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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 05/10/2016, 23:06 
Ma... st'i americani non hanno paura delle bombe termonucleari?,eppure sapranno che molti decenni fa la Russia ha fatto detonare la più potente bomba H mai vista in grado di spazzare via una intera nazione,immaginatevi ora quale potenza avranno le loro bombe.
Citando solo l'Europa,in una tale guerra,rimarrebbe molto più sterile del deserto del Sahara e senza un briciolo di vita e il Messico sparirebbe pure assieme a tutto il territorio del Nord America [:287] [:305]


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 05/10/2016, 23:36 
bleffort ha scritto:
Ma... st'i americani non hanno paura delle bombe termonucleari?,eppure sapranno che molti decenni fa la Russia ha fatto detonare la più potente bomba H mai vista in grado di spazzare via una intera nazione,immaginatevi ora quale potenza avranno le loro bombe.

Citando solo l'Europa,in una tale guerra,rimarrebbe molto più sterile del deserto del Sahara e senza un briciolo di vita e il Messico sparirebbe pure assieme a tutto il territorio del Nord America [:287] [:305]


Io credo che loro sono cosí fritti fino al punto di "...muoia Sansone con tutti i filistei".
In caso di 1 sola bomba H o chissá di che tipo, credo che le conseguenze sarebbero mondiali.
In Messico c'é il vantaggio che ci sono moltre grotte...



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 05/10/2016, 23:58 
Iktamool ha scritto:
In Messico c'é il vantaggio che ci sono moltre grotte...


Si, ma prima o poi dalla grotta ci devi uscire. Ed in quel momento che sei fregato.

L'unica e trovarsi in zone di scarso interesse e che non verranno colpite. In questo caso, il fall-out sara' molto piu' limitato e qualche chance di sopravvivenza potrebbe esserci, vento permettendo ovviamente.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 00:01 
zakmck ha scritto:
Iktamool ha scritto:
In Messico c'é il vantaggio che ci sono moltre grotte...


Si, ma prima o poi dalla grotta ci devi uscire. Ed in quel momento che sei fregato.

L'unica e trovarsi in zone di scarso interesse e che non verranno colpite. In questo caso, il fall-out sara' molto piu' limitato e qualche chance di sopravvivenza potrebbe esserci, vento permettendo ovviamente.

Al Polo Sud forse vivrai un po' di tempo in più. [:246]


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 00:31 
bleffort ha scritto:
zakmck ha scritto:
Iktamool ha scritto:
In Messico c'é il vantaggio che ci sono moltre grotte...


Si, ma prima o poi dalla grotta ci devi uscire. Ed in quel momento che sei fregato.

L'unica e trovarsi in zone di scarso interesse e che non verranno colpite. In questo caso, il fall-out sara' molto piu' limitato e qualche chance di sopravvivenza potrebbe esserci, vento permettendo ovviamente.

Al Polo Sud forse vivrai un po' di tempo in più. [:246]


Anche quelli nei bunkers dovranno uscire.
Quanto tempo potrebbero vivere lá sotto (scene da film post-apocalittico... "guarda ho 1 Kg di terra sana, non contaminata..."): 10, 20, 50 o + anni?
E poi? Ritornano in superficie in una Terra totalmente contaminata?

...ok, ho capito! Moriremo tutti!
Va bene, anche perché +/- so giá dove ci ritroveremo...



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 01:19 
Continuo a pensare che queste dichiarazioni siano soprattutto mosse di strategia politica e la Russia di Putin dimostra di cascare nella trappola piazzando sistemi antimissili e scavando bunker
Penso che sia un bluff degli USA per mettere in difficoltà Putin verso gli oligarchi
Stanno costringendo Putin ad una rincorsa agli armamenti, cosa che ha già fatto crollare l'URRS in passato
Va a finire che Putin vedrà americani dappertutto e dovranno ricoverarlo
Non credo che gli oligarchi siano tutti solidali, con le sanzioni perdono soldi ...


