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sottovento ha scritto:Per come la vedo io la prossima guerra sarà fra Iran e Israele perché Trump non può attaccare gli iraniani direttamente. Sarà la solita guerra per interposta persona: gli Usa aiuteranno gli israeliani e i russi gli iraniani.
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09/03/2017, 15:07

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15/03/2017, 13:23
Intervista. Il presidente Assad: presto referendum in Siria. Gli errori della Ue
Fulvio Scaglione martedì 14 marzo 2017
Intervista al presidente siriano, che accusa l’Europa di avere aiutato i fondamentalisti. «Con la Russia si è sconfitto il terrorismo». «Su Trump giudizio sospeso. E il mio futuro in mano al popolo
La pietra bianca del palazzo presidenziale di Damasco, costruito nel 1910 quando qui dominavano i pasha ottomani, luccica nel sole del mattino. Ma non è una bella giornata: due kamikaze di Tahrir al-Sham, il movimento terroristico legato ad al-Qaeda, hanno appena colpito i pellegrini iracheni sciiti, la conta dei morti ha già superato i 40 e si riaffaccia lo spettro di una capitale di nuovo sotto scacco a dispetto dei controlli e dei check point. Eppure Bashar al-Assad, il giovane oftalmologo che dal 2000 è presidente della Siria, sembra del tutto a proprio agio. Elegante, rilassato, cordiale, risponde alle domande fissando l’interlocutore con gli occhi blu ereditati dalla madre. Anche protocollo e sicurezza sembrano poca cosa, se paragonati al fatto che Assad è oggi uno dei personaggi più noti a mondo e uno dei bersagli più ambiti.
Signor Presidente, ancora morti a Damasco, ancora guerra in Siria. E pesanti come pietre le parole di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele: «Non ci sarà mai un accordo di pace in Siria finché l’Iran non lascerà il Paese». Sembra una situazione senza via d’uscita.
Il problema siriano ha molti sfumature ed è reso ancor più complicato dalle ingerenze esterne. Attacchi terroristici come quello contro i pellegrini iracheni a Damasco sono avvenuti negli ultimi anni su base quotidiana, in certe fasi quasi ogni ora. Finché ci saranno terroristi in Siria ogni abitante del Paese sarà in pericolo, questo è certo. La domanda importante è: chi aiuta e sostiene i terroristi? Ed è una domanda che vorrei fare ai politici europei, che fin dall’inizio della crisi in Siria hanno preso una strada che ha portato alla distruzione del nostro Paese, alla diffusione del terrorismo in tutta la regione, al succedersi di attentati in Europa e alla crisi dei rifugiati. L’Europa, o per meglio dire l’Occidente perché la guida è sempre stata degli americani, ha avuto finora l’unico ruolo di cooperare con gli obiettivi dei terroristi. Non ha sostenuto alcun processo politico. Ne parla, ma senza intraprendere alcuna concreta azione. Per quanto riguarda Israele, è semplice: aiuta in modo molto diretto i terroristi, sia offrendo sostegno sia lanciando attacchi contro il nostro esercito lungo la linea di confine. L’Iran, al contrario, ci aiuta a combattere il jihadismo e ci sostiene dal punto di vista politico in Medio Oriente come presso la comunità internazionale.
E Donald Trump?
Ha speso parole molto interessanti sulla necessità di combattere ed eliminare l’Isis. Adesso aspettiamo anche i fatti.
Un altro protagonista: la Russia. Qual è la natura dei rapporti tra Russia e Siria? Cooperazione o colonizzazione? Insomma: che fanno qui, realmente, i russi?
Guardiamo ai fatti: da quando abbiamo chiesto ai russi di aiutarci e loro si sono schierati accanto all’esercito siriano, il Daesh ha cominciato a perdere terreno. Prima, finché sul terreno agiva solo quella che viene chiamata Alleanza occidentale contro il terrorismo, il Daesh si allargava. La presenza russa in Siria è stata dipinta a tinte fosche solo a partire dal momento in cui qualcuno si è reso conto dei successi che otteneva sul campo. E che la battaglia comune dell’esercito siriano e di quello russo sia un successo è un fatto, non un’opinione. La riconquista di Aleppo e Palmira e di molte altre aree lo dimostra.
