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MessaggioInviato: 07/08/2009, 13:07 
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mauro ha scritto:

caro Cianeddu,
un forum che frequento, oltre a questo, in cui si dice che la
mandibola, sia fatta con denti di "animali", non dei giganti.
ciao
mauro


Ok per i denti..... ma le ossa?
Quelle o sono di creta o sono reali..... sono due le cose [;)]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 07/08/2009, 14:24 
le ossa pare siano reali.....................................................
anche perchè affiorano dalla terra, ma saprò dirvi tutto appena raggiungerò il posto....



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MessaggioInviato: 07/08/2009, 21:50 
caro Cianeddu,
reali si,ma "non umane", come per la mandibola [;)]
(questo secondo amici sardi, ma occorre conferma)
ciao
mauro



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sono lo scuro della città di Jaffa
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MessaggioInviato: 07/08/2009, 22:44 
ed io vedrò con i miei occhi...cmq, mi complimento con tutti---qua, a differenza di altri forum, si è obbiettivi e rispettosi delle idee altrui. Complimenti a tutti.

CIANEDDU



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MessaggioInviato: 08/08/2009, 12:21 
viste ste osse? che ci puoi dire a proposito?


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MessaggioInviato: 14/08/2009, 18:57 
verso i primi di settembre parte la prima spedizione...vi saprò dire + in là. A presto.



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MessaggioInviato: 13/05/2012, 19:55 
A proposito di Sardegna, scoperte archeologiche "soppresse" (o poco note), alte statue, trovo molto interessante questo articolo di Leonardo Melis tratto da:

http://www.antikitera.net/news.asp?ID=1 ... esi&page=2

Mi sembra che non sia presente nel Forum, lo posto qui. Io non ero a conoscenza dell'esistenza di queste grandi statue.

LE STATUE DI MONTI PRAMA? SHARDANA

Nelle nostre conferenze in giro per la Sardinia, l´Italia e oltre, ci capita spesso di mostrare alcune immagini di statue in arenaria ritrovate non lontano dalla città shardana di Tharros, presso Cabras(OR). Queste statue sono sorprendenti per la loro grandezza (alcune sono alte più di 2 metri...) e per il loro numero (circa 30). Sembra fossero li, a conferma della presenza dei Shardana nella nostra amata Isola. Solitamente le presentiamo affiancate da alcuni bronzetti sardi del tipo "Abini-Serri", che risultano assolutamente identici nei lineamenti, nel vestiario, e muniti delle stesse armi. Certo, la loro rassomiglianza ai bronzetti del tipo Abini conferma il loro passato relativamente recente. Recente rispetto ai bronzetti del tipo "Uta", che raffigurano quei Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Abu, Luxor ecc. Il modello Abini risulta essere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute. I capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, alla moda celtica, l´elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato. Gli scudi risultano essere più elaborati. Alcune armi, come il boomerang, non esistono più.
Ma se i Shardana andarono via nel 1200 a.C. (la Grande Invasione), chi ha scolpito queste statue (e i bronzetti di Abini e Serri) chiaramente postume? Gli archeologi le datano VII-VIII secolo a.C. Chi abitava l´Isola in quel periodo? Ma sempre loro, i Shardana, tornati a casa dopo aver conquistato l´Asia Minore, L´Egeo, Grecia compresa, e dopo essersi accordati con Ramesse III per il loro soggiorno in Egitto. Una volta ultimata, appunto, la conquista, ricostruirono le città dell´Asia Minore e sopratutto quelle libanesi (Tiro fu ricostruita nel 1205 a.C.), si rimisero in mare verso Occidente e rioccuparono le antiche città della Sardinia e della Penisola Iberica. Altri occuparono la penisola italica (Thursa, Shakalasa...). Le loro basi più importanti furono scambiate per colonie dai Greci ed essi furono chiamati (sempre dai Greci) "Fenici". Essendo la Civiltà Greca nata intorno al IX sec. a.C. collocò anche la nascita dei Fenici intorno a quel periodo. Così le antiche città dell´Occidente, sempre per i Greci, furono colonie fondate dai "Fenici" in quel periodo storico (per loro).
Le città delle coste sarde erano abitate, invece, dal II millennio a.C. Abitate e potenti. Munite di un esercito invincibile. Che fossero invincibili lo raccontano gli stessi scrittori romani. Nel 540 a.C. Malko, generale cartaginese, aveva conquistato quasi tutta la Sicilia. Imbaldanzito per le sue vittorie, decise di conquistare anche la "più grande delle isole". Mal gliene incolse perché, sbarcato in Sardinia con 80.000 uomini, fu affrontato in battaglia campale da un grosso esercito e dovette battere in ritirata. Tornò a Cartagine e fu bandito dalla città. Infuriato, assediò la potente "colonia fenicia" e la conquistò. (Giustino).
Il ritrovamento di queste statue, avvenuto nel 1974 ad opera di alcuni studiosi sardi, lasciò spiazzati molti personaggi dell´archeologia ufficiale, proprio a causa di quanto potevano provare di detto periodo storico, stravolgendo quanto finora scritto rispetto a queste città, considerate "Fenicio.Puniche" e non Shardana. Le statue furono poi portate al museo di Cagliari. Alcune vennero esposte al pubblico, le altre sono oggi in fase di restauro a Sassari. L´importanza di queste statue è grande anche perché rimette in discussione il primato della Grecia sulla statuaria del Mediterraneo.
In Sardinia, quindi, vi era ancora un potente e organizzato esercito nel 540 a.C. L´esercito delle città shardana confederate che, forse, aveva come capoluogo proprio Tharros, visto che la battaglia campale avvenne nel campidano di Oristano. Normale quindi trovare statue di guerrieri shardana riferite al "periodo fenicio". Del resto, che i "Fenici" fossero in realtà i Shardana di ritorno, lo attesta uno dei più grandi archeologi della storia: Sir Leonard Wooley, lo scopritore di Ur: "L´espansione marinara dei Fenici fu dovuta all´installazione degli ´Asiani´ (così erano chiamati i PdM) nei territori della Fenicia stessa intorno al 1200 a.C., lo stesso periodo quindi dell´ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti".

