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Rettiloide
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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 18/09/2016, 11:43 
quando lavoravo come responsabile del personale in un ristorante di Lugano,il mio miglior dipendente era un RAGAZZO MUSULMANO ORTODOSSO .

Lui arrivava prima di tutti e se ne andava dopo gli altri.

Faceva bene il suo lavoro e,durante il ramadan,non mangiava e non beveva niente,neppure una goccia d'acqua.

Rispettava ed era simpatico,al punto che io ho licenziato un paio degli altri,occidentali e nominalmente cristiani,e ho assunto due suoi amici facendo il più bell'acquisto personale e professionale della mia vita.

Vi dico un'altra cosa: io sono nato e poi mobbingato e stalkingato in Svizzera,nel Ticino in particolare.

Non ho mai accettato le due mentalità e i relativi comportamenti .

Non ho alcun amore per l'Occidente ,solo il rispetto formale.

Invece sono stato sempre bene accetto all'estero e sono stato benissimo in Oriente.

Quindi spero che la terza guerra mondiale stenda gli occidentali definitivamente,perché se lo meritano dato che trattano i loro più umani e
buoni conterranei come pezze da piedi.

Nel contempo fanno i buoni con gli asiatici e i medio orientali , sia per ragioni di economia,che per opportunismo politico e falsa coscienza.

Quindi si meritano una lezione epocale e l'avranno.

L'avranno anche gli altri ma un po' di meno,quel poco che basta per uscirne vivi e vincenti.

E state tranquilli : non butteranno mai le atomiche e le H

Non sono str..i e scemi fino a quel punto.

Alla fine firmeranno un armistizio riconoscendo gli uni la vittoria degli altri.

Ma intanto ne avranno prese tante ma tante ma tante che il solo pensarlo mi
rende la giornata doppiamente piacevole.

E non mi si dica poi "si...e intanto la gente soffrirà....ecc..."

Non succederebbe se la gente,invece di sopravvivere aspettare la fine del mondo o un miracolo,consegnandosi ad ogni genere di dipendenze da leadership umane e non e da ammenicoli vari, si accorgesse di essere diventata l'ombra di se stessa e lo zimbello di una genìa di Adolf Hitler visibili e invisibili.

E poi...magari...facesse finalmente qualcosa di nuovo,ad esempio....VIVERE SUL SERIO E LIBERARE LA VITA DALLA CIMITERIALITÁ TERRESTRE:

parole di uno che parla alla sabbia di un un deserto





buona giornata


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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 22/09/2016, 10:22 
Il Ticino dimostra che il far rispettare le regole di civile convivenza è l' unico sistema per creare integrazione, anche se qualche problemino l' hanno anche loro.
Non è il caso dell' Italia, dove gli interessi economici, portano governo e istituzioni pseudo solidali ad incentivare l' immigrazione incontrollata.
Non è il singolo caso che fà la differenza, ne ho molti anch' io da raccontare, di brava gente che lavora e rispetta le leggi.
Guarda al problema nella sua globalità, a quali sono gli interessi in gioco e all' ipocrisia di chi stà gestendo la situazione.
L' integrazione deve essere un processo naturale e non imposto come stà avvenedo adesso.
Il disegno è ovvio ed è gestito da chi si arroga il diritto di decidere cosa sia meglio per noi, anzi per loro.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 22/09/2016, 10:34 
greenwarrior ha scritto:
Il Ticino dimostra che il far rispettare le regole di civile convivenza è l' unico sistema per creare integrazione, anche se qualche problemino l' hanno anche loro.
Non è il caso dell' Italia, dove gli interessi economici, portano governo e istituzioni pseudo solidali ad incentivare l' immigrazione incontrollata.
Non è il singolo caso che fà la differenza, ne ho molti anch' io da raccontare, di brava gente che lavora e rispetta le leggi.
Guarda al problema nella sua globalità, a quali sono gli interessi in gioco e all' ipocrisia di chi stà gestendo la situazione.
L' integrazione deve essere un processo naturale e non imposto come stà avvenedo adesso.
Il disegno è ovvio ed è gestito da chi si arroga il diritto di decidere cosa sia meglio per noi, anzi per loro.

QUOTO, inoltre faccio notare che tu, NON sei lontano dal canton Ticino e perciò puoi parlare a ragione.

Facile e forse anche comodo usare due o tre "esempi" per sostenere le proprie argomentazioni,
L'utente FREE dove ha vissuto prima??
Ha mai vissuto in Lombardia ed in certe zone dell'interland di Milano??
Non perché magari gli sfugge, giustificato in quanto vive all'estero, cosa si deve "sopportare", soprattutto ragazzi, ragazze, donne ed anche giovanotti, sui treni, nelle stazioni, nel metro???
Madri di famiglia e ragazzine spendere soldi e tempo per corsi di KRAV MAGA, per autodifesa???
Non aggiungo altro.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 22/09/2016, 11:32 
Ho vissuto entrambe le situazioni, avendo lavorato in Ticino per 16 anni e vivendo in provincia di varese. [:D]
Se solo i media facessero vedere i video postati sui social e girati da privati, forse i finti buonisti si renderebbero conto della reale situazione.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 07/10/2016, 13:30 
Cita:
I nostri “alleati” sauditi

Prima o poi una qualche domanda sulle nostre ambigue alleanze dovremo pur porcela.
Noi italiani in particolare. Abbiamo gli alleati della Nato e partner della Ue che da anni non perdono occasione per seminare il caos alle porte di casa nostra e per demolire la nostra economia.

Nel Golfo Persico vendiamo armi, aziende e coscienze a monarchie petrolifere che non solo finanziano e sostengono estremisti e terroristi islamici ma ci minacciano dichiaratamente e colpiscono i nostri interessi anche a suon di bombe (forse le stesse che abbiamo fornito loro in gran numero).

Se ci sono molti dubbi sulla fiducia che noi italiani continuiamo a riporre in Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Turchia, quanto accaduto recentemente in Arabia Saudita dovrebbe aiutare l’Italia ma anche tutta l’Europa e l’Occidente, ad avere le idee più chiare circa amici e nemici.

