settori dell'economia stanno già attraversando momenti molto difficili. Tuttavia, dobbiamo ammettere che le sommarie previsioni economiche per l'anno a venire si sono quasi sempre rivelate sbagliate.


Credo che tutto dipenda da che cosa si intende per "collasso economico". L'industria petrolifera sta vivendo un crollo. La vendita al dettaglio di malta e mattone è al collasso. Anche l'industria del Fast Food è in piena emorragia. E le istituzioni finanziarie spargono posti di lavoro più velocemente che mai. Se siete in uno di questi campi probabilmente sentite che il collasso sta avvenendo proprio intorno a voi.

Eppure il valore del Dollaro rimane relativamente stabile (per ora) e settori dell'economia Statunitense continuano a crescere. Ad esempio, le entrate di Amazon sono cresciute del 23% nell'ultimo semestre, Star Wars sta ridefinendo i record mondiali nei teatri, il cibo biologico è in crisi, i servizi come Uber e Airbnb stanno esplodendo. E naturalmente, le attività inerenti a medicina, guerra e forze dell'ordine sono in piena espansione.

Il mio punto di vista è che l'economia ha sempre dei vincitori e dei vinti. Collasso o no, ci saranno industrie che si contrarranno e altre che si espanderanno. Il nostro dovere è quello di individuare le insidie e le opportunità nel clima attuale e di adattarci per sopravvivere e prosperare.

PRONOSTICO ECONOMICO PER IL 2016

Penso che un collasso economico futuro sia possibile, ma non nel 2016.

Come minimo, però, gli Stati Uniti probabilmente sperimenteranno una recessione durante l'anno, anche utilizzando i dati fasulli del governo. Questo si rivelerà doloroso per un gran numero di persone e accelererà drasticamente la timeline per il crollo sistemico. Eppure io sono convinto che ci siano ancora settori sufficientemente abbondanti e la domanda dei consumatori a ritardare il crollo generale. Inoltre, il prezzo incredibilmente basso del petrolio può sovvenzionare l'economia dei consumatori Americani per ancora molto tempo.

Detto questo, il CEO di Overstock si sta preparando ad un' apocalisse zombie economica con oro e cibo per i suoi dipendenti. Se stai leggendo questo sito, Zero Hedge o altri, probabilmente conosci già tutti i modi in cui il nostro sistema è destinato a fallire. Debito pubblico elevato e tasse; posti di lavoro esternalizzati e automatizzati; lo swap di Wall Street e i trading ad alta frequenza; una generazione di Baby-Boomer che si ritira, mentre i loro nipoti disoccupati rimangono sepolti nei college. Nubi minacciose all'orizzonte.

Michael Burry, il profeta del mercato reale da The Big Short, recentemente ha dichiarato al New York Magazine che in futuro si profila una crisi più grande di quella del 2008, perché le banche troppo grandi per fallire (Too big too fail) si sono ingrandite e le banche centrali hanno perso il controllo del meccanismo dei prezzi a rischio dell'economia, ossia i tassi di interesse.


A che punto siamo ora, economicamente?

Beh. ci troviamo ancora abbastanza indietro: cercare di stimolare la crescita attraverso soldi facili. Non ha mai funzionato, ma è l'unico strumento che la Fed possiede. Nel frattempo, le politiche della Fed allargano quello che è il divario di ricchezza, che alimenta l'estremismo politico, creando un ingorgo nella politica di Washington. Sembra che il mondo sia diretto verso un futuro di tassi di interesse reali negativi su scala globale. Tutto ciò è malsano. I Tassi di interesse servono per la gestione dei prezzi a rischio, e quindi nel contesto attuale, il meccanismo della prezzatura a rischio si inceppa. Questo non è salutare per l'economia. Stiamo erigendo tensioni formidabili nel sistema, e tutte le linee di frattura danneggeranno sicuramente le nostre prospettive.

Cosa ti rende più nervoso riguardo il futuro?

Il Debito. L'idea che la crescita servirà a rimediare i nostri debiti potrà essere coinvolgente per i politici, ma i cittadini finiranno per pagarne il prezzo. Il settore pubblico ha davvero intensificato la sua attività come consumatore di debito. Il bilancio della Federal Reserve indica che il proprio leverage ratio (indicatore della leva finanziaria) è 77:1. Come ho già detto, l'assurdità mi stupisce appena.

"Toxic" Burry giudica così la nostra situazione. D'accordo. La questione non è se l'economia subirà una grave malattia, ma quando. E i sintomi si stanno già diffondendo.

Ma io credo che ci rimanga almeno un altro anno prima di una qualsiasi ripartizione su larga scala dell'economia. Questa è un'ottima notizia perchè ci da' molto altro tempo per adattarci e prepararci.

Abbiamo messo insieme una relazione dettagliata su come pensiamo di sopravvivere e prosperare nelle condizioni economiche attuali. Contiene suggerimenti e tattiche per semplificare la gestione delle vostre finanze, per diversificarne le entrate, produrre e accumulare cibo e anche di più. Inoltre, ci rivela le zone e le opportunità che crediamo posseggano del potenziale di crescita in una cattiva economia.


http://www.comedonchisciotte.org/site// ... &sid=16068


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 07/01/2016, 20:46 
Merci, denaro, petrolio: tutto precipita. E fa paura!

segnali-dallabisso-1.jpg



Immaginiamo un mondo nel quale il denaro non vale più nulla e l’economia mondiale è immobile per mesi, o per anni. Cosa accadrebbe? Lo vedremo forse presto. Ecco tre grafici, tre immagini inequivocabili sulla grave crisi economica in atto e sui tempi durissimi in arrivo. Chi non si è preparato, rendendo solida come poteva la sua economia domestica o quella della propria impresa, è bene che lo faccia ora. Con tutta la calma, la razionalità e la lucidità possibili.

