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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 28/02/2018, 04:43 
"2,8 milioni per entrare nell'affare": così i soldi della camorra finanziano le aziende del Nord

La quarta puntata di Bloody Money (clicca qui per le altre puntate)

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Nunzio Perrella, ex boss della Camorra, per anni ha gestito il traffico dei rifiuti in tutta Italia. Dopo 21 anni passati agli arresti domiciliari, è tornato ad essere un cittadino libero, e ha proposto allo Stato di infiltrarsi di nuovo nell'ambiente, scegliendo poi Fanpage.it per mostrare il diffuso sistema delle mazzette ai politici negli appalti per la gestione dell'immondizia e mettendo a rischio la sua incolumità e quella dei suoi familiari.

Nella quarta puntata ci spostiamo dalla Campania al Veneto, dove il nostro intermediario viene coinvolto in un grosso affare riguardante lo stoccaggio di gas da una lobbista, Grazia Canuto, che proverà a costruire relazioni tra vari attori tra cui un importante imprenditore dell’area di Marghera.


Formato file: mp4

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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 28/02/2018, 13:42 
questi 5 stelle... Ecco perchè sono così osteggiati perchè se entrano nei posti di "comando" è finita la pacchia! Si stanno cacando addosso soprattutto se verrà inserito l'agente sotto copertura anche per i reati legati alla corruzone e non solo per droga, terrorismo,n pedopornografia e quant'altro.



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 01/03/2018, 03:21 
MaxpoweR ha scritto:
questi 5 stelle... Ecco perchè sono così osteggiati perchè se entrano nei posti di "comando" è finita la pacchia! Si stanno cacando addosso soprattutto se verrà inserito l'agente sotto copertura anche per i reati legati alla corruzone e non solo per droga, terrorismo,n pedopornografia e quant'altro.



Per questi motivi hanno sfornato la legge porcata (Rosatellum Bis).

Formato file: php



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 01/03/2018, 10:21 
Comunque, anche qui, in Brescia, e d'intorni, non è meglio: tumori e leucemie all'ordine del giono! Gente che "se ne va" in pochi mesi! [8)]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 01/03/2018, 17:35 
Perchè grazie ala sana politica degli ultimi 30\40 anni il territorio italiano è diventato una discarica a cielo aperto delle peggio porcherie a livello della Somalia. Per loro fortuna c'è chi continuerà a votarli imperterrito per poi lamentarsi quando un parente o un amico schiatta a causa di un pomodoro fluorescente o di acqua al sapore di Pfas.

Chi è causa del suo mal, SI FOTTA! :)



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 11/03/2018, 02:06 
Bloody money: inchiesta su rifiuti, affari e politica

"Cosa ha svelato l'inchiesta di Fanpage.it": Roberto Saviano racconta Bloody Money


Formato file: mp4



pubblicato il 8 marzo 2018 alle ore 19:24

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Roberto Saviano ripercorre i quattro video sinora pubblicati nell'ambito dell' inchiesta Bloody Money, spiegando il contesto e i meccanismi in cui si inseriscono gli affari documentati dalla microcamera trasportata dall'ex boss Nunzio Perrella. L'autore di Gomorra dà, tra l'altro, una dimensione dell'emergenza entro cui si agisce, quanta è l'immondizia da smaltire e qual è il giro di affari capace di generare.
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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 15/03/2018, 01:22 
Bloody money: inchiesta su rifiuti, affari e politica


Bloody Money 5 - I capannoni dei veleni al Nord Italia e la cricca dei rifiuti: "Usiamo un ligure"


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Un trafficante di rifiuti offre all'ex boss pentito Nunzio Perrella un nuovo affare legato allo smaltimento.

A spiegare il meccanismo di questi "maneggi", un nuovo personaggio: il "ragioniere".

L'uomo racconta come riesca ad avvicinare e infiltrare aziende in crisi.
L'affare in questione è legato a un impianto di riciclaggio di rifiuti in provincia di Verona.
Sfruttando i permessi che gode questo stabilimento, si fanno arrivare nell'impianto i rifiuti pericolosi.


