
Vladimir Putin vola ad Ankara e rafforza l’asse con Iran e Turchia
Vladimir Putin vola ad Ankara per incontrare il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Prima in un bilaterale che si concentrerà sui fondamentali rapporti bilaterali tra Russia e Turchia. Poi nell’altro fondamentale vertice trilaterale fra Iran, Russia e Turchia sul futuro della Siria.
L’incontro fra Putin ed Erdogan
L’incontro di oggi fra Putin ed Erdogan consiste nella settima riunione del Consiglio di cooperazione turco-russo. Un incontro che segna un nuovo capitolo nei rapporti fra i due Stati, ma che coincide anche con un periodo estremamente delicato nei rapporti di Ankara coni suoi partner occidentali. E proprio per questo, la Russia (così come la Turchia) sfrutterà il momento di riequilibrio per definire i loro rapporti economici e politici.
Un esempio su tutti per comprendere in cosa si stiano traducendo queste nuove relazioni fra Mosca e Ankara: Putin ed Erdogan hanno partecipato in videoconferenza alla cerimonia dell’avvio dei lavori della centrale nucleare di Akkuyu, costituita grazie a Rosatom. Già solo questa immagine fa capire come si siano sviluppate le relazioni fra i due Paesi che, fino a pochissimi anni fa, soprattutto dopo l’abbattimento del caccia russo che aveva sconfinato nei cieli turchi, sembravano destinate al crollo.
“Una catena di contatti senza precedenti tra i due presidenti ha preceduto l’attuale summit”, ha fatto sapere nella giornata di ieri, il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov. E del resto è lo stesso numero di incontri e telefonate a dare un quadro chiaro della situazione: nel solo 2017, i due leader hanno avuto otto incontri e oltre 20 colloqui telefonici, come ha ricordato il consigliere.
Naturalmente i temi sono tantissimi. Non c’è solo l’atomica (che già di per se è un tema dirimente nella geopolitica mediorientale), ma anche un focus sul Turkish Stream, progetto che vuole collegare il gas russo all’Europa passando per il Mar Nero, per la parte europea della Turchia e per giungere, infine, in Grecia. Per Mosca, questo corridoio del gas è fondamentale. Se non altro perché riuscirebbe a evitare i problemi con il North Stream II per ciò che riguarda l’approvvigionamento all’Europa, ma anche perché prenderebbe buona parte del mercato del gas turco. E avere le chiavi della fornitura energetica di un Paese come la Turchia, è molto utile.
A questi temi, si aggiunge poi la delicata questione della fornitura del sistema S-400 alla Turchia. L’appartenenza di Ankara al blocco della Nato è stata da sempre un ostacolo (ovviamente) per questo accordo. Da Bruxelles e da Washington non è mai stata messa in dubbio l’irritazione per questo contratto che prevede la cessione di un sistema di difesa extra-atlantico a un Paese membro. Le perplessità dell’Alleanza sono in questo caso assolutamente giustificate nell’ottica di un sistema di difesa comune. Ma c’è da chiedersi ormai non solo il senso di questo blocco ma anche il senso dell’appartenenza stessa della Turchia a un sistema di difesa comune in cui Erdogan fa e disfa come meglio crede.
Il vertice tra Iran, Russia e Turchia
L’incontro fra Putin ed Erdogan precede la riunione dei capi di Stato di Iran, Russia e Turchia sulla Siria. Un tema centrale non solo nei rapporti trilaterali, ma anche per tutto lo scenario mediorientale e, senza ombra di dubbio, per il mondo intero.
In vista della riunione trilaterale di mercoledì sulla Siria, i tre leader discuteranno sicuramente sulla risoluzione 240l del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, con cui si è dichiarata la cosiddetta tregua umanitaria di 30 giorni per tutto il territorio siriano ma che non si applica agli scontri con le organizzazioni terroristiche. Un concetto che se per la Russia e l’Iran si traduce in Al Qaeda, Stato islamico e ribelli di varia natura, per la Turchia significa continuare la guerra alle milizie curde dello Ypg.
L’idea è che il futuro della Siria e del Medio Oriente passi più per questi incontri che per altri vertici internazionali. E ne siano tutti più o meno consapevoli. Non a caso, prima dell’incontro trilaterale, è previsto un summit fra Vladimir Putin e il presidente iraniano Hassan Rohani. I due leader discuteranno evidentemente di un piano d’azione sulla Siria anche per frenare le derive ottomane di Erdogan, che resta una mina vagante pericolosa e inquietante.
Ma Mosca e Teheran si concentreranno anche sul futuro delle loro relazioni. In primis, sul fronte dell’accordo sul nucleare iraniano. La Russia è fermamente convinta della necessità di mantenere l’accordo siglato fra Stati Uniti, alcuni Stati europei e Iran ed è importante capire fino a che punto Washington e Teheran siano disposte a tirare la corda. C’è in ballo la stabilità del Medio Oriente. Oltre che miliardi di dollari di contratti fra le aziende russe e iraniane nel settore del gas e del petrolio, che necessitano di un Paese in pace.
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