CONTINUA>>>> http://www.byoblu.com/post/notiziedalwe ... e-fa-paura



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 09/01/2016, 01:38 
Cita:
I possibili motivi di un crollo economico mondiale secondo il FT

Sul Financial Times il maggior esperto di economia finanziaria illustra i motivi di una possibile crisi mondiale ma risulta poco convincente.

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Martin Wolf e’ una dei miei columnist preferiti. Da quando studiavo in Gran Bretagna seguo con attenzione i suoi arguti commenti che rappresentano contemporaneamente una visione attenta ed informata degli eventi e della storia e economica unitamente alla visione interessata dell’elitario mondo anglosassone che Wolf massimamente rappresenta, ossia per intenderci di quella sfera di potere e di influenza che dalla fine della seconda guerra mondiale governa il globo. E’ una dei pochi che possono davvero permettersi di vedere le cose andando contro la conventinal wisdom, anche antisistema se vogliamo (…).
In breve, in un interessante articolo di domenica scorsa su FT, “Why economic disaster is an unlikely event“, Wolf asserisce che nel prossimo futuro il mondo non cadrà in depressione, egli si sente di escludere che ci sarà una forte caduta del PIL mondiale ben sotto lo zero in forza della presunzione che oggi sappiamo difenderci meglio dagli eventi economici rispetto al passato. E soprattutto considerando che sappiamo ormai individuare con precisione – li cita espressamente uno per uno – quali sarebbero imacro eventi catastrofici da evitare in quanto essi potrebbero davvero comportare una grossa crisi globale con annessa necessità di soluzione altamente traumatica (…).

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Al di fuori della preziosità dell’individuazione degli eventi critici ritengo che la visione proposta da Wolf tradisca, per la prima volta in 30 anni, miopia e fors’anche paura: Londra e’ stata per secoli il centro del mondo ed anche nell’ultimo secolo ha ricoperto un ruolo importante negli equilibri mondiali, sebbene a carro di Washington. Dunque la voce di Londra va ed andava ascoltata in quanto influente. Oggi mi sembra che dai commenti di Wolf traspaia una visione distorta della realtà: gli ambiti degli eventi da lui citati come da evitare mi sembrano perfettamente fuori controllo anche e soprattutto per il mondo che lui rappresenta per cui non vedo la certezza di poter fare lo steering implicati dall’influente economista-giornalista inglese.
Ecco gli eventi traumatici in grado di far collassare l’economia globale, come elaborati da M. Wolf (cito):

– Una guerra tra grandi potenze
– Elezione di un politico non formato/populista in USA
– Guerra tra Iran ed Arabia Saudita
– Rimpiazzo della dinastia araba Saud con l’Isis
– Una guerra tra Pakistan e India
– Collasso dell’EU


Un primo appunto è che detti eventi sembrano esogeni rispetto alla sfera d’influenza USA/anglosassone attuale, soprattutto ai nostri giorni in cui gli USA stanno di fatto retrocedendo dal ruolo di gendarme globale anche a causa di un presidente, Obama, assolutamente disastroso per l’America e per tutti coloro che si riconoscono/riconoscevano nei suoi valori. Ossia non mi sentirei di escludere che uno o più eventi possano materializzarsi, considerando ad esempio che le tensioni tra USA e Russia e quelle tra Arabia ed Iran sono certamente conseguenza della folle politica estera obamiana degli ultimi 5 anni. Ossia possono essere state volute direttamente dagli USA e quindi non vedo come sipotrebbero/vorrebbero/dovrebbero evitare.
La seconda considerazione è che compare costantemente la caduta dell’EU tra i motivi di una crisi sistemica globale: questo spauracchio, crollo zona euro uguale crisi sistemica globale, è stato precisamente la leva usata dalla Germania nei confronti degli USA per avocare a se’ la gestione della crisi post-Lehman in EU da cui è derivata la crisi imposta con l’austerity ai periferici e successivamente la minaccia tedesca di avvicinarsi almeno economicamente alla Russia in assenza di un supporto USA nelle sue mire neocoloniali in Europa ed anche nel vicino oriente in forza dell’alleanza con Parigi, alleanza incentrata nell’asse franco tedesco [settanta anni fa l’asse si ripeteva ma con un attore diverso….]
La terza considerazione è l’antipatia dell’establishment anglosassone per Donald Trump, secondo lo scrivente antipatia malriposta. Per inciso Trump non sarebbe certamente peggio del disastroso Obama almeno in politica estera, sicuramente tornerebbe un po’ di sano pragmatismo: ad esempio come si fa ad essere folli al punto di sfidare contemporaneamente Russia e Cina come sta facendo la corrente amministrazione USA? Certo è che con Trump le tutte le rendite di posizione sedimentate negli ultimi 70 anni andrebbero ad essere modificate e certamente gli alleati che sono lontani del cuore dell’impero (UK?) ne avrebbero maggiormente a patire.

L’ultima considerazione è che gli eventi traumatici citati da Wolf sembrano in gran parte reciprocamente correlati per cui un singolo evento potrebbe determinarne altri (…). Inoltre oggi siamo innanzi ad una generale tendenza alla manipolazione dei mercati e dei dati macroeconomici da parte di tutti i principali paesi: i vari QE sono una manipolazione, il crollo del petrolio per volere arabo e’ una manipolazione, eliminare i disoccupati di lungo termine nelle statistiche sulla disoccupazione è una manipolazione, confondere paper money con i valori tangibili nel mercato dell’oro è una manipolazione, intervenire come stato e/o banca centrale a mercati aperti per evitare i crolli di borsa è una manipolazione, bloccare i mercati se scendono ma non se salgono è manipolazione…. E ci sarebbero molti altri esempi da citare!