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 09:53 
ma i gringo sono stati abituati per anni a spadroneggiare
non pensano che qualcuno potrebbe reagire..
non hanno ancora realizzato il fatto o l'evenienza..

saddam, gheddafi, ecc. ecc.
sono stati abituati a dettare diktat a gente così..
quindi ripetono la manfrina..a macchinetta..
non hanno ancora capito che questa è la russia,
non uno staterello mediorientale semi-sviluppato..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 19:23 
appunto, e non parliamo poi del dragone che per ora sta zitto. ma comunque prima della terxa guerra sempre se la faranno ci sono altri 2 obiettivi da terminare, nord corea e assad cioè siria. e poi avranno una banca centrale in ogni stato mondiale


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Stellare
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 21:08 
La Russia abbattera' qualunque aereo o missile americano che tenti di attaccare la Siria

Guarda su youtube.com


http://russia-insider.com/en/breaking-ww3-russia-will-take-down-any-american-airplane-or-rocket-targeting-syrian-army/ri16857



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 06/10/2016, 21:28 
Ed ora il miles gloriosus...
Guarda su youtube.com



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Per ogni problema complesso c' è sempre una soluzione semplice.
Ed è sbagliata.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 10/10/2016, 20:38 
L’ultima guerra

Senza-titolo-4.jpg


ottobre 10 2016

http://www.informarexresistere.fr/2016/ ... ma-guerra/

È col cuore grave che sono costretto a prendere atto che dal giorno 6 ottobre 2016 una guerra tra la Russia e gli USA è possibile in ogni momento. Una guerra che può avere devastanti effetti anche per noi. Per quanto sia orrendo e penoso parlarne, bisogna farlo, perché i grandi media nascondono questa serissima eventualità. Non ne parlano perché vogliono continuare a farci pensare a una guerra mondiale come a un videogioco e perché vogliono continuare a convincerci che lo Zio Sam alla fine prevarrà, perché è il più forte e perché è nel giusto, qualsiasi cosa faccia.

Perché un’affermazione così brutale (o catastrofista, come mi vien detto)?

Bene, questo è lo svolgimento del dramma, in tre atti:

Atto 1. A margine dell’Assemblea Generale dell’ONU di qualche giorno fa, il segretario di Stato, John Kerry, si incontra con esponenti dei “ribelli” siriani, i quali sono preoccupati per come stanno andando le cose e soprattutto per il fatto che gli USA non abbiano mai attaccato militarmente Damasco. Kerry farfuglia le cose che potete leggere nell’articolo “Ad Aleppo si gioca il destino del mondo“, che per il tema qui riguarda in sintesi suonano così:

“Le cose sono andate storte fin da subito e con l’intervento russo sono andate ancora peggio. Non ce l’aspettavamo e ora intervenire direttamente contro Damasco vuol dire scontarsi direttamente coi Russi” [1].

Questo colloquio, che dovrebbe essere riservato, viene registrato (evidentemente da uno dei “ribelli”) e passato al New York Times, ex quotidiano liberal e oggi attestato su posizioni che fanno quasi rimpiangere persino Nixon boia. Il NYT lo spiffera immediatamente. Perché? Perché essendo un giornale clintonoide deve sostenere il superfalco Hillary Clinton. Una posizione che potremmo tradurre brutalmente così: “Vedete in che schifo di situazione siamo finiti per colpa di questa politica tentennante? Dobbiamo far vedere i sorci verdi ai Russi. Ed è quello che vuole Hillary non Donald”.

Atto 2. L’addetto stampa della Casa Bianca, John Earnest, fa sapere ai giornalisti che si sta discutendo sulla possibilità di una campagna militare diretta contro la Siria (quella indiretta appaltata ai tagliagole è in difficoltà).

Perché viene fatto sapere? Di solito gli attacchi si tengono segreti, a meno di non volere fare propaganda e pubblicità alla propria possanza, dimostrazione di muscoli, come i giocatori di wrestling prima degli incontri, per esaltare i propri fan (e infatti questa notizia è stata riportata con entusiasmo dai nostri media). Ma può andar bene con uno Stato isolato internazionalmente, come lo era l’Iraq al momento della guerra del Golfo (all’epoca l’Unione Sovietica stava collassando) e poi indebolito da anni di embargo al momento dell’invasione (Putin era impegnato a rimarginare le ferite inferte alla Russia dal suo predecessore, il cleptocrate Boris Eltsin, pupazzo di Washington). Invece non può andar bene con la Siria, compatta oltre ogni aspettativa e sostenuta da una rediviva Russia che ha mostrato di possedere non solo determinazione ma anche armi micidiali e precisissime che nessuno si aspettava.

