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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 12:44 
zakmck ha scritto:

La cosa piu' deludente e' vedere come anche qui ci si divida in fazioni pro e contro.



Carissimo "zakmck", è ovvio! C'è il bianco e il nero: l'alto e il basso; destra e sinistra e così via ... Resta vedere dove uno pensa sia meglio o più conveniete schierarsi ...
Poi, in effetti, ci sono quelli che non ragionano. [^]

(Vedi che faccio bene a non intervenire da nessuna parte? Ho solo postato cosa potrebbe fare Trump, niente di più niente di meno; ma come dici tu, tutto finisce in caciara!)
Bye



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 13:03 
Ufologo 555 ha scritto:
Resta vedere dove uno pensa sia meglio o più conveniete schierarsi ...


Quindi alla fine e' solo una questione di simpatia oppure c'e' una effettiva valutazione di merito?



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 13:05 
anche obama voleva fregare castro come trump
che avevate capito?
se vinceva la democratica
avanti con infiltrazioni, ong pagati da soros,
rivoluzioni colorate, golpe armati,

magari bombardamenti per proteggere i manifestanti pacifici,
il governo vattelapesca libero cubano con sede a washington,
ecc.
altro che aperture..

almeno trump è onesto e lo dice subito
senza imbastire panegirici ipocriti
x intortare i gonzi..
e prendere per il ku.lo la gente..



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Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 13:43 
zakmck ha scritto:
greenwarrior ha scritto:
Ecco cosa ha fatto il compagno Castro in nome della libertà, leggi con attenzione Bleff.


La cosa piu' deludente e' vedere come anche qui ci si divida in fazioni pro e contro.

In realta' tutti gli stati sono dei regimi, solo che alcuni sono piu' bravi di altri a intortare la gente e a fare propaganda.


Volevo appunto fare notare al nostro amico, quanto sia facile farsi intortare sia di quà che di la.



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 20:09 
Io invece ho la vaga impressione che riportate paro paro quello che da sempre i giornali Occidentali giustamente contrari al governo dell'Avana riportano da sempre nei loro giornali e televisioni.
SFACCIATAMENTE DI PARTE,altro che informazione indipendente!,vi hanno lobotizzato senza che voi ve ne siete accorti. [:291]
W, Rai Storia,almeno hanno divulgato i fatti reali come sono accaduti veramente,per il motivo che questi documentari sono stati registrati decenni fa.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/11/2016, 20:30 
Convinto tu !!!!!!



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 30/11/2016, 14:33 
Pugno di ferro
Donald Trump, la svolta brutale: "Vi mando in galera"

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Chi da Donald Trump voleva muscoli e linea dura è stato accontentato. Il neo presidente degli Stati Uniti su Twitter lancia un nuovo impegno programmatico: "A nessuno dovrebbe essere consentito di bruciare la bandiera americana, se lo fanno ci dovrebbero essere conseguenze, forse la perdita della cittadinanza o la galera". Una frase forte perché, come ricorda Il Giorno, una storica sentenza del 1989 della Corte Suprema ha definito il "bruciare la bandiera" una manifestazione della libera espressione del pensiero, protetta dal Primo emendamento della Costituzione. Di fatto, dunque, Trump si porrebbe fuori dalla stessa Costituzione, sempre che il giudice sostituirà nei prossimi mesi Anthony Scalia non contribuisca a ridisegnare una Carta più punitiva.

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... iata-.html

Bravo! Non si brucia nessuna bandiera: rappresenta l'intera nazione! (Ma questo, qui da noi, non verrà mai assimilato) ...



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 02/12/2016, 17:16 
La guerra per il Segretario di Stato

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Con la nomina di James Mattis alla Difesa, annunciata ieri, Trump aggiunge un nuovo tassello alla sua amministrazione. Il neopresidente sta delineando la sua squadra con una lentezza che contrasta non poco con l’irruenza del personaggio. Figura estranea all’establishement, e per questo isolata, non ha dietro di sé un apparato che rappresenti un bacino naturale nel quale pescare i suoi uomini.

Da qui una ricerca più faticosa e lenta. Lentezza necessitata anche dal fatto che da uomo pragmatico, ché tale si sta dimostrando dopo gli eccessi della campagna elettorale, Trump sta cercando compromessi con tutti, in particolare con quegli ambiti con i quali ha intrattenuto rapporti più che conflittuali durante le elezioni, il partito repubblicano e Wall Street.