Poi, avvolgendoli semplicemente nel cellophane e senza alcun trattamento specifico, vengono fatti uscire con un'altra dicitura: invece che rifiuti pericolosi, semplice plastica.
Successivamente vengono trasportati in capannoni affittati ad hoc con dei prestanome e lì stoccati fino al riempimento completo e poi abbandonati o incendiati. Ma il business parte troppo presto, i capannoni che dovrebbero accogliere i rifiuti fittiziamente trattati non ci sono ancora e scoppia un pandemonio.
L'amministratore "fittizio" – quello cioè inserito nell'azienda dalla cricca – autorizza quindi lo scarico a Verona e la situazione, ormai fuori controllo, precipita.
Il "vero" proprietario dell'impianto che non si aspettava di ritrovarsi l'azienda piena di scarti maleodoranti e pericolosi, va su tutte le furie e nasce un lungo e teso dibattito con l'ansia crescente che le forze dell'ordine possano arrivare da un momento all'altro e arrestare tutti. Dopo questo episodio, Fanpage.it decide di andare in Procura e denunciare quello che stava accadendo.


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MessaggioInviato: 26/03/2018, 03:02 
Bloody money: inchiesta su rifiuti, affari e politica



Bloody Money 6 - Così la criminalità sversa i rifiuti tossici nelle campagne: "Sono io l'Immortale di Gomorra"

pubblicato il 24 marzo 2018 alle ore 14:20
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Nel sesto video di Bloody Money le telecamere di Fanpage.it tornano in Campania per indagare lo smaltimento illegale dei rifiuti nei Regi Lagni, gli storici canali della regione che sfociano nel mare e che negli anni sono diventati il mezzo per gli svernamenti illeciti dei rifiuti. A mostrarci come i liquidi tossici vengono scaricati nei Regi Lagni è un personaggio legato alla criminalità organizzata che si presenta come "Il vero immortale", definizione che gli è stata data per essere sopravvissuto a 4 agguati. Attraverso Nunzio Perrella, ex boss pentito, infiltrato per Fanpage.it, contattiamo "l'immortale" per portarci nel posto dove la sua organizzazione è solita sversare i rifiuti tossici attraverso un tombino collegato con i Regi Lagni. All'incontro parteciperà anche il direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, in veste di un imprenditore del Nord che ha la necessità di smaltire illegalmente gli scarti della produzione dell'inchiostro.


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MessaggioInviato: 08/04/2018, 04:53 
Bloody Money 7 - Il business degli esseri umani: "Migranti sono oro. Chi controlla? Solo i cittadini"

pubblicato il 3 aprile 2018 alle ore 12:58
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Nella settima e ultima puntata di " Bloody Money" Nunzio Perrella, l'ex boss di camorra infiltrato per Fanpage.it, incontra a Vedelago, in provincia di Treviso, un imprenditore che si occupa di rilevare aziende in crisi, rimetterle in sesto e venderle al miglior offerente.
Si tratta di Stefano Fuso, che dice di essere legato agli ambienti della massoneria, che propone a Perrella un affare ghiotto: la cessione di Punto Riciclo, l'azienda di sua proprietà specializzata nel trattamento dei rifiuti da imballaggio, per dedicarsi ad un nuovo business, e cioè l'accoglienza dei migranti.

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MessaggioInviato: 03/07/2018, 01:54 
Basta morti! La nostra road map per affrontare il dramma delle Terre dei fuochi


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di MoVimento 5 Stelle
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Sulla questione 'Terra dei fuochi' il governo è già al lavoro, così come i portavoce del Movimento. Quello che accade oggi in quel lembo di territorio campano – la devastazione ambientale con le sue pesanti conseguenze sanitarie – lo abbiamo denunciato per primi. Così come per primi abbiamo detto che purtroppo di Terra dei fuochi nel nostro Paese non ce n’è una soltanto. Sappiamo anche quali dinamiche malate hanno prodotto questi disastri: l’assenza pressoché totale di attività preventiva, una macchina dei controlli troppo lenta e farraginosa e poi competenze e responsabilità disperse in mille rivoli, che danno la possibilità a criminali senza scrupoli di muoversi agevolmente nelle maglie troppo larghe della legislazione attuale.