DOSSIER: La scoperta avviene fortuitamente come tutte le grandi scoperte archeologiche. Un contadino ci incappa col suo aratro nel 1974 mentre cerca di "sottrarre" a una collinetta di palme nane un poco di terreno per i suoi cereali. Il giornalista oristanese Giuseppe Atzori ne dà notizia sul quotidiano locale. Chiaramente si attribuiscono queste statue (un trentina) alla "Dominazione Punica"... ma qualcuno fa notare che l´abbigliamento, le armi, non sono affatto puniche. La Sovrintendenza invia due giovani archeologi a scavare. Alessandro Bedini e Giovanni Ugas. Il Grande Vecchio dell´archeologia sarda, l´Accademico dei Lincei Giovanni Lilliu arriva sul posto con un suo allievo (Enrico Atzeni). Io suo commento fu: "Il cielo si è adirato con noi per questa scoperta", riferendosi forse al temporale in corso la notte dell´ispezione. La frase dell´accademico la dice tutta sull´imbarazzo creato in seno alla "Scienza Ufficiale" da queste statue "che non dovevano essere". Tant´è che le statue finirono in fondo a un magazzino per un trentennio, fino a che qualcuno decise di rompere la cortina di silenzio. Ora si trovano al centro di restauro di Li Punti, a Sassari. Con la promessa che entro un anno o due saranno finalmente esposte al pubblico (il restauro ha avuto inizio nel 2005).

Leonardo Melis


Ultima modifica di quisquis il 13/05/2012, 19:58, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 13/05/2012, 21:10 
chissà se cianeddu ci andò più...


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MessaggioInviato: 14/05/2012, 13:10 
Le statue di Monti Prama sono esposte, da poco hanno organizzato una mostra proprio qui a Sassari.


Ultima modifica di Knukle il 14/05/2012, 13:10, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/05/2012, 19:57 
Cita:
Knukle ha scritto:

Le statue di Monti Prama sono esposte, da poco hanno organizzato una mostra proprio qui a Sassari.


Molto interessante. Fa riflettere sulla lentezza di certi meccanismi, ma non stupisce affatto, che ci siano voluti ben 38 anni prima che ciò accadesse; per una cosa così semplice, in fondo. Figuriamoci per altre in altri campi (e sono molte).


Ultima modifica di quisquis il 14/05/2012, 19:58, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 11/09/2014, 21:28 
Non sapendo bene dove postare lo metto qui:

Cita:

La Sardegna ed il Nord Europa: i Menhir.