Eppure manca ancora un tassello fondamentale alla sua amministrazione: il Segretario di Stato, la carica più importante per quanto riguarda la proiezione globale degli Stati Uniti d’America. Vero, in una repubblica presidenziale quale quella americana il presidente ha un grande peso in politica estera (basti pensare al potere di dichiarare guerra), tanto che spesso la sua figura viene identificata con quella del “comandante in capo”, termine mutuato dal lessico militare.

Ma un Segretario di Stato di peso può influenzare molto le scelte del presidente e, in generale, dell’amministrazione americana. Basti pensare a quanto avvenuto nei mandati precedenti.

Guerriero riluttante, Barack Obama era stato eletto sull’onda di un rigetto del bellicismo degli anni di George W. Bush, che dopo l’11 settembre si era consegnato ai neoconservatori. Il suo programma prevedeva infatti di chiudere le guerre in Afghanistan e in Iraq e non intraprenderne di nuove (da qui anche il Nobel – preventivo – per la pace).

Non è andata così. Da Segretario di Stato, Hillary Clinton, beniamina dei neocon, lo ha costretto alla guerra in Libia e a impegnarsi a fondo nella guerra siriana. Guerre che, insieme ad altri fattori, hanno cambiato verso alla primavera araba (nata come movimento libertario e anti-fondamentalista, ma sequestrata dal fondamentalismo di marca islamista).

Non solo in Medio oriente, la Clinton è stata protagonista anche del nuovo confronto con Mosca, basti pensare al ruolo fondamentale assunto da Viktoria Nuland, sua assistente per l’Europa, nella crisi ucraina, che ha precipitato il mondo in una seconda e più pericolosa Guerra Fredda.

Da qui la fortissima pressione dei neocon per piazzare un loro uomo al Dipartimento di Stato anche nell’era Trump. Simbolico in tal senso che il primo nome filtrato subito dopo la vittoria del tycoon sia stato quello di John Bolton, che dei neoconservatori è figura di spicco.

Un nome altamente improbabile per tanti motivi, ma che serviva a dare un segnale forte, come anche a sbarrare la strada a Rudolph Giuliani, candidato naturale per il Dipartimento di Stato, dal momento che aveva condiviso da subito l’avventura elettorale di Trump e manifestato il suo interesse alla carica.

Proprio quel subitaneo endorsement per Trump ha reso Giuliani inaffidabile agli occhi dei neocon (con i quali l’ex sindaco di New York intrattiene pure rapporti), i quali invece avevano puntato tutte le loro carte sulla vittoria della Clinton, che garantiva loro quell’aggressività verso la Russia così consona ai loro desiderata, al contrario del tycoon che con Mosca sembra voglia dialogare.

Proprio l’apertura di Trump verso Putin rende la battaglia per la nomina del Dipartimento di Stato tanto importante. Se il tycoon riuscirà a vincere le resistenze e a scegliere un uomo quantomeno non ostile alla sua linea sarà tutto più facile.

Se invece dovrà piegarsi a un compromesso al ribasso, nella speranza di poter gestire da presidente una figura ostativa a tale linea, incontrerà non pochi ostacoli ad attutire le tensioni con Mosca. Le implicazioni di tutto questo per la pace del mondo sono alquanto ovvie.

http://www.occhidellaguerra.it/la-guerra-segretario/



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 02/12/2016, 21:05 
L'altro giorno sentivo dire su rainews
le peggio cose su trump.

servo di wall street , ecc. ecc.
i dem hanno avuto 8 anni per combinare qualcosa
e hanno arricchito le banche e portato guerra dappertutto..
e mo' i giornalisti parlano..
trump non è uno stinco di santo,
ma prima di giudicare voglio vedere che fa..
comunque sempre meglio di quei pazzi invasati dei democratici..



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 03/12/2016, 10:52 
In effetti non riesco più a seguire stampa e televisione: tutti a favore del "SI'" e tutti contro Trump!
E' incredibile ...



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 03/12/2016, 10:55 
Comunque ...

Una telefonata di Trump con Taiwan mette in ansia la Cina

Dal 1979 nessun presidente in contatto diretto con l'ex provincia di Pechino


È un gesto inusuale, ma trattandosi di Donald Trump lascia stupiti fino a un certo punto e anzi forse lancia un messaggio a Pechino.


È necessario leggere tra le righe per capire il senso e la rilevanza di una telefonata del presidente eletto statunitense con Tsai Ying-wen, il presidente di Taiwan.

Una chiamata dalla portata storica, giacché dal 1979 nessun presidente americano - nemmeno uno in attesa di insediarsi alla Casa Bianca - aveva osato rispondere al telefono alla sua controparte a Taiwan, rischiando di scatenare l'ira dei cinesi, che considerano l'ex provincia di Formosa una parte integrante del proprio territorio nazionale.

