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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 31/12/2017, 14:30 
E' un dato di fatto che prima o poi tutti i nodi verranno al pettine perché su questo pianeta siamo sempre di più e le risorse inizieranno prima o poi a scarseggiare a cominciare dal petrolio per cui va da se che i due blocchi (Usa/Europa e relativi alleati vs Russia, Cina e relativi alleati), verranno ad uno scontro frontale. Questa situazione potrà essere giocata in anticipo sulla Corea del Nord oppure essere posticipata ma sarà solo questione di tempo.

Le uniche variabili in gioco sono:

1) una eventuale implosione della società americana (o perché no di quella russa). Se infatti gli Usa possono in teoria rischiare una guerra civile lo stesso scenario potrebbe realizzarsi in Russia o anche in Cina.

2) fine dell'Unione Europea ed eventuale tentativo di annessione di vari paesi da parte della Russia.

3) Catastrofi naturali tipo un grande terremoto, un'eruzione (penso allo Yellowstone), o un grosso meteorite. In tal caso.

In tutti e 3 i casi qualche grossa potenza straniera potrebbe approfittare della situazione.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 31/12/2017, 15:20 
In Siria,a differenza di Usa ed Israele,sono intervenuti su richiesta di un governo legittimo(che piaccia o meno).Dalle mie parti,se una potenza straniera occupa i tuoi cieli ed il suolo con militari,si chiama aggressione.Ma si sa che in prossimita di quel lembo di territorio che si affaccia sul Mediterraneo,tutto possa accadere.....nella legittimita di autodifesa,bla,bla,bla....


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 31/12/2017, 17:00 
Amico mio, quando intervengono le grandi potenze sono sempre ..."chiamate"! [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 31/12/2017, 17:18 
Dopo il vertice di Pechino, la Cina “prenota” l’Afghanistan



A 16 anni dall’inizio della guerra in Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dell’alleato occidentale, sono destinate ad arrivare novità molto importanti sul futuro del Paese. Una di queste, forse addirittura più importante dell’invio di nuove truppe da parte degli Stati Uniti, è quella dell’ingresso formale della Cina di Xi Jinping nel progetto di stabilizzazione della regione. Martedì scorso, a Pechino, si è tenuto il primo incontro trilaterale Afghanistan-Cina-Pakistan, con il vertice fra il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il ministro degli Esteri afghano, Salahuddin Rabbani e il ministro degli esteri del Pakistan, Khawaja Asif. Si tratta del primo meeting dopo l’avvio del meccanismo di dialogo intrapreso in estate e rappresenta uno dei cardini dello sviluppo del progetto dell’One Belt One Road. L’obiettivo di Pechino è duplice: da un lato, fare in modo che il Pakistan (ormai alleato della politica cinese in Asia) riesca a stabilire un rapporto più proficuo con il governo di Kabul in modo da evitare sia la destabilizzazione del Paese sia l’ingresso dell’India nel teatro afghano; dall’altro lato, fare in modo che da questo rapporto più solido e stabile, anche la guerra in Afghanistan possa essere resa meno pericolosa per gli interessi cinesi nel Paese e per gli interessi che necessitano di transitare attraverso l’Afghanistan. Il governo di Pechino “spera che questo incontro contribuisca a migliorare le relazioni tra Afghanistan e Pakistan, a promuovere la cooperazione trilaterale e a contribuire alla pace, alla stabilità e allo sviluppo nella regione”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying. E quello che è scaturito dal meeting è stata la volontà del governo cinese di fare in modo che si apra il dialogo fra Kabul e talebani per avviare un processo di stabilizzazione del Paese.
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Il trilaterale del 27 dicembre è stata la formalizzazione di un rapporto fra Cina e Afghanistan già intenso, nonostante spesso venga tralasciato il gigante cinese quale attore di fondamentale importanza nel Paese. In realtà, proprio per l’importanza strategica dell’Afghanistan, a cavallo fra Cina e Iran, ma soprattutto per il confine terrestre che lega i due Stati, Pechino ha interessi molto importanti in tutto il territorio afghano e ha l’obiettivo di stabilizzarlo e inserirlo gradualmente nella sua sfera d’influenza. E l’apporto del Pakistan, alleato di Pechino, risulta in questo caso di fondamentale importanza per il teatro afghano, in particolare per i forti legami di Islamabad con i movimenti jihadisti nella regione, con cui il governo pakistano può decidere effettivamente le sorti del Paese. All’importanza degli interessi economici di Pechino in Afghanistan, in particolare per il settore minerario e per quello legato ai corridoi infrastrutturali ed economici fra Cina e Medio Oriente, l’interesse del governo cinese per Kabul è anche fondato sul fatto che il confine che lega la Cina ad Afghanistan e Pakistan scorre lungo la regione dello Xinjiang, vera e propria spina nel fianco della sicurezza nazionale cinese. La regione, abitata dalla minoranza turcofona degli uiguri e di religione islamica, è da sempre obiettivo della repressione del governo centrale di Pechino, e negli ultimi anni si assiste ad una crescita di movimenti jihadisti che pescano proprio nel grande bacino della regione dell’estremo occidente cinese. La sconfitta dello Stato islamico in Siria e Iraq e la vicinanza di Pakistan e Afghanistan allo Xinjiang, rende il trilaterale di martedì un vertice di grande rilevanza per tutta la regione e, in generale, per l’Asia.
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Lo scorso marzo, il presidente Xi Jinping parlò di una “grande muraglia di ferro” per contrastare l’estremismo islamico e i gruppi indipendentisti. Questa muraglia di ferro, inevitabilmente, comporta l’inserimento di Kabul nel progetto cinese di allargare la propria influenza in Asia centrale. A questo obiettivo di naturale antiterroristica, si aggiunge inevitabilmente anche un obiettivo geopolitico. A 16 anni dall’intervento americano – assolutamente non risolutivo nella lotta al terrorismo e fattore di ulteriore instabilità nella regione -, la Cina penetra in quello che fino a pochi anni fa era considerato un teatro di guerra di esclusiva competenza occidentale. Tuttavia, negli ultimi anni, molte cose sono cambiate. Il Pakistan, da alleato degli Stati Uniti in Asia, si è trasformato in un pilastro dell’espansione cinese nel continente. E l’Afghanistan, che è alla ricerca forsennata di stabilizzazione e di risorse economiche, trova nella politica cinese non solo garanzie di sicurezza grazie alla sua influenza su Islamabad (e quindi sui gruppi guidati da quest’ultima), ma anche un canale di introiti economici che per un Paese distrutto da anni di guerra risultano più che necessari. Il tutto mentre gli Stati Uniti, nell’ultimo documento sulla National Security Strategy, hanno segnalato proprio la Cina quale avversario strategico dei propri interessi nel mondo.