Diamo il benvenuto all'autore Fabio Garuti, che pubblicherà periodicamente articoli su 1X4X9. Seguiremo così tutti i passaggi della sua ricerca che Fabio commenterà in modo più dettagliato in sede di indagine probatoria, un modo nuovo di mostrare l'Archeologia sul campo.
Definito "archeologo eretico", come spesso accade a chi si occupa di ricerca indipendente, ha conseguito un master in Germanistica presso la Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera, è consulente Fieristico internazionale, soprattutto area Mitteleuropa.
Appassionato da anni di archeologia alternativa, ha già pubblicato vari volumi con Anguana Edizioni.

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Care Lettrici e Lettori, Appassionate ed Appassionati , inizio oggi un percorso che, per chi sia interessato, dalla Sardegna ci porterà nel Nord Europa, in età precedente al Secondo Millennio avanti Cristo, al fine di dimostrare come la Civiltà Sardo - Nuragica (termine per ora vago ma "aggiusteremo il tiro" ) abbia avuto contatti notevoli appunto con l'Europa Settentrionale. Tanto stretti da aver dato vita non solo ad una Civiltà, ma anche ad un fenomeno Storico vero e proprio , entrambi ben caratterizzati ed identificabili, e soprattutto ben precedenti sia alla Storia della Grecia Antica che a quella di Roma. Argomento complesso, innovativo, dalle forti perplessità, (e lo comprendo), ma valutabile grazie a fattori di riscontro che avrete modo di valutare personalmente, stante una assoluta mancanza, fino ad oggi, di riscontro bibliografico in merito.

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Cercherò di ripercorrere insieme a Voi, come ho fatto in occasione di altre Ricerche, il Modo di Agire seguito, al fine di giungere ad un risultato verificabile. Una considerazione doverosa: Appassionate ed Appassionati. Senza il loro aiuto, senza migliaia di immagini, (in particolare un ringraziamento sentito alle Signore Francesca Pisano e Giusy Perra) commenti, riflessioni ed incoraggiamenti, senza la loro passione, non ce l'avrei fatta. Un aiuto prezioso? Di più. Impossibile citare tutti: mando loro un unico e sentito Grazie.

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La partenza della ricerca è scaturita da un elemento inusuale, ossia la "Incongruenza", od il "non logico". Si tratta solo di un punto di partenza, di un inizio, ma da percorrere, cercando prima ogni indizio atto a confermare l'incongruenza di base, e poi ogni possibile riscontro obiettivo, al fine di poter formulare e proporre, solo dopo queste varie fasi, una Teoria percorribile. Come trovare indizi prima e riscontri poi che inducano a proseguire nella Ricerca? Edifici, usi, costumi, reperti di altro genere, nomi, lingue moderne ed antiche, organizzazione sociale, aspetti votivi e religiosi, analisi satellitari, datazioni, testi ed ogni altra sorta di "tessera del puzzle", ma tutto non più in un ambito locale e circoscritto, ma secondo una visione più vasta. In questo caso non dico Planetaria, ma certamente Continentale sì.


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Dunque, nel caso della Sardegna una considerazione di partenza:
Ma possibile che non esistano analisi Storiche od Archeologiche (in questo caso c'è purtroppo comune scarsità di informazioni) dei contatti tra Civiltà Sardo-Nuragica (per ora ancora un termine vago) e Nord - Europa (altro termine per ora ancora vago)? Possibile che le prore delle navi Sarde veleggiassero solo verso Oriente o verso le Coste Spagnole, o Nord-Africane e viceversa? E da e per il Nord - Europa niente? Per migliaia di anni?
Illogico. Ebbene, da questa considerazione si può partire alla ricerca di qualche indizio in tal senso che, ove incoraggiante, ci porti a cercare i riscontri : le prove certe. Primo indizio i MEN-HIR, cui ne seguiranno altri. Poi, dopo gli indizi, i riscontri e le prove a sostegno. Partiamo dai primi.