Questo per dire che forse M. Wolf non si rende conto che quasi tutti gli artifici per tenere in piedi i mercati sono già stati implementati ossia le armi sono quasi finite per i governi. E che dire delle numerosissime pulsioni verso forme più o meno marcate di autoritarismo anche in paesi avanzati, in gran parte conseguenza e quindi sintomo politico indotto di un disagio della cittadinanza incapace di accettare – ed interpretare economicamente durante una crisi epocale – le enormi differenze nella distribuzione della ricchezza tra i vari strati della popolazione, differenze così smisurate da riportarci indietro di circa 200 anni, nell’ottocento…

Dulcis in fundo la traballante preminenza dell’impero del dollaro e del moderno capitalismo dopo un centinaio di anni di predominio economico-cultural- militare.

In questo contesto non va assolutamente dimenticata l’analisi di Trotsky secondo cui la deriva fascista rappresenta semplicemente l’ultima fase nel declino del capitalismo, passando per un atteggiamento contemporaneamente nazionalista e socialista di facciata della politica governativa in rappresentanza soprattutto della classe media (…). Profezia oggi vieppiù attuale.

Con tutto questo resto purtroppo molto meno ottimista dello stimato M. Wolf in riguardo alla prognosi per l’economia globale nei prossimi 5 anni.




http://www.tgvallesusa.it/2016/01/i-pos ... ndo-il-ft/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 10/01/2016, 11:56 
qualcosa si muove..
bisognerà capire quando si arriva
a qualcosa di concreto..

faccio notare che la FINLANDIA
sta alla canna del gas..

http://www.camera.it/leg17/465?tema=int ... _anticrisi

Successivamente, il 29 gennaio 2014 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che dà seguito alle raccomandazioni del gruppo di alto livello presieduto dal governatore della Banca di Finlandia, Erkki Liikanen, relative alla separazione delle attività finanziarie più rischiose delle banche da quelle di intermediazione tradizionale. In particolare, la disciplina proposta prevede:

il divieto di negoziazione per conto proprio in strumenti finanziari e in merci, al solo scopo di ottenere un utile per la banca;

il potere dell'autorità di vigilanza, e addirittura l'obbligo in determinate circostanze, d'imporre il trasferimento di attività di negoziazione ad alto rischio a entità giuridiche di negoziazione distinte all'interno del gruppo bancario.

La proposta, che segue la procedura legislativa ordinaria (già procedura di codecisione), dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo il 27 aprile 2015.



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 12/01/2016, 23:14 
Cita:
L'economia non è una scienza

Categoria: Economia
Pubblicato: 12 Gennaio 2016
di Guido Salvador

L'importanza sempre maggiore dei temi economici, la difficoltà di comprensione dei vari aspetti (causata anche dalle visioni contrastanti degli stessi esperti), l'attuale degenerazione verso una deleteria finanziarizzazione staccata completamente dalla sua ragion d'essere, suggeriscono una breve riflessione in merito alla pretesa scientificità dell'Economia.

Si vuole accennare in modo critico ad alcuni concetti basilari di questa disciplina esponendoli in ordine sparso.

Innanzi tutto ci si trova di fronte ad una difficoltà di definizione dell'Economia, che in modo semplice può intendersi come una attività volta al soddisfacimento di bisogni mediante l'utilizzo di beni, limitati nella loro disponibilità e da ottenersi attraverso uno scambio.

Anche il termine “bisogno” non è ben definibile né quantificabile da un punto di vista scientifico (tranne i casi dei valori minimi in relazione alla sopravvivenza fisica) come pure il “soddisfacimento” trattandosi di una valutazione puramente personale di tipo psicologico.

Beni economici

La limitatezza soggettiva della disponibilità dei beni (nel luogo e/o nel tempo) è necessaria per poterli considerare di tipo economico poiché in caso contrario non sussisterebbe lo scambio potendo chiunque utilizzarli direttamente.

Se ad esempio l'acqua di un pozzo naturale fosse disponibile per una comunità senza limitazioni, e più che sufficiente per i bisogni di ogni componente, non avrebbe alcun valore di scambio in quanto ognuno potrebbe soddisfare direttamente i propri bisogni senza dover cedere qualcosa per averla. La stessa acqua acquisterebbe invece un valore, divenendo un bene economico, se qualcuno se ne appropriasse impedendone il libero utilizzo (il che appare contrario ad ogni possibile visione etica)[1].

Si comprende allora come l'economia costituisca un aspetto del potere, il quale a sua volta in molti casi è da considerarsi una sorta di bene economico e come tale oggetto di scambio (più o meno diretto e palese).

I beni economici possono anche essere immateriali, come un'opera musicale, ed in tale caso non è neppure ipotizzabile la possibilità di una misura intesa in senso scientifico.

Leggi e princìpi

L'economia si basa su un principio dedotto direttamente da una realtà comportamentale molto diffusa tra gli umani noto come principio edonistico, che può essere espresso nel modo seguente: l'uomo economico tende a conseguire il massimo utile con il minimo impiego di mezzi.

Questo risulta eticamente poco accettabile nonostante sia una caratteristica della natura umana: si tratta del principio naturale della predazione, si potrebbe dire darwinismo sociale, che spesso si cerca di temperare con i sentimenti di uguaglianza, bontà e varie virtù; resta comunque la contrapposizione con l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Si può osservare che il principio edonistico non è la conseguenza del semplice istinto di sopravvivenza (del singolo e della specie) ma vi si scorge un qualcosa di più che non si nota nelle altre specie animali, per lo meno in forma così esasperata e tale da comportare anche conseguenze controproducenti e talvolta nefaste.