Perché allora questo annuncio?

La cosa viene spifferata per tre motivi: a) spaventare la Russia e vedere come reagisce , b) dar fiato alle trombe dei clintonoidi in vista delle elezioni, c) rassicurare gli alleati e i vassalli che, come si dice nello sport, gli USA “ci sono ancora”.

Questa dichiarazione è raddoppiata dalle parole – nascoste dai nostri media – pronunciate dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti, Mark Milley, a una conferenza delle Forze Armate statunitensi. Sono affermazioni impressionanti, scandite con un’aggressività sconvolgente. Cose che non si sentivano in Occidente dai tempi di Hitler e Mussolini. Un vero “Spezzeremo le reni”.

Nel suo discorso risaltano due affermazioni.

La prima:

“Voglio essere chiaro con coloro che, in tutto il mondo, vogliono distruggere il nostro stile di vita e quello dei nostri alleati e amici . noi vi fermeremo e vi colpiremo più duramente di quanto siate mai stati colpiti. Non c’è alcun dubbio a riguardo.”

E la seconda:

“Siamo in grado e continueremo ad esserlo di dispiegarci rapidamente. E distruggeremo qualsiasi nemico, ovunque e in qualsiasi momento“.

Sarebbe semplice retorica guerresca, se non fosse per una cosa molto inquietante: in mezzo a quelle due affermazioni sono citati esplicitamente quattro Paesi, cioè la Russia, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord, cioè poco meno di un terzo dell’Umanità, che quindi da quelle due affermazioni viene serrata in una parentesi di fuoco.

Attenzione che qui ricompare la dottrina di Bush jr: “Non negozieremo mai il nostro stile di vita”, che significa: “Non accetteremo mai una rinegoziazione dei nostri interessi e quindi della posizione di potenza che li sorregge”.

Il delirio di queste parole è sottolineato dalla precisazione che segue:

“Inoltre, il campo di battaglia sarà enormemente complesso, quasi certamente in aree urbane densamente popolate, contro un nemico sfuggente e ambiguo che unisce a terrorismo, guerriglia e abilità convenzionali una numerosa popolazione civile“.

A parte la parola “terrorismo” che va bene in ogni occasione e nello specifico serve a lasciar spazio alle ambiguità e alle eventuali smentite, a chi si riferisce il super-generale quando parla di “numerosa popolazione civile”?

A me vengono in mente per prima cosa la Cina e poi la Russia. Se è così il nostro pluridecorato generale si è dimenticato delle prime due regole del “Manuale di guerra” del Maresciallo Montgomery: “Prima regola: non marciare mai su Mosca. Seconda regola: non marciare mai su Pechino”.

C’è da essere spaventati da un’insania simile. Non vi pare? Io lo sono, e molto. Anche perché fa parte di quella occupazione della scena da parte dei settori neocons che sta sempre più manifestandosi in questa sorta di vacanza di potere che ci sarà fino a gennaio.

Da qui a gennaio può succedere di tutto. E dopo anche qualcosa di peggio [2].

Atto 3. Ed ecco come reagisce la Russia. Non lo sapete perché i grandi media non ve lo dicono, perché non è bene che lo sappiate, perché l’orso russo deve essere dipinto come grosso, cattivo ma alla fine vulnerabile. Ma la dichiarazione è ufficiale ed è stata immediata. Il portavoce del ministero russo della Difesa, il generale Igor Konashenkov, ha per prima cosa rammentato agli Stati Uniti la gittata e le capacità di intercettazione dei missili dei sistemi di difesa antiaerea S-300 e S-400 schierati in Siria.

Ha poi sottolineato che questi sistemi sono in Siria non in funzione offensiva ma per difendere le forze russe ivi dislocate e che gli Stati Uniti sono invitati ad essere matematicamente certi che saranno usati se i soldati russi verranno attaccati da chicchessia.

E infine – ecco dove si voleva arrivare – ha ricordato che i soldati russi operano sul terreno con le forze armate siriane e che quindi ogni attacco a queste sarà considerato un attacco alle forze armate russe [3].

Ecco quanto. Nel frattempo 40 milioni di Russi hanno partecipato a un’esercitazione di difesa antiatomica. Nessuno fa interrompere la vita normale privata e produttiva a 40 milioni di persone se non fosse veramente preoccupato.