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I MEN-HIR. Come potete osservare dalle immagini allegate, parliamo di grandi pietre, (o Megaliti, dal Greco grande pietra, appunto) dette in Lingua Bretone antica MENHIR. Il termine scaturisce dall'unione di MEN ed HIR, ossia lunga - pietra. Di datazione complessa e non certa, solitamente identificata tra il Quarto ed il Secondo Millennio avanti Cristo, i Menhir erano pietre piantate per terra, a volte anche in veri e propri gruppi anche assai numerosi, ed avevano soprattutto una importante funzione rituale, a quanto ne sappiamo, o possiamo dedurre. Ciò che ci interessa sono però, accertata anche visivamente una somiglianza decisiva, altre considerazioni:

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1) Se ne trovano notevoli quantità, ancora oggi, in Britannia, in Bretagna, in Sardegna, ed anche, ma in numero inferiore, nella Penisola Iberica e nel bacino del Mediterraneo. Chiariamo che Britannia (con le varie Isole Britanniche) e Bretagna sono due termini simili, solo che il primo identifica l'odierna Gran Bretagna, mentre il secondo identifica il Nord Ovest della attuale Francia. A parte il nome, è la quantità di Menhir, oltre che le dimensioni, a rendere chiaro il fatto che essi fossero tipici del Nord Europa e che proprio in Sardegna avessero avuto notevole sviluppo, il che è indice di contatti importanti in età molto antica.

2) Dimensioni: il più grande Menhir, purtroppo rotto, è quello Bretone di Locmariaquer, alto circa una ventina di metri, mentre in Sardegna se ne trovano di varie dimensioni. Ne analizzeremo a fondo uno in particolare: quello famosissimo di Mamoiada. Nello specifico quello Bretone citato è certamente il più grande innalzato nel Nord Europa, dal peso di oltre trecento tonnellate; in Lingua Bretone è detto la Pietra delle Fate (Men-er-hroeec'h)


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3) la considerazione è d'obbligo: ma se i menhir indicano rapporti non certo superficiali, in quanto si tratta di importanti raffigurazioni a scopo votivo o propiziatorio, come mai non si registrano altre forme storiche od archeologiche di contatti successivi? Eppure con Nord Africa e Penisola Iberica, del pari interessate dal fenomeno dei Menhir, (in maniera addirittura molto meno incisiva), i rapporti, anche in epoca ben successiva, sono proseguiti e possono essere ben documentati e dimostrati. Come mai tra Sardegna e Nord Europa si registra tale brusca ed inspiegabile interruzione? Ecco, analizzato un primo indizio, l'ulteriore confermarsi del dubbio logico iniziale. Ne capiremo qualcosa di più, nel prosieguo, con l'analisi, territorialmente ancor più dettagliata, di ulteriori indizi.

4) ma analizziamo un Menhir Sardo particolarmente interessante: quello di Mamoiada, (Sardegna Centrale) detto anche Stele di Boeli o Sa Perda Pintà. Reperto splendido, in granito, alto 2,67 metri, si caratterizza per una peculiarità unica al Mondo: reca incise nella pietra diverse serie di cerchi concentrici perfettamente realizzati, quasi sia stato utilizzato un "compasso da pietra" per così dire. Cerchi concentrici, badate bene, e non spirali, o labirinti od altro. Il distinguo non è secondario e ci sarà utilissimo, in sede di riscontro, dal momento che sul fenomeno dei cerchi concentrici esistono, a livello ufficiale, solo ipotesi e nessuna certezza.

...continua...

Fabio Garuti

Tratto da: SARDEGNA: PAGINE DI ARCHEOLOGIA NEGATA. Anguana Edizioni

Fonte: http://tycho1x4x9.blogspot.it/2014/09/l ... enhir.html




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MessaggioInviato: 14/01/2015, 17:41 
Cita:
I misteri delle Tombe dei Giganti in Sardegna
Alcuni dicono che si tratta delle tombe dei giganti che in un lontano passato hanno camminato sulla Terra. Inoltre, le lapidi sarebbero resti del leggendario continente perduto di Atlantide. Chi ha costruito queste enigmatiche strutture? E per quale scopo? Sono state usate come fosse comuni? Ci sono ancora mote domande senza risposta riguardanti le Tombe dei Giganti in Sardegna.

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Durante l’Età del Bronzo, (3300 – 700 a.C.), la civiltà nuragica eresse in Sardegna quelle che sono diventate famose come le Tombe dei Giganti.

Queste strutture megalitiche sono state utilizzate dal popolo nuragico come tombe pubbliche, per la sepoltura comune di molti individui.

Finora, in Sardegna sono stati scoperti 321 monumenti simili, tra i quali il più famoso è certamente quello di Coddu Vecchiu.

Questi particolari sepolcri consistono essenzialmente in una camera funeraria lunga sino a 30 metri e alta sino a 3 metri. In origine l’intera struttura veniva ricoperta da un tumulo somigliante più o meno ad una barca rovesciata.

