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andrew ha scritto:
Con il termine coscienza si intende uno stato soggettivo di consapevolezza sulle sensazioni psicologiche (pensieri, sentimenti, emozioni), e fisiche (tatto, udito, vista.) proprie di un essere umano e su tutto ciò che accade intorno ad esso. La soggettività della coscienza è data dal fatto che ogni persona ha una propria modalità di rapportarsi alle esperienze e tale modalità dipende in gran parte da un determinato stile culturale di appartenenza. Ma cosa determina questa consapevolezza? Quali sono i canali grazie ai quali un uomo è consapevole di se stesso e del mondo circostante?
In un individuo la consapevolezza di se stessi e dell'ambiente si struttura grazie ad un insieme di funzioni psico-fisiologiche come la percezione, la memoria, l'attenzione, l'immagazzinamento e l'elaborazione delle informazioni, tutte dipendenti l'una dall'altra e controllate dal cervello. Tutte le informazioni, sia esterne che interne, passano attraverso i nostri organi recettori (occhi, naso, recettori muscolari) e, dopo aver raggiunto il sistema nervoso, vengono da quest'ultimo elaborate.
La coscienza, quindi, è un processo che dipende esclusivamente dall'attività del nostro corpo.
In alcune culture non occidentali la coscienze è considerata come un'essenza metafisica, spirituale non ben definita distaccata dal corpo e dalle leggi della fisica e dotata di una propria autonomia. Essa è, in molti sistemi culturali, paragonata all'anima. Tuttavia l'accezione metafisica della coscienza è solo una astrazione filosofica che non ha alcun fondamento nella realtà e trae origine da diverse credenze religiose come un puro atto di fede.
Armando de Vicentis
Bè se lo dice il Cicap allora i vari Niels Bohr, Fantappiè, Bohm, Penrose e company potevano rispiarmiarsi la fatica di elaborare i loro modelli sulla coscienza? Eppure questi signori sono dai numero uno della ricerca scientifica...ma il cicap non si proponeva di indagare appunto in maniera scientifica certe materie? Non vi sembra che qualcosa non torni?