http://www.occhidellaguerra.it/vertice- ... ghanistan/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 31/12/2017, 19:34 
[:291]

Basi in allerta
Corea del Nord, Vladimir Putin raddoppia la presenza russa nel Pacifico



La base aerea australiana di Darwin era stata messa, ai primi di dicembre, in stato di allerta in coincidenza con esercitazioni di bombardieri russi in corrispondenza delle acque internazionali al largo dell’Indonesia, ha reso noto il Guardian citando fonti del ministero della difesa australiano. Avevano preso parte alle esercitazioni, le prime manovre aeree di Mosca nel Pacifico, due bombardieri Tu-95MS decollati dalla base aerea indonesiana di Biak e un centinaio di militari. La loro presenza nell'area non è casuale ma sottolinea l'intenzione di Vladimir Putin di rafforzare l'influenza russa sull'oceano Pacifico.

Leggi anche: Kim Jong-un sotto assedio. Missili, la mossa di Putin

Peter Jennings, esperto australiano di sicurezza nazionale citato dal Guardian, sostiene che la Russia stia "apertamente allargando la sua influenza fino alle periferie del mondo, ribadendo il suo ruolo nell'area del Pacifico. E lo fa spiegando la sua forza militare". Da Mosca, riporta il Giornale, cercano di minimizzare: "I voli della nostra Aeronautica sulle acque internazionali dell' Artico, del mar Nero e del Caspio, nonché quelli condotti dalla flotta del Pacifico rispettano pienamente gli standard delle leggi internazionali". Ma è un fatto che la tensione crescente tra Stati Uniti e Corea del Nord, abbia indotto il Cremlino a raddoppiare la presenza russa nell'area per affermare il suo ruolo nel Big Game del Pacifico.