Il problema morale viene superato in diversi modi: si può considerare l'economia un semplice strumento, una tecnica per conseguire un fine deciso da altri (in questo caso è poco appropriato parlare di scienza); altrimenti si può ricordare che l'uomo economico è solo una idealizzazione mentre vi sono anche altre regole, come ad esempio la fiducia indispensabile nelle transazioni; si può invocare infine un “principio di razionalità” dove la scelta economica del singolo avviene entro un insieme razionale di preferenze “completo” nel quale esistono tutte le possibilità comprese quelle altruistiche, introducendo però in tal modo una base di imprevedibilità (peraltro riscontrabile nella pratica) che potrebbe essere più accettabile nell'ambito della teoria del caos.

Denaro

E' strana la natura del denaro nella nostra economia: si tratta di un'entità non reale, non classificabile come “res extensa” se non per i vari tipi di simulacro utilizzati ai fini pratici nel corso della storia (sferette di argilla, metalli preziosi, volgare carta ecc.) oggi quasi completamente sostituiti da stati di memoria su supporti magnetici, che non rappresentano più nemmeno una quantità di moneta ipoteticamente reale ma un debito, una promessa.

Forse gli unici ad avere avuto a che fare con un denaro reale, nel senso di un bene fisico e quindi utile di per se stesso, furono i legionari romani che ricevevano il salario.

La moneta non è di per sé un bene economico perché non soddisfa direttamente alcun bisogno, lo diviene con lo scambio che richiede un accordo, normalmente imposto da un potere sovrano che anticamente coincideva con quello di creazione della moneta e che si è via via privatizzato.

Si può vedere il denaro come una unità di misura, necessaria per qualunque tipo di calcolo, sebbene risulti affetta da un'insita mancanza di stabilità essendo il valore dei beni misurati puramente soggettivo ed istantaneo; una sorta di oggettività la si può solo ritrovare in termini statistici in virtù del mitico “mercato” che dovrebbe stabilire i valori dei beni, i quali risultano però sempre dipendenti dal contesto storico, sociale e culturale oltre che dalla volontà dei grandi gruppi speculativi.

Contemporaneamente il denaro può essere assimilabile ad una sorta di “potenziale” come inteso in senso fisico. Viene alla mente il paragone con l'energia potenziale, un qualcosa che può divenire reale sotto tante forme e quindi produrre (meglio dire rappresentare) il cambiamento di un sistema da uno stato ad un altro.

Nella scienza le grandezze sono definite in modo operativo, stabilendo cioè il modo di compararle e scegliendo le unità di misura; facendo un parallelo con l'Economia si potrebbe dire che come lo scambio di energia corrisponde al lavoro fisico così lo scambio monetario corrisponde ad una prestazione lavorativa, ma in questa ottica non sarebbero monetizzabili i beni naturali pure tanto importanti.

La differenza sostanziale rispetto alle scienze che utilizzano il linguaggio matematico consiste nel fatto che in ambito economico le corrispondenze sono come si è detto soggettive e variabili, influenzate anche da mode passeggere, da normative e da svariate altre cause, il che allontana l'Economia dall'ambito del rigore scientifico.

L'interesse

Nella nostra economia il denaro possiede anche uno strano principio vitale, infatti si moltiplica e cresce come avrebbero dovuto fare le monete d'oro piantate sotto l'albero nella favola di Pinocchio. Quell'episodio è citato ai bambini come esempio di credulità eppure per noi è normale aspettarsi che la moneta cresca dopo averla seminata nel terreno adatto (diciamo pure prestata) producendo un frutto della stessa natura; nel periodo attuale assistiamo ad una crescita abnorme del debito avulsa da ogni legame logico tra il denaro ed i beni disponibili tanto che secondo alcune stime a livello mondiale il debito corrisponde alla quantità di beni prodotti in 10-20 anni.

Occorre chiarire che l'interesse non è un principio naturale o necessario ma una scelta connessa con l'organizzazione sociale e che mostra le sue evidenti contraddizioni.

Come è facile verificare se si considera un qualsiasi tasso di interesse, la quantità di moneta dovrebbe crescere secondo una formula esponenziale che tende all'infinito; se questa è costituita o garantita da metalli preziosi di quantità finita vi è una evidente impossibilità fisica di crescita, se poi deve rappresentare dei beni l'illogicità del discorso è plateale.

Già agli albori della storia questi fatti erano ben conosciuti, era infatti ben nota l'impossibilità di estinzione dei debiti tanto che le regole bibliche prevedevano ogni cinquanta anni un giubileo che riazzerava la situazione estinguendoli di fatto (Levitico-25); il cattolicesimo per diversi secoli ha proibito di “prendere più di quanto si sia dato” perché con l'interesse si lucrava sul tempo che era considerato di proprietà divina: si trattava di una soluzione drastica del problema tramontata quando l'uomo ha deciso di appropriarsi del tempo; attualmente solo la finanza islamica proibisce il prestito con interesse sostituendolo con una partecipazione agli utili.

Il problema del riassestamento della corrispondenza tra la moneta ed i beni procede nel corso del tempo in modo non uniforme: in certi periodi con gradualità, ciclicamente con accelerazioni rapide e traumatiche (per la maggioranza delle persone) e saltuariamente mediante sconvolgimenti violenti e distruttivi sapientemente ammantati sotto un velo ideologico.