E l’aspetto politico? Cooperazione o colonizzazione?
Fin dall’inizio della crisi, sei anni fa, ogni iniziativa, prima politica e poi anche militare, è stata presa dal Cremlino in consultazione e accordo con il Governo siriano. Loro si comportano così. Hanno una visione politica basata su due principi: la piena sovranità della Siria, stabilita nella Carta delle Nazioni Unite come quella di ogni altro Paese; e il rispetto di un’alleanza che è ormai vecchia più di sessant’anni e non è mai vacillata.
Signor Presidente, questa guerra ha ormai prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi. Secondo le Nazioni Unite è lei il responsabile. E da molte parti le si chiede di lasciare il potere per rendere possibile un accordo di pace. Che cosa risponde? Che cosa pensa di fare?
In primo luogo, è il popolo siriano che deve scegliere il proprio Presidente e decidere chi è il colpevole di questa guerra e delle sue conseguenze. Certo non le Nazioni Unite, che non hanno alcun vero ruolo. E sappiamo anche qual è la causa: dal crollo dell’Urss, alcuni Paesi del Consiglio di Sicurezza, cioè Usa, Francia e Gran Bretagna, hanno usato l’Onu per affermare i propri interessi e rovesciare i Governi che non si allineavano ad essi. Dovrei andarmene? Per me conta solo il parere dei siriani. L’Onu e qualunque altro politico fuori dalla Siria possono dire ciò che vogliono, non me ne curo. Comunque, quando si parla dei morti e dei rifugiati, sarebbe bene ricordare che la responsabilità di una parte di quelle tragedie ricade sull’Europa. Non direttamente ma per il sostegno offerto ai terroristi fin dal principio, definiti 'moderati' anche quando si capiva che quella moderazione era solo un’illusione. Non ci sono miliziani moderati, in Siria, sono tutti estremisti. E in ogni caso, quando hai un mitra in mano, uccidi persone e distruggi beni, sei un terrorista. In Siria come in Italia come in ogni altro Paese. Non ci sono 'killer moderati' o 'terroristi moderati'. Noi, almeno, non ne conosciamo.
E i rifugiati?
Non tutti coloro che hanno lasciato la Siria lo hanno fatto a causa del terrorismo e delle distruzioni. Molti sono scappati per le difficoltà ulteriori portate dall’embargo decretato dall’Europa e dagli Usa, che ha reso ancora più difficile la vita della gente comune. Così l’embargo è diventato di fatto un alleato dei terroristi nello spingere i siriani a fuggire verso altri Paesi, in primo luogo quelli europei.
Ma lei ha, o ha mai avuto, rimpianti per il modo in cui la crisi è stata gestita da lei e dal Governo? Davvero non si sente colpevole in nulla? Se potesse tornare indietro farebbe qualcosa di diverso?
Bisogna distinguere tra il parere personale, sia pure quello del Presidente, e il dovere di un ufficiale dello Stato. Il dovere del Governo o di qualunque ufficiale è stabilito dalla Costituzione ed è di difendere il Paese. Proprio se non lo difendessimo dovremmo sentirci colpevoli. Inoltre, abbiamo sempre cercato di tenere aperto il dialogo con tutti i siriani, inclusi miliziani e terroristi, proprio per salvare più vite possibile. Non so quanti altri Paesi sarebbero disposti a discutere con dei terroristi. Così dovremmo rimpiangere di essere stati disposti a parlare e discutere con tutti? Ovviamente no.
Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.
Il mondo oggi si chiede quale sarà la Siria di domani. Se lei resterà al potere, avrà un’agenda di riforme sulle emergenze sociali, i diritti umani, la protezione dei cittadini rispetto all’esercito e alle agenzie di sicurezza?