Il 16 settembre Abdurrahman ibn Abdulaziz as-Sudais (nella foto sopra), imam della grande moschea della Mecca, si è rivolto ai fedeli durante una preghiera nella città santa islamica con le seguenti parole.

“Oh Allah, dona la vittoria, l’onore e la forza ai nostri fratelli, ai jihadisti che combattono in Siria, Yemen, Iraq e in tutto il mondo. Falli trionfare sui traditori ebrei, sui malvagi cristiani e su tutti gli infedeli”.
La predica nella moschea più importante della città anta dell’Islam è stata ripresa da una televisione egiziana e poi da diversi media di tutto il mondo.

Le immagini mostrano l’imam inneggiare alla guerra santa. Abdulaziz as-Sudais è considerato come uno degli interpreti più radicali del Corano e nel recente passato ha più volte inneggiato alla distruzione di Israele e alla persecuzione degli ebrei ed evocato la guerra contro i musulmani sciiti.

Il suo sermone è stato ascoltato da milioni di persone che si trovavano alla Mecca per il pellegrinaggio e non risulta che le autorità di Ryad lo abbiano incarcerato o bandito dal regno o almeno dalle moschee per incitazione dell’odio e della violenza e per sostegno al terrorismo. Né peraltro risulta che punizioni di questo tipo siano state chieste da nessuno Stato Occidentale.

Negli Stati Uniti il Congresso ha approvato il Justice against sponsor of terrorism act (Jasta), provvedimento che permette alle famiglie delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001 di fare causa a governi stranieri per un coinvolgimento diretto.

La Camera ha votato 348 a favore contro solo 77 contrari mentre al Senato i voti furono 97 a 1.
In questo modo ha superato la maggioranza dei due terzi prevista in questi casi per annullare la decisione del presidente. Obama in tutto ha messo il veto su 12 leggi approvate in questi anni dal Congresso.

Fino ad oggi la legge degli Stati Uniti non permetteva di fare causa all’interno di un tribunale americano a governi stranieri. Obama si era opposto al provvedimento, fortemente voluto dai famigliari delle vittime negli attentati del 2001, sostenendo che da una parte avrebbe incrinato i rapporti con Ryad, e dall’altra avrebbe esposto maggiormente i cittadini, i diplomatici e le aziende americane a subire cause all’estero.

Di recente anche Hillary Clinton si era espressa a favore della legge, sostenendo che se dovesse diventare presidente degli Stati Uniti la firmerebbe.

Inoltre la pubblicazione delle 28 pagine ancora secretate del rapporto sugli attentati dell’11 settembre aveva escluso collegamenti tra il governo dell’Arabia saudita e gli attentatori delle Torri gemelle.

Riad ha sempre negato ogni coinvolgimento negli attentati ma 15 dei 19 terroristi di al-Qaeda autori della strage dell’11 settembre erano sauditi e molti di loro ebbero rapporto stretti con funzionari del governo di Ryad che ha minacciato più volte Washington di rappresaglie finanziarie in caso di approvazione del Jasta, inclusa la vendita delle proprietà saudite negli Usa e dei 750 miliardi di dollari del debito sovrano americano detenuti dalle banche di Ryad.

Anche noi italiani dovremmo essere un po’ arrabbiati con i sauditi dopo i bombardamenti effettuati dai jet di Ryad sugli stabilimenti sulle aziende italiane nello Yemen: Caprari Pumps Yemen Ltd, specializzata nella produzione di pompe per acqua e il tubificio e mattonificio Alsonidar a Sana’a.

Gli aerei da guerra, come ha riportato la Reuters, hanno colpito con le loro bombe tre differenti aziende provocando gravi danni a tutte le strutture prese di mira. “Siamo molto sorpresi dell’attacco. Siamo qui per lavorare, ragione che ci ha sempre mantenuti al di fuori del conflitto politico in corso” hanno spiegato i dirigenti di Caprari e Alsonidar al sito modenaindustria.it.

I raid aerei sauditi contro le imprese italiane sono venuti alla luce grazie all’agenzia Reuters ripresa dalle pagine locali de Il Resto del Carlino.

I numeri forniti dallo Yemen Data Project, ripresi dal quotidiano britannico Guardian, oltre un terzo dei raid aerei effettuati dalle forze aeree saudite e dei loro alleati del Golfo (Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar) attivi contro gli insorti sciti Houthi nello Yemen hanno colpito obiettivi civili: scuole, ospedali, mercati, moschee, fabbriche.

Nulla di nuovo in una guerra ma sorprende che in Italia ed Europa abbiano così vasta eco le vittime civili siriane (ovviamente solo quelle uccise da russi e regime di Assad secondo i ribelli jihadisti amici dei sauditi) ma a nessuno interessino i civili yemeniti sciti uccisi dalle bombe di Riad tutte costruite in Occidente, Italia inclusa.

Una dipendenza che verrà presto ridotta grazie al nuovo stabilimento per la produzione di bombe d’aereo e proiettili da mortaio e obici realizzato nel regno dalla società pubblica saudita Military Industries Corporation insieme alla sudafricana Rheinmetall Denel Munition (RDM) .

Lo Yemen Data Project è formato da accademici e attivisti per i diritti umani. Secondo l’Arabia saudita – per bocca del ministro degli Esteri Adel bin Ahmed al Jubeir – i suoi risultati sono “ampiamente esagerati” e basati su una metodologia sbagliata.

Per esempio – secondo Riad – l’ente indipendente considera scuole anche strutture ormai abbandonate da tempo dalle istituzioni educative.

La ricerca è basata su dati open-source, incluse ricerche sul terreno, e valuta che da marzo 2015 ci siano stati 8.600 attacchi aerei.

Di questi, 3.577 sono stati su obiettivi militari, 3.158 su obiettivi non militari, 1.882 su obiettivi non classificati.

L’Arabia saudita è intervenuta in Yemen a guida di una coalizione della Lega Araba con il consenso e il supporto d’intelligence e forniture militari ad hoc occidentali contro gli Houthi sostenuti dall’Iran.

