Nella settimana in corso l’Italia sarà impegnata in incontri ad alti livelli sulla scena internazionale: dopo il summit Nato dell’11 e 12 luglio, in cui Giuseppe Conte ha avuto occasione di presentarsi per la prima volta di fronte ai capi di Stato e di governo dell’Alleanza Atlantica, sarà la volta di Matteo Salvini, che il 15 luglio si recherà a Mosca in occasione della finale dei Mondiali di calcio per incontrare le maggiori autorità della Federazione Russa, primo fra tutti il Presidente Vladimir Putin.
Si tratta di incontri chiave per il posizionamento internazionale dell’Italia, che tra Stati Uniti, Russia e, in prospettiva Cina può giocare il ruolo di ponte e cercare di valorizzare, in un contesto improntato alla massima realpolitik, il saldo posizionamento nel campo occidentale che il governo gialloverde non sembra affatto intenzionato a modificare.
Conte debutta alla Nato: le prospettive dell’Italia nell’Alleanza
Il summit Nato di Bruxelles è iniziato in maniera esplosiva, animato dalle dichiarazioni del Presidente statunitense Donald J. Trump, che si è scagliato contro i ridotti livelli di spesa degli alleati nella Difesa (che nel 2014 i membri della Nato si sono impegnati a portare alla soglia del 2% del Pil) e, in seguito, ha ampliato la frattura tra le due parti dell’Atlantico unendo tale polemica al rilancio dell’annosa contrapposizione con la Germania per il suo surplus commerciale.
Il governo Conte, in relazione al suo rapporto con gli Usa, non ha mancato di esprimere sino ad ora prese di posizione concilianti: il calore che ha unito Trump e Conte al G7 ha portato all’invito ufficiale del premier di Roma alla Casa Bianca, la visita di John Bolton nell’Urbe e la decisione del Ministero della Difesa di proseguire il programma F-35 hanno ribadito il posizionamento dell’Italia al fianco di Washington, condiviso da Matteo Salvini in occasione della calorosa visita all’ambasciata di Villa Taverna per le celebrazioni del 4 luglio.
Ciò che Giuseppe Conte deve puntare ad ottenere, in sede Nato, è un pieno accreditamento del governo italiano, per ora limitato nell’ampliamento delle spese militari oltre il livello dell’1,1% del Pil, che consenta di ottimizzare la strategia internazionale del Paese, andando oltre la classica tentazione a “schierare truppe dove ce lo chiedono i nostri alleati, soprattutto gli Stati Uniti, quasi come se la presenza di militari rimpiazzasse il vuoto lasciato da una politica estera nazionale spesso impalpabile”, come sottolineato da Gianandrea Gaiani sul numero di Limes di maggio 2018. La scelta di campo riduce le nostre possibilità di manovra: è dovere del governo fare di necessità virtù.
Salvini vola a Mosca: quanto può incidere l’Italia tra Occidente e Russia?
La visita politico-sportiva di Matteo Salvini in Russia segnala due questioni importanti: da un lato, il leader della Lega è intenzionato a non abdicare alla “relazione speciale” che unisce il suo partito al Paese di Vladimir Putin, come certificato dalle recenti critiche di Gian Marco Centinaio alle sanzioni comunitarie, dall’altro il Viminale ritiene prioritaria la collaborazione con Russia su tematiche geopolitche e securitarie.
Salvini applica la linea enunciata dal suo principale consigliere di politica estera, Guglielmo Picchi, in una intervista rilasciata nel maggio scorso a Francesco Bechis diFormiche: “La Russia non deve per forza giocare nel mio campo, ma sicuramente non deve giocare in quello opposto”. Come ha scritto più recentemente lo stesso Bechis, Salvini vedrà Putin dopo un incontro con il suo omologo, il ministro dell’Interno russo Vladimir Kolokoltsev, incentrato sulla lotta al terrorismo islamico.
“Il faccia a faccia con Vladimir Putin“, prosegue Bechis, “è il secondo per Salvini. Lo aveva incontrato nel 2014 a Milano, a margine del vertice Asem sulla crisi in Ucraina. Di acqua sotto i ponti ne è passata. Allora era segretario di un partito con poco più del 4%. Ora è un Ministro dell’Interno alla guida di una forza politica che ha sforato quota 17% alle elezioni e vola molto più alta nei sondaggi. È chiaro dunque che il briefing con lo zar assumerà l’aspetto di un incontro istituzionale in piena regola che coinvolge tutto il governo Conte. La special relationship del Carroccio con il Cremlino è confermata, ancora una volta”.
L’Italia sviluppa dunque una diplomazia parallela che si basa su presupposti molto ben più realistici di quelli ipotizzati dai critici dell’alleanza giallo-verde nel periodo di gestazione del governo Conte: geopolitica e strategia impongono condizionamenti di lungo termine a cui è difficile sfuggire. Tuttavia, l’Italia può e deve sfruttare i margini di autonomia. E se, sul fronte russo, la cauta apertura di Roma potrà avere effetti nelle dinamiche di lungo periodo lo vedremo sin dal giorno successivo all’incontro Putin-Salvini, quando per il Presidente russo sarà il turono del faccia a faccia con Donald Trump a Helsinki.
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