Teorie economiche

Riguardo la razionalità scientifica delle teorie economiche esistono diverse opinioni tra cui se ne possono riportare in estrema sintesi alcune ritrovate in ambito economico-filosofico:
- una teoria è vera se sono vere le ipotesi e se si dimostra falsa è perché non è stata correttamente espressa;
- la verità di una teoria può essere dimostrata deduttivamente, se poi non risulta conforme alla realtà significa che la dimostrazione non era corretta;
- se la teoria non funziona è colpa della inadeguatezza del modello adottato.

In definitiva se una teoria risulta falsa significa che non è giusta oppure si basa su false ipotesi: la considerazione appare di una banalità disarmante.

E' pur vero che qualunque scienza procede per errori ma una teoria che si dimostri falsa viene abbandonata oppure può essere utilizzata ai fini pratici come prima approssimazione di una più generale che la comprenda; esistono anche importanti teorie fisiche inconciliabili che però convivono in quanto i loro campi di applicazione non si sovrappongono.

Nell'economia abbiamo invece scuole di pensiero che propugnano teorie contrastanti che si sono dimostrate false alla prova dei fatti, il che pone seri dubbi riguardo la scientificità di tale disciplina.

In conclusione, considerando che la conoscenza scientifica ha un carattere sperimentale che non si ravvisa nelle teorie economiche, si può dire che l'Economia risulti assimilabile non ad una scienza ma ad una pura tecnica [2]. Questa viene presentata al popolo sotto un aspetto che ricorda le credenze religiose: si nota infatti la ritualità da cui viene circondata, il velo di mistero intorno ai fatti ed ai poteri mondiali che li orientano, nonché riguardo l'origine e la proprietà della moneta, i dogmi indiscutibili, la “casta sacerdotale” autoreferente deputata all'interpretazione ed alla propaganda, ed infine gli scontri dottrinali – e non solo - tra le varie “chiese”.

Guido Salvador (Pensatore)

Note

1) Si intende che non ci si riferisce ai servizi di trasporto e condizionamento finalizzati al migliore utilizzo ma alla appropriazione da parte di privati di una risorsa naturale: ad esempio in alcuni Stati l'acqua è stata ceduta a delle società private che impediscono alle singole persone anche la raccolta delle acque piovane! Avviene non solo in Colombia ma addirittura nello stato dello Utah (USA).

2) Gli economisti, o per meglio dire i poteri economici, hanno accreditato la scientificità della disciplina con l'istituzione nel 1968 del "Premio della Banca di Svezia in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel " che viene pagato dalla banca e non è un premio Nobel, come scrive a chiare lettere la Fondazione nel proprio sito ufficiale.

Fonte: http://luogocomune.net/LC/index.php/26-economia/4322-l-economia-non-e-una-scienza



Condivido in pieno.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 15/01/2016, 18:52 
LEGGE RUSSA MINACCIA IL COLLASSO ECONOMICO
DEL MONDO OCCIDENTALE CON “L’ARMA DEL DEFAULT”


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Posted on 15 gennaio 2016
http://ununiverso.altervista.org/blog/l ... l-default/

Fonte: Sorcha Faal

Un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Consiglio di Sicurezza (SC) afferma che il Presidente Putin ha trasmesso alla Duma (parlamento/legislatore) una serie di leggi, temute e mai viste nella storia della Russia moderna che, una volta promulgate creerebbero il peggiore “ciclone economico” che il mondo occidentale abbia mai visto e che porterebbero sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea in una depressione immediata, se non ad un definitivo totale collasso economico.
Secondo questo rapporto, le nuove leggi sono state ordinate e redatte lo scorso anno dal Consiglio di Sicurezza, che ha incaricato il famoso economista Sergei Glazyev di mettere a punto ciò che viene etichettato come una “arma di default” e ” la definitiva risposta della Russia” all’aggressione occidentale e ordina a tutte le aziende, pubbliche e private della Federazione, di cessare immediatamente di pagare oltre $ 700 miliardi di dollari dei pagamenti di prestito verso qualsiasi banca che ha una nazionalità, o anche rami, in qualsiasi paese che attualmente applica sanzioni, o minaccia sanzioni alla Russia.
Una volta che queste leggi utilizzate come “arma da default ” saranno emanate, continua la relazione, servirebbero come rimborso per la manipolazione occidentale dei prezzi mondiali del petrolio e del rublo – la manipolazione comprende la liberazione sul mercato mondiale del petrolio di oltre cinque milioni di barili al giorno di eccedenze di riserva alla produzione che sono state trattenute dall’Arabia Saudita, oltre alla manipolazione derivata dal New York Mercantile Exchange (NYMEX) che blocca il prezzo del petrolio allo scorso anno.

Il presidente Putin ha sottoposto questa temuta legge denominata “arma di default” alla Duma oggi spiega il rapporto, poiché la relazione data al Consiglio di Sicurezza per lo Sviluppo Economico(Moed) del ministro Aleksey Ulyukayev avverte che l’attuale periodo di prezzi bassi del petrolio potrebbe durare per decenni -e che gli esperti britannici stanno dicendo che potrebbe portare al “giorno del giudizio” e scendere fino a $ 10 al barile.
Ciò che inoltre ha spinto il Presidente Putin a proporre queste leggi alla Duma, nelle note di questa relazione, è stata l’apertura con successo del San Petersburg International Mercantile Exchange(SPIMEX), che libererà (dedollarizzerà) per sempre il petrolio russo dal sistema globale dei petrodollari degli Stati Uniti e quindi romperà l’egemonia americana e la sua capacità di finanziare le sue guerre con i soldi delle altre nazioni.
Ad aggiungersi a respingere il crescente sistema dei petrodollari USA e dei suoi alleati nel continuare a sostenere la guerra globale, continua la relazione, è la Cina che la scorsa settimana ha ordinato a tutte le sue banche di cessare l’acquisto di dollari, nel tentativo di proteggere la sua nazione e suoi interessi economici, da questi guerrafondai.