La parte frontale della struttura è delimitata da una sorta di semicerchio, quasi a simboleggiare le corna di un toro, e nelle tombe più antiche, al centro del semicerchio è posizionata una stele alta in alcuni casi fino a 4 metri, finemente scolpita e fornita di una piccola apertura alla base che – si suppone – veniva chiusa da un masso, e tramite la quale si accedeva alla tomba.

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Le dimensioni impressionanti di tali strutture richiamano il passato nebuloso e un po’ misterioso della storia umana, la quale è ancora costellata di domande senza risposta.

Secondo alcune leggende, prima dell’arrivo della civiltà nuragica, questi sepolcri ospitavano i resti di uomini giganti potenti che vivevano nella zona, idea in gran parte dovuta alla dimensione massiccia delle pietre utilizzate, alcune delle quali raggiungono l’altezza di 30 metri. Tuttavia, nessun resto di esseri umani giganti è mai stato trovato nelle tombe.

La tomba di Coddu Vecchiu è il sito più enigmatico, dato che poco si sa circa i rituali che venivano celebrati nel sito, o il simbolismo che veniva evocato. Alcuni ritengono che le tombe erano considerate come dei portali verso l’aldilà, una sorta di passaggio dal mondo fisico a quello spirituale.

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I Nuraghi costruivano le tombe su siti creduti fortemente geo-energetici: le lastre venivano disposte in posizione semicircolare, in modo da allinearsi con le linee energetiche della Terra e avevano la capacità di catturare e amplificare questa geo-energia.

Il malato veniva adagiato sulle pietre per ottenere la guarigione dall’energia positiva che emana la zona. Tale forza si credeva potesse beneficiare anche i morti, aiutandoli nel processo di separazione dell’anima spirituale dal corpo fisico.

Dunque, le Tombe dei Giganti offrono un interessante spaccato sui rituali delle antiche civiltà, ma non forniscono molte altre informazioni oltre al fatto di essere state usate come tombe: esse sembrano offrire più domande che risposte.

La Sardegna è nota anche per le notevoli statue dei Giganti di Mont‘e Prama, un insieme straordinario di frammenti statuari in pietra di epoca nuragica raffiguranti arcieri, guerrieri, pugilatori e modelli di nuraghe.

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Le statue, di dimensioni monumentali, rappresentano la manifestazione di una civiltà che non ha uguali in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo e proiettano nuova luce sull’arte e la cultura delle popolazioni della Sardegna.

Caratteristica comune alle statue è la resa del volto e in particolare degli occhi. Due cerchi concentrici, unitamente ad una fronte molto prominente che scende su un naso stilizzato e pronunciato, rendono lo sguardo delle statue magnetico e severo.

Resta, dunque, la suggestione e il grande mistero che sembra trasparire dalle vestigia della civiltà nuragica, la quale sembra custodire ancora gelosamente molti dei suoi segreti.

Qualcuno ha collegato le grandi tombe nuraghe alla leggenda dei giganti di Atlantide… chissà, forse la nostra Sardegna è stata una delle colonie fondate dai superstiti della civiltà atlantidea.


http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/ ... -sardegna/


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 Oggetto del messaggio: Re: I GIGANTI DI SARDEGNA: TUTTO OCCULTATO.
MessaggioInviato: 09/07/2021, 20:17 
Giganti in Sardegna: scheletri di 4 metri spariti nel nulla


«Venivamo qui a giocare con lo scheletro, che era mummificato: ossa, nervi e pelle. Afferravamo il braccio, tiravamo un nervo e gli facevamo muovere le dita della mano. Era un gioco, ma durò poco: 5-6 mesi, poi lo presero». A parlare è Luigi Muscas, figlio di pastori, oggi scultore e scrittore. E’ autore di libri come “Il popolo dei giganti figli delle stelle“, edito nel 2008 da La Riflessione. Un evento: l’inizio della riscoperta dei giganti, nel cuore della Sardegna. Una specie di grande segreto, sistematicamente occultato. Qualcosa che ricorda la denuncia del professor Gaetano Ranieri, dell’università di Cagliari, scopritore – mezzo secolo fa – di 38 “giganti di pietra” a Mont’e Prama, nel Sinis, appartenenti a una civiltà sconosciuta. Secondo Ranieri, il georadar rivela la presenza sotterranea di una città estesa su 16 ettari. Ma l’archeologia esita: non vuole scavare. Per paura di trovare altri giganti, ma in carne e ossa, come quello in cui si imbatté nel 1972 nelle campagne di Pauli Arbarei l’allora giovane Luigi Muscas, che all’epoca aveva appena dieci anni?