Occhio non vede, cuore non duole. Ma non per Trump. E se da quasi quarant'anni, dai tempi di Jimmy Carter, le relazioni con Taiwan sono state formalmente interrotte, dopo il riconoscimento di Pechino e nonostante l'America sia poi rimasta il grande "scudo" di Taipei, è bastata una chiamata perché in Cina iniziassero ad agitarsi.

La stampa statunitense non azzarda troppe elucubrazioni sul valore simbolico, che ci sia o meno, della chiamata di congratulazioni arrivata da Tsai Ying-wen, e a cui Trump ha risposto. Ma ciò che è certo è la lettura che viene data a Pechino, dove si parla di "una manovra orchestrata" ad arte, mentre Obama corre a difendere lo status quo, chiarendo che "c'è un'unica Cina".

Quella stessa Cina che ora chiede dei chiarimenti.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tel ... 38583.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 03/12/2016, 10:58 
Trump: "Stop immigrazione dai Paesi del terrorismo"
''Non sappiamo chi sono, da dove vengono, cosa pensano, li terremo fuori dal Paese. La violenta atrocità all'università dell'Ohio dimostra la minaccia alla sicurezza creata dai nostri programmi stupidi sui rifugiati politici''

Il presidente eletto Donald Trump ha ribadito nel suo comizio a Cincinnati la sua ferma opposizione all'immigrazione proveniente dalle aree flagellate dal terrorismo: ''Non sappiamo chi sono, da dove vengono, cosa pensano, li terremo fuori dal Paese''. La ''violenta atrocità'' all'università dell'Ohio ''dimostra la minaccia alla sicurezza creata dai nostri molto stupidi programmi sui rifugiati politici'', ha aggiunto Trump riferendosi al recente attacco di uno studente somalo che ha ferito 11 persone con la sua auto e un coltello, probabilmente ispirato dalla propaganda online dell'Isis. "Avremo un grande muro al confine", ha poi ribadito.

http://www.ilpopulista.it/news/2-Dicemb ... rismo.html


Nota di "BastaBugie": Robi Ronza nell'articolo sottostante dal titolo "Panzer, ma col sorriso: nasce il Trump style" parla delle bugie dei mezzi di comunicazione che dopo aver inventato i sondaggi contro Trump, adesso anziché un esame di coscienza continuano con le menzogne inventando una differenza tra gli atti del Trump presidente e quanto detto in campagna elettorale dal Trump candidato. In realtà Trump non si muove di un millimetro dagli obiettivi su cui si è impegnato con gli elettori.
Ecco dunque i passi significativi dell'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 novembre 2016:
Con la vittoria poi di Trump nelle elezioni presidenziali americane [...] né il Washington Post né il New York Times se la sentono di [...] lasciare spazio a un salutare esame di coscienza. Non insomma per chiedersi se c'è qualcosa che non va nella propria cultura politica e nelle proposte che ne derivano: non sia mai. Si è imboccata una nuova strada: quella della ricerca e se necessario dell'invenzione di quanto il Trump presidente sia diverso dal Trump candidato. Come dire: l'uomo ha fatto un po' il matto per raccogliere i voti, ma in fin dei conti sa che deve fare quello che diciamo noi. In realtà, se si vanno a vedere nel testo originale le dichiarazioni del nuovo Presidente su cui si stanno facendo i titoli dei giornali ci si accorge che l'uomo non si muove di un millimetro dagli obiettivi su cui si è impegnato con gli elettori.
In questo delicato periodo, in cui non è ancora in carica e sta formando il suo governo, semplicemente usa un tono più benevolo e conciliante nella forma; tutto qui. C'è un documento che al riguardo merita attenzione. Se tratta degli appunti del suo recente incontro a porte chiuse con lo stato maggiore del New York Times, uno dei giornali che gli avevano dato più addosso. Trump ha fatto il gesto di andare lui stesso ad incontrare il direttore e alcune firme importanti del quotidiano nella sua stessa sede. E' significativa pure la documentazione fotografica dell'entrata di Trump nell'atrio della sede del giornale, salutato da una folla di dipendenti, assiepati dietro a delle transenne, che lo fotografano con i loro telefonini. Gli appunti della conversazione, diffusi via Internet mano a mano che l'incontro aveva luogo, si trovano anche tradotti in italiano sul sito de la Repubblica. Dalla loro lettura si capisce quanto furbo e determinato sia Trump, e quanto incapaci siano i suoi interlocutori di capire la nuova realtà cui si trovano di fronte.