Secondo le Nazioni Unite, in 18 mesi di guerra ci sono stati 10mila morti, 3.799 dei quali sono civili.



http://www.analisidifesa.it/2016/10/i-n ... i-sauditi/


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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 13/10/2016, 22:26 
Cita:
I jihadisti prendono di mira la Spagna
"Le azioni dei vostri antenati sono la causa delle nostre azioni di oggi"



Nell'opuscolo diffuso dallo Stato islamico si legge che dalla creazione dell'Inquisizione spagnola nel 1478, la Spagna "ha fatto di tutto per distruggere il Corano". Si dice che la Spagna ha torturato i musulmani e li ha bruciati vivi. Pertanto, secondo l'Isis, "la Spagna è uno Stato criminale che usurpa la nostra terra". Il testo invita i jihadisti a "perlustrare rotte aeree e ferroviarie per compiere attentati". Ed esorta anche i suoi seguaci ad "avvelenare cibo e acqua" con insetticidi.

"Uccideremo ogni infedele 'innocente' spagnolo che troviamo nelle terre musulmane, e (...) che siamo di origine europea o no, noi vi uccideremo nelle vostre città e paesi secondo il nostro piano." — Da un comunicato dello Stato islamico del 30 maggio 2016.

"Riconquisteremo al-Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato. Giuro su Allah che non ti abbiamo mai dimenticato. Quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba, Toledo o Xativa? Ci sono molti musulmani fedeli e sinceri che giurano di ritornare ad al-Andalus". — Brano tratto da un video dello Stato islamico del 31 gennaio 2016.

"La Spagna è la terra dei nostri padri e ci accingiamo a riprendercela, con la potenza di Allah". — Brano tratto da un video dello Stato islamico del 7 gennaio 2016.

I militanti islamici stanno intensificando una guerra di propaganda contro la Spagna. Negli ultimi mesi, lo Stato islamico e altri gruppi jihadisti hanno prodotto video e documenti che esortano i musulmani a riconquistare al-Andalus.

Al-Andalus è il nome che gli arabi hanno dato a quei territori della Spagna, del Portogallo e della Francia occupati dai conquistatori musulmani (conosciuti anche come Mori) dal 711 al 1492. Molti musulmani credono che i territori islamici perduti durante la riconquista cristiana della Spagna appartengano ancora al regno dell'Islam. Essi sostengono che la legge islamica dia loro il diritto di ristabilirvi la dominazione musulmana.

Un recente documento dello Stato islamico contiene una lista di accuse contro la Spagna per i torti fatti ai musulmani dalla battaglia di Las Navas de Tolosa avvenuta il 16 luglio 1212, quando le forze cristiane di Alfonso VIII, re di Castiglia, sconfissero i governanti musulmani almohadi della metà meridionale della Penisola iberica. Più di 100.000 musulmani vennero uccisi nella battaglia, che fu una vittoria chiave nella "Reconquista" della Spagna da parte dei sovrani cattolici.

Nell'opuscolo diffuso dallo Stato islamico si legge che dalla creazione dell'Inquisizione spagnola nel 1478, la Spagna "ha fatto di tutto per distruggere il Corano". Si dice che la Spagna ha torturato i musulmani e li ha bruciati vivi. Pertanto, secondo l'Isis, "la Spagna è uno Stato criminale che usurpa la nostra terra". Il testo invita i jihadisti a "perlustrare rotte aeree e ferroviarie per compiere attentati". Ed esorta anche i suoi seguaci ad "avvelenare cibo e acqua" con insetticidi.

Il documento conclude dicendo: "Le azioni dei vostri antenati sono la causa delle nostre azioni di oggi".

Il 15 luglio 2016, lo Stato islamico ha diffuso il suo primo video di propaganda con sottotitoli in spagnolo. L'ottima qualità della traduzione, sia per l'ortografia sia per la sintassi, ha indotto alcuni analisti a concludere che il traduttore era di madrelingua spagnola e che i sottotitoli erano stati realizzati in territorio spagnolo.

Il 3 giugno, l'Isis ha diffuso un video – "Mese del Ramadan, mese di conquista" – in cui al-Andalus è menzionato quattro volte. La Spagna è l'unico paese non musulmano citato nel video.

Il 30 maggio, lo Stato islamico ha divulgato un documento di due pagine in spagnolo in cui minaccia direttamente la Spagna. Nel testo si afferma:

"Uccideremo ogni infedele 'innocente' spagnolo che troviamo nelle terre musulmane, e arriveremo nella vostra terra. La nostra religione e la nostra fede vivono in mezzo a voi e anche se non conoscete i nostri nomi e non sapete come siamo fatti, se siamo di origine europea o no, noi vi uccideremo nelle vostre città e paesi secondo il nostro piano, così come voi uccidete le nostre famiglie".

In un video diffuso il 31 gennaio, un jihadista spagnolo dello Stato islamico ha avvisato la Spagna che "la pagherà molto cara" per aver espulso i musulmani da al-Andalus. Il video di otto minuti contiene la seguente dichiarazione:

"Giuro su Allah che la pagherete cara e la vostra morte sarà molto dolorosa. Riconquisteremo al-Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato. Giuro su Allah che non ti abbiamo mai dimenticato. Quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba, Toledo o Xativa? Ci sono molti musulmani fedeli e sinceri che giurano di ritornare ad al-Andalus".


Immagine

In un video di propaganda dello Stato islamico, un jihadista armato e mascherato avverte la Spagna che "la pagherà molto cara" per aver espulso i musulmani da al-Andalus, centinaia di anni fa. Nel sottotitolo in spagnolo si legge: "O carissimo al-Andalus, non ti abbiamo mai dimenticato! Quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba, Toledo o Xativa?".

Il 7 gennaio, al-Qaeda nel Maghreb islamico, che combatte lo Stato islamico per assicurarsi l'egemonia nel Nord Africa, ha diffuso un video che esorta a compiere attacchi jihadisti a Madrid, nel tentativo di aiutare i musulmani a riappropriarsi delle enclave nordafricane di Ceuta e Melilla.

In un altro video, lo Stato islamico giura di liberare al-Andalus dai non musulmani. Un jihadista con un forte accento nordafricano dice in spagnolo:

"Lancio al mondo intero questo avvertimento: viviamo sotto la bandiera del califfato islamico. Moriremo per lei fino a quando non libereremo queste terre occupate: da Giacarta all'Andalusia. Io vi dico: la Spagna è la terra dei nostri padri e ci accingiamo a riprendercela, con la potenza di Allah".