Francamente non so come andrà a finire. Gli USA all’inizio del III millennio avevano una sola preoccupazione: la Cina. I think tank neoconservatori prevedevano che il Regno di Mezzo sarebbe diventato un avversario strategico nel 2017. Il loro obiettivo principale era il “pivot to Asia” e per smuovere alla svelta la strategia statunitense in quella direzione speravano in “some catastrophic and catalyzing event, like a new Pearl Harbor“. Questo nel settembre 2000. Nel settembre 2001 furono esauditi con le Torri Gemelle. La Russia all’epoca dava pochi pensieri. Vero, al posto di Eltsin c’era già Putin, ma la svendita criminale e mafiosa della ex Unione Sovietica da parte del primo e l’orgia di neoliberismo che la stava attraversando la mantenevano ancora in uno stato di estrema debolezza e di vassallaggio. In vista della svendita, Eltsin aveva fatto valutare la Madre Russia, dal sottosuolo, alla superficie, all’atmosfera, da economisti di Harvard, così come si fa valutare la cantina, l’appartamento e il terrazzo di un immobile. Il risultato netto fu che dal 1992 al 2000 il numero dei decessi in “sovrappiù” fu calcolato dai demografi tra i cinque e i sei milioni (Wall Street Journal) e l’accorciamento dell’aspettativa di vita dei russi fu di sette anni. Putin fermò il degrado e invertì con decisione la tendenza. C’è poco da meravigliarsi se i sondaggi occidentali gli accreditano un consenso personale che varia dall’80 al 90 per cento dei Russi.

È dai tempi del Raj britannico in India che il liberismo ha portato disastri di immani proporzioni nei Paesi subordinati (e ora erode come un cannibale che mangia se stesso anche i Paesi al top della gerarchia). Per salvarsi la Russia non aveva altra scelta che insubordinarsi. Ed è quello che ha fatto Putin. Da qui il nuovo mal di testa (e l’odio) dei neoconservatori statunitensi.

Più che di pivot to Asia, l’egemonismo americano ha quindi ora bisogno di un pivot to Eurasia, un pivot da Lisbona a Vladivostok. La risposta militare al sogno di Putin del 2010 di creare un mercato unico dall’Atlantico al Mar del Giappone. Il 2010. Solo sei anni fa. Un’altra epoca storica. È la frenetica dinamica dello showdown della crisi sistemica.

Quanto seriamente le élite americane pensano di poter rischiare o addirittura scatenare una guerra termonucleare?

Quando sento esponenti politici statunitensi anche di altissimo livello che straparlano di “eccezionalismo americano”, di “nazione indispensabile”, di “missione universale”, penso che non in pochi ci sia, al di là di aggressive tecniche di public relations, un vero invasamento ideologico, un auto-convincimento. La cosa peggiore.

Le élite più legate al mondo degli affari probabilmente sfruttano le intemperanze della prima, si nascondono dietro di esse, per mantenere le posizioni e se possibile guadagnarne altre, ma non so fino a che punto vogliano rischiare uno scontro diretto con la Russia. Queste éliteeconomiche e soprattutto finanziarie, sono autonome dalla politica anche se la devono usare (e il favore è reciproco). Proprio la loro autonomizzazione dalla politica segna in Occidente lo stacco dallo stadio feudale e l’entrata in quello capitalistico. Lo stato del loro patrimonio è più importante di ogni fedeltà ideologica e nazionale (mentre l’Esercito degli Stati Uniti affondava nel pantano vietnamita, queste élite facevano espatriare i loro capitali nei paradisi off-shore: bella fedeltà!).

Da questo punto di vista la cosa sembrerebbe allora rassicurante. Perché per voler scatenare una guerra termonucleare occorre avere in testa un progetto, anche ideale, grandioso e le élite economico-finanziarie non sono capaci di progetti grandiosi. Possono essere immensamente ricche ma i loro progetti alla fine sono micragnosi. Però si rendono conto che senza l’egemonia americana, che è un fattore politico anche quando giocato con strumenti economici e finanziari, il loro patrimonio e quindi la loro posizione di forza nella lotta intercapitalistica si possono indebolire in misura drastica. E sono troppo micragnose per avere un piano di riserva, per poter accettare un ridimensionamento e sviluppare strategie e contesti fuori dagli schemi a cui sono abituate e che fino a quel momento le hanno fatte prosperare.

