05/09/2014, 16:59
Marijuana di Stato: il sì del governo
Sarà prodotta dall’Esercito
Il via libera entro settembre. Secondo «La Stampa» a produrla sarà l’Istituto farmaceutico militare di Firenze
Marijuana di Stato, a scopo terapeutico, prodotta dall’Esercito. Accadrà in Italia, secondo quanto riporta «La Stampa». Il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, dopo varie polemiche e rallentamenti ma la notizia verrà ufficializzata entro settembre.
L’istituto farmaceutico militare di Firenze
Secondo quanto riporta il quotidiano torinese, a produrre i farmaci derivati dalla cannabis sarà l’Esercito. In particolare l’Istituto farmaceutico militare che ha sede a Firenze. Lo stabilimento, nato con l’obiettivo di produrre farmaci per il mondo militare, ha infatti esteso la sua attività anche al settore civile.
Le leggi e l’uso
Attualmente la cannabis terapeutica viene importata dall’estero. La cannabis cura i sintomi di numerose e gravi malattie neurologiche. Viene usata principalmente nella terapia del dolore. Da anni se ne conoscono le proprietà mediche. Soprattutto all’estero, dove i pazienti che ne traggono beneficio sono decine di migliaia. In Italia ci sono invece ritardi. Eppure la prima legge che ne autorizza l’uso terapeutico risale al 1990. L’ultima al 2007. Negli ultimi anni quattro regioni, Puglia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, hanno disciplinato il settore con delibere che garantiscono la copertura finanziaria per l’approvvigionamento dei farmaci. Tuttavia, anche in queste regioni, è molto complicato farsi prescrivere da un medico e quindi riuscire ad ottenere da una farmacia ospedaliera il farmaco a baso di cannabinoidi.
05/09/2014, 19:25
05/09/2014, 20:45
Thethirdeye ha scritto:
06/09/2014, 03:19
16/09/2014, 01:09
05/02/2015, 01:09
Canapa 100%, il paradosso italiano di una filiera che non c'è più
Resistente e facile da coltivare senza pesticidi e diserbanti, riduce l’erosione del terreno, contribuisce a risanare terreni inquinati. Sono alcune delle virtù di una pianta, la canapa, che per l'Italia ha rappresentato una fonte di ricchezza, per poi sparire dalla filiera agricola e industriale. Ma oggi, c'è chi punta proprio sulla canapa Made in Italy, che nel settore tessile ha ottime prestazioni e prospettive di mercato, scontrandosi però con difficoltà paradossali.
“In Italia non esiste più la capacità di trasformare la fibra in filo. Si può coltivare la pianta ma manca la parte industriale, perché non ci sono più macchine che possano lavorarla”, spiega all'Adnkronos Mauro Vismara, imprenditore che produce tessuti e filati naturali: canapa, ortica, soia, crabyon, bambù, lino, cotone biologico, fiocco di Yak.
Tessuti e filati a marchio Maeko vengono lavorati e rifiniti in Italia nel distretto torinese, nel rispetto dell’ambiente e dell’individuo. Ma la canapa deve essere mescolata ad altre fibre perché in Italia non esistono più le macchine in grado di produrre il filato 100% canapa.
“Il nostro Paese è stato, negli anni '40, il secondo produttore al mondo di canapa subito dopo la Russia, e con il primato della migliore qualità al mondo, la fibra di Carmagnola”, spiega Vismara. Poi? “Complice l'avvento delle fibre sintetiche e la demonizzazione che ha finito per rendere la canapa sinonimo di droga, tutto questo è andato perduto".
"Il nostro progetto è di riportare in Italia una filiera scomparsa, anche grazie al sostegno tecnico del Politecnico di Milano, per realizzare tessuti 100% Made in Italy e prodotti finiti che siano sicuri e 'trasparenti', dal campo al negozio. In più – aggiunge – la stessa filiera che serve per la canapa sarebbe in grado di lavorare anche altre fibre come bambù e ortica”.