Leggi art. completo: sapereeundovere

Fonte: whatdoesitmeans


[:298] [:298] [:298]



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 16/01/2016, 09:25 
divertente scorre bene
ma spiega perfettamente
come vanno le cose..


Guarda su youtube.com



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 17/01/2016, 20:40 
Cita:
Venezuela, Maduro dichiara stato d'emergenza economico: "Situazione catastrofica"

Immagine

Decretato lo stato di emergenza economico per 60 giorni in Venezuela, dove il presidente Nicolas Maduro ha ammesso, in un lungo discorso di fronte all'Assemblea nazionale controllata dall'opposizione, la situazione "catastrofica" in cui si trova il Paese. Il decreto prevede l'introduzione di misure straordinarie per il contrasto all'evasione fiscale e per facilitare le importazioni e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaci.

La Banca centrale ieri ha reso noto i primi dati ufficiali sull'andamento dell'economia dal dicembre del 2014: l'inflazione, fra gennaio e settembre dello scorso anno, è salita del 108,7 per cento (del 141 per cento dal settembre del 2014 a quello dell'anno successivo) e il prodotto interno lordo, nello stesso periodo, ha perso il 4,5 per cento (del 7,1 per cento nei 12 mesi fino a settembre 2015).

Il Venezuela, ha detto ieri Maduro, è al centro di una "tempesta economica" che vede opposti "due diversi modelli", il frutto di "una guerra economica" sostenuta dagli Stati Uniti. Il 2016 "non sarà un anno facile", ha ammesso, citando il crollo del prezzo del petrolio e la conseguente perdita del 60 per cento delle sue entrate.


http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2 ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 19/01/2016, 13:06 
Cita:
Così l'Europa è regredita al Medioevo

Immagine

Guardando qualsiasi mappa medievale o dell’inizio dell’età moderna dell’Europa, prima della rivoluzione industriale, si è sopraffatti da una vertiginosa incoerenza: imperi ovunque, regni, confederazioni, stati minori, “superiore” di qui e “inferiore” di là. È l’immagine di un mondo radicalmente frammentato e l’Europa odierna sta effettivamente tornando a una rappresentazione simile.

I decenni di pace e prosperità, dal 1950 al 2009, quando la crisi del debito dell’Unione europea ha avuto inizio, hanno dipinto il profilo economico e politico del continente come semplice. Per tutta la durata della Guerra Fredda ci sono stati due blocchi serrati, che al disgelo sono stati sostituiti dal sogno di un’Europa unita con una singola moneta. Oggi, mentre l’Unione accusa un colpo dopo l’altro, dall’interno e dall’esterno, la storia sta invertendo la rotta verso una complessità debilitante, come se questo mezzo secolo sia stato solo un interregno prima del ritorno alla paura e al conflitto.

Per gli Stati Uniti, la realtà di questo nuovo status quo sta venendo alla luce solo ora. L’Europa, la cui economia compete con gli Stati Uniti per il primato mondiale, resta una risorsa e un alleato, ma è anche un problema profondo. L’interrogativo più urgente è come gestire la situazione.
Nonostante l’Ue sia impegnata nell’espansione dei propri confini e della propria operatività, le divisioni sono visibili da decenni: i Paesi dell’Ue e quelli che non ne fanno parte, quelli all’interno dei confini dell’Area Schengen e quelli non compresi, quelli in grado di gestire i vincoli finanziari dell’eurozona e quelli incapaci di osservarli.

Il punto più oscuro sono le profonde radici di queste divisioni nella storia e nella geografia del Vecchio Continente. Il nucleo solido dell’Europa moderna assomiglia in larga misura all’Impero Carolingio fondato da Carlo Magno nel IX secolo. Il primo imperatore del Sacro Romano Impero governava le terre comprese tra il Mare del Nord e i Paesi Bassi fino oltre Francoforte, Parigi, Milano e così via. Il territorio dei nipoti più deboli di questa Europa si estende lungo il Mediterraneo, dalla penisola iberica all’Italia meridionale e ai Balcani, eredi delle tradizioni bizantina e ottomana.
Nel corso dei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, questo divario è stato soppresso a causa del relativo isolamento dell’Europa dal suo “vicino estero”, ovvero dalle regioni dell’Africa Settentrionale e l’Eurasia che, per secoli, hanno fatto davvero tanto per plasmare il carattere distintivo della periferia del continente.

Oggi la necessità di un allargamento della geografia non può più essere ignorata, visto che le varie regioni europee adottano atteggiamenti molto diversi nei confronti delle minacce poste dalle prepotenze della Russia guidata dal presidente Vladimir Putin, dal flusso di profughi dal Medio Oriente e gli ultimi attentati terroristici in patria e all’estero. È ormai chiaro che la centralizzazione imposta da decenni dall’Ue e la sua burocrazia distante e poco rappresentativa non hanno creato un’Europa unitaria. Anzi, hanno stimolato un rigurgito in tutto il continente a cui l’Unione europea può sopravvivere solo comprendendo come istituire meglio la propria legittimità tra le diverse nazioni che la compongono.