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... fico-.html



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 04/01/2018, 19:25 
Annunciata nuova classe di sottomarini strategici russi




La Russia ha inserito nel suo programma di armamento statale 2017- 2027 una nuova variante della classe strategica Borei Progetto 955A denominata Borei B. Secondo Tass “i lavori di ricerca e sviluppo per il primo incrociatore missilistico sottomarino inizieranno entro l’anno. La prima unità Borei B sarà consegnata alla flotta nel 2026”. In base alle scarse informazioni diramate, i Borei B avranno il medesimo scafo dei 955A (Borei-II), propulsione pump-jet ed una serie di migliorie tecnologiche. Si prevedono almeno quattro unità Borei B. Considerando le otto unità del Progetto 955/A (I/II), le quattro unità della variante B ed il pensionamento dei Delta III/IV (2025/2030), la flotta strategica russa del 2030 sarà formata esclusivamente da sottomarini balistici classe Borei. La variante SSBN della classe Husky di quinta generazione potrebbe non entrare mai in produzione.
La flotta Borei

Lo scorso novembre si è svolta la cerimonia del varo del sottomarino strategico di quarta generazione Knyaz Vladimir, primo del Progetto 955/A. La prima unità della classe Borei II dovrebbe entrare in servizio con la Marina russa entro il prossimo marzo. La Marina russa riceverà otto sottomarini balistici classe Borei: tre 955 e cinque 955-A o Borei II. I 955 sono armati con sedici missili Bulava, i 955-A classe Borei-II con venti. Progettata su uno scafo idrodinamico pensato per ridurre le emissioni di rumore a banda larga, la classe Borei è la prima nella marina russa ad utilizzate una propulsione pump-jet. I sottomarini Borei sono lunghi 170 metri, con un diametro di 13,5 metri ed una velocità massima in immersione di 46 chilometri all’ora conferita dal reattore nucleare OK-650. La profondità operativa è attestata sui 380 metri (test massimo avvenuto a 450 metri). Il missile a tre stadi Bulava, nome in codice Nato SS-N-30 Mace, è la versione navale del più avanzato missile balistico russo, l’SS-27 Topol-M. Può essere lanciato anche in movimento. È lungo 12,1 metri, diametro di 2,1 metri e pesante 36,8 tonnellate: può colpire bersagli fino ad ottomila chilometri di distanza ed è progettato per equipaggiare esclusivamente i sottomarini nucleari classe Borei. Le modifiche sui Typhoon sono state ritenute troppo costose. Afflitto da numerosi problemi di sviluppo, il Bulava è stato dichiarato operativo dal Ministero della Difesa russo nel gennaio del 2013, ma i test sono ancora in corso. Ad oggi, la prima linea di fuoco spetterebbe ai Delta IV. La classe Borei è in grado di trasportare 148 missili R-30 Bulava per 1.480 testate ognuna delle quali di 100-150 kilotoni. La classe Borei II sarà in grado di lanciare 96-200 testate ipersoniche manovrabili indipendenti. Le piattaforme strategiche non sono unità d’attacco. Gli Ohio statunitensi ad esempio hanno 4 tubi lanciasiluri per l’autodifesa. A differenza di quanto si supponesse all’inizio, i Borei ne avrebbero addirittura otto da 533/650 mm, con una dotazione standard di quaranta siluri. E’ certamente una dotazione insolita per un boomer, ma è la medesima degli Akula. La classe Borei I/II sfrutta le sezioni frontali degli Akula incompleti: la larghezza dello scafo coincide esattamente. Sappiamo che gli Akula Progetto 971U K-337 Kuguar e K-333 Rys ed il Progetto 971 K-480 Ak Bars sono stati trasformati rispettivamente nelle unità strategiche Borei K-535 Yury Dolgorukiy, K-550 Alexander Nevsky e K-551 Vladimir Monomakh. Non è quindi sbagliato affermare che i Borei sono la versione strategica degli Akula.

