Ilva, "la Commissione considera le misure italiane aiuti di Stato"Il direttore generale di Eurofer spiega la posizione di Bruxelles in una lettera al direttivo dell'associazione delle imprese siderurgiche europee
MILANO - La Commissione europea sarebbe orientata a considerare le misure dell'Italia in favore del rilancio dell'Ilva come aiuti di Stato. La notizia è contenuta in una missiva interna all'associazione delle acciaierie europee. "La Commissione considera" le misure adottate dall'Italia a favore dell'Ilva "probabilmente aiuti di Stato", scrive il direttore generale di Eurofer, Axel Eggert, in una lettera datata 31 marzo e visionata dall'Ansa, indirizzata al direttivo dell'associazione delle imprese siderurgiche europee per informarle della posizione della Commissione Ue su
presunti aiuti di stato dell'Italia all'Ilva. Eurofer è fra i soggetti che hanno fatto ricorso alla Commissione determinando l'avvio della procedura contro l'Italia.
La procedura per presunti aiuti di Stato all'Ilva è stata avviata nel 2014 da due "imprese concorrenti che desiderano che la loro identità non venga divulgata" (così la lettera della Commissione al Governo italiano). Secondo indiscrezioni, potrebbero essere la tedesca Tyssenkrupp e la britannica Tata Steel. Contro le misure adottate dall'Italia per salvare e rilanciare la prima acciaieria d'Europa sono arrivate poi le denunce formali della Wirtschaftsvereinigung (la federazione tedesca dell'acciaio) e quindi di Eurofer (associazione europea della siderurgia). La British Steel Association "ha espresso il proprio sostegno ai due denuncianti".
Nella sua lettera, Eggert avverte il suo direttivo: la Commissione "ritiene che non vi sia alcuna base per ritenere gli eventuali aiuti di Stato all'Ilva compatibili" con le deroghe "di cui all'art. 7 del trattato" fondativo dell'Unione (TFEU). Un altro passaggio del documento Ue evidenziato Eggert è il seguente: "L'Ilva non risulta ammissibile agli aiuti ambientali (...) in quanto impresa in difficoltà" in ossequio alle Linee guida europee sui Salvataggi e le Ristrutturazioni. Il documento Ue - informa ancora la lettera - sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea a metà aprile.
Sembrano restare validi gli aitui, ma se si tratta di questioni ambientali: la Commissione Ue "non intende opporsi ad eventuali azioni immediate che le autorità italiane ritengano necessarie e urgenti per tutelare la salute dei cittadini (...) nella città di Taranto". Il finanziamento "delle spese per gli interventi di decontaminazione del sito dell'Ilva e delle aree circostanti" non è da considerarsi aiuto di Stato illegale, dice infatti il rapporto inviato il 20 gennaio scorso all'Ue che ha avviato la procedura per "presunti aiuti di Stato illegali" all'Ilva. Nella procedura, la Commissione ha messo sotto la lente i fondi dei Riva (1,2 miliardi) attualmente sotto sequestro e bloccati in conti svizzeri, i 156 milioni conferiti da Fintecna a Ilva, i 400 milioni di euro previsti dal decreto Salva-Ilva e gli 800 milioni previsti dalla legge di Stabilità. Nelle argomentazioni della Commissione riportate nel rapporto, fino a poco tempo fa rimasto riservato, ci sono osservazioni inedite che riguardano sia le azioni di risanamento ambientale sia la procedura di cessione dell'Ilva attraverso una gara pubblica attualmente nella fase di due diligence.
Se da una parte la Commissione afferma che "alla luce dell'emergenza ambientale e sanitaria (...) che caratterizza la città di Taranto" sono ammessi finanziamenti per "interventi urgenti e necessari", in attesa che "venga individuato il responsabile dell'inquinamento"; in un altro punto la Commissione scrive che "Ilva non risulta ammissibile agli aiuti ambientali (...) configurandosi come impresa in difficoltà".
Quanto alla gara in corso per la cessione ai privati del gruppo Ilva, la Commissione avverte che chi vincerà la gara rischia di dover restituire eventuali finanziamenti se questi saranno considerati aiuti di Stato illegali. "L'acquirente dei beni e degli attivi di un'impresa che ha ricevuto aiuti di Stato (...) può essere chiamato a restituire tali aiuti" si legge nel documento. Preoccuperà i sindacati il passo in cui la Commissione osserva che il fatto di preferire (nella scelta dell'acquirente del gruppo Ilva) "l'azienda che garantirà la continuazione" della produzione e i "posti di lavoro", come previsto dal bando, questo aumenta il rischio di dover, eventualmente, restituire gli aiuti di Stato ricevuti, perché i due elementi aumentano "il rischio di continuità fra l'Ilva e la potenziale futura impresa acquisita che gestirebbe in futuro i suoi attivi".
fonteLa Commissione europea sarebbe orientata a considerare le misure dell'Italia in favore del rilancio dell'Ilva come aiuti di Stato. La notizia è contenuta in una missiva interna all'associazione delle acciaierie europee. "La Commissione considera" le misure adottate dall'Italia a favore dell'Ilva....
Ma siii, a favore del rilancio dell'ILVA. Che felicità.
Figuriamoci, la salute di chi si ammala (poi muore) con l'ILVA e l'ambiente non contano mai nulla.
Gira e ri-gira non si cambia di una virgola.
iL menefreghismo in una situazione già troppo
grave come quella di Taranto è sempre alto.
Complimenti alla gentaglia!