Secondo il ministero dell'Interno spagnolo, nel corso dei primi nove mesi del 2016, in Spagna, sono stati arrestati 33 jihadisti, in 17 diverse operazioni di polizia.

Più di recente, due cittadini spagnoli di origine marocchina – Karim El Idrissi Soussi, 27 anni, e un secondo uomo identificato con le iniziali O.S.A. A., di 18 anni – sono stati arrestati a Madrid perché accusati di reati legati al terrorismo di matrice jihadista. Uno dei due arrestati è uno studente di informatica, di 27 anni, che durante le lezioni visionava video di propaganda jihadista e minacciava di massacrare i suoi compagni di studi.

Secondo il ministero dell'Interno, Soussi è stato arrestato dalle autorità turche mentre stava cercando di attraversare il confine con la Siria per unirsi allo Stato islamico. È stato espulso e solo di recente è tornato in Spagna.

Il dicastero dell'Interno ha detto che Soussi si è radicalizzato nel novembre 2015, quando il centro di formazione tecnica in cui studiava informatica osservò un minuto di silenzio in omaggio alle vittime degli attentati jihadisti di Parigi. Secondo gli insegnanti e gli studenti, Soussi gridò slogan a sostegno degli attacchi in cui persero la vita 130 persone, di cui 89 al teatro Bataclan.

In altre occasioni, Soussi ha giustificato pubblicamente gli attacchi jihadisti dell'Isis, dicendo che lo Stato islamico è la forma ideale di governo per tutti i musulmani. Secondo il ministero dell'Interno, Soussi si recava quotidianamente in una biblioteca pubblica per collegarsi a Internet e visitare siti jihadisti. Egli avrebbe creato falsi profili e postato materiale jihadista sui social media. L'uomo ha inoltre criticato i musulmani moderati ed espresso la speranza che un giorno la Spagna diventerà un emirato islamico.

Soussi avrebbe anche visionato video di propaganda dello Stato islamico durante le lezioni di informatica e ha più volte minacciato di portare armi a scuola per uccidere i suoi compagni di corso.

L'altro jihadista, O.S.A.A., è stato arrestato con l'accusa di "glorificare il terrorismo jihadista" e di "auto-indottrinamento a scopi terroristici". Il ministero dell'Interno non ha fornito ulteriori dettagli.

Complessivamente, in Spagna, sono stati arrestati 636 jihadisti dopo gli attentati ferroviari di Madrid del marzo 2004, in cui rimasero uccise circa duecento persone e più due duemila ferite.

Un recente studio dell'Instituto Elcano con sede a Madrid ha rilevato che dei 150 jihadisti arrestati in Spagna negli ultimi quattro anni, 124 (l'81,6 per cento) erano collegati allo Stato islamico e 26 (il 18,6 per cento) ad al-Qaeda.

Di questi affiliati all'Isis, il 45,3 per cento è costituito da cittadini spagnoli, il 41,1 per cento da cittadini del Marocco e il 13,6 per cento è di altra nazionalità. Riguardo al luogo di nascita, il 45,6 per cento è nato in Marocco e il 39,1 per cento in Spagna. Solo il 15,3 per cento è nato in altri paesi.

Più della metà (51,7 per cento) dei jihadisti sono immigrati di prima generazione, il 42,2 per cento di seconda o terza generazione e il 6,1 per cento è autoctono, il che significa che si tratta di convertiti spagnoli all'Islam.

Il 29,8 per cento è stato arrestato a Barcellona, il 22,1 per cento nell'enclave spagnola di Ceuta, in Nord Africa, e il 15,3 per cento a Madrid. Gli altri sono stati arrestati in più di una decina di altre località del paese.

Lo Stato islamico ha subito una battuta d'arresto nei campi di battaglia del Medio Oriente, ma la minaccia jihadista resta intatta. Secondo Florentino Portero, esperto spagnolo di terrorismo, "lo Stato islamico risponde alle disfatte militari con più terrore".



https://it.gatestoneinstitute.org/9118/jihadisti-spagna


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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
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Cita:
Francia: Muezzin e non campane

di Giulio Meotti
22 novembre 2016

Pezzo in lingua originale inglese: France: Muezzins, not Church Bells
Traduzioni di Angelita La Spada


Il cattolicesimo francese sta assistendo a un tragico declino, preso tra due fuochi: il laicismo di stato e l'Islam politico.

Le Figaro si è chiesto se l'Islam possa già essere considerato come "la prima religione in Francia".

I paesi musulmani finanziano generosamente le moschee della Francia, coprendo mediamente il 50 per cento dei costi totali.

"Avignone non è più la città dei Papi, ma dei salafiti. (...) [I musulmani estremisti] ci spingono a riscrivere la storia di Francia alla luce del 'contributo della civiltà islamica.'" — Philippe De Villiers, autore di Le campane suoneranno ancora domani?

La tendenza indica che attualmente in Francia c'è un giovane cattolico praticante per tre giovani musulmani praticanti.

"Non è difficile ipotizzare che si sia ormai vicini al sorpasso dell'Islam sul cattolicesimo [francese]." — Il quotidiano Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano.

Un nuovo libro sta scuotendo la Francia. Les cloches sonneront-elles encore demain? (Le campane suoneranno ancora domani?), a firma di Philippe de Villiers, sconcerta la nazione. La Francia, "la figlia prediletta" della Chiesa cattolica, si sta trasformando nella "figlia prediletta dell'Islam". "Con arroganza, ci spingono a riscrivere la storia di Francia alla luce del 'contributo della civiltà islamica'", afferma de Villiers.

E sottolinea:

"La Francia ha sperimentato tante disgrazie nella sua storia. Ma per la prima volta deve affrontare la paura di scomparire. In terra di Francia ci sono due popoli: un popolo nuovo che si è trasferito con il suo orgoglio e un popolo esausto, che non è più nemmeno a conoscenza delle condizioni della propria sopravvivenza".

