Anche LA STAMPA si accoda al trend.....
Clima, è l’ora della geoingegneria?
Il clima impazzito fa paura. E gli scienziati di Harvard iniziano la sperimentazione in Arizona
di tecniche per capire se l’atmosfera può essere davvero “seminata” per schermare i raggi del solehttp://www.lastampa.it/2017/05/30/scien ... agina.htmlPubblicato il 30/05/2017
MARCO MAGRINI
Fra qualche mese un gruppo di scienziati si trasferirà nel deserto dell’Arizona per svolgere uno strano esperimento: spruzzare molecole di varie sostanze nell’atmosfera con l’aiuto di un pallone aerostatico. All’inizio, si tratterà semplicemente di comunissima acqua; poi si passerà a elementi non presenti in atmosfera, come il titanio, il carbonato di calcio o addirittura la polvere di diamante. L’obiettivo è inquietante: trovare la molecola giusta in grado di schermare i raggi del sole. Perché non si sa mai.
Carbon Brief, un sito inglese che si occupa di politiche energetiche e ambientali, ha recentemente calcolato che fra quattro anni e pochi mesi il pianeta avrà raggiunto il punto in cui l’anidride carbonica presente in atmosfera renderà impossibile mantenere l’aumento della temperatura globale entro il grado e mezzo. In effetti sembra un po’ complicato. Bisogna tenere conto di due fattori: il carbonio emesso dalle attività umane nella stratosfera ha un effetto cumulativo (perché ci resta mediamente più di un secolo), e poi l’obiettivo degli 1,5 gradi centigradi è stato designato da tutti i paesi del mondo, nell’Accordo di Parigi, come la «soglia del pericolo». In realtà, l’analisi di Carbon Brief include delle percentuali di probabilità, e il superamento di questa soglia potrebbe avvenire anche più in là. Ma il messaggio di fondo non cambia: il tempo sta per scadere.
La bizzarra operazione degli scienziati di Harvard in Arizona serve per rispondere a una domanda: quale sarebbe la migliore soluzione per attenuare gli effetti più estremi di un clima impazzito? Per assurdo, una soluzione del genere non può che interessare l’intera Terra. È per questo che la chiamano geo engineering, l’ingegnerizzazione planetaria. E tutti sono d’accordo – a cominciare dai partecipanti di un congresso scientifico sul tema da poco svoltosi a Washington – che la scelta più efficace sia quella di cercare di schermare la radiazione della nostra stella. È stata battezzata geo-ingegneria solare. «Non è un’alternativa alla riduzione delle emissioni-serra», precisa il geologo Daniel Schrag, che partecipa al progetto.
Il metodo è esattamente quello usato dai vulcani in eruzione, che sputano in aria chilometri cubi di materiale capace di oscurare il cielo a lungo. Però lì c’è di mezzo lo zolfo, un atomo notoriamente capace di riflettere molte frequenze della radiazione solare, ma con sgradevoli effetti collaterali, come la distruzione dell’ozono che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette. «Si tratta di trovare il materiale ideale – spiega in un video Frank Keutsch, professore di chimica a Harvard – e la quantità ideale da distribuire. In teoria, potrebbe anche essere la polvere di diamante», che è una forma di carbonio puro. Sarebbe curioso se il carbonio del diamante ci aiutasse ad alleviare il nostro problema con il carbonio della CO2.
Il pallone che si leverà in volo vicino a Tucson rappresenta solo un micro-esperimento: interesserà una fascia di cielo larga cento metri e lunga un chilometro, a 20 chilometri di altezza. Ma abbastanza grande per testare le proprietà chimiche e fisiche di diversi atomi o molecole, a cominciare dall’innocua acqua.
Se un giorno infausto ci fosse davvero bisogno di usare la soluzione estrema del geoengineering, non sarebbe una cosa da poco. Si tratterebbe di usare aerei militari per spruzzare periodicamente le particelle nell’atmosfera, e in tutto il mondo. Ecco perché il «materiale ideale» deve essere ideale per davvero: la scienza dovrebbe avere la certezza che non provochi effetti collaterali, e i governi dovrebbero regolarne l’uso. ( ) L’idea di una possibile geo-ingegneria climatica, da sempre considerata a metà strada fra la fantascienza e l’impraticabilità, circola nella comunità scientifica da anni. Nel catalogo di queste teorizzate operazioni su scala planetaria c’è un po’ di tutto. Si potrebbero «fertilizzare» gli oceani con particelle di ferro, per aumentare il fitoplankton, e rimuovere così altra CO2 dall’atmosfera. Si potrebbero dipingere di bianco tutti i tetti del mondo, e riflettere così più energia verso lo spazio. Si potrebbero costruire degli «ombrelli» in orbita geostazionaria nello spazio, e via immaginando. Anche se, in realtà la soluzione più radicale sarebbe quella di «succhiare via» dall’atmosfera la CO2, per trasformarla in oggetti solidi (per esempio materiale da costruzione) dove resterebbe intrappolata per sempre. La tecnologia, forse primitiva, c’è già. Ma per avere dei successi concreti ci sarebbe bisogno di giganteschi impianti in grado di «depurare» l’aria in ogni angolo del mondo. Tutte cose facili a dirsi, ma difficili (o rischiose) a farsi.
Tuttavia, come implica il report di Carbon Brief, i rischi che si addensano all’orizzonte suggeriscono quantomeno di studiare, di prepararsi. I segnali climatici più inquietanti vengono dall’Artico, dove a dicembre si sono registrate temperature massime record, e il mese scorso l’estensione dei ghiacci ha toccato minimi record. I segnali politici, altrettanto inquietanti, vengono dalla cancellazione della legislazione climatica di Obama ad opera della nuova amministrazione americana. Il dubbio che gli Stati Uniti possano uscire dall’Accordo di Parigi, è quantomeno lecito. Sarebbe altro tempo perso e altro carbonio accumulato.
In questo scenario, l’ipotesi – oggi fantascientifica – di intervenire a livello globale per ridurre di qualche punto percentuale i raggi solari potrebbe apparire un giorno normale e necessaria. «Nel caso non riuscissimo a completare la transizione dalle energie fossili a quelle pulite in tempo da evitare conseguenze climatiche – dice Schrag, che insegna a Harvard ma è anche membro del comitato dei consiglieri scientifici della Casa Bianca – avremmo sempre pronta la possibilità di regolare la temperatura del pianeta».
Che simpatici che sono..... hanno negato sino ad ora, gridando "gomblotto!!!"
Adesso invece, che lo dicono gli """""scienziati""""" di Harvard, il fatto di schermare il sole
irrorando i cieli con aerei militari, potrebbe essere una cosa buona, sino ad apparire,
un giorno, "normale e necessaria".
Vi prendesse un accidenti.