Così accade che ancora oggi chi abita nelle zone altamente inquinate – i cosiddetti Sin, Siti di interesse nazionale da bonificare – abbia il 9% in più di possibilità di contrarre un tumore rispetto alla media nazionale, da 0 a 20 anni di età. Stando allo studio Sentieri dell’Istituto superiore della sanità, che riguarda dati raccolti dal 2006 al 2013, “l’eccesso di incidenza rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin”. Per giunta, questi esiti riguardano soltanto i luoghi dove è attivo il registro tumori: 28 siti sui 45 oggetto dello studio. Questo è ciò che accade nelle Terre dei fuochi italiane: all'Ilva di Taranto, nelle miniere del Sulcis in Sardegna, intorno al petrolchimico di Porto Marghera in Veneto, a Gela in Sicilia, Casale Monferrato in Piemonte, sul litorale flegreo e in tante altre aree del Paese.

Che fosse urgente intervenire con provvedimenti più efficaci lo abbiamo sempre sostenuto, e lo ha recentemente confermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, non a caso designato a ricoprire questo importante incarico. Da generale del Corpo Forestale e poi dei Carabinieri Forestali è stato uno dei principali artefici delle inchieste contro gli ecomafiosi, ha svelato traffici di rifiuti tossici e scoperto discariche illegali che sono delle vere e proprie bombe ecologiche. Conosce benissimo le dinamiche e gli interessi che stanno dietro questo sporco giro d’affari e ha altrettanto chiaro quali siano le falle nel sistema di prevenzione e contrasto.

Ecco perché il governo e il nuovo Parlamento su questa vicenda non hanno perso né perderanno tempo. A breve arriveranno i primi decreti: metteremo ordine, stabiliremo una road map per ridare speranza agli abitanti di questi territori. Ciascuno potrà sapere chi deve fare cosa e quando, partecipare al controllo del proprio territorio e verificare che le azioni programmate siano realizzate, presto e bene. A cominciare dalle bonifiche, urgenti e necessarie ma anche troppo appetibili per le mafie: insieme, Parlamento, governo e cittadini, dobbiamo sorvegliare affinché il recupero ambientale delle aree inquinate non finisca nelle mani degli stessi che hanno causato il disastro.

Piuttosto, la riqualificazione deve rappresentare un’opportunità anche economica per chi dagli ecocriminali è stato per anni penalizzato dal punto di vista ambientale, sanitario e delle opportunità di sviluppo del territorio. I nostri portavoce si faranno garanti di questo metodo e del raggiungimento degli obiettivi lavorando, come sempre, fianco a fianco con i cittadini. Non ci fermeremo fin quando le Terre dei fuochi italiane non saranno diventate terre di ritrovata speranza.
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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 16/07/2018, 06:23 
Business dei rifiuti, al Nord il rischio di una nuova Terra dei fuochi


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Secondo l’ultima relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, negli ultimi 3 anni il 47,5% degli incendi all’interno di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti è avvenuto al Nord


di Diletta Giuffrida
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Un impianto per lo smaltimento di rifiuti che a Mortara, in provincia di Pavia, improvvisamente prende fuoco. Proprio nel giorno in cui i tecnici di Arpa avrebbero dovuto eseguire un controllo programmato. Pochi mesi dopo un capannone abbandonato, a Corteolona, viene inspiegabilmente avvolto dalle fiamme. Prima e dopo ancora incendi uno dopo l’altro senza un’apparente spiegazione, dal bresciano a Gaggiano, Stradella, Senago e Bruzzano. A bruciare sono sempre rifiuti. E quasi sempre, da qualche anno a questa parte, bruciano al Nord. Tanto che più d’uno si è spinto a parlare del rischio di una nuova Terra dei fuochi.