De Villiers traccia un quadro fosco del cattolicesimo francese: "Avignone non è più la città dei Papi, ma dei salafiti". A Saint-Denis, di fronte alla basilica dove riposano i re francesi e Carlo Martello, "dominano oggi le tuniche e le barbe e le bambine vestite col sudario islamico". Se la parrocchia è viva e vegeta, è grazie allo zelo della comunità cristiana degli africani e dei tamil. "Il cimitero dei re è solo una enclave. Appartiene a una storia che non conta più".

I campanili delle chiese di cui parla De Villiers si stanno già ammutolendo a Boissettes (Seine-et-Marne) e alla periferia di Metz, dove le campane della chiesa di Sainte Ruffine sono state ridotte al silenzio dalle autorità statali laiciste. È successo nel villaggio bretone di Hédé-Bazouges, dove il silenzio è riempito dal fragore di quelli che de Villiers chiama "i sacrestani in djellaba" [veste indossata dai nordafricani], della chiamata alla preghiera fatta dal muezzin. Sta accadendo ovunque in Francia.

Immagine

La Francia presto vieterà il suono delle campane di Notre Dame? È già accaduto alla periferia di Metz, dove le campane della chiesa di Sainte Ruffine sono state ridotte al silenzio dalle autorità statali laiciste. E intanto il canto del muezzin per richiamare alla preghiera continua a diffondersi. (Fonte dell'immagine: Wikimedia Commons)

La Francia non è più un paese cattolico", scrive Frederic Lenoir, caporedattore della rivista Le Monde des Religions. Le Figaro si è chiesto se l'Islam possa già essere considerato come "la prima religione in Francia".

Si stima che oggi in Francia, per un musulmano praticante, ci siano tre cattolici praticanti. Ma se si approfondisce questa analisi, questo rapporto sarà invertito. Confrontando solo la frequenza settimanale alla preghiera del venerdì in moschea e alla messa domenicale in chiesa, lo scenario è chiaro: il 65 per cento dei cattolici praticanti ha più di 50 anni. Al contrario, il 73 per cento dei musulmani praticanti ha meno di 50 anni. La tendenza indica che attualmente in Francia c'è un giovane cattolico praticante per tre giovani musulmani praticanti.

Lo stesso dicasi per la costruzione di nuovi siti religiosi. Oggi, in Francia, ci sono quasi 2.400 moschee, rispetto alle 1.500 del 2003: "Questo è il segno più visibile della rapida crescita dell'Islam in Francia", secondo il settimanale Valeurs Actuelles. Ogni settimana, vengono erette quasi due nuove moschee. È questo il ritmo con cui si costruiscono i luoghi di culto musulmani da dieci anni a questa parte. La Corsica detiene il record: nel 2003, sull'isola non c'erano luoghi di culto islamici, ora ce ne sono 11.

I paesi musulmani finanziano generosamente le moschee della Francia, coprendo mediamente il 50 per cento dei costi totali. Per la Grande Moschea di Strasburgo, il 37 per cento dei finanziamenti è arrivato dal Marocco, il 13 per cento dall'Arabia Saudita e dal Kuwait. A Roissy-en-Brie, il Sultanato dell'Oman ha contribuito elargendo 1,8 milioni di euro, due terzi della spesa sostenuta. A Marsiglia, il Qatar fornirà il 25 per cento dei finanziamenti.

Anche Charles Adhémar, un politologo francese, si è espresso in merito alla "scristianizzazione e alla graduale islamizzazione della Francia". Il quadro che è emerso in questo ultimo anno è devastante: un prete cattolico ucciso all'interno di una chiesa francese da estremisti musulmani; leader musulmani che chiedono di convertire le chiese vuote in moschee; fedeli cristiani trascinati fuori dalle chiese prima di demolirle. Anche Lourdes, il sito cattolico più famoso della Francia, è in crisi per carenza di pellegrini.

Il cattolicesimo francese sta assistendo a un tragico declino, preso tra due fuochi: il laicismo di stato e l'Islam politico. "In quarant'anni, la Francia è diventata la nazione dell'Europa occidentale dove la popolazione di origine musulmana è la più importante", ha scritto il quotidiano Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano. "Non è difficile ipotizzare che si sia ormai vicini al sorpasso dell'Islam sul cattolicesimo [francese]."

È per questo motivo che per il 45 per cento dei cattolici francesi l'Islam rappresenta una "minaccia". Ecco perché nel corso degli ultimi anni un crescente numero di intellettuali francesi, per lo più autori laicisti, ha pubblicato libri che lanciano un grido d'allarme su questo sorpasso religioso.

Uno di questo scrittori è Pierre Manent, che nel volume La situation de France scrive che "stiamo assistendo all'estensione e al consolidamento delle pratiche musulmane, anziché a un loro decremento o ad un'attenuazione".

Un altro è Éric Zemmour, nemico pubblico numero uno della sinistra francese. È appena uscito un suo nuovo libro Un quinquennat pour rien (il quinquennat è la durata del mandato presidenziale francese), in cui Zemmour invoca "una rivoluzione culturale [la sola] che può permetterci di vincere la guerra di civiltà che si svolge sul nostro territorio".

Anche una nota sociologa delle religioni, Danièle Hervieu-Léger, ha pubblicato un libro che suona come un verdetto: Catholicisme, la fin d'un monde (Cattolicesimo, la fine di un mondo). La studiosa conia una parola per descrivere questa fine: "exculturation". E questo ci fa pensare non a una battaglia che si sta combattendo, ma a una che è già finita.

Nella guerra fra "il cubo e la cattedrale" – l'Arche de la Défense fatto costruire a Parigi da François Mitterrand come simbolo della modernità e la Cattedrale di Notre-Dame – il cubo sembra avere la meglio sulla chiesa. Entrambi sono dominati dalla mezzaluna islamica.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 02/12/2016, 12:51 
Cita:
Francia: La bomba a orologeria dell'islamizzazione



Pezzo in lingua originale inglese: France: The Ticking Time Bomb of Islamization
Traduzioni di Angelita La Spada


L'ultimo gruppo definito come gli "ultras", rappresenta il 28 per cento dei musulmani intervistati. È il profilo è più autoritario. Essi proclamano il diritto di non vivere nel rispetto dei valori repubblicani. Per loro, i valori islamici e la legge islamica della sharia vengono prima delle leggi della Repubblica. Si dicono favorevoli alla poligamia e all'uso del niqab o del burqa.