L’ultimo sottomarino a propulsione nucleare classe Borei, lo Knyaz Pozharsky, è entrato in produzione il 23 dicembre scorso presso il cantiere Sevmash, a Severodvinsk. I primi tre Borei Progetto 955 sono il K-535 Yury Dolgoruky, il K-550 Aleksandr Nevskij ed il K-551Vladimir Monomakh. Il K-535 si è unito alla Flotta del Nord nel gennaio del 2013, seguito dal Nevskij alla fine di dicembre dello stesso anno. Il Nevskij è in servizio con la Flotta del Pacifico. Il K-551Vladimir Monomakh è entrato in servizio nel 2014 con la Flotta del Pacifico. Il K-535 Yuri Dolgoruky è assegnato alla forza di allerta permanente con missioni di pattugliamento nell’Artico. Il quarto Borei, lo Knyaz Vladimir, primo del Progetto 955/A, è entrato in costruzione nel luglio 2012 presso il cantiere Sevmash, nel nord della Russia. La costruzione del quinto sottomarino a propulsione nucleare Knyaz Oleg è iniziata nel luglio del 2014. I lavori sul sesto Borei, il Generalissimus Suvorov, sono iniziati nel dicembre del 2015. Poche settimane dopo anche il settimo Borei, battezzato Imperator Aleksandr III, è entrato in produzione nei cantiere di Severodvinsk. Il cantiere per l’ultimo sottomarino classe Borei e quinto della serie A, il Prince Pozharsky, è stato avviato il 23 dicembre scorso. Fino al 2026 la flotta strategica russa sarà formata, secondo i dati ufficiali del Ministero della Difesa russo da 13 sottomarini: sette Borei armati con missili Bulava e sei sottomarini Delta IV equipaggiati con i Layner. Il Cremlino ha in itinere diversi progetti speciali per le sue piattaforme sottomarine. Uno dei Borei sarà riconvertito per operazioni segrete.
Russia, il destino dei sottomarini strategici classe Husky

Ufficialmente i sottomarini di quinta generazione classe Husky dovrebbero entrare in servizio tra il 2035 ed il 2040. Sebbene le specifiche della classe Husky siano coperte da segreto militare, dovrebbero affiancare i sottomarini d’attacco classe Yasen (otto unità), anche se saranno costruiti in un numero maggiore rispetto al Progetto 885m. Per gli Husky si prevedono tre versioni basate sul medesimo scafo. La differenza principale sarà determinata dal sistema d’arma principale trasportato. Gli Husky-A sostituiranno la classe Akula, Sierra e Victor III. Gli Husky-B, variante SSGN, sostituiranno la classe Antey, progetto 949A. La variante SSGN potrebbe essere la prima al mondo equipaggiata, come dotazione standard, con missili da crociera ipersonici Zircon. Gli Husky-C, variante SSBN, dovrebbero essere sostanzialmente più grandi così da ospitare i missili balistici intercontinentali. Tuttavia, è altamente improbabile che gli SSBN classe Husky possano entrare in produzione.
Gli Husky SSN e SSGN

La classe Husky sarà molto più piccola con un dislocamento di seimila tonnellate nella configurazione A e (si spera) meno costosa della classe Yasen. Appare evidente che la classe Husky trasporterà meno missili rispetto ai Progetto 885M da 13.800 tonnellate. Gli Husky potrebbero implementare un certo grado di automazione con alcuni dei sistemi già testati nel progetto 705 classe Lira. Mosca potrebbe essere riuscita ad ottimizzare la tecnologia del reattore a metallo liquido: la classe Lira utilizzava il piombo-bismuto per raffreddare i reattori. Se così fosse, i progettisti sarebbero riusciti ad ovviare alle criticità tipiche che palesa un tale sistema. Nello specifico, un reattore a metallo liquido genera più energia ed è molto più compatto rispetto a quelli ad acqua pressurizzata. Tuttavia, il metallo liquido impone una temperatura ottimale costante e strutture esterne di supporto per la rimozione degli ossidi. Gli Husky potrebbero introdurre il massiccio impiego di materiali compositi, già testati nella classe Yasen, nel tentativo di ridurre drasticamente le loro firme acustiche. Anche in questo caso, abbiamo soltanto indiscrezioni. Mosca continua ad investire enormi risorse per la sperimentazione di nuovi materiali compositi multistrato, in grado di ridurre la firma acustica, isolare le vibrazioni o assorbirle. I russi sono convinti di riuscire ad utilizzare i nuovi materiali compositi per realizzare ogni parte degli Husky, scafi compresi. Il primo test in mare con il nuovo materiale composito si svolgerà entro il prossimo anno. Gli Husky-A dovrebbero affiancare i sottomarini d’attacco a propulsione nucleare Super Akula, Yasen e quelli diesel elettrici Varshavyanka (sebbene non siano indicati per i pattugliamenti oceanici). Lo scorso lugio il Rubin Central Design Bureau, che ha anche progettato e sviluppato la classe Borei, ha completato il lavoro di progettazione preliminare sul nuovo sottomarino di quinta generazione denominato Progetto Kalina. Il nuovo sottomarino diesel-elettrico sarà presumibilmente basato sul Progetto 677 Lada. Gli Husky-B, variante SSGN dovrebbero affiancare gli Oscar-II portati allo standard 949AM. Così come avvenuto per altri asset di nuova generazione in via di sviluppo, il principale nemico degli Husky è l’economia russa ed i vincoli di bilancio (basti pensare ai costi raggiunti dai sottomarini classe Yasen).