Stefano Magni nell'articolo sottostante dal titolo "Trump lancia la riconciliazione e nomina donne forti" parla della nomina di due donne importanti: Nikki Haley andrà all'Onu. Governatrice, imprenditrice, figlia di immigrati indiani, è simbolo dell'integrazione riuscita. Betsy DeVos, paladina della libertà di educazione, è segretaria all'Istruzione e promette una svolta. Al commercio forse andrà Wilbur Ross, figura chiave per la visione economica di Trump.
Ecco dunque i passi significativi dell'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 novembre 2016:
Un discorso per la riconciliazione nazionale dopo una delle "campagne elettorali più dure della storia recente della nazione". Così Donald Trump si presenta con un discorso alla nazione, il primo da presidente eletto. Le sue parole sono accompagnate dall'annuncio di due nuove nomine, dense di significato: Nikki Haley sarà ambasciatrice degli Usa all'Onu, Elisabeth "Betsy" DeVos sarà segretaria all'Istruzione. Secondo i media, Wilbur Ross sarà segretario al Commercio.
Il discorso di Trump, pronunciato in occasione del Giorno del Ringraziamento, una delle feste più importanti degli Stati Uniti, è stato tutto all'insegna dei toni rassicuranti e della riconciliazione nazionale. Certo "le tensioni non si risanano in una notte", ha esordito il neo-presidente. Ma "La mia preghiera nel Giorno del Ringraziamento è che curiamo tutte le nostre divisioni e facciamo passi in avanti verso un Paese più forte. Abbiamo davanti a noi l'opportunità di scrivere la storia insieme e di portare un cambiamento reale a Washington, la vera sicurezza nelle nostre città e una prosperità autentica per le nostre comunità. Vi chiedo di unirvi a me in questo sforzo, è ora di recuperare i rapporti di fiducia tra i cittadini". Ha citato Abraham Lincoln, il riunificatore del paese (nella Guerra Civile del 1861-1865), nonché il fondatore del Partito Repubblicano, per esortare la nazione a "parlare con una sola voce e un solo cuore". E così ha anche smentito certe simpatie per il Ku Klux Klan e altri razzisti. "E' questo quel che dobbiamo fare. Questa campagna elettorale storica è finita. Ora comincia una grande campagna per ricostruire il nostro Paese e recuperare la promessa piena di un'America per tutti".
La nomina di Nikki Haley è effettivamente all'insegna della riappacificazione. Se non altro quella all'interno del suo partito. Governatrice della South Carolina, [...] è figlia di immigrati indiani, imprenditrice e politica lanciata dal movimento anti-statalista Tea Party allora ai suoi albori. Fu testimonial d'eccezione di un altro modo di essere immigrata e di un altro modo di intendere la femminilità, rispetto ai cliché multiculturali dei progressisti. "Io sono una figlia orgogliosa di immigrati indiani - aveva dichiarato la Haley nel 2012, durante la campagna elettorale di Mitt Romney - che ogni giorno hanno ricordato a me, ai miei fratelli, a mia sorella, quanto fossimo fortunati a vivere in questo Paese. Nessun giorno è stato facile. Non c'è stato alcun giorno in cui mamma e papà non abbiano speso tutte le loro energie per trasformare la nostra azienda in un successo". La Haley rappresenta bene la famiglia-imprenditrice di immigrati, che si rimbocca le maniche e ha successo senza alcun aiuto. Il governo federale, così come è stato impostato da Obama, è un peso, non un sostegno: "È triste dirlo, ma la parte più dura del mio lavoro continua ad essere questo governo federale, questa amministrazione, questo presidente. Come ho detto, i miei genitori, venendo in America, amavano questa idea: l'unica cosa che ostacola il tuo successo sono i paletti che tu stesso ti poni. Sfortunatamente, negli ultimi anni, puoi anche lavorare duramente, cercare di aver successo, rispettare le regole, ma il presidente Obama cercherà sempre di metterti i bastoni fra le ruote". Da donna repubblicana "che non deve chiedere mai" ad ambasciatrice all'Onu: andrà a rappresentare l'America che ora viene tacciata di razzismo e sessismo. Sempre che qualcuno abbia il coraggio di dirglielo in faccia...
Betsy DeVos è un altro simbolo della politica conservatrice e potrebbe dare il via a un'importante inversione di tendenza nell'istruzione, favorendo la libertà di scelta. Nel 1993, assieme al marito Dick, aveva contribuito alla stesura della legge sull'istruzione nel Michigan, il suo Stato. Da intendersi come la base di partenza per un progetto su scala nazionale per resistere alla progressiva statalizzazione dell'istruzione. L'American Federation for Children (Afc), da lei fondata, ha svolto un importante lavoro di lobbying per sostenere tutti i candidati favorevoli alla libertà di scelta dell'istruzione. Fra questi figuravano anche l'ex governatore della Louisiana Bobby Jindal e l'ex governatore dell'Indiana Mitch Daniels. Quest'ultimo ha effettivamente istituito un sistema di buono scuola nel suo Stato, che il suo successore Mike Pence ha poi ulteriormente esteso. Nelle elezioni di quest'anno, i candidati approvati e sostenuti dall'Afc erano 121, sia locali che nazionali. L'89% di essi è stato eletto. Betsy DeVos non intende la libertà di scelta dell'istruzione solo come "buono scuola", ma come restituzione alla famiglia della facoltà di educare i figli, in tutte le sue forme: "buono scuola, credito d'imposta, scuole virtuali, scuole inter-distrettuali, home schools e charter schools". L'importante è, dal suo punto di vista, arrestare la tendenza attuale che procede speditamente verso il monopolio statale su scala nazionale. Dal suo punto di vista, è esattamente questa la causa del progressivo calo di rendimento delle nuove generazioni. Come si può ben immaginare, la storia di Betsy DeVos è stata caratterizzata da una lotta continua contro i potenti sindacati degli insegnanti. E non c'è da stupirsi che i media, anche in Italia, si stiano ora accanendo contro di lei, mettendola in cattiva luce in tutti i modi. [...]