D’accordo o meno, è un fatto che negli ultimi tre anni il 47,5% degli incendi avvenuti all’interno di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti è avvenuto al Nord, e di questi il 20% è di origine dolosa. A dirlo è l’ultima relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. È da qui che parte il nostro viaggio, nel tentativo di capire cosa c’è, se qualcosa c’è, dietro alla lunga catena di incendi che dal Friuli al Piemonte sta mandando in fumo migliaia di tonnellate di rifiuti.
L'inversione del ciclo dei rifiuti

Per capire cosa stia davvero accadendo è necessario tornare a un’inchiesta della Procura di Brescia avviata nell’ottobre 2014 proprio dopo un incendio all’interno di un capannone della Trailer spa, con sede a Rezzato, nel cuore cioè della Lombardia. Quella indagine per la prima volta svelò un illecito passaggio di rifiuti da Sud a Nord, in particolare da Giugliano e Tufino, in Campania, alla Aral, uno stabilimento in provincia di Alessandria, dove, stando alle indagini condotte dai carabinieri del Noe, i rifiuti venivano sversati tali e quali, cioè senza aver ricevuto alcun trattamento e senza essere stati stabilizzati per i canonici 21 giorni, come invece sarebbe necessario per abbattere la carica batterica. Quell’inchiesta, nel luglio del 2017, ha portato all’arresto dell’imprenditore lombardo dei rifiuti Paolo Bonacina e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 26 persone.

Lo sa bene il Tenente Colonnello Massimiliano Corsaro, Comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Ambientale di Milano, che a quell’indagine diede un contributo determinante. “Il fatto che i rifiuti arrivino al Nord è legale e fisiologico perché il Nord Italia ha la maggior parte degli impianti che trattano rifiuti. Basti pensare che in Lombardia sono oltre 2.700, nel Veneto 1.500 – ci spiega. L’illegalità si manifesta però quando parte dell’imprenditoria persegue l’illecito profitto in modo spasmodico”. A introdurre la possibilità di spostare anche i rifiuti urbani indifferenziati fuori regione, è stata una norma contenuta all’interno del cosiddetto sblocca Italia del 2014. “Se ho intenzione di arricchirmi in maniera illecita – aggiunge il Colonnello Corsaro – ieri come oggi acquisisco la partita di rifiuti e introito la corrispondente cifra di danaro, poi magari li trasporto fino alla mia azienda e gli do fuoco. Così facendo ho accorciato allo stremo la filiera massimizzando il profitto”. Ma non ci sono solo le fiamme al Nord, o almeno non solo quelle all’interno degli stabilimenti. “Un altro fenomeno che stiamo documentando maggiormente in quest’ultimo periodo – continua Corsaro – è che i rifiuti vengono trasportati al Nord, ma anziché venire stipati in azienda vengono abbandonati in capannoni sparsi nel paese e ormai in disuso”.
I capannoni abbandonati

I capannoni abbandonati appunto. Come quello di Corteolona-Genzone, nel pavese, dove il 3 gennaio 2018 è divampato un rogo in cui sono andate bruciate circa duemila tonnellate di rifiuti che lì dentro erano stati illecitamente nascosti. Che qualcosa non andasse da quelle parti lo sapeva il sindaco, che aveva presentato anche un esposto alla procura di Pavia, e lo sapevano soprattutto le Guardie Ecologiche Volontarie, come il comandante di Inverno-Monteleone, Maurizio Macchetta, che ci accompagna in un sopralluogo, a mesi di distanza da quel rogo, davanti allo scheletro annerito di quel capannone.

“C’eravamo accorti tutti di movimenti strani di camion, ma non sapendo cosa ci fosse dentro a quel capannone non potevamo immaginare – ci racconta Macchetta con l’aria di chi avrebbe voluto a tutti i costi evitare quello scempio. Lì dentro negli anni ’70 facevano caldaie, poi il capannone è rimasto in disuso per anni finché hanno rifatto il tetto. Pensavamo che stessero ristrutturando per iniziare qualche altra lavorazione e invece hanno rifatto il tetto per riempirlo di rifiuti e poi è successo quel che è successo”. Dopo quell’incendio, l’ennesimo tra le risaie della Lomellina, il prefetto di Pavia Attilio Visconti ha deciso di costituire un nucleo ambiente che si è occupato di censire tutte le aree a rischio, capannoni abbandonati compresi, dei 188 comuni della provincia. “Già dopo l’incendio alla Eredi Bertè di Mortara – ci dice il Prefetto – sebbene mi fossi appena insediato, mi resi conto della situazione della Lomellina, in cui si erano già verificati diversi incendi. Questo veniva collegato all'’appetibilità della zona rispetto a possibili infiltrazioni criminali dedite alla speculazione e al riciclaggio di materiale solido e di scarto, cosa che non mi stupì considerato che la nostra provincia essendo pianeggiante e di facile accesso può risultare interessante per chi deve nascondere o stoccare materiale solido”. Alla fine nella sola provincia di Pavia si è arrivati a contare 284 strutture abbandonate o dismesse di cui 164 sono capannoni potenzialmente a rischio e 76 sono siti con presenza accertata di rifiuti.
Le discariche a cielo aperto