La guerra è una lezione durissima per qualunque società. E noi non possiamo limitarci a prendercela con l’Occidente o con le petromonarchie del Golfo Persico che finanziano i terroristi. Dobbiamo chiederci: che cosa non funziona nel mio Paese? La mia agenda ha un caposaldo: favorire la discussione tra i siriani sul sistema che il Paese dovrà adottare. Presidenziale, parlamentare, semi-presidenziale? È un problema di Costituzione. Dalla Costituzione, poi, discende la natura delle istituzioni, dall’esercito al Governo a qualunque altra. Per modifiche di questa portata occorre un grande dibattito nazionale che porti a un referendum. Ma sembra un lusso parlare di queste cose mentre il Paese è ancora sotto attacco da parte e si rischia ogni giorno la vita. La priorità, ora, è sbarazzarsi dei terroristi per arrivare alla riconciliazione nazionale. Fatto questo, discuteremo liberamente di qualunque argomento o riforma.
Signor Presidente, la politica in Medio Oriente sembra essersi ridotta a 'uccidere per non essere uccisi'. Ma si arriverà mai a qualcosa di meglio?
È così, in effetti, ma la politica non c’entra. È un fenomeno che non è parte della nostra cultura ma che è cresciuto negli ultimi decenni a causa dell’affermarsi di una visione wahhabita che non tollera la diversità. La generazione dei miei genitori era più aperta della mia. Ed è un problema che tocca non solo le persone religiose, il rifiuto dell’altro influenza la società intera, in ogni ambito. Questo fenomeno ha avuto una grossa parte anche nella crisi della Siria. Se non impariamo a farci i conti e a combatterlo, la guerra civile diventerà un tratto permanente delle società mediorientali. Ma, ripeto, tutto questo non c’entra con la nostra cultura. Infatti lo stesso problema si è avuto in Europa, in ogni Paese dove si è permesso che il wahhabismo prendesse piede. In Francia, per esempio. Non è un caso se molti dei più feroci leader del Daesh, di al-Qaeda e di al-Nusra sono arrivati dall’Europa. Molti combattenti vengono dai Paesi arabi ma i loro capi sono quasi sempre europei. Ed è una lezione di cui tutti, noi e voi, dovremmo fare tesoro.
IL PUNTO
Una lunga fila di dossier sulle atrocità di regime
Non passa settimana senza che Ong, organizzazioni umanitarie, l’Onu, nazioni politicamente rivali e altri soggetti accusino Bashar al-Assad e il suo Governo di crimini atroci. Bombe sui civili, massacri nelle carceri, stupri di massa, pulizia etnica... Gli accusatori non si sono fatti mancare nulla. In alcuni casi con argomenti credibili, in altri sconfinando nella propoaganda. Scoprire ora, negli anni di una guerra civile in cui nessuno si è risparmiato quanto a crudeltà, che la Siria non è, quanto a sistema politico, un modello di democrazia ma un regime, è un esercizio futile e spesso ipocrita. Non è quindi sorprendente che lo stesso Assad sorvoli sul tema dei diritti umani. È la stessa Siria che negli anni tra l’indipendenza e l’avvento degli Assad era definita, nei testi di scienze politiche, "il Paese dei colpi di Stato". Lo stesso Paese che negli ultimi decenni ha affrontato almeno tre tentativi di rovesciamento violento. Lo stesso Governo che per molti anni (ma su richiesta della Lega araba, cosa troppo spesso dimenticata) ha di fatto occupato il Libano. Uno scenario, per chi parla di democrazia e diritti, non dissimile alla Libia, all’Iraq, ai Paesi del Golfo Persico, all’Egitto. Simile cioè all’intero Medio Oriente.
Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.
15/03/2017, 13:31
Ma guarda guarda: le statue di Mosul erano false!
Era il febbraio del 2015, due anni fa. Tutti ricordiamo quei video "terrificanti" nei quali gli uomini dell'ISIS distruggevano con rabbia dozzine di statue preziose nel museo di Mosul.
I cronisti nei telegiornali ci descrivevano "con raccapriccio" quelle immagini, che andavano a rinforzare l'idea di quanto malvagi e disumani fossero gli uomini del califfato.
Ma oggi che i "cattivi dell'ISIS" non servono più, di colpo ci si accorge che quelle statue erano quasi tutte false.
In realtà, chi ha un occhio attento si era già accorto due anni fa che si trattasse di miserevoli repliche in gesso: bastava guardare la polvere bianca che schizzava da tutte le parti, sotto le martellate rabbiose dell'ISIS, per capire che quelle non fossero affatto statue di pietra o di marmo. Ma allora serviva un'immagine dell'ISIS " terrificante", per cui nessun cronista "si accorse" che si trattava di semplici repliche fatte di gesso.