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/01/2018, 22:09 
Cita:
Svezia: State Pronti per sopravvivere da soli almeno una settimana



Il governo svedese ha informato i suoi cittadini di prepararsi per sopravvivere da soli per almeno una settimana, un consiglio piuttosto insolito da parte della Svezia. Ci sono problemi all’orizzonte?



Poco prima di Natale, nel più assoluto silenzio il governo svedese ha pubblicato un documento intitolato “Resilienza”. All’inizio, si consigliava alla cittadinanza di prepararsi a restare per 3 giorni senza aiuto, ma sembra che fosse un passo troppo breve. Il governo si sta preparando ad una emergenza civile di 3 mesi e sta chiedendo anche ai cittadini ad assumersi la stessa responsabilità.

E’ una cosa che suscita una certa meraviglia, questa notizia, vero?

Una pubblicazione che si chiama SVT oggi ha scritto:

“Vista l’attuale situazione della politica di sicurezza che viviamo, diciamo che a livello governativo faremo la nostra pianificazione per far fronte a una crisi di sicurezza di tre mesi”, afferma Eva-Lena Fjällström, Vice Direttore del Consiglio Amministrativo della contea di Västerbotten.

In precedenza, la cittadinanza era stata informata di organizzarsi per far fronte a tre giorni di autonomia in caso di crisi. Ora l’autonomia è stata estesa a una settimana.

“Penso che sia importante che la gente possa gestirsi da sola. La società è cambiata, è vulnerabile e complessa ed ha molte dipendenze. Possono verificarsi facilmente delle turbative, quindi noi dobbiamo essere pronti a gestirci da soli” – ha affermato Eva-Lena Fjällström. (fonte)

La stessa pubblicazione ha presentato un video con le istruzioni per allestirsi in casa una “crisis box”.
Il governo svedese sta anche spingendo i giovani a prepararsi meglio.

È anche interessante notare che a novembre scorso è già stato pubblicato un articolo che introduce la stessa idea su questa preparazione orientato verso i diciottenni. (Bisogna chiedersi se quella sia stata una prima cortesia mentre si preparava una bozza successiva?) L’articolo faceva riferimento a uno studio fatto per misurare i livelli di preparazione dei giovani del paese.

“Per rafforzare il grado di preparazione degli svedesi alle emergenze, è importante che il maggior numero possibile di persone sia pronto ad essere autosufficiente durante una crisi. Per questo motivo, è auspicabile che, in situazioni di crisi, almeno nove diciottenni su dieci possano assumersi la propria responsabilità, sia per se stessi che per i loro parenti “, afferma Nils Svartz, Vicedirettore Generale del MSB.

Tuttavia, un sondaggio dimostra che molti giovani non sono pronti ad affrontare una crisi. Solo uno su tre dispone di riserve di acqua per tre giorni e ancora meno sono pronti per comunicare e ricevere importanti informazioni dalla radio se l’elettricità non dovesse funzionare.(fonte)

Alcuni svedesi vedranno questo atteggiamento come un diverso modo di vivere.

Il canale YouTube Swedish Homestead (vedi QUI) ha recentemente pubblicato un video che dove si discuteva sull’avvertimento del governo nazionale che chiedeva agli svedesi di prepararsi a gestire la propria vita per almeno una settimana senza l’aiuto del governo. Secondo il vlogger, questo comportamento non è una regola in Svezia e il governo si sta comportando come “il Grande Fratello che gestisce tutto”.

Si sono usate parole come “guerra” e “crisi”, ma sembra che non siano stati forniti molti dettagli sull’esatta natura della minaccia.