Poi ci sono le discariche a cielo aperto. Tonnellate di rifiuti di ogni tipo, dai mobili agli elettrodomestici, dalle carcasse di auto al materiale ferroso, alle lastre di eternit accumulati illecitamente su aree più o meno abbandonate e sempre con la compiacenza di qualcuno. Come a Bornasco, una decina di km da Pavia, dove lo scorso febbraio sono stati sequestrati circa 20mila metri cubi di rifiuti, o come l’ultima scoperta dall’Arpa, l’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale, a Mortara all’interno di una struttura fatiscente. “Grandi quantità di rifiuti come queste, soprattutto quando abbandonate a cielo aperto – ci spiega Fabio Cambielli, responsabile Arpa dei controlli delle attività produttive della zona – rappresentano un doppio pericolo. Non soltanto qualora dovessero prendere fuoco, ma anche quando vengono esposti a piogge battenti perché potrebbero, nella peggiore delle ipotesi per fortuna non frequente, arrivare a inquinare la falda acquifera”. Cambielli la mattina del 7 settembre 2017 avrebbe dovuto eseguire un controllo programmato alla Eredi Bertè di Mortara, controllo che non fu possibile perché qualche ora prima dell’appuntamento lo stabilimento fu avvolto dalle fiamme. Cosa che però non gli impedì di capire che la quantità di rifiuti presente all’interno di quello stabilimento era di molto superiore a quella che la ditta era autorizzata a trattare. In seguito a quel rogo la Procura di Pavia ha messo sotto sequestro l’azienda che però misteriosamente, mesi dopo, il 22 giugno, è tornata a bruciare.
La Cina

Ad aggravare una situazione già critica c’è anche la chiusura decisa a gennaio dalla Cina, dell’importazione di rifiuti plastici provenienti dall’Europa. Uno stop che rischia di pesare anzitutto sulla regolare gestione dei rifiuti in Italia perché molte aziende non avranno più quello che finora era stato un naturale sbocco verso l’oriente di questo tipo di rifiuti. Basti pensare per esempio che nel solo 2016 la Cina ha importato oltre 7 milioni di tonnellate di plastica che equivalgono al 70% della produzione mondiale. E allora cosa accadrà? “Succederà che il mercato dovrà riassettarsi – ci spiega il Colonnello Corsaro, che già da tempo studia il fenomeno e le possibili conseguenze che avrà – e come spesso accade il rischio è che si creino spazi in cui la criminalità potrà avere vita facile”. Come dire che la situazione, stando così le cose, sembra inesorabilmente destinata a peggiorare
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MessaggioInviato: 22/07/2018, 10:10 
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La cosiddetta Terra dei fuochi era una bufala di dimensioni epiche come il Foglio ha da sempre tentato di dimostrare. Ma la eco mediatica fu forte. Si propagò dalla stampa nazionale a quella mondiale (New York Times). Per anni è risuonata sui media soprattutto per opera incessante del parroco dello sfortunato quartiere Parco Verde in periferia di Napoli, don Patriciello, che malediceva i pomodori sull’altare e parlava di “‘biocidi” (neologismo che è contraddizione in termini: “La vita che uccide”) con la conseguenza di imputare agli agricoltori di località Caivano la colpa di produrre ortaggi su terreni contaminati da fusti ricolmi di scorie radioattive – che non sono mai stati trovati nonostante la Guardia forestale avesse a disposizione mezzi eccezionali per riuscirci. Bene. Gli agricoltori non coltivavano su terreni inquinati, ma la terra gli fu sequestrata e persero migliaia di euro. Il settore agricolo campano, la Campania felix, fu sputtanato in tutto il globo.