Oggi invece, fingendo grande stupore, la CNN annuncia quanto segue:
"Quando l'ISIS pubblicò il suo video, gli archeologi e altre persone reagirono con sorpresa e sgomento. Ma una analisi del video ha rivelato che in molte delle statue non erano di pietra, ma di gesso."
Chiaramente, i nostri furboni della CNN ci hanno messo oltre due anni ad "analizzare" un video che rivelava la verità già due anni fa, ad un primo sguardo superficiale.
Ma la presa in giro non è finita. L'articolo della CNN continua dicendo: "All'inizio del 2014, qualche mese prima che l'ISIS si impadronisse di Mosul, in giugno, circa 1700 oggetti sui 2400 in dotazione al museo erano stati spostati a Bagdad, non perché qualcuno sospettasse quello che sarebbe accaduto, ma perché il museo di Mosul avrebbe dovuto affrontare pesanti lavori di ristrutturazione. In altre parole, molte delle statue distrutte a martellate dai fanatici dell'ISIS erano false".
Ma come, tre quarti delle statue erano stati portati via sei mesi prima, e lo scoprono soltanto adesso?
E' evidente che il sistema della menzogna mediatica funziona senza minimamente curarsi della capacità critica della gente. Nessuno infatti si domanderà come mai queste informazioni non fossero già disponibili al momento della devastazione del museo, e tutti tireranno un sospiro di sollievo nello "scoprire" oggi che i cattivissimi dell'ISIS si sono inutilmente accaniti contro ridicole statuette di gesso.
Avanti tutta, senza problemi, fino alla prossima presa per il culo.
Massimo Mazzucco
fonte: https://luogocomune.net/LC/index.php/27-media/4624-ma-guarda-guarda-le-statue-di-mosul-erano-false
15/03/2017, 17:38
MaxpoweR ha scritto:Fonte: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/assad-presto-un-referendum-errori-li-ha-commessi-la-ue
Fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=127490&typeb=0Intervista. Il presidente Assad: presto referendum in Siria. Gli errori della Ue
Fulvio Scaglione martedì 14 marzo 2017Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.
Nz nz nz caro Hassad, queste domande ai leaders occidentali non si possono fare altrimenti il pane a tavola non lo si mette più.
16/03/2017, 19:59
Sconfitto in Siria, Netanyahu realizza il Piano B.
Putin a Netanyahu: “Le tue accuse all’Iran si riferiscono al secolo V a. C.; ma da allora il mondo è cambiato, permettici di parlare di questo”. Diversi siti (e pochi media) hanno riportato questa risposta di Putin a Netanyahu, che l’ha visitato il 12 marzo a Mosca. Era la risposta all’affermazione di “Bibi” secondo cui le forze iraniane in Siria miravano a distruggere Israele, e quindi la Russia doveva mandare via gli iraniani dalla Siria.
Questo sunto manca di dare conto della tensione, e delle minacce implicite, del colloqui di Mosca. Ora Israel Shamir ce ne restituisce il clima.
Il 12 marzo è la festa di Purim: che rievoca il primo caso di “stress-pre-traumatico” giudaico e festeggia il primo (speriamo immaginario) sterminio di un proverbiale nemico degli ebrei: Aman, visir del persiano Assuero (Serse, o forse Artaserse ) si fa’ dare il permesso da Assuero di sterminare tutti gli ebrei nell’impero; l’ebrea Ester divenuta amante di Assuero, istruita dal cortigiano Mardocheo suo cugino giudeo, commuove il re e lo induce a rovesciare l’ordine dato: gli ebrei avranno il diritto di uccidere Aman, la sua famiglia, tutti quelli che odiano gli ebrei nel vasto impero persiano… E’ un bagno di sangue permesso per due giorni; ma siccome non è bastato, Ester la seduttrice e lobbista strappa ad Assuero il permesso di prolungare il massacro. Gli ebrei, per la gioia, si ubriacano.
