18/01/2016, 12:31
18/01/2016, 16:13
22/01/2016, 00:55
Is, 007 turchi: rischio attacchi batteriologici. Hollande: "Accelerazione raid su Siria e Iraq"
Secondo un rapporto "confidenziale" dell'intelligence di Ankara, lo Stato islamico starebbe pianificando di diffondere diversi batteri, tra cui quelli che causano la tularemia, la cosiddetta 'febbre dei conigli', attraverso gli acquedotti e fonti idriche. Daesh distrugge impianti petroliferi del nord della Libia
ISTANBUL - L'Is sta pianificando di avvelenare le fonti idriche della Turchia. Lo sostiene un rapporto "confidenziale" dell'intelligence turca, sottoposto venerdì al vicegovernatore di Istanbul e svelato oggi dai media.
Secondo gli 007 lo Stato islamico, che avrebbe già compiuto attacchi con armi chimiche in Siria e Iraq, punta a diffondere diversi batteri, tra cui quelli che causano la tularemia, la cosiddetta 'febbre dei conigli', con sintomi difficili da diagnosticare perché simili a quelli di altre influenze.
Ma contro l'Is parte anche un'accelerazione dei raid della coalizione. Il presidente francese, Francois Hollande, ha annunciato che il ritmo dei bombardamenti in Iraq e Siria sarà "accelerato". Hollande, che ha parlato della minaccia jihadista nel corso del suo saluto al corpo diplomatico, ha detto che "il ritmo degli interventi sarà accelerato e che la Francia sta giocando la sua parte a pieno titolo". Ieri, nella riunione informale dei principali Paesi della coalizione anti-Is a Parigi, anche i ministri della Difesa di Francia, Australia, Gran Bretagna, Usa, Olanda Italia e Germania si sono impegnati ad "accelerare e intensificare le operazioni militari contro questa organizzazione barbara".
E nella lotta al terrorismo le autorità francesi vorrebbero incrementare la cooperazione con la Russia. Parlando a Parigi con diplomaci locali e stranieri Hollande ha affermato che "vorrei noi rafforzassimo la cooperazione e il coordinamento con la Russia per agire contro il Daesh. Ma solo contro di loro - ha sottolineato Hollande -, in quanto sono nostri nemici". A questo proposito, ha reiterato, infine, che non dovrebbero essere creati problemi all'opposizione moderata siriana.
Intanto un nuovo attacco dell'Is è stato perpetuato contro impianti petroliferi del nord della Libia. Secondo Noc, la National Oil Company, la situazione a Ras Lanuf è catastrofica per l'ambiente. Alcuni serbatoi hanno preso fuoco e diverse torri e linee elettriche sono crollate. Un gruppo di jihadisti ha preso di mira un serbatoio della società Harouge. L'impianto ha preso fuoco ed è esploso. L'Is ha già attaccato impianti importanti in Libia nei primi giorni di gennaio.
"Io non vedo la possibilità di un futuro intervento militare dell'Unione europea in Siria o in Iraq contro Daesh" ha detto l'Alto rappresentante per la politica Estera europea Federica Mogherini, in un'intervista rilasciata ieri al canale European Broadcasting Service (Ebs). "Come ho ribadito molte volte - ha detto - l'Ue sta svolgendo un suo ruolo cruciale in Siria contro l'Is su due strade: una consiste nel fornire assistenza umanitaria all'interno della Siria e all'esterno", supportando i rifugiati. La seconda pista, invece, "riguarda l'aiuto che stiamo dando nel facilitare i negoziati, per risolvere la crisi dal punto di vista politico". Inoltre l'Ue sta fornendo consulenza "ai nostri Stati membri impegnati nella coalizione militare contro Daesh, o alla Francia, ma non prevedo un intervento militare dell'Unione europea né sul terreno, né da qui".
01/02/2016, 03:13
15/02/2016, 01:33
Tutti contro tutti, Siria sull'orlo della terza guerra mondiale
Sfida tra Russia e Usa Arabia e Turchia pronte all'intervento
Gian MicalessinLa pace russa concepita a Monaco, giovedì notte, dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e dal Segretario di Stato americano John Kerry è morta prima di nascere.
E al suo posto si materializza lo spettro di una nuova guerra ancor più sanguinosa. Mentre Kerry rinnega il piano di pace discusso con Lavrov e minaccia operazioni di terra in Siria se Mosca continuerà a colpire i ribelli appoggiati dalla Cia il premier russo Dimitri Medvedev lo accusa di diffondere un clima da nuova guerra fredda. «Sulle rovine della guerra mondiale - spiega Medvedev intervenendo alla conferenza di Monaco sulla Siria - abbiamo costruito l'Europa perchè i principi erano chiari: abbiamo bisogno di una terza guerra mondiale per capirlo di nuovo?».