A sentire don Patriciello lì i bambini cadevano come mosche, un’incidenza di tumori sopra la media. Invece le prime indagini dell’Ospedale Santobono di Napoli, validate dal controllo indipendente della Associazione italiana registri tumori, riportate dal Mattino, dicono che “i dati preliminari di incidenza del Registro dei tumori infantili in Regione Campania indicano che, nel periodo 2008-2012, i tassi standardizzati per tumori maligni nei bambini e negli adolescenti campani (0-19 anni) risultano in linea con i dati osservati nello stesso periodo a livello nazionale e non si evidenziano differenze statisticamente significative in nessuna delle cinque province della regione”. Nessuna epidemia tumorale per colpa dei maledetti pomodori. Patriciello farà penitenza?

https://www.ilfoglio.it/cronache/2017/0 ... ua-129847/

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La più articolata e clamorosa bugia degli ultimi anni. Una bugia che ha provocato, nel triennio 2012-2014, il collasso del settore agroalimentare regionale con la distruzione di centinaia di piccole e medie imprese per un danno, calcolato per difetto, di circa cento milioni di euro.

Napoletano, 59 anni, laureato in Scienze agrarie e specializzato in diritto dell'ambiente, Costa passa nei ranghi dell'Arma a fine 2016, quando il Corpo forestale dello Stato - di cui all'epoca è comandante regionale campano - viene assorbito nei carabinieri. È sotto la sua guida che, nel novembre 2012 il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando provinciale di Napoli sequestra, sulla base di una fonte confidenziale, un terreno di cavolfiori a Caivano. Le foglie gialle degli ortaggi, che secondo gli inquirenti testimoniano una «anomalia della vegetazione» dovuta alla presenza di veleni nel fondo, si scoprirà sono semplice marcescenza dovuta alla stagnazione dell'acqua nel terreno. La Procura però, di lì a poco, inizia a «requisire» decine di ettari. Un coltivatore, quando si trova gli uomini in divisa davanti a casa, divora, in preda a una crisi di nervi, un cavolfiore crudo sotto gli occhi increduli dei sottufficiali. Vuole dimostrare che i suoi prodotti sono genuini. La prova, peccato per lui, non è ammessa: scattano i sigilli alla serra.

È il tempo delle previsioni apocalittiche del pentito Carmine Schiavone, l'ex boss dei Casalesi che diventa ospite fisso delle trasmissioni radical-chic preconizzando milioni di morti entro pochi anni e catastrofi da guerra atomica. Racconta di aver sepolto, a ridosso della lingua di terra che bacia le province di Napoli e di Caserta, ogni tipo di schifezza. Addirittura «scorie radioattive» e «fanghi termonucleari». I sopralluoghi e gli scavi lo smentiranno ma tanto basta perché la psicosi prenda il sopravvento.

Gli uomini di Costa mettono sotto chiave coltivazioni e pozzi irrigui perché le caratteristiche dei terreni superano le concentrazioni di soglia contaminazione. Il motivo? Sono di origine vulcanica, come dovranno ammettere gli stessi pubblici ministeri che dissequestreranno tutto dopo un paio di anni di infruttuosi approfondimenti tecnico-scientifici. In un'occasione, l'allora ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo partecipa a un sopralluogo congiunto Forestale-Arpac, con tanto di mascherina, durante le operazioni di scavo per il recupero di 60 fusti tossici. Dalle viscere della terra sbucano invece quindici bidoncini di pittura, ma sui giornali nessuno osa ridimensionare la sensazionale scoperta. Costa, intanto, diventa una star. Rilascia interviste a tv e giornali, e partecipa a incontri di piazza con ambientalisti e associazioni. Su YouTube c'è ancora una ricca selezione di dichiarazioni.