"Questo 28 per cento aderisce all'Islam nella sua versione più retrograda, che è diventata per loro un forma di identità. L'Islam è l'asse portante della loro rivolta; e questa rivolta trova espressione in un Islam di rottura, nelle teorie del complotto e nell'antisemitismo", secondo quanto asserito da Hamid el Karoui in un'intervista al Journal du Dimanche.

La cosa più importante è che questo 28 per cento è costituito in prevalenza da giovani (il 50 per cento ha meno di 25 anni). In altre parole, un giovane musulmano francese su due è un salafita del tipo più radicale, anche se non frequenta una moschea.

È incredibile che i soli mezzi a nostra disposizione siano dei semplici sondaggi d'opinione. Senza conoscenza non è possibile alcuna azione politica né qualsiasi altro tipo di azione. È una situazione di cui beneficiano in larga misura gli islamisti politici aggressivi.

L'ostinata cecità è la madre dell'imminente guerra civile, a meno che i francesi non preferiscano sottomettersi all'Islam senza lottare.

Di recente, sono stati pubblicati in Francia due importanti studi sui musulmani francesi. Il primo, intitolato in modo ottimista "Un Islam francese è possibile", è stato edito con il patrocinio dell'Institut Montaigne, un think tank francese indipendente.

Il secondo studio, intitolato "Il lavoro, la società e la questione religiosa", è la quarta ricerca annuale congiunta condotta dall'Institut Randstad (una società di reclutamento) e dall'Observatoire du fait religieux en entreprise (Ofre), un istituto di ricerca.

Entrambi gli studi, che colmano un notevole vuoto di conoscenza sulla demografia etnica e religiosa, hanno suscitato una forte reazione mediatica. La Francia è un paese ricco di demografi, studiosi, docenti e istituti di ricerca, ma le statistiche o i dati basati sulla razza, le origini o la religione sono proibiti dalla legge.

La Francia ha 66,6 milioni di abitanti, secondo un censimento del 1° gennaio 2016 condotto dall'Institut national de la statistique (Insee). Ma i questionari del censimento non permettono di sapere quanti musulmani, neri, bianchi, cattolici, arabi, ebrei, etc. vivono oggi nel paese.

Questo divieto è basato su un principio antico e un tempo salutare per evitare ogni tipo di discriminazione in un paese in cui "l'assimilazione" è la regola. L'assimilazione alla francese implica che ogni straniero che desidera vivere in Francia deve attenersi al codice di comportamento della popolazione locale e sposare rapidamente un autoctono. Questo modello di assimilazione ha perfettamente funzionato per gli spagnoli, i portoghesi o i polacchi. Ma con gli arabi e i musulmani non è più così.

Oggi, nonostante tutte le buone intenzioni, il divieto di raccogliere i dati che potrebbero essere fonte di discriminazione è diventato un ostacolo alla sicurezza nazionale.

Quando un gruppo di persone, che agiscono apertamente in base alla loro religione e origine etnica, inizia ad attaccare i principi fondamentali della società, sarebbe necessario – e impellente – che questa società sappia quali sono queste religioni ed etnie e quante persone rappresentano.

I due studi in questione non si basano sui dati censuari, ma sui sondaggi. L'Institut Montaigne, ad esempio, scrive che i musulmani rappresentano il 5,6 per cento della popolazione metropolitana della Francia ossia tre milioni di persone. Invece, Michèle Tribalat, una demografa specializzata in problemi dell'immigrazione, ha scritto che nel 2014 è stata raggiunta la soglia di cinque milioni. Il Pew Research Center stima che a metà del 2010 la popolazione musulmana della Francia ha raggiunto i 4,7 milioni di persone. Secondo altri studiosi, come Azouz Begag, ex ministro delle Pari opportunità (si dimise dal governo nel 2007), in Francia ci sono almeno 15 milioni di musulmani.
Lo studio dell'Institut Montaigne: la secessione dei musulmani francesi

Lo studio condotto dall'Institut Montaigne, pubblicato il 18 settembre, si basa su un sondaggio realizzato dall'Ifop (Istituto francese dell'opinione pubblica), su un campione di 1.029 musulmani. L'autore dello studio è Hakim el Karoui, un ricercatore che è stato consigliere del primo ministro Jean-Pierre Raffarin (2002-2005).

Secondo El Karoui si delineano tre profili di musulmani:

Il primo gruppo, il più importante, è costituito dai cosiddetti "laici" (46 per cento). Essi hanno dichiarato di essere "totalmente secolarizzati, anche quando la religione occupa un posto importante nella loro vita". Pur dicendosi laici, molti di loro appartengono al gruppo che è favorevole al fatto che le donne indossino l'hijab (58 per cento degli uomini e 70 per cento delle donne). Questi "laici" rientrano anche nel gruppo (60 per cento) dei musulmani che sono favorevoli all'uso dell'hijab nelle scuole, sebbene il velo islamico sia vietato nelle scuole dal 2004. Molti di questi "laici" fanno anche parte di quel 70 per cento di musulmani che consumano "sempre" carne halal (solo il 6 per cento non l'acquista mai). Secondo lo studio, indossare un hijab e mangiare solo carne halal vengono considerati dagli stessi musulmani come eloquenti segni dell'identità musulmana in Francia.

Un secondo gruppo è quello dei "conservatori" (25 per cento del campione) che sono "fieri di essere musulmani". Essi si definiscono molto pii e rivendicano il diritto di esprimere la propria appartenenza religiosa (indossando l'hijab e consumando carne hahal) nei luoghi pubblici. Rigettano però il niqab e la poligamia. Dicono di rispettare la laicità e le leggi della Repubblica, ma sono a favore dell'uso dell'hijab nelle scuole.