«Nella grotta del gigante ero finito per ripararmi da un acquazzone», racconta Muscas, in un reportage trasmesso nel 2009 da “Cinque Stelle Tv”, storica emittente locale di Olbia. «Quel giorno scappai in paese col gregge e raccontai tutto a mio nonno. E il nonno mi disse: ora Teschiti spiego dove sono sepolti tutti gli altri». Il giovane Muscas allora si fece coraggio e tornò in quella grotta, con i suoi amici, a “giocare” con il gigante. «Non era l’unico: altri scheletri emersero dalle campagne, dove cominciavano a essere impiegati potenti aratri, trainati da trattori cingolati, macchine capaci di scavare il terreno in profondità». Ricorda il video-reportage della televisione di Olbia: Pauli Arbarei (Sud Sardegna, 50 chilometri a nord di Cagliari) è al centro della Marmilla, area in cui sopravvive la tradizione della cosiddetta Città Perduta. «Una leggenda – racconta un anziano del paese – dice che qui c’era una cittadina di diecimila abitanti, almeno 10-12.000 anni fa, con un lago, nel quale era solito pescare un gigante solitario». La storia del gigante pescatore la racconta anche Raffaele Cau, pastore di Pauli Arbarei: «Un nostro terreno di famiglia è chiamato la Terra della Pietra del Gigante, perché ha l’impronta delle natiche dell’essere gigantesco che pescava nel lago».

Non sono solo suggestioni: «Grandi ossa sono state portate alla luce dagli aratri dei nuovi trattori cingolati», conferma Cau, la cui testimonianza è tra quelle raccolte da Luigi Muscas nel suo libro. L’autore – spiega “Cinque Stelle Tv” – si appassionò al mistero dei giganti sardi scoprendo che Platone, quando parla di quegli esseri colossali, li descrive come di casa in luoghi molto simili alla Sardegna. L’uscita in libreria de “Il popolo dei giganti figli delle stelle” scatenò una vera e propria operazione-memoria: «Tanti testimoni raggiunsero Muscas per raccontargli di analoghi ritrovamenti vicino ai loro paesi, ma poi tutto sparì nel nulla senza lasciare traccia», dice la Tv di Olbia, che ha Luigi Muscascomunque raccolto alcune testimonianze dirette. «Nella primavera del 1962, ad aprile o maggio – racconta un uomo di Pauli Arbarei – il trattore smosse il terreno e portò allo scoperto un teschio gigante e poi l’intero scheletro, lungo quasi 3 metri». Un caso isolato? Nemmeno per idea: ne saltarono fuori a decine, nel cantiere archeologico (nuragico) di Sant’Anastasia, nel centro storico di Sardara, a due passi da Pauli Arbarei.

In quel cantiere, fra pozzi sacri e tombe, l’operaio Giuseppe Serra lavorò dal 1973 al 1996. «Fra il 1982 e il 1983 – racconta – trovammo più di 40 scheletri, alcuni con anelli al dito». La loro lunghezza? Imbarazzante: 4 metri e 20, 4 metri e 80, anche 5 metri e 10. «Il più piccolo era alto 2 metri e 40 centimetri», dice Serra, alla troupe televisiva. «Erano proporzionati. In alcuni, la testa era grande come la ruota di un’auto». Un collega conferma: «A metà degli anni ‘80, alcuni scheletri erano stati deposti in scatole di cartone dietro l’altare della chiesa, che era sconsacrata: c’erano femori lunghi un metro. Fuori, trovammo scheletri sepolti anche l’uno sopra l’altro». E dove sono finiti? «Non si sa». Conferma Giuseppe Serra: «Le ossa erano state raccolte in sacchi e deposte all’interno della chiesa. Poi sono venuti a ritirarle e non si sa dove siano andate a finire». Dice Luigi Muscas: «Non si sa chi li prendesse, quegli scheletri. Ma lì poteva entrare solo chi comandava».