E’ questa l’origine immaginaria (non esistono conferme storiche) della festa di Purim: durante la quale gli ebrei possono impazzare un loro carnevale giudaico, e ubriacarsi “fino a non sapere più che è Mardocheo e chi è Aman”, ossia gli è lo sterminatore e l’ammazzato. Originariamente una festa mediterranea del vino novello, trasformata dall’0dio ebraico in celebrazione archetipica di sterminio dei goy – sterminio che si è avuto l’accortezza di far compiere dalla superpotenza dell’epoca, senza che gli ebrei appaiano nella trama se non come vittime indifese. Il Libro di Ester è un vero manuale, sempre consultato dalla nota lobby.
Libro di Esther , manoscritto ottocentesco. Significativa illustrazione.
Quest’anno Purim cadeva il 12 marzo. Netanyahu ha scelto quella data per l’incontro con Putin; e a Mosca, ha portato al capo del Cremlino un regalo significativo: dolcetti di Purim, homentashen in yiddisch, che significa “Orecchie di Aman”. Orecchie tagliate al biblico immaginario avversario. E’ stato lo stesso Bibi a spiegare il dono a Vladimir: i persiani avevano voluto sterminare i giudei, ma Dio li aveva soccorsi. Anche oggi gli iraniani vogliono sterminare gli israeliani; è necessario che Mosca cessi di sostenere Teheran, cacci i combattenti iraniani dalla Siria, chiuda il passaggio degli iraniani (e delle loro armi) che giungono in Siria attraverso il Libano. Anzi, la Russia si unisca alla coalizione anti-Iran che si è costituita, e vede uniti Israele e l’Arabia Saudita e gli Usa. Secondo Shamir, Bibi (nei panni di Ester la seduttrice) deve aver proposto di porre fine alla campagna anti-russa che infuria in America, e impedisce a Trump di allacciare con Mosca rapporti pacifici.
E’ stato allora che Putin ha risposto a Bibi che le sue preoccupazioni risalivano a 2500 anni fa. Ridendo di cuore, ha augurato all’ospite e a tutto il popolo ebraico un felice Purim.
Nulla di fatto per Bibi. Del resto pochi giorni prima Mikail Bogdanov, il viceministro degli Esteri di Mosca, intervistato dal giornale londinese ma di proprietà saudita Al Hayat, aveva negato che l’Iran voglia esportare la sua rivoluzione islamica in Siria, Irak, Libano e Barhein (l’incubo sunnita e giudaico); aveva esortato l’Arabia Saudita a mettersi a un tavolo con gli iraniani, e auspicato che collaborasse a riavvicinare gli Usa a Tehran. Alla domanda-ingiunzione: quando i russi manderanno via gli iraniani dalla Siria? Bogdanov ha risposto: “In Siria ci sono decine di migliaia di combattenti stranieri, tunisini, marocchini, afghani…mentre gli iraniani, come i russi, sono presenti su richiesta del governo legittimo di Damasco. Spetta al governo legittimo chiedere agli iraniani di ritirarsi”.
Netanyahu insomma se n’è tornato con le pive nel sacco. Sapendo che da Putin non avrebbe ottenuto ciò che Ester con le sue arti di letto ottenne dallo sciocco Assuero. Certo fremente di rabbia e sete di vendetta: pardon, volevo dire in pieno PST, crisi di stress pre-traumatica.
E pronto ad attuare il piano B.
Mai finire la guerra in Siria
Il piano B consiste, come sempre, nel mobilitare la nuova amministrazione Trump a uno scontro con Teheran, strumentalizzando ancora una volta le usurate forze armate americane a impicciarsi di nuovo in Siria – allo scopo di impedire o almeno ritardare o rendere costosa una vittoria di Assad, e soprattutto di logorare in un conflitto senza fine le forze di Hezbollah.
Naturalmente la direzione di Hezbollah sa che è il nemico principale, il quale può ritenere che il momento migliore per attaccarlo e debellarlo è quando le forze di Hezbollah sono impegnate in Siria: infatti non impiega in Siria, ma tiene al confine libanese con Israele, i suoi reparti d’elite missilistici anti-carro e le unità lanciarazzi.