Gli "ultras" costituiscono l'ultimo gruppo, ossia il 28 per cento del campione, e rappresentano il profilo più autoritario. Proclamano il diritto di non vivere nel rispetto dei valori repubblicani. Per loro, i valori islamici e la legge islamica della sharia vengono prima delle leggi della Repubblica. Si dicono favorevoli alla poligamia e all'uso del niqab o del burqa.

"Questo 28 per cento aderisce all'Islam nella sua versione più retrograda, che è diventata per loro un forma di identità. L'Islam è l'asse portante della loro rivolta; e questa rivolta trova espressione in un Islam di rottura, nelle teorie del complotto e nell'antisemitismo", secondo quanto asserito da Hamid el Karoui in un'intervista al Journal du Dimanche.

Immagine

Hamid el Karoui, parlando delle opinioni espresse dai musulmani francesi in un'intervista al Journal du Dimanche, ha detto: Questo 28 per cento aderisce all'Islam nella sua versione più retrograda, che è diventata per loro un forma di identità. L'Islam è l'asse portante della loro rivolta; e questa rivolta trova espressione in un Islam di rottura, nelle teorie del complotto e nell'antisemitismo".

La cosa più importante è che questo 28 per cento è costituito in prevalenza da giovani (il 50 per cento ha meno di 25 anni). In altre parole, un giovane musulmano francese su due è un salafita del tipo più radicale, anche se non frequenta una moschea.

E allora la domanda è "quanti saranno tra cinque, dieci, venti anni?" È importante chiederselo, perché i sondaggi presentano sempre un fotogramma di una situazione. Quando vediamo che il velo e il cibo halal sono imposti all'intera famiglia dai "fratelli maggiori", dobbiamo capire che è in corso un processo, un processo di secessione a causa della re-islamizzazione dell'intera comunità musulmana da parte dei giovani.

La giornalista e scrittrice Elisabeth Schemla ha scritto sulle pagine di Le Figaro:

"Per capire cos'è la re-islamizzazione occorre definire che cos'è l'islamismo. La definizione più esatta è quella data da uno dei suoi più ferventi sostenitori, il consigliere di Stato Thierry Tuot, uno dei tre magistrati scelti questa estate per decidere se vietare o meno l'uso del burkini in spiaggia (...). L'islamismo, egli scrive, è 'la rivendicazione pubblica di comportamenti sociali presentati come esigenze divine che irrompono nell'arena pubblica e politica'. Alla luce di questa definizione, lo studio di El Karoui mostra che l'islamismo si diffonde inesorabilmente".

L'Islam sul posto di lavoro: l'islamismo in movimento

Questa bomba a orologeria lavora in silenzio... nei luoghi di lavoro.

Un sondaggio condotto tra aprile e giugno 2016 dall'Institut Randstad e l'Observatoire du fait religieux en entreprise (Ofre) su 1.405 manager di varie aziende ha rivelato che due dirigenti su tre (65 per cento) parlano di regolari "comportamenti religiosi" sul luogo di lavoro, nel 2015 era il 50 per cento a segnalarli.

Il professor Lionel Honoré, direttore dell'Ofre e autore dello studio, ammette tranquillamente che "nel 95 per cento dei casi" il "comportamento religioso sul posto di lavoro è quello tenuto dai musulmani".

Per capire l'importanza di questo "Islam visibile" nelle imprese e negli uffici francesi, dobbiamo ricordare che tradizionalmente il luogo di lavoro è considerato come uno spazio neutrale. La legge non vieta alcun tipo di espressione religiosa o politica sul luogo di lavoro, ma per tradizione, dipendenti e datori di lavoro ritengono che va mostrata moderazione nell'esercizio della libertà religiosa.

Lo studio Ranstad del 2016 mostra che questa vecchia tradizione è terminata. I simboli religiosi proliferano nel luogo di lavoro e il 95 per cento di questi simboli visibili sono islamici. Ci sono anche espressioni del sentimento religioso cristiano o ebraico, ma rispetto all'Islam il fenomeno è insignificante.

Il sondaggio ha esaminato due tipi di espressione del credo religioso:

Le pratiche personali, come il diritto di assentarsi dal lavoro per le feste religiose, le ore di lavoro flessibili, il diritto di pregare durante le pause di lavoro e il diritto di portare simboli del proprio credo religioso.
Turbative sul luogo di lavoro o la violazione di norme, come rifiutarsi di lavorare con una donna o di accettare ordini da una dirigente donna, rifiutarsi di lavorare con persone di religione diversa, rifiutarsi di svolgere compiti specifici e fare proselitismo durante l'orario di lavoro.

Pratiche personali. "Nel 2016", si legge nello studio, "indossare simboli religiosi [hijab] è diventata la massima espressione della fede religiosa (21 per cento dei casi contro il 17 per cento nel 2015 e il 10 per cento nel 2014). Rimane stabile la richiesta di assentarsi dal lavoro in occasione di festività religiose (18 per cento), ma ora è passata in secondo piano.

Turbative sul luogo di lavoro. Lo studio Randstad – politicamente corretto – tende a minimizzare i conflitti tra dipendenti e datori di lavoro per motivi religiosi. Nel 2016, si rileva che tali conflitti sono "minoritari" e sono "solo" il 9 per cento. Tuttavia, si registra un aumento del 50 per cento dei conflitti rispetto al 2015 (6 per cento). Inoltre, i disaccordi sul posto di lavoro sono triplicati dal 2014 (3 per cento) e quasi quintuplicati dal 2013 (2 per cento).

Eric Manca, un avvocato giuslavorista dello studio legale August & Debouzy che era presente alla conferenza stampa della presentazione dello studio Randstad, ha detto che quando i conflitti religiosi diventano una procedura giudiziaria "sono sempre legati all'Islam. I cristiani e gli ebrei non muovono mai un'azione legale contro i loro datori di lavoro per motivi religiosi". Quando gli islamisti perseguono penalmente un loro datore di lavoro, la giurisprudenza mostra che l'accusa è sempre basata sul "razzismo" e la "discriminazione" – accuse che hanno un forte potere intimidatorio sui datori di lavoro.