Nel 2008, ricorda “Cinque Stelle Tv”, il sindaco di Sardara scrisse alla Soprintendenza Archeologica di Cagliari per chiedere un confronto tra i suoi compaesani, testimoni dei ritrovamenti, e gli archeologi che avevano lavorato nel cantiere di Sant’Anastasia. Il primo cittadino rivoleva indietro i “suoi” reperti, ma l’appello non ricevette nessuna risposta (se non la richiesta, ufficiosa, di lasciar perdere). «Ma Muscas è testardo, e non si è mai fermato: non ha mai cessato di cercare testimoni». Giganti? Certo: ne parla anche la Bibbia, li chiama Nephilim. Uno di loro era Golia, avversario di Davide. Altri giganti, “colleghi” di Golia, abitavano le città filistee (palestinesi) come Gaza. La letteratura ebraica considera i giganti come figli dell’unione impropria tra “figli dei dèi” e “figlie degli uomini”. Secondo Zecharia Sitchin, invece, nelle Giuseppe Serratavolette sumere è scritto che il “popolo dei giganti”, progenitori dell’umanità come gli Anunnaki, proveniva dal pianeta Nibiru. Le testimonianze letterarie sugli esseri giganteschi sono innumerevoli, ma l’archeologia sembra non volersene occupare: come spiegare, infatti, quelle inquietanti presenze ossee?

L’ultima ipotetica scoperta – scrive “L’Unione Sarda” – è molto recente: un femore fuori misura sarebbe stato ritrovato a Mont’e Prama (la terra delle statue giganti) il 15 ottobre 2015. “Spunta uno scheletro gigante ed è subito silenzio”, titola il sito “Sardegna Sotterranea“, facendo notare però che, dopo le iniziali ammissioni di Nello Cappai, sindaco di Guamaggiore, sul caso sarebbe stata fatta calare la solita coltre di riserbo. Per dare un’occhiata a qualche reperto osseo fotografato o filmato vale la pena di visionare il reportage di “Cinque Stelle Tv”, che riporta anche una impressionante selezione delle testimonianze raccolte da Luigi Muscas nel suo famoso libro sul “popolo dei giganti figli delle stelle”. Racconta un uomo di Pauli Arbarei: «Un giorno, mia figlia piccola rincasò spaventata per aver visto degli scheletri giganti», in un cantiere nuragico. «Il capo degli archeologi aveva rimproverato i bambini, intimando loro di non guardarli, perché erano “i diavoli”. Andammo al nuraghe e vidi anch’io gli scheletri». Aggiunge l’uomo: «Ne avevo visti già nel 1958 in Costa Smeralda, ai cantieri dei primi impianti turistici».

«Rientrando dalla campagna – ricorda Giorgina Medda, sempre di Pauli Arbarei – mio padre Raimondo (classe 1874) diceva: anche oggi ho trovato un osso di un gigante». Aggiunge la donna: «In un nostro terreno c’era una tomba: da una fessura si notava il luccichio di metalli». Giganti misteriosi anche nell’esperienza di Angelo Ibba, agricoltore di Sardara: «Mi è capitato di vedere un gigante nel 1938. L’aratro si incastrò in una lastra di pietra, che aveva dei fori disposti in modo tale da rappresentare un disegno. Nella buca c’era un teschio enorme. Ricoprimmo tutto: quelle ossa sono ancora là». A volte, le ossa gigantesche vengono allo scoperto nei cantieri edili. Virgilio Saiu, muratore di Pauli Arbarei (classe 1915), racconta: «Nel 1950, nel fare le fondamenta per la casa di Francesco Lai, dietro la chiesa di Sant’Agostino, io e Un dente che Muscas attribuisce a un gigantealtri trovammo una tomba enorme, grande tre volte me. Rimosso il coperchio di pietra, apparve uno scheletro gigantesco. Aveva sicuramente un vestito: un mantello nero di stoffa, che al contatto con l’aria si deteriorò. Nella tomba, c’erano anche tre monete d’oro. In paese la voce si sparse, arrivò il prete e ritirò lui le monete: disse che le avrebbe consegnate a chi di dovere».

