Una delle nostre battaglie storiche prende vita: la class action europea
di Marco Zullo, EFDD - M5S Europa
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Prende forma giuridica la class action europea. Dopo lo scandalo Volkswagen, con la differenza di trattamento riservato alla clientela USA rispetto ai cittadini europei, e dopo le nostre innumerevoli denunce, qualcosa inizia a muoversi. Nel futuro i cittadini truffati dalla multinazionale di turno avranno la possibilità d'intraprendere un'azione comune collettiva per ottenere il risarcimento; un'azione che avrà una forma all'interno dell'ordinamento dell'Unione Europea. Meglio tardi che mai, è una delle richieste che il nostro gruppo ha avanzato fin dal suo ingresso a Bruxelles ed è una delle battaglie storiche che ci contraddistingue: fare in modo che i cittadini possano mettersi in rete e difendersi contro i colossi che ledono i loro diritti.
Ad oggi persiste infatti un vuoto normativo enorme, specie se paragonato al sistema statunitense, dove le class action hanno costretto la Volkswagen a pagare 25 miliardi di dollari in sanzioni. In quest'ottica, le quattro proposte legislative presentate dalla Commissione Europea l'11 aprile sui diritti e la tutela dei consumatori, rappresentano senz'altro un passo avanti nella giusta direzione.
Le società che commettono abusi nei confronti dei consumatori dovranno essere sanzionate di almeno il 4% del loro volume d'affari annuale. Una percentuale che gli Stati potranno anche decidere di incrementare sul proprio territorio e che risulta in linea con le sanzioni previste per la violazione del GDPR, il regolamento sulla protezione dei dati personali che entrerà in vigore in tutta Europa il 25 maggio. È fondamentale che le sanzioni siano proporzionate al danno causato e che siano consistenti, in modo da garantire un effetto dissuasivo concreto per le società che ingannano i consumatori.
La proposta della Commissione UE non risulta però retroattiva. Significa che gli abusi della Volkswagen, ad esempio, non potranno essere puniti con la class action, anche se i loro effetti si riverberano ancora oggi sui cittadini. Una lacuna che dobbiamo senz'altro colmare. Il pacchetto, definito "New Deal per i Consumatori", contiene anche altre proposte molto interessanti, come l'introduzione di tutele per i consumatori vittime di pratiche commerciali sleali (ad esempio, la pubblicità ingannevole).
I consumatori sono la parte più debole del sistema e, nel risarcimento collettivo, devono aver diritto ai danni morali oltre che a quelli materiali. Dobbiamo inoltre assicurarci che anche gli agricoltori danneggiati da sostanze chimiche di industrie poco attenti all'ambiente o i lavoratori danneggiati da compagnie che non rispettano la salute e le norme di sicurezza abbiano diritto ad una class action. In Commissione Mercato Interno e Protezione Consumatori (IMCO) e in tutte le altre fasi legislative vigileremo affinché i principi contenuti nelle proposte siano effettivamente applicabili nella piena tutela dei consumatori.
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Fonte
L'industria del caffè è la più crudele al mondo
di Ignazio Corrao, EFDD - M5S Europa
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Ti sei mai chiesto da dove arriva quel caffè squisito che ogni mattina bevi nel tuo bar preferito? Qualcuno si è mai domandato che prezzo ha quella routine a cui siamo tanto affezionati, specialmente in Italia? L'industria del caffè, e parallelamente quella del cacao, è tra le più crudeli al mondo: ha un modello imprenditoriale neocoloniale che concentra benefici e dissemina disperazione che sfocia in un costo umano altissimo.
A questo proposito oggi si conclude il consiglio dell'International Coffee Organization (
ICO), che si è riunito in Messico per parlare della crisi dei coltivatori di caffè. Questi incontri si sono svolti mentre persistono pesanti violazioni dei diritti umani per i lavoratori della filiera, che soffrono di povertà, fame, malnutrizione e sfruttamento estremo del lavoro minorile. Una cosa inaccettabile su cui l'UE deve accendere un faro.
Il
funzionamento di questa industria è semplice: spesso caffè e cacao crescono insieme nella stessa azienda agricola, dove l'alto albero di cacao fa ombra alle piante di caffè più basse. Immagine idilliaca che ci rimanda al Sud del mondo, dove sono concentrati i produttori di caffè, coltivato in grandi piantagioni a produzione intensiva, presso le quali le popolazioni indigene trovano lavoro come braccianti sfruttati o da piccoli produttori che non hanno accesso diretto al mercato e si vedono costretti a vendere il loro raccolto ad intermediari locali, i coyotes. Questi vendono, a loro volta, il caffè a società multinazionali, che stabiliscono e fissano il prezzo.
L'Unione Europea non può più girarsi dall'altra parte e fare finta che il problema non esista. Questo perché l'Europa è il maggiore importatore e consumatore al mondo di caffè e cacao, due prodotti del cui raccolto si occupano decine di milioni di agricoltori indigenti e milioni di minori. Per il suo caffè, l'UE attualmente paga il 60% in meno in termini reali rispetto al 1983. I prezzi pagati dall'UE per il cacao corrispondono a meno della metà dell'importo in grado di garantire agli agricoltori un reddito di sussistenza.
Fernando Morales-de la Cruz, fondatore di "
CAFÉ FOR CHANGE", denuncia che l'UE è la prima, tra i coltivatori di caffè e cacao, a beneficiare economicamente del lavoro minorile e della povertà estrema. Alcuni giornalisti, tra cui Rai Report, hanno ampiamente documentato il fatto che le certificazioni per il cacao e il caffè, che ricevono finanziamenti dall'UE - quali "Fairtrade" e "UTZ" - contribuiscono alle condizioni di povertà e fame, colpendo minori innocenti. A quanto pare, tali sistemi di certificazione ricevono finanziamenti unionali per milioni di Euro, consentendo in questo modo alle multinazionali di acquistare caffè e cacao a un prezzo inferiore al loro costo di produzione, traendo così in inganno i consumatori europei con false dichiarazioni.
La delegazione italiana del MoVimento 5 Stelle (Gruppo EFDD) ha inviato due interrogazioni alla Commissione Europea (
link 1 e
link 2). Non si può fare finta che nulla stia accadendo anche perché Michel De Knoop, della Commissione europea, è il rappresentante dell'UE attualmente in Messico nonché vicepresidente della stessa ICO (International Coffee Organization). Cosa sta proponendo l'esecutivo europeo per risolvere questa terribile situazione? A questa domanda i cittadini europei, e tutti i lavorati e i bambini sfruttati dall'industria del caffè, meritano una risposta.
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FonteNon riesco a trovare un'articolo riportato da Thethirdeye un pò di tempo fa, dove si parla del fatto che, per aiutare le popolazioni che fanno la fame, in pratica bisogna togliersi dai @@.
Nessun sfruttamento delle risorse altrui = non è necessario, per chi vive di stenti, tentare di raggiungere paesi lontani per non morire.