L’aviazione israeliana ha ripetutamente attaccato dal cielo, in territorio libanese e siriano, presunti convogli d’armi che l’Iran inoltra a Hezbollah “sostenendo che non lascerà che cadano in mani Hezbollah missili avanzati o armi chimiche” (già, le armi chimiche, scusa ottima per un’aggressione americana, già usata in Irak e Siria). Per questi attacchi aerei, i caccia israeliani hanno sfidato gli S-400 russi, che non possono certo rispondere: scatenerebbero l’ampliamento del conflitto che stanno cercando di chiudere, e provate a figurarvi gli strilli mediatici e delle cancellerie europee: Putin ha abbattuto un F-16 della Vittima! E’ anche antisemita!, eccetera.
Inoltre, come sa chiunque non si limiti a leggere i media ufficiosi, i caccia israeliani hanno anche attaccato impunemente posizioni del governo siriano, sostanzialmente a supporto dei terroristi di Sion, ossia quelli di Jabreh al-Nusra (Al Qaeda) che Israele ha stanziato nel Sud siriano, ai suoi confini, e a cui fornisce direzione militare oltre che supporto logistico e assistenza medica, con l’idea di ritagliarsi alla fine una bella fetta di Siria, quando questa sarebbe stata smembrata (come prevedeva il piano Obama).
Non è nemmeno escluso che il sanguinoso attentato “islamista” a Damasco, che ha ucciso una quarantina di pellegrini sciti che visitavano lo tomba di un loro santo nel cimitero della città vecchia, abbia lo zampino di Sion. E’ avvenuto l’11 marzo, un giorno prima di Purim. Nell’entourage di Bibi ci si può essere ben ubriacati di gioia per questo regalo di “orecchie di Aman”. Persa la guerra, resta il terrorismo per dimostrare che se Assad non sene va, “non ci sarà mai pace”.
L’altra parte si prepara ugualmente a contrastare il piano B israeliano? Sembra sia una prima risposta la seguente notizia: il presidente siriano Assad concede all’Iran una base navale sulla costa siriana, vicino alla base aerea di Hmeymim, quella usata dall’aviazione russa per bombardare i “ribelli”.
Teheran: base navale nel Mare Nostrum. Ma Erdogan…
Se ciò verrà confermato, Netanyahu, che voleva allontanare l’Iran da Israele, si troverà una base navale iraniana permanente sul Mediterraneo. E non basta: poco tempo fa Mohammad Bagheri, il capo di stato maggiore iraniano, aveva ventilato che Teheran avrà bisogno di una base in Siria e anche in Yemen : quel che sembrava un pio desiderio adesso sembra l’accettazione della sfida di Bibi e l’allargamento del conflitto. Del resto nei giorni scorsi Teheran ha fatto sapere che, dopo un’esercitazione, i suoi S-300 sono a punto e pronti a contrastare ogni minaccia.
Una base iraniana nel Mediterraneo? Un altro dei grandi “successi” politico-militari di Berlino e Bruxelles, effetto del loro servile ausilio alle politiche rovinose di Obama, alla loro complicità nel progetto di rovesciare Assad, per non dire dell’ostinato mantenimento in vita dalla NATO e la sua trasformazione da alleanza difensiva a offensiva.
I barchini iraniani, molto temuti dalle portaerei Usa
Provate solo a immaginare le urla degli europei nella NATO, le minacce di Stoltenberg, Merkel e Mogherini – e Gentiloni, l’agente Clinton supersite. E il Pentagono? Il Pentagono già sta ampliando la base tedesca di Ramstein, prolungando la pista e aumentando il numero degli aerei-cisterna per il rifornimento in volo, spostandoli dalla Gran Bretagna, insomma facendo della serva tedesca la centrale di future guerre, per le quali probabilmente non ha i mezzi.