Si tratta di un ricordo preciso: «Quelle monete erano d’oro massiccio, lucenti, di dimensioni paragonabili a quelle delle vecchie 100 lire». E le ossa? «Erano grandi: la testa enorme, le narici grandi quanto il mio pugno. La dentatura ancora perfetta, i denti lunghi quanto le dita delle mie mani. Tutte le articolazioni erano ancora intatte. E le dita delle mani erano grosse e lunghe 20 centimetri». Si rammarica, Virgilio Saiu: «Purtroppo, non comprendendone l’importanza, lasciammo le ossa sepolte nella fondazione della casa. E sono ancora lì». Il muratore assicura poi di aver visto altri scheletri, «in località Nuragi De Passeri, nel terreno di Natale Pusceddu, durante i lavori per piantare una vigna». Precisa: «Insieme a me c’erano Candido Toco, Luigi Noaruffu, Sperandiu Scanu e suo fratello, e Angelo Mandis». Le vanghe portarono alla luce 20 lastre di pietra. «Nelle tombe c’erano scheletri enormi, lunghi più di 3 metri, qualcuno anche 4. Il proprietario ci chiese di non dire niente a nessuno, perché altrimenti avrebbero fermato i lavori. E così anche quegli scheletri furono rotti e lasciati nella vigna».

Il gigante poteva spuntare anche nel giardino di casa. Lo spiega Eugenio Concu, di Ussaramanna. «Quando avevo 10 anni, nel 1971, facemmo gli scavi per il pozzo nero. E a 50 centimetri di profondità iniziammo a intravedere quattro grosse teste, cinque volte più grandi delle nostre. Scavando, scoprimmo quattro grandi scheletri: erano seppelliti a forma di croce. Erano molto lunghi, avevano mani grandissime e la testa allungata. I denti erano tutti intatti e bianchissimi, lunghi 5-6 centimetri. Ne sono sicuro, perché li lavammo e li Davide e Golia, il gigante biblicomisurammo». Aggiunge Eugenio: «Avvisammo il parroco di Ussaramanna: ci disse che gli scheletri erano cartaginesi, e ci chiese di gettarli nella discarica». Detto fatto: «Con l’aiuto dei miei fratelli li facemmo a pezzi e li caricammo nella carriola. E dopo 4-5 viaggi ce ne sbarazzammo. Sfortunatamente, ignoravamo cosa fossero: altrimenti avremmo potuto tenerne almeno uno».

Tra le tante storie raccolte da Luigi Muscas, forse la più sconcertante è quella di Salvatore Pilloni, di Gonnoscodina. «Alle elementari – racconta – i maestri scoperchiavano le tombe. Ci portavano con pale e picconi nel Campo degli Aztechi per andare a scavare le tombe. Alcune erano normali, altre gigantesche (oltre i 4 metri: i maestri le misuravano con il metro). Uno scheletro era lungo 3 metri e 86 centimetri, i piedi erano lunghi 60 centimetri, e il femore ben 1 metro e 43 centimetri. La testa era grande quanto quella di un cavallo, solo che le fattezze erano umane». Dice Salvatore: «Avevo solo 9 anni, ma ricordo bene che le ossa erano rivestite da una pellicina, come se fossero mummificate. Infatti avevano tutti i tendini ancora intatti. E quando venivano sollevati, gli scheletri si muovevano come marionette». Che ne fu, di quei resti? «Alla fine li presero i nostri maestri», di cui Pilloni fa anche i nomi. Ufficialmente, i giganti non sono mai esistiti. Non stupisce che i debunker liquidino ancora la faccenda nel solito modo: bufale. Davvero? E perché mai tante persone ormai anziane dovrebbero raccontare frottole così ben documentate? Sugli Ufo, il “cover-up” è finito. A quando, dunque, la possibile verità sui giganti? Tanto per cominciare: dove sono finiti, i maxi-scheletri di Sardara e Pauli Arbarei?


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 Oggetto del messaggio: Re: I GIGANTI DI SARDEGNA: TUTTO OCCULTATO.
MessaggioInviato: 10/07/2021, 08:56 
vimana131 ha scritto:
A quando, dunque, la possibile verità sui giganti?

il problema è che "alcune razze", allogene e/o extraT, qui presenti sono giganti...e "vivono tra le nuvole", VOGLIONO, come quelli delle favole... [:305]

dubito possano essere facilmente presentabili eh!eh! alle popolazioni umane...lo shock culturale INCOMBENTE e l'evoluzione darwiniana -umana- da riscrivere IN TOTO sono sciocchezzuole a confronto... [:246]

ma il FUTURO e la storia NON si possono fermare...tantomeno la VERITA' sul celato... [:291]

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 Oggetto del messaggio: Re: I GIGANTI DI SARDEGNA: TUTTO OCCULTATO.
MessaggioInviato: 10/07/2021, 12:39 
vimana131 ha scritto:
A quando, dunque, la possibile verità sui giganti?


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