Alla fine temo che gli automatismi politici e quelli economico-finanziari si interlaccino dando luogo a un evento catastrophic and catalyzing che nessuno singolarmente in realtà voleva (se non alcuni invasati). Perché la loro interazione ha sempre dato luogo a dinamiche imperiali potenti.

Ma una volta non c’era la crisi sistemica e quindi queste dinamiche potevano sfogarsi, ad esempio cambiano le combinazioni input-output, variando le scelte. C’erano margini di manovra. Addirittura, l’impero statunitense poteva accontentarsi solo di mezzo mondo, il cosiddetto “mondo libero” (così chiamato anche se c’erano dentro dittatori fascisti sudamericani e l’Arabia Saudita). Ora la crisi sistemica rastrema sempre di più lo spazio delle soluzioni e allarga quello dei problemi. E l’egemonia deve essere estesa a tutto il mondo. Per contro ciò imprime maggior forza alle interazioni tra il potere del denaro e il potere del territorio e quindi gli urti in quello spazio sempre più stretto aumentano, sempre più violenti. Non c’è nessuna legge fisica che possa spiegare ciò, perché qui la meccanica dei fluidi e quella dei solidi si fondono.

L’unica possibilità di uscirne vivi è che l’impero si de-imperializzi, accetti un mondo multipolare e in quello negozi la propria nuova posizione. Il contrario della dottrina dei neocon. Noi, l’Italia e i Paesi europei, dobbiamo facilitare, promuovere questa inversione di marcia. Per farlo dobbiamo opporci alle politiche imperiali, non c’è altro da fare [4].

Occorre privilegiare i rapporti non coi settori disponibili a un olocausto nucleare ma con quelli disponibili ad adattarsi al mondo multipolare. Un adattamento non semplice, ma imperativo, e che quindi ha bisogno di collaboratori non di leccapiedi. Se, come penso, solo il potere politico è in grado di avere un progetto grandioso, occorre allora che negli USA riesca ad esprimersi un potere il cui grandioso progetto sia quello di non fare una guerra [5].

Non sarebbe la fine dei problemi, perché l’inizio dei problemi è la cattiva infinità del processo di accumulazione.

E quindi non è nemmeno la rivoluzione, ma non si può fare nessuna rivoluzione se si è tutti morti.

È vero, spesso gli schemi si ripetono. Anche John Hobson all’inizio del secolo scorso implorava l’Impero Britannico di adeguarsi al nuovo mondo multipolare di allora per evitare una guerra mondiale. Ma l’Impero s’impuntò e così iniziò un lunghissimo conflitto armato segnato da due grandi battaglie. La prima fu chiamata I Guerra Mondiale e la successiva II Guerra Mondiale. L’Impero vinse nella conta finale dei morti, ma perse l’egemonia mondiale che passò agli USA.

È vero, il genere umano c’è ancora, ma gli schemi non si ripetono nelle stesse condizioni. Mai. Le devastazioni della I Guerra Mondiale (che doveva essere l’ “ultima guerra”) superarono quelle di tutte le guerre precedenti, ma vennero ampiamente surclassate da quelle della II Guerra Mondiale (che doveva essere l’ “ultima guerra”). Ma le devastazioni della III Guerra Mondiale non verranno superate da quelle seguenti perché non rimarrà più niente da devastare.

Quella con molta probabilità sarà veramente l’ultima guerra.

Postilla. Come dicevo, se si fanno discorsi come questi una delle accuse classiche è quella di “catastrofismo”. Ma cosa s’intende con “catastrofismo”?

La preoccupazione pacifista di John Hobson? Purtroppo aveva visto giusto e infatti ci fu la catastrofe della I Guerra Mondiale.

Oppure s’intende l’accusa di Sir Maynard Keynes alla propria parte, cioè alla Gran Bretagna (e alla Francia) che le imposizioni dei vincitori ai negoziati di pace di Versailles avrebbero lastricato la strada verso una seconda guerra mondiale? Purtroppo anche lui vide giusto.