Mosca non sembra eccessivamente preoccupata dalle minacce che possono venire dalla NATO. Invece, guarda con preoccupazione ad un suo recente “alleato”: Erdogan. Come reagirà la scheggia impazzita ad una base iraniana vicino alle sue coste? “Si opporrà vigorosamente”, prevede l’esperto militare russo Yury Netkachev: “come Stati Uniti, Israele e i membri della NATO. La Turchia oggi è considerata formalmente alleata dell’Iran nel processo di pace organizzato [da Mosca] nella cornice di Astana [per mettere fine alla guerra civile in Siria, dove non sono invitati gli americani]”. In dubbio russo è tutto in quell’avverbio: formalmente. Erdogan voleva anche lui la sua fetta di Siria; ha colluso coi terroristi comprandone il greggio, ha abbattuto l’aereo russo dopo che l’aviazione di Mosca gli aveva rovinato il grasso affare incenerendo centinaia di autobotti; ha ripetuto continuamente che Assad doveva essere rovesciato, ancora pochi giorni fa le sue truppe, che non si sono ritirate dalla Siria, hanno appoggiato i turcomanni anti-curdi con le artiglierie … insomma non è certo da convinto uomo di pace che si è seduto al tavolo di Astana per finirla col conflitto siriano. Vi è stato cordialmente costretto da Putin, e dallo scontro contro la UE che lui stesso ha provocato sulla questione dei comizi che pretende di far tenere in Germania, Olanda e Francia (la Francia ha dato l’accesso: un altro grande successo della coesione europea, Mogherini può esser fiera).
La preoccupazione russa è evidente: Erdogan, se vede l’occasione, può tornare al vecchio progetto di impadronirsi del nord Siria, pronto a fare un nuovo voltafaccia.
Per ogni evenienza, un sommergibile russo, forse più d’uno, è stato visto passare lo stretto di Gibilterra, diretto alle coste siriane.
17/03/2017, 19:56
Battaglia nei cieli fra Israele e Siria
E’ stato lo scontro più duro fra Israele e Siria nei sei anni della guerra civile siriana. Nella notte l’aviazione israeliana ha colpito in una serie di raid convogli e depositi di armi diretti all’Hezbollah libanese, nel Sud della Siria, come già in precedenza. Questa volta però la contraerea di Damasco ha reagito. Diversi missili a lunga gittata sono stati lanciati contro i jet con la Stella di David. Nessuno è stato colpito ma un missile siriano è stato a sua volta intercettato dal sistema antibalistico israeliano Arrow 3 a Nord di Gerusalemme.
“Abbattuto un F-16”
Damasco ha anche rivendicato di aver “abbattuto” un jet israeliano e “danneggiato” un altro, mentre i restanti quattro si sarebbero “ritirati”. Israele ha negato che i suoi aerei siano stati colpiti. Le dichiarazioni del governo siriano vanno letto in chiave interna, sono tese più che altro a rivendicare la difesa della sovranità nazionale. In realtà i missili antiaerei non avrebbero neanche sfiorato i cacciabombardieri nemici ma sarebbero entrati nello spazio aereo israeliano.
Il debutto del sistema Arrow 3
L’intercettazione del missile siriano è avvenuta per la prima volta con il sistema anti-balistico Arrow 3, considerato fra i migliori al mondo, sviluppato da Israele stessa e che quindi ha visto stanotte il suo battesimo del fuoco. Le forze armate israeliane hanno confermato i raid, la risposta siriana e l’intercettazione. E’ la prima volta che ammettono questo tipo di operazioni in Siria, condotte almeno una mezza dozzina di volte negli ultimi quattro anni. I sistemi anti-aerei usati dai siriani “non erano fra i più sofisticati”, hanno precisato. Questo significa che Damasco non ha usato i moderni S300, fra i più avanzati al mondo, appena forniti dai russi. In Siria, vicino alle basi russe nelle province di Tartus e Lattakia, ci sono anche gli ancora più potenti S400, sotto il controllo diretto del contingente dispiegato da Mosca.
Linee rosse
I siriani hanno probabilmente usato i più vecchi Sam 5, con poche chance di colpire gli F-16 israeliani. Sembra più un segnale, una linea rossa tracciata nel proprio spazio aereo, che la volontà di abbattere i jet nemici. Ma anche Israele ha tracciato da tempo la sua linea rossa nei confronti delle forniture di armi, soprattutto componenti missilistiche, a Hezbollah, che ora dispone di un arsenale impressionante nel Sud del Libano e controlla parti di territorio siriano al confine libanese e vicino al Golan.
26/03/2017, 18:28
Siria. Imminente crollo diga Tabqa, Isis ordina evacuazione Raqqa
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-m ... a-2659739/
26/03/2017, 19:03
04/04/2017, 19:23