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4475



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 03/12/2016, 20:33 
sta macchinazione contro trump è ridiciola..


colloqui "taiwan-usa, relazioni cina-usa in pericolo"
titolano i giornaloni italiani..

poi leggo meglio ..
la premier di taiwan telefona a trump
per congratularsi..
lei telefona, capito?
trump avrà pensato
"mò sentiamo che vuole.."


siccome trump ha cortesemente risposto
invece di chiudere il telefono in faccia
la cosa diventa usa appoggia taiwan, ecc.
e obama, che fino all'altro giorno mandava le portaerei
a rompere il ka.zzo ai cinesi
si propone come paciere..!!


FANNO SCHIFO.........

ecco come riportano i giornali..


http://www.corriere.it/esteri/16_dicemb ... f919.shtml

Trump chiamato da Taiwan, rabbia a Pechino. Obama: «C’è una sola Cina»
Dal 1972 gli Stati Uniti si schierano con Pechino perseguendo la politica della «One China». Il presidente nominato rompe il protocollo, contattato dalla «provincia ribelle»



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 03/12/2016, 20:58 
Ufologo 555 ha scritto:
Comunque ...

Una telefonata di Trump con Taiwan mette in ansia la Cina

Dal 1979 nessun presidente in contatto diretto con l'ex provincia di Pechino


È un gesto inusuale, ma trattandosi di Donald Trump lascia stupiti fino a un certo punto e anzi forse lancia un messaggio a Pechino.


È necessario leggere tra le righe per capire il senso e la rilevanza di una telefonata del presidente eletto statunitense con Tsai Ying-wen, il presidente di Taiwan.

Una chiamata dalla portata storica, giacché dal 1979 nessun presidente americano - nemmeno uno in attesa di insediarsi alla Casa Bianca - aveva osato rispondere al telefono alla sua controparte a Taiwan, rischiando di scatenare l'ira dei cinesi, che considerano l'ex provincia di Formosa una parte integrante del proprio territorio nazionale.

Occhio non vede, cuore non duole. Ma non per Trump. E se da quasi quarant'anni, dai tempi di Jimmy Carter, le relazioni con Taiwan sono state formalmente interrotte, dopo il riconoscimento di Pechino e nonostante l'America sia poi rimasta il grande "scudo" di Taipei, è bastata una chiamata perché in Cina iniziassero ad agitarsi.

La stampa statunitense non azzarda troppe elucubrazioni sul valore simbolico, che ci sia o meno, della chiamata di congratulazioni arrivata da Tsai Ying-wen, e a cui Trump ha risposto. Ma ciò che è certo è la lettura che viene data a Pechino, dove si parla di "una manovra orchestrata" ad arte, mentre Obama corre a difendere lo status quo, chiarendo che "c'è un'unica Cina".

Quella stessa Cina che ora chiede dei chiarimenti.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tel ... 38583.html

Spero in una telefonata di Trump al Presidente Crocetta.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 04/12/2016, 10:23 
.. Crocetta (insieme a De luca) è un altro paraculo! Fa comodo solo "ar bomba" ...



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
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