Fino a poco dopo la seconda guerra mondiale, era normale, in un paese la cui economia era essenzialmente agricola, coltivare canapa, destinata a soccombere non solo di fronte alle fibre sintetiche prodotte negli Stati Uniti ma anche a fronte della “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” sottoscritta dal governo italiano nel 1961 (e seguita da quelle del 1971 e del 1988), secondo la quale la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni. E con lei tutto il tessuto industriale che la riguardava.
Canapa a parte, Maeko produce tessuti naturali di alta qualità a filiera controllata, dalla filatura alla tintura e il finissaggio, lavorati e rifiniti in Italia riscuotendo un forte interesse soprattutto sui mercati nord europei, di fascia alta, perché la concorrenza qui si fa giocando sull'alta qualità e cercando di soddisfare le esigenze di quella fetta di consumatori, sempre più ampia, che presta particolare attenzione alla qualità e all'impatto ambientale di ciò che acquista.
In questo senso, l'attenzione al prodotto arriva fino agli ultimi ritocchi. Ad esempio la tintura: “Ne eseguiamo di due tipi: quelle che rispettano il regolamento Reach della Comunità Europea, che prevede una black list che vieta le sostanze nocive, e quelle naturali derivate da minerali o vegetali e che utilizzano, per 'legare' il colore alla fibra, una proteina del latte”.
31/07/2015, 19:28
Pronta la 'super-cannabis di Stato', da consumare come fosse un thè
E' pronto il primo raccolto di cannabis terapeutica 'di Stato', quella prodotta allo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, incaricato per la prima volta dai ministeri della Salute e della Difesa lo scorso anno di dare vita a una coltivazione di piante di marijuana destinato a all'uso terapeutico, soprattutto per contrastare il dolore nei malati terminali.
E grazie alle tecnologie e al sistema di rigoroso controllo impiegato nella struttura militare toscana, "si è riusciti a ottenere quella che potremmo chiamare una 'super-cannabis', con 130 grammi di principio attivo contro i 30 grammi delle normali coltivazioni", spiega all'Adnkronos Salute Domenico Cotroneo, rappresentante sindacale del Farmaceutico militare.
"Siamo ancora in fase sperimentale - evidenzia - abbiamo ultimato il primo raccolto da 80 piante e stiamo eseguendo le analisi, in attesa che i ministeri competenti ci indichino come avviare la distribuzione alle farmacie ospedaliere di tutto il territorio italiano, a seconda delle richieste. La cannabis ottenuta potrà essere consumata come decotto in barattoli da 5 mg, da sciogliere in acqua e assumere come fosse un thè. Ma nulla esclude che, nel prossimo futuro, si possano sintetizzare nella nostra struttura farmaci con principio attivo della cannabis, e ricavare oli o prodotti per aerosol. Gli sviluppi sono davvero molteplici", assicura Cotroneo.
A livello burocratico, dunque, mancano solo le istruzioni dei ministeri della Salute e della Difesa per utilizzare sul campo la 'super-cannabis', ad altissimo contenuto di principio attivo perché "prodotta grazie a lampade speciali e sistemi standardizzati e curati nei minimi dettagli: dalla temperatura alla pressione, alla luminosità: tutto viene massimizzato. E' come se parlassimo della 'Ferrari' della cannabis", assicura.
"Dopo il primo raccolto - conclude - siamo già ripartiti con un secondo, che pensiamo possa essere ancora più ampio e stiamo sperimentando nuovi tipi di lampade per ottimizzare ancora di più il contenuto di principio attivo per ogni pianta. Il primo lotto è ora tenuto da parte e in caso di necessità vi si potrà attingere: stiamo aspettando solo le ultime istruzioni dai ministeri".