Le difese geografiche che proteggevano l’Europa durante il dopoguerra non reggono più. A metà del XX secolo, quando il geografo francese Fernand Braudel ha scritto la propria celebre opera sul Mediterraneo non ha considerato il mare stesso come il confine meridionale dell’Europa, a suo parere, il Sahara poteva piuttosto essere considerato tale. Oggi, quasi a dargli ragione, carovane di migranti si riuniscono in tutto il Nord Africa, dall’Algeria alla Libia, per una vera e propria invasione demografica dell’Europa. Anche i Balcani hanno riacquisito il proprio ruolo storico di corridoio per la migrazione di massa verso il centro Europa, la prima tappa per milioni di profughi in fuga dai regimi al collasso di Iraq e Siria.

L’Europa, pertanto, si trova ora di fronte a un’infelice ironia politica: i decenni in cui era in grado di valorizzare gli alti ideali dei diritti umani, incluso il diritto dei più bisognosi a cercare rifugio in Europa, è stato reso possibile, ormai è chiaro, dai regimi oppressivi che una volta dominavano sulla periferia. Il mondo arabo è stato rinchiuso per decenni in stati prigione, i cui dittatori-carcerieri hanno tenuto le proprie popolazioni in ordine. Saddam Hussein in Iraq, la famiglia Assad in Siria e Muammar Gheddafi in Libia hanno permesso all’Europa di cucinare la propria torta idealista e anche di gustarsela.

A peggiorare la situazione dell’unità europea, geografia e storia hanno contribuito a rendere alcune regioni del continente più vulnerabili al flusso di migranti e rifugiati di altre. Nel momento in cui la Germania e parte della Scandinavia hanno dato un benvenuto piuttosto timido, i Paesi dell’Europa centrale come l’Ungheria e la Slovenia erigono nuove recinzioni di filo spinato. I Balcani, praticamente divisi dal resto dell’Europa dalla guerra e dal sottosviluppo negli anni ’90, ora sono stati duramente colpiti dall’anarchia del Medio Oriente. All’estremità sud-orientale dell’Europa, la Grecia, un tempo una povera provincia ottomana, ha visto l’aggravarsi della propria crisi economica a causa della posizione sfortunata in quanto via d’accesso per centinaia di migliaia di migranti in fuga dal caos del mondo arabo.

Un altro fattore critico di questo periodo di relativa stabilità che volge ormai al termine in Europa è stato il ruolo geopolitico svolto dalla Russia. Durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica era una minaccia strategica ovvia, ma è stata una minaccia ben gestita dagli Stati Uniti, e per gran parte del periodo che ha seguito la scomparsa di Stalin, il Cremlino è stato guidato da tediosi funzionari con una profonda avversione al rischio. Dopo il crollo sovietico, il decennio di crisi e debolezza istituzionale in Russia ha implicato, tra le altre cose, che non rappresentasse un timore per l’Europa.
Oggi, inutile dirlo, la Russia è molto indietro in quanto player strategico in Europa. Il consolidamento del controllo di Putin in Russia a seguito della debolezza dell’era Yeltsin ha creato una spaccatura profonda tra Parigi e Varsavia, Berlino e Bucarest. Per un polacco o un rumeno degli anni 90, la Russia era convenientemente debole e caotica, e l’appartenenza alla Nato e all’Ue prefiguravano una prospettiva di pace e prosperità durature. L’orizzonte strategico è molto differente adesso: il futuro del progetto europeo appare incerto, e una Russia rianimata ha annesso la Crimea, ha invaso l’Ucraina orientale e minaccia nuovamente la stabilità dei confini.

Potremmo assistere all’inizio di un notevole capovolgimento delle alleanze dei tempi della Guerra Fredda. L’Europa si sta nuovamente dividendo in due, ma questa volta è l’Europa Orientale che vuole avvicinarsi agli Stati Uniti perché dubita sempre di più che la Nato da sola possa essere una barriera difensiva efficace contro la Russia. Nel frattempo, i Paesi dell’Europa Occidentale, preoccupati per l’ondata di profughi e gli attacchi terroristici nel giardino di casa, cercano di avvicinarsi alla Russia (crisi ucraina permettendo) per tutelarsi dal caos proveniente dalla Siria.

Putin sa che la geografia e il potere, sia militare che economico, sono ancora un punto di partenza per far valere gli interessi nazionali. Le élite europee hanno una visione molto diversificata. Dopo secoli di spargimento di sangue, hanno in gran parte rifiutato la tradizionale politica di potenza. Per mantenere la pace, hanno invece riposto le proprie speranze sul regime normativo gestito dai tecnocrati di Bruxelles. Per loro, le divisioni del Vecchio Continente potrebbero essere sanate dal welfare state e dalla moneta unica. Le varie identità nazionali plasmate da secoli di esperienza storica e culturale potrebbero dover cedere il posto al superstato europeo, qualunque sia il costo in termini di legittimità politica dell’Ue tra le diverse nazioni europee.

Nel Regno Unito e in gran parte dell’Europa Occidentale è in atto una reazione violenta contro le invasioni di campo di Bruxelles, che sta trovando una potente espressione nella politica interna. Le politiche di assistenza sociale, un tempo promosse come sollievo alle divisioni del continente hanno agito da freno sulle economie nazionali, e questa stagnazione ha offerto, a sua volta, lo scenario per una politica nazionalista (talvolta reazionaria) e ha causato l’aumento delle ostilità nei confronti dei rifugiati.