Parole che colpiscono nel segno perchè a Monaco dopo le speranze alimentate dall'incontro Kerry-Lavrov di giovedì notte sono tornati a soffiare i venti di guerra. Una guerra ancor più terribile e irrefrenabile che riporta alla mente quella evocata in altre occasioni da Papa Francesco. Un regolamento di conti finale in cui turchi e sauditi potrebbero guidare la riscossa dei ribelli jihadisti messi con le spalle al muro dall'esercito di Damasco e dai bombardamenti russi. Il terrificante scenario di una guerra sempre più allargata non è né un evocazione, né un semplice timore. A conferirgli un allarmante grado di realismo s'aggiungono le dichiarazioni incrociate di sauditi e turchi pronti a prefigurare un intervento di terra dalla frontiera di Ankara spacciato come azione di contenimento dello Stato Islamico. «Nel caso si decidesse di seguire questa strategia Arabia Saudita e Turchia potrebbero partecipare ad un'operazione di terra. Per ora è solo un'ipotesi e non un piano preciso - spiega il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu che però conferma l'arrivo nella base di Incirlik d'una squadra aerea saudita pronta a partecipare alle operazioni di bombardamento contro lo Stato Islamico -. Per il momento l'Arabia Saudita sta mandando degli aerei, ma potrebbe, se necessario, inviare i soldati per un'operazione di terra».
La guerra allo stato Islamico è, ovviamente, pura finzione. Sia le incursioni aeree, sia l'eventuale operazione di terra condotta da turchi e sauditi punterebbe non tanto a cacciare i combattenti del Califfato quanto ad assumere il controllo di vaste aree di territorio siriano per trasformarle nei nuovi santuari dei ribelli jihadisti. Da quelle zone, una volta salvati i ribelli dall'accerchiamento di russi e governativi, partirebbe non una improbabile offensiva contro lo Stato Islamico, ma bensì - come fa capire il ministro degli esteri saudita Adel Al Juberir - un nuovo tentativo di abbattere il regime di Bashar Assad appoggiato dalle truppe Riad e Ankara. «Bashar Assad è debole e pressoché finito - dichiara alla Cnn Al Juberir - se non se ne andrà grazie ad un negoziato verrà messo da parte con la forza». ùSe l'obbiettivo principale d'un eventuale intervento saudita resta Bashar Assad Ankara potrebbe usare le operazioni di terra per regolare i conti, come già la scorsa estate, con le fazioni curde protagoniste nelle regioni nord orientali della Siria di un offensiva contro i combattenti del Califfato. Ma per capire quanto temeraria sia l' «annunciata» invasione basti dire che ieri, al primo segnale di un iniziativa militare saudita e turca, l'esercito siriano schierato intorno ad Aleppo ha incominciato a muovere ad est, verso i territori dello Stato Islamico. E a far ancora più paura s'aggiungono le possibili conseguenze di eventuali confronti fra attori «esterni» sui cieli e sul territorio siriano. Molti si chiedono con angoscia cosa succederebbe se a fermare le incursioni degli F16 sauditi e turchi, privi di qualsiasi autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo siriano, entrassero in gioco le batterie missilistiche russe dispiegate a terra. E molti osservatori sottolineano l'agghiacciante incognita di un possibile scontro tra le forze saudite dopo un'eventuale entrata sul territorio siriano e le unità di Hezbollah e dei pasdaran iraniani che appoggiano il regime di Bashar Assad e considerano i sauditi il loro peggior nemico.
15/02/2016, 11:29
xfabiox ha scritto:M.G. per “Libero Quotidiano”
Il sospetto che la storia della Francia che muove guerra a Gheddafi perché unicamente interessata ad «assumere il proprio ruolo di fronte alla storia» ed a «difendere i libici che vogliono liberarsi dalla schiavitù» (parola dell' allora presidente Nicolas Sarkozy) fosse una solenne presa in giro era venuto. Adesso arrivano le conferme. E viene fuori che no, dietro la decisione di Parigi di rovesciare con le cattive il Colonnello di idealismo ce n'era ben poco.
In compenso, c'erano altre considerazioni di carattere assai più venale: petrolio e quattrini. Due fondamentali interessi francesi in nome dei quali ci si è armati e si è partiti. E non solo chi, come i transalpini, aveva da guadagnarci. Ma anche chi, come l' Italia, dell' operazione ostile ordita a Parigi era la prima vittima designata.
A fare luce su quegli eventi del 2011 soccorrono oggi le famose mail di Hillary Clinton, recentemente desecretate in seguito alle polemiche divampate intorno ai famigerati server privati dell' ex Segretario di Stato. Nella mole di documenti declassificati, spiccano i messaggi inviati alla Clinton da Sidney Blumenthal, consigliere privato della signora e suo principale esperto sul campo di questioni libiche.