Guarda su youtube.com


Molte persone in Svezia sarebbero incredibilmente vulnerabili in una situazione in cui fossero costrette a essere indipendenti. Inoltre, un notevole afflusso di migranti deve aver messo a dura prova l’uso delle risorse. Quasi il 20% della popolazione è immigrata da un altro paese – 1.7 milioni di persone in Svezia sono nate all’estero in un paese con una popolazione di 9.9 milioni.
Gli svedesi non sono gli unici a non essere pronti

Ma non vedremmo gli stessi tipi di problemi di cui si parla nel video anche qui in America? Quanti americani potrebbero andare avanti per settimane o mesi con il cibo che hanno in dispensa o con quello che possono produrre da soli? Quanti americani lavorano la terra ad uso personale? Quanti americani hanno le competenze per produrre effettivamente cibo per loro stessi e per procurarsi acqua potabile sicura?

Purtroppo, non sono molti.

Proprio come la Svezia, molti americani sono bloccati dentro un sistema in cui ci si affida a beni importati, a bere acqua municipale e a un sistema di trasporti affidabile che consegni rifornimenti su base regolare.

Anche se forse non ci piace pensarci, una grande maggioranza della popolazione non sarebbe in grado di essere autosufficiente durante una emergenza che duri anche solo pochi giorni.

Il mondo sembra diventare sempre più pericoloso ogni anno, soggetto a minacce di devastazione nucleare, di guerre per il petrolio, di crollo economico e di problemi di religione. Il nostro paese è rigidamente diviso in un paradigma di destra e sinistra. Così anche se nessuno di noi può risolvere personalmente quei problemi, potremmo almeno prepararci a prenderci cura delle nostre famiglie, a proteggere la nostra proprietà e a restare informati.



https://comedonchisciotte.org/svezia-st ... settimana/

https://www.svt.se/nyheter/lokalt/vaste ... a-for-kris


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/01/2018, 22:15 
Non riesco a vedere la relazione tra la Svezia e "i passi che ci condurranno alla terza guerra mondiale" (il titolo del 3d). Cosa potrebbe mai accadere di cosi grave in Svezia?? Un golpe? (non mi pare ce ne siano le motivazioni), un'invasione russa??? (Non credo che Putin sarebbe così ingenuo), un virus fuori controllo??? Boh!! non riesco proprio ad arrivarci.



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MessaggioInviato: 13/01/2018, 00:16 
ma ogni tanto ste notizie ch enon si capisce se siano bufale o no escono fuori, tipo lo scorso hanno anche la germani allertò i cittadini, e poi nulla. ogni tanto escono. bisognerebbe controllare bene.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/01/2018, 00:41 
sottovento ha scritto:
Non riesco a vedere la relazione tra la Svezia e "i passi che ci condurranno alla terza guerra mondiale" (il titolo del 3d). Cosa potrebbe mai accadere di cosi grave in Svezia?? Un golpe? (non mi pare ce ne siano le motivazioni), un'invasione russa??? (Non credo che Putin sarebbe così ingenuo), un virus fuori controllo??? Boh!! non riesco proprio ad arrivarci.


Gli svedesi hanno paura di un invasione russa

http://www.analisidifesa.it/2017/03/la- ... o-di-leva/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/01/2018, 13:31 
Sì, in effetti un po' tutti da "quelle parti" ... [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/01/2018, 15:46 
La Svezia benché non aderisca alla Nato è uno stretto alleato degli Usa ed ha partecipato anche a diverse campagne militari a cominciare dall'Afghanistan, inoltre fa comunque parte dell'Unione Europea dal 1995 ed è membro dell'Onu. Immaginare un'invasione russa significherebbe guerra certa tra Russia e paesi Ue/Nato.



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MessaggioInviato: 13/01/2018, 20:18 
Ecco, bisogna vedere se l'Europa fa come con Hitler: ma sì, adesso si ferma ...! [^]



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Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/01/2018, 21:10 
Io farei scorte alimentari in Libano......e non per invasioni russe,ma.....invece,in quelle zone non pensano minimamente a fermarsi:e non sono nè russi nè tedeschi.


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Essere Interdimensionale
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/01/2018, 22:14 
Prove generali?

Cita:


“E’ imminente l’arrivo di un missile balistico. Non è un’esercitazione”. Clamoroso errore alle Hawaii
Sui telefonini dei residenti e dei turisti alle Hawaii è arrivato lo spaventoso messaggio automatico di allerta che avvisava. Ma era un falso allarme

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http://www.lastampa.it/2018/01/13/ester ... agina.html


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