Ma a volte “catastrofismo”, oggi, significa: “Ma dai! A noi queste cose non possono più capitare. Capitano solo ai popoli sfigati”. Innanzitutto quei popoli sono sfigati perché qualcuno a migliaia di chilometri di distanza ha deciso a tavolino che così dovevano essere. Pensavate forse che i Siriani si aspettassero questa catastrofe anche solo nel 2010? No, non se l’aspettavano affatto, vivevano in modo normale la loro vita di tutti i giorni e senza questa preoccupazione. Semmai erano contenti che le aperture di Bashar al-Assad attiravano un crescente afflusso di turisti. La loro sfortuna è stata l’avere a che fare con quelli che si reputano i padroni del mondo. Possiamo comunque dare una pacca sulle spalle alla madre siriana che piange il proprio figlio o la propria figlia dicendole: “Suvvia! Non essere così catastrofista!”.

In secondo luogo nemmeno ci si rende conto che la “sfiga” è dietro l’angolo. Lo shock del bombardamento di Belgrado fu quello – per chi si degnò di capirlo – della prima capitale europea bombardata in cinquant’anni dalla fine della II Guerra Mondiale. Lo shock del conflitto in Novorussia – per chi si degna di essere scioccato – è quella di una feroce guerra al centro della civile Europa.

Europa! De te fabula narratur!

Piotr
Fonte: megachip.globalist.it



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 10/10/2016, 20:52 
ma è vera sta cosa dell'esercitazione russa antiatomica?


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Da Saddam alla Siria: le missioni del Bene poi finiscono male



Immaginedi Massimo Fini

In una conferenza all’Umanitaria di qualche giorno fa l’ex ambasciatore Sergio Romano ha dichiarato: “Forse ciò che l’Occidente dovrebbe fare rispetto al Medio Oriente è semplicemente voltarsi dall’altra parte. Lasciare che risolvano i loro problemi da soli. Ma non possiamo. Perché abbiamo educato le nostre opinioni pubbliche a pensare che noi siamo i buoni e che le democrazie hanno il diritto-dovere di esportare se stesse. Non è così”. Siamo lieti che un commentatore così autorevole come Sergio Romano sia giunto, sia pur un po’ faticosamente, alle conclusioni che io avevo tratto già nel 2002 con la pubblicazione de Il vizio oscuro dell’Occidente. Il ‘vizio’ dell’Occidente, quando in buonafede, è quello di credersi il Bene assoluto, di essere una ‘cultura superiore’, e di avere quindi come dice Romano, il “diritto-dovere” di intromettersi in culture diverse dalle nostre portandovi le buone maniere, i nostri valori, le nostre istituzioni. E ciò non vale solo per il Medio Oriente ma per l’intero orbe terracqueo dove siamo presenti, a volte solo con la nostra economia assassina, altre in armi.

Tutti gli interventi occidentali, ma soprattutto americani (e in parte francesi) dell’ultimo quarto di secolo si sono risolti in un massacro delle popolazioni che dicevamo di voler aiutare, senza con ciò risolvere i loro problemi ma anzi aggravandoli. Inoltre si sono rivelati un boomerang.

1. Prima guerra del Golfo del 1990. Il pretesto era l’aggressione di Saddam Hussein al Kuwait, Stato peraltro farlocco inventato nel 1960 ad uso degli interessi petroliferi americani. Risultato: circa 158.000 civili iracheni morti sotto le ‘bombe intelligenti’ e i ‘missili chirurgici’ degli Usa senza con questo togliere di mezzo il dittatore lasciato in sella in funzione antiraniana e anticurda.

2. Aggressione alla Serbia paracomunista ma ortodossa di Slobodan Milosevic per il Kosovo (5.500 morti di cui una parte kosovari). Risultato: aver favorito la componente islamica dei Balcani dove ora sono incistate cellule dell’Isis a due passi da noi.

3. Guerra all’Afghanistan del 2001 che col governo talebano aveva trovato sei anni di pace dopo anni di guerre civili (200.000 morti circa). Risultato: in Afghanistan c’è da quattordici anni una guerra civile fra le truppe ‘regolari’ del governo di Ashraf Ghani sostenuto dagli Stati Uniti e i Talebani. Inoltre nel Paese si è infiltrato l’Isis.