Dal 2016, le inchieste aperte sulla base delle confessioni di Schiavone si archiviano con la stessa facilità con cui si sono aperte. Il boss, prima di morire d'infarto, in un monologo tv disse di votare Movimento 5 Stelle, la «salvezza dell'Italia».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 98370.html


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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 22/07/2018, 10:41 
Ufologo 555 ha scritto:
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La cosiddetta Terra dei fuochi era una bufala di dimensioni epiche come il Foglio ha da sempre tentato di dimostrare. Ma la eco mediatica fu forte. Si propagò dalla stampa nazionale a quella mondiale (New York Times). Per anni è risuonata sui media soprattutto per opera incessante del parroco dello sfortunato quartiere Parco Verde in periferia di Napoli, don Patriciello, che malediceva i pomodori sull’altare e parlava di “‘biocidi” (neologismo che è contraddizione in termini: “La vita che uccide”) con la conseguenza di imputare agli agricoltori di località Caivano la colpa di produrre ortaggi su terreni contaminati da fusti ricolmi di scorie radioattive – che non sono mai stati trovati nonostante la Guardia forestale avesse a disposizione mezzi eccezionali per riuscirci. Bene. Gli agricoltori non coltivavano su terreni inquinati, ma la terra gli fu sequestrata e persero migliaia di euro. Il settore agricolo campano, la Campania felix, fu sputtanato in tutto il globo.

A sentire don Patriciello lì i bambini cadevano come mosche, un’incidenza di tumori sopra la media. Invece le prime indagini dell’Ospedale Santobono di Napoli, validate dal controllo indipendente della Associazione italiana registri tumori, riportate dal Mattino, dicono che “i dati preliminari di incidenza del Registro dei tumori infantili in Regione Campania indicano che, nel periodo 2008-2012, i tassi standardizzati per tumori maligni nei bambini e negli adolescenti campani (0-19 anni) risultano in linea con i dati osservati nello stesso periodo a livello nazionale e non si evidenziano differenze statisticamente significative in nessuna delle cinque province della regione”. Nessuna epidemia tumorale per colpa dei maledetti pomodori. Patriciello farà penitenza?

https://www.ilfoglio.it/cronache/2017/0 ... ua-129847/

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La più articolata e clamorosa bugia degli ultimi anni. Una bugia che ha provocato, nel triennio 2012-2014, il collasso del settore agroalimentare regionale con la distruzione di centinaia di piccole e medie imprese per un danno, calcolato per difetto, di circa cento milioni di euro.

Napoletano, 59 anni, laureato in Scienze agrarie e specializzato in diritto dell'ambiente, Costa passa nei ranghi dell'Arma a fine 2016, quando il Corpo forestale dello Stato - di cui all'epoca è comandante regionale campano - viene assorbito nei carabinieri. È sotto la sua guida che, nel novembre 2012 il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando provinciale di Napoli sequestra, sulla base di una fonte confidenziale, un terreno di cavolfiori a Caivano. Le foglie gialle degli ortaggi, che secondo gli inquirenti testimoniano una «anomalia della vegetazione» dovuta alla presenza di veleni nel fondo, si scoprirà sono semplice marcescenza dovuta alla stagnazione dell'acqua nel terreno. La Procura però, di lì a poco, inizia a «requisire» decine di ettari. Un coltivatore, quando si trova gli uomini in divisa davanti a casa, divora, in preda a una crisi di nervi, un cavolfiore crudo sotto gli occhi increduli dei sottufficiali. Vuole dimostrare che i suoi prodotti sono genuini. La prova, peccato per lui, non è ammessa: scattano i sigilli alla serra.

È il tempo delle previsioni apocalittiche del pentito Carmine Schiavone, l'ex boss dei Casalesi che diventa ospite fisso delle trasmissioni radical-chic preconizzando milioni di morti entro pochi anni e catastrofi da guerra atomica. Racconta di aver sepolto, a ridosso della lingua di terra che bacia le province di Napoli e di Caserta, ogni tipo di schifezza. Addirittura «scorie radioattive» e «fanghi termonucleari». I sopralluoghi e gli scavi lo smentiranno ma tanto basta perché la psicosi prenda il sopravvento.