I motivi di conflitto enumerati comprendono il proselitismo (6 per cento), il rifiuto di svolgere mansioni (6 per cento), ad esempio, un addetto alle consegne che si rifiuta di consegnare alcolici ai clienti; il rifiuto di lavorare con una donna o sotto la direzione di una donna (5 per cento) e la richiesta di lavorare solo con musulmani (1 per cento). Questi casi riguardano principalmente "i fornitori di autovetture, le imprese edilizie, le aziende che si occupano della gestione di rifiuti, i supermercati (...) e sono circoscritti alle regioni periurbane".
Conclusioni

Il modello francese di assimilazione non funziona più. Come osservato nell'introduzione, il modello francese di assimilazione ha funzionato per tutti fuorché per i musulmani francesi; e le scuole pubbliche non sono in grado oggi di trasmettere valori repubblicani, soprattutto ai giovani musulmani. Secondo Hakim el Karoui:

"I musulmani di Francia vivono nel bel mezzo di più crisi. La Siria, ovviamente, che scuote lo spirito. Ma anche la trasformazione delle società arabe dove le donne assumono un ruolo nuovo: le studentesse sono più numerose degli studenti, le ragazze sono più istruite dei loro padri. La religione, nella sua versione autoritaria, è un'arma di reazione contro queste evoluzioni. (...) E per finire, c'è la crisi sociale: i musulmani, per due terzi lavoratori bambini e salariati, sono le principali vittime della deindustrializzazione".

L'islamizzazione si sviluppa ovunque. Nei centri urbani, la maggior parte delle donne arabe indossa il velo e nelle banlieu, burqa e niqab sono sempre più comuni. Al lavoro, dove il comportamento non religioso era in genere la regola, i datori di lavoro cercano di capire come far fronte alle pretese islamiste. Nelle grandi multinazionali, come Orange (che opera nell'ambito delle telecomunicazioni) è stato nominato "un direttore della diversità" per gestire le richieste ed evitare i conflitti. Nelle piccole imprese, i dirigenti sono nel panico. I conflitti e le vertenze sono in aumento.

Il silenzio dei politici. Nonostante l'ampia copertura mediatica riservata a questi due studi, un sorprendente silenzio è stato rilevato da parte dei politici. Un silenzio preoccupante se si considera il fatto che lo studio dell'Institut Montaigne contiene anche alcune proposte per costruire un "Islam di Francia". Fra tali proposte, c'è quella di porre fine ai finanziamenti esteri delle moschee e formare ed educare i religiosi musulmani al rispetto della Repubblica e della laicità. Altre idee, come l'insegnamento dell'arabo nelle scuole laiche per "evitare che i genitori iscrivano i loro figli nelle scuole coraniche", sono alquanto bizzarre perché rischiano di perpetuare la fallita strategia di integrare l'islamismo attraverso le istituzioni. I giovani musulmani francesi, anche quelli nati in Francia, hanno difficoltà a parlare e scrivere correttamente in francese. Ecco perché devono imparare a farlo prima di ogni altra cosa.

Questi due studi rivelano carenze nell'attività di ricerca. I politici, i giornalisti e tutti i cittadini devono saperne di più sull'Islam, sui suoi principi e i suoi obiettivi nel Paese. È incredibile che gli unici strumenti a nostra disposizione siano degli inadeguati sondaggi d'opinione. Senza conoscenza non è possibile alcuna azione politica né qualsiasi altro tipo di azione. È una situazione di cui beneficiano in larga misura gli islamisti politici aggressivi.

Senza una maggiore conoscenza, la negazione dell'islamizzazione e l'immobilità nell'affrontarla continueranno. L'ostinata cecità è la madre dell'imminente guerra civile, a meno che i francesi non preferiscano sottomettersi all'Islam senza lottare.

Yves Mamou, vive in Francia, ha lavorato per vent'anni come giornalista per Le Monde.



https://it.gatestoneinstitute.org/9413/ ... mizzazione


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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 17:34 
Vediamo quanti benpensanti apprezzano quest'imbecille!

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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 18:47 
Ufologo 555 ha scritto:
Vediamo quanti benpensanti apprezzano quest'imbecille!

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Ma ce lo meritiamo!

Io sinceramente non penso di meritarmelo!!!!
Ma non posso spiegare perché NON lo merito e tantomeno scrivere quello che penso circa queste "faccende", perché verrei processato ed in carcerato quasi immediatamente.
D'altronde la punizione per questo mio comportamento è già in esecuzione: FEGATO "MARTORIATO". [:303]



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 19:02 
Ne bello ne figo, solo mer..!!
Diventeremo, anzi, siamo già diventati come la Francia... Per vedere la vera Italia ormai tocca andare nei paesini di campagna, le città sono in mano loro.

Figuriamoci quando avranno diritto di voto, ci attenderà un secolo di egemonia socialdem, per questo mi auguro che stravincano le ULTRADESTRE e i POPULISTI in tutta Europa.

Piaccia o meno, sennò cari miei siamo spacciati... Devo dire che in Austria nel frattempo hanno proprio capito tutto! :(



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 19:53 
E' inquietante il fatto che quasi nessuno abbia colto il sarcasmo e l'auto-ironia (certamente di bassa lega, ma vabbè) di questo "Bello figo"... dalle reazioni che ho visto in giro comunque, mi sa che questo qua rischia a scherzare su certi argomenti. [:296]
Ovviamente il giovanotto è un idiota... ma questo è un altro discorso.
Io quando l'ho visto sono letteralmente caduto dalla sedia per il ridere [:297]


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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 20:07 
Si io lo "conoscevo" già prima, ma ciò non toglie che abbia l'intelligenza di un termosifone.
Poi vabbè, é andato li per farsi pubblicità, nient'altro... Anche l'altro nero che era in collegamento gli ha dato del cretino o qualcosa del genere.
A me non fa ridere, fa pena.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 21:48 
Lefighebianchechesifannoscopareinbocca, ne trovasse una con tutti i denti, poi gli passa la voglia di cantare certe cose.



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 Oggetto del messaggio: Re: Non potrò mai integrarmi con i musulmani !
MessaggioInviato: 06/12/2016, 22:42 
Wolframio ha scritto:
Lefighebianchechesifannoscopareinbocca, ne trovasse una con tutti i denti, poi gli passa la voglia di cantare certe cose.

Come la CICCONE?????? [:304]



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