4. Guerra all’Iraq del 2003 per eliminare Saddam Hussein. Risultato, oltre a 650.000 morti, una guerra civile fra sunniti e sciiti che ha creato poi lo spazio per la nascita dell’Isis.

5. Guerra alla Somalia del 2006/2007 dove gli Shebab, a somiglianza di ciò che era avvenuto in Afghanistan, avevano riportato un po’ di pace e di ordine, facendo battere in ritirata i ‘signori della guerra’ locali. Risultato, a parte un numero di morti imprecisato, in Somalia c’è oggi una guerra civile fra gli Shebab e il governo fantoccio di Mogadiscio. Inoltre gli Shebab da indipendentisti nazionali si sono trasformati in jihadisti internazionali legati al Califfato di Al Baghdadi.

6. Guerra alla Libia per eliminare Mohammad Gheddafi. Risultato: quel Paese è completamente nel caos, i morti non si contano e dalle sue coste partono migranti di ogni genere diretti verso l’Europa e in particolare verso l’Italia e la Grecia.

Ma Sergio Romano si riferiva soprattutto alla situazione in Siria che è la più ‘calda’ insieme a quella libica. In Siria cinque anni fa erano iniziate rivolte popolari, trasformatesi in seguito in vere e proprie formazioni combattenti, contro il regime del dittatore Assad. Le ipotesi erano due. O queste rivolte avevano il supporto della maggioranza della popolazione e allora Assad sarebbe caduto perché nessun dittatore può resistere a lungo se la popolazione gli è contraria e i rivoltosi avrebbero vinto la partita. Oppure Assad, come in Libia Gheddafi, non era isolato e sarebbe stato lui a prevalere. La guerra ha una sua ecologia e andarvi a mettere il dito provoca guai peggiori di quelli che si volevano evitare. Insomma i siriani, come dice Romano, avrebbero dovuto vedersela fra di loro. Intervennero invece gli americani con le loro solite ‘linee rosse’ a favore dei rivoltosi. Questo ha permesso alla Russia di intervenire a sua volta sul campo a favore di Assad. Siamo quindi tornati ai tempi della ‘guerra fredda’ dove le due Superpotenze si fanno la guerra per interposta persona e sulla pelle altrui. Da qui i massacri quotidiani su Aleppo e dintorni e le lacrime di coccodrillo degli Stati occidentali e dei loro reggicoda intellettuali. Inutile aggiungere che anche qui si sono inseriti quelli dell’Isis, che non sono cretini, e approfittano della confusione generale. I russi bombardano i rivoltosi senza fare troppe distinzioni, gli americani, con i loro droni, vorrebbero colpire l’esercito di Assad e gli uomini dell’Isis ma bombardando, come sempre, a ‘chi cojo cojo’ finiscono per uccidere centinaia di civili. Di mezzo ci vanno i siriani dell’una o dell’altra parte o di nessuna parte.

C’è poi un particolare che contraddistingue le guerre americane degli ultimi venticinque anni: il boomerang si abbatte regolarmente sugli europei. Siamo noi, e non gli Usa, a dover sopportare le migrazioni che queste guerre provocano o aiutano. Angela Merkel, con una politica intelligente, anche se cinica, ha convinto l’Unione Europea a sborsare tre miliardi di euro al presidente turco Erdogan, uno dei veri e peggiori tagliagole della regione, per arginare il flusso dei profughi siriani. Insomma è l’Europa a pagare regolarmente i costi, non solo economici ma sociali, dell’avventurismo yankee. Quando capiremo che avremmo dovuto sbarazzarci da tempo dell’’amico amerikano’ temo che sarà ormai troppo tardi.

Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2016

Fonte: http://www.massimofini.it/articoli/da-saddam-alla-siria-le-missioni-del-bene-poi-finiscono-male

Source: Da Saddam alla Siria: le missioni del Bene poi finiscono male



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 10/10/2016, 21:16 
xfabiox ha scritto:
ma è vera sta cosa dell'esercitazione russa antiatomica?

http://it.blastingnews.com/cronaca/2016 ... 65151.html
http://www.comedonchisciotte.net/module ... e&sid=5241



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 10/10/2016, 21:39 
E se l'invasione di migranti in europa sia agevolata proprio per fornire ulteriore Soldati all'Europa che scarseggia di Fanteria, rispetto a tutte le potenze in gioco? [8]


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