Dal carteggio emergono le reali preoccupazioni dei francesi in ordine alla crisi libica. La prima è quella relativa al petrolio, business faraonico da cui le aziende transalpine erano tagliate fuori ad opera - anche - di quelle italiane (prima dell' inizio della guerra due terzi della concessioni erano dell'Eni).
Tramite il riconoscimento preventivo del Cnt e la di esso successiva installazione al potere, Parigi contava di riequilibrare la situazione a proprio vantaggio: l' accordo coi ribelli era di trasferire in mano ai francesi, a titolo di ringraziamento per il supporto fornito, il 35% del crude oil del Paese. A questo scopo, elementi dell' intelligence francese avevano iniziato fin dalla primavera del 2011 a fornire supporto di ogni tipo agli anti-Gheddafi.
La seconda preoccupazione dei francesi era di ordine monetario. Si trattava di impedire che il Colonnello desse seguito al proprio vecchio pallino di creare una valuta panafricana. All'uopo, Gheddafi era pronto ad impiegare le proprie riserve (143 tonnellate d' oro e quasi altrettante d' argento, per un valore complessivo di circa sette miliardi di dollari). Scenario da incubo per la Francia, dacché la nuova moneta avrebbe pensionato il franco Cfa, valuta creata nel '45 ed utilizzata da 14 ex colonie con svariati e benefici ricaschi per il Tesoro francese.
A completare il quadro dei veri motivi dietro all' attacco, secondo il carteggio, ci sono poi due grandi classici di queste situazioni: i sondaggi, con l' esigenza per Sarkozy di riguadagnare popolarità in vista delle incombenti elezioni presidenziali, e i militari, cui premeva avere un' occasione per riaffermare la propria posizione di potenza di livello mondiale.
Come è andata a finire è cosa nota: l' azzardo di francesi e britannici funziona, Casa Bianca e Palazzo di Vetro danno l'ok e la guerra a Gheddafi si fa. Guerra in cui, pur avendo intuito che non sarebbe stato esattamente un affarone, partecipa anche l'Italia. Questione di qualche mese e il gioco è fatto: Gheddafi è rovesciato e al suo posto ci sono gli ormai ex ribelli del Cnt.
I risultati non tardano ad arrivare: la moneta panafricana finisce in archivio prima ancora di essere nata e si procede alla grande redistribuzione del petrolio (in cui, ironia della sorte, i francesi porteranno a casa meno di quanto sperato a vantaggio di russi e cinesi). Sopratutto, l' influenza italiana nell' area si riduce drasticamente. Proprio come auspicato dall' inquilino dell' Eliseo.
15/02/2016, 13:52
15/02/2016, 17:39
15/02/2016, 20:18
24/02/2016, 21:09
La Cina schiera caccia su isole artificiali. Paura per l'escalation
Kerry incontra il ministro degli Esteri cinese, no ad azioni unilaterali
LA CINA ha schierato alcuni caccia militari sulle contestate isole artificiali realizzate da Pechino nel Mar cinese meridionale. Lo riporta Fox News, citando fonti dell'amministrazione Obama che parlano di preoccupante escalation. Un'escalation proprio nel giorno in cui il segretario di stato Usa, John Kerry, ha incontrato il suo collega cinese a Washington. "Nessun Paese dovrebbe intraprendere azioni unilaterali nel Mar della Cina meridionale", ha lamentato il capo della diplomazia Usa nel corso della conferenza stampa congiunta con Wang Yi.
Quest'ultimo ha respinto le critiche parlando di decisioni prese dalla Cina a scopo difensivo e ha invece auspicato la fine del pattugliamento delle acque internazionali nei pressi dell'arcipelago artificiale da parte delle navi americane, considerato da Pechino come una provocazione. Nel corso della conferenza stampa i due ministri degli esteri hanno anche parlato di "significativi progressi" nelle trattative all'Onu per arrivare ad una risoluzione condivisa contro le continue provocazioni della Corea del Nord. Ma l'arrivo dei caccia cinesi su Woody Island rischia di far salire la tensione nell'area e sull'asse Washington-Pechino.
Sulla stessa isola, come hanno svelato nei giorni scorsi le immagini dai satelliti, la Cina ha già dispiegato alcune batterie di missili terra-aria, proprio nel giorno in cui in California Barack Obama incontrava i suoi principali alleati del sudest asiatico, riuniti per il vertice dell'Asean.
In quell'occasione la Casa Bianca ha rinnovato il suo appoggio a Paesi come il Giappone e la Corea del Sud, dichiarandosi pronta a intervenire per difendere i propri partner.
Intanto Wang Yi, dopo l'incontro a Foggy Bottom con Kerry, avrebbe dovuto recarsi anche al Pentagono, ma la visita è stata cancellata. Il portavoce del Dipartimento della Difesa americano, Peter Cook, ha motivato il mancato incontro con un "conflitto di agende".
25/02/2016, 13:38
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