03/11/2015, 13:07
Cannabis di Stato: otto miliardi di euro il ricavo di un anno
Simulazioni a confronto con i paesi dove è legale. Con le tasse si potrebbero ripianare i debiti regionali
TANTI SOLDI che entrano nelle casse dello Stato o fanno respirare i bilanci delle Regioni, e in aggiunta la nascita di un nuovo settore economico che dà lavoro, magari nelle aree del Paese dove il tessuto economico è stato devastato dalla crisi. Alla fine potrebbero non essere il riconoscimento di una libertà individuale e nemmeno riflessioni criminologiche o sanitarie a dare la spinta decisiva alla cannabis di Stato. No, saranno i quattrini: tra i 6 e gli 8 miliardi di euro all'anno di introiti solo di tasse. Tanto per cominciare, nel senso che la stima si basa sulla prima fase di una eventuale legalizzazione. Dove c'è stato il via libera ad hashish e marijuana il giro d'affari sta facedo aumenti di varie decine di punti percentuali ogni anno.
Per poter calcolare il valore dell'introito delle tasse si possono fare solo proiezioni. Alcune sembrano abbastanza credibili, anche se ci sono incognite difficili da valutare. In Italia l'anno scorso sono state sequestrate 145 tonnellate di derivati della cannabis. I dati sono del Viminale, che in varie occasioni ha fatto notare come il mercato sia almeno 6 o 8 volte più ampio di quanto viene intercettato dalle forze dell'ordine. Così le tonnellate che girano nelle piazze, nelle feste, negli appartamenti di operai, avvocati, impiegati e manager sono tra le 870 e le 1.160. A 10 euro al grammo, più o meno quanto vengono fatte pagare le sostanze negli stati Usa che hanno legalizzato, fa un giro d'affari di 8,7-11,6 miliardi. Chi fa le stime, ad esempio Piero David, ricercatore di economia applicata dell'Università di Messina, che scrive di questi temi su lavoce. info, prende come riferimento la tassa sul tabacco, che è al 75%. Applicandola anche ai derivati della cannabis si avrebbe un incasso per lo stato tra 6,5 e 8,7 miliardi. Il dato non è molto distante da quello che si desume ricavando i consumi dalle ricerche di "Aqua drugs" basate sui residui delle sostanze nelle acque delle città (6,6 miliardi). Ed è simile anche alla cifra ottenuta proiettando sull'Italia il consumo dei cittadini del Colorado nel 2014. In questo caso il risultato è 7,3 miliardi di euro di tasse. E quest'anno nello stato Usa il giro di affari è cresciuto della metà. All'inizio infatti c'è stata una certa concorrenza del mercato nero, che non è scomparso con la legalizzazione ma ha provato a combatterla abbassando i prezzi. Piero David ha stimato anche il valore degli interventi di prevenzione e repressione dello spaccio. Si tratta di circa 600milioni di euro che lo Stato non dovrebbe più spendere. "Il beneficio lo sentirebbero il sistema carcerario e le forze dell'ordine, che potranno dedicarsi ad altre cose - spiega il ricercatore - Peraltro la stessa Direzione nazionale antimafia consiglia la legalizzazione perché la repressione ha fallito e loro non sono in condizioni di investire ulteriori risorse per contrastare il consumo di cannabis".
Nelle prossime settimane le commissioni congiunte Giustizia ed Affari sociali della Camera discuteranno il testo di legge sulla legalizzazione presentato dal nutrito gruppo di parlamentari di vari partiti promosso dal senatore Benedetto Della Vedova. "Non abbiamo preteso tempi brucianti nonostante un sostegno parlamenare già straordinario - dice lo storico esponente antiproibizionista - È presumibile che il provvedimento vada al voto alla Camera nella primavera dell'anno prossimo". Della Vedova da anni spiega come il traffico di sostanze aiuti le mafie e le organizzazioni criminali o di come non ci siano ricerche mediche indichino la cannabis come capace di provocare danni importanti alla salute. Ora c'è un nuovo strumento per convincere i suoi colleghi e il Paese. "Avremmo alte entrate fiscali, ma anche contributi previdenziali, visto che ci sarà chi coltiva e chi lavora nella trasformazione della sostanza. Tutta la produzione avverrà in Italia, vietiamo ipotesi di import ed export". Forse saranno davvero i soldi a rompere il tabù.