Gli uomini di Costa mettono sotto chiave coltivazioni e pozzi irrigui perché le caratteristiche dei terreni superano le concentrazioni di soglia contaminazione. Il motivo? Sono di origine vulcanica, come dovranno ammettere gli stessi pubblici ministeri che dissequestreranno tutto dopo un paio di anni di infruttuosi approfondimenti tecnico-scientifici. In un'occasione, l'allora ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo partecipa a un sopralluogo congiunto Forestale-Arpac, con tanto di mascherina, durante le operazioni di scavo per il recupero di 60 fusti tossici. Dalle viscere della terra sbucano invece quindici bidoncini di pittura, ma sui giornali nessuno osa ridimensionare la sensazionale scoperta. Costa, intanto, diventa una star. Rilascia interviste a tv e giornali, e partecipa a incontri di piazza con ambientalisti e associazioni. Su YouTube c'è ancora una ricca selezione di dichiarazioni.

Dal 2016, le inchieste aperte sulla base delle confessioni di Schiavone si archiviano con la stessa facilità con cui si sono aperte. Il boss, prima di morire d'infarto, in un monologo tv disse di votare Movimento 5 Stelle, la «salvezza dell'Italia».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 98370.html


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ALLORA, QUAL'E' LA VERITA' .......?


Mio modestissimo parere... la verità è che quando dai le notizie in modo opportunamente lacunoso lo fai per manipolarla.

Esempio, nell' articolo che hai postato parlano dei tumori infantili che risulterebbero nella media nazionale ma guarda caso tralasciano di parlare di quelli fra gli adulti che hanno avuto aumenti in percentuale impressionanti e poco spiegabili.

Forse la verità è che stravolgerla... costa meno che bonificare.


Ultima modifica di argla il 22/07/2018, 10:47, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 22/07/2018, 10:46 
Certamente! Io direi meglio: DICONO E FANNO QUELLO CHE VOGLIONO!
(Una volta affermarono che perfino la birra fosseestrememente cancerogena! La settimana scorsa perfino il nostro olio, il nostro parmigiano e non ricordo cos'altro, lo erano! Perché VOLEVANO (l'Europa Sovietica) che comprassimo ALTROVE i prodotti ...


SOLO UNA COSA E' SICURA: NON CREDERE MAI A NESSUNO! MA SOLO AL NOSTRO ... BUONSENSO!


NB: Qui, in Brescia e provincia, fecero un servizio in tv, affermando che quassù era peggio della "Terra dei Fuochi" (Reporter).
Abito qui dal lontano 62; in effetti ne ho sempre sentito parlare (tra fabbriche e Termovalorizzatore installato da qualche anno ...), infatti stiamo quasi sempre con le finestre chiuse; e se passi lo strofinaccio in terra e subito dopo un foglio di carta bianca, si potrà osservare un alone nero ... sul medesimo! [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TERRA DEI FUOCHI : UNA CERNOBYL ITALIANA
MessaggioInviato: 28/09/2018, 04:13 
Terra dei fuochi, l'imprenditore dei rifiuti: "Così ho ucciso la mia terra. I veleni? Ancora là"


Formato file: mp4



¯
Sandro Ruotolo intervista Gaetano Vassallo, l'imprenditore camorrista proprietario della discarica di Giugliano epicentro della "terra dei fuochi", che ha accusato l'ex-sottosegretario di Forza Italia Nicola Cosentino e ha svelato il meccanismo che ha consentito di poter sversare illegalmente milioni di tonnellate di veleni in discariche autorizzate per lo smaltimento del rifiuto solido urbano e nei terreni di quella che una volta era la Campania felix. "Siamo stati noi imprenditori a prospettare al clan dei Casalesi 'l'affare' e per coinvolgere le imprese del nord, siamo entrati in contatto con la Loggia Massonica P2, con Licio Gelli." Ancora oggi si continua a sversare in maniera illegale perché conviene alle imprese per evadere il fisco e abbattere i costi. Secondo la Asl competente, tra il 2010 e il 2014, in quella terra si sono ammalate di cancro 18.067 persone, bambini donne e uomini di tutte le età: "Ho fatto cose che non dovevo fare".
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Fonte



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