In Europa Centrale e Orientale è possibile osservare altre preoccupazioni. Negli ultimi tre anni, ho viaggiato in lungo e in largo per la Romania, un Paese in cui la Seconda guerra mondiale si è conclusa solo nel 1989 con la caduta del regime stalinista di Ceausescu. In Romania, come nei Paesi Baltici e in altre aree dell’ex Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica, l’Ue continua a rappresentare più che uno stato patrimoniale. Si distingue per una politica basata sullo Stato moderno, piuttosto che una nazione caratterizzata da una concezione etnica, soggetta allo stato di diritto piuttosto che a un ordine arbitrario, tutela gli individui indipendentemente da religione, gruppo etnico o semplicemente dal norme del loro padre. La regione che va da Paesi Baltici e Polonia e si esternde a sud fino a Romania e Bulgaria, e a est fino al Caucaso costituisce quello che chiamo il Grande Intermarium. La Dottrina Intermarium è un concetto elaborato da Josef Pilsudski, leader polacco degli anni ’20 e ’30, che sperava nella creazione di una cintura di solide democrazie tra la Germania e l’Unione Sovietica al fine di contrastare le tendenze imperialistiche di entrambe.

La minaccia odierna, naturalmente, viene esclusivamente dalla Russia e non dalla Germania. L’egemonia politica della Germania sull’Europa dovrebbe derivare dal dominio economico, e questo fenomeno si è realizzato, in una certa misura, con lo spostamento del potere verso est da Bruxelles a Berlino, ma la leadership tedesca resta impacciata ed esitante. Di tutte le elite europee, dalla fine degli anni 40, quella teutonica in particolare ha riposto fiducia nell’integrazione europea, in larga parte come sistema per esorcizzare i demoni del proprio passato.

Di fronte al moltiplicarsi delle crisi, la cancelliera Angela Merkel ha giocato un’abile mossa politica con battute d’arresto solo occasionali, come la recente notizia delle violenze sessuali commesse a Capodanno dai migranti arabi. Tuttavia, la Merkel non è né Bismark né Federico il Grande, e non avrebbe voluto essere nessuno dei due. L’eredità del nazismo e l’ambivalenza dovuta alla posizione a cavallo tra Occidente e Russia pesano gravemente sulla leadership tedesca.

Con la disgregazione dell’Unione europea in atto, questo vuoto di potere potrebbe creare un equivalente del tardo Sacro Romano Impero del XI secolo: un’incoerente configurazione multietnica che è stato un impero di nome, ma non di fatto fino alla dissoluzione finale nel 1806.
Questo significa che non vi è ancora alcuna alternativa alla leadership americana in Europa. Per gli Stati Uniti, un’Europa che continua a frammentarsi internamente e a dissolversi esternamente nella geografia fluida dell’Africa Settentrionale e dell’Eurasia costituirà il più grande disastro della politica estera all’indomani della Seconda guerra mondiale. Il successo dell’Ue nel corso di molti decenni è stato il prodotto della potenza americana, derivante dalla vittoria sulla Germania nazista. Con tutte le sue imperfezioni, l’Unione europea, ancor più che la Nato, è stata l’incarnazione istituzionale di un’Europa postbellica libera, unita e prospera.

Alcuni esponenti dell’amministrazione Obama hanno avuto il merito di cercare coraggiosamente di cimentarsi con la disgregazione dell’Europa post-Guerra Fredda. Il Pentagono ha presentato dei piani per il ritorno delle truppe di terra, e Victoria Nuland, assistente del segretario di stato per gli affari europei, si è impegnata molto attivamente per tenere testa alla Russia in Ucraina. Tuttavia, il presidente Barack Obama stesso ha manifestato una certa mancanza di interesse per i guai del Vecchio Continente e ha adottato una posizione meno che solida nei confronti dell’aggressione di Putin. L’amministrazione è chiaramente distratta: la sua attenzione è concentrata non solo sulle crisi in Medio Oriente, ma anche nel Bacino del Pacifico. Il problema non è, tuttavia, il tanto discusso “pivot to Asia”, dove c’è urgente bisogno della leadership Usa per radunare i nostri alleati. Il problema è l’errata idea che in qualche modo l’Europa conti meno che ai tempi della Guerra Fredda.

L’attuale amministrazione e chi le succederà dovranno mettere la sicurezza del Grande Intermarium al centro delle priorità. Non si tratta solo di una questione di incremento dell’aiuto militare, ma di un impegno diplomatico più solido con tutti i Paesi dal Baltico al Mar Nero. L’obiettivo non dovrebbe essere semplicemente resistere all’aggressione di Putin, bensì mantenere la coesione interna e la tenuta dell’Ue e della Nato. A livello politico, questo significherà aiutare l’Ue a svilupparsi in una direzione che preveda un maggiore controllo democratico. Per quanto riguarda la sicurezza, una svolta per l’Europa sarebbe porre fine alla visione controproducente che gli Stati Uniti si impegneranno maggiormente in tema di difesa in Europa solo se gli Stati del Patto Atlantico stessi aumenteranno il finanziamento alla difesa. Con poche eccezioni, questo non sta accadendo visto il contesto dei problemi economici odierni. Se gli europei assistessero a un notevolmente intensificato coinvolgimento degli Stati Uniti, tuttavia, sarebbero più propensi a intraprendere azioni coraggiose per salvare le proprie istituzioni.

Gli anni in cui pensavamo che l’Europa fosse stabile, prevedibile e noiosa sono finiti. La mappa del continente sta tornando ai tempi del Medioevo, se non per i confini, almeno nell’atteggiamento e nelle alleanze politiche. La domanda oggi è se l’Ue può ancora sperare di sostituire definitivamente il multiculturale impero asburgico, che per secoli si è esteso in tutta l’Europa Centrale e Orientale e ha protetto le varie minoranze e i più vari interessi. La risposta dipenderà non solo da ciò che l’Europa stessa farà, ma anche dalla strada che gli Stati Uniti sceglieranno di imboccare. La geografia è una sfida, non una sorte.


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