03/11/2015, 13:19
03/11/2015, 14:26
11/07/2016, 20:39
14/07/2016, 08:33
14/07/2016, 13:07
26/07/2016, 00:48
Domani in aula ddl legalizzazione cannabis, è campo minato: ecco cosa prevede
Percorso minato per il ddl sulla legalizzazione della cannabis che lunedì 25 luglio approda alla Camera, senza che le forze politiche abbiano trovato un'intesa sul testo, fatto che, vista anche la pioggia di emendamenti (1.700 di cui 1.300 firmati Ap), farà slittare a dopo le ferie, presumibilmente a settembre, la discussione in Aula.
La scorsa settimana le commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera, dopo un confronto politico non privo di polemiche, avevano deciso di non esaminare né votare il testo e di mandarlo in aula così com'è.
La 3235, che dovrebbe sostituire la normativa attuale, risalente al 1990 (Dpr 309/90 - Jervolino-Vassalli), 'ripristinata' dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi da parte della Corte costituzionale, due anni fa, è stata promossa dall'intergruppo formato da circa cento parlamentari di vario orientamento, guidati dal senatore Benedetto Della Vedova.
Ecco cosa prevede il ddl in discussione:
Coltivazione - Sarà possibile la coltivazione della cannabis per uso personale. Un via libera che prevede la possibilità "a persone maggiorenni" della "coltivazione e detenzione personale di piante di cannabis di sesso femminile nel limite di cinque e del prodotto da esse ottenuto".
"Chiunque intenda coltivare cannabis ai sensi del periodo precedente - si legge nel testo - invia, allegando la copia di un documento di identità valido, una comunicazione all'ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente, recante l'indicazione dei propri dati anagrafici e del luogo in cui intende effettuare la coltivazione".
Detenzione e consumo - Verrà consentita, ma solo ai maggiorenni, la detenzione di 5 grammi di cannabis (15 grammi potranno tuttavia essere detenuti in casa). Relativamente al consumo, la legge vieta di fumare prodotti derivati dalla cannabis "negli spazi pubblici o aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro pubblici e privati".
Vendita - Lo spaccio resta un reato, è però consentita la commercializzazione della cannabis all’interno di un regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio. In pratica lo Stato potrà autorizzare soggetti privati, che si possono riunire in associazioni, i cannabis social club, a coltivare la marijuana e venderla in locali dedicati, sul modello di quanto avviene nei coffee shops europei.
Uso terapeutico - Via libera all'uso curativo della cannabis: "È consentita la detenzione personale di cannabis e dei prodotti da essa derivati in quantità maggiori di quelle previste [...], previa prescrizione medica e comunque nel limite quantitativo massimo indicato nella prescrizione medesima". Il medico deve indicare "dose prescritta, posologia e patologia per cui è prescritta la terapia a base di delta-9-tetraidrocannabinolo (Thc)".
Ruolo dello Stato - Il monopolio di Stato, assume nome "dei tabacchi e della cannabis e dei prodotti da essa derivati". Il ministero dell'Economia stabilirà "livello delle accise, il livello dell'aggio per la vendita al dettaglio, nonché il prezzo di vendita al pubblico", sempre in capo al Mef le competenze per "la vendita al dettaglio della cannabis e dei suoi derivati, determinando la tipologia degli esercizi autorizzati e la loro distribuzione nel territorio".
Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, disciplina invece "le modalità e i criteri di individuazione delle superfici agricole utilizzabili per la coltivazione della cannabis soggetta al monopolio di Stato, avendo riguardo all'esigenza di privilegiare aree economicamente depresse e, in ogni caso, escludendo la sostituzione di colture destinate all'alimentazione umana o animale". I proventi ricavati dall'attuazione delle nuove norme "sono destinati al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga".
No alla pubblicità - "È vietata la propaganda pubblicitaria, diretta o indiretta, della cannabis e dei prodotti da essa derivati - si legge nel testo - . In caso di violazione al responsabile si applica la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 5.000 a euro 25.000. Non costituiscono propaganda le opere dell'ingegno non destinate alla pubblicità".